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Gens Atia

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La gens Atia, o Attia, in italiano Azia o Attia era una famiglia della Roma antica. Il primo esponente della gens ad acquistare importanza è stato Lucio Azio, tribuno militare nel 178 a.C. Durante la guerra civile fra i sostenitori di Cesare e quelli di Pompeo, molti Atii si schierarono apertamente e presero parte ai combattimenti, a favore dell'uno o dell'altro. La gens Attia potrebbe essere la stessa famiglia degli Atii, infatti gli individui noti con questo nome vissero circa un secolo dopo i più importanti Atii, ma non si sa se siano imparentati o meno.[1]

La gens non sembra essere stata molto antica, anche se alcuni poeti la facevano discendere da Atys, figlio di Alba Silvio e padre di Capi. Atys fu il sesto re di Alba Longa, antica città del Lazio, che secondo la tradizione fu fondata da Ascanio, figlio di Enea e perciò considerata la città madre di Roma.[2][3][4]

Gli Atii sono noti per avere usato frequentemente alcuni dei più comuni praenomina dell'antica Roma, tra cui Lucio, Marco, Gaio, Publio e Quinto.

I cognomina degli Atii furono Balbo, Rufo e Varo. Gli Atii Balbi provenivano dalla città di Ariccia. Lo studioso veneziano Paolo Manuzio ha ipotizzato che la famiglia dei Labieni appartenesse alla gens Atia, parere seguito dalla maggior parte degli scrittori moderni, tranne Ezechiel Spanheim.[5]

Membri della gens

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Secondo alcuni storici, i discendenti di Quinto Azio Varo, illustre membro della Gens Atia, facevano parte di quell'aristocrazia romana di cui le popolazioni barbariche che conquistarono Roma si avvalsero per le loro competenze come amministratori dei territori nella penisola. Il nobile casato dei Compagnoni di Villamagna si diceva discendente della Gens Atia. Storicamente questa non può che rimanere un'ipotesi; tuttavia l'albero genealogico della famiglia risale fino ad un certo Atto Ottifredo (880 d.C.), della famiglia degli Actioni o Attoni, discendenti dalla fara longobarda degli Ottifredi.[9] Gaio Atio (V secolo), discendendente dalla Gens Atia, fu il capostipite della nobile famiglia veronese Di Canossa.[10]

In alcuni documenti antichi, è riportata la scritta nella lapide alla base dell'albero gentilizio, che sembrerebbe confermare quest'ipotesi: Compagnona Gens ricinae, totoque piceno carissima, olim dicta Atona, vel Actiona, ab Actio Varo delecto duce in bello civili adversus Caesarem imperatorem, cui temporibus primordiis civitates maceratenses nomen dederunt...[9]

  1. ^ Dictionary of Greek and Roman Biography and Mythology, William Smith, Editor.
  2. ^ Publio Virgilio Marone, Eneide v. 568.
  3. ^ Tito Livio, Ab Urbe condita i. 3.
  4. ^ Lee Fratantuono, Madness Unchained: A Reading of Virgil's Aeneid, Lexington Books, 2007, pp. 147–, ISBN 978-0-7391-2242-6.
  5. ^ Ezechiel Spanheim, De Praestantia et usu Numismatum Antiquorum II. 11, 12.
  6. ^ Livio, Ab Urbe condita XLI. 7.
  7. ^ Broughton, vol. II, pag. 157-158.
  8. ^ Cesare, Commentarii de bello civili III. 83.
  9. ^ a b da "Alloro genealogico" di P. Compagnoni, 1600
  10. ^ Alessandro Canobbio, Origine della nobilissima e illustrissima Famiglia Canossa, Verona, Discepolo, 1593.
  • (LA) Tito Livio, Ab Urbe Condita libri.
  • (EN) T. Robert S. Broughton, The Magistrates of the Roman Republic, a cura di Phillip H. De Lacy, collana Philological Monographs, I, 1ª ed., New York, American Philological Association, 1952.
  • (EN) T. Robert S. Broughton, The Magistrates of the Roman Republic, a cura di Phillip H. De Lacy, collana Philological Monographs, II, 1ª ed., New York, American Philological Association, 1952.
  • Alessandro Canobbio, Origine della nobilissima e illustrissima Famiglia Canossa, Verona, Discepolo, 1593.

Voci correlate

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