Papers by Giuseppe Angelone
Appuntamento con la morte. L’ultimo viaggio tra macerie, bambini e “paisà”, in «Annuario dell'Associazione Storica del Medio Volturno», n. s., n. 6, 2017
Le ultime tre settimane di vita del fotografo Max Levi Osborne, membro della 163rd Signal Photo C... more Le ultime tre settimane di vita del fotografo Max Levi Osborne, membro della 163rd Signal Photo Company americana, caduto per fuoco amico nell'alto casertano il 7 novembre 1943.
Ethnogonica. Saggi di confine fra Antropologia e Archeologia (a cura di A. Panarello e F. Miraglia), 2017
Nell'articolo si discute, in particolare, dell'abbattimento del ponte romano sul Volturno a Capua... more Nell'articolo si discute, in particolare, dell'abbattimento del ponte romano sul Volturno a Capua nell'autunno 1943, ribaltando le tesi avanzate in passato sulle responsabilità dell'azione. L'articolo è corredato da fotografie e documenti in gran parte inediti o di difficile reperibilità.
Obiettivi sulla Storia. Studi sulle Fonti audiovisive, n. 2, 2024
Il generale Mark W. Clark, comandante della Quinta Armata americana, era un uomo molto ambizioso.... more Il generale Mark W. Clark, comandante della Quinta Armata americana, era un uomo molto ambizioso.
Indubbiamente, fu uno dei generali più ‘mediatici’ della seconda guerra mondiale, grazie al lavoro svolto, soprattutto, da fotografi e cineoperatori, che documentavano quotidianamente tutte le sue attività.
Per alcuni mesi, Napoli, Caserta e Roma furono il suo “regno”.
Obiettivi sulla Storia. Studi sulle Fonti audiovisive, n. 1, 2024
Il pesante bombardamento dell’abbazia di Montecassino del 15 febbraio 1944 rappresenta, certament... more Il pesante bombardamento dell’abbazia di Montecassino del 15 febbraio 1944 rappresenta, certamente, uno degli eventi più drammatici e “spettacolari” di tutto il secondo conflitto mondiale, tanto da essere documentato con le cineprese da una decina di punti di osservazione diversi.
Lo studio preliminare intende far chiarezza sulla paternità di una parte della documentazione audiovisiva realizzata in presa diretta nel corso degli attacchi portati sull’antico cenobio benedettino.
a cura di GENNARO FARINARO Archeologia, Architettura, Arte e Storia nell'areale del Roccamonfina ... more a cura di GENNARO FARINARO Archeologia, Architettura, Arte e Storia nell'areale del Roccamonfina e nel suo intorno territoriale ARMANDO CARAMANICA EDITORE ARMANDO CARAMANICA EDITORE Via Appia, 762 -04028 Marina di Minturno (LT) -Tel./Fax 0771680838 ISBN 978-88-7425-223-7 I Edizione: Marzo 2017. © 2017 -Gennaro Farinaro, Adolfo Panarello, Giuseppe Angelone
a cura di GENNARO FARINARO Archeologia, Architettura, Arte e Storia nell'areale del Roccamonfina ... more a cura di GENNARO FARINARO Archeologia, Architettura, Arte e Storia nell'areale del Roccamonfina e nel suo intorno territoriale ARMANDO CARAMANICA EDITORE ARMANDO CARAMANICA EDITORE Via Appia, 762 -04028 Marina di Minturno (LT) -Tel./Fax 0771680838 ISBN 978-88-7425-223-7
a cura di GENNARO FARINARO Archeologia, Architettura, Arte e Storia nell'areale del Roccamonfina ... more a cura di GENNARO FARINARO Archeologia, Architettura, Arte e Storia nell'areale del Roccamonfina e nel suo intorno territoriale ARMANDO CARAMANICA EDITORE ARMANDO CARAMANICA EDITORE Via Appia, 762 -04028 Marina di Minturno (LT) -Tel./Fax 0771680838 ISBN 978-88-7425-223-7 I Edizione: Marzo 2017. © 2017 -Gennaro Farinaro, Adolfo Panarello, Giuseppe Angelone
