Patrimoni dell'umanità delle Kiribati
Aspetto
I patrimoni dell'umanità delle Kiribati sono i siti dichiarati dall'UNESCO come patrimonio dell'umanità nelle Kiribati, che sono divenute parte contraente della Convenzione sul patrimonio dell'umanità il 12 maggio 2000[1].
Al 2022 un solo sito è iscritto nella Lista dei patrimoni dell'umanità: l'area protetta delle Isole della Fenice, scelta nel 2010 in occasione della trentaquattresima sessione del comitato del patrimonio mondiale. Non vi sono invece candidature per nuove iscrizioni[1].
Siti del Patrimonio mondiale
[modifica | modifica wikitesto]Foto | Sito | Luogo | Tipo | Anno | Descrizione |
---|---|---|---|---|---|
Area protetta delle Isole della Fenice | Isole della Fenice | Naturale (1325; vii, ix) |
2010 | L'area protetta delle Isole della Fenice è una distesa di 408 250 km² di habitat marini e terrestri nell'Oceano Pacifico meridionale. Il sito comprende il gruppo delle Isole della Fenice ed è la più grande area marina protetta al mondo che conserva uno dei più grandi ecosistemi di arcipelago corallino oceanico intatto del mondo, insieme a 14 monti sottomarini (presunti vulcani estinti) e altri habitat di acque profonde. L'area contiene circa 800 specie conosciute di animali, tra cui circa 200 specie di coralli, 500 specie di pesci, 18 mammiferi marini e 44 specie di uccelli. La struttura e il funzionamento degli ecosistemi del PIPA ne illustrano la natura incontaminata e l'importanza come rotta migratoria e serbatoio di biodiversità[2]. |
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b (EN, FR) Kiribati, su whc.unesco.org. URL consultato il 14 aprile 2022.
- ^ (EN, FR) Phoenix Islands Protected Area, su whc.unesco.org. URL consultato il 14 aprile 2022.
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su patrimoni mondiali dell'umanità nelle Kiribati
- Wikivoyage contiene informazioni turistiche su patrimoni mondiali dell'umanità nelle Kiribati
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Sito ufficiale, su whc.unesco.org.