Academia.eduAcademia.edu

L'oratorio Lateranense di Lentigione

2021, La storia in pdf (Accademia di Studi Storici Brig) n. 13

Abstract

L'oratorio lateranense di Lentigione intitolato al Nome SS. di Maria Vergine GIULIANO GELMINI e GIOVANNI SANTELLI «Chi cerca trova» recita un ben noto proverbio, e qualche volta capita che ciò si verifichi. L'esperienza, però, ci ha insegnato che è molto più facile trovare qualcosa quando non la si cerca e questo studio ne è una dimostrazione pratica, infatti, i documenti dell'Archivio Diocesano di Parma, che gettano luce sulla fondazione dell'oratorio e che abbiamo riportato in Appendice, sono stati rinvenuti, del tutto casualmente, una decina di anni fa, durante una ricerca effettuata per tutt'altro scopo. Per quanto riguarda l'Oratorio Lateranense , dobbiamo innanzi tutto precisare, per chi non è del posto, che sorge lungo la via Imperiale Inferiore, a circa mezzo chilometro dalla chiesa parrocchiale di Lentigione, in comune di Brescello (RE). La sua costruzione risale a quasi tre secoli fa e fu dovuta a Giulio Antonio Soliani, che volle dotare la sua proprietà di Lentigione di un oratorio pubblico.

L’oratorio lateranense di Lentigione intitolato al Nome SS. di Maria Vergine G IULIANO G ELMINI e G IOVANNI S ANTELLI «Chi cerca trova» recita un ben noto proverbio, e qualche volta capita che ciò si verifichi. L’esperienza, però, ci ha insegnato che è molto più facile trovare qualcosa quando non la si cerca e questo studio ne è una dimostrazione pratica, infatti, i documenti dell’Archivio Diocesano di Parma, che gettano luce sulla fondazione dell’oratorio e che abbiamo riportato in Appendice, sono stati rinvenuti, del tutto casualmente, una decina di anni fa, durante una ricerca effettuata per tutt’altro scopo1. Per quanto riguarda l’Oratorio Lateranense2 (fig. 1 ), dobbiamo innanzi tutto precisare, per chi non è del posto, che sorge lungo la via Imperiale Inferiore, a circa mezzo chilometro dalla chiesa parrocchiale di Lentigione, in comune di Brescello (RE). La sua costruzione risale a quasi tre secoli fa e fu dovuta a Giulio Antonio Soliani, che volle dotare la sua proprietà di Lentigione di un oratorio pubblico. I Soliani Raschini Sia la memoria redatta dal Segretario del Capitolo della Basilica Lateranense (Doc. 1), sia quelle del vescovo di Parma mons. Diodato Turchi (Doc. 2 e Doc. 4), infatti, sono concordi nell’indicare in Giulio Antonio la persona che aveva voluto la costruzione dell’oratorio, tuttavia esse divergono sul cognome, indicato come Soliani in Doc. 1 fig. 1 – Lentigione di Brescello, Orator io Laterae come Soliani Raschini in Doc. 2 e nense Doc. 4. Ciò attesta che, mentre il Capitolo basava le proprie argomentazioni su documenti effettivi, il Vescovo le basava sul sentito dire, come del resto è esplicitamente dichiarato in Doc. 4, in cui si legge: «Costa tutto ciò e dalla ferma asserzione di più persone degne di fede pienamente edotte degli affari di detta Curia…» In realtà Giulio Antonio di cognome si chiamava solo Soliani: Nato egli pure [come suo padre Domenico Maria Soliani] in Brescello nel 1671, seguì le orme del padre [che fu esimio giureconsulto, notaio, podestà e sindaco fiscale] e si di- G. SANTELLI, Sancta Maria de Lentesoni, TipoLitografia Valpadana, Brescello, 2014. Sullo stesso argomento: G. D OSI, Al Ceüolen dla siora Giulia, Lentigione, 2010 (di seguito, per brevità, D OSI); G. SANTELLI, Il campanile dell’oratorio Lateranense di Lentigione, in Giornale dell’Unità Pastorale di Brescello, Lentigione, Sorbolo a Mane, n. 4 luglio-agosto 2010. 1 2 1 fig. 2 – Compendio delle indulgenze godute a seguito del rescritto del 9 ottobre 1729 di papa Benedetto XIII (manifesto senza data, una copia del manifesto è conservata nell’Oratorio e un’altra in ADPr, busta Lentigione) 2 fig. 3 – Compendio delle indulgenze concesse dalla Costituzione Apostolica di papa Benedetto XIV del 6 maggio 1751 (manifesto datato 1779, una copia del manifesto è conservata nell’Oratorio e un’altra in ADPr, busta Lentigione) 3 stinse nella Giurisprudenza, lasciando anche scritti su tale materia. Era fratello di Geronima Caterina, Badessa delle nostre Benedettine e di Maria Rosalinda, religiosa dello stesso Monastero [di Brescello]. Ebbe in moglie Margherita Carisi e morì nel 1746.3 Fu suo figlio Antonio che al cognome paterno aggiunse quello dei Raschini, dando così origine ai Soliani Raschini. Di lui il Mori scrisse: Ebbe i suoi natali in Brescello dal precedente4, unito di parentela coi Raschini5, dai quali all’estinguersi più tardi di questa antichissima famiglia Brescellese, ereditò censo e cognome. Sortì da natura forte inclinazione alla storia e alla letteratura, ma più ancora alla matematica, nella quale laureatosi a Parma, si distinse ancor giovine per importanti pubblicazioni, quali: fig. 4 – La navata e il presbiterio 1°. Trattato della fortificazione moderna per i giovani militari italiani. 2°. Dizionario militare storico-critico. Scrisse anche due dissertazioni, l’una sulle cause di una fenditura nella cupola di S. Pietro a Roma, confutando il Vanvitelli, e l’altra sull’equilibrio e pressione dei liquidi a proposito della gran vasca della Villa Ducale di Rivalta. Di lui esiste manoscritto altro lavoro nell’Archivio di Stato di Modena, e cioè “Un trattato di architettura civile” che dofig. 5 – L’ altare veva essere ben noto a Ludovico Bolognini quando scrisse il suo “Muratore Reggiano”. Era già addetto alla corte Ducale di Modena quale Matematico, Ingegnere primario, direttore delle fortificazioni, quando con Decreto Sovrano 7 ottobre 1745 ebbe titolo di Cavaliere trasmissibile ai figli maschi e più tardi la contea di Gottano Cesola e Groppo. 