in "Leggere il tempo negli spazi", a cura di F. Soverina, "Meridione", fascc. 2-3, 2015, pp. 93-116
in «Annuario dell’Associazione Storica del Medio Volturno», n.s., n. 3, 2014, pp. 11-22, ISSN 228... more in «Annuario dell’Associazione Storica del Medio Volturno», n.s., n. 3, 2014, pp. 11-22, ISSN 2281-3535, ISBN 978-88-98209-05-7
Il ricordo della Seconda Guerra Mondiale in Campania è stato a lungo ingiustamente legato solo ad... more Il ricordo della Seconda Guerra Mondiale in Campania è stato a lungo ingiustamente legato solo ad alcuni episodi famosi come 1o sbarco della Quinta Armata alleata a Salerno, le Quattro Giornate di Napoli, la distruzione dell'Abbazia di Montecassino. In particolare sono state trascurate le dolorose vicende della provincia di Caserta, dimenticando i tanti caduti tra i militari casertani impegnati in prima linea, le migliaia di uomini, donne e bambini rimaste vittime dei bombardamenti dell'aviazione americana, la politica del terrore instaurata dai tedeschi dopo l'8 settembre con continue razzie e devastazioni, con migliaia di uomini deportati in Germania, con rappresaglie e stragi che provocarono la morte di centinaia di civilil.
Noi non chiederemo all'Italia che un pezzo di terra, quello necessario a seppellire i nostri morti.
Tutti i diritti riservati. La riproduzione di questo libro o di parte di esso e la sua diffusione... more Tutti i diritti riservati. La riproduzione di questo libro o di parte di esso e la sua diffusione in qualsiasi forma e con qualsiasi mezzo sono proibite senza il consenso scritto dell'Editore.
Books by Giuseppe Angelone
Comunità Montana *Monte S. Croce*, 1999
Uno dei problemi fondamentali per la ricostruzione delle vicende storiche del patrimonio architet... more Uno dei problemi fondamentali per la ricostruzione delle vicende storiche del patrimonio architettonico religioso nel territorio dell’antica Diocesi di Teano è costituito dalla scarsezza di fonti documentarie. L’Archivio diocesano, infatti, si presenta estremamente lacunoso, anche a seguito delle perdite subite nel corso della seconda guerra mondiale; né sorte migliore è toccata agli archivi parrocchiali, che non possiedono, nella maggior parte dei casi, un patrimonio documentario in grado di restituire una visione diacronica della evoluzione morfologica degli edifici ecclesiastici. Nei rari casi in cui tale documentazione è presente, ancora non risultano condotti studi approfonditi in grado di restituirne la consistenza e il significato.
Alla fonte indiretta - il documento di archivio - si relaziona la fonte diretta, ovvero il manufatto nella sua consistenza materiale, che costituisce un palinsesto di stratificazioni, aggiunte e menomazioni ancora leggibili su gran parte del patrimonio architettonico religioso.
L’intreccio tra l’analisi diretta del manufatto e lo studio delle fonti archivistiche, iconografiche e bibliografiche consente, con buona approssimazione, di chiarire alcuni nodi significativi della storia di un edificio con una metodologia scientificamente valida e rigorosa.
Questa premessa appare significativa per introdurre l’oggetto di questo contributo - la ricostruzione di parte delle vicende storiche della chiesa di Sant’Eraclio - e chiarirne gli intenti.
