Books by Maria Giovanna Mancini
Dedicato allo stretto rapporto che intercorre tra l’arte e l’abitare, questo nuovo volume della c... more Dedicato allo stretto rapporto che intercorre tra l’arte e l’abitare, questo nuovo volume della collana Critical Grounds pone al centro dell’attenzione una narrazione in comune che, sotto la via lattea della συνουσία (dunque dello stare insieme, dell’unione e della convivenza, della conversazione e della discussione), apre nuove contrade riflessive sulla partecipazione attiva e creativa del vivente nel tessuto delle collettività. Curato da Maria Giovanna Mancini e Maria Grazia Porcelli e nato «nell’ambito delle attività didattiche extracurricolari del II semestre del 2023 del Dipartimento di Ricerca e Innovazione Umanistica dell’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”», Arte Civile è «organizzato in modo da ospitare voci ed esperienze di differenti soggettività che oggi, a partire dal lavoro in alcuni casi legato al territorio e in altri alle relazioni tra i luoghi e le persone, hanno sviluppato un personale indirizzo che mette a valore, attraverso i linguaggi artistici, la stretta rete di rapporti che alimenta la comunità che agisce, trasformandola, nella sfera pubblica».
Quodlibet, 2022
Segnato da un problematico ossimoro che si annoda nella apparentemente
inconciliabile contrapposi... more Segnato da un problematico ossimoro che si annoda nella apparentemente
inconciliabile contrapposizione tra archivio ed esposizione,
il volume Archivi esposti. Teorie e pratiche dell’arte contemporanea
vuole riflettere sulle nutrienti convergenze che queste due figure disegnano
nella mappa artistica degli ultimi anni. Un legame produttivo
tra l’archivio, luogo labirintico e segreto dell’arché – come ha ricordato
Derrida – e la dimensione espositiva, spazio cardinale e ambiguo
del sistema dell’arte dove verificare le emergenze teoriche e le modifiche
dello statuto dell’opera d’arte, ma anche esplicitare le specificità
dell’archivio d’arte individuale o istituzionale, dell’archivio come modello,
rispetto alla pratica artistica dell’archiviazione. Di quest’articolata
costellazione di proposte e declinazioni che orientano il dibattito
critico e le strategie artistiche, gli autori del volume – strutturato
in quattro porose stazioni d’osservazione Dimenticare l’“archivio”?
Aspetti di un dibattito critico; Istituzioni e archivi. Politiche culturali
espositive; Esporre l’archivio. Casi studio e trame espositive; Proposte
di itinerari – seguono le traiettorie teoriche e le curvature metodologiche,
interrogando la struttura proteiforme dell’archivio come una
delle principali emergenze del sistema dell’arte contemporanea.
Today’s progressive disappearance of the monument envisages, on the one hand, the abandonment of ... more Today’s progressive disappearance of the monument envisages, on the one hand, the abandonment of celebratory moments in favour of an empathetic model of the “memorial”, and, on the other hand, the spread of ephemeral – two-dimensional – and impermanent art projects that reverberate in the public space. Artistic 2D images in the public space contribute to an inconspicuous renewal of meaning in urban settings due to their non-frontality and lightness, as well as for their semantic ambiguity.
Moda e Mode: tradizioni e innovazione (sec. XI-XXI) a cura di M. R. Pellizzari, 2019
Since the first cover of the magazine «Artforum» dedicated to the fashion designer Miyake, the re... more Since the first cover of the magazine «Artforum» dedicated to the fashion designer Miyake, the relationship between fashion design and contemporary art has had several unexpected outocomes and collaborations. Through the study of some occasions in which the mutual alliance between contemporary art and fashion design has been institutionalized and presented to the general public, this essay aims to analyse the assimilation of the couturier to the role of the artist. But, what happens when either haute couture or contemporary art give way to new forms of art and fashion dominated by the global market?
L'arte nello spazio pubblico, 2011
Diffondendosi nella città, spazio pubblico per eccellenza, negli ultimi decenni l'arte ha propost... more Diffondendosi nella città, spazio pubblico per eccellenza, negli ultimi decenni l'arte ha proposto nuove forme di intervento nel contesto urbano. Attraverso l'analisi delle differenti posizioni critiche che hanno segnato, in Italia e negli Stati Uniti, la recente riflessione sulla relazione tra l'arte e lo spazio pubblico, inteso nelle sue plurali e instabili definizioni, il saggio mette a fuoco alcune questioni cruciali (il ruolo della committenza, il rapporto col pubblico, la funzione dell'artista nella società postmoderna) che hanno portato a elaborare un nuovo genere di arte pubblica di cui Alfredo Jarr, Jorge Pardo e Martha Rosler sono significativi interpreti.