3 A. M ORI, Gli uomini illustri di Brescello e sua castellanza, Parma, 1929 (di seguito, per brevità, M ORI 1929), pp. 42-43. 4 Giulio Antonio Soliani. 5 Secondo https://www.heraldrysinstitute.com/lang/it/cognomi/Soliani/idc/867391/ era una Raschini sua nonna Virginia, moglie di Domenico Maria e madre di Giulio Antonio. 4 Benché occupatissimo negli studi e negli affari politici, dilettavasi passare ogni anno qualche tempo nel suo palazzo di Brescello e nella sua Villa di Lentigione, avente la sua Chiesa, nella quale dal 2 giugno 1820 al 21 gennaio 1821 celebrò quotidianamente la Santa Messa il Sacerdote Giuseppe Andreoli, il Martire di Rubiera, che in tal tempo era istitutore dei Conti Soliani-Raschini. Intelligentissimo di Archeologia scrisse un sunto di Storia Brescellese, illustrandone i monumenti in contradditorio col Lami, col Talenti, col Cavedagni ecc. Scrisse anche una favola pastorale e un dramma intitolato “Cesare Ottaviano” Marito alla nobile Ferrarese Ippolita Biscioni, morì il 5 dicembre 1770, ed ebbe molti figli, tra i quali Costanza, donna assai colta e della quale trovasi nella Biblioteca Comunale di Reggio una tesi di fisica da lei sostenuta.6 La vertenza con il Ve- fig. 6 – Scorcio dell’interno con putto e finestrone scovo di Parma Non si sa esattamente quando, ma certamente prima del 9 ottobre 1729, il brescellese dottor Giulio Antonio Soliani si era rivolto a mons. Camillo Marazzani, vescovo di Parma, della cui diocesi faceva allora parte Lentigione, per ottenere l’autorizzazione alla costruzione di un oratorio su un suo terreno. Non si sa per quale motivo, il vescovo Marazzani negò il permesso: secondo il suo successore mons. Diodato Turchi7 sicuramente lo fece per giusti motivi, anche se ignoti, ma non si può neppure escludere che, sempli- fig. 7 – Scorcio del soffitto con il lampadario centrale cemente, abbia posto condizioni non accettate dal Soliani, come fanno sospettare gli appunti di cui al Doc. 5, Parte II, e in particolare il punto 4. Mori 1929, pp. 43.-45. Appendice Doc. 2 Appendice: «non giudicò espediente d’aderire alle istanze del dottore Sogliani, al quale per giusti mottivi, come deve supporsi, negò la necessaria licenza». 6 7 5 fig. 8 – La facciata: il rettangolo bianco sopra la porta è la lapide di cui alla fig. successiva fig. 9 – La lapide su cui si legge: SACROSANCTA BASILICA [stemma del Papa con le chiavi incrociate] LATERANENSIS INDULGENZA PLENARIA PERPETUA 6 A quel tempo, tuttavia, esisteva un metodo8 per superare l’opposizione del vescovo locale: quello di avvalersi del Capitolo della Basilica di S. Giovanni in Laterano, che, per speciale privilegio pontificio, godeva dell’extra territorialità dalle varie diocesi. Come si legge nel manifesto di fig. 2, con rescritto del 9 ottobre 1729, il papa Benedetto XIII concesse i benefici delle Indulgenze Lateranensi all’erigendo oratorio. Il 9 gennaio 17309, poi, il Soliani donò alla basilica di S. Giovanni in Laterano il terreno su cui sarebbe sorto l’edificio. La donazione fu accettata il 13 marzo successivo e la Bolla di Fondazione fu emessa il 18 dello stesso mese.10 fig. 10 – Uno dei quattro putti centrali fig. 11 – Uno dei quattro putti centrali L’oratorio fu così costruito e intitolato al Nome Santissimo di Maria Vergine, ma ciò provocò la ferma protesta di mons. Marazzani che, secondo mons. Turchi, si sarebbe rivolto al Duca di Modena che avrebbe imposto al Soliani di soprassedere.11 Di ciò, tuttavia, non ci è pervenuta alcuna documentazione, se non una bozza di autorizzazione12, che porta tutta una serie di obblighi che dovevano essere rispettati dal proprietario dell’oratorio. Detta bozza, inoltre, risulta in parte postuma 13 e, comunque, certamente non fu perfezionata, sia perché non risulta redatto l’atto notorio che vi era previsto, sia perché non venne tolta la lapide sopra la porta, dove ancora oggi è esposta (fig. 8 e fig. 9 ). In data 6 maggio 1751, poi, il papa Benedetto XIV emise una Costituzione Appostolica, portante le indulgenze di cui godevano la Basilica Lateranense e tutte le chiese a essa collegate. I Soliani ne furono informati dal Capitolo di S. Giovanni in Laterano, con lettera 8 Siamo a conoscenza di un secondo Oratorio Lateranense in provincia di Reggio Emilia, seppure risalente a un secolo dopo. Si tratta dell’oratorio di S. Luigi, che fa parte di Villa Mellicari – Masetti - Moratti ad Albinea (G. LIGABUE, Villa Mellicari – Masetti – Moratti, TipoLitografia Valpadana, Brescello, 2017, pp. 62 e segg.) 9 Appendice Doc. 1. 10 Ibidem. 11 Ibidem. 12 Appendice Doc. 5. 13 A motivo dell’utilizzo del cognome Soliani Raschini per Giulio Antonio che, come abbiamo visto, si chiamava, invece, solo Soliani. 