L’oratorio lateranense di Lentigione
intitolato al Nome SS. di Maria Vergine
G IULIANO G ELMINI e G IOVANNI S ANTELLI
«Chi cerca trova» recita un ben noto proverbio, e qualche volta capita che ciò si verifichi.
L’esperienza, però, ci ha insegnato che è molto più facile trovare qualcosa quando non la
si cerca e questo studio ne è una dimostrazione pratica, infatti, i documenti dell’Archivio
Diocesano di Parma, che gettano luce
sulla fondazione dell’oratorio e che abbiamo riportato in Appendice, sono
stati rinvenuti, del tutto casualmente,
una decina di anni fa, durante una ricerca effettuata per tutt’altro scopo1.
Per quanto riguarda l’Oratorio Lateranense2 (fig. 1 ), dobbiamo innanzi
tutto precisare, per chi non è del posto,
che sorge lungo la via Imperiale Inferiore, a circa mezzo chilometro dalla
chiesa parrocchiale di Lentigione, in
comune di Brescello (RE).
La sua costruzione risale a quasi tre
secoli fa e fu dovuta a Giulio Antonio
Soliani, che volle dotare la sua proprietà di Lentigione di un oratorio pubblico.
I Soliani Raschini
Sia la memoria redatta dal Segretario del Capitolo della Basilica Lateranense (Doc. 1), sia quelle del vescovo di
Parma mons. Diodato Turchi (Doc. 2 e
Doc. 4), infatti, sono concordi nell’indicare in Giulio Antonio la persona che
aveva voluto la costruzione dell’oratorio, tuttavia esse divergono sul cognome, indicato come Soliani in Doc. 1 fig. 1 – Lentigione di Brescello, Orator io Laterae come Soliani Raschini in Doc. 2 e nense
Doc. 4. Ciò attesta che, mentre il Capitolo basava le proprie argomentazioni su documenti effettivi, il Vescovo le basava sul sentito dire, come del resto è esplicitamente dichiarato in Doc. 4, in cui si legge: «Costa tutto
ciò e dalla ferma asserzione di più persone degne di fede pienamente edotte degli affari di
detta Curia…»
In realtà Giulio Antonio di cognome si chiamava solo Soliani:
Nato egli pure [come suo padre Domenico Maria Soliani] in Brescello nel 1671, seguì le
orme del padre [che fu esimio giureconsulto, notaio, podestà e sindaco fiscale] e si di-
G. SANTELLI, Sancta Maria de Lentesoni, TipoLitografia Valpadana, Brescello, 2014.
Sullo stesso argomento: G. D OSI, Al Ceüolen dla siora Giulia, Lentigione, 2010 (di seguito, per brevità,
D OSI); G. SANTELLI, Il campanile dell’oratorio Lateranense di Lentigione, in Giornale dell’Unità Pastorale di Brescello, Lentigione, Sorbolo a Mane, n. 4 luglio-agosto 2010.
1
2
1
fig. 2 – Compendio delle indulgenze godute a seguito del rescritto del 9 ottobre 1729 di papa
Benedetto XIII (manifesto senza data, una copia del manifesto è conservata nell’Oratorio e un’altra
in ADPr, busta Lentigione)
2
fig. 3 – Compendio delle indulgenze concesse dalla Costituzione Apostolica di papa Benedetto
XIV del 6 maggio 1751 (manifesto datato 1779, una copia del manifesto è conservata nell’Oratorio
e un’altra in ADPr, busta Lentigione)
3
stinse nella Giurisprudenza, lasciando anche scritti su tale materia. Era fratello di Geronima Caterina, Badessa delle nostre Benedettine e di Maria Rosalinda, religiosa dello
stesso Monastero [di Brescello]. Ebbe in moglie Margherita Carisi e morì nel 1746.3
Fu suo figlio Antonio che
al cognome paterno aggiunse quello dei Raschini,
dando così origine ai Soliani Raschini. Di lui il Mori
scrisse:
Ebbe i suoi natali in
Brescello dal
precedente4, unito di parentela coi Raschini5, dai
quali all’estinguersi più
tardi di questa antichissima famiglia Brescellese, ereditò censo e cognome.
Sortì da natura forte inclinazione alla storia e
alla letteratura, ma più
ancora alla matematica,
nella quale laureatosi a
Parma, si distinse ancor
giovine per importanti
pubblicazioni, quali:
fig. 4 – La navata e il presbiterio
1°. Trattato della fortificazione moderna per i
giovani militari italiani.
2°. Dizionario militare
storico-critico.
Scrisse anche due dissertazioni, l’una sulle
cause di una fenditura
nella cupola di S. Pietro
a Roma, confutando il
Vanvitelli,
e
l’altra
sull’equilibrio e pressione dei liquidi a proposito della gran vasca
della Villa Ducale di Rivalta.
Di lui esiste manoscritto
altro lavoro nell’Archivio
di Stato di Modena, e
cioè “Un trattato di architettura civile” che dofig. 5 – L’ altare
veva essere ben noto a
Ludovico Bolognini quando scrisse il suo “Muratore Reggiano”.
Era già addetto alla corte Ducale di Modena quale Matematico, Ingegnere primario, direttore delle fortificazioni, quando con Decreto Sovrano 7 ottobre 1745 ebbe titolo di
Cavaliere trasmissibile ai figli maschi e più tardi la contea di Gottano Cesola e Groppo.
3 A. M ORI, Gli uomini illustri di Brescello e sua castellanza, Parma, 1929 (di seguito, per brevità, M ORI 1929),
pp. 42-43.
4 Giulio Antonio Soliani.
5 Secondo https://www.heraldrysinstitute.com/lang/it/cognomi/Soliani/idc/867391/ era una Raschini
sua nonna Virginia, moglie di Domenico Maria e madre di Giulio Antonio.
4
Benché occupatissimo negli studi e negli affari politici, dilettavasi passare ogni anno
qualche tempo nel suo palazzo di Brescello e nella sua Villa di Lentigione, avente la sua
Chiesa, nella quale dal 2 giugno 1820 al 21 gennaio 1821 celebrò quotidianamente la
Santa Messa il Sacerdote Giuseppe Andreoli, il Martire di Rubiera, che in tal tempo era
istitutore dei Conti Soliani-Raschini.
