Inquinamento luminoso

L’83% della popolazione mondiale vive sotto cieli con inquinamento luminoso, vale a dire aree in cui la luce artificiale eccessiva o orientata nel modo sbagliato altera le condizioni naturali del cielo notturno. L’alone di luce di città molto illuminate, come per esempio Las Vegas, può persistere anche a 50 chilometri di distanza. L’effetto principale è la “scomparsa” delle stelle: il 99,5% delle stelle che si potrebbero vedere a occhio nudo diventano invisibili nei cieli con inquinamento luminoso, a meno di usare un binocolo o un telescopio. Ma la luce artificiale che cambia la notte ha un impatto sulle specie vegetali e animali. Oltre che sulla salute umana come dimostrano alcuni studi recenti. A sperimentare il maggior inquinamento luminoso sono gli abitanti di Singapore, Kuwait e Qatar. Mentre le notti più buie le sperimenta che vive in Ciad, nella Repubblica Centrafricana e in Madagascar.

Emissioni di CO₂

Il sorpasso c’è stato nel 2006: la Cina quell’anno ha emesso 6,4 miliardi di tonnellate di CO2, gli Stati Uniti poco meno: 6 miliardi. Da allora Pechino ha il primato di paese che immette nell’atmosfera la maggior quantità di gas serra. Oggi ha raggiunto i 10 miliardi di tonnellate l’anno, mentre gli Usa sono scesi a 5,4, che gli valgono comunque la seconda posizione, seguiti dall’India con 2,6 miliardi e dalla Russia con 1,7. Se però si considera l’Europa a 28 paesi, la Ue sale sul podio con ben 3,4 miliardi di tonnellate di CO2 in un anno. La classifica cambia radicalmente se si considerano le emissioni pro capite. In tal caso al primo posto si classifica il Qatar con 38 tonnellate a persona per anno, l’Arabia Saudita è al nono posto, con 18 tonnellate a persona, dodicesimi gli Usa con 17 tonnellate, mentre la Cina si posiziona 39esima con 7 tonnellate di CO2 per abitante.

LEGENDA

Testi Luca Fraioli e Gaia Scorza Barcellona, Grafica Gabriele Caterini, Sviluppo Mirko Aloisi e Daniele Testa, coordinamento editoriale Annalisa D'Aprile

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