7 del 15 settembre 1751, come si legge in calce al manifesto di fig. 3 , che venne fatto stampare dai Soliani Raschini nel 1779. Non ci sono giunte altre notizie di avvenimenti di rilievo fino al 1790, quando il vescovo di Parma, mons. Diodato Turchi, compì la Visita Pastorale alle chiese del Vicariato di Sorbolo, di cui faceva parte la Parrocchia di Lentigione14 e in cui venne compreso anche l’Oratorio dei Soliani Raschini, che non si opposero alla visita.15 fig. 12 – La pala fig. 13 – Uno dei due balconcini che si affaccia sul presbiterio Nel 1794 mons. Turchi, poi, ordinò la “Controvisita”, ovvero la visita per controllare se gli adempimenti disposti dalla Visita Pastorale erano stati eseguiti, ma questa volta i conti Domenico e Francesco Soliani Raschini si opposero16 e attivarono il segretario del Capitolo Lateranense che, in data 6 agosto 1794, scrisse una garbata lettera di protesta, invitando il vescovo di Parma a regolarizzare la situazione aggiungendo al verbale della visita all’Oratorio l’annotazione che si era trattato di una visita per delega.17 Il 19 settembre 1794 mons. Turchi rispondeva, anche lui molto cortesemente, asserendo che, per quanto risultava alla Curia, subito dopo il 1730, su pressioni del Duca di Modena, Giulio Antonio Soliani aveva rinunciato al Privilegio Lateranense e «in conseguenza l’Oratorio stesso ricadesse senz’altra dichiarazione sotto la giurisdizione dell’Ordinario di Parma colla debita dipendenza anche dal Parroco.»18 14 La Comunità Particolare di Lentigione faceva parte della Comunità Generale di Brescello e, quindi, del Ducato di Modena e Reggio. La Parrocchia di Lentigione, invece, faceva parte del Vicariato di Sorbolo e, quindi, della Diocesi di Parma. Brescello, invece, faceva parte della Diocesi di Modena. 15 Appendice Doc. 4. 16 Ibidem. 17 Appendice Doc. 1. 18 Appendice Doc. 2. 8 Il 1° ottobre, infine, il Segretario del Capitolo Lateranense replicava che, in attesa di poter riunire il Capitolo, era opportuno che mons. Vescovo inviasse la relativa documentazione: «gradiranno li detti Signori [membri del Capitolo] di avere sotto gli occhi un qualche documento su quest’affare, ed in specie della rinuncia fatta dal fu Giulio Antonio al privilegio Lateranense di cui si parla; perché questo metterebbe in chiaro lo stato della presente questione.»19 Qui si chiude lo scambio di corrispondenza; nell’archivio sono conservati anche i Doc. 4 e Doc. 5, che però non sono né datati né indirizzati e, perciò, dovrebbe trattarsi di semplici promemoria. Sembrerebbe, quindi, che il Vescovo di Parma, non potendo opporre alcun documento al Capitolo della Basilica Lateranense, abbia lasciato cadere la questione. Dopo di allora sembra sia sempre regnata la pace. Legati e Messe In un documento senza data, indirizzato a «Illustrissimo e Reverendissimo Monsignore [Vescovo di Parma]» anch’esso conservato presso l’Archivio Diocesano di Parma (ADPr), Busta Lentigione, tra l’altro si legge: fig. 14 – La cupola Il fù Giuseppe Valla di Lentigione con suo testamento ricevuto dal Notaio Foreste Bacchi sotto il 27 Luglio 1748 lasciò i suoi Fondi ascendenti al valore di cento venti zecchini d’oro circa all’Oratorio publico del Santissimo Nome di Maria posto in Lentesone suddetto di ragione de’ conti Soliani Raschini con obligo à questi di errogare ogni anno in perpetuo gli an- fig. 15 – La nicchia con la statua del S. Cuore nui redditi de’ Beni sudetti nella celebrazione di tante messe in detto oratorio, dedotta però la congrua per l’oratorio medesimo [omissis] Il conte Domenico Soliani Raschini [omissis] à cui in oggi incombe di far celebrare le riferite messe nell’oratorio predetto, non ritrovando sacerdote per cui poterle ivi far ce- 19 Appendice Doc. 3. 9 lebrare, stante massime la scarsezza de’ sacerdoti in detto luogo di Lentesone, riverentemente supplica la prelodata signoria vostra Illustrissima, e Reverendissima, onde voglia degnarsi concederli la facoltà di poter far celebrare nella chiesa parrochiale di Lentesone predetto. Il rescritto, in latino, confermato in data 21 luglio 1788 dal sigillo del canonico Francesco Scutellari (fig. 16 ) concede quanto richiesto. Nell’Archivio è conservato un altro documento, indirizzato il 23 novembre 1805 a «Eminenza Reverendissima [il Vescovo di Parma]», che attesta come, una quindicina di anni dopo, anche il parroco di Lentigione non fosse più in grado di celebrare tutte le messe che gravavano sull’oratorio: fig. 16 – Sigillo di convalida del canonico Francesco Scutellari (ADPr, busta Lentigione) La Nobile Famiglia de Conti Soliani di Reggio ha un obbligo di far celebrare Messe 140 in un suo Oratorio pubblico nella Villa di Lentesone Diocesi di Parma: ora per la scarsezza de Sacerdoti, e per li tempi calamitosinon può che con somma difficoltà, ed incomodo soddisfare a quest’obbligo; per tanto supplica V.E. Reverendissima affinché degnesi concederle la grazia di farle celebrare altrove anche fuori di Diocesi. Si lusinga poi di ottenere tale grazia giacché dette messe non fanno mancanza alla Villa, come risulta dall’annesso Attestato del Paroco. [omissis] L’allegato attestato del Rettore della Parrocchiale di Lentigione, don Giuseppe Bacchi, la cui lapide sepolcrale è ancora visibile nella parrocchiale di Lentigione, confermava: Nel Nome di Dio Attesto io sottoscritto Rettore della Chiesa Parrocchiale di Lentesone, che riesce difficoltoso al Signor Conte Soliani Raschini, atteso la scarsezza de Sacerdoti, di far celebrare nel suo proprio Oratorio le Messe obbligate in detto Oratorio, e che facendole celebrare altrove, niente ne viene pregiudicata questa chiesa Parrocchiale. In fede Lentesone 29 ottobre 1805 Giuseppe Bacchi Rettore Anche in questo caso il rescritto, debitamente convalidato dal canonico incaricato, il cui nome tuttavia si legge con difficoltà, autorizza quanto richiesto in data 25 novembre 1805. Don Giuseppe Andreoli Nelle note biografiche relative ad Antonio Soliani Easchini che abbiamo ripreso, mons. Mori scriveva, con sicurezza, seppure senza indicarne la fonte: [Nell’Oratorio Lateranense] dal 2 giugno 1820 al 21 gennaio 1821 celebrò quotidianamente la Santa Messa il Sacerdote Giuseppe Andreoli, il Martire di Rubiera, che in tal tempo era istitutore dei Conti Soliani-Raschini. In effetti è pur vero che il Sacerdote