Intelligentissimo di Archeologia scrisse un
sunto di Storia Brescellese, illustrandone i monumenti in contradditorio col Lami, col Talenti,
col Cavedagni ecc.
Scrisse anche una favola pastorale e un dramma intitolato “Cesare
Ottaviano”
Marito alla nobile Ferrarese Ippolita Biscioni,
morì il 5 dicembre 1770,
ed ebbe molti figli, tra i
quali Costanza, donna
assai colta e della quale
trovasi nella Biblioteca
Comunale di Reggio una
tesi di fisica da lei sostenuta.6
La vertenza con il Ve- fig. 6 – Scorcio dell’interno con putto e finestrone
scovo di Parma
Non si sa esattamente
quando, ma certamente
prima del 9 ottobre 1729, il
brescellese dottor Giulio
Antonio Soliani si era rivolto a mons. Camillo Marazzani, vescovo di Parma,
della cui diocesi faceva allora parte Lentigione, per
ottenere
l’autorizzazione
alla costruzione di un oratorio su un suo terreno.
Non si sa per quale motivo,
il vescovo Marazzani negò il
permesso: secondo il suo
successore mons. Diodato
Turchi7 sicuramente lo fece
per giusti motivi, anche se
ignoti, ma non si può neppure escludere che, sempli- fig. 7 – Scorcio del soffitto con il lampadario centrale
cemente, abbia posto condizioni non accettate dal Soliani, come fanno sospettare gli appunti di cui al Doc. 5, Parte
II, e in particolare il punto 4.
Mori 1929, pp. 43.-45.
Appendice Doc. 2 Appendice: «non giudicò espediente d’aderire alle istanze del dottore Sogliani, al quale
per giusti mottivi, come deve supporsi, negò la necessaria licenza».
6
7
5
fig. 8 – La facciata: il rettangolo bianco sopra la porta è la
lapide di cui alla fig. successiva
fig. 9 – La lapide su cui si legge:
SACROSANCTA
BASILICA
[stemma del Papa con le chiavi
incrociate]
LATERANENSIS
INDULGENZA PLENARIA
PERPETUA
6
A quel tempo, tuttavia, esisteva un metodo8 per superare l’opposizione del vescovo locale: quello di avvalersi del Capitolo della Basilica di S. Giovanni in Laterano, che, per
speciale privilegio pontificio, godeva dell’extra territorialità dalle varie diocesi.
Come si legge nel manifesto di fig. 2, con rescritto del 9 ottobre 1729, il papa Benedetto
XIII concesse i benefici delle Indulgenze Lateranensi all’erigendo oratorio.
Il 9 gennaio 17309, poi, il Soliani donò alla basilica di S. Giovanni in Laterano il terreno
su cui sarebbe sorto l’edificio. La donazione fu accettata il 13 marzo successivo e la Bolla
di Fondazione fu emessa il 18 dello stesso mese.10
fig. 10 – Uno dei quattro putti centrali
fig. 11 – Uno dei quattro putti centrali
L’oratorio fu così costruito e intitolato al Nome Santissimo di Maria Vergine, ma ciò
provocò la ferma protesta di mons. Marazzani che, secondo mons. Turchi, si sarebbe rivolto
al Duca di Modena che avrebbe imposto al Soliani di soprassedere.11 Di ciò, tuttavia, non
ci è pervenuta alcuna documentazione, se non una bozza di autorizzazione12, che porta
tutta una serie di obblighi che dovevano essere rispettati dal proprietario dell’oratorio.
Detta bozza, inoltre, risulta in parte postuma 13 e, comunque, certamente non fu perfezionata, sia perché non risulta redatto l’atto notorio che vi era previsto, sia perché non venne
tolta la lapide sopra la porta, dove ancora oggi è esposta (fig. 8 e fig. 9 ).
In data 6 maggio 1751, poi, il papa Benedetto XIV emise una Costituzione Appostolica,
portante le indulgenze di cui godevano la Basilica Lateranense e tutte le chiese a essa
collegate. I Soliani ne furono informati dal Capitolo di S. Giovanni in Laterano, con lettera
8 Siamo a conoscenza di un secondo Oratorio Lateranense in provincia di Reggio Emilia, seppure risalente
a un secolo dopo. Si tratta dell’oratorio di S. Luigi, che fa parte di Villa Mellicari – Masetti - Moratti ad Albinea
(G. LIGABUE, Villa Mellicari – Masetti – Moratti, TipoLitografia Valpadana, Brescello, 2017, pp. 62 e segg.)
9 Appendice Doc. 1.
10 Ibidem.
11 Ibidem.
12 Appendice Doc. 5.
13 A motivo dell’utilizzo del cognome Soliani Raschini per Giulio Antonio che, come abbiamo visto, si chiamava, invece, solo Soliani.
7
del 15 settembre 1751, come si legge in calce al manifesto di fig. 3 , che venne fatto stampare dai Soliani Raschini nel 1779.
Non ci sono giunte altre notizie di avvenimenti di rilievo fino al 1790, quando il vescovo
di Parma, mons. Diodato Turchi, compì la Visita Pastorale alle chiese del Vicariato di Sorbolo, di cui faceva parte la Parrocchia di Lentigione14 e in cui venne compreso anche l’Oratorio dei Soliani Raschini, che non si opposero alla visita.15
fig. 12 – La pala
fig. 13 – Uno dei due balconcini che si affaccia
sul presbiterio
Nel 1794 mons. Turchi, poi, ordinò la “Controvisita”, ovvero la visita per controllare se
gli adempimenti disposti dalla Visita Pastorale erano stati eseguiti, ma questa volta i conti
Domenico e Francesco Soliani Raschini si opposero16 e attivarono il segretario del Capitolo
Lateranense che, in data 6 agosto 1794, scrisse una garbata lettera di protesta, invitando
il vescovo di Parma a regolarizzare la situazione aggiungendo al verbale della visita all’Oratorio l’annotazione che si era trattato di una visita per delega.17
Il 19 settembre 1794 mons. Turchi rispondeva, anche lui molto cortesemente, asserendo
che, per quanto risultava alla Curia, subito dopo il 1730, su pressioni del Duca di Modena,
Giulio Antonio Soliani aveva rinunciato al Privilegio Lateranense e «in conseguenza l’Oratorio stesso ricadesse senz’altra dichiarazione sotto la giurisdizione dell’Ordinario di Parma
colla debita dipendenza anche dal Parroco.»18
14 La Comunità Particolare di Lentigione faceva parte della Comunità Generale di Brescello e, quindi, del
Ducato di Modena e Reggio. La Parrocchia di Lentigione, invece, faceva parte del Vicariato di Sorbolo e, quindi,
della Diocesi di Parma. Brescello, invece, faceva parte della Diocesi di Modena.