Una pratica dell'arte che occupa e interroga lo spazio pubblico e, grazie ad esperienze trasversali e mai definitive, apre l'opera all'orizzontalità irriducibile della piazza.
«October». Una rivista militante, 2014
Fondata da Rosalind Krauss e Annette Michelson nel 1976, la rivista «October» si pone immediatame... more Fondata da Rosalind Krauss e Annette Michelson nel 1976, la rivista «October» si pone immediatamente sulla scena internazionale come singolare spazio di discussione sul presente dell’arte e della critica, oggetto di analisi e di dense riflessioni che muovono dall’esigenza di ripensare in maniera radicale il sistema dell’arte e le sue egemonie. Fin dal titolo, un’esplicita citazione del film dedicato da Eisenstein alla rivoluzione sovietica, la rivista statunitense afferma infatti la propria natura militante, rivendicando la possibilità per la critica, e per l’arte insieme, di essere vettore di trasformazione delle strutture sociali e di pensiero attraverso l’azione politica della produzione culturale. Un processo di cui il volume, grazie ad un continuo confronto con le diverse voci che animano il dibattito sulle due sponde dell’oceano, ricostruisce i luoghi privilegiati – l’analisi mediale, la centralità della fotografia, la rilettura dell’avanguardia europea in termini antiformalistici – dando conto degli esiti eterogenei e plurimi della condotta critica della rivista, dal periodo eroico della fondazione agli anni più recenti, in cui si nota un’istituzionalizzazione delle proposte che culmina nella pubblicazione di Art since 1900, il monumentale manuale di storia dell’arte firmato da alcuni tra i teorici più attivi sulle pagine di «October». Ad emergere con chiarezza da questo ampio lavoro di ricostruzione e di interpretazione è un quadro teorico denso ed estremamente articolato che conferma il ruolo cruciale delle riviste nell'elaborazione del contemporaneo discorso sull'arte e sulla critica.
Come confrontarsi con una tradizione illustre, la propria, se si appartiene a una nazione che si ... more Come confrontarsi con una tradizione illustre, la propria, se si appartiene a una nazione che si scopre bruscamente periferica? E come ripristinare dialoghi cosmopoliti dopo decenni di isolamento?
La storia postbellica dell’arte italiana è profondamente segnata dagli equilibri geopolitici e culturali della guerra fredda, e da quello che potremmo chiamare il marketing delle identità culturali. Con gli strumenti della filologia visiva e un’attenta critica delle fonti diviene possibile avviare un proficuo dialogo tra la storia dell’arte e la storia politica e sociale tout court sui temi dell’identità nazionale e del “nation-building”. La difficile ricerca di nuove e plausibili definizioni identitarie all’indomani della guerra, il dibattito sui modelli di sviluppo negli anni della ricostruzione, le differenti opzioni ideologiche e i conflitti di idee nel decennio del boom e della contestazione pervadono il discorso secondario, aleggiano attorno alle opere e contribuiscono a modellarne tecniche e retoriche in una misura sinora non sempre registrata.
La storiografia angloamericana si è interessata all’arte italiana postbellica in anni recenti, e con pieno merito, sollevando problemi, invocando nuove prospettive storiografiche, dispiegando confronti. E’ tuttavia inevitabile che la ricostruzione mostri rigidità ideologiche e angolature su cui è utile riflettere, anche per la mancanza della traduzione delle fonti in lingua inglese, che rischia sovente di sbilanciare o appiattire il discorso sui pochi testi disponibili.
Lungi dall’attestarsi sulla schematicità di posizioni ideologiche riassunte nella contrapposizione “fascismo|antifascismo”, l’arte italiana degli anni Sessanta-Settanta cerca, spesso con successo, di definire una propria collocazione nel contesto internazionale, ripristinare un dialogo in parte interrotto con le avanguardie storiche e i Maestri entre-deux-guerres e innovare sul piano specificamente formale.
