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2013, Incontri la Sicilia e l'altrove
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Incontri la Sicilia e l'altrove, 2012
Due “bombe” arabo islamiche al Museo Egizio di Torino? di Generoso Urciuoli e Gianmarco Gastone, 2019
L'analisi di due oggetti tronco conici di epoca islamica conservati al Museo Egizio di Torino
Rivista Italiana di …, 2006
Vengono presentati e discussi i risultati ottenuti a seguito di una campagna spettroradiometrica effettuata nel giugno 2003 sul Monte Etna. Scopo della campagna era quello di realizzare una prima indagine sulle caratteristiche di riflettanza dei depositi piroclastici recenti prodotti dall'attività eruttiva 2002-2003 e sulle colate più antiche. A tal fine sono state predisposte delle schede per l'acquisizione dei dati e sono stati selezionati siti rappresentativi delle unità vulcaniche etnee. Dai risultati ottenuti si evince che i depositi piroclastici recenti, indipendentemente dalla granulometria e dal tipo di materiale che li costituisce, presentano valori di riflettanza costanti. Le colate di tipo pahoehoe hanno valori di riflettanza maggiori, sebbene la caratterizzazione spettrale delle colate più antiche non possa prescindere dalla presenza di prodotti di alterazione e delle coperture vegetali che ne influenza l'entità.
2011
La città di Catania conserva nella sua storia urbana i segni dei disastri naturali che l'hanno profondamente colpita. È noto che l'attuale città rappresenta il risultato delle radicali trasformazioni dovute alla ricostruzione seguita ai disastrosi terremoti del 9 e 11 gennaio 1693, che imposero profondi cambiamenti anche a molte città della Sicilia orientale. È meno noto, invece, fuori dagli ambiti storiografici locali, che un'eruzione dell'Etna avvenuta meno di trent'anni prima di quegli eventi sismici (marzo-luglio 1669), condizionò fortemente Catania, nel breve (fase di emergenza), nel medio (effetti sull'economia), e nel lungo periodo: furono messi in gioco l'organizzazione della città e fu progettata una nuova espansione urbana. Qui presentiamo in sintesi cosa rappresentò per Catania, una città all'epoca di circa 30.000 abitanti, la grande eruzione del 1669. 1 L'eruzione del 1669 nelle fonti Lo studio di questa eruzione e del suo impatto territoriale e antropico si basa su moltissime fonti coeve, scritte e iconografiche. Le fonti scritte (gran parte delle quali manoscritte), sono diverse per tipologia e livello di dettaglio. Si tratta di documenti archivistici prodotti dalle istituzioni amministrative per fronteggiare l'emergenza imposta nel giro di pochi giorni dall'eruzione e, successivamente, per agevolare la ricostruzione. Sono inoltre disponibili numerose testimonianze di naturalisti, che fecero osservazioni dirette dell'evento e numerosissime fonti memorialistiche edite e non (relazioni, memorie, resoconti in forma di lettera), nelle quali spesso si riscontra la prevalenza di un aspetto più di altri: lo svolgimento cronologico dell'evento eruttivo, i riti devozionali celebrati per chiedere la cessazione dell'eruzione, l'impatto sulla popolazione e sul territorio. Una caratteristica pressoché comune a quasi tutte le fonti memorialistiche, e presente anche nei documenti istituzionali, è la centralità della città di Catania. Catania è il punto di osservazione privilegiato, da cui vedere e descrivere 1 Presentiamo qui i dati emersi nel corso delle ricerche condotte ormai da diversi anni dal gruppo di lavoro, coordinato da Emanuela Guidoboni e del quale le autrici fanno parte, ricerche finalizzate alla redazione del Catalogo delle Eruzioni storiche dell'Etna (Guidoboni et al., in preparazione).
