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Ceninensi

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Il Latium vetus con le città di Caenina, Antemnae, Crustumerium, Medullia, Fidene e Veio, prime rivali della Roma di Romolo.

I Ceninensi o Ceninenti erano un popolo dell'Italia preromana stanziato nei pressi di Roma.

Secondo Diodoro Siculo fu tra le città fondate da Silvio,[1] figlio postumo di Enea e di Lavinia, e quindi di origine latina, anche considerando che Romolo vi si recava ad offrire sacrifici.[2]

Per Plutarco invece erano di origine sabina.[3]

La loro capitale era il villaggio di Caenina, inclusa da Plinio il Vecchio nella sua lista di città scomparse.[4].

Furono assorbiti dai Romani, dopo la vittoria che Romolo, il primo re di Roma, ottenne nel 752-751 a.C. contro di loro quando riuscì ad uccidere il loro comandante, ottenendo le spolia opima.[5][6] Gli stessi Fasti trionfali celebrano:

«Romolo, figlio di Marte, re, trionfò sul popolo dei Ceninensi (Caeninenses), calende di marzo (1º marzo).»

Secondo la leggenda, i Ceninensi, irati per il Ratto delle Sabine e quindi anche delle loro donne, dichiararono guerra a Roma, senza attendere i Crustumini, gli Antemnati e i Curiti Sabini, tutti colpiti dal tradimento dei Romani. I due eserciti si schierarono nella pianura fra i colli romani, ma fu sparso il sangue di un solo uomo. Romolo, avanti ai Romani, fu con un balzo al di sopra del re ceninense, Acrone, e lo sgozzò.[6]

Per un altro racconto, i Ceninensi, mentre stavano devastando il territorio romano, furono facilmente messi in fuga dai Romani, condotti da Romolo, che poi ne guidò l'inseguimento e ne uccise in duello il re. Quindi i Romani conquistarono Caenina al primo assalto[7].[8]

Per un racconto i Ceninensi quindi, furono costretti ad abbattere le proprie case e a trasferirsi a Roma, dove acquisirono gli stessi diritti degli altri Romani,[3] mentre per un altro racconto dovettero accettare che i Romani vi stabilissero una colonia di circa 300 uomini, cui furono cedute terre dei Ceninesi estratte a sorte.[9]

  1. ^ Diodoro SiculoBibliotheca historica VII, 5,9.
  2. ^ Dionigi di Alicarnasso, II, 33.
  3. ^ a b Plutarco, Vite parallele, Vita di Romolo, 17.
  4. ^ Plinio il Vecchio, Naturalis historia, III, 68.
  5. ^ Tito Livio, Ab Urbe condita libri, I, 9-10.
  6. ^ a b Floro, Epitoma de Tito Livio bellorum omnium annorum DCC, I, 1.11.
  7. ^ Tito Livio, Ab Urbe condita libri, I, 10.
  8. ^ Dionisio di Alicarnasso, Antichità romane, II, 33, 1-3.
  9. ^ Dionisio di Alicarnasso, Antichità romane, II, 33, 5.