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L'ABBAZIA DI SAN LEONE A BITONTO. Un monumento nel tempo

2023

Il volume ripercorre la storia dell’abbazia di San Leone a Bitonto, dalle origini medievali ai giorni correnti. Le sorti del monastero, prima benedettino, poi olivetano e infine francescano, si legano a quelle della sua celebre fiera, citata addirittura nel Decamerone di Boccaccio. Approfondite analisi documentarie permettono di colmare i vuoti critici, per poi intrecciarsi con la lettura delle opere d’arte. Si esaminano con estrema attenzione le diverse fasi edilizie, il repertorio scultoreo, gli interventi restaurativi e le testimonianze pittoriche. A queste ultime è dedicata la parte più corposa del lavoro, concentrandosi sugli affreschi trecenteschi nel coro, analizzati parete per parete e indagati sotto l’aspetto stilistico-formale e iconografico-iconologico. Grande attenzione è poi riservata alle attestazioni monumentali bitontine di età angioina e alle numerose testimonianze pittoriche conservatevi, la cui disamina permette di trarre preziose informazioni sull’arte pugliese tra XIII e XV secolo. Un testo scientifico fondamentale per lo studio della Storia dell’Arte in Puglia tra Medioevo ed età contemporanea.

Merídion 2 L’ABBAZIA DI SAN LEONE A BITONTO UN MONUMENTO NEL TEMPO a cura di Marcello Mignozzi quorumedizioni Merídion Collana diretta da Marcello Mignozzi (Università degli Studi di Bari) Comitato scientifico internazionale Roberto Bartalini (Università degli Studi di Siena) Gioia Bertelli (Università degli Studi di Bari) Nicolas Bock (University of Lausanne) Caroline Bruzelius (Duke University) Fabio Coden (Università degli Studi di Verona) Clario di Fabio (Università di Genova) Marina Falla Castelfranchi (Università del Salento) Ivan Foletti (Masarykova Univerzita - Brno) Vicky Foskolou (University of Crete) Felicity Harley-McGowan (Yale University) Lasse Hodne (Norwegian University of Science and Technology) Kai Kappel (Humboldt Universität - Berlin) Marcello Mignozzi (Università degli Studi di Bari) Amy Neff (University of Tennessee - Knoxville) José María Salvador Gonzáles (Universidad Complutense de Madrid) Carles Sánchez Márquez (Universitat Autònoma de Barcelona) Alessia Trivellone (Université Paul-Valery - Montpellier) William Tronzo (University of California - San Diego) Il testo è stato sottoposto a revisione da parte di referees esterni e ha ottimamente superato la procedura di accettazione. L’ABBAZIA DI SAN LEONE A BITONTO UN MONUMENTO NEL TEMPO a cura di Marcello Mignozzi quorumedizioni La presente pubblicazione è stata realizzata grazie al contributo concesso dalla Direzione generale Educazione, ricerca e istituti culturali del Ministero della Cultura Volume promosso da Società Cooperativa Sociale Bitonto © 2023 Quorum Edizioni - Bari Quorum Italia srl Viale Caduti di Nassiriya 39 - Bari Tel. 080.5576371 [email protected] www.quorumedizioni.it tutti i diritti riservati Progetto grafico: Paolo Azzella Foto di copertina: Mauro de Pierro Impaginazione: Quorum Italia - Bari Stampa: Service4Media - Bari ISSN 2785-2024 ISBN 979-12-81199-06-4 Printed in Italy Laddove non altrimenti espilicitato (tra parentesi, al termine delle singole didascalie), gli autori delle foto pubblicate sono sempre corrispondenti a quelli del saggio in cui sono inserite. È vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata, compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico. Per la legge italiana la fotocopia è lecita solo per uso personale purché non danneggi l’autore. Quindi ogni fotocopia che eviti l’acquisto di un libro è illecita e minaccia la sopravvivenza di un modo di trasmettere la conoscenza. Chi fotocopia un libro, chi mette a disposizione i mezzi per fotocopiare, chi comunque favorisce questa pratica commette un furto e opera ai danni della cultura. Sommario Introduzione Saldare un debito: l’abbazia di San Leone a Bitonto e le premesse per un’indagine ad ampio spettro Marcello Mignozzi Sezione I Letteratura e Storia Capitolo I Il complesso monastico di San Leone a Bitonto: un percorso storiografico Antonella Ventura Capitolo II Una storia ‘scritta’: l’abbazia di San Leone attraverso le sue carte Antonella Ventura Capitolo III Un fenomeno sociale, economico e culturale: la fiera di San Leone a Bitonto