Guglielmo I Salusio IV
Guglielmo I Salusio IV | |
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Scultura allegorica di monarca, 1230-35, Metropolitan Museum of Art | |
Giudice di Cagliari | |
In carica | 1187 – 1214 |
Predecessore | Pietro Torchitorio III |
Successore | Benedetta, con il marito Barisone |
Giudice di Arborea | |
In carica | 1195 – 1206 |
Predecessore | Pietro I di Arborea |
Successore | Ugone I di Arborea |
Altri titoli | Marchese di Massa e Corsica Marchese di Livorno |
Nascita | 1160 |
Morte | 1214 |
Dinastia | Lacon-Massa |
Padre | Oberto Obertenghi, Marchese di Massa e di Corsica |
Madre | Giorgia di Lacon-Gunale |
Coniugi | Adelaide Malaspina Guisiana di Capraia |
Figli | Benedetta Agnese Preziosa |
Guglielmo I Salusio IV, noto anche come Guglielmo di Massa[1] (1160 – 1214), è stato marchese di Massa[2] e di Livorno[3] e giudice di Cagliari dal 1187 fino alla sua morte.
Deciso ad unificare la Sardegna sotto il suo dominio[4], fu uno dei più importanti giudici sardi e grande protagonista della storia dell'area tirrenica a cavallo tra il XII e il XIII secolo.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]I Lacon-Massa
[modifica | modifica wikitesto]Cittadino pisano[3], era nipote del precedente giudice cagliaritano Costantino II Salusio III, sua madre era infatti Giorgia de Lacon-Gunale (figlia minore di Costantino), mentre suo padre era il nobile lunigiano di ascendenza longobarda Oberto Obertenghi, marchese di Massa e Corsica, figlio di Alberto Corso[1].
Prese il potere a seguito di una spedizione militare contro il giudice regnante Pietro Torchitorio III, che aveva stretto accordi con la repubblica di Genova, concedendole il monopolio del commercio[5]. Per finanziare la conquista del giudicato creò la Societas Kallaretana, assieme a numerosi mercanti pisani, con cui poi si sarebbe spartito i profitti[6].
Con lui ebbe inizio la nuova dinastia dei Lacon-Massa[5], che si estinguerà però con i nipoti.[7]
Poco dopo l'ascesa al trono giudicale partecipò probabilmente alla terza crociata, al seguito dell'arcivescovo di Pisa Ubaldo Lanfranchi.[8]
Il regno di Guglielmo I
[modifica | modifica wikitesto]«In nomine de Pater et Filiu et Sanctu Ispiritu. Ego iudigi Salusi de Lacunu [...], uoluntate de Donnu Deu potestando parte de KKaralis[9]»
«Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Io re Salusio di Lacon [...], per volontà del Signore Dio governando il Regno di Cagliari»
Il suo regno fu caratterizzato dalle continue guerre con gli altri giudicati sardi. Attaccò per primo il giudicato di Torres (1194), guidato all'epoca da Costantino II, occupando il castello del Goceano dove imprigionò e, si dice, violentò ("turpiter dehonestavit") la moglie catalana del giudice turritano Prusininda[5] che, nonostante le pressioni di papa Celestino III che spingeva per una sua liberazione, morì di malaria a Santa Igia qualche tempo dopo[10]. In seguito dichiarò guerra al giudicato di Arborea e nel 1195, dopo aver sconfitto in una battaglia campale il giudice arborense Pietro I (re di Arborea in condominio con Ugone I), dilagò sulla città di Oristano, capitale del giudicato, mettendola a ferro e fuoco e costringendo il clero e il popolo a riconoscerlo come loro sovrano[11]. Guglielmo divenne così momentaneamente giudice, oltreché di Cagliari, anche di Arborea, unificando de facto i due regni.[12]
Nel 1196, come riportato negli Annales Ianuenses, i genovesi avevano attaccato Santa Igia, saccheggiandola e distruggendo il palazzo giudicale[13]. Guglielmo ne fece erigere uno nuovo all'interno di Santa Igia, vicino alla cattedrale di Santa Cecilia[3].
Intorno al 1200 aveva occupato temporaneamente anche il giudicato di Gallura, al momento con problemi di successione[11].
Ebbe due mogli, Adelaide Malaspina, figlia di Moroello Malaspina, e poi Guisiana, figlia di Guido Guerra III Guidi, e tre figlie dalla prima consorte: Preziosa, che diede in sposa a Ugone I di Arborea, Agnese, futura reggente, il cui marito fu Mariano II di Torres (furono i genitori di Adelasia) e Benedetta, sua erede, che nel 1214 sposerà Barisone, figlio dello sconfitto Pietro I[11]. Inoltre impegnò Elena di Gallura a contrarre matrimonio con Guglielmo Malaspina, fratello della prima moglie[1].