fu istitutore dei conti Soliani Raschini e che questi, benché nell’ottocento abitassero abitualmente a Reggio Emilia, possedevano un podere a Lentigione su cui sorgeva l’Oratorio Lateranense, oggetto di questo studio, e che, di conse- 10 guenza, non è certo impossibile che don Andreoli, primo martire del Risorgimento Italiano, abbia avuto occasione di visitarlo e di celebrarvi la messa, tuttavia non ci sembra probabile che ciò possa essere avvenuto per il lungo periodo indicato dal Mori, per il quale, per altro, non abbiamo potuto trovare nessuna documentazione. Com’è noto, nel Ducato di Modena e Reggio, il primo processo celebrato a carico di patrioti fu quello che si svolse nel forte di Rubiera dal 1° luglio all’11 settembre 1822, contro 57 imputati, accusati di essere affiliati ad associazioni segrete fuori legge, reato che, nel ducato, era punito con la morte. Il processo si concluse con 10 assoluzioni e 47 condanne, tra cui 9 condanne a morte di cui 7 in contumacia. Gli altri 38 condannati ebbero condanne variabili dall’ergastolo ai 3 anni di carcere. Delle due persone detenute che erano state condannate a morte, una ebbe, dal Duca, la pena ridotta a 10 anni di carcere, mentre l’altra, don Giuseppe Andreoli, venne ghigliottinato il 17 ottobre 1822. fig. 17 – Estratto del testamento di Abele Bacchi Mellini, fatto affiggere dalla moglie Giulia Morelli 11 Abele Bacchi Mellini e Giulia Morelli 1RQ VL VD HVDWWDPHQWH TXDQGR PD SUREDELOPHQWH YHUVR OD ILQH GHOO¶RWWR FHQWR O¶RUDWRULR SDVVz GL SURSULHWj GDL6ROLDQL5DVFKLQLDL%DFFKL0HOOLQL &RQWHVWDPHQWRGHOJHQQDLR ILJ SRL$EHOH%DFFKL0HOOLQLGL VSRVHFKHWXWWHOHUHQGLWHGHLVXRLEHQL WUD FXL O¶RUDWRULR GRSR OD PRUWH GHOOD PRJOLHHGHLQLSRWLYHQLVVHURLQHWHUQR HURJDWHLQEHQHILFHQ]DDLSRYHULSLEL VRJQRVL GL /HQWLJLRQH 1HO ODVFLWR HUDQR FRPSUHVL L WHUUHQL VX FXL RJJL VRUJH LO TXDUWLHUH QXRYR GHO SDHVH OD FRVLGGHWWDORWWL]]D]LRQH(&$ ,Q GDWD  PDJJLR  GRQ 8P EHUWR&DQWDUHOOLSDUURFRGL/HQWLJLRQH VFULYHYDVXOOD&URQDFD3DUURFFKLDOH Per aderire al ripetuto invito della Signora Morelli Giulia [omissis] inoltrava a Monsignor Vescovo la petizione di poter riapprire al culto l’Oratorio dei Signori Bacchi Mellini-Morelli e monsignor Vescovo in data stessa del 29 maggio rispondeva [omissis] Vista la dimanda presentata dal Molto Reverendo Sig. Parroco di Lentigione a nome dell’illustre Sig. Bacchi Mellini Abele con la quale si chiede di poter riapprire al culto l’oratorio detto Lateranense situato su di un fondo di proprietà della Signora Bacchi Mellini. Attese le assicurazioni avute che il predetto oratorio è stato convenientemente riattato e fig. 18 – Lapidi sepolcrali di alcuni membri della famiglia decorato, che la predetta si- Bacchi Mellini gnora lo provvederà dei necessari arredi e che ripristinerà in esso le funzioni religiose, massime quelle di suffragio dei fedeli defunti nell’ottava dei morti, Benediciamo ai buoni propositi della Signora Bacchi Mellini e al desiderio da essa espresso nella petizione di celebrare il suo matrimonio religioso, accordiamo la chiesta autorizzazione e ben volentieri concediamo che il Molto Reverendo Sig. Parroco di Lentigione abbia a conferire la Benedizione dell’oratorio di cui sopra. Dato a Guastalla il 29 maggio 1920 + Agostino [Cattaneo] Vescovo 20 Lo si deduce dalla data del 14 novembre 1899, indicata in fig. 18 in basso, in cui vennero traslati nell’oratorio i resti del padre e dei fratelli di Abele. 12  fig. 19 – Lascito della casa per il campanaro fig. 20 – Doveri del custode fig. 21 – Il legato /DEHQHGL]LRQHGHOO¶RUDWRULRWXWWDYLDDYYHQQHPROWLDQQLGRSRO¶XOWLPDGRPHQLFDG¶RWWREUHGHOHIX LPSDUWLWD GD GRQ $PHGHR 0DVVDUL FKH TXHOOR VWHVVR DQQR HUD VXEHQWUDWR D GRQ &DQWDUHOOL 'RQ 0DVVDUL FROSLWRGDLGXHHOHQFKLGHOOH,QGXOJHQ]H(fig. 2 e fig. 3 ) GLFXLO¶RUDWRULRJRGHYDILQGDO;9,,,VHFespose la cosa a mons. Vescovo, il quale interrogò in merito la S. Congregazione. La Congregazione rispose che queste indulgenze si concedevano soltanto per venti anni, e chiese se esistevano documenti. Si disse esistere soltanto le tabelle delle Indulgenze concesse, più una lapide sulla facciata dell’oratorio [fig. 9 ] che porta scritto: «Oratorio Lateranense – Indulgenza perpetua». In base a questa lapide, la Congregazione rispose doversi ritener valide e perpetue le indulgenze concesse. La Siora Giulia, come era rispettosamente chiamata in paese, fece murare, all’interno dell’oratorio, quattro lapidi, per rendere convenientemente edotti i posteri sulle ultime volontà sue e di suo marito. Nella più grande (fig. 17 ) sono sintetizzate le condizioni del lascito e si conclude con queste parole che ben chiariscono il suo pensiero: «... Morelli Giulia per rendere consapevoli i posteri fece trascrivere su questo marmo quanto sopra.» In una seconda lapide (fig. 19 ) viene precisato che custode dell’Oratorio sarà il campanaro della Parrocchiale. A questo fine viene donata una casa alla parrocchia che la darà in uso gratuito al campanaro, per compensarlo degli obblighi indicati, dettagliatamente, a suo carico in una terza lapide (fig. 20). L’ultima (fig. 21 ), infine, porta il programma della festa annuale che deve essere tenuta nell’oratorio, oltre al numero annuale delle messe di suffragio che devono esservi celebrate per i defunti della famiglia Bacchi Mellini. Come prevedevano le disposizioni testamentarie di Abele Bacchi Mellini, alla morte della Siòra Giulia la proprietà dell’oratorio passò alla Congregazione di Carità e, via via, alle varie associazioni caritatevoli che si sono succedute nel tempo, ultimo l’Ente Comunale Assistenza (E.C.A.) e, infine, quando questo fu soppresso, passò di diritto al Comune di Brescello che ne è l’attuale proprietario. 