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Tell es-Sweyhat

Coordinate: 36°16′27.16″N 38°15′13.98″E
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Tell es-Sweyhat
Utilizzoabitato
Localizzazione
StatoSiria (bandiera) Siria
Altitudine302 m s.l.m.
Dimensioni
Superficie42 000 
Altezza15 m
Scavi
Date scavi1973-75
1989-2010
ArcheologoThomas A. Holland
Mappa di localizzazione
Map

Tell es-Sweyhat è il nome di un grande sito archeologico sul fiume Eufrate, nel nord della Siria. Si trova nel Governatorato di Raqqa a circa 95 km a nord-est di Aleppo e 60 km a sud di Carchemis. Tell es-Sweyhat viene identificato con l'antica Burman nel paese di Sugurum durante l'antica età del bronzo[1].

Giusto di fronte alla collina di Sweyhat, sull'altra sponfa del fiume, si trovano i siti di Tell Hadidi (l'antica Azu) dell'età del bronzo e Djebel Aruda, del periodo di Uruk. Tell Hajji Ibrahim è un altro importante sito del periodo di Uruk nella zona[2][3].

L'abitato di Tell es-Sweyhat risale al 3100-1900 a.C., alla antica età del bronzo e all'inizio della media età del bronzo. Probabilmente il sito era occupato sin dal al calcolitico[4]. Il sito si estende per circa 45 ettari ed è costituito da un'altura (tell) centrale alto 15 m che domina la pianura circostante e da un tumulo basso molto esteso e circondato dai resti di un bastione rettangolare fatto di terra[4]. Il sito si trova in una zona relativamente arida della Mesopotamia, ma nell'antichità era una città prospera[5]. La città viveva grazie alle sue risorse agricole, che le hanno permsso di resistere all'evento climatico 4,2 ka BP, quando molti siti mesopotamici sono stati abbandonati verso il 2200 a.C.[1] Il sito fu rioccupato anche durante il periodo ellenistico, fino all'epoca pre-islamica[6].

La rioccupazione è avvenuta nel III secolo a.C., dopo che il sito era stato abbandonato nel II millennio. Dopo il periodo ellenistico, ricco di ceramiche, Tell es-Sweyhat ha visto un'occupazione dei parto-romani fra i I e il IV secolo, essenzialmente nell'area meridionale del tell[4].

Scavi archeologici

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Il sito di Tell es-Sweyhat è meglio conosciuto per le sue fortificazioni intatte, databili fra la metà e la fine del III millennio a.C., e per il suo tempio della fine del III millennio, situato sulla sommità del tumulo centrale. Nel 1993, gli scavi hanno messo in luce un grande cimitero di tombe a pozzo e camera sul tumulo basso risalenti alla metà del III millennio a.C. Sweyhat è un classico esempio di Kranzhugel (tedesco: "tumulo della corona") — una forma di tumulo tipica dell'età del bronzo nella Mesopotamia nordoccidentale, costituita da un alto monticello circondato da un tumulo inferiore ad anello.

Tell es-Sweyhat è stato scavato da Thomas Holland per conto dell'Ashmolean Museum dell'Università di Oxford nel 1973-75[7][8]. Questi scavi facevano parte del programma di protezione legato alla creazione della dige di Tabqa, avviato per salvare i siti minacciati dalla formazione del lago Assad che costituisce il bacino idroelettrico per la diga sul fiume Eufrate situata vicino alla città di Tabqa. Gli scavi sono stati ripresi da Holland dell'Istituto orientale dell'Università di Chicago e da Richard L. Zettler del Museo di archeologia e antropologia dell'Università della Pennsylvania nel 1989, in una situazione meno sottoposta all'urgenza[6]. Questo progetto congiunto ha portato avanti campagne di scavo nel 1989 e nel 1991. L'Istituto orientale è tornato di nuovo a Tell es-Sweyhat nel 1992 per poi interrompere le operazioni[9]. Zettler ha seguito campagne di scavo per l'Università di Pennsylvania nel 1993, 1995, 1998, 2000, 2001, 2005 e 2007. Il progetto, conclusosi nel 2010, è stato diretto da Michael D. Danti del Dipartimento di Archeologia dell'Università di Boston[1][10]. Tra i vari ritrovamenti, tre tombe della prima età del bronzo, una delle quali non era stata depredata dai tombaroli[11].

