Questioni platoniche
Questioni Platoniche | |
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Titolo originale | Πλατωνικὰ Ζητήματα |
Busto moderno di Plutarco nella sua Cheronea. | |
Autore | Plutarco |
Periodo | I-II secolo |
Genere | saggio |
Sottogenere | filosofico |
Lingua originale | greco antico |
Serie | Moralia |
Le Platonicae Quaestiones (Πλατωνικὰ Ζητήματα) di Plutarco sono una raccolta di dieci studi esegetici su passi problematici dei dialoghi di Platone. Il titolo compare al numero 136 del Catalogo di Lampria[1].
Struttura
[modifica | modifica wikitesto]Ogni quaestio presenta la stessa struttura. La domanda introduttiva riproduce più o meno fedelmente le parole di un dialogo, secondo quelli che sembrano due tipi di indagine: problemi relativi ad un’espressione usata da Platone, con una domanda molto breve che riprende in maniera piuttosto precisa il testo platonico[2]; problemi suscitati da una o più sezioni del testo platonico, con una domanda in diverse righe, costituita da una parafrasi che può rivelarsi molto libera[3].
La VII quaestio rappresenta l’unico caso in cui la struttura domanda–ipotesi esegetiche non è rispettata, dal momento che ha come scopo dichiarato[4] quello di descrivere il meccanismo di alcuni fenomeni fisici non approfonditi da Platone nel Timeo[5].
Elenco delle quaestiones[6]
[modifica | modifica wikitesto][999C] Perché mai il dio ordinò a Socrate di fare da levatrice agli altri, mentre impedì a lui di generare, come si dice nel Teeteto?
[1000E] Perché mai chiama il dio altissimo padre e creatore di tutte le cose?
[1001C-D] Nella Repubblica il tutto è rappresentato come una linea divisa in parti diseguali. Tagliando di nuovo ogni segmento in due, quello del genere del visibile e quello dell’intelligibile, secondo la stessa proporzione, dopo averne fatti quattro in tutto, indica primo dell’intelligibile quello riguardo alle idee prime, secondo il matematico, primo del sensibile i corpi solidi, secondo le copie e immagini di questi; e assegna a ciascuno dei quattro un criterio particolare, intelletto al primo, pensiero discorsivo al matematico, credenza ai sensibili e immaginazione a quelli di copie e immagini. Pensando a che cosa Platone divide in segmenti diseguali il tutto e quale dei due segmenti, l’intelligibile e il sensibile, è più grande? Infatti lui stesso non lo dichiara.
[1002E-F] Perché mai, mentre dichiara che l’anima è sempre più vecchia del corpo, e causa e principio della generazione di quello, ancora dice che non potrebbe venire ad essere anima senza corpo né intelletto senza anima, ma anima in un corpo e intelletto in un’anima?
[1003B-C] Qual è la causa per cui, pur essendoci corpi e figure rettilinei e circolari, ha preso come principi di quelle rettilinee il triangolo isoscele e lo scaleno, tra questi l’uno ha costituito il cubo che è elemento della terra, invece lo scaleno la piramide e l’ottaedro e l’icosaedro, diventando uno il seme del fuoco, uno dell’aria e uno dell’acqua; mentre ha tralasciato la questione dei circolari, pur ricordandosi della sfera nelle parole in cui dice che ciascuna delle figure enumerate sa dividere il corpo circolare in parti uguali?
[1004C] Come mai nel Fedro si dice che la natura dell’ala, dalla quale il pesante è portato in alto, tra le cose che riguardano il corpo partecipa massimamente del divino?
[1004D-E] In quale modo Platone dice che la sostituzione ciclica (ἀντιπερίστασις) del movimento, poiché non c’è il vuoto in nessun luogo, è la causa di ciò che accade in merito alle ventose mediche e alla deglutizione, e ai pesi che sono scagliati e alle correnti di acqua e i fulmini, e all’apparente attrazione verso l’ambra e la pietra Eraclea, e alle sinfonie dei suoni?
[1006B] In che senso dice Timeo che le anime sono seminate su terra e luna e tutti gli altri strumenti del tempo?
[1007E] Riguardo alle facoltà dell’anima nella Repubblica, Platone paragonando molto bene la sinfonia della parte razionale, quella collerica e quella desiderante1 all’armonia della mese, della hupate e della nete, qualora qualcuno fosse incerto se ha assegnato la parte collerica o quella razionale nel posto della mese; infatti lui stesso non l’ha indicato in questo passo.
[1009B] Perché Platone disse che il discorso si mescola da nomi e verbi?
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ 999C-1011E.
- ^ Di questo gruppo fanno parte le quaestiones I, II, VI, VIII, X.
- ^ Di questo gruppo fanno parte le quaestiones III, IV, V, VII, IX.
- ^ Lo si afferma a 1004E.
- ^ Nelle pagine 79e10–80c8.
- ^ La traduzione è da B. Falconi, Plutarco Platonicae Quaestiones. Traduzione e commento, Tesi di Dottorato in Filosofia e Scienze dell'Uomo, Tutor: Filippo Forcignanò - Coordinatore di Dottorato: Andrea Pinotti, Milano, UniMi, A.A. 2020/2021.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- B. Falconi, Plutarco Platonicae Quaestiones. Traduzione e commento, Tesi di Dottorato in Filosofia e Scienze dell'Uomo, Tutor: Filippo Forcignanò - Coordinatore di Dottorato: Andrea Pinotti, Milano, UniMi, A.A. 2020/2021.
- Tutti i Moralia. Prima traduzione italiana completa. Testo greco a fronte, Coordinamento di Emanuele Lelli e Giuliano Pisani, Collana Il pensiero occidentale, Milano, Bompiani, 2017, p. 3264, ISBN 978-88-452-9281-1.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]Controllo di autorità | VIAF (EN) 307447898 · LCCN (EN) no2013109199 · GND (DE) 4412251-2 |
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