15 Appendice Doc. 4.
16 Ibidem.
17 Appendice Doc. 1.
18 Appendice Doc. 2.
8
Il 1° ottobre, infine, il Segretario del Capitolo Lateranense replicava che, in attesa di
poter riunire il Capitolo, era opportuno che mons. Vescovo inviasse la relativa documentazione: «gradiranno li detti Signori [membri del Capitolo] di avere sotto gli occhi un qualche
documento su quest’affare, ed in specie della rinuncia fatta dal fu Giulio Antonio al privilegio Lateranense di cui si parla; perché questo metterebbe in chiaro lo stato della presente
questione.»19
Qui si chiude lo scambio
di corrispondenza; nell’archivio sono conservati anche i Doc. 4 e Doc. 5, che
però non sono né datati né
indirizzati e, perciò, dovrebbe trattarsi di semplici
promemoria. Sembrerebbe, quindi, che il Vescovo
di Parma, non potendo opporre alcun documento al
Capitolo della Basilica Lateranense, abbia lasciato
cadere la questione.
Dopo di allora sembra
sia sempre regnata la pace.
Legati e Messe
In un documento senza
data, indirizzato a «Illustrissimo e Reverendissimo Monsignore [Vescovo
di Parma]» anch’esso conservato presso l’Archivio
Diocesano
di
Parma
(ADPr), Busta Lentigione,
tra l’altro si legge:
fig. 14 – La cupola
Il fù Giuseppe Valla di
Lentigione con suo testamento ricevuto dal
Notaio Foreste Bacchi
sotto il 27 Luglio 1748
lasciò i suoi Fondi
ascendenti al valore di
cento venti zecchini
d’oro circa all’Oratorio
publico del Santissimo
Nome di Maria posto in
Lentesone suddetto di
ragione de’ conti Soliani
Raschini con obligo à
questi di errogare ogni
anno in perpetuo gli an- fig. 15 – La nicchia con la statua del S. Cuore
nui redditi de’ Beni sudetti nella celebrazione di tante messe in detto oratorio, dedotta però la congrua per
l’oratorio medesimo [omissis]
Il conte Domenico Soliani Raschini [omissis] à cui in oggi incombe di far celebrare le
riferite messe nell’oratorio predetto, non ritrovando sacerdote per cui poterle ivi far ce-
19
Appendice Doc. 3.
9
lebrare, stante massime la scarsezza de’ sacerdoti in detto luogo di Lentesone, riverentemente supplica la prelodata signoria vostra Illustrissima, e Reverendissima, onde voglia degnarsi concederli la facoltà di poter far celebrare nella chiesa parrochiale di Lentesone predetto.
Il rescritto, in latino, confermato in
data 21 luglio 1788 dal sigillo del canonico Francesco Scutellari (fig. 16 )
concede quanto richiesto.
Nell’Archivio è conservato un altro
documento, indirizzato il 23 novembre
1805 a «Eminenza Reverendissima [il
Vescovo di Parma]», che attesta come,
una quindicina di anni dopo, anche il
parroco di Lentigione non fosse più in
grado di celebrare tutte le messe che
gravavano sull’oratorio:
fig. 16 – Sigillo di convalida del canonico Francesco Scutellari (ADPr, busta Lentigione)
La Nobile Famiglia de Conti Soliani
di Reggio ha un obbligo di far celebrare Messe 140 in un suo Oratorio
pubblico nella Villa di Lentesone
Diocesi di Parma: ora per la scarsezza de Sacerdoti, e per li tempi calamitosinon può che con somma difficoltà, ed incomodo soddisfare a
quest’obbligo; per tanto supplica
V.E. Reverendissima affinché degnesi concederle la grazia di farle celebrare altrove anche fuori di Diocesi. Si lusinga poi di ottenere tale
grazia giacché dette messe non
fanno mancanza alla Villa, come risulta dall’annesso Attestato del Paroco. [omissis]
L’allegato attestato del Rettore della
Parrocchiale di Lentigione, don Giuseppe Bacchi, la cui lapide sepolcrale è ancora visibile
nella parrocchiale di Lentigione, confermava:
Nel Nome di Dio
Attesto io sottoscritto Rettore della Chiesa Parrocchiale di Lentesone, che riesce difficoltoso al Signor Conte Soliani Raschini, atteso la scarsezza de Sacerdoti, di far celebrare
nel suo proprio Oratorio le Messe obbligate in detto Oratorio, e che facendole celebrare
altrove, niente ne viene pregiudicata questa chiesa Parrocchiale.
In fede
Lentesone 29 ottobre 1805
Giuseppe Bacchi Rettore
Anche in questo caso il rescritto, debitamente convalidato dal canonico incaricato, il cui
nome tuttavia si legge con difficoltà, autorizza quanto richiesto in data 25 novembre 1805.
Don Giuseppe Andreoli
Nelle note biografiche relative ad Antonio Soliani Easchini che abbiamo ripreso, mons.
Mori scriveva, con sicurezza, seppure senza indicarne la fonte:
[Nell’Oratorio Lateranense] dal 2 giugno 1820 al 21 gennaio 1821 celebrò quotidianamente la Santa Messa il Sacerdote Giuseppe Andreoli, il Martire di Rubiera, che in tal
tempo era istitutore dei Conti Soliani-Raschini.
