Emiliano Di Marco
PhD student in Politics and Communication at the Department of Political Science and Communication, University of Salerno.
Second Level Inter-university Master's degree in "Advanced Social Research Methodology and Techniques" (Me.T.A.R.S.) Coordinated by the Department of Communication and Social Research, Sapienza University, Rome.
Master's degree in International Relations at the University of Naples L'Orientale, where also graduated in Political Science and International Relations.
Experienced in government programs for the protection of migrants and refugees, social research and journalism. Interests in Geopolitics, in Philosophy, in the study of Logistics, Supply Chains and International Relations, in Cultural and Post-Colonial studies, in the relationship between Media and Power, in Global Cities, in transnational Civil Society, and in Postmodern Literature. Passionate about cybercultures, media-activism, anti-mafia, environmentalism, anti-racism, pacifism, movements, SF and music.
Address: www.emilianodimarco.wordpress.com
Second Level Inter-university Master's degree in "Advanced Social Research Methodology and Techniques" (Me.T.A.R.S.) Coordinated by the Department of Communication and Social Research, Sapienza University, Rome.
Master's degree in International Relations at the University of Naples L'Orientale, where also graduated in Political Science and International Relations.
Experienced in government programs for the protection of migrants and refugees, social research and journalism. Interests in Geopolitics, in Philosophy, in the study of Logistics, Supply Chains and International Relations, in Cultural and Post-Colonial studies, in the relationship between Media and Power, in Global Cities, in transnational Civil Society, and in Postmodern Literature. Passionate about cybercultures, media-activism, anti-mafia, environmentalism, anti-racism, pacifism, movements, SF and music.
Address: www.emilianodimarco.wordpress.com
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Papers by Emiliano Di Marco
In questo scritto si è cercato di sviluppare una breve genealogia del concetto di estrattivismo, per poi tentare di individuare alcune caratteristiche salienti che ne hanno fatto un vero e proprio modo di produzione storico-geopolitico che è coesistito storicamente (e contemporaneamente) con altri modi di produzione, nonostante il dispiegamento del modello culturale-razionale della modernità, andando a strutturarsi in un collegamento organico al modo di produzione capitalistico, proprio attraverso la sua matrice coloniale.
L’analisi si è quindi focalizzata sul modello coloniale estrattivo, economico ed epistemico, strutturato legalmente dal colonialismo iberico in America latina, in particolare nel Virreinado del Perù, a partire dal 1570 fino agli inizi del XIX secolo, agli albori della globalizzazione, prima attraverso l’estensione dell’encomienda e poi con l’attuazione del sistema tradizionale della mita, in particolare nelle miniere di Potosí, per evidenziarne la matrice coloniale, il suo carattere sistemico e non congiunturale, ed il suo collegamento strutturale e non periferico con il sistema mondo che ancora oggi fornisce l’impronta al modo di produzione estrattivista, niente affatto estraneo alla “logica” capitalista.
Il monologo che ne è venuto fuori è una sorta di "Caduta", un'esplorazione postumana o transumana in cui la protagonista si racconta non padroneggiando perfettamente l'italiano, nè il dialetto, pur essendo abbastanza integrata linguisticamente.
Relativamente alla letteratura sull'argomento, sono state effettuate delle ricerche per fare echeggiare nella narrazione altre operazioni narrative sui "femminielli" (fenomeno sociale antico e radicato nella cultura popolare della città), come "Le cinque rose di Jennifer", di Annibale Ruccello, "Scende giù per Toledo" di Giuseppe Patroni Griffi, ed altre riferibili autori come Enzo Moscato.
La protagonista però non è un "femminiello", è un ibrido che porta il lettore ad esplorare il mondo della prostituzione e dell'omosessualità a Napoli, passando per la costruzione di una soggettivazione che si accompagna con la strategia di liberazione dai dispositivi disciplinari (formali ed informali) per la costruzione della propria identità sessuale, fino a offrire uno sguardo inedito sulla città.
Da questo punto di vista il racconto ha una chiave di lettura legata alla letteratura post-femminista di Donna J. Haraway (autrice del Manifesto Cyborg), che riguarda le modificazioni del corpo attraverso la tecnologia medica e la soggettività mutante legata agli interventi ed alle tecnologie che modificano i corpi. Questa questione viene tracciata "en-passant", essendo il racconto di una storia di sfruttamento della prostituzione minorile e della "tratta".
