In this work I will focus my attention on the myth recounted by Protagoras, through
an initial ex... more In this work I will focus my attention on the myth recounted by Protagoras, through an initial examination of the myth as an explanation of Protagoras’s own relativism and anthropological vision of humankind’s birth. Then I will proceed to expose Prometheus’ forethought as the main peculiar characteristic of humankind that we have inherited from our “saviour” Prometheus, and the things that come with the humankind’s forethought ability in relation to his preservation and in relation to the relationship with the other animals. Successively I have analysed the sense of Shame and its use for humankind in the dominion of the technical expertise in every sense: from Morality itself to the relationships between humans and political and civic virtue to the ethic control of humankind’s scientific development and its bioethical related problems. The conclusive theme is the role of the sense of Shame in the preservation from humankind’s extinction. The main argument of this work is that the two allegorical gifts given by Zeus to mankind in the Prometheus’ anthropogonic myth recounted by Protagoras in Plato’s dialogue Protagoras, play a very important role in humankind’s moral progression and in its preservation from extinction.
Questo lavoro intende analizzare le tre principali caratteristiche dell’eudaimonia secondo la def... more Questo lavoro intende analizzare le tre principali caratteristiche dell’eudaimonia secondo la definizione del sommo bene fornita da Aristotele: una attività virtuosa e razionale, esercitata in una vita completa e in presenza di un numero sufficiente di beni esterni. Quindi un’attività razionale e autosufficiente, esercitata in una vita completa. Mi concentro su queste tre ultime caratteristiche analizzandole una per una, prendendo in considerazione alcune delle obiezioni mosse a queste tre clausole del sommo bene. Riguardo l’autosufficienza dell’eudaimonia, abbiamo visto come vita autosufficiente per Aristotele significhi una attività virtuosa che ha una dipendenza dagli altri molto elementare, nel senso che dipende dall’esistenza degli altri in quanto quest’ultima provvede il contesto per l’esercizio della sua attività. Il ruolo della completezza della vita risulta essere inserito nella considerazione che dato che siamo in balìa della sorte e non possiamo prevedere o controllare il nostro futuro, l’uomo felice non dovrà solo avere una vita felice ma anche una morte felice, ma quest’ultima clausola non va ad intaccare l’essenza del sommo bene. Nel terzo e ultimo capitolo abbiamo chiarito il fatto che solo chi è fuori dalla condizione naturale umana, cioè chi soffre per la mancanza di autocontrollo e per la bestialità, cioè colui a cui in genere manca il logos, quindi la capacità di ragionare, è precluso il raggiungimento dell’eudaimonia.
Questo lavoro intende analizzare i concetti di sorte e buona sorte per comprendere meglio il loro... more Questo lavoro intende analizzare i concetti di sorte e buona sorte per comprendere meglio il loro peso nel percorso per raggiungere la felicità più perfetta e durevole secondo Aristotele. La sorte assume indubbiamente un grande peso nella vita dell’uomo, e la virtù e la saggezza sono insufficienti a garantire il mantenimento della condizione di felicità senza un aiuto di quest’ultima. La felicità è però considerata da Aristotele come una attività, non come uno stato. In quanto attività può essere esercitata costantemente e può fornire un ottimo scudo contro la cattiva sorte e generalmente contro l’imprevedibilità della sorte. Inoltre, la felicità può essere raggiunta e acquisita solo esercitando le proprie virtù etiche. Più queste sono esercitate, più possono resistere anche ai più duri capovolgimenti della sorte. Certo fino a un limite: come nei casi di Priamo o Edipo, certe volte la cattiva sorte è semplicemente troppa anche per l’uomo più buono o più saggio o più felice del mondo.
