Books by Dario Internullo
La Roma del XII secolo profuma di novità. Dopo esser stati a lungo governati dai papi, i romani d... more La Roma del XII secolo profuma di novità. Dopo esser stati a lungo governati dai papi, i romani danno vita a una struttura politica inedita, laica e inclusiva dal punto di vista sociale. È la nascita del comune, chiamato con il nome altisonante di «Senato» e associato al «popolo» di Roma attraverso il recupero dell’antica sigla S.P.Q.R.: Senatus PopulusQue Romanus.
Gli storici si sono confrontati a lungo con questa vicenda ma, privilegiandone gli aspetti sociali, hanno finora lasciato sullo sfondo i fondamenti intellettuali del nuovo sistema politico, ricco di tradizioni e riferimenti colti.
Ribaltando la prospettiva e allargando lo sguardo ai secoli XI e XII, il libro pone quel problema al centro del discorso, portando alla luce i testi, i contesti, i personaggi dotti e le dinamiche che hanno reso possibile quel cambiamento.
Roma nel Rinascimento (inedita 94, saggi), 2021
http://www.viella.it/libro/9788867285693
Un antico pregiudizio incombe sulla vita culturale di Ro... more http://www.viella.it/libro/9788867285693
Un antico pregiudizio incombe sulla vita culturale di Roma nel Trecento. Abbandonata dai papi, in questo periodo stabili ad Avignone, la città è considerata dai più come un luogo decadente, privo di fermento; a volte come una sorta di centro minore rimasto ai margini delle più rinomate Firenze e Padova, culle dell’Umanesimo, altre volte persino come un deserto, rinverdito dai due soli nomi di Francesco Petrarca e Cola di Rienzo.
Ripartendo dalle fonti coeve e dialogando con la storiografia più recente, questo libro si propone di restituire all’Urbe la vivacità culturale che le apparteneva, portando alla luce gli eventi, i gruppi, gli individui, i libri, le letture e le scritture che andavano a comporre un panorama complesso, variegato e in fondo non così distante da quello dei più noti centri di cultura dell’Italia comunale e signorile.
Papers by Dario Internullo
The main objective of the article is to re-read and re-contextualise P.Ital. 3, a particularly co... more The main objective of the article is to re-read and re-contextualise P.Ital. 3, a particularly controversial papyrus document that has long been included in the debates on the economic changes between Late Antiquity and the Early Middle Ages: it would attest to a manorial system («sistema curtense») in the Padua countryside as early as the sixth century. A new overall interpretation of the document, based on papyrological, topographical and historical-patrimonial analysis, can thus clarify some of the problematic points it has so far raised in the historiographical debate.
Il lavoro ha come principale obiettivo quello di rileggere e ricontestualizzare P.Ital. 3, un documento di papiro particolarmente discusso nella storiografia sull’economia fondiaria a cavallo tra tarda antichità e alto medioevo, dato che attesterebbe già nel VI secolo sistemi curtensi nella campagna di Padova. Una nuova interpretazione complessiva del pezzo, basata su un’analisi papirologica, topografica e storico-patrimoniale, riesce così a rischiarare alcuni punti problematici che esso ha finora comportato nel dibattito storiografico.
Il cosiddetto «polittico» o «breve» di Tivoli, datato all’anno 945 d.C., è stato da sempre consid... more Il cosiddetto «polittico» o «breve» di Tivoli, datato all’anno 945 d.C., è stato da sempre considerato un documento anomalo rispetto ai più noti inventari di terre, coloni e redditi – altrimenti noti come polittici – giunti fino a noi dall’Italia dei secoli VIII-X. Non è un caso: il polittico di Tivoli, a quanto pare unico documento di tal genere nell’Italia di tradizione bizantina, fa riferimento a enfiteuti di alto livello sociale, piuttosto che a coloni; risulta inoltre frutto di una stratificazione complessa, che per alcuni elementi rimanda ai secoli VIII e IX; il suo contesto di redazione, infine, presenta ancora molti coni d’ombra. Sulla base di una rilettura analitica, il saggio si propone di gettare nuova luce proprio su quel contesto, qui individuato nella corte papale dei secoli IX e primo X, e sul valore che esso può assumere nella più ampia storia dei patrimoni fondiari, specialmente quelli pubblici, del Lazio medievale.