13 Le formelle della porta d’ ingresso Degne di nota le sei formelle in ceramica (da fig. 23 a fig. 28) che ornano la porta d’ingresso (fig. 22) e che illustrano altrettanti episodi della vita della Beata Vergine. Il maestro Dosi ne racconta la storia: Amici per sempre La seconda guerra mondiale era in corso. Levantini Volante e Liverani Floriano, combattenti nella medesima compagnia, prigionieri in Germania, aiutandosi vecendevolmente a sopportare le tremende peripezie incontrate, riuscirono a sopravvivere e tornare a casa. La loro amicizia era forte a tal punto che i due decisero, nel ringraziare la Madonna della grazia ricevuta di rimanere vicini per sempre, anche dopo la morte. Il voto venne rispettato ed ora Volante e Floriano sono sepolti nella cappella mortuaria dei Levantini nel cimitero di Lentigione. Il figlio di Liverani, don Giulio, noto ceramista faentino, missionario in Brasile, quando tornava in Italia trascorreva giorni a casa di Levantini Vanni21, figlio di Volante, il quale pensava di dotare l'oratorio della Signor Giulia di una nuova porta, in sostituzione della vec- fig. 23 – L’ Annunciazione 21 fig. 22 – La porta d’ ingresso con le sei formelle in ceramica fig. 24 – La Natività Giovanni, detto Vanni. 14 fig. 25 – La fuga in Egitto fig. 26 – La Crocefissione fig. 27 – La Deposizione fig. 28 – L’Assunzione 15 chia inusabile e non più recuperabile. Don Giulio volle essere partecipe dell'iniziativa e donò sei formelle di ceramica che ricordano sei momenti di vita della Madonna e che ora fanno parte della nuova porta.22 Opere in ferro battuto Degni di nota anche alcuni manufatti in ferro battuto che ornano la chiesetta e, in particolare, il cancelletto che racchiude il piccolo presbiterio (fig. 29) e la cancellata esterna (fig. 30) a proposito della quale il maestro Dosi ebbe a scrivere: Era il 1927 e il sig. BACCHI MELLINI ABELE,23 proprietario di fondi agricoli in paese, volle abbellire il chiesolino che prende il nome da sua moglie, la siòra Giulia, con una cancellata in ferro battuto. fig. 29 – Il cancelletto in ferro battuto che racchiude il piccolo presbiterio L'opera venne eseguita in parte, anche da artigiani del paese e tuttora fa bella mostra, anche se il tempo e la ruggine l’hanno un po' rovinata. Parlo di quest’opera perché i lentigionesi l’hanno sempre considerata di notevole interesse. Infatti, è stata preservata dalla demolizione, durante il periodo prebellico. Lo stato, bisognoso di ferro per il riarmo, fece smantellare cancellate in paese (scuola, canonica), ma non quella del chiesolino perché, per i lentigionesi, e per gli stessi gerarchi fascisti, detentori del potere, sarebbe stato un vero peccato disfarsene. 24 fig. 30 – La cancellata in ferro battuto D OSI, p. 17. Poiché Abele è morto il 9 febbraio 1922, come si legge sulla lapide di fig. 18, o la cancellata fu realizzata prima di questa data, oppure fu la moglie Giulia che la fece fare nel 1927. 24 D OSI, p. 37. 22 23 16 Appendice di documenti Doc. 1. Archivio Diocesano di Parma, Busta Lentigione, Lettera del 6 agosto 1794, scritta dal Segretario del Capitolo della Basilica di S. Giovanni in Laterano al vescovo di Parma mons. Diodato Turchi. Ci troviamo in necessità d’incomodare V.S.25 Illustrissima, e Reverendissima con il presente nostro rispettoso foglio per non incorrere la taccia d’indolenti in un affare che riguarda i diritti del nostro Capitolo. Nel luogo detto di Lentesone spettante a codesta sua Diocesi vi è un Oratorio publico di juspatronato del Signor Conte Soliani Raschini di Reggio di Modena26. Questo nel 1730 fu fondato in solo lateranensi mediante la donazione del fondo fatta al nostro capitolo dal Signor Conte d’allora27 li 9 gennaio 1730, ed accettata lì 13 Marzo del medesimo anno, in seguito di che ne fu spedita la Bolla di fondazione lì 18 del suddetto mese e tutto ciò fu munito di un rescritto della Santità Memorata di Benedetto XIII, documenti che si conservano nel nostro archivio. Queste Chiese ed Oratori fondati in solo lateranensi sono esenti dalla giurisdizione ordinaria dei vescovi, e soggetti a quella del nostro capitolo in vigore di diversi Privilegi Pontificj. Dopo il Concilio di Trento28 possono li vescovi visitarli, come tutti gli altri luoghi esenti, jure soltanto delegato, e debbono dichiararlo in atto di visita, e se non vanno in persona, ma vi mandano i loro Convisitatori, debbon questi esser muniti di una speciale commissione in iscritto, come costa dalla risoluzione della Sacra Congregazione del Concilio in una Militen del 1703 [figg. Nn. _ e _] in cui furono disputati diversi dubj, de’ quali ci diamo l’onere di accluderne una copia.29 Ci vien dunque supposto che avendo V.S. Illustrissima, e Reverendissima fatta anni solo la visita della sua diocesi con quello spirito, e zelo pastorale, che è ben noto a tutto il Mondo Cattolico, non consapevole forsi de’ nostri privilegi, facesse da suoi convisitatori visitare il detto oratorio jure ordinario. Qualora la notizia sia vera non potremmo noi con palpabile ostinanza far correre quest’equivoco lesivo de’ nostri diritti, che abbiamo giurati di difendere, e sostenere. Si potrebbe per altro rimediarvi, facilmente, se V.S. Illustrissima, e Reverendissima si compiacesse ordinare, che negli atti di quella Visita si dichiarasse con una postilla che quell’oratorio s’intenda visitato jure delegato, quale dichiarazione poi si potrà senza esitanza usare nelle Visite future. Quanto è a noi noto il suo zelo