www.lagazzettasiracusana.it, 2017
Pulsazioni di gas, fratturazione delle rocce, oscillazioni dei fluidi sotterranei indotte da sciami sismici. Sono questi i processi che aiutano a capire come “funziona” l’Etna, monitorato anche attraverso una sonda radon ubicata in prossimità delle sue bocche sommitali. Ma andiamo con ordine. L’Etna è uno dei vulcani più attivi del mondo e quindi cambia aspetto con rapidità. Ma è anche un vulcano largamente antropizzato, per cui il suo monitoraggio ha una valenza sociale importante. Inoltre, la fitta rete di strade consente di accedere fino in cima al vulcano in tempi brevi e rischiando poco. Ed infatti l’Etna è considerato un laboratorio naturale a cielo aperto, dove gli scienziati possono installare reti strumentali sempre più fitte, sofisticate ed efficienti. Da una decina di anni all’Etna si analizza anche il gas radon. Un gas radioattivo naturale che proviene dal sottosuolo, da alcuni considerato un precursore di terremoti, mentre altri sono dichiaratamente scettici. Eppure, il radon all’Etna “funziona”, anche se non come semplice precursore di terremoti. Funziona, cioè, in senso più ampio, come “tracciante” dell’attività eruttiva ed in qualche caso anche di quella tettonica, aiutandoci a capire fenomeni che altrimenti rimarrebbero “intrappolati” e nascosti nelle viscere del vulcano. Ma per capire davvero come funziona l’Etna non si deve analizzare soltanto il radon. Occorre confrontare quel dato con i molti altri che sono ininterrottamente prodotti dalle reti strumentali dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia di Catania – Osservatorio Etneo (INGV-OE). Sono reti tecnologicamente avanzate, che costituiscono un apprezzato punto di riferimento scientifico di livello internazionale. È ciò che ha fatto un gruppo di ricercatori dell’INGV-OE, i cui risultati sono illustrati in un articolo pubblicato sulla rivista scientifica statunitense “Geochemistry, Geophysics, Geosystems”. I ricercatori hanno analizzato un periodo di attività vulcanica dell’Etna molto vivace e varia, compreso tra gennaio 2008 e luglio 2009. Diciannove mesi nei quali il vulcano ha prodotto alcuni sciami sismici, fratturazioni del suolo, una vigorosa fontana di lava ed infine una lunga eruzione durata ben 419 giorni. Una moltitudine di fenomeni i cui effetti sono stati registrati da una sonda radon situata in prossimità della cima dell’Etna, a circa 3000 metri di quota. Ma cosa hanno scoperto gli studiosi? Che il radon di quella stazione di monitoraggio è influenzato da due processi: il primo, facilmente immaginabile considerando la posizione della sonda radon che dista meno di un chilometro dai crateri sommitali dell’Etna (vedi foto in evidenza), è legato alla risalita dei magmi nel condotto centrale del vulcano. Questo processo si manifesta attraverso “pulsazioni di gas”, cioè incrementi del radon brevi ed intensi, che gli studiosi definiscono, in lingua inglese, “gas pulse”. Il secondo processo è, invece, indotto dalla fratturazione della roccia (rock fracturing), quando la stessa roccia si rompe a causa di un terremoto. Ma gli studiosi sono andati oltre, scoprendo che quella sonda radon è “sensibile” persino a fenomeni tellurici che avvengono a parecchi chilometri di distanza da essa. Ciò è dimostrato attraverso un meccanismo che gli inglesi chiamano “sloshing”, e che significa letteralmente “sciabordio”, ovvero un moto oscillatorio di acqua e fluidi che si trovano all’interno di un contenitore soggetto a movimento. Come quando si percuote una bacinella completamente colma d’acqua, fino a provocare la fuoriuscita del liquido dal contenitore. Nel caso dell’Etna, che è il nostro “contenitore”, lo scuotimento della roccia indotto da uno sciame sismico può provocare un movimento oscillatorio nella falda idrica sotterranea e nei fluidi magmatici contenuti all’intero del vulcano, irradiando, quindi, i suoi effetti ad una distanza ben maggiore di quanto inizialmente ipotizzabile. Una scoperta che rivela implicitamente quanto il vulcano sia perennemente in uno stato di precario equilibrio, facile da perturbare: anche un fenomeno piccolo che accade, ad esempio, sul fianco nord dell’Etna, può fare sentire i suoi effetti sul versante opposto, purché si abbiano gli strumenti giusti per accorgersene. Marco Neri* *Primo Ricercatore, Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia – Sezione di Catania, Osservatorio Etneo (Citazione completa: Falsaperla, S., M. Neri, G. Di Grazia, H. Langer, and S. Spampinato (2017), What happens to in-soil Radon activity during a long-lasting eruption? Insights from Etna by multidisciplinary data analysis, Geochem. Geophys. Geosyst., 18, doi:10.1002/2017GC006825). (Nella foto in evidenza: sezione ideale della porzione sommitale dell’Etna, che evidenzia la posizione della sonda di monitoraggio del gas radon rispetto al condotto centrale che alimenta i Crateri Sommitali ed alla fessura eruttiva del 2008-2009. A sinistra, download dei dati dalla sonda radon effettuato tramite un computer portatile, nel corso di un’attività eruttiva evidenziata dalla nube di ceneri e lapilli visibile sullo sfondo).
