Isabella d'Este: differenze tra le versioni

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
m Grafica significativa
m Grafici in scala
Riga 193: Riga 193:


=== Isabella d'Este e Monna Lisa ===
=== Isabella d'Este e Monna Lisa ===
[[File:Leonarda da Vinci - Isabella d'Este und Mona Lisa II.jpg|miniatura|upright=1.4| • Leonardo 1499/1500 – ''[[Ritratto di Isabella d'Este (Leonardo)|Disegno]]''<br /> • Leonardo (bottega) 1502-19 – ''La Gioconda'' ([[Museo del Prado|Prado]])<br /> • Leonardo 1502-06 – ''La [[Gioconda]]''|alt=|sinistra]]
[[File:Leonarda da Vinci - Isabella d'Este und Mona Lisa II.jpg|miniatura|upright=1.8| • Leonardo 1499/1500 – ''[[Ritratto di Isabella d'Este (Leonardo)|Disegno]]''<br /> • Leonardo (bottega) 1502-19 – ''La Gioconda'' ([[Museo del Prado|Prado]])<br /> • Leonardo 1502-06 – ''La [[Gioconda]]''|alt=|sinistra]]
Oltre a [[Lisa Gherardini|Lisa del Giocondo]]<ref>{{de}}Vasari, Giorgio: ''Lebensläufe der berühmtesten Maler, Bildhauer und Architekten''. 1550 / Manesse Verlag (Zurich) 2005, p. 330.</ref>, Isabella d'Este è una candidata plausibile<ref>{{de}}Zöllner, Frank: ''Leonardo da Vinci – Sämtliche Werke''. Taschen Verlag (Cologne) 2007, p. 241.</ref> per il più [[Gioconda|famoso dipinto]] di [[Leonardo da Vinci]] (1502-1506). Le somiglianze con il dipinto [[Ritratto di Isabella d'Este (Leonardo)|Ritratto di Isabella d'Este]] (Louvre) e la loro corrispondenza tra il [[1501]] e il [[1506]] con la richiesta per l'esecuzione del ritratto promesso,<ref>{{en}}Lewis, Francis-Ames: ''Isabella and Leonardo''. Yale University Press (New Haven) 2012, Appendix Letters p. 223-240 (lettere originali in italiano e inglese).</ref> sono alcune delle prove solide per convalidare l'ipotesi. Altri argomenti ben noti sono le montagne sullo sfondo<ref>[[Firenze]]/[[Toscana]] contro [[Mantova]]/[[Dolomiti]].</ref> e il [[bracciolo]] come caratteristica nei ritratti dei [[Sovrano|sovrani]] del Rinascimento.
Oltre a [[Lisa Gherardini|Lisa del Giocondo]]<ref>{{de}}Vasari, Giorgio: ''Lebensläufe der berühmtesten Maler, Bildhauer und Architekten''. 1550 / Manesse Verlag (Zurich) 2005, p. 330.</ref>, Isabella d'Este è una candidata plausibile<ref>{{de}}Zöllner, Frank: ''Leonardo da Vinci – Sämtliche Werke''. Taschen Verlag (Cologne) 2007, p. 241.</ref> per il più [[Gioconda|famoso dipinto]] di [[Leonardo da Vinci]] (1502-1506). Le somiglianze con il dipinto [[Ritratto di Isabella d'Este (Leonardo)|Ritratto di Isabella d'Este]] (Louvre) e la loro corrispondenza tra il [[1501]] e il [[1506]] con la richiesta per l'esecuzione del ritratto promesso,<ref>{{en}}Lewis, Francis-Ames: ''Isabella and Leonardo''. Yale University Press (New Haven) 2012, Appendix Letters p. 223-240 (lettere originali in italiano e inglese).</ref> sono alcune delle prove solide per convalidare l'ipotesi. Altri argomenti ben noti sono le montagne sullo sfondo<ref>[[Firenze]]/[[Toscana]] contro [[Mantova]]/[[Dolomiti]].</ref> e il [[bracciolo]] come caratteristica nei ritratti dei [[Sovrano|sovrani]] del Rinascimento.