Una ulteriore dimensione riguarda poi la riflessione deleuziana su un tema dell'Etica di Spinoza trattato in un celebre seminario del 1978: "Che cosa può un corpo?" (pubblicato in Italia da Ombre Corte, a cura di Aldo Pardi) Il titolo è un gioco di parole, una metafora sul significato del "parlato", del "dire", di una lingua che riesce a sopravvivere quando dice, quando nomina le cose con il proprio nome. Quando vuole entrare in corrispondenza con il 'reale'..."
Ulteriori materiali di approfondimento sono disponibili al link:
https://emilianodimarco.wordpress.com/2013/04/20/napoli-e-una-torta-nunziale-2/
Thesis Chapters by Emiliano Di Marco
In questo scritto si è cercato di sviluppare una breve genealogia del concetto di estrattivismo, per poi tentare di individuare alcune caratteristiche salienti che ne hanno fatto un vero e proprio modo di produzione storico-geopolitico che è coesistito storicamente (e contemporaneamente) con altri modi di produzione, nonostante il dispiegamento del modello culturale-razionale della modernità, andando a strutturarsi in un collegamento organico al modo di produzione capitalistico, proprio attraverso la sua matrice coloniale.
L’analisi si è quindi focalizzata sul modello coloniale estrattivo, economico ed epistemico, strutturato legalmente dal colonialismo iberico in America latina, in particolare nel Virreinado del Perù, a partire dal 1570 fino agli inizi del XIX secolo, agli albori della globalizzazione, prima attraverso l’estensione dell’encomienda e poi con l’attuazione del sistema tradizionale della mita, in particolare nelle miniere di Potosí, per evidenziarne la matrice coloniale, il suo carattere sistemico e non congiunturale, ed il suo collegamento strutturale e non periferico con il sistema mondo che ancora oggi fornisce l’impronta al modo di produzione estrattivista, niente affatto estraneo alla “logica” capitalista.
Il monologo che ne è venuto fuori è una sorta di "Caduta", un'esplorazione postumana o transumana in cui la protagonista si racconta non padroneggiando perfettamente l'italiano, nè il dialetto, pur essendo abbastanza integrata linguisticamente.
Relativamente alla letteratura sull'argomento, sono state effettuate delle ricerche per fare echeggiare nella narrazione altre operazioni narrative sui "femminielli" (fenomeno sociale antico e radicato nella cultura popolare della città), come "Le cinque rose di Jennifer", di Annibale Ruccello, "Scende giù per Toledo" di Giuseppe Patroni Griffi, ed altre riferibili autori come Enzo Moscato.
La protagonista però non è un "femminiello", è un ibrido che porta il lettore ad esplorare il mondo della prostituzione e dell'omosessualità a Napoli, passando per la costruzione di una soggettivazione che si accompagna con la strategia di liberazione dai dispositivi disciplinari (formali ed informali) per la costruzione della propria identità sessuale, fino a offrire uno sguardo inedito sulla città.
Da questo punto di vista il racconto ha una chiave di lettura legata alla letteratura post-femminista di Donna J. Haraway (autrice del Manifesto Cyborg), che riguarda le modificazioni del corpo attraverso la tecnologia medica e la soggettività mutante legata agli interventi ed alle tecnologie che modificano i corpi. Questa questione viene tracciata "en-passant", essendo il racconto di una storia di sfruttamento della prostituzione minorile e della "tratta".
Una ulteriore dimensione riguarda poi la riflessione deleuziana su un tema dell'Etica di Spinoza trattato in un celebre seminario del 1978: "Che cosa può un corpo?" (pubblicato in Italia da Ombre Corte, a cura di Aldo Pardi) Il titolo è un gioco di parole, una metafora sul significato del "parlato", del "dire", di una lingua che riesce a sopravvivere quando dice, quando nomina le cose con il proprio nome. Quando vuole entrare in corrispondenza con il 'reale'..."
Ulteriori materiali di approfondimento sono disponibili al link:
https://emilianodimarco.wordpress.com/2013/04/20/napoli-e-una-torta-nunziale-2/