Conclude le cronache :Lisini-Iacometti
2020
Per eventuali utilizzo di parti del testo citare l'autore; per contatti: Paolo Ferrario [email protected] +39.329.2120.368
Il “Monte Etna” a Milano e Roma: il vulcano pirotecnico come scenografia per i fuochi d’allegrezza nel Seicento, “Lexicon, Rivista di Storia dell’architettura”, 14-15 (2012), pp. 93-98.
Questo numero è stato curato da Fulvia Scaduto e Giuseppe Antista Gli articoli devono essere inviati al direttore della rivista, presso il Dipartimento di Architettura, corso Vittorio Emanuele 188 -90133 Palermo, o in alternativa all'indirizzo di posta elettronica della casa editrice [email protected]. Gli scritti pervenuti saranno valutati dal comitato scientifico e dal comitato di review che, di volta in volta, sottoporranno i testi ai referees, secondo il criterio del blind peer review.
L'Iran quell'estate del '79, 2019
Allusione a Le sette effigi, le 'ammiccanti signore'? O a Le sette belle o al Libro di Bahram di Nizamì Gandjavì, ca. 1180? Bahram, il re bello di faccia e di cuore che forse mai esisté e che, per quello straordinario poeta mistico, doveva fungere da modello ideale, in tempi d'ingiustizia, violenza, terremoti e pestilenze? Bahram che nel suo Castello di Khavarnaq, 'prodigio di bellezza scintillante', era sempre lodato dai re vicini che dicevano: "Ha combattuto d'impeto un feroce leone,...un veloce leopardo" e, una volta un drago che a guardia di una caverna, nascondeva un tesoro, poi da lui trovato e regalato ai poveri e agli amici. Ma la caccia che Bahram preferiva era quella agli onagri, mitici somari selvaggi, e…alle sette bellezze, le cui effigi aveva scoperto in una stanza segreta del suo Castello: Il suo desiderio le desidera tutt'e sette assieme, sette quanto le parti del mondo allora conosciuto. Così, senza esitare, questo conquistatore di... territori, le invita al suo orgoglio in uno dei più vili servizi che possano esserci al mondo? Esseri spregevoli proprio a causa della loro fedeltà, dal momento che ci sono costretti per disperazione, per invidia e per gelosia. Esseri che, ardendo di vendicarsi e di un sesso e dell'altro di cui sono lo scarto, subiscono la tirannia del più forte a patto di potersi rifare sul più debole. Esseri che ricavando dalla loro bruttezza e difformità tutto lo splendore della loro condizione, sono considerati solo perché sono indegni d'esserlo. Il filosofo profuma lievemente di anice e parla senza fretta, ma senza lasciarsi interrompere. Nella luce oscillante dei candelabri, degli specchi, del fumo, delle voci di chi, dopo cena, s'è messo a giocare a whist, beve appena un piccolo sorso di Chablis e tace, come sorridendo. Usbèk ha ascoltato: e lo pensa, ma non glielo dice, che in fondo, al tempo del gran bordello della Reggenza, a Parigi non si stava poi tanto meglio. Che in fondo, anche la libertà delle donne di Parigi è a caro prezzo e comporta, oltre che doti eccezionali di nascita, bellezza ed intelligenza, un enorme lavoro, senza promesse né garanzie, per chi non abbia fortuna. Horace gli ha, infatti, raccontato di come, al tempo del suo mattino, la bellissima sposa del buon Marchese du Deffand, era diventata la preferita del Reggente, ricevendone, per il poco tempo che s'erano compiaciuti, un