per sostenere li diritti che le appartengono, altrettanto sappiamo che l’è alienissimo dal pregiudicare a quei degli altri, ragione per cui ci lusinghiamo di ottenere dalla retta giustizia di V.S. Illustrissima, e Reverendissima quanto la preghiamo con questa nostra ossequissima, la quale ci dà la favorevole occasione di rassegnarle il nostro rispetto, ed insieme l’onore di scriverci con profonda stima e venerazione. Di V.S. Illustrissima, e Reverendissima Roma 6 Agosto 1794 Devotissimi, ed obbedientissimi servitori Il Capitolo e Canonici della SS.tà Basilica Lateranense Anton-Camillo Andosilla Segretario Doc. 2. Archivio Diocesano di Parma, Busta Lentigione, Lettera del 19 settembre 1794, scritta dal vescovo di Parma mons. Diodato Turchi e indirizzata al Capitolo della Basilica di S. Giovanni in Laterano. Nell’archivio ne sono conservate due copie: una prima scritta con calligrafia approssimativa e correzioni, ma senza data e firma, e una seconda in bella e ordinata calligrafia, con data ma senza firma. Vostra Signoria. Ducato di Modena. 27 In realtà Giulio Antonio Soliani non era conte. Fu suo figlio Antonio che associò al cognome Soliani quello di Raschini e venne nominato conte, per meriti di servizio, dal Duca di Modena sicuramente dopo il 1745. 28 1545-1563. 29 Il documento a stampa è allegato alla presente lettera. 25 26 17 fig. 31 – Dubia resoluta à Sacr a Congregazione del 7 novembre 1703, p. 1 , (allegato alla lettera di cui al Doc. 1) 18 fig. 32 – Dubia resoluta à Sacr a Congregazione del 7 novembre 1703, p. 2 , (allegato alla lettera di cui al Doc. 1) 19 Illustrissimi, e Reverendissimi Signori Il fu dottor Giulio Antonio Sogliani Raschini di Reggio pensò nello scorso anno 1730 di eriggere un publico oratorio entro i confini della Parocchia di Lentesone di questa mia diocesi. Il Vescovo di quel tempo Monsignor Camillo Marazzani non giudicò espediente d’aderire alle istanze del dottore Sogliani, al quale per giusti mottivi, come deve supporsi, negò la necessaria licenza. All’oggetto di sortire nell’intento per altra strada, ebbe modo il Sogliani di ottenersi da codesto Reverendissimo Capitolo di San Giovanni in Laterano il privilegio di eriggere in un certo determinato sito donato prima dallo stesso Signor Sogliani a codesta insigne Basilica il controverso Oratorio. Reclamò Monsignor Marazzani contro tale concessione, e privilegio; in conseguenza di che Sua Altezza Serenissima il Sig. Duca di Modena ordinò al Sogliani di nulla innovare30 intorno l’Oratorio in quistione senza la previa intelligenza31 e piena approvazione del Vescovo di Parma. In seguito di tale intimazione giudicò il Signor dottor Sogliani miglior partito di rinnovare le sue suppliche a Monsignor Marazzani, quale benignamente accondiscendendo alle replicate istanze, permise all’Oratore32 o di eriggere un nuovo Oratorio, o di prevalersi33 del già costrutto, coll’espressa condizione, che dovesse il Ricorrente per se stesso, e suoi rinunciare in tutto al Privilegio riportato da codesto Reverendissimo Capitolo sotto il giorno 18 Marzo 1730., e che in conseguenza l’Oratorio stesso ricadesse senz’altra dichiarazione sotto la giurisdizione dell’Ordinario di Parma colla debita dipendenza anche dal Parroco, ed in tutto alla forma delle Sinodali Costituzioni vigenti nella diocesi. Dalla semplice genuina esposizione del fatto rileveranno facilmente le Signorie Vostre Illustrissime e Reverendissime quale riguardo possa meritarsi il controverso privilegio a fronte della libera sempre presunta ordinaria autorità del Vescovo diocesano. Checché ne sia di ciò resterebbe sempre da esaminarsi, se i privilegi accordati dalla Santità M. di Bonifazio IX alle Chiese, ed Oratori edificati sopra un fondo Lateranense debbano restringersi al solo fondo spettante per antico diretto dominio alla Insigne Basilica; oppure possano anche estendersi a quelle chiese, ed oratori che sono alla stessa soggetti in via soltanto di aggregazione, donazione, ossia largizione dei fedeli col semplice peso di annuo canone in ricognizione di Dominio. Le decisioni emanate sino ad ora dalla Sagra Congregazioni del Concilio sopra tale materia non sembrano avere, non dirò già dilucidato, ma neppure toccato questo punto. Non intendo per tutto questo di voler io entrare in simile quistione. L’animo mio avverso per natura, e per massima dalle triche34, ed il profondo rispetto che ho sempre professato per codesto Illustre Capitolo non me lo acconsentono. Il Signor Conte Sogliani di Reggio è ancora per esibirmi l’asserito privilegio, e qualunque risoluzione avessi io presa era questa bastantemente fondata nella presunta libera ordinaria mia giurisdizione. Ciò nulla ostante al primo sussurrare che intesi di tale esenzione, e privilegio non esitai un momento di commettere con Lettera di speciale delegazione a Persona Ecclesiastica già incaricata della controvisita35 generale delle chiese ed oratori del Vicariato di Sorbolo, anche la Controvisita dell’Oratorio sotto il titolo del Nome di Maria di cui trattiamo, dopo che per espresso speciale mio ordine era già stato da uno de’ Canonici della mia Cattedrale altro de’ miei Convisitatori36 nelle debite forme visitato in tempo della mia visita Pastorale. Mi giova sperare, che le Signorie Loro Illustrissime e Reverendissime risguarderanno un simile mio modo di procedere per una prova non equivoca di quel profondo rispetto con cui ho l’onore di dichiararmi. Delle Signorie loro Illustrissime, e Reverendissime Parma 19 Settembre 1794. Non modificare lo status quo, non prendere nuove iniziative Accordo 32 Soliani. 