La chiesa sorge nel centro storico di Pietravairano, all’estremità orientale della piazza Cesare Battisti, slargo anticamente denominato di “Sant’Andrea”, al quale si accedeva attraversando l’omonima porta, una delle sei che consentivano l’ingresso nel Castrum Petrae. Benché dal punto di vista architettonico non presenti valenze tali da essere ritenuto un unicum sul territorio, l’edificio appare interessante per le relazioni che si possono individuare tra la lettura delle sue componenti materiali e i riscontri documentari, consentendo di definire un’evoluzione dell’edificio nel tempo. Lo studio delle fonti, infatti, condotto tra l’Archivio parrocchiale, l’Archivio Segreto Vaticano e gli Archivi di Stato di Napoli e di Caserta, ha permesso di riscontrare le ipotesi evolutive formulate analizzando gli elementi formali, i materiali e le tecniche costruttive presenti nell’edificio. In tal senso, questo contributo conferma la validità di una metodologia di indagine interdisciplinare che consente differenti livelli di conoscenza del manufatto, sicché l’analisi materica si confronta con la filologia, la storia dell’edificio con quella del paese più in generale.
Il quadro che emerge da tale lavoro potrebbe sembrare riduttivo: semplicemente la ricostruzione di alcune vicende della storia dell’edificio. Ma in quel semplicemente si celano le basi per una rilettura delle testimonianze storiche ed artistiche sul nostro territorio in grado di consentire un avanzamento della ricerca in campo storiografico. Questo contributo, pertanto, non vuole afferire alla storia locale – se per essa si intende un filone di ricerca indirizzato, tutto sommato, alla esaltazione di vicende territoriali – ma può costituire un tassello di un quadro più ampio per rileggere la storia dell’arte, dell’architettura in particolare, di quest’area in relazione alle principali correnti di cultura sviluppatesi nel corso dei secoli. Un compito, quest’ultimo, che il saggio volutamente non svolge in quanto necessiterebbe una differente prospettiva di approccio all’indagine. Resta inteso, naturalmente, che quanto si espone è frutto dell’applicazione di una metodologia scientificamente valida, i cui risultati potranno essere emendati o confutati, consentendo un avanzamento della ricerca.
Infine, è da sottolineare che la ricostruzione delle vicende storiche non è fine a se stessa. Essa, piuttosto, pone le premesse per una maggiore consapevolezza delle peculiarità del patrimonio culturale all’attualità in vista dell’individuazione di più avveduti indirizzi per una futura azione conservativa.
Just West of Pompeii. Il sito archeologico e i bombardamenti dell'estate 1943, 2020
Air bombardments always have an ambiguous, contradictory character, the evaluation of which depen... more Air bombardments always have an ambiguous, contradictory character, the evaluation of which depends on the perspective from which they are observed. Those who experience those moments from below try to attribute meaning to the facts, settling the rapid phases in their memory - why that foray? why those bombs? - and looking for plausible reasons for events otherwise difficult to understand. It thus happens that the damage suffered by the ancient city of Pompeii due to the air raids of the allied forces in the late summer of 1943, were experienced with the belief that the archaeological site has become a military target due to the alleged presence of German troops. Between the end of August and September 1943, no less than 5,200 bombs weighing 830 tons were dropped in an area of just over 4 square kilometers - including the 66 hectares of the ancient city. Of these, at least 1700 are 500-pound bombs and as many 100-pound bombs; but no fewer than 22 4,000-pound blockbusters, known for their ability to raze entire blocks, are also documented. In addition, over 600 tons of bombs hit the area in just three days, from 13 to 15 September, with raids that in the last two days each led to the unloading of nearly 200 tons of bombs on the ground. To have a term of comparison, just consider that the weight of the bombs dropped on February 15, 1944 on the abbey of Montecassino is just over 470 tons! Yet, on the basis of the unpublished documentation consulted, today it appears difficult to support the hypothesis of a deliberate choice by the Allies to bomb the archaeological site. Rather, ancient Pompeii remains a material victim of the collateral effects of air raids, due to its proximity to important road and railway junctions east of Torre Annunziata, a port town south of Naples. More than seventy years after those tragic events, this volume reconstructs what happened at the archaeological site in that late summer of 1943. Ancient Pompeii is a cultural shield for the German troops, who quartered around it careless - or even conscious ! - the risk it runs in this way; but it is also a conscious collateral damage for the Allies, actors in a struggle in which military decisions are paramount over attention to what a little more than twenty years later will be defined as "cultural assets". In this ambiguous condition, cultural heritage pays a very high price for the damage inflicted on one of the most important archaeological remains in the world.