dalle origini alla sua soppressione Michele Colaianni Capitolo IV Boccaccio, il Decameron e la fiera di San Leone a Bitonto Chiara Cannito Sezione II Architettura, Scultura e Restauri Capitolo V La chiesa e l’abbazia: una lettura delle sopravvissute strutture medievali Michele Colaianni Capitolo VI “Coenobium hoc claustrum continet spatiosum pulcherrimi aspectus”. Il chiostro degli Olivetani Francesco De Nicolo Capitolo VII Testimonianze superstiti di epoca moderna nella chiesa di San Leone Francesco De Nicolo Capitolo VIII “Un raggio di sole è sufficiente per spazzar via molte ombre”. Nuove luci sui restauri all’abbazia di San Leone tra Bernich e Sylos Liliana Tangorra Capitolo IX Un dono dal Medioevo: la conca in pietra Gioia Bertelli 7 16 34 43 52 64 76 89 97 115 Sezione III La decorazione pittorica Capitolo X ‘Di colore era tutta agghindata’. La pittura a Bitonto in età angioina Marcello Mignozzi Capitolo XI Storia di una scoperta: gli affreschi di San Leone nei carteggi dell’epoca (1893-1918) Michele Colaianni Capitolo XII Gli affreschi della chiesa abbaziale di San Leone a Bitonto: la storia degli studi per un approccio consapevole Antonella Ventura Capitolo XIII Il Lignum vitae in San Leone a Bitonto: variazioni a un tema iconografico Michele Colaianni Capitolo XIV Il Giudizio Universale nella badia di San Leone: visioni escatologiche e speranze di salvezza nella Bitonto del XIV secolo Francesco Calò 118 147 152 161 178 Capitolo XV Gli affreschi della parete meridionale: tra consuetudini e rarità Antonella Ventura 201 Capitolo XVI I ‘limiti’ del sacro: bande, cornici e partimenti architettonici Marcello Mignozzi 213 Conclusioni Provare a ‘chiudere il cerchio’: il contesto, le opere, i punti saldi Marcello Mignozzi 234 Bibliografia 255 Indice dei luoghi e delle fondazioni ecclesiastiche 273 Introduzione Saldare un debito: l’abbazia di San Leone a Bitonto e le premesse per un’indagine ad ampio spettro Marcello Mignozzi “L’abbazia di San Leone a Bitonto. Un monumento nel tempo”: è questo il titolo assegnato alla presente monografia. Si tratta del medesimo titolo che, nel 2019, avevo scelto per la Giornata di Studi da me coordinata, sotto invito della dottoressa Chiara Cannito della Società Cooperativa Sociale ‘Ulixes’ di Bitonto, in occasione della cosiddetta edizione ‘zero’ della nuova fiera di San Leone, voluta dall’avvocato Nicola Roberto Toscano e immaginata come evento culturale, rievocazione storica e occasione per riattivare commerci e turismo nel comune pugliese1 (fig. 1). Non si tratta, spero sia evidente, di mancanza di fantasia, ma di una scelta mirata, che vuole creare una connessione diretta con quella Giornata di lavori che fu tanto proficua, ma che non ebbe seguito nella pubblicazione degli atti. Neanche tale decisione fu casuale, all’epoca. In quanto responsabile della direzione scientifica dell’Incontro di Studi, difatti, sentii che i tempi non erano ancora maturi per un volume, soprattutto perché gli interventi (per quanto pianificati e concordati, affidati a personalità di indubbia competenza) avevano comunque presentato risultati preliminari, parzialmente incongruenti per temi e cronologie, trascurando alcuni aspetti rivelatisi poi fondamentali, così che ne sarebbe derivato un testo disorganico, sbilanciato. Anni dopo, dunque, ho pensato di prendere nuovamente in mano la situazione e riunire un team di persone dalle competenze eterogenee ma affini, alcune delle quali già presenti al citato convegno, per dare vita a un progetto coeso e coerente, immaginando una sequenza più fitta di contributi, su aspetti apparentemente ‘secondari’ ma utili a ricomporre un quadro quanto più completo possibile. L’analisi sistematica del monumento, nelle sue componenti storico-letterarie, architettonico-restaurative e decorative (scultoree e pittoriche, soprattutto), ha permesso di ricostruire davvero e con grande puntualità la storia di questo complesso, con particolare attenzione alle innumerevoli trasformazioni subite nel corso dei secoli. In maniera trasversale, dunque, il contesto è stato letto dalle sue origini sino ai giorni più vicini a noi, in modo tale da offrirne una disamina completa e capace di soddisfare quasi ogni quesito. A prescindere dalle passioni, dalle naturali predisposizioni a gusti artistici o epoche, difatti, l’abbazia