Papa Sergio III

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Papa Sergio III
119º papa della Chiesa cattolica
Elezionegennaio 904
Insediamento29 gennaio 904
Fine pontificato14 aprile 911
Predecessorepapa Leone V
Successorepapa Anastasio III
 
NascitaRoma, ?
Nomina a vescovo893 da papa Formoso
MorteRoma, 14 aprile 911
SepolturaBasilica Lateranense

Sergio III (Roma, ... – Roma, 14 aprile 911) è stato il 119º papa della Chiesa cattolica dal 29 gennaio 904 alla sua morte.

Biografia

Romano di nascita, nacque in una data sconosciuta da Benedetto, magnus tusculanus dux et comes[1][2]. Per quanto sia stato messo in dubbio dalla moderna storiografia il predicato feudale tuscolano risalente solo all'XI secolo, si ritiene fosse legato da vincoli di parentela con la stirpe di Teofilatto[1][2], che durante il pontificato di Benedetto IV era stato nominato iudex populi romani dall'imperatore Ludovico di Provenza[3] e fu il capostipite di una famiglia, poi denominata conti di Tuscolo o "Tuscolani", che avrebbe dato anche altri pontefici alla cristianità, come Teofilatto II (Benedetto VIII (1012-1024)) e Teofilatto III (Benedetto IX (1032-1044)). Si presume che il padre di Sergio, Benedetto conte di Tuscolo, fosse discendente diretto di Alberico, fratello di papa Adriano I (772-795), ma non vi è nulla di certo.

Carriera ecclesiastica

Ordinato suddiacono da papa Marino I (882-884) e poi diacono da papa Stefano V[4] (885-891), al momento dell'ascesa al soglio petrino di papa Formoso (891), Sergio fu contemporaneamente eletto da parte del partito vicino alla Casa di Spoleto, ma dovette cedere il passo alla fazione sostenitrice di Formoso[5][6]. Nell'893 lo stesso papa Formoso nominò Sergio vescovo di Caere (l'attuale Cerveteri), contro la sua volontà[1]; Sergio ambiva infatti a divenire papa, ma il pontificato era precluso a chi era già vescovo di un'altra diocesi, e dunque Sergio rinunciò a tale carica e anche a quella presbiterale[1]. Divenne perciò uno dei personaggi di spicco del partito antiformosiano e dunque acceso sostenitore di papa Stefano VI (sotto il quale dovette essere nuovamente riconsacrato come presbitero[7]), tanto che partecipò attivamente e fu tra i promotori del sinodo del cadavere[4], che condannò post-mortem Formoso.

Lo scontro con i formosiani e l'esilio

Alla morte di papa Teodoro II (fine dicembre 897/inizio gennaio 898[8]), scoppiarono violente lotte tra la fazione formosiana e l'antiformosiana; i primi elessero papa Giovanni IX, mentre gli altri (partigiani del defunto papa Stefano VI) insediarono Sergio (che nel frattempo era stato nominato cardinale, presumibilmente proprio dall'amico Stefano VI[2]). Nell'arco di qualche giorno il partito formosiano ebbe il sopravvento, cacciò Sergio e confermò l'elezione di Giovanni. Il nuovo pontefice scomunicò l'avversario nel concilio di Ravenna dell'898[1], esiliandolo e privandolo di qualsiasi beneficio ecclesiastico. Secondo Liutprando da Cremona, Sergio si sarebbe allora rifugiato presso Adalberto, marchese di Toscana, da dove avrebbe assistito alla morte di papa Giovanni IX (900) e dei suoi successori Benedetto IV (900-903) e Leone V (903)[2]. Un altro cronista dell'epoca, Ausilio di Napoli, afferma invece che Sergio riparò presso i Franchi[9]. L'esilio comunque durò sette anni.

Artaud de Montor, Sergio III in The Lives and Times of the Popes, The Catholic Publication Society of America, New York [1842] 1911.