I bombardamenti aerei hanno sempre un carattere ambiguo, contradditorio, la cui valutazione dipende dalla prospettiva dalla quale si osservano. Chi vive quei momenti dal basso cerca di attribuire un significato ai fatti, sedimentandone le rapide fasi nella memoria - perché quell’incursione? perché quelle bombe? - e cercando motivazioni plausibili per eventi altrimenti difficili da comprendere. Accade così che i danni subiti dall’antica città di Pompei a causa delle incursioni aeree delle forze alleate nella tarda estate del 1943, sono vissuti con la convinzione che il sito archeologico sia diventato un obiettivo militare per la presunta presenza di truppe tedesche. Tra la fine di agosto e quella di settembre del 1943, in un’area estesa poco più di 4 chilometri quadrati - inclusi i 66 ettari della città antica - vengono sganciate non meno di 5200 bombe per 830 tonnellate di peso. Di queste, almeno 1700 sono bombe da 500 libbre e altrettante da 100 libbre; ma sono documentate anche non meno di 22 blockbuster da 4000 libbre, note per la capacità di radere al suolo interi isolati. Inoltre, oltre 600 tonnellate di ordigni investono l’area in soli tre giorni, dal 13 al 15 settembre, con incursioni che negli ultimi due giorni portano, ognuna, a scaricare a terra quasi 200 tonnellate di bombe. Per avere un termine di paragone, basta considerare che il peso degli ordigni sganciati il 15 febbraio 1944 sull’abbazia di Montecassino è di poco superiore alle 470 tonnellate! Eppure, sulla scorta della documentazione inedita consultata, oggi appare difficile sostenere l’ipotesi di una deliberata scelta degli Alleati di bombardare il sito archeologico. Piuttosto, Pompei antica resta vittima materiale degli effetti collaterali delle incursioni aeree, per la sua vicinanza ad importanti nodi stradali e ferroviari ad est di Torre Annunziata, cittadina portuale a sud di Napoli. A distanza di oltre settant’anni da quei tragici eventi, questo volume riscostruisce quanto accaduto al sito archeologico in quella fine d’estate del 1943. Pompei antica è scudo culturale per le truppe tedesche, che si acquartierano intorno ad essa incuranti - o addirittura coscienti! - del rischio che essa in tal modo corre; ma è, anche, un consapevole collateral damage per gli Alleati, attori di una lotta in cui le decisioni militari sono preminenti rispetto all’attenzione per quelli che poco più di venti anni dopo verranno definiti “beni culturali”. In questa ambigua condizione, il patrimonio culturale paga un prezzo altissimo per i danni inferti ad una delle testimonianze archeologiche più importanti al mondo.
Just West of Pompeii. Il sito archeologico e i bombardamenti dell’estate 1943, 2020
Just West of Pompeii. Il sito archeologico e i bombardamenti dell’estate 1943
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Papers by Giuseppe Angelone
Indubbiamente, fu uno dei generali più ‘mediatici’ della seconda guerra mondiale, grazie al lavoro svolto, soprattutto, da fotografi e cineoperatori, che documentavano quotidianamente tutte le sue attività.
Per alcuni mesi, Napoli, Caserta e Roma furono il suo “regno”.
Lo studio preliminare intende far chiarezza sulla paternità di una parte della documentazione audiovisiva realizzata in presa diretta nel corso degli attacchi portati sull’antico cenobio benedettino.
Books by Giuseppe Angelone
Alla fonte indiretta - il documento di archivio - si relaziona la fonte diretta, ovvero il manufatto nella sua consistenza materiale, che costituisce un palinsesto di stratificazioni, aggiunte e menomazioni ancora leggibili su gran parte del patrimonio architettonico religioso.