Si tratta adesso, esauritasi per ovvie ragioni cronologiche la stagione della critica militante e venuti a maturità gli studi delle fonti documentarie, di sperimentare una posizione critica terza, mirata ad avvicinare le opere sul duplice presupposto di una loro autonoma (benché certo non irrelata) capacità di dichiarazione; e a procurare all’arte italiana postbellica una connoisseurship specifica, tale da spingere la ricerca, ove necessario, oltre la fedeltà all’egodocumento in direzione di un’indagine compiutamente storiografica.
Il progetto del numero monografico di Predella si propone come seminario di riflessione aperto a contributi internazionali. Ci auguriamo che possano trovarvi spazio stimolanti prospettive di indagine per lo studio dell’arte e la critica d’arte italiana dal dopoguerra a oggi; e che una nuova generazione di studi abbia qui un suo momento di cristallizzazione.
Le pubblicazioni edite da Arshake sono sottoposte al preliminare vaglio scientifico di un comitat... more Le pubblicazioni edite da Arshake sono sottoposte al preliminare vaglio scientifico di un comitato di referee anonimi e si avvale quindi della procedura peer review. / Arshake pubblications are submitted for peer-review to a scientific committee of undisclosed members.
Papers by Maria Giovanna Mancini
The increasing use of ICT is radically changing research methodologies in art history. In such a ... more The increasing use of ICT is radically changing research methodologies in art history. In such a rapidly evolving context, predictably, art history shall increasingly benefit from Knowledge Representation & Automated Reasoning methodologies related to several aspects, namely data classification and integration, interoperability between different data sources, and semantically driven response to archival queries. In particular, the Semantic Web and interoperable archives seem to embody the universalist dream of some 20th century visionary projects. In the light of the challenges posed by new technologies, the archive remains a significant space that calls for reflection on conceptual models for the representation of knowledge and on the effects that the logic of computation will have on the way we experience cultural heritage.The increasing use of ICT is radically changing research methodologies in art history. In such a rapidly evolving context, predictably, art history shall increa...
Fondazione Filiberto Menna. Centro Studi d'arte contemporanea, 2012
In light of the intense critical debate on the role of Giulio Carlo Argan that has been recently ... more In light of the intense critical debate on the role of Giulio Carlo Argan that has been recently increasing (Gamba, 2009; 2012; Dantini, 2013), my proposal aims at studying the specific perspective of Filiberto Menna about the design. Thought he started his career embracing the lesson of Argan, he achieved an autonomous stance which aimed at harmonizing “rules” and “chances”, “freedom” and “constraints” (Menna, 1970). The studies on the theory of architecture, the design, and the italian “arte programmata” have been the subject matter of the Menna’s analysis since 1962. At that time, he published his first investigations about design remarking that the design is a “specialized project of human environment”. The Argan’s lesson concerning the school of Bauhaus emphasized the moral aspect of the design, and, more in general, the failure of the avant-garde utopian project. Filiberto Menna has never openly contested the Argan perspective although his stance has not been comparable to tha...
The increasing use of ICT is radically changing research methodologies in art history. In such a ... more The increasing use of ICT is radically changing research methodologies in art history. In such a rapidly evolving context, predictably, art history shall increasingly benefit from Knowledge Representation & Automated Reasoning methodologies related to several aspects, namely data classification and integration, interoperability between different data sources, and semantically driven response to archival queries. In particular, the Semantic Web and interoperable archives seem to embody the universalist dream of some 20 th century visionary projects. In the light of the challenges posed by new technologies, the archive remains a significant space that calls for reflection on conceptual models for the representation of knowledge and on the effects that the logic of computation will have on the way we experience cultural heritage.
filiberto menna «PROGETTARE» IL FUTURO a cura di Nicolas Martino e Antonello Tolve, 2019
Le pubblicazioni edite da Arshake sono sottoposte al preliminare vaglio scientifico di un comitat... more Le pubblicazioni edite da Arshake sono sottoposte al preliminare vaglio scientifico di un comitato di referee anonimi e si avvale quindi della procedura peer review | Arshake pubblications are submitted for peer-review to a scientific committee of undisclosed members. critical grounds # 12 6
In this work, we present a detailed analysis of the different acceptations and practices of art c... more In this work, we present a detailed analysis of the different acceptations and practices of art criticism. This investigation underpins a novel conceptual modelling that extends Cidoc CRM and has been specifically designed to semantically annotate art criticism-related data and documents in order to enhance in this context interoperability and more efficient data retrieval.