vitalizio di seimila franchi di rendita sulla città di Parigi. Lasciato il marito che aveva continuato ad amarla fino a che era morto, senza risposarsi, quella irrequieta s'era messa con Fargis, ovvero Delrieu, figlio del finanziere, che si faceva chiamare Rieu e di cui si sussurrava che aveva tanto "volé qu'il en avait perdu une aile". Godendo, Delrieu, del favore del Reggente, partecipava alle sue famose orge che, concluse dalla sua morte, come in un apologo edificante, avevano dato alla spregiudicata Signora il tempo di prendere fiato e di riflettere sulle conseguenze del suo modo di vivere: del suo voler prendere tutto senza legarsi a niente, di cambiare amanti come si cambiano i vestiti. Non potendo contare su quel niente e su quel nessuno evocati dalla sua dissolutezza, aveva potuto, con queste considerazioni autentiche, incontrare le sue vere risorse di spirito ed intelligenza. Così aveva cominciato ad usarle ottenendo un grande successo col pa-Gianclaudio Già! Semiramide di Pietro Metastasio, il poema più messo in musica di tutta l'opera barocca. Sarà un caso? anche da Niccolò Porpora, il napoletano, prolifico compositore che riconosce e poi accompagna per tutta la vita il talento canoro del supervirtuoso Castrato Farinelli. Semiramide riconosciuta è il titolo dell'opera di Porpora. Per accompagnare il seguito del tuo narrar variando! Maria Letizia Per rivedere avanzare, si, nei suoi occhi chiusi, la tavoletta dedicata, molto tempo prima che a Semiramide, ad Ishtaar e appartenuta ai sacerdoti del Tempio di Anu, ad Urùk, nella sua versione sumera: Ad Ininni/Ishtaar, dea che hai posseduta, consenti il governo dei tuoi decreti! Sia essa Antum, la moglie tua pari! Ancor più: i decreti di Ea ed Enlil la sua mano assuma! Tenga lei sola le redini del cielo e della terra! Anu, nella sua risposta, dimostrò gioiosa benevolenza...
Tipologia: passavolante da 9 in bronzo. Località di conservazione: Askeri muze ve Kultur Sitesi Komutani Istanbul N° di inventario: 270 Fonditore: Ioannes (Giovanni) Alberghetti? Anno di fusione: post quem 1589 Proprietà: statale Calibro: 8.2 Peso pezzo marcato: 1500 Dimensioni: 302.4 (lungh. tot.), 287.4 (lungh. conv.), 27.3 (diam. al foc.), 23 (diam. agli orecch.), 15.2 (diam. alla gioia), 21 (diam. della gioia).
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Le temps chez Aristote, cinquième rencontre aristotélicienne (Thessalonique, 12-15 Mai 2012), textes réunies et publiés par D. Sfendoni-Mentzou, Paris: Vrin – Bruxelles: Ousia 2016, p. 39-68
Materials Today: Proceedings, 2020
Universidade Federal de Ouro Preto - UFOP, 2017
Journal of Business Ethics, 2014
Laboratory of Anthropology note, 1983
Archiv Fur Rechts Und Sozialphilosophie Arsp Beiheft, 2013
ΒΥΖΑΝΤΙΑΚΑ, τόμος 11ος, 1991
Journal of Adolescent Health, 2008
Rocznik Integracji Europejskiej, 2023
Foot & Ankle Orthopaedics
Folyamatosság és változás. Egyházszervezet és hitélet a veszprémi püspökség területén a 16–17. században. Szerk. Karlinszky Balázs - Varga Tibor László. Veszprém, 2018
Electronic Journal of Geotechnical Engineering, 2014
BJU International, 1997
Journal of Material Chemistry A, 2024
Pakistan J. Agric. Res, 2008
European Journal of Cancer, 2001
Journal of the American College of Cardiology, 2003