L’intreccio tra l’analisi diretta del manufatto e lo studio delle fonti archivistiche, iconografiche e bibliografiche consente, con buona approssimazione, di chiarire alcuni nodi significativi della storia di un edificio con una metodologia scientificamente valida e rigorosa.
Questa premessa appare significativa per introdurre l’oggetto di questo contributo - la ricostruzione di parte delle vicende storiche della chiesa di Sant’Eraclio - e chiarirne gli intenti.
La chiesa sorge nel centro storico di Pietravairano, all’estremità orientale della piazza Cesare Battisti, slargo anticamente denominato di “Sant’Andrea”, al quale si accedeva attraversando l’omonima porta, una delle sei che consentivano l’ingresso nel Castrum Petrae. Benché dal punto di vista architettonico non presenti valenze tali da essere ritenuto un unicum sul territorio, l’edificio appare interessante per le relazioni che si possono individuare tra la lettura delle sue componenti materiali e i riscontri documentari, consentendo di definire un’evoluzione dell’edificio nel tempo. Lo studio delle fonti, infatti, condotto tra l’Archivio parrocchiale, l’Archivio Segreto Vaticano e gli Archivi di Stato di Napoli e di Caserta, ha permesso di riscontrare le ipotesi evolutive formulate analizzando gli elementi formali, i materiali e le tecniche costruttive presenti nell’edificio. In tal senso, questo contributo conferma la validità di una metodologia di indagine interdisciplinare che consente differenti livelli di conoscenza del manufatto, sicché l’analisi materica si confronta con la filologia, la storia dell’edificio con quella del paese più in generale.
Il quadro che emerge da tale lavoro potrebbe sembrare riduttivo: semplicemente la ricostruzione di alcune vicende della storia dell’edificio. Ma in quel semplicemente si celano le basi per una rilettura delle testimonianze storiche ed artistiche sul nostro territorio in grado di consentire un avanzamento della ricerca in campo storiografico. Questo contributo, pertanto, non vuole afferire alla storia locale – se per essa si intende un filone di ricerca indirizzato, tutto sommato, alla esaltazione di vicende territoriali – ma può costituire un tassello di un quadro più ampio per rileggere la storia dell’arte, dell’architettura in particolare, di quest’area in relazione alle principali correnti di cultura sviluppatesi nel corso dei secoli. Un compito, quest’ultimo, che il saggio volutamente non svolge in quanto necessiterebbe una differente prospettiva di approccio all’indagine. Resta inteso, naturalmente, che quanto si espone è frutto dell’applicazione di una metodologia scientificamente valida, i cui risultati potranno essere emendati o confutati, consentendo un avanzamento della ricerca.
Infine, è da sottolineare che la ricostruzione delle vicende storiche non è fine a se stessa. Essa, piuttosto, pone le premesse per una maggiore consapevolezza delle peculiarità del patrimonio culturale all’attualità in vista dell’individuazione di più avveduti indirizzi per una futura azione conservativa.
