Drafts by Agnese Antolini
Lo stoicismo è una corrente filosofica fondata intorno al 300 a.C da Zenone di Cizio. Prende il s... more Lo stoicismo è una corrente filosofica fondata intorno al 300 a.C da Zenone di Cizio. Prende il suo nome dal portico dipinto in cui Zenone impartiva le sue lezioni. Gli stoici sostennero le virtù dell'autocontrollo e del distacco dalle cose terrene. Nell'ideale stoico è il dominio delle passioni, o apatia a permettere allo spirito di raggiungere la saggezza, riuscire è un compito individuale che scaturisce dalla capacità del saggio di disfarsi delle idee e dei condizionamenti che la società gli ha impresso. Zenone ebbe come maestro, tra molti altri, in cinico Cratete e ciò fa si che l'orientamento generale dello stoicismo si presenti come una continuazione e un completamento della dottrina cinica. Gli stoici, come i cinici, cercano la felicità per mezzo della virtù, ma a differenza dei cinici, sostengono che per raggiungere felicità e virtù sia necessaria la scienza. La scienza coincide con la virtù per cui le divisioni della scienza sono le divisioni della virtù. La virtù coincide anche con il concetto di filosofia, il cui scopo è quello di raggiungere la sapienza attraverso l'esercizio della virtù. Le virtù si dividono in Naturale, Morale e Razionale , e quindi coincidono con la filosofia la quale si divide in Fisica, Logia ed Etica.
Il racconto " Quelli che si allontanano da Omelas " contiene in sé verità difficili da accettare ... more Il racconto " Quelli che si allontanano da Omelas " contiene in sé verità difficili da accettare che spesso tendiamo egoisticamente a nascondere, accantonare, reprimere in un qualche angolo della coscienza, pur essendo assolutamente consapevoli della loro esistenza. Sono proprio queste caratteristiche a creare in noi un sentimento di indecisione e di rimorso e che ci aiutano poi a riflettere su determinate situazioni riportando alla luce quelle verità scomode. Il brano si apre con la descrizione della città perfetta che come poi sottolinea l'autrice stentiamo a ritenere reale. Dal carattere inquietante, questa città rappresenta un' utopia, una società ideale apparentemente senza macchia. Il concetto di narrativa utopistica è già presente negli scritti di diversi autori del rinascimento, anche se l'esempio che più richiama all'attenzione è lo stato ideale platonico nel quale i favoritismi, i vizi e la società sono impeccabili, modello contro il quale si schiererà Aristotele ritendendo che appunto si tratti di uno stato puramente ideale impossibile da realizzare. Dopo la descrizione di questo inquietante paese della favole, l'autrice ci parla di un bambino costretto a vivere in un ambiente angusto, privo di cure e in solitudine, condizioni che lo fanno soffrire e che sono a conoscenza di tutti gli abitanti di Omelas. La liberazione del piccolo comporta la perdita della gioia e della bellezza di Omelas e nonostante qualche giovane che, conoscendo la situazione, sta male per questo bambino, nessuno lo ha liberato o ha fatto qualcosa per aiutarlo. Il paragone che subito viene in mente è quello del menefreghismo dell'Occidente e dei paesi sviluppati nei confronti dei più disagiati popoli dell'Africa e dell'Oriente, ma vi sono altri svariati esempi nel mondo di oggi. Il fatto che nel racconto qualche abitante si preoccupi delle condizioni del bambino stando male o addirittura allontanandosi dalla città " surreale" rappresenta coloro che nella realtà sono sensibili a certe situazioni ma che alla resa dei conti preferiscono lasciar perdere o allontanarsi spinti dal rimorso. La città surreale delle favole non ci appare più così estranea, riconosciamo tratti drammatici della società quotidiana e le condizioni di quel bambino che non conosciamo, ora siamo in grado di associarle alle verità represse che ci fanno star male ma che paradossalmente in fondo non ci toccano. Penso sia proprio il fatto che ciò sia perfettamente conosciuto e il fatto che non ci tocchi a provocare in noi il rimorso. Chi di noi con i fatti riuscirebbe a liberare quel bambino? A fare i moralisti riusciamo tutti ma chi veramente si sentirà toccato da quel rimorso? A questo proposito ricordo la teoria psicoanalitica di Freud, in particolare il " modello dell' iceberg " dove troviamo in superficie , nella coscienza, ciò che viene accettato e sott'acqua, inconscio, ciò che non siamo in grado di accettare che però prima o poi premerà per uscire. Come dare torto a Hobbes e alla sua convinzione che l'uomo sia per natura egoista? "Quelli che lasciano Omelas " è un invito a riflettere sui paradossi del mondo e sull'indifferenza umana che permetterà a chiunque legga il brano in questione di riporlo in quell'angolo di coscienza che è ormai colmo.
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