Fig. 1. Pierfrancesco Uva, locandina dell’evento realizzato nell’aprile del 2019. L’ABBAZIA DI SAN LEONE A BITONTO 8 Fig. 2. Bitonto, abbazia di San Leone, chiesa, esterno, fianco meridionale e campanile (da Toscano 2018). di San Leone ha avuto un ruolo chiave nella storia di Bitonto lungo il corso di tutti i secoli scorsi, cosicché sarebbe stato parziale e limitante pensare di approfondirne solo un momento. Da medievista, difatti, sarei spontaneamente portato a privilegiare soltanto i secoli ‘di mezzo’, ma come si può anche minimamente pensare di studiare un monumento senza leggerne l’intero percorso evolutivo? La chiesa e la sua abbazia sono arrivati a noi dopo secoli di vicende e traversie che ne hanno condizionato le sembianze a tal punto da complicare davvero la possibilità di ricostruirne nitidamente l’aspetto originario; eppure si può provare, idealmente, a immaginarlo: col supporto dell’analisi documentaria, storico-artistica e persino letteraria si può tornare indietro nel passato e scoprire, imparare. Questo, difatti, è stato l’approccio mentale adoperato: l’intera squadra di lavoro si è posta in relazione al monumento con grande umiltà, con la voglia di ascoltare quanto avesse da raccontare senza forzare i risultati per comodità critica. I punti d’ombra hanno stimolato la discussione, la crescita, hanno prodotto esiti inattesi. Chiaramente, la positività dei dati a cui si è giunti si deve non soltanto alla metodologia multidisciplinare adoperata e al supporto delle nuove tecnologie disponibili al giorno d’oggi, ma anche e soprattutto alla competenza degli autori, capaci di affondi valutativi raffinati, sempre diversi e mai banali. Ancora una volta, dunque, ho fatto ricorso, per la maggior parte degli interventi, a menti fresche, a voci nuove, a energie palpitanti2. Si tratta di studiosi educati alla sfida, alla comparazione, all’analisi sistematica delle testimonianze materiali e documentarie (archivistiche o bibliografiche che siano), alla loro interazione e integrazione. Credo molto, infatti, nel valore dei contributori qui riuniti, nella loro capacità di osservare e ragionare ‘fuori dagli schemi’, pur avvalendosi di conoscenze salde, che affondano le radici nella tradizione di studi storici e storico-artistici che costellano, anche se in maniera discontinua, il passato storiografico di tale monumento. Se dal punto di vista storico e soprattutto in relazione alla sua antica fiera, l’abbazia di San Leone può contare su un buon numero di studi3 (anche se dalla limitata circolazione), da quello più strettamente storico-artistico, e con particolare riferimento ai suoi affreschi trecenteschi, le lacune e i salti temporali sono molto più evidenti4. Oltre, quindi, alla doverosa disamina di tutto il materiale bibliografico edito sull’argomento, la ri- Saldare un debito: l’abbazia di San Leone a Bitonto e le premesse per un’indagine ad ampio spettro costruzione dell’intero percorso di vita del complesso bitontino è stata perseguita con un approccio multidisciplinare e partendo dalle fonti documentarie, molte delle quali inedite. Gli archivi sono stati tutti attentamente compulsati: quello della stessa abbazia di San Leone in primis e quello Diocesano di Bitonto in seconda battuta, poi quello di Stato di Bari, quello di Stato di Napoli e quello Centrale di Roma; infine, si è attinto anche alla preziosa Fototeca e all’Archivio della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio - Città Metropolitana di Bari e all’archivio online dell’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione dei Beni Culturali. Le informazioni emerse sono state confrontate con quanto ancora oggi visibile, cercando di carpirne nessi e discrasie. Si è, per tanto, osservato il monumento in translucenza, così da poterne leggere i segni più antichi e quelli frutto di addizioni seriori. La chiesa e l’abbazia hanno dunque raccontato una storia di profonde mutazioni, di progetti arditi, esecuzioni raffinate, smontaggi e dispersioni, reimpieghi e occultazioni. Quasi come investigatori, quindi, gli autori hanno seguito gli indizi per poi giungere a una risoluzione comune, capace di ‘chiudere il cerchio’. Al fine di raggiungere tale obiettivo, il volume è stato concepito con una suddivisione interna in tre differenti parti, una per ‘Letteratura e Storia’, una