Il pontificato

Ascesa al trono papale

Nel settembre del 903 papa Leone V, consacrato solo nel mese di luglio, fu deposto dal cardinale Cristoforo, che si insediò al suo posto. Sergio, tuttora in esilio, non appena seppe della deposizione di Leone e dell'intronizzazione di Cristoforo, si alleò con Teofilatto di Tuscolo e con il genero di lui Alberico I di Spoleto[10]. Grazie a queste alleanze e alla milizia fornitagli da Adalberto di Toscana, presso il quale era tuttora ospite, Sergio entrò con la forza a Roma nel gennaio 904[11], depose l'odiato Cristoforo (che poi morì in carcere, probabilmente assassinato proprio per ordine di Sergio[12]) e si fece consacrare papa il 29 gennaio 904[1][13][14].

Essendo stato eletto per la prima volta alla fine dell'897, dopo la morte di papa Teodoro II, Sergio si considerava il legittimo pontefice fin da allora, e pertanto retrodatò il suo pontificato di 7 anni, disconoscendo i papi da Giovanni IX in avanti[1][15].

Governo della Chiesa

La maggior parte delle informazioni relative al pontificato di Sergio riguarda il capovolgimento delle decisioni ecclesiali dei suoi immediati predecessori in funzione antiformosiana. Sergio, ormai giunto al potere, si vendicò degli oltraggi subiti: riaffermò le decisioni prese contro papa Formoso nel Sinodo del cadavere[16] e pose una lapide commemorativa sulla tomba dell'amico Stefano VI che quel sinodo aveva presieduto[17]. La rivalutazione delle decisioni del sinodo comportò che tutte le ordinazioni e consacrazioni effettuate da Formoso risultassero invalide canonicamente[16] (il Moroni parla addirittura di scomunica[2]): una tale situazione gettò nel panico vescovi e presbiteri riguardo alla validità del loro ministero. Inoltre, in quegli anni, i vescovi coinvolti avevano ordinato a loro volta diversi altri ecclesiastici e Sergio, per rimediare ad una tale situazione di disordine, ordinò loro di essere riconsacrati[16].

La Basilica di San Giovanni in Laterano, in un'incisione del XIX secolo.

Poco invece si sa degli altri atti concernenti la politica spirituale di papa Sergio, o perlomeno delle decisioni riguardanti i beni della Chiesa. Tra le poche notizie certe fece ristrutturare la Basilica Lateranense, danneggiata da un terremoto poco tempo prima lo scellerato Sinodo del cadavere[17], e il Palazzo del Laterano, sede ufficiale del pontefice[2]. Si prodigò inoltre nell'elargire fondi nei confronti delle comunità monastiche e delle diocesi che erano state attaccate e depredate dai Saraceni[16], e riconfermò la condanna della teoria di Fozio, l'ex Patriarca di Costantinopoli, secondo cui lo Spirito Santo procede solo dal Padre (e non anche dal Figlio), escludendo in tal modo la formula cosiddetta del Filioque dal Credo[2].

Governo dell'Urbe

L'ascesa di un esponente dell'aristocrazia romana quale fu Sergio, non poté far altro che consolidare la posizione di Teofilatto e di Alberico, che nel 905[18] fu fatto sposare all'adolescente Marozia, figlia dello stesso Teofilatto e di sua moglie Teodora. Si venne così a creare, secondo un'espressione del Rendina, una vera e propria "tirannide pontificia"[16], coadiuvata e anzi piuttosto indirizzata da una boriosa e rampante aristocrazia, che per un certo periodo ebbe in mano il papato. Con Sergio, il prestigio del pontificato scemò al punto tale che la massima autorità spirituale dell'Occidente cristiano mantenne un potere effettivo soltanto entro le mura di Roma, riducendo la sua zona d'influenza esclusivamente alle questioni legate alla famiglia di Teofilatto e alle vendette contro i formosiani. ll suo pontificato, infatti, secondo quanto riporta il Baronio nei suoi Annales Ecclesiastici, segnò l'ascesa definitiva dei conti di Tuscolo ai vertici del potere romano, e dette inizio a quella fase del Saeculum obscurum che viene generalmente definita come pornocrazia[19].