33 Avvalersi prima. 34 Imbrogli (francesismo). 35 La “controvisita” veniva effettuata per verificare che fossero stati eseguiti gli adempimenti assegnati durante la precedente Visita Pastorale. 36 Facevano visite pastorali su specifica delega del vescovo, 30 31 20 Doc. 3. Archivio Diocesano di Parma, Busta Lentigione, Lettera del 1° ottobre 1794, scritta dal Segretario del Capitolo della Basilica di S. Giovanni in Laterano al vescovo di Parma mons. Diodato Turchi. Illustrissimo, e Reverendissimo Signore Signor Padrone Coltissimo La gentilissima risposta di V.S. Illustrissima, e Reverendissima diretta al mio Reverendissimo Capitolo è venuta nelle mie mani come di Lui Segretario, ed essendo giunta in tempo di vacanze non potrò riferirla ai miei signori canonici, se non dopo la metà di novembre quando si riapriranno le nostre Congregazioni, che si tengono su questi, ed altri affari. Posso per altro assicurare V.S. Illustrissima, e Reverendissima che giunge affatto nuovo il dissenso di Mons. Marazzani alla donazione del fondo già fatta al Reverendissimo Capitolo dal fu Conte Soliani Raschini, e che quantunque si possa francamente asserire che tale ostacolo venisse tolto di mezzo, e superato dal Rescritto dalla Santità Memorata di Benedetto XIII, nondimeno gradiranno li detti Signori di avere sotto gli occhi un qualche documento su quest’affare, ed in specie della rinuncia fatta dal fu Giulio Antonio al privilegio Lateranense di cui si parla; perché questo metterebbe in chiaro lo stato della presente questione. Se V.S. Illustrissima e Reverendissima potesse con suo comodo anticiparmelo farebbe somma grazia; e nell’attenzione di sua grata risposta con sentimenti dl più rispettoso ossequio mi do l’onore di rassegnarmi Di V.S. Illustrissima, e Reverendissima Roma primo ottobre 1794 Devotissimi, ed obbedientissimi servitori Il Capitolo e Canonici della SS.tà Basilica Lateranense Anton-Camillo Andosilla Segretario (Mons. Diodato Turchi Vescovo di Parma)  Doc. 4. Archivio Diocesano di Parma, Busta Lentigione, Minuta di una memoria, senza data, ma conservata nello stesso fascicoletto che conservava anche la lettera precedente. Pare trattarsi della memoria, redatta in conseguenza della lettera di cui al Doc. n. 1, sulla base del quale è stata poi stilata la risposta di cui al Doc. n. 2. In occasione della Sagra Visita Pastorale del Vicariato di Sorbolo eseguitasi nello scorso anno 1790 fu pure visitato come pure tutte le altre chiese curate, e non curate anche l’oratorio di ragione de Conti Soliani di Reggio situato nel distretto della Parrocchia di Lentesone diocesi di Parma, e Stato di S.A. Serenissima il Signor Duca di Modena, senza la minima opposizione dei Patroni. Havendosi in quest’anno eseguita la controvisita del Vicariato stesso da persona a tale effetto specialmente delegata da mons. Vescovo di Parma li Conti Domenico e Francesco fratelli Sogliani Raschini sonosi opposti allegando un privilegio di esenzione dalla giurisdizione dell’Ordinario per essere come essi dicono l’Oratorio predetto aggregato e dipendente dalla Basilica e Capitolo di S. Giovanni in Laterano di Roma. [Annotazione a margine di difficile interpretazione] Fu eretto tale oratorio nell’anno 1730 dal Dottor Giulio Antonio Soliani Raschini, quale non avendo potuto conseguire da Monsignor Marazzani in allora vescovo di Parma, come deve credersi per giusti motivi, la conveniente licenza per tale erezione, ebbe modo di ottenere dal Capitolo e Canonici di S. Giovanni in Laterano un esorbitantissimo privilegio d’eriggere in certo sito del medesimo Signor Sogliani donato prima al suddetto Capitolo e Canonici. Reclamò contro tale concessione e privileggio Monsignor Marazzani, in conseguenza di che S.A. Serenissima il Signor Duca di Modena ordinò al detto Signor Soliani di non fare intorno all’Oratorio suddetto cosa veruna, che non fosse di piena soddisfazione, ed approvazione di Monsignor Vescovo di Parma. Accondiscendendo adunque alle suppliche dopo tale intimazione di nuovo umiliante del Dottor Sogliani Monsignore di Parma, li concesse benignamente di poter o eriggere altro Oratorio, o di prevalersi di quello che era già costrutto coll’espressa condizione che dovesse Egli per se stesso e suoi rinunciare in tutto, ed in ogni minima parte al privilegio riportato dal Capitolo e Canonici di S. Giovanni in Laterano sotto il giorno 18 Marzo 1730. e in conseguenza che l’Oratorio stesso fosse sempre soggetto alla giurisdizione 21 dell’Ordinario di Parma colla debita dipendenza anche dal Parroco, e in tutto alla forma delle Sinodali Costituzioni della diocesi medesima. Costa tutto ciò e dalla ferma asserzione di più persone degne di fede pienamente edotte degli affari di detta Curia, che qui si rassegna, dalla minuta di un Capitolato37 esteso, come appare, per porre in salvo le convenienze di Monsignor Marazzani, a cui dispetto soltanto scontrò ___38 dal dottor Sogliani il controverso privilegio. Questo è il puro fatto riguardante l’erezione e pretesa esenzione, e privileggi dell’Oratorio di cui si tratta. Ma anche prescindendo da tutto ciò, e non movendo quistioni sopra la sussistenza dell’asserito privileggio sono troppo chiare e le disposizioni del Sagro Santo Concilio di Trento, e le recenti decisioni della Sagra Congregazione del Conciglio replicate più volte e confermate, quali dichiarano essere le chiese tanto curate quanto non curate costrutte “in solo lateranensi” soggette alla Visita Pastorale dell’Ordinario, quale in simile occasione procede anche in qualità di Delegato Apostolico. Se ciò è