Guglielmo stava quindi sviluppando un progetto di penetrazione in tutti gli altri giudicati sardi tramite un'abile politica matrimoniale[1]. Tuttavia in Gallura venne fermato da papa Innocenzo III[1]. Elena però scelse di sua spontanea volontà, e contro il parere del papa, di maritarsi con il pisano Lamberto Visconti che diventerà il nuovo giudice di Gallura.
Nel 1206 la metà della curatoria della Marmilla, a seguito di un accordo fra Guglielmo e suo suocero Ugone, venne annessa al giudicato cagliaritano[11].
Lo storico francese Daniel Istria a proposito degli interessi di Guglielmo in Corsica scrive:
«Come i suoi zii e cugini, questo Guglielmo aveva dei possedimenti in Corsica. In una data sconosciuta offrì al monastero di Montecristo numerose proprietà situate ad Ampugnani [...] L'atto è redatto in Corsica, nel palazzo di Sala. Non vi è alcun dubbio che Guglielmo avesse dei possedimenti in Corsica, ma continuò a risiedervi occasionalmente, malgrado le sue implicazioni nella vita politica e militare nell'estremo sud della Sardegna.»
Guglielmo nel 1210 circa risulta essersi trasferito a Pisa, da dove continuò ad amministrare il giudicato. In un atto a favore del monastero di San Vito, del 10 maggio 1211, è definito giudice Salusio (IV) di Lacon[1].
Morte del giudice
[modifica | modifica wikitesto]Nel 1213 fu sconfitto in battaglia dalla fazione dei Visconti di Pisa presso il fiume Frigido, nei pressi di Massa, in Toscana. Questa sconfitta mise definitivamente fine alle sue speranze di consolidare il dominio sull'isola e di mantenere il controllo sui suoi possedimenti continentali dell'alto Tirreno (ereditati dal padre).
Guglielmo morì nel 1214 e gli subentrarono sul trono la primogenita Benedetta e suo marito Barisone II d'Arborea, che assumerà il nome di Barisone Torchitorio IV.[14]
Nella cultura popolare
[modifica | modifica wikitesto]Guglielmo di Massa viene citato dai trovatori occitani, suoi contemporanei. Peire Vidal gli dedicò il sirventes Pos ubert ai mon ric tezaur
«A un Marques de Sardenha/ Q'ab joi viu ab sen regna[2]»
«al Marchese di Sardegna/ che vive con gioia e con senno governa»
Mentre Elias Cairel si rivolge a lui, con toni meno lusinghieri, in Era non vei puei ni comba con queste parole[2]:
«Lo Marques de Massa cassa/bon pretz, on q'el consegna;/e totz lo mons vuoill q'entenda/que sa valors sembla febre»
«Il Marchese di Massa getta via/ ogni suo buon pregio/ e tutto il mondo voglio che sappia/ che i suoi valori sembrano piuttosto sintomi di febbre»
Nel Ritmo lucchese del 1213, Guglielmo è definito il "marchese sardo"[4].
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c d e f Mauro Ronzani, GUGLIELMO di Massa, su Treccani.it, 2004. URL consultato il 16 agosto 2022.
- ^ a b c A cura di Paolo Maninchedda, La Sardegna e la presenza catalana nel Mediterraneo, Volume 1,1998
- ^ a b c A cura di Corrado Zedda, 1215-2015 800 anni dalla fondazione del Castello di Castro di Cagliari, 2015
- ^ a b Corrado Zedda, p. 113.
- ^ a b c Francesco Cesare Casula, p. 205.
- ^ Corrado Zedda, p. 114.
- ^ Patrizia Fabricatore Irace, Pinuccia Franca Simbula, la caduta di Santa Igia Archiviato il 28 dicembre 2017 in Internet Archive.
- ^ Raimondo Pinna, p. 347.
- ^ Giovanni Serrelli, Giuseppe Soru, "Prima Carta Cagliaritana (1089 – 1103) y Seconda Carta Marsigliese (1190-1206)"
- ^ Francesco Cesare Casula, p. 243.
- ^ a b c d Francesco Cesare Casula, p. 206.
- ^ Raimondo Pinna, p. 81.
- ^ Storia di Sardegna del barone Giuseppe Manno, Volume 1 pp.336
- ^ Pinna, p.160
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Corrado Zedda, Il giudicato di Cagliari, Cagliari, Arkadia Editore, 2017
- Francesco Cesare Casula, La Storia di Sardegna , Sassari 1994.
- Raimondo Pinna, Santa Igia , la città del giudice Guglielmo, Roma 2010.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Mauro Ronzani, GUGLIELMO di Massa, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 61, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2004.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 308304638 |
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