Il saggio propone un inedito itinerario attraverso le collezioni del Museo didattico della fotogr... more Il saggio propone un inedito itinerario attraverso le collezioni del Museo didattico della fotografia di Sarno (Sa) selezionando un corpus di immagini tra i fondi del Museo e nel fondo di proprietà dell’Azienda sanitaria salernitana, restaurate e conservate al museo. Gli esemplari scelti coprono un arco cronologico ampio che va dai primi decenni del Novecento fino alla fine del secolo e documentano la trasformazione dell’istituzione di contenzione e cura psichiatrica che nei comuni di Nocera Inferiore e Nocera Superiore, ha trovato fin dagli anni anni ’80 dell’Ottocento due casi esemplari: l’ospedale consortile Vittorio Emanuele II di Nocera Inferiore fondato alla fine del 1883 e l’ospedale Materdomini fondato nel 1882 e che nel decennio degli anni ’60 del Novecento, sotto la direzione illuminata di Sergio Piro, ha visto la sperimentazione di una comunità terapeutica.
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Books by Maria Giovanna Mancini
inconciliabile contrapposizione tra archivio ed esposizione,
il volume Archivi esposti. Teorie e pratiche dell’arte contemporanea
vuole riflettere sulle nutrienti convergenze che queste due figure disegnano
nella mappa artistica degli ultimi anni. Un legame produttivo
tra l’archivio, luogo labirintico e segreto dell’arché – come ha ricordato
Derrida – e la dimensione espositiva, spazio cardinale e ambiguo
del sistema dell’arte dove verificare le emergenze teoriche e le modifiche
dello statuto dell’opera d’arte, ma anche esplicitare le specificità
dell’archivio d’arte individuale o istituzionale, dell’archivio come modello,
rispetto alla pratica artistica dell’archiviazione. Di quest’articolata
costellazione di proposte e declinazioni che orientano il dibattito
critico e le strategie artistiche, gli autori del volume – strutturato
in quattro porose stazioni d’osservazione Dimenticare l’“archivio”?
Aspetti di un dibattito critico; Istituzioni e archivi. Politiche culturali
espositive; Esporre l’archivio. Casi studio e trame espositive; Proposte
di itinerari – seguono le traiettorie teoriche e le curvature metodologiche,
interrogando la struttura proteiforme dell’archivio come una
delle principali emergenze del sistema dell’arte contemporanea.
Una pratica dell'arte che occupa e interroga lo spazio pubblico e, grazie ad esperienze trasversali e mai definitive, apre l'opera all'orizzontalità irriducibile della piazza.
La storia postbellica dell’arte italiana è profondamente segnata dagli equilibri geopolitici e culturali della guerra fredda, e da quello che potremmo chiamare il marketing delle identità culturali. Con gli strumenti della filologia visiva e un’attenta critica delle fonti diviene possibile avviare un proficuo dialogo tra la storia dell’arte e la storia politica e sociale tout court sui temi dell’identità nazionale e del “nation-building”. La difficile ricerca di nuove e plausibili definizioni identitarie all’indomani della guerra, il dibattito sui modelli di sviluppo negli anni della ricostruzione, le differenti opzioni ideologiche e i conflitti di idee nel decennio del boom e della contestazione pervadono il discorso secondario, aleggiano attorno alle opere e contribuiscono a modellarne tecniche e retoriche in una misura sinora non sempre registrata.
La storiografia angloamericana si è interessata all’arte italiana postbellica in anni recenti, e con pieno merito, sollevando problemi, invocando nuove prospettive storiografiche, dispiegando confronti. E’ tuttavia inevitabile che la ricostruzione mostri rigidità ideologiche e angolature su cui è utile riflettere, anche per la mancanza della traduzione delle fonti in lingua inglese, che rischia sovente di sbilanciare o appiattire il discorso sui pochi testi disponibili.
Lungi dall’attestarsi sulla schematicità di posizioni ideologiche riassunte nella contrapposizione “fascismo|antifascismo”, l’arte italiana degli anni Sessanta-Settanta cerca, spesso con successo, di definire una propria collocazione nel contesto internazionale, ripristinare un dialogo in parte interrotto con le avanguardie storiche e i Maestri entre-deux-guerres e innovare sul piano specificamente formale.