Oltre ad essersi dimostrato crudele e tirannico, Sergio era anche di discutibili costumi morali, in questo istigato da Teodora. Dice di lei il Baronio:

(LA)

«Theodora scortum impudens, hujus Alberici...avia (quod dictu etiam nefandissimum est) Romae civitatis non inviriliter monarchiam obtinebat, quae diras habuit natas, Maroziam atque Theodoram sibi non solum aequales, verum etiam Veneris exortivo promptiores. Harum una Marozia ex papa Sergio, cuius supra facimus mentionem, Joannem, qui post Joannis Ravennatis obitum, sanctae Romanae Ecclesiae obtinuit dignitatem.»

(IT)

«La svergognata prostituta Teodora, nonna di quest'Alberico, otteneva (che è cosa sacrilega a dirsi) virilmente la sovranità di Roma, la quale (Teodora, N.d.T) ebbe delle figlie maledette in Marozia e Teodora, che non erano solo simili tra loro, ma erano anche più lascive di Venere. Una di costoro, Marozia, ebbe da papa Sergio (III), del quale facemmo menzione antestante, Giovanni che, dopo la morte di Giovanni da Ravenna (Giovanni X, N.d.T), lo fece diventare papa.»

Il Joannis Ravennatis di cui si parla è Papa Giovanni X (914-928) e, come ha fatto notare Claudia Gnocchi, l'informazione di Liutprando riportata da Baronio non può essere considerata esatta:

«Lo storico Liutprando parla di amori illeciti tra Sergio, ormai non più giovane, e Marozia, figlia di Teofilatto, da cui sarebbe nato il futuro papa Giovanni XI, che egli però pone come successore di Giovanni X, ignorando i pontificati di Leone VI e Stefano VII.»

Attraverso una serie di calcoli cronologici, infatti, la relazione tra l'ormai maturo Sergio e la giovanissima Marozia (che doveva avere almeno 15 anni, se si ritiene vera l'ipotetica data dell'892[20] fatta da alcuni studiosi), iniziò verso l'anno 907, quando era ormai sposata già da due anni con Alberico di Spoleto. Le maldicenze di Liutprando, accolte da Baronio e Duchesne[16], riguardanti i natali di papa Giovanni XI, sono da considerarsi piuttosto attendibili[16].

Morte e sepoltura

Sergio III morì il 14 aprile 911[1][14] e fu sepolto nella Basilica Lateranense[1]. Cesare Baronio riporta un antico epitaffio apposto sulla sua tomba:

(LA)

«Limina quisquis adis papae metuenda beati. / Cerne pii Sergi excubiasque Petri: / Culmen Apostolicae Sedis is, jure paterno / Electus, tenuit, ut Theodorus obit. / Pellitur Urbe pater, pervadit sacra Joannes, / Romuleosque greges dissipat ipse lupus, / Exul erat patria septem volventibus anni, / Post populi multis Urbe redit precibus. / Suscipitur; papa sacratur; Sede recepta / Gaudet: amat pastor agmina cuncta simul. / Hic invasores, sanctorum falce, subegit, / Romanae Ecclesiae, judiciisque Patrum.»

(IT)

«Ciascuno si avvicini al sepolcro degno di rispetto del beato papa. Osserva quella del pio Sergio e i custodi del sepolcro di Pietro: lui occupò il posto più importante della Sede Apostolica, eletto secondo la legittimità paterna, dopo che morì Teodoro. E il Papa fu scacciato da Roma, Giovanni [IX] s'infiltrò nei Sacri Palazzi, e quale lupo stesso disperse il gregge di Roma. Era esule dalla patria per sette anni e, dopo molte preghiere del popolo ritornò a Roma. Vi è accolto; è consacrato come papa; gioisce nell'aver recuperato la Sede: il pastore ama tutto il suo gregge nel contempo. [Sergio] ha assoggettato gli invasori, grazie alla falce dei santi e ai giudizi dei Padri, alla Chiesa di Roma.»