I bombardamenti aerei hanno sempre un carattere ambiguo, contradditorio, la cui valutazione dipende dalla prospettiva dalla quale si osservano. Chi vive quei momenti dal basso cerca di attribuire un significato ai fatti, sedimentandone le rapide fasi nella memoria - perché quell’incursione? perché quelle bombe? - e cercando motivazioni plausibili per eventi altrimenti difficili da comprendere. Accade così che i danni subiti dall’antica città di Pompei a causa delle incursioni aeree delle forze alleate nella tarda estate del 1943, sono vissuti con la convinzione che il sito archeologico sia diventato un obiettivo militare per la presunta presenza di truppe tedesche. Tra la fine di agosto e quella di settembre del 1943, in un’area estesa poco più di 4 chilometri quadrati - inclusi i 66 ettari della città antica - vengono sganciate non meno di 5200 bombe per 830 tonnellate di peso. Di queste, almeno 1700 sono bombe da 500 libbre e altrettante da 100 libbre; ma sono documentate anche non meno di 22 blockbuster da 4000 libbre, note per la capacità di radere al suolo interi isolati. Inoltre, oltre 600 tonnellate di ordigni investono l’area in soli tre giorni, dal 13 al 15 settembre, con incursioni che negli ultimi due giorni portano, ognuna, a scaricare a terra quasi 200 tonnellate di bombe. Per avere un termine di paragone, basta considerare che il peso degli ordigni sganciati il 15 febbraio 1944 sull’abbazia di Montecassino è di poco superiore alle 470 tonnellate! Eppure, sulla scorta della documentazione inedita consultata, oggi appare difficile sostenere l’ipotesi di una deliberata scelta degli Alleati di bombardare il sito archeologico. Piuttosto, Pompei antica resta vittima materiale degli effetti collaterali delle incursioni aeree, per la sua vicinanza ad importanti nodi stradali e ferroviari ad est di Torre Annunziata, cittadina portuale a sud di Napoli. A distanza di oltre settant’anni da quei tragici eventi, questo volume riscostruisce quanto accaduto al sito archeologico in quella fine d’estate del 1943. Pompei antica è scudo culturale per le truppe tedesche, che si acquartierano intorno ad essa incuranti - o addirittura coscienti! - del rischio che essa in tal modo corre; ma è, anche, un consapevole collateral damage per gli Alleati, attori di una lotta in cui le decisioni militari sono preminenti rispetto all’attenzione per quelli che poco più di venti anni dopo verranno definiti “beni culturali”. In questa ambigua condizione, il patrimonio culturale paga un prezzo altissimo per i danni inferti ad una delle testimonianze archeologiche più importanti al mondo.
Indubbiamente, fu uno dei generali più ‘mediatici’ della seconda guerra mondiale, grazie al lavoro svolto, soprattutto, da fotografi e cineoperatori, che documentavano quotidianamente tutte le sue attività.
Per alcuni mesi, Napoli, Caserta e Roma furono il suo “regno”.
Lo studio preliminare intende far chiarezza sulla paternità di una parte della documentazione audiovisiva realizzata in presa diretta nel corso degli attacchi portati sull’antico cenobio benedettino.
Alla fonte indiretta - il documento di archivio - si relaziona la fonte diretta, ovvero il manufatto nella sua consistenza materiale, che costituisce un palinsesto di stratificazioni, aggiunte e menomazioni ancora leggibili su gran parte del patrimonio architettonico religioso.
L’intreccio tra l’analisi diretta del manufatto e lo studio delle fonti archivistiche, iconografiche e bibliografiche consente, con buona approssimazione, di chiarire alcuni nodi significativi della storia di un edificio con una metodologia scientificamente valida e rigorosa.
Questa premessa appare significativa per introdurre l’oggetto di questo contributo - la ricostruzione di parte delle vicende storiche della chiesa di Sant’Eraclio - e chiarirne gli intenti.
La chiesa sorge nel centro storico di Pietravairano, all’estremità orientale della piazza Cesare Battisti, slargo anticamente denominato di “Sant’Andrea”, al quale si accedeva attraversando l’omonima porta, una delle sei che consentivano l’ingresso nel Castrum Petrae. Benché dal punto di vista architettonico non presenti valenze tali da essere ritenuto un unicum sul territorio, l’edificio appare interessante per le relazioni che si possono individuare tra la lettura delle sue componenti materiali e i riscontri documentari, consentendo di definire un’evoluzione dell’edificio nel tempo. Lo studio delle fonti, infatti, condotto tra l’Archivio parrocchiale, l’Archivio Segreto Vaticano e gli Archivi di Stato di Napoli e di Caserta, ha permesso di riscontrare le ipotesi evolutive formulate analizzando gli elementi formali, i materiali e le tecniche costruttive presenti nell’edificio. In tal senso, questo contributo conferma la validità di una metodologia di indagine interdisciplinare che consente differenti livelli di conoscenza del manufatto, sicché l’analisi materica si confronta con la filologia, la storia dell’edificio con quella del paese più in generale.
