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Luigi Mercantini

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«Eran trecento, eran giovani e forti,
E sono morti!»

Il poeta Luigi Mercantini con la famiglia

Luigi Mercantini (Ripatransone, 19 settembre 1821Palermo, 17 novembre 1872) è stato un poeta italiano.

Figlio del cagliese Domenico Mercantini, segretario del vescovo vicario di Ripatransone mons. Luigi Ugolini, e della ripana Barbara Morelli [1] , il poeta nasce a Ripatransone (in provincia di Ascoli Piceno) nel 1821. Accondiscendendo ai desideri di Ugolini il padre gli aveva imposto al battesimo, in onore del vescovo, il nome Luigi.[2] Nel 1824 si trasferisce con la famiglia a Fossombrone al seguito del vescovo. Ebbe un fratello minore, Stanislao, anche lui poeta.

Studia nel seminario forsempronese; nel 1841 diviene bibliotecario della Biblioteca comunale, per assumere poi l'insegnamento di retorica ad Arcevia. Si sposa nel 1845 con Anna Bruni che muore però dopo soli otto mesi per una malattia incurabile.

Segnato da questa disgrazia, Mercantini nondimeno si accende di entusiasmo per le riforme di papa Pio IX, salito al soglio pontificio nel 1846. Nel 1849 partecipa alla difesa di Ancona che, avendo aderito alla Repubblica Romana, era assediata dagli Austriaci. Dopo la presa della città va in esilio nelle isole ioniche di Corfù e Zante dove conosce altri noti esuli come Daniele Manin, Niccolò Tommaseo e Gabriele Pepe.

Rientra in Italia nel 1852. Si stabilisce a Torino dove fa parte degli ambienti patriottici piemontesi. Nel 1854 diviene docente di letteratura italiana nel Collegio femminile delle Peschiere; si risposa con Giuseppa De Filippi, giovane pianista di appena vent'anni. Dal matrimonio avrà cinque figli: Adele, Corinna, Mario, Costanza e Guido. Nel 1856 diviene direttore di quello che potrebbe considerarsi come antesignano dei periodici femminili, La Donna; vi collaborano, tra gli altri, Niccolò Tommaseo e Francesco Dell'Ongaro.

Nel 1858 fa la conoscenza di Giuseppe Garibaldi, ed è Garibaldi stesso che lo invita a comporre un inno. Nasce così la Canzone Italiana, musicata da Alessio Olivieri, assai più nota come Inno di Garibaldi (Si scopron le tombe, si levano i morti…). Altro inno patriottico scritto da Mercantini è Patrioti all'Alpe andiamo, musicato da Giovanni Zampettini.

Busto e targa in onore di Luigi Mercantini a Ripatransone

Nel 1860 fonda un quotidiano, il Corriere delle Marche (l'odierno Corriere Adriatico); viene nominato docente di storia e di estetica all'Accademia delle Belle Arti di Bologna.

Il 3 febbraio 1861 viene eletto deputato alla Camera dei deputati del Regno d'Italia nel collegio di Fabriano (Ancona), con voti 157 su 195 votanti, ma la sua elezione viene annullata.

Fu membro della loggia massonica Galvani di Bologna, fondata nel 1863[3].

Nel 1865 è nominato docente di Letteratura italiana presso l'Università di Palermo. A Palermo fonda il giornale La Luce e continua a scrivere versi; nel capoluogo siciliano muore il 17 novembre 1872 ed è stato sepolto nel Cimitero di Santa Maria di Gesù.

Sebbene considerato un poeta minore nella letteratura italiana, Mercantini è da annoverare tra i più conosciuti rappresentanti della poesia lirica di ispirazione patriottica. L'Inno di Garibaldi e La spigolatrice di Sapri sono tra le composizioni più note di tutto il Risorgimento italiano.
Amatissimo per i suoi componimenti al tempo stesso delicati e popolareschi, è classificabile come un tardoromantico. Godette della grande stima di Giovanni Pascoli, che ebbe a pronunciare per lui parole di affetto e considerazione.

  1. ^ https://www.treccani.it/enciclopedia/luigi-mercantini_(Dizionario-Biografico)/
  2. ^ Giorgio Settimo, I congiunti e gli amici ripani di Luigi Mercantini, in: I centenario della morte di Luigi Mercantini, numero unico a cura di Enrico Liburdi. Grafiche Corsi, Civitanova Marche, 1972.
  3. ^ Fulvio Conti, I Fratelli e i Profani. La Massoneria nello spazio pubblico, Pacini ed. Pisa, 2020, p. 224.

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