This contribution aims to offer a picture of the "exceptores" and their transformations between L... more This contribution aims to offer a picture of the "exceptores" and their transformations between Late Antiquity and the early Middle Ages (fifth-eighth centuries). After some general considerations concerning not only Italy, but also Gaul and Egypt, the discussion focuses then on Ravenna. The core of the investigation consists of a complete re-examination of the so-called 'Ravenna papyri". Such documents – and the "editiones gestorum" in particular – are here used to illustrate social profiles, institutional links as well as cultural and professional skills of the "exceptores". From there, the article tries at the end to reflect on the possible contribution that the documentary practices of the "exceptores" can offer to a better understanding of the "Collectio Avellana".
"Il papiro, la pergamena e le origini della memoria archivistica dell’Europa occidentale (secoli VI-XI)", in "Segni, sogni, materie e scrittura dall’Egitto tardoantico all’Europa carolingia", a c. di A. Ghignoli, M. Boccuzzi, A. Monte, N. Sietis, Roma 2023, pp. 119-162 Dall'introduzione al volume: "Il papiro continua ad essere protagonista, ma questa volta come mat... more Dall'introduzione al volume: "Il papiro continua ad essere protagonista, ma questa volta come materiale scrittorio e come supporto per la scrittura di documenti in Occidente, nel saggio di Dario Internullo Il papiro, la pergamena e le origini della memoria archivistica dell’Europa occidentale (secoli VI-XI). In questo lavoro Internullo torna a riflettere su un tema che era già stato oggetto di un suo articolo apparso in lingua francese nel 2019 sulla rivista «Annales. Histoire, Sciences Sociales». Perfezionando in questa sede dettagli sulle fonti, angolazioni di prospettiva e argomentazioni, lo studioso tenta di rappresentare e spiegare il passaggio dal papiro alla pergamena nelle pratiche documentarie dell’Occidente post romano, attraverso una geografia ragionata su base storico-critica delle evidenze documentarie e delle testimonianze indirette. Tale transizione, che si compie sostanzialmente tra i secoli VIII e IX ma in tempi diversi a seconda delle regioni, ha determinato il panorama della tradizione documentaria occidentale su cui possono lavorare gli storici; in altre parole, ha fortemente condizionato il complesso delle fonti documentarie a loro disposizione. Queste fonti sono esclusivamente trasmesse, per altro, all’interno di complessi documentari conservati negli archivi di enti ecclesiastici". altomedievali, che con l’abbandono della fragile materia scrittoria papiracea appaiono acquisire una certa stabilità, che Internullo propone di leggere come sintomo della contrazione economica conosciuta nell’alto medioevo dall’antica parte occidentale del tardo stato romano".
This paper is based on a number of reuses of Cassiodorus' Variae that have been found in notarial... more This paper is based on a number of reuses of Cassiodorus' Variae that have been found in notarial documents written in Rome and Lazio between the tenth and eleventh century. Given that the manuscript tradition of the Variae becomes visible only from the twelfth-thirteenth centuries onwards, these reuses are a good starting point to reflect on a specific question: what were the practical and contingent motivations that, in Lazio, stimulated the intellectual elites to research and reuse the Variae? By following an alternative path to that of the manuscript evidence, it is thus possible better to identify the contexts of preservation, circulation, and practical use of the Variae underlying the more evident late medieval revival.
Il saggio affronta in via preliminare i possibili nessi tra la cosiddetta «congiuntura del Trecen... more Il saggio affronta in via preliminare i possibili nessi tra la cosiddetta «congiuntura del Trecento» (1280-1340) e la produzione scritta degli intellettuali vissuti nel medesimo periodo a partire da un confronto tra due personaggi, il pavese Opicino de Canistris e il romano Giovanni Cerroni.
Il saggio raccoglie, descrive e interpreta le spie di lettura delle opere dantesche da parte dei ... more Il saggio raccoglie, descrive e interpreta le spie di lettura delle opere dantesche da parte dei romani vissuti nel Trecento e nel primo Quattrocento.
L'articolo illustra e discute un reimpiego delle Variae di Cassiodoro rilevato in un documento ro... more L'articolo illustra e discute un reimpiego delle Variae di Cassiodoro rilevato in un documento romano tramandato dal cartulario dell'abbazia di Farfa (Lazio). Datato al 1012 e fortemente legato agli uffici giudiziari del prefetto urbano di Roma, esso consente di aggiungere un nuovo tassello alla storia delle Variae nel medioevo.