Il quadro che emerge da tale lavoro potrebbe sembrare riduttivo: semplicemente la ricostruzione di alcune vicende della storia dell’edificio. Ma in quel semplicemente si celano le basi per una rilettura delle testimonianze storiche ed artistiche sul nostro territorio in grado di consentire un avanzamento della ricerca in campo storiografico. Questo contributo, pertanto, non vuole afferire alla storia locale – se per essa si intende un filone di ricerca indirizzato, tutto sommato, alla esaltazione di vicende territoriali – ma può costituire un tassello di un quadro più ampio per rileggere la storia dell’arte, dell’architettura in particolare, di quest’area in relazione alle principali correnti di cultura sviluppatesi nel corso dei secoli. Un compito, quest’ultimo, che il saggio volutamente non svolge in quanto necessiterebbe una differente prospettiva di approccio all’indagine. Resta inteso, naturalmente, che quanto si espone è frutto dell’applicazione di una metodologia scientificamente valida, i cui risultati potranno essere emendati o confutati, consentendo un avanzamento della ricerca.
Infine, è da sottolineare che la ricostruzione delle vicende storiche non è fine a se stessa. Essa, piuttosto, pone le premesse per una maggiore consapevolezza delle peculiarità del patrimonio culturale all’attualità in vista dell’individuazione di più avveduti indirizzi per una futura azione conservativa.
I bombardamenti aerei hanno sempre un carattere ambiguo, contradditorio, la cui valutazione dipende dalla prospettiva dalla quale si osservano. Chi vive quei momenti dal basso cerca di attribuire un significato ai fatti, sedimentandone le rapide fasi nella memoria - perché quell’incursione? perché quelle bombe? - e cercando motivazioni plausibili per eventi altrimenti difficili da comprendere. Accade così che i danni subiti dall’antica città di Pompei a causa delle incursioni aeree delle forze alleate nella tarda estate del 1943, sono vissuti con la convinzione che il sito archeologico sia diventato un obiettivo militare per la presunta presenza di truppe tedesche. Tra la fine di agosto e quella di settembre del 1943, in un’area estesa poco più di 4 chilometri quadrati - inclusi i 66 ettari della città antica - vengono sganciate non meno di 5200 bombe per 830 tonnellate di peso. Di queste, almeno 1700 sono bombe da 500 libbre e altrettante da 100 libbre; ma sono documentate anche non meno di 22 blockbuster da 4000 libbre, note per la capacità di radere al suolo interi isolati. Inoltre, oltre 600 tonnellate di ordigni investono l’area in soli tre giorni, dal 13 al 15 settembre, con incursioni che negli ultimi due giorni portano, ognuna, a scaricare a terra quasi 200 tonnellate di bombe. Per avere un termine di paragone, basta considerare che il peso degli ordigni sganciati il 15 febbraio 1944 sull’abbazia di Montecassino è di poco superiore alle 470 tonnellate! Eppure, sulla scorta della documentazione inedita consultata, oggi appare difficile sostenere l’ipotesi di una deliberata scelta degli Alleati di bombardare il sito archeologico. Piuttosto, Pompei antica resta vittima materiale degli effetti collaterali delle incursioni aeree, per la sua vicinanza ad importanti nodi stradali e ferroviari ad est di Torre Annunziata, cittadina portuale a sud di Napoli. A distanza di oltre settant’anni da quei tragici eventi, questo volume riscostruisce quanto accaduto al sito archeologico in quella fine d’estate del 1943. Pompei antica è scudo culturale per le truppe tedesche, che si acquartierano intorno ad essa incuranti - o addirittura coscienti! - del rischio che essa in tal modo corre; ma è, anche, un consapevole collateral damage per gli Alleati, attori di una lotta in cui le decisioni militari sono preminenti rispetto all’attenzione per quelli che poco più di venti anni dopo verranno definiti “beni culturali”. In questa ambigua condizione, il patrimonio culturale paga un prezzo altissimo per i danni inferti ad una delle testimonianze archeologiche più importanti al mondo.