In Middlemarch, George Eliot scrive: " We are all of us born in moral stupidity, taking the world... more In Middlemarch, George Eliot scrive: " We are all of us born in moral stupidity, taking the world as an udder to feed our supreme selves". La stupidità morale è una specie di impostazione predefinita con cui nasciamo, una sorta di esagerata auto-percezione che distorce le nostre percezioni. Quindi l'auto-sviluppo morale, il progresso morale, è la sua cura e l’unica via d’uscita da questa condizione. Se Eliot ha ragione e il "sé supremo" è d'intralcio, allora la cura per la stupidità morale sta nel dominare il sé supremo. La mia tesi è che la moral stupidity sta al centro di tutte le errate percezioni che l’essere umano ha di sé stesso e del suo posto nel mondo, e che la moral stupidity sia collegata a percezioni distorte della nostra natura umana e del rapporto che abbiamo con l’Altro, specialmente riguardo forme di discriminazione all’interno della nostra stessa specie ma anche riguardo il nostro rapporto con il non umano. Il rapporto con l’Altro è un frutto delle nostre speciali capacità cognitive, che ci differenziano dalle altre specie animali. Queste capacità cognitive però, si sono nel tempo così sofisticate, costruendo da esse una concezione morale oggettivista e discontinuista nei confronti dell’Altro al punto da farci dimenticare le origini della nostra moralità, che stanno nelle virtù cooperative e nell’altruismo.
La domanda a cui gli autori cercano di rispondere, e che a mio giudizio è la più ... more La domanda a cui gli autori cercano di rispondere, e che a mio giudizio è la più importante che possiamo farci nel merito della questione dello status morale degli animali, fa riferimento alla questione dell’esistenza di qualcosa che ci distingua dagli animali a tal punto da giustificare una superiorità, o quantomeno una diversità, dello status morale degli esseri umani rispetto a quello degli animali non umani. Cercare di rispondere a questa domanda è fondamentale sia per comprendere in che modo dobbiamo relazionarci nei confronti degli animali, o se gli animali abbiano o meno dei diritti, sia per comprendere il rapporto umano/non umano stesso, e se questo rapporto ha avuto conseguenze nella definizione della natura umana stessa e dei suoi confini. La riflessione filosofica sul mondo animale e sul non umano in generale è importante per una riflessione sulla natura umana che sia più consapevole; soprattutto per quanto riguarda la teorizzazione di una linea di demarcazione tra l’umano e il non umano, una linea distintiva che ci separa e ci divide. Questo lavoro può quindi essere considerato come parte di una più ampia riflessione che ha come oggetto non solo il non umano e la nostra relazione con esso, ma anche l’umanità stessa che, nel corso della sua storia, si è autorappresentata come categoria morale speciale per via della sua differenza e distanza dal mondo animale.
Breve lavoro sul rapporto che gli esseri umani hanno avuto con gli esseri non umani, partendo da ... more Breve lavoro sul rapporto che gli esseri umani hanno avuto con gli esseri non umani, partendo da un breve storia di questo per arrivare ad una disamina delle conseguenze etiche dei due modi di vedere questo rapporto: quello Continuista e quello Discontinuista.
Brief work on Wittgenstein’s approach to ethics. He wants to draw the boundaries of ethics and et... more Brief work on Wittgenstein’s approach to ethics. He wants to draw the boundaries of ethics and ethical propositions. Wittgensteinian ethics (if so can be called, since it has not been systematically enunciated by Wittgenstein himself) is very peculiar and different from the formulations of other philosophers in this field, in fact it does not dictate maxims of behaviour or moral norms, it is not prescriptive. This conception is marked by the idea that the world is all that is the case: value judgements cannot be formulated to evaluate ethically correct actions or not, because if there was a value it should be outside the world.
En su primera conferencia en el curso de Metafísica de la Universidad de Madrid en 1932-1933, Ort... more En su primera conferencia en el curso de Metafísica de la Universidad de Madrid en 1932-1933, Ortega se cuestiona inicialmente el sentido del estudio y el sentido de la filosofía: ¿por qué hacemos filosofía? Estudiar, se convierte en una falsa actividad si no se siente la necesidad de estudiar, de filosofar. Y la necesidad, como señala Ortega, sólo existe cuando deseamos crear algo que aún no existe, no es desear algo que ya existe y que queremos tener. Estudiar se convierte en una auténtica tarea sólo si necesitamos lo que estudiamos, sólo si nos damos cuenta de que tenemos una carencia y que esa carencia hay que llenarla, sólo podemos llenarla estudiando.