In effetti è pur vero che il Sacerdote fu istitutore dei conti Soliani Raschini e che questi,
benché nell’ottocento abitassero abitualmente a Reggio Emilia, possedevano un podere a
Lentigione su cui sorgeva l’Oratorio Lateranense, oggetto di questo studio, e che, di conse-
10
guenza, non è certo impossibile che don Andreoli, primo martire del Risorgimento Italiano,
abbia avuto occasione di visitarlo e di celebrarvi la messa, tuttavia non ci sembra probabile
che ciò possa essere avvenuto per il lungo periodo indicato dal Mori, per il quale, per altro,
non abbiamo potuto trovare nessuna documentazione.
Com’è noto, nel Ducato di Modena e Reggio, il primo processo celebrato a carico di patrioti fu quello che si svolse nel forte di Rubiera dal 1° luglio all’11 settembre 1822, contro
57 imputati, accusati di essere affiliati ad associazioni segrete fuori legge, reato che, nel
ducato, era punito con la morte. Il processo si concluse con 10 assoluzioni e 47 condanne,
tra cui 9 condanne a morte di cui 7 in contumacia. Gli altri 38 condannati ebbero condanne variabili dall’ergastolo ai 3 anni di carcere. Delle due persone detenute che erano
state condannate a morte, una ebbe, dal Duca, la pena ridotta a 10 anni di carcere, mentre
l’altra, don Giuseppe Andreoli, venne ghigliottinato il 17 ottobre 1822.
fig. 17 – Estratto del testamento di Abele Bacchi Mellini, fatto affiggere dalla moglie Giulia
Morelli
11
Abele Bacchi Mellini e Giulia Morelli
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EHUWR&DQWDUHOOLSDUURFRGL/HQWLJLRQH
VFULYHYDVXOOD&URQDFD3DUURFFKLDOH
Per aderire al ripetuto invito
della Signora Morelli Giulia
[omissis] inoltrava a Monsignor Vescovo la petizione di
poter riapprire al culto l’Oratorio dei Signori Bacchi Mellini-Morelli e monsignor Vescovo in data stessa del 29
maggio rispondeva
[omissis]
Vista la dimanda presentata
dal Molto Reverendo Sig. Parroco di Lentigione a nome
dell’illustre Sig. Bacchi Mellini Abele con la quale si
chiede di poter riapprire al
culto l’oratorio detto Lateranense situato su di un fondo
di proprietà della Signora
Bacchi Mellini.
Attese le assicurazioni avute
che il predetto oratorio è stato
convenientemente riattato e fig. 18 – Lapidi sepolcrali di alcuni membri della famiglia
decorato, che la predetta si- Bacchi Mellini
gnora lo provvederà dei necessari arredi e che ripristinerà in esso le funzioni religiose, massime quelle di suffragio
dei fedeli defunti nell’ottava dei morti, Benediciamo ai buoni propositi della Signora Bacchi Mellini e al desiderio da essa espresso nella petizione di celebrare il suo matrimonio
religioso, accordiamo la chiesta autorizzazione e ben volentieri concediamo che il Molto
Reverendo Sig. Parroco di Lentigione abbia a conferire la Benedizione dell’oratorio di cui
sopra.
Dato a Guastalla il 29 maggio 1920
+ Agostino [Cattaneo] Vescovo
20 Lo si deduce dalla data del 14 novembre 1899, indicata in fig. 18 in basso, in cui vennero traslati
nell’oratorio i resti del padre e dei fratelli di Abele.
12
fig. 19 – Lascito della casa
per il campanaro
fig. 20 – Doveri del custode
fig. 21 – Il legato
/DEHQHGL]LRQHGHOO¶RUDWRULRWXWWDYLDDYYHQQHPROWLDQQLGRSRO¶XOWLPDGRPHQLFDG¶RWWREUHGHOHIX
LPSDUWLWD GD GRQ $PHGHR 0DVVDUL FKH TXHOOR VWHVVR DQQR HUD VXEHQWUDWR D GRQ &DQWDUHOOL 'RQ 0DVVDUL
FROSLWRGDLGXHHOHQFKLGHOOH,QGXOJHQ]H(fig. 2 e fig. 3 ) GLFXLO¶RUDWRULRJRGHYDILQGDO;9,,,VHFespose
la cosa a mons. Vescovo, il quale interrogò in merito la S. Congregazione. La Congregazione rispose che queste indulgenze si concedevano soltanto per venti anni, e chiese se
esistevano documenti. Si disse esistere soltanto le tabelle delle Indulgenze concesse, più
una lapide sulla facciata dell’oratorio [fig. 9 ] che porta scritto: «Oratorio Lateranense –
Indulgenza perpetua». In base a questa lapide, la Congregazione rispose doversi ritener
valide e perpetue le indulgenze concesse.
La Siora Giulia, come era rispettosamente chiamata in paese, fece murare, all’interno
dell’oratorio, quattro lapidi, per rendere convenientemente edotti i posteri sulle ultime volontà sue e di suo marito. Nella più grande (fig. 17 ) sono sintetizzate le condizioni del
lascito e si conclude con queste parole che ben chiariscono il suo pensiero: «... Morelli
Giulia per rendere consapevoli i posteri fece trascrivere su questo marmo quanto sopra.»
In una seconda lapide (fig. 19 ) viene precisato che custode dell’Oratorio sarà il campanaro
della Parrocchiale. A questo fine viene donata una casa alla parrocchia che la darà in uso
gratuito al campanaro, per compensarlo degli obblighi indicati, dettagliatamente, a suo
carico in una terza lapide (fig. 20). L’ultima (fig. 21 ), infine, porta il programma della festa
annuale che deve essere tenuta nell’oratorio, oltre al numero annuale delle messe di suffragio che devono esservi celebrate per i defunti della famiglia Bacchi Mellini.
Come prevedevano le disposizioni testamentarie di Abele Bacchi Mellini, alla morte della
Siòra Giulia la proprietà dell’oratorio passò alla Congregazione di Carità e, via via, alle varie
associazioni caritatevoli che si sono succedute nel tempo, ultimo l’Ente Comunale Assistenza (E.C.A.) e, infine, quando questo fu soppresso, passò di diritto al Comune di Brescello che ne è l’attuale proprietario.
