Pelopida
Pelopida | |
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Morte di Pelopida di Andrej Ivanov (1805 o 1806) | |
Nascita | Tebe, 420 a.C. circa |
Morte | Cinocefale, 364 a.C. |
Etnia | Greco |
Religione | Religione greca |
Dati militari | |
Paese servito | Tebe |
Forza armata | Esercito tebano |
Grado | Beotarca Generale |
Guerre | Guerre dell'egemonia tebana Guerra beotica |
Battaglie | Battaglia di Tegira (375 a.C.) Battaglia di Leuttra (371 a.C.) Battaglia di Cinocefale (364 a.C.) |
Nemici storici | Sparta |
vedi bibliografia | |
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Pelòpida, figlio di Ippoclo (in greco antico: Πελοπίδας?, Pelopìdās; Tebe, 420 a.C. circa – Cinocefale, 364 a.C.), è stato un politico e militare tebano, artefice dell'egemonia tebana assieme a Epaminonda.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Pelopida discendeva da una nobile e antica famiglia tebana. Ereditò un'estesa tenuta agricola, che, secondo Plutarco, gestiva in modo liberale, dando soccorso alle persone affamate e in difficoltà. Fu sempre amico di Epaminonda e, non riuscendo a modificarne le abitudini frugali, si disse che avesse assimilato i modi dell'amico.[1] Comune a entrambi era, anche, la lontananza dalla dissolutezza e dalla ricchezza; questa alienità dal denaro in eccesso accomunò i due uomini,[2] a tal punto che Tebe, secondo Polibio, raggiunse il suo apogeo grazie non tanto alla costituzione della polis, quanto alle doti degli uomini che la governarono (Pelopida ed Epaminonda).[3]
Durante l'oligarchia (382-379)
[modifica | modifica wikitesto]Fu costretto all'esilio, assieme ad Androclida e a Ferenico, in seguito alla conquista spartana della Cadmea, la cittadella di Tebe, nel 382 a.C.[4]
Nell'inverno del 379-378 a.C. tornò in patria di nascosto, travestito da cacciatore, assieme ad altri undici fuoriusciti che, aiutati da Caronte e altri Tebani, uccisero a sorpresa i componenti del governo oligarchico che si era instaurato a Tebe con l'appoggio lacedemone.[5]
Preso poi il completo controllo di Tebe anche con l'aiuto di Epaminonda,[6] Pelopida fu eletto beotarca con Melone e Caronte e riconquistò la Cadmea prima dell'arrivo dei soccorsi da Sparta.[7]
Durante la guerra beotica
[modifica | modifica wikitesto]A partire da questa data e fino alla morte Pelopida tenne una posizione predominante a Tebe; ogni anno ricoprì cariche istituzionali fondamentali della vita cittadina.
Eletto nuovamente beotarca nel 378-377 a.C. con Gorgida, sconfisse gli Spartani nella battaglia di Tegira (375 a.C.)[8].
Durante l'egemonia tebana
[modifica | modifica wikitesto]In seguito, durante l'ennesima invasione della Beozia, gli Spartani furono sconfitti nella battaglia di Leuttra (371 a.C.)[9], nella quale Pelopida comandava il battaglione sacro[10]. Ebbe così inizio l'egemonia tebana.
In seguito fu accusato di tradimento per aver conservato illegalmente il potere con Epaminonda, ma fu prosciolto.[11]
Dopo aver occupato Larissa nel 369 a.C., neutralizzò Alessandro II di Macedonia a favore dell'ambizioso cognato del sovrano macedone, Tolomeo di Aloro, costringendolo a stringere un'alleanza con Tebe.
Nel 368 a.C. intervenne in Tessaglia contro il tiranno Alessandro di Fere, dal quale fu catturato.[12][13] L'anno seguente, dopo essere stato liberato da Epaminonda, si recò in Persia da Artaserse II con l'obiettivo di ottenere l'appoggio diplomatico del re persiano e l'indipendenza della Messenia.[14]
Nel 364 a.C. combatté contro Alessandro di Fere nella battaglia di Cinocefale, dove perse la vita.[15] Inoltre lo storico latino Cornelio Nepote narra che nella battaglia Pelopida, vedendo l'uomo che lo aveva imprigionato, spronò il suo cavallo allontanandosi dalle sue truppe e cadde trafitto da numerosi dardi. In seguito, però, Alessandro di Fere venne sconfitto e i beoti premiarono i figli di Pelopida con un terreno da coltivare, corone d'oro e statue bronzee.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Plutarco, Vita di Pelopida, 3
- ^ Claudio Eliano, Varia historia, II, 43- XI, 9.
- ^ Polibio, Storie, VI, 43, 5-6.
- ^ Plutarco, Vita di Pelopida, 5
- ^ Plutarco, Vita di Pelopida, 8-11.
- ^ Plutarco, Vita di Pelopida, 12.
- ^ Plutarco, Vita di Pelopida, 13.
- ^ Plutarco, Vita di Pelopida, 16-17.
- ^ Plutarco, Vita di Pelopida, 20-23.
- ^ Plutarco, Vita di Pelopida, 18-19.
- ^ Plutarco, Vita di Pelopida, 25.
- ^ Plutarco, Vita di Pelopida, 26-29.
- ^ Polibio, Storie, VIII, 35, 8.
- ^ Plutarco, Vita di Pelopida, 30-32.
- ^ Plutarco, Vita di Pelopida, 34.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Fonti primarie
- Diodoro Siculo, Bibliotheca historica.
- Pausania il Periegeta, Periegesi della Grecia.
- Plutarco, Vite parallele: Pelopida.
- Senofonte, Elleniche.
- Fonti secondarie
- (EN) William Smith (a cura di), Pelopidas, in Dictionary of Greek and Roman Biography and Mythology, 1870.
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Pelopida
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Pelòpida, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- Gaetano De Sanctis., PELOPIDA, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1935.
- Pelopida, in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2010.
- Pelòpida, su sapere.it, De Agostini.
- (EN) Pelopidas, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 81573492 · ISNI (EN) 0000 0000 7884 5354 · CERL cnp01166486 · LCCN (EN) nr98044392 · GND (DE) 137374127 · BNE (ES) XX5175073 (data) · J9U (EN, HE) 987007290137405171 · NSK (HR) 000358701 |
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