Si tratta adesso, esauritasi per ovvie ragioni cronologiche la stagione della critica militante e venuti a maturità gli studi delle fonti documentarie, di sperimentare una posizione critica terza, mirata ad avvicinare le opere sul duplice presupposto di una loro autonoma (benché certo non irrelata) capacità di dichiarazione; e a procurare all’arte italiana postbellica una connoisseurship specifica, tale da spingere la ricerca, ove necessario, oltre la fedeltà all’egodocumento in direzione di un’indagine compiutamente storiografica.
Il progetto del numero monografico di Predella si propone come seminario di riflessione aperto a contributi internazionali. Ci auguriamo che possano trovarvi spazio stimolanti prospettive di indagine per lo studio dell’arte e la critica d’arte italiana dal dopoguerra a oggi; e che una nuova generazione di studi abbia qui un suo momento di cristallizzazione.
Papers by Maria Giovanna Mancini
inconciliabile contrapposizione tra archivio ed esposizione,
il volume Archivi esposti. Teorie e pratiche dell’arte contemporanea
vuole riflettere sulle nutrienti convergenze che queste due figure disegnano
nella mappa artistica degli ultimi anni. Un legame produttivo
tra l’archivio, luogo labirintico e segreto dell’arché – come ha ricordato
Derrida – e la dimensione espositiva, spazio cardinale e ambiguo
del sistema dell’arte dove verificare le emergenze teoriche e le modifiche
dello statuto dell’opera d’arte, ma anche esplicitare le specificità
dell’archivio d’arte individuale o istituzionale, dell’archivio come modello,
rispetto alla pratica artistica dell’archiviazione. Di quest’articolata
costellazione di proposte e declinazioni che orientano il dibattito
critico e le strategie artistiche, gli autori del volume – strutturato
in quattro porose stazioni d’osservazione Dimenticare l’“archivio”?
Aspetti di un dibattito critico; Istituzioni e archivi. Politiche culturali
espositive; Esporre l’archivio. Casi studio e trame espositive; Proposte
di itinerari – seguono le traiettorie teoriche e le curvature metodologiche,
interrogando la struttura proteiforme dell’archivio come una
delle principali emergenze del sistema dell’arte contemporanea.
Una pratica dell'arte che occupa e interroga lo spazio pubblico e, grazie ad esperienze trasversali e mai definitive, apre l'opera all'orizzontalità irriducibile della piazza.
La storia postbellica dell’arte italiana è profondamente segnata dagli equilibri geopolitici e culturali della guerra fredda, e da quello che potremmo chiamare il marketing delle identità culturali. Con gli strumenti della filologia visiva e un’attenta critica delle fonti diviene possibile avviare un proficuo dialogo tra la storia dell’arte e la storia politica e sociale tout court sui temi dell’identità nazionale e del “nation-building”. La difficile ricerca di nuove e plausibili definizioni identitarie all’indomani della guerra, il dibattito sui modelli di sviluppo negli anni della ricostruzione, le differenti opzioni ideologiche e i conflitti di idee nel decennio del boom e della contestazione pervadono il discorso secondario, aleggiano attorno alle opere e contribuiscono a modellarne tecniche e retoriche in una misura sinora non sempre registrata.
La storiografia angloamericana si è interessata all’arte italiana postbellica in anni recenti, e con pieno merito, sollevando problemi, invocando nuove prospettive storiografiche, dispiegando confronti. E’ tuttavia inevitabile che la ricostruzione mostri rigidità ideologiche e angolature su cui è utile riflettere, anche per la mancanza della traduzione delle fonti in lingua inglese, che rischia sovente di sbilanciare o appiattire il discorso sui pochi testi disponibili.
Lungi dall’attestarsi sulla schematicità di posizioni ideologiche riassunte nella contrapposizione “fascismo|antifascismo”, l’arte italiana degli anni Sessanta-Settanta cerca, spesso con successo, di definire una propria collocazione nel contesto internazionale, ripristinare un dialogo in parte interrotto con le avanguardie storiche e i Maestri entre-deux-guerres e innovare sul piano specificamente formale.
Si tratta adesso, esauritasi per ovvie ragioni cronologiche la stagione della critica militante e venuti a maturità gli studi delle fonti documentarie, di sperimentare una posizione critica terza, mirata ad avvicinare le opere sul duplice presupposto di una loro autonoma (benché certo non irrelata) capacità di dichiarazione; e a procurare all’arte italiana postbellica una connoisseurship specifica, tale da spingere la ricerca, ove necessario, oltre la fedeltà all’egodocumento in direzione di un’indagine compiutamente storiografica.