  1. ^ a b c (EN) Michael D. Danti, The Tell es-Sweyhat Archaeological Project 2008, in Context, vol. 20, n. 1, 2008, pp. 1-5. URL consultato il 17 marzo 2023.
  2. ^ (EN) Michael D. Danti, The Tell es-Sweyhat Regional Archaeological Project, su www.penn.museum, vol. 38.1, Expedition Magazine - Penn Museum, 1996. URL consultato il 17 marzo 2023.
  3. ^ (EN) Naomi F. Miller, Sweyhat and Hajji Ibrahim: Some Archaebotanical Samples From the 1991 and 1993 Seasons, in MASCA ResearchPapers in Science and Archaeology, vol. 14, University of Pennsylvania, 1997, pp. 95-122. URL consultato il 17 marzo 2023.
  4. ^ a b c (FR) Justine Gaborit, Tell As-Sweyhat (Syrie) – D23, collana Bibliothèque archéologique et historique, Presses de l’Ifpo, 11 gennaio 2018, ISBN 978-2-35159-539-8. URL consultato il 17 marzo 2023.
  5. ^ (EN) Peter M. M. G. Akkermans e Glenn M. Schwartz, The archaeology of Syria : from complex hunter-gatherers to early urban societies (c. 16,000-300 BC), Cambridge University Press, 2003, ISBN 0-521-79230-4, OCLC 50322834. URL consultato il 17 marzo 2023.
  6. ^ a b D. T. Potts, Review of Excavations at Tell es-Sweyhat, Syria. Vol. 2, Archaeology of the Bronze Age, Hellenistic, and Roman Remains at an Ancient Town on the Euphrates River, in American Journal of Archaeology, vol. 111, n. 4, 2007, pp. 808–809. URL consultato il 17 marzo 2023.
  7. ^ (EN) Thomas A. Holland, Preliminary Report on Excavations at Tell es-Sweyhat, Syria, 1973-74, in Levant, vol. 8, 1976, pp. 36-70.
  8. ^ (EN) Thomas A. Holland, Preliminary Report on Excavations at Tell es-Sweyhat, Syria, 1975, in Levant, vol. 9, 1977, pp. 36-65.
  9. ^ Thomas A Holland, Tall as-Swehat, in Archiv für Orientforschung, vol. 40/41, 1993-1994, pp. 275-85.
  10. ^ (EN) Michael D. Danti e R. Zettler, Excavating an Enigma: The Latest Discoveries from Tell es-Sweyhat, Expedition (PDF), vol. 44, n. 1, 2002, pp. 36-45. URL consultato il 17 marzo 2023 (archiviato dall'url originale il 17 marzo 2023).
  11. ^ (EN) Richard L. Zettler, A Bronze Age Cemetery Under a Barley Field, su The Pennsylvania Gazette, Field Notes, 12 febbraio 1997. URL consultato il 17 marzo 2023.
  • (EN) Thomas A. Holland, An Inscribed Weight from Tell Sweyhat, Syria, in Iraq, vol. 37, 1975, pp. 75-76.
  • (EN) Thomas A. Holland, Excavations at Tell es-Sweyhat, Syria, volume 2: Archaeology of the Bronze Age, Hellenistic, and Roman Remains at an Ancient Town on the Euphrates River, Chicago, 2006.
  • (EN) Richard L. Zettler, Subsistence and settlement in a marginal environment : Tell-es-Sweyhat, 1988-1995 preliminary report, vol. 14, University of Pennsylvania museum of archaeology and anthropology, 1997, ISBN 1-931707-08-1, OCLC 780182663. URL consultato il 17 marzo 2023.
  • (EN) Danti, Michael D. e Richard L. Zettler, The Evolution of the Tell es-Sweyhat (Syria) Settlement System in the Third Millennium B.C., in Michel Fortin e Olivier Aurenche (a cura di), Espace Naturel, Espace Habité en Syrie du Nord (10e–2e millénaires av. J-C.), collana Canadian Society for Mesopotamian Studies Bulletin, vol. 33, Québec-Lione, 1998, pp. 209–228.
  • (EN) Tony J. Wilkinson, Tell es-Sweyhat, Volume 1. On the Margin of the Euphrates: Settlement and Land Use at Tell es-Sweyhat and in the Upper Lake Assad Area, Syria (PDF), vol. 124, Oriental Institute Publications, 2004, ISBN 1-885923-29-5. URL consultato il 17 marzo 2023 (archiviato dall'url originale il 16 maggio 2013).
  • (EN) Thomas A. Holland, Archaeology of the Bronze Age, Hellenistic, and Roman remains at an ancient town on the Euphrates River (PDF), 1ª ed, Oriental Institute of the University of Chicago, 2006, ISBN 1-885923-33-3, OCLC 173509257. URL consultato il 17 marzo 2023 (archiviato dall'url originale il 30 luglio 2012).
  • (EN) Danti, Michael D. e Richard L. Zettler, The Early Bronze Age in the Upper Euphrates River Valley and Northwest Jezireh, Syria, in Edgar Peltenburg (a cura di), Euphrates River Valley Settlement: The Carchemish Sector in the Third Millennium BC, collana Levant Supplementary Series 5, Oxford, Council for British Research in the Levant/Oxbow Books, 2006, pp. 164–83.
  • (EN) Michael D. Danti, Late Middle Holocene Climate and Northern Mesopotamia, in Bruce Mainwaring, Robert Giegengack, Claudio Vita-Finzi (a cura di), Climate Crises in Human History, American Philosophical Society Transaction, 2010, pp. 139–172.

Collegamenti esterni

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