Versione delle 18:25, 16 apr 2022

Disambiguazione – "Isabella Gonzaga" rimanda qui. Se stai cercando altri significati, vedi Isabella Gonzaga (disambigua).
Disambiguazione – Se stai cercando la duchessa di Parma, vedi Isabella d'Este (duchessa di Parma).
Isabella d'Este
L'unico ritratto certo di Isabella:
Medaglia di Giovanni Cristoforo Romano
(1495 - versione in oro 1505)
Marchesa consorte di Mantova
In carica12 febbraio 1490 –
29 marzo 1519
PredecessoreMargherita di Baviera
SuccessoreMargherita Paleologa
Marchesa reggente di Mantova
In carica29 marzo 1519 –
7 aprile 1521
PredecessoreFrancesco II Gonzaga
SuccessoreFederico II Gonzaga
Altri titoliPrincipessa di Ferrara
Signora di Solarolo
NascitaFerrara, 17 maggio 1474
MorteMantova, 13 febbraio 1539
Luogo di sepolturaChiesa di Santa Paola, Mantova
DinastiaEste per nascita
Gonzaga per matrimonio
PadreErcole I d'Este
MadreEleonora d'Aragona
ConsorteFrancesco II Gonzaga
FigliEleonora
Federico II
Ippolita
Ercole
Ferrante I
Livia
ReligioneCattolica
MottoNec spe nec metu
(LA)

«Nec spe nec metu

(IT)

«Né con speranza né con timore.»

Isabella d'Este (Ferrara, 17 maggio 1474Mantova, 13 febbraio 1539) è stata una nobile, mecenate e collezionista d'arte italiana.

Fu reggente del marchesato di Mantova durante l'assenza del marito, Francesco II Gonzaga, e durante la minorità del figlio Federico, quinto marchese e futuro duca di Mantova. Fu una delle donne più autorevoli del Rinascimento[2] e del mondo culturale italiano del suo tempo.

Prolifica scrittrice di lettere, mantenne una corrispondenza per tutta la vita con la cognata Elisabetta Gonzaga.

Fu mecenate delle arti, nonché capofila della moda, il cui innovativo stile di vestire venne copiato da numerose nobildonne. Il poeta Ludovico Ariosto la etichettò come "Isabella liberale e magnanima",[3] mentre Matteo Bandello la descrisse come "suprema tra le donne".[4] Niccolò da Correggio andò anche oltre, salutandola come "La prima donna del mondo".[4]

Biografia

Giovinezza

Figlia di Ercole I d'Este, secondo duca di Ferrara, e della principessa Eleonora d'Aragona[5], ricevette il nome di Isabella in omaggio alla nonna materna Isabella di Chiaramonte, defunta da tempo.

Ercole I d'Este ed Eleonora d'Aragona in un medaglione opera di Sperandio, 1473 circa

Era sorella di Beatrice d'Este, duchessa di Milano in quanto moglie di Ludovico Sforza, e di Alfonso I, terzo duca di Ferrara. Divenne marchesa di Mantova, sposando il 12 febbraio 1490 Francesco II Gonzaga. Spesso è citata semplicemente come la primadonna del Rinascimento.[6]

Formazione

Isabella d'Este ebbe in gioventù un'educazione di grande impronta culturale, come testimonia la sua copiosa corrispondenza dalla città di Mantova. Per dote naturale e intellettualmente precoce per la sua giovinezza, ricevette una formazione eccellente. Da bambina studiò storia romana e rapidamente imparò a tradurre greco e latino. Era in grado di recitare Virgilio e Terenzio a memoria. Grazie alla sua eccezionale intelligenza, spesso discusse i classici e gli affari di Stato con gli ambasciatori e conobbe personalmente i pittori, musicisti, scrittori e studiosi, che vissero dentro e intorno alla corte. Fu anche una brava cantante e musicista: sapeva suonare il liuto, che imparò da Giovanni Angelo Testagrossa.[7] In aggiunta a tutti questi risultati mirabili, fu inventrice di nuove danze, essendo stata istruita nell'arte da Ambrogio, un maestro di ballo ebreo.[8] Nel 1480, all'età di sei anni, Isabella fu promessa in sposa di Francesco II Gonzaga, erede del marchese di Mantova, che ammirava per la sua forza e coraggio e considerava un gentiluomo. Dopo i loro primi incontri, scoprì che le piaceva la sua compagnia e trascorse gli anni seguenti a conoscerlo, preparandosi a essere la marchesa di Mantova. Durante il loro corteggiamento, Isabella apprezzò le lettere, le poesie e i sonetti che le mandò in dono.

Medaglia di Isabella, Gian Cristoforo Romano

Le sorelle Este furono esposte a molte delle idee del Rinascimento: in seguito Isabella divenne un'appassionata, addirittura avida, collezionista di statue romane, e commissionò sculture moderne in stile antico, che collocò in un mirabile ambiente privato, chiamato lo "studiolo di Isabella d'Este", all'interno della reggia dove risiedeva.