13
Le formelle della porta d’ ingresso
Degne di nota le sei formelle in ceramica (da
fig. 23 a fig. 28) che ornano la porta d’ingresso
(fig. 22) e che illustrano altrettanti episodi
della vita della Beata Vergine. Il maestro Dosi
ne racconta la storia:
Amici per sempre
La seconda guerra mondiale era in corso. Levantini Volante e Liverani Floriano, combattenti nella medesima compagnia, prigionieri in
Germania, aiutandosi vecendevolmente a sopportare le tremende peripezie incontrate, riuscirono a sopravvivere e tornare a casa.
La loro amicizia era forte a tal punto che i due
decisero, nel ringraziare la Madonna della
grazia ricevuta di rimanere vicini per sempre,
anche dopo la morte.
Il voto venne rispettato ed ora Volante e Floriano sono sepolti nella cappella mortuaria
dei Levantini nel cimitero di Lentigione.
Il figlio di Liverani, don Giulio, noto ceramista
faentino, missionario in Brasile, quando tornava in Italia trascorreva giorni a casa di Levantini Vanni21, figlio di Volante, il quale pensava di dotare l'oratorio della Signor Giulia di
una nuova porta, in sostituzione della vec-
fig. 23 – L’ Annunciazione
21
fig. 22 – La porta d’ ingresso con le sei formelle
in ceramica
fig. 24 – La Natività
Giovanni, detto Vanni.
14
fig. 25 – La fuga in Egitto
fig. 26 – La Crocefissione
fig. 27 – La Deposizione
fig. 28 – L’Assunzione
15
chia inusabile e non più recuperabile. Don Giulio volle essere partecipe dell'iniziativa e
donò sei formelle di ceramica che ricordano sei momenti di vita della Madonna e che ora
fanno parte della nuova porta.22
Opere in ferro battuto
Degni di nota anche alcuni manufatti in ferro battuto che ornano la chiesetta e, in particolare, il
cancelletto che racchiude il
piccolo presbiterio (fig. 29)
e la cancellata esterna (fig.
30) a proposito della quale
il maestro Dosi ebbe a scrivere:
Era il 1927 e il sig. BACCHI MELLINI ABELE,23
proprietario di fondi
agricoli in paese, volle
abbellire il chiesolino
che prende il nome da
sua moglie, la siòra Giulia, con una cancellata
in ferro battuto.
fig. 29 – Il cancelletto in ferro battuto che racchiude il piccolo
presbiterio
L'opera venne eseguita
in parte, anche da artigiani del paese e tuttora
fa bella mostra, anche
se il tempo e la ruggine
l’hanno un po' rovinata.
Parlo di quest’opera perché i lentigionesi l’hanno sempre considerata
di notevole interesse. Infatti, è stata preservata
dalla demolizione, durante il periodo prebellico. Lo stato, bisognoso
di ferro per il riarmo,
fece smantellare cancellate in paese (scuola, canonica), ma non quella
del chiesolino perché,
per i lentigionesi, e per
gli stessi gerarchi fascisti, detentori del potere,
sarebbe stato un vero
peccato disfarsene. 24
fig. 30 – La cancellata in ferro battuto
D OSI, p. 17.
Poiché Abele è morto il 9 febbraio 1922, come si legge sulla lapide di fig. 18, o la cancellata fu realizzata
prima di questa data, oppure fu la moglie Giulia che la fece fare nel 1927.
24 D OSI, p. 37.
22
23
16
Appendice di documenti
Doc. 1. Archivio Diocesano di Parma, Busta Lentigione, Lettera del 6 agosto 1794, scritta
dal Segretario del Capitolo della Basilica di S. Giovanni in Laterano al vescovo di Parma
mons. Diodato Turchi.
Ci troviamo in necessità d’incomodare V.S.25 Illustrissima, e Reverendissima con il presente nostro rispettoso foglio per non incorrere la taccia d’indolenti in un affare che
riguarda i diritti del nostro Capitolo.
Nel luogo detto di Lentesone spettante a codesta sua Diocesi vi è un Oratorio publico di
juspatronato del Signor Conte Soliani Raschini di Reggio di Modena26. Questo nel 1730
fu fondato in solo lateranensi mediante la donazione del fondo fatta al nostro capitolo
dal Signor Conte d’allora27 li 9 gennaio 1730, ed accettata lì 13 Marzo del medesimo
anno, in seguito di che ne fu spedita la Bolla di fondazione lì 18 del suddetto mese e
tutto ciò fu munito di un rescritto della Santità Memorata di Benedetto XIII, documenti
che si conservano nel nostro archivio. Queste Chiese ed Oratori fondati in solo lateranensi sono esenti dalla giurisdizione ordinaria dei vescovi, e soggetti a quella del nostro
capitolo in vigore di diversi Privilegi Pontificj. Dopo il Concilio di Trento28 possono li
vescovi visitarli, come tutti gli altri luoghi esenti, jure soltanto delegato, e debbono dichiararlo in atto di visita, e se non vanno in persona, ma vi mandano i loro Convisitatori,
debbon questi esser muniti di una speciale commissione in iscritto, come costa dalla
risoluzione della Sacra Congregazione del Concilio in una Militen del 1703 [figg. Nn. _ e
_] in cui furono disputati diversi dubj, de’ quali ci diamo l’onere di accluderne una copia.29 Ci vien dunque supposto che avendo V.S. Illustrissima, e Reverendissima fatta
anni solo la visita della sua diocesi con quello spirito, e zelo pastorale, che è ben noto a
tutto il Mondo Cattolico, non consapevole forsi de’ nostri privilegi, facesse da suoi convisitatori visitare il detto oratorio jure ordinario. Qualora la notizia sia vera non potremmo noi con palpabile ostinanza far correre quest’equivoco lesivo de’ nostri diritti,
che abbiamo giurati di difendere, e sostenere. Si potrebbe per altro rimediarvi, facilmente, se V.S. Illustrissima, e Reverendissima si compiacesse ordinare, che negli atti di
quella Visita si dichiarasse con una postilla che quell’oratorio s’intenda visitato jure
delegato, quale dichiarazione poi si potrà senza esitanza usare nelle Visite future.
Quanto è a noi noto il suo zelo per sostenere li diritti che le appartengono, altrettanto
sappiamo che l’è alienissimo dal pregiudicare a quei degli altri, ragione per cui ci lusinghiamo di ottenere dalla retta giustizia di V.S. Illustrissima, e Reverendissima quanto
la preghiamo con questa nostra ossequissima, la quale ci dà la favorevole occasione di
rassegnarle il nostro rispetto, ed insieme l’onore di scriverci con profonda stima e venerazione.