This article illustrates and discusses a reuse of Cassiodorus' Variae in a document preserved in the cartulary of Farfa abbey (Lazio). The document is dated to 1012 and is strongly linked to the judicial offices of the urban prefect of Rome; it therefore adds a new chapter to the history of Variae during the Middle Ages.
The article aims at reflecting on the cultural references of papal documentary production at the ... more The article aims at reflecting on the cultural references of papal documentary production at the time of Paschal I, more in general during the eighth and ninth centuries, starting from sources hitherto scarcely exploited by historians: the original documents written on papyrus. The analysis of materials, structures, contents, and writers allows not only to better understand some writing practices at the basis of the Liber Pontificalis, but also to grasp more clearly the Mediterranean horizon within which documents and writers operated. It was in a context of intense exchanges between East and West – especially in the seventh century but also during the eighth and ninth centuries – that papal officers and scriniarii in particular acquired their cultural physiognomy: this is well demonstrated by the formation of the so-called "curial writing", part of a wider Mediterranean cultural koinè. The pontificate of Paschal I fits well within such frame: without putting aside the relationships with Carolingian rulers, both administrative structures and religious affairs mantained contact with the East.
The article aims to illustrate some recent works concerning the use of graphic signs and symbols ... more The article aims to illustrate some recent works concerning the use of graphic signs and symbols in the visual and written cultures of Late Antiquity and the early Middle Ages. It intends to highlight the methodological and historiographic contributions as well as the new sources brought to the attention of scholars by Ildar Garipzanov and Antonella Ghignoli. Garipzanov has identified a new theoretical framework, graphicacy, with which Christian graphic signs and symbols can be interpreted. Ghignoli has managed to develop a new methodology capable of framing, classifying and observing in the long term a phenomenon so far totally neglected in the studies: the use of graphic religious and identity symbols in pragmatic writings of post-Roman kingdoms between the fifth and eighth centuries.
Basato su uno scavo archivistico dei fondi di Subiaco, il lavoro ripercorre la storia della famig... more Basato su uno scavo archivistico dei fondi di Subiaco, il lavoro ripercorre la storia della famiglia di papa Alessandro IV (1254-1261) dai suoi capostipiti nel secolo XI fino agli inizi del Trecento, ponendo il focus sugli aspetti sociali e culturali. In seconda battuta si sofferma su Jenne, riflettendo in particolare sui rapporti che legano il castello e i suoi abitanti da una parte ai monasteri di Subiaco, dall'altra alla famiglia del papa.
This article seeks to reconstruct the transition from papyrus to parchment in the documentary pra... more This article seeks to reconstruct the transition from papyrus to parchment in the documentary practices ofWestern Europe, in order to better understand the documentary lacunae of the early Middle Ages and the distortions of perspective caused by the configuration of the sources. After an attempt to identify where the papyrus used in Europe was produced, the study proposes a geographical outline of the documentary uses of papyrus and parchment from the sixth to the eleventh century. Based on a comparison of the two types of data, together with a qualitative and quantitative analysis, it suggests some interpretations of the phenomenon that pay particular attention to economic exchanges throughout the Mediterranean and the relations between Western kingdoms, the Islamic world, and Byzantium during this
period. Given the fragility of papyrus compared to parchment, the transition from one material to the other—which largely took place in the eighth and ninth centuries—resulted in increasingly stable archives. For the same reason, the appearance of a parchment archive in a specific area should not be considered a priori a sign of economic and cultural growth; to the contrary, it is often a result of economic restriction.
This article aims at providing a new interpretation of the earliest «Mirabilia urbis Romae». Alth... more This article aims at providing a new interpretation of the earliest «Mirabilia urbis Romae». Although many scholars considered them as guides for pilgrims who went to visit the city, the Mirabilia actually show a different raison d’être:
when observed through a consistent viewpoint, taking into account both the manuscript tradition and the specific political, legal and cultural context, they appear to be official censuses, promoted by public institutions of Rome (first the papacy, then the commune), of the monumental unity intimately linked to the expression of political power, known in Late Antiquity as «ornatus» (ornament) and in the Middle Ages as «decus» (decorum).