Dalle varie testimonianze riportate, Sergio III non fu ben considerato dopo la morte: parlarono di lui come un assassino e un uomo immorale non solo i suoi contemporanei, ma anche gli storici della Chiesa dei secoli successivi. L'unico che avrebbe tentato di difenderlo per l'opera di assistenza nei confronti dei centri colpiti dai Saraceni è stato, a detta di Rendina, Agostino Saba[16].

Note

  1. ^ a b c d e f g h i Gnocchi.
  2. ^ a b c d e f g Moroni, p. 179.
  3. ^ Cfr. Papa Benedetto IV
  4. ^ a b Rendina, p. 310.
  5. ^ Rendina, p. 298.
  6. ^ Liutprando, citato in Baronio, p. 420:
    (LA)

    «Causa enim simultatis inter Formosum papam et Romanos haec fuit. Formosi praedecessore defuncto, Sergius quidam Romanae Ecclesiae diaconus erat, quem Romanorum pars quaedam papam sibi elegerat: quaedam vero pars non infima nominatum Formosum Portuensis civitatis episcopum, pro vera religione, divinarumque Scripturarum et doctrinarum scientia, papam sibi fieri anhelabat. Nam dum in eo esset ut Sergius Apostolorum vicarius ordinari debuisset: ea quae Formosi partibus favebat pars, cum non mediocri tumultu et injuria Sergium ab altari expulit, et Formosum papam constituit.»

    (IT)

    «La causa dell'ostilità tra papa Formoso e i Romani fu questa. Morto il predecessore di Formoso, v'era un tale Sergio diacono della Chiesa Romana, che una parte dei Romani aveva eletto papa: ciononostante una parte non trascurabile anelava che fosse nominato come papa Formoso, vescovo della città di Porto, in nome della vera religione e della scienza delle Sacre Scritture e dottrine. Infatti finché in lui fosse che Sergio avesse dovuto essere ordinato quale vicario degli Apostoli: e quella fazione che favoriva le sorti di Formoso, con un'ampia insurrezione e con sacrilegio scacciò Sergio dall'altare, ed elesse Formoso come papa.»

  7. ^ In un concilio convocato da papa Giovanni IX nell'898 è infatti definito "presbyter" (Gnocchi)
  8. ^ cfr. Papa Teodoro II
  9. ^ Si veda: Dümmler, p. 95
  10. ^ Nel 905, Alberico sposò Marozia, figlia di Teofilatto. Si veda: Rendina, p. 312
  11. ^ Baronio, p. 512:
    (LA)

    «Exsurgit rursus, hoc ejecto, Sergius ille nefandus, quem audisti in Formosum papam ita saevisse. Potens iste armis marchionis Tusciae Adelberti, homo vitiorum omnium servus, facinorosissimus omnium, quae intentata reliquit?»

    (IT)

    «Di nuovo si ripresenta, esiliato, Sergio, quel sacrilego, che hai sentito che a tal punto si era accanito contro papa Formoso. Costui, forte delle armi del marchese di Toscana Adalberto, uomo schiavo di tutti i vizi, il più scellerato tra tutti quanti, le quali le lasciò intatte?»

  12. ^ Per le varie discordanze storiografiche sulla morte di Leone e di Cristoforo, cfr. Papa Leone V
  13. ^ Rendina, p. 311.
  14. ^ a b Sergio III, su w2.vatican.va, vatican.va. URL consultato il 2 novembre 2015.
  15. ^ Baronio, p. 500.
  16. ^ a b c d e f g h Rendina, p. 312.
  17. ^ a b Rendina, p. 304.
  18. ^ Cfr. nota 1
  19. ^ Termine coniato, nel 1704, dal teologo protestante V. E. Löscher. Cfr. Bihlmeyer - Tuechle, p. 78, nota 2
  20. ^ Tommaso di Carpegna Falconieri, Marozia in Dizionario Biografico degli Italiani, su treccani.it, vol. 73, Treccani, 2008. URL consultato il 6 gennaio 2015.

Bibliografia

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