Di V.S. Illustrissima, e Reverendissima
Roma 6 Agosto 1794
Devotissimi, ed obbedientissimi servitori
Il Capitolo e Canonici della SS.tà Basilica Lateranense
Anton-Camillo Andosilla Segretario
Doc. 2. Archivio Diocesano di Parma, Busta Lentigione, Lettera del 19 settembre 1794,
scritta dal vescovo di Parma mons. Diodato Turchi e indirizzata al Capitolo della Basilica
di S. Giovanni in Laterano. Nell’archivio ne sono conservate due copie: una prima scritta
con calligrafia approssimativa e correzioni, ma senza data e firma, e una seconda in bella
e ordinata calligrafia, con data ma senza firma.
Vostra Signoria.
Ducato di Modena.
27 In realtà Giulio Antonio Soliani non era conte. Fu suo figlio Antonio che associò al cognome Soliani quello
di Raschini e venne nominato conte, per meriti di servizio, dal Duca di Modena sicuramente dopo il 1745.
28 1545-1563.
29 Il documento a stampa è allegato alla presente lettera.
25
26
17
fig. 31 – Dubia resoluta à Sacr a Congregazione del 7 novembre 1703, p. 1 , (allegato alla
lettera di cui al Doc. 1)
18
fig. 32 – Dubia resoluta à Sacr a Congregazione del 7 novembre 1703, p. 2 , (allegato alla
lettera di cui al Doc. 1)
19
Illustrissimi, e Reverendissimi Signori
Il fu dottor Giulio Antonio Sogliani Raschini di Reggio pensò nello scorso anno 1730 di
eriggere un publico oratorio entro i confini della Parocchia di Lentesone di questa mia
diocesi. Il Vescovo di quel tempo Monsignor Camillo Marazzani non giudicò espediente
d’aderire alle istanze del dottore Sogliani, al quale per giusti mottivi, come deve supporsi,
negò la necessaria licenza.
All’oggetto di sortire nell’intento per altra strada, ebbe modo il Sogliani di ottenersi da
codesto Reverendissimo Capitolo di San Giovanni in Laterano il privilegio di eriggere in
un certo determinato sito donato prima dallo stesso Signor Sogliani a codesta insigne
Basilica il controverso Oratorio.
Reclamò Monsignor Marazzani contro tale concessione, e privilegio; in conseguenza di
che Sua Altezza Serenissima il Sig. Duca di Modena ordinò al Sogliani di nulla innovare30 intorno l’Oratorio in quistione senza la previa intelligenza31 e piena approvazione
del Vescovo di Parma.
In seguito di tale intimazione giudicò il Signor dottor Sogliani miglior partito di rinnovare
le sue suppliche a Monsignor Marazzani, quale benignamente accondiscendendo alle
replicate istanze, permise all’Oratore32 o di eriggere un nuovo Oratorio, o di prevalersi33
del già costrutto, coll’espressa condizione, che dovesse il Ricorrente per se stesso, e suoi
rinunciare in tutto al Privilegio riportato da codesto Reverendissimo Capitolo sotto il
giorno 18 Marzo 1730., e che in conseguenza l’Oratorio stesso ricadesse senz’altra dichiarazione sotto la giurisdizione dell’Ordinario di Parma colla debita dipendenza anche
dal Parroco, ed in tutto alla forma delle Sinodali Costituzioni vigenti nella diocesi.
Dalla semplice genuina esposizione del fatto rileveranno facilmente le Signorie Vostre
Illustrissime e Reverendissime quale riguardo possa meritarsi il controverso privilegio a
fronte della libera sempre presunta ordinaria autorità del Vescovo diocesano. Checché
ne sia di ciò resterebbe sempre da esaminarsi, se i privilegi accordati dalla Santità M.
di Bonifazio IX alle Chiese, ed Oratori edificati sopra un fondo Lateranense debbano
restringersi al solo fondo spettante per antico diretto dominio alla Insigne Basilica; oppure possano anche estendersi a quelle chiese, ed oratori che sono alla stessa soggetti
in via soltanto di aggregazione, donazione, ossia largizione dei fedeli col semplice peso
di annuo canone in ricognizione di Dominio. Le decisioni emanate sino ad ora dalla
Sagra Congregazioni del Concilio sopra tale materia non sembrano avere, non dirò già
dilucidato, ma neppure toccato questo punto.
Non intendo per tutto questo di voler io entrare in simile quistione. L’animo mio avverso
per natura, e per massima dalle triche34, ed il profondo rispetto che ho sempre professato per codesto Illustre Capitolo non me lo acconsentono. Il Signor Conte Sogliani di
Reggio è ancora per esibirmi l’asserito privilegio, e qualunque risoluzione avessi io presa
era questa bastantemente fondata nella presunta libera ordinaria mia giurisdizione. Ciò
nulla ostante al primo sussurrare che intesi di tale esenzione, e privilegio non esitai un
momento di commettere con Lettera di speciale delegazione a Persona Ecclesiastica già
incaricata della controvisita35 generale delle chiese ed oratori del Vicariato di Sorbolo,
anche la Controvisita dell’Oratorio sotto il titolo del Nome di Maria di cui trattiamo, dopo
che per espresso speciale mio ordine era già stato da uno de’ Canonici della mia Cattedrale altro de’ miei Convisitatori36 nelle debite forme visitato in tempo della mia visita
Pastorale.
Mi giova sperare, che le Signorie Loro Illustrissime e Reverendissime risguarderanno un
simile mio modo di procedere per una prova non equivoca di quel profondo rispetto con
cui ho l’onore di dichiararmi.
Delle Signorie loro Illustrissime, e Reverendissime
Parma 19 Settembre 1794.
Non modificare lo status quo, non prendere nuove iniziative
Accordo
32 Soliani.
33 Avvalersi prima.
34 Imbrogli (francesismo).
35 La “controvisita” veniva effettuata per verificare che fossero stati eseguiti gli adempimenti assegnati durante la precedente Visita Pastorale.