Un breve comentario sobre la comprensión de la nada por Martin Heidegger. En primer lugar, debemo... more Un breve comentario sobre la comprensión de la nada por Martin Heidegger. En primer lugar, debemos decir que este entendimiento ciertamente tiene una relación con la angustia de la existencia, en la que nada, como sabemos, se revela. Pero en la angustia sólo podemos encontrar la manifestación de la nada, ciertamente no un entendimiento real. Este entendimiento es imposible, ya que nada es una institución. Por lo tanto, es una realidad incómoda, de difícil acceso, que no se puede aprender ni conceptualizar.
La nostra intelligenza può essere riproducibile? Riuscire a dare una risposta a questo quesito è ... more La nostra intelligenza può essere riproducibile? Riuscire a dare una risposta a questo quesito è una delle principali sfide per uno studioso dell'intelligenza artificiale; ma non solo, avrebbe anche implicazioni etiche non da poco, soprattutto nella misura in cui consideriamo il valore della nostra natura, la tanto cercata natura umana, nell'intelligenza e nella sua capacità di fare ragionamenti attraverso inferenze logiche, capacità preclusa alle nature non umane. Parole Chiave: Intelligenza artificiale – natura umana – comportamento – mente – riproducibilità
In this work I will focus my attention on the myth recounted by Protagoras, through
an initial ex... more In this work I will focus my attention on the myth recounted by Protagoras, through an initial examination of the myth as an explanation of Protagoras’s own relativism and anthropological vision of humankind’s birth. Then I will proceed to expose Prometheus’ forethought as the main peculiar characteristic of humankind that we have inherited from our “saviour” Prometheus, and the things that come with the humankind’s forethought ability in relation to his preservation and in relation to the relationship with the other animals. Successively I have analysed the sense of Shame and its use for humankind in the dominion of the technical expertise in every sense: from Morality itself to the relationships between humans and political and civic virtue to the ethic control of humankind’s scientific development and its bioethical related problems. The conclusive theme is the role of the sense of Shame in the preservation from humankind’s extinction. The main argument of this work is that the two allegorical gifts given by Zeus to mankind in the Prometheus’ anthropogonic myth recounted by Protagoras in Plato’s dialogue Protagoras, play a very important role in humankind’s moral progression and in its preservation from extinction.
Questo lavoro intende analizzare le tre principali caratteristiche dell’eudaimonia secondo la def... more Questo lavoro intende analizzare le tre principali caratteristiche dell’eudaimonia secondo la definizione del sommo bene fornita da Aristotele: una attività virtuosa e razionale, esercitata in una vita completa e in presenza di un numero sufficiente di beni esterni. Quindi un’attività razionale e autosufficiente, esercitata in una vita completa. Mi concentro su queste tre ultime caratteristiche analizzandole una per una, prendendo in considerazione alcune delle obiezioni mosse a queste tre clausole del sommo bene. Riguardo l’autosufficienza dell’eudaimonia, abbiamo visto come vita autosufficiente per Aristotele significhi una attività virtuosa che ha una dipendenza dagli altri molto elementare, nel senso che dipende dall’esistenza degli altri in quanto quest’ultima provvede il contesto per l’esercizio della sua attività. Il ruolo della completezza della vita risulta essere inserito nella considerazione che dato che siamo in balìa della sorte e non possiamo prevedere o controllare il nostro futuro, l’uomo felice non dovrà solo avere una vita felice ma anche una morte felice, ma quest’ultima clausola non va ad intaccare l’essenza del sommo bene. Nel terzo e ultimo capitolo abbiamo chiarito il fatto che solo chi è fuori dalla condizione naturale umana, cioè chi soffre per la mancanza di autocontrollo e per la bestialità, cioè colui a cui in genere manca il logos, quindi la capacità di ragionare, è precluso il raggiungimento dell’eudaimonia.
