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Madonna del Latte: piccola storia montecosarese

centrostudimontecosaresi.wordpress.com/2019/02/15

era un vivace paese. L'Annunziata veniva sopraelevata, arricchita con un ciclo di affreschi ed una bella campana con lo stemma del Comune, il primo che conosciamo. Gli Agostiniani restauravano con l'aiuto del Comune l'antica chiesa di S. Martino (ora S. Agostino) mentre al centro del paese la chiesa di S. Maria di Piazza (ora Collegiata) veniva abbellita con

Madonna del Latte: piccola storia montecosarese Nel Quattrocento Montecosaro era un vivace paese. L’Annunziata veniva sopraelevata, arricchita con un ciclo di affreschi ed una bella campana con lo stemma del Comune, il primo che conosciamo. Gli Agostiniani restauravano con l’aiuto del Comune l’antica chiesa di S. Martino (ora S. Agostino) mentre al centro del paese la chiesa di S. Maria di Piazza (ora Collegiata) veniva abbellita con affreschi di un valente pittore della scuola marchigiana del Quattrocento, che ora ha un nome preciso. S. Maria di Piazza, dedicata all’Assunta la patrona di tutta la diocesi, era stata costruita nella metà del Trecento e nel Settecento si decise di ampliarla e trasformarla radicalmente, ma l’affresco con la Madonna mentre allatta Gesù Bambino era molto caro ai fedeli, in particolare alle mamme, per cui il muro andava salvato, cosa per niente semplice sia per i mezzi di allora che per la dimensione dell’affresco di oltre tre metri quadri (170 x 200 cm), per un peso quasi 20 quintali circa. Decisero di tagliare il muro, serrarlo con robuste tavole di legno e poi inserirlo nell’altare alla destra dell’entrata; non era proprio uno scherzo, perché si trattava di non compromettere l’intonaco e qualcosa si sarà perduto con la manovra, a cui andavano sommati il naturale degrado dei tre secoli trascorsi e soprattutto il trauma del distacco. Intorno al 1870, come leggiamo nelle Memorie antiche e recenti della chiesa, l’immagine era ancora visibile entro “un antico ornato di legno e corona dorati”, ma successivamente qualcuno avrà ritenuto l’immagine poco decorosa e forse non aveva tutti i torti, per cui si decise di porre sull’altare la Casetta della Madonna di Loreto e nella cornice una modesta tela cartonata con la Sacra Famiglia. Sul finire del 1997 giravo per la chiesa insieme al parroco don Bernardo Scendoni visitando i singoli altari alla ricerca di qualche spunto per una descrizione sommaria. Quello a destra dell’entrata mi incuriosiva perché sembrava l’unico altare disadorno, per cui chiesi di spostare la tela dalla cornice; appena mossa sentii cadere dietro come dei sassolini, forse calcinacci della muratura: ebbi una fitta al cuore pensando che eravamo stati imprudenti e creato dei danni. L’immagine mi colpì per la bellezza del volto della Madonna e subentrò subito un certo entusiasmo per l’inaspettata scoperta; restava da scoprire l’epoca dell’affresco, la mano del valente pittore e identificare con certezza le figure. Qualcosa di più venne fuori con il restauro di fine 2000, curato da Donatella Perugini che accertava che alla sinistra della Madonna era raffigurato S. Francesco. In anni successivi al dipinto s’interessò Matteo Mazzalupi, romano con radici in provincia e studioso in particolare della pittura del Quattrocento marchigiano, che conoscevo per interposta persona e mi contattò per visitare Montecosaro e osservare da vicino sia la Madonna del Latte che l’affresco della chiesa del SS. Crocifisso, ma per la distanza e gli impegni l’incontro non avvenne. Per la riapertura di S. Agostino ho ripreso i contatti con Matteo nella speranza di far luce sui quattro grandi medaglioni della sagrestia e nell’occasione gli ricordavo la mancata visita; con piacere scoprii che per approfondimenti successivi aveva maturato la convinzione che si trattasse di un affresco di Ludovico Urbani da San Severino, documentato dal 1460 al 1498 e attivo, oltre che a San Severino, a Macerata, Montecassiano, Recanati e pure a Potenza Picena; l’incertezza era dovuta anche al fatto che questo è l’unico affresco superstite per cui i raffronti erano più problematici. Oltre all’autore mi chiariva che la figura alla destra della Madonna era sicuramente S. Giacomo Maggiore, riconoscibile per i capelli e la barba castani, l’abbigliamento all’antica, il bordone in mano e il cappello da pellegrino appeso al collo (se ne vede quasi solo la cordicella), nonché il libro, allusivo alla predicazione del Vangelo.1 Dell’apostolo S. Giacomo è famosissimo il santuario de Compostela, in Galizia, meta di pellegrinaggi da tutta Europa e anche da Montecosaro, come ci attesta un testamento del 1341 conservato nell’Archivio del nostro comune. A conferma della corretta attribuzione possiamo notare la notevole somiglianza del volto della Madonna, pure quello molto deteriorato di prima del restauro, con quella su tavola del polittico di Recanati (probabilmente nella chiesa di S. Francesco) di cui oggi rimangono del Museo diocesano solo i pannelli laterali con San Francesco e San Ludovico di Tolosa, mentre la Madonna dell’umiltà si trova nel Musée du Peti Palais ad Avignone. Con il consenso dello studioso possiamo ora ufficializzare l’attribuzione aggiornando la targa all’esterno della chiesa: Montecosaro può meritare una visita solo per ammirare l’unico affresco pervenutoci di Ludovico Urbani da San Severino 2 Carlo Castignani 2019 ___________________ 1 Nota del 16.12.2018 2 Per informazioni sul pittore si può consultare la voce nel Dizionario Biografico degli Italiani; per maggiori dettagli ed immagini consiglio: GIUSEPPE VITALINI SACCONI, Macerata e il suo territorio: la Pittura, Macerata 1985 e PIERO ZAMPETTI, Pittura nelle Marche dalle origini al primo rinascimento, I, Firenze 1988. * Madonna del Latte di Ludovico Urbani dopo il restauro Madonna del Latte di Ludovico Urbani prima del restauro Particolare della Madonna del Latte di Ludovico Urbani prima del restauro Particolare della Madonna del Latte di Ludovico Urbani dopo il restauro Madonna dell’Umiltà di Ludovico Urbani