La corte di Mantova

Nel 1490, all'età di 16 anni, sposò Francesco II Gonzaga, Marchese di Mantova, a cui portò in dote la somma di 25.000 ducati, oltre a preziosi gioielli, piatti, e un servizio d'argento.[9] Prima del magnifico banchetto che seguì la cerimonia di nozze, Isabella guidò attraverso le principali vie di Ferrara in sella a un cavallo avvolto in gemme e oro.[10] Fece il suo ingresso a Mantova nel febbraio 1490 su un carro con al seguito quattordici bauli ripieni della sua dote e dipinti dal pittore ferrarese Ercole de' Roberti.[11]

Relazioni con Milano

Nel 1491 Isabella si recò con un piccolo seguito a Brescello e di lì a Pavia, per accompagnare la sorella Beatrice che andava sposa a Ludovico il Moro. In questa occasione rivide - poiché lo aveva già conosciuto da bambina a Ferrara - Galeazzo Sanseverino, col quale intraprese un fitto, e a tratti umoristico, scambio epistolare.[12] Va detto però che l'identità del mittente non è certa e potrebbe trattarsi del quasi omonimo Galeazzo Visconti, conte di Busto Arsizio, cortigiano anch'egli caro ai duchi.[13]

Probabile ritratto di Galeazzo Sanseverino, statua nella collezione del Grande Museo del Duomo di Milano

Fra i due si accese subito una disputa, destinata a prolungarsi per mesi, su chi fosse il miglior paladino, Orlando o Rinaldo: Galeazzo sosteneva il primo, le sorelle d'Este il secondo. Galeazzo, che esercitava una forte fascinazione, riuscì in breve a convertirle entrambe alla fede di Orlando, ma Isabella, una volta rientrata a Mantova, tornò a preferire Rinaldo, cosicché Galeazzo le ricordò come "io solo fui sufficiente a farla mutare opinione et cridare Rolando! Rolando!", la invitò a seguire l'esempio della sorella e giurò che l'avrebbe convertita una seconda volta, non appena si fossero rincontrati. Isabella rispose scherzosamente che avrebbe allora portato un ranocchio per offenderlo, e la disputa proseguì ancora a lungo.[13]

L'11 febbraio, parlandole dei divertimenti che prendeva con Beatrice, le scriveva: "me sforzarò anche megliorare per poter dare magiore piacere a la S[ignoria]. V[ostra]., quando verò per essa questa estate", e lamentava la mancanza della "sua dolce compagnia".[14] La presenza di Isabella era infatti molto desiderata a Milano, non solo da Galeazzo ma anche dalla sorella, dal Moro e dagli altri cortigiani, tuttavia la marchesa poté recarvisi poche volte, in quanto il marito Francesco diffidava a mandargliela, giudicando che in quella corte si commettessero troppe "pazzie", e forse anche per gelosia del Moro.[15]

Presunto ritratto delle due sorelle: Beatrice (a sinistra) e Isabella (a destra), nell'affresco del soffitto della Sala del Tesoro di Palazzo Costabili presso Ferrara. Attribuito a Benvenuto Tisi da Garofalo, datato 1503-1506.

Nonostante l'affetto, Isabella cominciò a provare invidia per la sorella Beatrice, dapprima per il fortunatissimo matrimonio che le era toccato e per le enormi ricchezze, dappoi per i due figli maschi in perfetta salute che le nacquero a breve distanza di tempo, mentre ella sembrava non riuscire ad avere figli, e destava in ciò le preoccupazioni della madre Eleonora, la quale la esortava continuamente per lettere a stare il più possibile accanto al marito.[16] Un certo astio si nota anche in una sua lettera alla madre risalente alla sua visita a Pavia nell'agosto del 1492, quando, parlando di Beatrice, scrisse: "ella non è magiore di me, ma si ben più grossa!", non potendo ancora sapere, forse, che la grossezza della sorella era dovuta all'incipiente gravidanza.[17]

Questi attriti furono forse legati anche al fatto che Ludovico avesse inizialmente chiesto la mano di Isabella, nel 1480, e che ciò non fosse stato possibile in quanto, solamente pochi giorni prima, il duca Ercole l'aveva ufficialmente promessa a Francesco Gonzaga.[18]

Malgrado tutto nel 1492 fu molto vicina a Beatrice in un momento difficoltoso della sua gravidanza, ovvero quando fu improvvisamente colpita da un attacco di febbri malariche, e nel 1495 si recò nuovamente a Milano per assistere la sorella nel suo secondo parto e tenne anche a battesimo il nipotino Francesco.[19]

Nell'estate del 1494, in occasione della discesa dei francesi in Italia, Beatrice invitò la sorella a Milano per baciare Gilberto di Montpensier e altri di casa reale, secondo l'usanza francese. Riferiva il segretario Benedetto Capilupi:[20]