Questo lavoro intende analizzare i concetti di sorte e buona sorte per comprendere meglio il loro... more Questo lavoro intende analizzare i concetti di sorte e buona sorte per comprendere meglio il loro peso nel percorso per raggiungere la felicità più perfetta e durevole secondo Aristotele. La sorte assume indubbiamente un grande peso nella vita dell’uomo, e la virtù e la saggezza sono insufficienti a garantire il mantenimento della condizione di felicità senza un aiuto di quest’ultima. La felicità è però considerata da Aristotele come una attività, non come uno stato. In quanto attività può essere esercitata costantemente e può fornire un ottimo scudo contro la cattiva sorte e generalmente contro l’imprevedibilità della sorte. Inoltre, la felicità può essere raggiunta e acquisita solo esercitando le proprie virtù etiche. Più queste sono esercitate, più possono resistere anche ai più duri capovolgimenti della sorte. Certo fino a un limite: come nei casi di Priamo o Edipo, certe volte la cattiva sorte è semplicemente troppa anche per l’uomo più buono o più saggio o più felice del mondo.
In Middlemarch, George Eliot scrive: " We are all of us born in moral stupidity, taking the world... more In Middlemarch, George Eliot scrive: " We are all of us born in moral stupidity, taking the world as an udder to feed our supreme selves". La stupidità morale è una specie di impostazione predefinita con cui nasciamo, una sorta di esagerata auto-percezione che distorce le nostre percezioni. Quindi l'auto-sviluppo morale, il progresso morale, è la sua cura e l’unica via d’uscita da questa condizione. Se Eliot ha ragione e il "sé supremo" è d'intralcio, allora la cura per la stupidità morale sta nel dominare il sé supremo. La mia tesi è che la moral stupidity sta al centro di tutte le errate percezioni che l’essere umano ha di sé stesso e del suo posto nel mondo, e che la moral stupidity sia collegata a percezioni distorte della nostra natura umana e del rapporto che abbiamo con l’Altro, specialmente riguardo forme di discriminazione all’interno della nostra stessa specie ma anche riguardo il nostro rapporto con il non umano. Il rapporto con l’Altro è un frutto delle nostre speciali capacità cognitive, che ci differenziano dalle altre specie animali. Queste capacità cognitive però, si sono nel tempo così sofisticate, costruendo da esse una concezione morale oggettivista e discontinuista nei confronti dell’Altro al punto da farci dimenticare le origini della nostra moralità, che stanno nelle virtù cooperative e nell’altruismo.
La domanda a cui gli autori cercano di rispondere, e che a mio giudizio è la più ... more La domanda a cui gli autori cercano di rispondere, e che a mio giudizio è la più importante che possiamo farci nel merito della questione dello status morale degli animali, fa riferimento alla questione dell’esistenza di qualcosa che ci distingua dagli animali a tal punto da giustificare una superiorità, o quantomeno una diversità, dello status morale degli esseri umani rispetto a quello degli animali non umani. Cercare di rispondere a questa domanda è fondamentale sia per comprendere in che modo dobbiamo relazionarci nei confronti degli animali, o se gli animali abbiano o meno dei diritti, sia per comprendere il rapporto umano/non umano stesso, e se questo rapporto ha avuto conseguenze nella definizione della natura umana stessa e dei suoi confini. La riflessione filosofica sul mondo animale e sul non umano in generale è importante per una riflessione sulla natura umana che sia più consapevole; soprattutto per quanto riguarda la teorizzazione di una linea di demarcazione tra l’umano e il non umano, una linea distintiva che ci separa e ci divide. Questo lavoro può quindi essere considerato come parte di una più ampia riflessione che ha come oggetto non solo il non umano e la nostra relazione con esso, ma anche l’umanità stessa che, nel corso della sua storia, si è autorappresentata come categoria morale speciale per via della sua differenza e distanza dal mondo animale.
Breve lavoro sul rapporto che gli esseri umani hanno avuto con gli esseri non umani, partendo da ... more Breve lavoro sul rapporto che gli esseri umani hanno avuto con gli esseri non umani, partendo da un breve storia di questo per arrivare ad una disamina delle conseguenze etiche dei due modi di vedere questo rapporto: quello Continuista e quello Discontinuista.
Brief work on Wittgenstein’s approach to ethics. He wants to draw the boundaries of ethics and et... more Brief work on Wittgenstein’s approach to ethics. He wants to draw the boundaries of ethics and ethical propositions. Wittgensteinian ethics (if so can be called, since it has not been systematically enunciated by Wittgenstein himself) is very peculiar and different from the formulations of other philosophers in this field, in fact it does not dictate maxims of behaviour or moral norms, it is not prescriptive. This conception is marked by the idea that the world is all that is the case: value judgements cannot be formulated to evaluate ethically correct actions or not, because if there was a value it should be outside the world.
