Vai al contenuto

Basilica di Sant'Antioco di Bisarcio

Coordinate: 40°38′40.92″N 8°53′33.97″E
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Basilica di Sant'Antioco di Bisarcio
StatoItalia (bandiera) Italia
RegioneSardegna
LocalitàOzieri
IndirizzoStrada Statale 597, - Ozieri, Strada Statale 597 3, 07014 Ozieri e Strada Provinciale 597, Ozieri
Coordinate40°38′40.92″N 8°53′33.97″E
Religionecattolica di rito romano
TitolareAntioco di Sulcis
Diocesi Ozieri
Consacrazione1174
Stile architettonicoromanico

La basilica di Sant'Antioco, ex cattedrale di Bisarcio, è una delle più grandi chiese romaniche della Sardegna. L'edificio monumentale si trova isolato su un'altura di origine vulcanica in un sito campestre non lontano da Chilivani, nel territorio del comune di Ozieri.

La diocesi di Bisarchium o Guisarchum nel Giudicato di Torres, Curatoria di Nughedu, è documentata dal 1065 al 1503, quando venne inglobata nella diocesi di Alghero.

La prima cattedrale fu costruita nella seconda metà dell'XI secolo e successivamente danneggiata da un incendio, tanto che un documento del 1139 menziona un Ardarensis episcopus, in quanto il vescovo di Bisarcio risiedette nel vicino centro di Ardara sino alla riparazione della cattedrale e dell'episcopio di Bisarchium. Come documenta un graffito scoperto nel 2002 dall'epigrafista Giuseppe Piras sotto una monofora della zona absidale, nel 1164 il vescovo di Bisarcio Giovanni Thelle diede avvio alla seconda fase costruttiva[1]. Questa fase si concluse entro il 1174, come testimoniato da un documento conservato presso l'Archivio Capitolare di Alghero[2]. Con la consacrazione del portico a due piani addossato alla facciata, nel XIII secolo, si conclusero i lavori di riedificazione della cattedrale.

Attualmente del centro abitato, uno dei più grandi e popolati della zona, così come del palazzo vescovile, rimangono solo pochi resti. Ci sono pervenute alcune schede di un Condaghe di Bisarcio[3] inserite da Pasquale Tola nel suo Codice Diplomatico della Sardegna.

Veduta della torre e dell'abside
Resti della cinta muraria esterna
Interno
Le rovine

Il monumento è raggiungibile percorrendo la statale 597, a metà strada tra Ardara e Tula.

Sul piano artistico e architettonico la cattedrale di Bisarcio si presenta come il connubio dell'opera delle varie maestranze che vi lavorarono; infatti vi si trovano elementi riferibili al romanico pisano, al romanico lombardo e maestranze francesi di origine borgognona introdotte in Sardegna dai cistercensi.

Il portico addossato alla facciata, ispirato a modelli francesi, si sviluppa su due piani; nel piano inferiore, ricco di decori scultorei, si aprono tre archi a tutto sesto, i due laterali inglobanti una bifora (murata quella di sinistra, quella di destra invece è ornata, alla base della colonnina, da un leone stiloforo molto consunto), mentre dall'arco centrale si accede al nartece, che si sviluppa in sei campate voltate a crociera e sostenute da pilastri cruciformi. Alla parete destra del nartece si trova una ripida scala, che conduce al piano superiore dove si trovano tre ambienti, di cui quello centrale, dotato di altare, fungeva da cappella privata del vescovo di Bisarcio. Dietro l'altare si trova una bifora che si apre verso l'interno della cattedrale; ai lati della bifora si notano due losanghe decorative, presenti anche nel muro esterno dell'abside, tipiche del romanico pisano. L'ambiente a destra ospita un caratteristico caminetto a forma di mitria.

Dal nartece si accede all'interno della chiesa, a tre navate divise da colonne e con abside semicircolare orientata. La navata centrale ha copertura a capriate lignee, mentre le navate laterali sono suddivise in campate voltate a crociera. La luce soffusa che mantiene in penombra l'interno della cattedrale entra tramite le alte e strette monofore, sei disposte su ciascun lato più quella aperta nell'abside e due all'estremità delle navate laterali.

La chiesa è affiancata sul lato sud da una torre campanaria, attualmente mozza in seguito a un crollo avvenuto in epoca imprecisata. La torre, a canna quadra, è ornata da lesene e archetti pensili, che scandiscono anche i fianchi e il prospetto absidale della chiesa.

  1. ^ Giuseppe Piras, Le iscrizioni funerarie medievali della basilica di San Gavino: contributi preliminari per una rilettura, Il Regno di Torres 2, Sassari 2003, pp. 302-342, p. 332, nota 75 https://www.academia.edu/resource/work/1434999..
  2. ^ Giuseppe Piras, Le iscrizioni funerarie medievali della basilica di San Gavino: contributi preliminari per una rilettura, Il Regno di Torres 2, Sassari 2003, pp. 302-342, p. 332, nota 75 https://www.academia.edu/resource/work/1434999.
  3. ^ Pasquale Tola, Codice Diplomatico della Sardegna, Carlo Delfino, 1984, p. 158.
  • Roberto Coroneo, Salvatore Naitza; Donatello Tore, Architettura romanica dalla metà del Mille al primo '300, Nuoro, Ilisso, 1993, ISBN 88-85098-24-X.
  • Giuseppe Piras, Le iscrizioni funerarie medievali della basilica di San Gavino: contributi preliminari per una rilettura, Il Regno di Torres 2, Sassari 2003, pp. 302-342, p. 332, nota 75

https://www.academia.edu/resource/work/1434999.

  • Raffaello Delogu, L'architettura del Medioevo in Sardegna, Roma, La Libreria dello Stato, 1953, ISBN non esistente.
  • Francesco Amadu, Giuseppe Meloni, La Diocesi medioevale di Bisarcio, Sassari, Carlo Delfino editore, 2003, ISBN 88-7138-296-X.
  • Franco Laner, Anna Pala, Sant´Antioco di Bisarcio, chiesa ex cattedrale nel campo di Ozieri, Mestre, Adrastea, 2003, ISBN non esistente.

Altri progetti

[modifica | modifica wikitesto]
Controllo di autoritàVIAF (EN249404667 · GND (DE4645140-7