per ‘Architettura, Scultura e Restauri’ e un’ultima per ‘La decorazione pittorica’, col numero crescente di quattro, cinque, sette capitoli ciascuna, per un totale di sedici. La prima sezione è dedicata alla storia dell’edificio, ripercorsa mediante le sue fonti documentarie e bibliografiche. Il primo approccio al monumento e alla sua fortuna critica è garantito dal testo di Antonella Ventura, che traccia la storia degli studi sull’abbazia e la sua chiesa e segna così lo status quaestionis e il livello delle conoscenze acquisite sino ad oggi. La medesima autrice, poi, ci guida nella storia documentaria del complesso, riassumendo l’esatta diacronia degli eventi e sciogliendo alcuni nodi critici che, come luoghi comuni, si sono stancamente reiterati nel tempo, compromettendo l’esattezza di quanto noto sulla storia dell’intera abbazia. Alla fortuna economica della stessa era strettamente legata la fiera di San Leone, celebre momento di incontro commerciale con cadenza annuale, dalla forte valenza politica e culturale. Michele Colaianni riprende le fila del discorso, ampiamente trattato dalla critica, mettendolo in prospettiva e dimostrando la profonda relazione tra lo ‘stato di salute’ della fiera e le sorti del monastero. L’evento, nel Trecento, fu famoso a tal punto da meritare una citazione nel Decameron di Boccaccio. Chiara Cannito analizza la novella che include tale riferimento in tutte le sue componenti, desumendone elementi di storia sociale e rivalutando il ruolo della fiera nell’ambito delle dinamiche dell’epoca, spiegandone allegorie linguistiche e messaggi subliminali. La seconda sezione si focalizza sulle trasformazioni architettoniche vissute dall’intera abbazia nel corso dei secoli. In più, vengono prese in esame le attestazioni scultoree che, spesso strettamente vincolate alle strutture murarie, costituiscono il segno di un determinato intervento, non sempre segnalato dalle fonti archivistiche. Il dato materiale, quindi, assume pienamente il valore di testimonianza storica e concorre alla ricostruzione di un percorso articolato e spesso umbratile. Procedendo in ordine cronologico, il primo dei cinque capitoli in cui questa sezione è a sua volta organizzata è firmato da Michele Colaianni e ripercorre le primigenie fasi di sviluppo dell’abbazia e della sua chiesa, in relazione all’urbanistica cittadina. Grazie all’analisi comparativa tra il caso di studio e alcune strutture consimili rintracciabili nel territorio pugliese, si immagina lo schema edilizio messo in opera nella seconda metà del Duecento, quando si riedificò la chiesa, e si analizzano alcuni inediti pezzi scultorei. Si pone poi attenzione all’emblematico campanile a vela, tutt’oggi punto di riferimento visivo e simbolo architettonico dell’intero complesso (fig. 2). Le trasformazioni di età moderna sono affidate alle parole di Francesco De Nicolo, che dapprima dedica attenzione agli spazi abbaziali e in particolar modo alla riedizione del chiostro e poi, in seconda battuta, ancora in relazione alla presenza olivetana presso il monastero, analizza alcune testimonianze scultoree, incluso il simulacro del santo titolare, proponendone analisi formali e plausibili attribuzioni. Il quarto capitolo di questa sezione è a firma di Liliana Tangorra che, col ricorso a molte fonti inedite, ricostruisce la storia dei restauri otto-novecenteschi realizzati presso l’abbazia e, in particolar modo, nella sua chiesa: si restituisce la giusta paternità agli interventi, si rintracciano progetti decorativi e si possono così spiegare tutte quelle porzioni edilizie che, pur con sembianze medievaleggianti, sono invece l’esito di restauri mimetici; di grande impatto e utilità è la ricomposizione dell’altare principale, ormai smantellato, i cui pezzi sono stati dispersi e reimpiegati in tutto l’edificio e qui puntualmente rintracciati e idealmente ricollocati. Infine, si analizza la produzione scultorea degli altari laterali, con assegnazione precisa delle sacre figure inseritevi ai nomi di sapienti maestri cartapestai. L’ultimo capitolo del gruppo è riservato a una testimonianza scultorea altomedievale studiata da Gioia Bertelli, donata all’abbazia soltanto nei primi anni Ottanta 9 L’ABBAZIA DI SAN LEONE A BITONTO 10 del XX secolo, utile ad accentuare il ritrovato sapore medievale del complesso