The article reflects on the relationship between school, religion, and propaganda in the late Mid... more The article reflects on the relationship between school, religion, and propaganda in the late Middle Ages through the analysis of a textbook produced for a Roman school during the years 1330-1340 ca. An attempt to understand the functioning of the school, as well as to detect the social identity of teachers and students, is proposed first. An illustration of the religious aspects of the education follows. Then, some reflections on the political colour of the model-letters (dictamina) to be studied in the school are provided. A final section brings the discussion to a more general level, considering the school as a tool for social discipline. The appendix offers a synopsis of all the model-letters, and the edition of five letters concerning recommendation mechanisms.
The article proposes a general reconstruction of the libraries, the books, and the readers in Rom... more The article proposes a general reconstruction of the libraries, the books, and the readers in Rome between ca. 1300 and 1500.
The article discusses the impact of the Great Schism (1378-1417) on the cultural activity of Roma... more The article discusses the impact of the Great Schism (1378-1417) on the cultural activity of Roman noble families, through a study of the Orsini family between ca. 1350 and 1435.
L'articolo individua e ricostruisce, per la prima volta nella storiografia, il processo genetico ... more L'articolo individua e ricostruisce, per la prima volta nella storiografia, il processo genetico che ha portato il comune di Roma a dotarsi, nel XII secolo, di un proprio sistema di regole scritte
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Books by Dario Internullo
Gli storici si sono confrontati a lungo con questa vicenda ma, privilegiandone gli aspetti sociali, hanno finora lasciato sullo sfondo i fondamenti intellettuali del nuovo sistema politico, ricco di tradizioni e riferimenti colti.
Ribaltando la prospettiva e allargando lo sguardo ai secoli XI e XII, il libro pone quel problema al centro del discorso, portando alla luce i testi, i contesti, i personaggi dotti e le dinamiche che hanno reso possibile quel cambiamento.
Un antico pregiudizio incombe sulla vita culturale di Roma nel Trecento. Abbandonata dai papi, in questo periodo stabili ad Avignone, la città è considerata dai più come un luogo decadente, privo di fermento; a volte come una sorta di centro minore rimasto ai margini delle più rinomate Firenze e Padova, culle dell’Umanesimo, altre volte persino come un deserto, rinverdito dai due soli nomi di Francesco Petrarca e Cola di Rienzo.
Ripartendo dalle fonti coeve e dialogando con la storiografia più recente, questo libro si propone di restituire all’Urbe la vivacità culturale che le apparteneva, portando alla luce gli eventi, i gruppi, gli individui, i libri, le letture e le scritture che andavano a comporre un panorama complesso, variegato e in fondo non così distante da quello dei più noti centri di cultura dell’Italia comunale e signorile.
Papers by Dario Internullo
Il lavoro ha come principale obiettivo quello di rileggere e ricontestualizzare P.Ital. 3, un documento di papiro particolarmente discusso nella storiografia sull’economia fondiaria a cavallo tra tarda antichità e alto medioevo, dato che attesterebbe già nel VI secolo sistemi curtensi nella campagna di Padova. Una nuova interpretazione complessiva del pezzo, basata su un’analisi papirologica, topografica e storico-patrimoniale, riesce così a rischiarare alcuni punti problematici che esso ha finora comportato nel dibattito storiografico.
This article illustrates and discusses a reuse of Cassiodorus' Variae in a document preserved in the cartulary of Farfa abbey (Lazio). The document is dated to 1012 and is strongly linked to the judicial offices of the urban prefect of Rome; it therefore adds a new chapter to the history of Variae during the Middle Ages.
period. Given the fragility of papyrus compared to parchment, the transition from one material to the other—which largely took place in the eighth and ninth centuries—resulted in increasingly stable archives. For the same reason, the appearance of a parchment archive in a specific area should not be considered a priori a sign of economic and cultural growth; to the contrary, it is often a result of economic restriction.
when observed through a consistent viewpoint, taking into account both the manuscript tradition and the specific political, legal and cultural context, they appear to be official censuses, promoted by public institutions of Rome (first the papacy, then the commune), of the monumental unity intimately linked to the expression of political power, known in Late Antiquity as «ornatus» (ornament) and in the Middle Ages as «decus» (decorum).
Gli storici si sono confrontati a lungo con questa vicenda ma, privilegiandone gli aspetti sociali, hanno finora lasciato sullo sfondo i fondamenti intellettuali del nuovo sistema politico, ricco di tradizioni e riferimenti colti.