36 Facevano visite pastorali su specifica delega del vescovo,
30
31
20
Doc. 3. Archivio Diocesano di Parma, Busta Lentigione, Lettera del 1° ottobre 1794, scritta
dal Segretario del Capitolo della Basilica di S. Giovanni in Laterano al vescovo di Parma
mons. Diodato Turchi.
Illustrissimo, e Reverendissimo Signore Signor Padrone Coltissimo
La gentilissima risposta di V.S. Illustrissima, e Reverendissima diretta al mio Reverendissimo Capitolo è venuta nelle mie mani come di Lui Segretario, ed essendo giunta in
tempo di vacanze non potrò riferirla ai miei signori canonici, se non dopo la metà di
novembre quando si riapriranno le nostre Congregazioni, che si tengono su questi, ed
altri affari.
Posso per altro assicurare V.S. Illustrissima, e Reverendissima che giunge affatto nuovo
il dissenso di Mons. Marazzani alla donazione del fondo già fatta al Reverendissimo Capitolo dal fu Conte Soliani Raschini, e che quantunque si possa francamente asserire
che tale ostacolo venisse tolto di mezzo, e superato dal Rescritto dalla Santità Memorata
di Benedetto XIII, nondimeno gradiranno li detti Signori di avere sotto gli occhi un qualche documento su quest’affare, ed in specie della rinuncia fatta dal fu Giulio Antonio al
privilegio Lateranense di cui si parla; perché questo metterebbe in chiaro lo stato della
presente questione. Se V.S. Illustrissima e Reverendissima potesse con suo comodo anticiparmelo farebbe somma grazia; e nell’attenzione di sua grata risposta con sentimenti
dl più rispettoso ossequio mi do l’onore di rassegnarmi
Di V.S. Illustrissima, e Reverendissima
Roma primo ottobre 1794
Devotissimi, ed obbedientissimi servitori
Il Capitolo e Canonici della SS.tà Basilica Lateranense
Anton-Camillo Andosilla Segretario
(Mons. Diodato Turchi Vescovo di
Parma)
Doc. 4. Archivio Diocesano di Parma, Busta Lentigione, Minuta di una memoria, senza
data, ma conservata nello stesso fascicoletto che conservava anche la lettera precedente.
Pare trattarsi della memoria, redatta in conseguenza della lettera di cui al Doc. n. 1, sulla
base del quale è stata poi stilata la risposta di cui al Doc. n. 2.
In occasione della Sagra Visita Pastorale del Vicariato di Sorbolo eseguitasi nello scorso
anno 1790 fu pure visitato come pure tutte le altre chiese curate, e non curate anche
l’oratorio di ragione de Conti Soliani di Reggio situato nel distretto della Parrocchia di
Lentesone diocesi di Parma, e Stato di S.A. Serenissima il Signor Duca di Modena, senza
la minima opposizione dei Patroni. Havendosi in quest’anno eseguita la controvisita del
Vicariato stesso da persona a tale effetto specialmente delegata da mons. Vescovo di
Parma li Conti Domenico e Francesco fratelli Sogliani Raschini sonosi opposti allegando
un privilegio di esenzione dalla giurisdizione dell’Ordinario per essere come essi dicono
l’Oratorio predetto aggregato e dipendente dalla Basilica e Capitolo di S. Giovanni in
Laterano di Roma. [Annotazione a margine di difficile interpretazione]
Fu eretto tale oratorio nell’anno 1730 dal Dottor Giulio Antonio Soliani Raschini, quale
non avendo potuto conseguire da Monsignor Marazzani in allora vescovo di Parma, come
deve credersi per giusti motivi, la conveniente licenza per tale erezione, ebbe modo di
ottenere dal Capitolo e Canonici di S. Giovanni in Laterano un esorbitantissimo privilegio d’eriggere in certo sito del medesimo Signor Sogliani donato prima al suddetto Capitolo e Canonici. Reclamò contro tale concessione e privileggio Monsignor Marazzani, in
conseguenza di che S.A. Serenissima il Signor Duca di Modena ordinò al detto Signor
Soliani di non fare intorno all’Oratorio suddetto cosa veruna, che non fosse di piena
soddisfazione, ed approvazione di Monsignor Vescovo di Parma.
Accondiscendendo adunque alle suppliche dopo tale intimazione di nuovo umiliante del
Dottor Sogliani Monsignore di Parma, li concesse benignamente di poter o eriggere altro
Oratorio, o di prevalersi di quello che era già costrutto coll’espressa condizione che dovesse Egli per se stesso e suoi rinunciare in tutto, ed in ogni minima parte al privilegio
riportato dal Capitolo e Canonici di S. Giovanni in Laterano sotto il giorno 18 Marzo
1730. e in conseguenza che l’Oratorio stesso fosse sempre soggetto alla giurisdizione
21
dell’Ordinario di Parma colla debita dipendenza anche dal Parroco, e in tutto alla forma
delle Sinodali Costituzioni della diocesi medesima.
Costa tutto ciò e dalla ferma asserzione di più persone degne di fede pienamente edotte
degli affari di detta Curia, che qui si rassegna, dalla minuta di un Capitolato37 esteso,
come appare, per porre in salvo le convenienze di Monsignor Marazzani, a cui dispetto
soltanto scontrò ___38 dal dottor Sogliani il controverso privilegio.
Questo è il puro fatto riguardante l’erezione e pretesa esenzione, e privileggi dell’Oratorio
di cui si tratta. Ma anche prescindendo da tutto ciò, e non movendo quistioni sopra la
sussistenza dell’asserito privileggio sono troppo chiare e le disposizioni del Sagro Santo
Concilio di Trento, e le recenti decisioni della Sagra Congregazione del Conciglio replicate più volte e confermate, quali dichiarano essere le chiese tanto curate quanto non
curate costrutte “in solo lateranensi” soggette alla Visita Pastorale dell’Ordinario, quale
in simile occasione procede anche in qualità di Delegato Apostolico. Se ciò è vero per
quelle Chiese ed Oratorii che sono costrutti in un fondo originariamente di ragione della
Basilica medesima, quanto sarà maggiormente certo per quelle Chiese, ed Oratori costrutti sopra di un fondo donato alla suddetta Basilica al solo fine e oggetto che la chiesa
che sopra si fabbrica resti sotratta dalla giurisdizione dell’Ordinario? Il Privilegio di Bonifacio IX accordato alle chiese fabricate sopra un fondo lateranense in forza di immemorabili decisioni e dichiarazioni autentiche di simile privilegio, deve restringersi a
quelle sole chiese che sono veramente fondate, e costrutte sopra di un fondo spettante
per un antico diretto dominio alla Basilica ___39.