Il progetto del numero monografico di Predella si propone come seminario di riflessione aperto a contributi internazionali. Ci auguriamo che possano trovarvi spazio stimolanti prospettive di indagine per lo studio dell’arte e la critica d’arte italiana dal dopoguerra a oggi; e che una nuova generazione di studi abbia qui un suo momento di cristallizzazione.
disciplinary statute. In order to face the necessity of interpreting the current proliferation of images,
together with visual studies and the recuperation of the of Bildwissenschaft tradition, the art history has
started investigating the relationship between image, media and body, also influencing the activity of
curating. Some exhibitions place the image in a central position and, based on reserves of theoretical
studies, operatively propose new models of curating. From the comparison of some proposals on
curating which were selected as case studies (Il Palazzo Enciclopedico, 55. Biennale di Venezia 2013,
La Grande Madre of 2015 curated by Massimiliano Gioni and L'image volée of 2016, curated by Thomas
Demand) one receives a strong impression of the power of the image, the medium of all media. Though
the image is an effective vector of aggregation in intercultural terms, it remains to be verified whether
the display "with unlimited growth" those which favour the iconic aspect over cultural functions, produce original discourses or merely cosmetic operations.
of Visual Studies have been the object of a broad international debate. Having to
deal with the postcolonial question in a renewed global dimension, art history has been
affected by the methodological crisis which had already involved other historical disciplines.
It therefore turned to several disciplines, among which anthropology, in order
to update its own methods. Hans Belting took effective part in this debate without ever
abandoning his studies in the field of medieval art, but moving closer to different histories
and cultural areas. In this way he developed his Global Art History, research which
extended from the study of art to that of its audience. Thematizing the historicity of the
concept of art and the universalizing demand for a historicist approach, he consciously
opened the geographical and cultural confines of his investigation. In the study of the
image, Belting identified one of the cornerstones of his proposal and formulated the
hypothesis of new narratives, free from the colonial gaze, necessary for the constitution
of a Global Art History.
Segnato da un problematico ossimoro che si annoda nella
apparentemente inconciliabile contrapposizione tra archivio
ed esposizione, tra conservazione e ostensione, il convegno
Archivi esposti. Teorie e pratiche dell'arte contemporanea
vuole riflettere sulle nutrienti convergenze che queste due
figure disegnano nella mappa artistica degli ultimi anni. Da un
lato vi è l’archivio, quale spazio della separazione e
dell’ordine, luogo labirintico e segreto dell’arché che, ha
ricordato Derrida, determina l’inizio, il cominciamento di tutte
le cose, ma anche una nostalgica condizione di malessere
(Bredekamp, 2006), un perturbante Mal d'archive, e dall’altro
l’esposizione, spazio cardinale e ambiguo del sistema
dell’arte attraversato da un’inarrestabile proliferazione di
scritture che configurano un exhibitionary complex (Bennett,
1995), dove verificare le emergenze della critica (Zuliani,
2012) e le modifiche dello statuto dell’opera che già Benjamin
aveva colto risiedere ormai nel valore di esponibilità.
Dall’affascinante in-contro di queste pratiche, l’archiviare e
l’esporre, si disegna una costellazione di questioni che hanno
orientato il dibattito critico e le strategie artistiche sin dagli
anni ’60 del ‘900 ripensando sia il ruolo del museo e la forma
delle mostre, che la funzione dei documenti come elementi di
un nuovo linguaggio visivo, traccia di indagini antropologiche,
oppure oggetto di pratiche di delocalizzazione e
risemantizzazione (Foster, 2004; Baldacci, 2016). Tali aspetti
trovano oggi eco nelle più recenti interpretazioni dell’archivio
come luogo performativo di conservazione, di costruzione e
di esposizione del sapere e aprono alle digital humanites
come orizzonte immateriale del futuro.
Di questo panorama di studi e pratiche sempre più articolato,
il convegno intende seguire le traiettorie teoriche e le
curvature metodologiche e sollecitare una specifica
riflessione sulla natura comunicativo/relazionale del
documento in relazione all’opera d’arte e quindi sulla sua
esponibilità.
1 1-1 4 s e t t e m b r e 2 0 1 9 | B O LO G N A
IX CONGRESSO AISU
The global city. The urban condition as a pervasive phenomenon
S e p t e m b e r 1 1 t h-1 4 t h , 2 0 1 9 | B O LO G N A