vero per quelle Chiese ed Oratorii che sono costrutti in un fondo originariamente di ragione della Basilica medesima, quanto sarà maggiormente certo per quelle Chiese, ed Oratori costrutti sopra di un fondo donato alla suddetta Basilica al solo fine e oggetto che la chiesa che sopra si fabbrica resti sotratta dalla giurisdizione dell’Ordinario? Il Privilegio di Bonifacio IX accordato alle chiese fabricate sopra un fondo lateranense in forza di immemorabili decisioni e dichiarazioni autentiche di simile privilegio, deve restringersi a quelle sole chiese che sono veramente fondate, e costrutte sopra di un fondo spettante per un antico diretto dominio alla Basilica ___39. In conferma di che può vedersi il disposto in più luoghi dal Sagro Santo Concilio di Trento, e al Cap. 4 – Sez. 6 [segue un lungo testo in latino con ulteriori analoghe argomentazioni che omettiamo, perché del tutto irrilevante per la ricostruzione della storia dell’Oratorio] Doc. 5. Archivio Diocesano di Parma, Busta Lentigione, Bozza autorizzazione vescovo di Parma, che consta di due parti: la prima in bella calligrafia che è stata sicuramente scritta nel 1794, al tempo della diatriba con il Capitolo della Basilica Lateranense perché Giulio Antonio viene denominato “Sogliani de Raschini”, mentre si chiamavo solo Soliani come del resto emerge anche nel Doc. 2, si tratta comunque di una bozza perché l’anno in cui sarebbe stata concessa l’autorizzazione è in bianco (173…); il secondo è un semplice elenco di obblighi che dovevano essere rispettati dai patroni dell’oratorio e potrebbe essere la minuta del capitolato cui si fa cenno nel Doc. 4. Parte I (in bella calligrafia – fig. 34 ) Avendo il Signor Dottor Giulio Antonio Soliani de Raschini di Brescello avuto nell’anno 1730 dal Capitolo, e Canonici di S. Giovanni in Laterano un esorbitantissimo Privilegio d’errigere, in certo sito dal medesimo Signor Soliani donato al prefatto capitolo di S. Giovanni Lateranense esistente nella Villa di Lentesone, distretto di Brescello Diocesi di Parma, un Oratorio publico in poca distanza dalla Parrocchiale di detta Villa, ed essendo già stato costrutto il suddetto Oratorio à riserva degli abbelimenti, hà l’Alte]]a Serenissima del Duca di Modona per suoi giusti motivi comandato al detto Signor Soliani di non far innovato l’Oratorio sudetto cosa alcuna che non sij di piena soddisfazione ed approvazione di Monsignor Illustrissimo e Reverendissimo Vescovo di Parma, quale con dicibile Benignità si compiace permettere al detto Signor Soliani Supplicante, un oratorio pubblico in detta villa, dandole la facoltà approvata di errigerlo, e fabbricarlo ove sarà più comodo, e conveniente ò pure di valersi del giù costrutto allora che saranno fatti gli abbelimenti interiori, sotto le infrascritte condizioni, all’esatta osservanza delle quali, oltre le Sinodali Costituzioni dovrà il medesimo Signor Soliani con pubblico Istrumento da rogarsi dal Notaio Cancelliere Vescovile obbligarsi 37 38 39 Si tratta, probabilmente, del doc. 5. Parola illeggibile. Parola illeggibile. 22 fig. 33 (sopra) – Prima pagina del Doc. 5, Parte II fig. 34 (a sinistra) – Prima pagina del Doc. 5, Parte I P.° Rinunziare il Signor Dottore Giulio Antonio Soliani perpetuamente per se e Suoi Successori in tutto et in ogni minima parte al Privilegio da esso riportato dal Capitolo, e Canonici di S. Giovanni Laterano, come da Breve dato in Roma li 18 marzo 1730. 2° Dovrà il Signor Soliani in caso voglia valersi della Fabrica già costrutta per l’Oratorio, il che le viene concesso da Monsignor Illustrissimo e Reverendissimo levare ò cancellare affato la lapide ò iscrizione apposta sopra la porta della Fabrica già costrutta con li seguenti caratteri: Sacrosancta Lateranensis Ecclesia Indulgentia perpetua anno 1730. 3° Dovrà pure il Signor Soliani surrogare à detta Iscrizione, il titolo dell’Oratorio à suo piacere solo di quello del Santissimo Nome di Maria, aggiungendovi ancora le seguenti e precise parole: Facultate obtenta ab Illustrissimo et Reverendissimo Domino Camillo Marazzani Parme Episcopo et Comite, anno solaris 173… 40 4° Sarà sempre il detto Oratorio soggetto alla Giurisdizione dell’Ordinario di Parma, con la dovuta dipendenza dal Parroco, à cui in ogni Funzione si dovrà la precedenza come dispone il Sinodo di Monsignor Saladino nel Titolo De Confraternitatibus § 6 Poteris Parrocus C.149. e si osserveranno in tutto il rimanente per sempre, con tutta esattezza dal detto Signor Soliani e Suoi eredi, ò Successori le Costituzioni che si leggono nel citato Pag. 143 sotto il titolo De Ecclesijs non curatis sive Oratorijs. 40 “Facoltà ottenuta dal Illustrissimo e Reverendissimo Signor Camillo Marazzani Vescovo di Parma e Conte anno 173…” 23 Parte II (in minuta – fig. 33 ): 1. Farà prima di tutto l’obligazione della manutenzione dell’Oratorio … 41 solito. 2. Leverà l’iscrizione S.a B. L. [Sacrosancta Basilica Lateranensi] 3. Che non vi si possa celebrare la Santa messa ne’ giorni proibiti dal Sinodo, e negli altri festivi prima della … 42 4. Che non vi si possa osservare la Santissima Eucaristia, amministrarvi alcun Sagramento, soministrare alcuna benedizione, cantarvij alcuna messa, ò offizio da Morti, senza con licenza ed intervento del Parroco, e che non vi si possano sepellire cadaveri. 5. Che non vi si possa far questua di sorta alcuna, e tutte le offerte che vi fossero fatte spettino al Parroco. 6. Che in tutto si osservino le constituzioni Sinodali, e le lodevoli consuetudini della Città, e Diocesi di Parma. 41 42 Parola illeggibile Parola illeggibile 24