En su primera conferencia en el curso de Metafísica de la Universidad de Madrid en 1932-1933, Ort... more En su primera conferencia en el curso de Metafísica de la Universidad de Madrid en 1932-1933, Ortega se cuestiona inicialmente el sentido del estudio y el sentido de la filosofía: ¿por qué hacemos filosofía? Estudiar, se convierte en una falsa actividad si no se siente la necesidad de estudiar, de filosofar. Y la necesidad, como señala Ortega, sólo existe cuando deseamos crear algo que aún no existe, no es desear algo que ya existe y que queremos tener. Estudiar se convierte en una auténtica tarea sólo si necesitamos lo que estudiamos, sólo si nos damos cuenta de que tenemos una carencia y que esa carencia hay que llenarla, sólo podemos llenarla estudiando.
Un breve comentario sobre la comprensión de la nada por Martin Heidegger. En primer lugar, debemo... more Un breve comentario sobre la comprensión de la nada por Martin Heidegger. En primer lugar, debemos decir que este entendimiento ciertamente tiene una relación con la angustia de la existencia, en la que nada, como sabemos, se revela. Pero en la angustia sólo podemos encontrar la manifestación de la nada, ciertamente no un entendimiento real. Este entendimiento es imposible, ya que nada es una institución. Por lo tanto, es una realidad incómoda, de difícil acceso, que no se puede aprender ni conceptualizar.
La nostra intelligenza può essere riproducibile? Riuscire a dare una risposta a questo quesito è ... more La nostra intelligenza può essere riproducibile? Riuscire a dare una risposta a questo quesito è una delle principali sfide per uno studioso dell'intelligenza artificiale; ma non solo, avrebbe anche implicazioni etiche non da poco, soprattutto nella misura in cui consideriamo il valore della nostra natura, la tanto cercata natura umana, nell'intelligenza e nella sua capacità di fare ragionamenti attraverso inferenze logiche, capacità preclusa alle nature non umane. Parole Chiave: Intelligenza artificiale – natura umana – comportamento – mente – riproducibilità
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Papers by Fabio Ritondo
an initial examination of the myth as an explanation of Protagoras’s own relativism and anthropological vision of humankind’s birth. Then I will proceed to expose Prometheus’ forethought as the main peculiar characteristic of humankind that we have inherited from our “saviour” Prometheus, and the things that come with the humankind’s forethought ability in relation to his preservation and in relation to the relationship with the other animals. Successively I have analysed the sense of Shame and its use for humankind in the dominion of the technical expertise in every sense: from Morality itself to the relationships between humans and political and civic virtue to the ethic control of humankind’s scientific development and its bioethical related problems. The conclusive theme is the role of the sense of Shame in the preservation from humankind’s extinction.
The main argument of this work is that the two allegorical gifts given by Zeus to
mankind in the Prometheus’ anthropogonic myth recounted by Protagoras in Plato’s
dialogue Protagoras, play a very important role in humankind’s moral progression and in its preservation from extinction.
La mia tesi è che la moral stupidity sta al centro di tutte le errate percezioni che l’essere umano ha di sé stesso e del suo posto nel mondo, e che la moral stupidity sia collegata a percezioni distorte della nostra natura umana e del rapporto che abbiamo con l’Altro, specialmente riguardo forme di discriminazione all’interno della nostra stessa specie ma anche riguardo il nostro rapporto con il non umano.