«La duchessa dice che quando el Duca d'Orliens venne, bisognò che la si mutasse de colore, ballasse et fusse basata dal Duca, qual volle basare tutte le damiselle et donne de conto. [...] Venendo el conte Dophino o altro del sangue reale, la Duchessa invita la S.V. a tuore de questi basarotti»

Non sembra infatti che Beatrice nutrisse nei confronti di Isabella alcun sentimento contrastante, né che vedesse di mal occhio la complicità fra quest'ultima e il marito Ludovico. Il Moro infatti, che era di generosa natura, faceva spesso a Isabella regali anche costosissimi: una volta le mandò quindici braccia di un tessuto tanto prezioso da costare quaranta ducati al braccio - una somma strepitosa - dicendo di averne fatto confezionare già un abito per Beatrice.[21]

Ludovico il Moro, cognato di Isabella. Tondo dal fregio rinascimentale strappato al castello visconteo di Invorio Inferiore

Successivamente alla morte della moglie, avvenuta nel 1497, Ludovico giungerà ad alludere a una relazione segreta con Isabella, sostenendo che fosse per gelosia della moglie che il marchese Francesco facesse il doppio gioco tra lui e la Signoria di Venezia. La voce fu comunque prontamente smentita dal padre Ercole.[15]

Altri definirono invece l'atteggiamento di Beatrice nei confronti della sorella come da "secondogenita complessata"[22] per via del fatto che, nella lettera di felicitazioni a Isabella per la nascita della piccola Eleonora - la quale, essendo femmina, deluse incredibilmente la madre - ella aggiunse in ultimo i saluti del proprio figlioletto Ercole a "soa cusina", pur non avendo il bambino ancora compiuto un anno d'età, cosa che storici quali Luciano Chiappini interpretarono come una sorta di beffa, di "raffinata malizia", "uno schiaffo affibbiato con garbo e grazia". In effetti, se Isabella fu sempre la figlia più amata dai genitori, Beatrice era stata viceversa ceduta al nonno, e solo col parto del primogenito aveva ottenuto la propria rivalsa.[23]

Avendo anche ricevuto educazioni diverse, le due sorelle erano del resto l'una l'opposto dell'altra: Isabella, più simile alla madre, era dolce, aggraziata e amante della tranquillità; Beatrice, più simile al padre, era irruenta, avventurosa e aggressiva.[24] Furono però accomunate dalla volontà di primeggiare in ogni cosa.[23]

Un matrimonio difficile

Il rapporto col marito negli anni si rivelò spesso teso, a tratti tesissimo, sia per le divergenze politiche fra i due sia per la difficoltà nella procreazione di un erede maschio. In verità Francesco dal canto suo fu sempre fierissimo delle proprie figlie femmine e giammai se ne mostrò deluso, anzi fin dall'inizio si dichiarò innamoratissimo della primogenita Eleonora, nata nel 1493, nonostante l'assoluta delusione di Isabella che rifiutò la figlia, la quale venne poi molto amorevolmente educata da sua cognata Elisabetta, che a causa dell'impotenza del marito non ebbe mai figli. Quando nel 1496 nacque la secondogenita Margherita, Isabella si mostrò tanto arrabbiata da scrivere al marito, il quale allora combatteva i francesi in Calabria, una lettera in cui scaricava su di lui la colpa, dichiarando ch'ella non faceva altro se non raccogliere i frutti del suo seminato. Francesco rispose di essere invece felicissimo della nascita della figlia - la quale tuttavia non fece in tempo a conoscere, essendo morta in fasce - e vietò anzi a chiunque di mostrarsene scontento.[25]

Solo nel 1500 nacque finalmente l'attesissimo figlio maschio Federico, che fu il più amato da Isabella.[26] Nello stesso anno incontrò il re di Francia Luigi XII a Milano in missione diplomatica per convincerlo a non inviare le sue truppe contro Mantova.

Leonardo da Vinci, Ritratto di Isabella d'Este, 1500 circa

I coniugi furono patroni di Ludovico Ariosto mentre questi stava scrivendo l'Orlando Furioso ed entrambi furono molto influenzati da Baldassare Castiglione, autore de Il Cortegiano, un modello di decoro aristocratico per duecento anni. Ospitò presso la sua corte anche il poeta Matteo Bandello. Fu su suo suggerimento che Giulio Romano venne convocato a Mantova per ampliare il castello e altri edifici. Sotto gli auspici di Isabella la corte di Mantova divenne una delle più acculturate d'Europa. Tra i tanti importanti artisti, scrittori, pensatori e musicisti che vi giunsero ci furono Raffaello Sanzio, Andrea Mantegna, e i compositori Bartolomeo Tromboncino e Marchetto Cara. Isabella venne ritratta due volte da Tiziano, e il disegno di Leonardo da Vinci che la ritrae (preparatorio per un dipinto a olio scomparso e attribuito al maestro, poi ritrovato in un caveau di una banca svizzera il 10 febbraio 2015[27]) e che eseguì a Mantova nel 1499, è esposto al Louvre.