in seguito alle ulteriori trasformazioni degli anni Sessanta e Settanta, ben enucleate nel capitolo precedente. La terza e ultima sezione del volume, che raccoglie ben sette diversi capitoli, è destinata interamente all’analisi delle testimonianze pittoriche conservatesi nel coro della chiesa abbaziale (fig. 3). La comprensione del più ampio contesto culturale è garantita da un primo capitolo, dello scrivente, dedicato alla storia della pittura di età angioina nell’intero comune pugliese: vengono prese in considerazione le testimonianze ad affresco e su tavola di Bitonto tra la seconda metà del XIII secolo e la metà del XV secolo, coprendo in tal modo tutto l’arco della presenza dei regnanti francesi nel Meridione italico; si indagano, nello specifico, tutte quelle attestazioni che esibiscono una naturale adesione al momento politico in essere, adeguandosi a consuetudini ‘cortesi’, talvolta in fatto di stile, talvolta in fatto di iconografia. Tra novità e casi noti, gli affreschi di gusto post-giottesco in San Leone si impongono per la loro unicità ed emergono per la raffinatezza formale e per i colti riferimenti scritturistici ed esegetici. Michele Colaianni ricostruisce, grazie ai documenti Fig. 3. Bitonto, abbazia di San Leone, chiesa, interno, coro affrescato (da Toscano 2018). Saldare un debito: l’abbazia di San Leone a Bitonto e le premesse per un’indagine ad ampio spettro d’archivio, le vicende relative alla riscoperta delle pitture nel coro della chiesa in esame; Antonella Ventura, subito dopo, ripercorre la storia degli studi che riguardano tali testimonianze, riassumendone le posizioni critiche e ricordandone, di volta in volta, le interpretazioni iconografiche e iconologiche. Tale strumento permette di affrontare con piena consapevolezza la lettura dei tre capitoli successivi. Di seguito, infatti, parete per parete, si prendono in esame le immagini ivi affrescate e se ne spiegano temi e nessi logici. Michele Colaianni si concentra sull’Albero della Croce campito sulla parete settentrionale; Francesco Calò si dedica al Giudizio Universale della parete di fondo, quella orientale; Antonella Ventura analizza i pannelli con i santi della parete meridionale. Emergono giochi di specchi e rimandi ‘a rimbalzo’ tra una parete e l’altra, richiami a testi comuni e sofisticate intersezioni tematiche. Soluzioni ardite e stratagemmi decorativi sembrano esaltare tali scelte ed emergono anche grazie all’analisi dell’impianto di cornici ed elementi architettonici inseriti soprattutto nella parete di fondo, cui chi scrive ha dedicato il capitolo conclusivo della sezione dedicata alla pittura. Si tratta di uno studio pionieristico in tal senso, che per la prima volta riserva uno spazio mirato soltanto alle partiture tra pannelli, cercando di comprenderne il valore iconologico, in aggiunta a quello meramente pratico, in linea con una folta serie di indagini affini svolte nel nord e centro Italia su contesti giotteschi e post-giotteschi di grande interesse. La grande quantità di dati nuovi, l’attenzione al dettaglio e il ricco apparato fotografico hanno fatto sì che questa sezione fosse quella con lo spazio editoriale più esteso. Pare ovvio che, in una collana principalmente dedicata al Medioevo (ma che, come abbondantemente ricordato, non lascia in ombra le fasi seriori), trovino più ampio respiro proprio le testimonianze artistiche afferibili a tale periodo. Se il monumento verrà analizzato nella sua trasversalità storica e dunque stilistica, dalle sue origini medievali fino alla contemporaneità, è al corredo pittorico dell’edificio che si è inteso dedicare la porzione più vasta di questo volume. Si tratta, in effetti, di affreschi trecenteschi che se da un lato hanno meritato un numero quasi sterminato di citazioni, nella letteratura tanto locale quanto accademica, dall’altro non vantano studi analitici che ne indaghino approfonditamente tutti gli aspetti stilistici, iconografici e iconologici. Tali elementi, infatti, una volta enucleati, permetteranno l’inserimento di queste attestazioni nella cronostoria della pittura di età angioina pugliese, che solo di recente sta vedendo aumentare l’interesse critico nei suoi confronti. Che ruolo ha, difatti, Bitonto nel panorama dell’arte basso-medievale meridionale? Che posizione possono occupare gli affreschi