Ribaltando la prospettiva e allargando lo sguardo ai secoli XI e XII, il libro pone quel problema al centro del discorso, portando alla luce i testi, i contesti, i personaggi dotti e le dinamiche che hanno reso possibile quel cambiamento.
Un antico pregiudizio incombe sulla vita culturale di Roma nel Trecento. Abbandonata dai papi, in questo periodo stabili ad Avignone, la città è considerata dai più come un luogo decadente, privo di fermento; a volte come una sorta di centro minore rimasto ai margini delle più rinomate Firenze e Padova, culle dell’Umanesimo, altre volte persino come un deserto, rinverdito dai due soli nomi di Francesco Petrarca e Cola di Rienzo.
Ripartendo dalle fonti coeve e dialogando con la storiografia più recente, questo libro si propone di restituire all’Urbe la vivacità culturale che le apparteneva, portando alla luce gli eventi, i gruppi, gli individui, i libri, le letture e le scritture che andavano a comporre un panorama complesso, variegato e in fondo non così distante da quello dei più noti centri di cultura dell’Italia comunale e signorile.
Il lavoro ha come principale obiettivo quello di rileggere e ricontestualizzare P.Ital. 3, un documento di papiro particolarmente discusso nella storiografia sull’economia fondiaria a cavallo tra tarda antichità e alto medioevo, dato che attesterebbe già nel VI secolo sistemi curtensi nella campagna di Padova. Una nuova interpretazione complessiva del pezzo, basata su un’analisi papirologica, topografica e storico-patrimoniale, riesce così a rischiarare alcuni punti problematici che esso ha finora comportato nel dibattito storiografico.
This article illustrates and discusses a reuse of Cassiodorus' Variae in a document preserved in the cartulary of Farfa abbey (Lazio). The document is dated to 1012 and is strongly linked to the judicial offices of the urban prefect of Rome; it therefore adds a new chapter to the history of Variae during the Middle Ages.
period. Given the fragility of papyrus compared to parchment, the transition from one material to the other—which largely took place in the eighth and ninth centuries—resulted in increasingly stable archives. For the same reason, the appearance of a parchment archive in a specific area should not be considered a priori a sign of economic and cultural growth; to the contrary, it is often a result of economic restriction.
when observed through a consistent viewpoint, taking into account both the manuscript tradition and the specific political, legal and cultural context, they appear to be official censuses, promoted by public institutions of Rome (first the papacy, then the commune), of the monumental unity intimately linked to the expression of political power, known in Late Antiquity as «ornatus» (ornament) and in the Middle Ages as «decus» (decorum).
El ensayo se propone ilustrar un perfil histórico y cultural de Roma entre los siglos XII y XIII, con particular atención a la relación entre la sociedad y la producción escrita documentaria y libraria. En la primera parte, más en general, vienen ilustrados en primer lugar los lugares de producción y conservación de las escrituras; después los princi-pales actores en el campo de la escritura, tanto seglares como eclesiásticos, y sus recorridos o itinerarios de formación; finalmente se citan algunos procesos culturales del período como la "goticización" de la cultura escrita, la homogeneización del lenguaje político de las cancillerías, la racionalización de las escrituras contables. En la segunda parte, del focus particular, vienen ilustradas algunas prácticas culturales ligadas al nuevo polo laico de Roma, el municipio o Senado: después de una reflexión sobre los escritos epistolares, con particular atención a sus modelos de escritura-un faro para captar y detectar los instrumentos profesionales y los libros conservados en el palacio capitolino-el discurso o razonamiento se detiene sobre la figura de Cencio cancellarius, responsable de diversas ordenaciones o encargos artísticos y culturales en Roma. Confundido incluso a veces por la historiografía con Cencio camerarius después Honorio III, se trata en realidad de un "otro Cencio", canciller del municipio perteneciente a una familia de juristas y notarios que se configuran en torno al municipio entre los siglos XII y XIII.
etween 1080, when the first texts of this genre begin to spread in the city of Pisa, and 1250, when the entire region appeared to be pervaded by a new language shared by a large part of local intellectual elites. This is historical research in the fullest sense of the term: a study of a phenomenon, that of historiography in Tuscany, in its various social, cultural, and above all political aspects.
Circolo Medievistico Romano - presso Institut français Centre Saint Louis, Largo G. Toniolo, 20-22.