Il rapporto con l’Altro è un frutto delle nostre speciali capacità cognitive, che ci differenziano dalle altre specie animali. Queste capacità cognitive però, si sono nel tempo così sofisticate, costruendo da esse una concezione morale oggettivista e discontinuista nei confronti dell’Altro al punto da farci dimenticare le origini della nostra moralità, che stanno nelle virtù cooperative e nell’altruismo.
importante che possiamo farci nel merito della questione dello status morale degli animali, fa
riferimento alla questione dell’esistenza di qualcosa che ci distingua dagli animali a tal punto
da giustificare una superiorità, o quantomeno una diversità, dello status morale degli esseri
umani rispetto a quello degli animali non umani. Cercare di rispondere a questa domanda è
fondamentale sia per comprendere in che modo dobbiamo relazionarci nei confronti degli
animali, o se gli animali abbiano o meno dei diritti, sia per comprendere il rapporto
umano/non umano stesso, e se questo rapporto ha avuto conseguenze nella definizione della
natura umana stessa e dei suoi confini. La riflessione filosofica sul mondo animale e sul non
umano in generale è importante per una riflessione sulla natura umana che sia più
consapevole; soprattutto per quanto riguarda la teorizzazione di una linea di demarcazione
tra l’umano e il non umano, una linea distintiva che ci separa e ci divide. Questo lavoro può
quindi essere considerato come parte di una più ampia riflessione che ha come oggetto non
solo il non umano e la nostra relazione con esso, ma anche l’umanità stessa che, nel corso
della sua storia, si è autorappresentata come categoria morale speciale per via della sua
differenza e distanza dal mondo animale.
Drafts by Fabio Ritondo
Parole Chiave: Intelligenza artificiale – natura umana – comportamento – mente – riproducibilità
an initial examination of the myth as an explanation of Protagoras’s own relativism and anthropological vision of humankind’s birth. Then I will proceed to expose Prometheus’ forethought as the main peculiar characteristic of humankind that we have inherited from our “saviour” Prometheus, and the things that come with the humankind’s forethought ability in relation to his preservation and in relation to the relationship with the other animals. Successively I have analysed the sense of Shame and its use for humankind in the dominion of the technical expertise in every sense: from Morality itself to the relationships between humans and political and civic virtue to the ethic control of humankind’s scientific development and its bioethical related problems. The conclusive theme is the role of the sense of Shame in the preservation from humankind’s extinction.
The main argument of this work is that the two allegorical gifts given by Zeus to
mankind in the Prometheus’ anthropogonic myth recounted by Protagoras in Plato’s
dialogue Protagoras, play a very important role in humankind’s moral progression and in its preservation from extinction.
La mia tesi è che la moral stupidity sta al centro di tutte le errate percezioni che l’essere umano ha di sé stesso e del suo posto nel mondo, e che la moral stupidity sia collegata a percezioni distorte della nostra natura umana e del rapporto che abbiamo con l’Altro, specialmente riguardo forme di discriminazione all’interno della nostra stessa specie ma anche riguardo il nostro rapporto con il non umano.
Il rapporto con l’Altro è un frutto delle nostre speciali capacità cognitive, che ci differenziano dalle altre specie animali. Queste capacità cognitive però, si sono nel tempo così sofisticate, costruendo da esse una concezione morale oggettivista e discontinuista nei confronti dell’Altro al punto da farci dimenticare le origini della nostra moralità, che stanno nelle virtù cooperative e nell’altruismo.
importante che possiamo farci nel merito della questione dello status morale degli animali, fa
riferimento alla questione dell’esistenza di qualcosa che ci distingua dagli animali a tal punto
da giustificare una superiorità, o quantomeno una diversità, dello status morale degli esseri
umani rispetto a quello degli animali non umani. Cercare di rispondere a questa domanda è
fondamentale sia per comprendere in che modo dobbiamo relazionarci nei confronti degli
animali, o se gli animali abbiano o meno dei diritti, sia per comprendere il rapporto
umano/non umano stesso, e se questo rapporto ha avuto conseguenze nella definizione della
natura umana stessa e dei suoi confini. La riflessione filosofica sul mondo animale e sul non
umano in generale è importante per una riflessione sulla natura umana che sia più
consapevole; soprattutto per quanto riguarda la teorizzazione di una linea di demarcazione
tra l’umano e il non umano, una linea distintiva che ci separa e ci divide. Questo lavoro può
quindi essere considerato come parte di una più ampia riflessione che ha come oggetto non
solo il non umano e la nostra relazione con esso, ma anche l’umanità stessa che, nel corso
della sua storia, si è autorappresentata come categoria morale speciale per via della sua
differenza e distanza dal mondo animale.
Parole Chiave: Intelligenza artificiale – natura umana – comportamento – mente – riproducibilità