In conferma di che può vedersi il disposto in più luoghi dal Sagro Santo Concilio di
Trento, e al Cap. 4 – Sez. 6 [segue un lungo testo in latino con ulteriori analoghe argomentazioni che omettiamo, perché del tutto irrilevante per la ricostruzione della storia
dell’Oratorio]
Doc. 5. Archivio Diocesano di Parma, Busta Lentigione, Bozza autorizzazione vescovo di
Parma, che consta di due parti: la prima in bella calligrafia che è stata sicuramente scritta
nel 1794, al tempo della diatriba con il Capitolo della Basilica Lateranense perché Giulio
Antonio viene denominato “Sogliani de Raschini”, mentre si chiamavo solo Soliani come
del resto emerge anche nel Doc. 2, si tratta comunque di una bozza perché l’anno in cui
sarebbe stata concessa l’autorizzazione è in bianco (173…); il secondo è un semplice elenco
di obblighi che dovevano essere rispettati dai patroni dell’oratorio e potrebbe essere la minuta del capitolato cui si fa cenno nel Doc. 4.
Parte I (in bella calligrafia – fig. 34 )
Avendo il Signor Dottor Giulio Antonio Soliani de Raschini di Brescello avuto nell’anno
1730 dal Capitolo, e Canonici di S. Giovanni in Laterano un esorbitantissimo Privilegio
d’errigere, in certo sito dal medesimo Signor Soliani donato al prefatto capitolo di S.
Giovanni Lateranense esistente nella Villa di Lentesone, distretto di Brescello Diocesi di
Parma, un Oratorio publico in poca distanza dalla Parrocchiale di detta Villa, ed essendo
già stato costrutto il suddetto Oratorio à riserva degli abbelimenti, hà l’Alte]]a Serenissima del Duca di Modona per suoi giusti motivi comandato al detto Signor Soliani di
non far innovato l’Oratorio sudetto cosa alcuna che non sij di piena soddisfazione ed
approvazione di Monsignor Illustrissimo e Reverendissimo Vescovo di Parma, quale con
dicibile Benignità si compiace permettere al detto Signor Soliani Supplicante, un oratorio pubblico in detta villa, dandole la facoltà approvata di errigerlo, e fabbricarlo ove
sarà più comodo, e conveniente ò pure di valersi del giù costrutto allora che saranno
fatti gli abbelimenti interiori, sotto le infrascritte condizioni, all’esatta osservanza delle
quali, oltre le Sinodali Costituzioni dovrà il medesimo Signor Soliani con pubblico Istrumento da rogarsi dal Notaio Cancelliere Vescovile obbligarsi
37
38
39
Si tratta, probabilmente, del doc. 5.
Parola illeggibile.
Parola illeggibile.
22
fig. 33 (sopra) – Prima pagina del Doc. 5, Parte II
fig. 34 (a sinistra) – Prima pagina del Doc. 5, Parte I
P.° Rinunziare il Signor Dottore Giulio Antonio Soliani perpetuamente per se e Suoi Successori in tutto et in ogni minima parte al Privilegio da esso riportato dal Capitolo, e
Canonici di S. Giovanni Laterano, come da Breve dato in Roma li 18 marzo 1730.
2° Dovrà il Signor Soliani in caso voglia valersi della Fabrica già costrutta per l’Oratorio, il
che le viene concesso da Monsignor Illustrissimo e Reverendissimo levare ò cancellare
affato la lapide ò iscrizione apposta sopra la porta della Fabrica già costrutta con li
seguenti caratteri: Sacrosancta Lateranensis Ecclesia Indulgentia perpetua anno 1730.
3° Dovrà pure il Signor Soliani surrogare à detta Iscrizione, il titolo dell’Oratorio à suo
piacere solo di quello del Santissimo Nome di Maria, aggiungendovi ancora le seguenti
e precise parole: Facultate obtenta ab Illustrissimo et Reverendissimo Domino Camillo
Marazzani Parme Episcopo et Comite, anno solaris 173… 40
4° Sarà sempre il detto Oratorio soggetto alla Giurisdizione dell’Ordinario di Parma, con la
dovuta dipendenza dal Parroco, à cui in ogni Funzione si dovrà la precedenza come
dispone il Sinodo di Monsignor Saladino nel Titolo De Confraternitatibus § 6 Poteris
Parrocus C.149. e si osserveranno in tutto il rimanente per sempre, con tutta esattezza
dal detto Signor Soliani e Suoi eredi, ò Successori le Costituzioni che si leggono nel
citato Pag. 143 sotto il titolo De Ecclesijs non curatis sive Oratorijs.
40 “Facoltà ottenuta dal Illustrissimo e Reverendissimo Signor Camillo Marazzani Vescovo di Parma e Conte
anno 173…”
23
Parte II (in minuta – fig. 33 ):
1. Farà prima di tutto l’obligazione della manutenzione dell’Oratorio … 41 solito.
2. Leverà l’iscrizione S.a B. L. [Sacrosancta Basilica Lateranensi]
3. Che non vi si possa celebrare la Santa messa ne’ giorni proibiti dal Sinodo, e negli altri
festivi prima della … 42
4. Che non vi si possa osservare la Santissima Eucaristia, amministrarvi alcun Sagramento, soministrare alcuna benedizione, cantarvij alcuna messa, ò offizio da Morti,
senza con licenza ed intervento del Parroco, e che non vi si possano sepellire cadaveri.
5. Che non vi si possa far questua di sorta alcuna, e tutte le offerte che vi fossero fatte
spettino al Parroco.
6. Che in tutto si osservino le constituzioni Sinodali, e le lodevoli consuetudini della Città,
e Diocesi di Parma.
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42
Parola illeggibile
Parola illeggibile
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