della chiesa di San Leone? Sono rintracciabili relazioni con contesti vicini o lontani che possano favorire la comprensione delle sue matrici culturali? Da cosa trassero ispirazione coloro i quali affrescarono il coro della chiesa bitontina? E – ancor più interessante – furono gli affreschi in San Leone capaci di ispirare a loro volta altri contesti? A chi erano destinati? Chi e come ne avrebbe fruito? Chi ideò i temi da affrescare? Chi ne commissionò e finanziò l’esecuzione? Sono questi i quesiti che ci si è posti prima di avviare le ricerche i cui esiti trovano qui la loro compiuta forma scritta. Alcuni, è bene anticiparlo, hanno il sapore della vaghezza e sembrano destinati a lasciare determinati interrogativi insoddisfatti, almeno in mancanza di dati documentari nuovi. Se, difatti, solo materiali ad oggi ignoti potrebbero gettar luce sui punti d’ombra ancora in essere, non rimane nulla da indagare rispetto a quanto già pubblicato e ai documenti noti. Alcune carte inedite, difatti, svelano nuove interessanti verità sul contesto in generale e sulla sua storia nei secoli, ma sono proprio le fasi di vita più antiche a mostrare ancora discrepanze e lacune. Si è fatto, in sostanza, il massimo. L’impressione generale è che ne sia emerso un puzzle con ancora molti pezzi mancanti, ma il cui disegno generale si legge adesso con molta più chiarezza, così che non solo è più facile approcciarsi al monumento nella sua integrità, guardando ai suoi punti di forza, ma è anche più semplice individuare le assenze, i suoi punti deboli, facilitando il compito di chi, in futuro, se vorrà, sentirà di poter intervenire a colmare tali vuoti. In sintesi, per concludere questa breve premessa e per invogliare il lettore a proseguire senza timore o pregiudizi, il lavoro di ricerca effettuato per questo volume ha provato a non lasciare nulla di intentato e ha dato spazio a ogni singola componente di questo affascinante monumento, facendo in modo che parlasse per sé. Si sono evitate, difatti, manipolazioni dei dati esistenti al fine di piegare la storia a biechi auto-convincimenti. Si è preferita la più pura onestà intellettuale, quella che ha consapevolezza dei limiti, di sé e dei fatti. Se, per l’appunto, questo monumento reclama a gran voce, con questo volume, un ruolo autonomo nel panorama di studi sul Medioevo pugliese (così come su quelli di età moderna e contemporanea), non c’è però la pretesa che esso assuma un valore assoluto e di primo piano. I limiti di un monumento medievale profondamente rimaneggiato, trasformato, parzialmente distrutto e ricostruito, abbandonato e poi recuperato, come quello in questione, sono perfettamente chiari a tutti gli autori dei contributi raccolti in questo volume, 11 L’ABBAZIA DI SAN LEONE A BITONTO 12 che hanno saputo trarre il meglio, però, dal materiale a loro disposizione. Si può rimanere ai margini, dunque, ma risultare comunque significativi e memorabili. L’obiettivo e insieme l’auspicio di questo testo è, quindi, quello di incitare a una rivalutazione complessiva dell’abbazia di San Leone a Bitonto, non solo a livello critico, ma anche a livello sociale: sarebbe gratificante se la collettività apprendesse il valore storico e artistico del monumento giunto sino a noi, così da perpetuarne la memoria, inculcarne il rispetto e tramandarne le peripezie. Sarebbe altrettanto bello se la comunità percepisse l’intero complesso come parte integrante della vita cittadina, così come è sempre stato sin dai suoi albori, e lo proteggesse dall’incuria e dall’indifferenza, triste sorte che tocca a molti monumenti pugliesi, a causa della mancata sensibilità non soltanto al loro valore culturale, ma anche a quello socialmente identitario. L’abbazia di San Leone a Bitonto, difatti, è un caso emblematico in tal senso: le sue vicende di alterna fortuna seguono tutto l’asse della storia e testimoniano fasi di vita dell’intero comune pugliese, dal Medioevo ai giorni più vicini a noi. La chiesa abbaziale ha assistito ai cambi di potere politico, all’avvicendarsi degli Ordini religiosi, alle crisi sociali e ai momenti di ritrovato benessere, come uno spettatore silente, inattivo ma sempre presente. Così, se l’arte è figlia del tempo che l’ha prodotta, l’abbazia di San Leone è certamente un laboratorio d’osservazione privilegiato, in cui ogni momento storico ha lasciato un segno tangibile, che in questo libro riguadagna la sua naturale dignità. Desidero ringraziare padre Pietro Carfagna, ex guardiano del convento di San Leone, per aver favorito il nostro primo approccio al monumento e aver ospitato il Convegno di Studi nell’aprile del 2019, e padre Leonardo Civitavecchia, attuale guardiano in carica, per aver garantito l’accesso agli ambienti e aver incoraggiato la prosecuzione dei lavori di ricerca nel 2022. I luoghi sacri vivono grazie alle personalità che li abitano, è perciò importante che siano nelle mani di coscienziosi e volenterosi uomini di Dio, sempre memori del fatto che “la casa del Signore è la casa di tutti”. Un ringraziamento va anche a don Marino Cutrone, priore della Cattedrale di Santa Maria Assunta e San Valentino a Bitonto, a don Francesco ‘Ciccio’ Acquafredda, ex priore della Cattedrale bitontina, e a don Francesco Micunco, responsabile della sezione Beni Culturali della Diocesi Bari-Bitonto, per aver permesso la visita alla cripta della Cattedrale, per avermi accompagnato nell’esplorazione della chiesa di San Paolo e di quella di San Giovanni ad muros, tutte a Bitonto, al fine di osservare e fotografare le testimonianze pitto- riche di età angioina superstiti e per aver concesso di pubblicare in questo volume gli esiti di tali campagne. Sono molto grato anche alla dottoressa Marilisa Rienzo della Cooperativa ‘ReArTù’, per avermi generosamente svelato i ‘segreti’ dell’ex campanile meridionale della Cattedrale e del suo soccorpo. Ringrazio Chiara Cannito e Liliana Tangorra della Società Cooperativa Sociale ‘Ulixes’ di Bitonto, per aver sostenuto questo lavoro con ogni risorsa possibile, nella logistica fondamentale all’organizzazione dei sopralluoghi e della consultazione del materiale bibliografico e archivistico e, soprattutto, nell’ottenimento dei finanziamenti ministeriali grazie ai quali questo volume vede la luce. Le ringrazio, inoltre, per aver preso parte alla pubblicazione con due interventi puntuali e raffinati. Di medesima qualità e spessore scientifico sono anche, senza dubbio, i contributi di Francesco Calò e Francesco De Nicolo, nonché quelli dei miei allievi Michele Colaianni e Antonella Ventura. Preziosa, infine, la breve nota offertami da Gioia Bertelli, mia maestra e studiosa di fama internazionale. Ogni testo ha superato le mie aspettative e mi ha permesso di raggiungere l’obiettivo prefissato: un volume completo, in grado di soddisfare tutti gli appetiti, anche quelli più esigenti, in ambito letterario quanto archivistico, storico quanto artistico, architettonico quanto pittorico, tecnico quanto ideologico. Non abbiamo mai dimenticato, difatti, che il monumento in esame è in primis un luogo sacro e, in quanto tale, è carico di una serie di aspetti spirituali intangibili che ne alterano e al contempo intensificano la percettibilità: questo tempio dello spirito si è palesato a noi come museo d’arte e storia, ma anche come spazio della meditazione e della preghiera (fig. 4). È proprio il fascino intrinseco di questi ambienti ad aver guidato Mauro de Pierro nelle sue campagne fotografiche. A lui va il mio personale e sincero ringraziamento, per aver messo il suo talento artistico a disposizione mia e dell’intero team di lavoro. Al suo occhio attento si deve la foto in copertina, scelta insieme proprio per enfatizzare quanto questo volume si concentri sui dettagli, per sottolineare il peso che al suo interno verrà dedicato alla facies medievale di questo prezioso monumento e in particolare al suo corredo pittorico, che non ha mai meritato la copertina di nessuno dei volumi editi sinora; l’immagine indica altresì che le pitture verranno indagate anche nei loro intrinseci significati iconologici, utili ad avvicinarci idealmente a un Medioevo che, altrimenti, rischierebbe di sembrare troppo sfuggente, distante da noi e dal nostro modo di pensare, troppo spesso contaminato da luoghi comuni penalizzanti. Saldare un debito: l’abbazia di San Leone a Bitonto e le premesse per un’indagine ad ampio spettro Fig. 4. Bitonto, abbazia di San Leone, chiostro e facciata della chiesa (da Toscano 2018). Ricollegandomi a quanto scritto nell’incipit di queste brevi note introduttive, dunque, con questo volume estinguo un debito contratto anni or sono con questo straordinario monumento. La promessa, mantenuta, ha preso forma in un libro prezioso, per i contenuti testuali e per quelli iconografici. Le attente campagne fotografiche, eseguite a più riprese e in tempi e orari diversi, per cogliere sempre livelli di luminosità differente e poter dunque percepire il monumento nella sua più naturale e spontanea bellezza, permettono al lettore di osservare da vicino dettagli altrimenti difficili da mettere a fuoco, anche dal vivo. Il testo che qui si introduce, quindi, crea un approccio alternativo alla visualizzazione dell’edificio sacro, lo valorizza e lo ferma nel tempo, lo immortala nella sua attualità. Un volume per Bitonto e per tutti, dunque. Un pegno d’amore per la storia e l’arte pugliesi, un punto d’arrivo ma anche un nuovo inizio, un segno nel presente e una speranza per il futuro. NOTE 1 L’evento, patrocinato dalle istituzioni locali e sostenuto dalle realtà associazionistiche bitontine, si è tenuto nella Sala San Damiano dell’abbazia di San Leone in data 6 aprile              composto: prof.ssa Gioia Bertelli (Università degli Studi di Bari ‘Aldo Moro’), dott.ssa Chiara Cannito (Società Cooperativa Sociale ‘Ulixes’), padre Pietro Carfagna (guardiano del convento di San Leone), prof. Mauro Vincenzo Fontana (Università degli Studi Roma Tre), prof. Marcello Mignozzi (Università degli Studi di Bari ‘Aldo Moro’), prof. Stefano Milillo (Centro Ricerche di Storia e Arte Bitonto), avv. Nicola Roberto Toscano (coordinatore progetto ‘Antica Fiera di San Leone’), dott.ssa Liliana Tangorra (Cooperativa ‘Argo Puglia’). Durante la giornata, dopo i saluti istituzionali di Rosa Calò, Nicola Roberto Toscano, Pietro Carfagna e Marcello Mignozzi, si poté assistere agli interventi di: Carmela Minenna, Chiara Cannito e Pietro Carfagna per la sessione mattutina moderata da Domenico Saracino; Ni- 13 L’ABBAZIA DI SAN LEONE A BITONTO 14 2 3 cola Parisi, Marcello Mignozzi, Francesco Calò, Ruggiero Doronzo, Liliana Tangorra per la sessione pomeridiana moderata da Gioia Bertelli. Un’operazione editoriale analoga, difatti, è quella curata dalla mia allieva Antonella Ventura, che ha preso il titolo di “San Nicola ‘Metropolitano’. Arte e devozione per il santo di Myra nella Città Metropolitana di Bari dall’XI al XXI secolo”, Bari 2021, primo volume della collana “Merídion”, diretta dallo scrivente. Alla pubblicazione hanno preso parte: Gerardo Cioffari, Francesco Calò, Clara Gelao, Francesco De Nicolo, Lucrezia Naglieri, Liliana Tangorra, Michele Colaianni, Nicola Albergo, Emilio Mastropasqua, Francesco Giaconella, Chiara Cannito, Ilaria Lavacca, Maria Luisa Rienzo, Alessandro De Luisi, Alina De Carolis, Mariannunziata Annarita Stufano, Aurelia Maria Caputo, Lucrezia Modugno, Angelo Dimola, Cecilia Vulpis, Lorenzo Tomacelli, Caterina Bradascio, Domenica Massaro, Cinzia Campobasso e, ovviamente, Antonella Ventura. DE SIMONE 1876, pp. 245-288, 295-386; BERNICH 1894; IDEM 1901; ANTONUCCI 1933; ACQUAFREDDA 1937, pp. 56-62; IDEM 1938, pp. 25-26, 37-64, 128-131; ANTONUCCI 1939; PASCULLI 1962, pp. 55-57, 109, 118-137, 153-154, 315-321; CASTELLANO 1965; MONGIELLO 1970, pp. 34, 126, 162-163; CASTELLANO 4 1972b; MILILLO 1975a; LUNARDI 1980a; LORUSSO 1981; SYLOS 1983, pp. 29-31, 36-37; CASTELLANO 1986; MILILLO 1986a; IDEM 1986b; IDEM 1992; CASTELLANO 1993b; CIOCE 1996; MILILLO 1996; TAMPOIA 1999; M ILILLO 2001, pp. 125-128; I DEM 2016; TOSCANO 2018; CARFAGNA 2022. Si citano qui soltanto                     mina completa si guardi quanto scritto da A. Ventura nel Capitolo I di questo volume, e si osservi anche la bibliogra       SALMI 1919a, p. 32; IDEM 1919b, pp. 149-151; CASTELLANO 1965, pp. 6-8; CALÒ 1967, p. 62; CASTELLANO 1972b, pp. 99100; MILILLO 1975a, pp. 87-88; GENCO 1990; EADEM 1991; CASTELLANO 1993b, pp. 27-30; CASTELLANO, MUSCHITIELLO 1995, pp. 89-91, 268; LEONE DE CASTRIS 1995, p. 201; PENCO 1996; MANACORDA 1997, p. 69; CALÒ MARIANI 2001, pp. 3336; EADEM 2002, p. 250; CALÒ 2013-2014; MIGNOZZI 2018, pp. 126-127; LAVACCA 2018, pp. 154-159; CARAMICO 2020, pp. 150-151; CALÒ 2021, p. 38; CARFAGNA 2022, pp. 25-32. Anche in questo caso si fa riferimento agli studi principali, taluni di carattere più generale e altri dedicati all’analisi di                     !   "   #         $ %           nelle note dei capitoli dell’intera Sezione III.