Fu ella stessa una brillante musicista, e riteneva gli strumenti a corda, come il liuto, superiori ai fiati, che lei associava al vizio e al conflitto; considerava inoltre la poesia incompleta finché non veniva trasposta in musica, e cercò i più abili compositori dell'epoca per tale "completamento".

Si dedicò al gioco degli scacchi tanto che il grande matematico rinascimentale Luca Pacioli (1445 c.-1517 c.), nel 1499 avendo il re di Francia Luigi XII conquistato il Ducato di Milano ed essendo lo stesso Pacioli in compagnia di Leonardo da Vinci fuggito e riparato a Mantova, scrisse e le dedicò il manoscritto De ludo schacorum, detto "Schifanoia", opera per secoli ritenuta persa e solo nel 2006 ritrovata presso la biblioteca Coronini Cronberg di Gorizia dal bibliologo Duilio Contin.

Mostrò inoltre grande abilità diplomatica e politica nei negoziati con Cesare Borgia, che aveva spodestato Guidobaldo da Montefeltro, duca di Urbino, marito della cognata e amica intima Elisabetta Gonzaga (1502). Si trovò a rivaleggiare con l'altra cognata Lucrezia Borgia, la quale nel 1502 aveva sposato suo fratello Alfonso e si intratteneva spesso con suo marito Francesco.

Lucrezia aveva precedentemente avanzato proposte di amicizia a Isabella, che quest'ultima aveva freddamente e sdegnosamente ignorato. Dal momento in cui Lucrezia arrivò a Ferrara come promessa sposa di Alfonso, Isabella, pur avendo agito come accompagnatrice durante le feste di nozze, considerò Lucrezia come una rivale, che cercò di superare in ogni occasione.[28] La vicinanza di Francesco a Lucrezia, la cui bellezza era nota,[29] causò in Isabella, molto gelosa, sofferenza e dolore emotivo.[30]

Francesco II Gonzaga, marito di Isabella

La reggenza di Isabella

Isabella svolse un ruolo importante a Mantova durante i tempi difficili della città. Quando il marito fu catturato nel 1509 e poi tenuto in ostaggio a Venezia, fu lei a prendere il controllo delle forze militari di Mantova. Francesco fu liberato nel 1510 grazie al comportamento di Isabella, che aveva accettato perfino di dare in ostaggio il figlio Federico a papa Giulio II a garanzia della condotta politica del marito.[31] Nello stesso anno, fu la padrona di casa del Congresso di Mantova, indetto per risolvere questioni riguardanti Firenze e Milano.[32] Il comportamento di Isabella durante la lunga prigionia di Francesco provocò risentimento in quest'ultimo, che avrebbe poi escluso formalmente la moglie dalla guida dello Stato, ragion per cui la marchesa lasciò Mantova per soggiornare a Milano[33] e a Genova. Tra il 1514 e il 1515 fu a Roma dove fece visita a papa Leone X[34], con un breve soggiorno presso i parenti reali a Napoli nel dicembre, accolta da manifestazioni di affetto e ammirazione.

Nell'aprile 1517 partì per un pellegrinaggio, per un voto fatto nella settimana di Pasqua dello stesso anno, presso l'eremo di Maria Maddalena, a Saint-Maximin-la-Sainte-Baume, in Provenza. Era scortata dal suo precettore Mario Equicola, da dignitari e cortigiani. Per l'occasione l'Equicola scrisse l'opuscolo Iter in Narbonensem Galliam, dedicato al figlio di Isabella, Ferrante Gonzaga, dove riportava dettagli del viaggio.[35] La motivazione del viaggio era anche politica oltre che religiosa - e allegorica[36] - per avvicinare la politica di Mantova a quella di Francesco I, re di Francia. Quest'ultimo aveva ospitato fino a qualche mese prima presso la sua corte il primogenito di Isabella, Federico Gonzaga.[35]

Dopo la morte del marito, avvenuta nel 1519, la vedova Isabella, all'età di 45 anni, divenne un "devoto capo di Stato".[37] La sua posizione come marchesa richiese un serio impegno: fu necessario per lei studiare per affrontare i problemi di un governatore di una città-Stato. Per migliorare il benessere dei suoi sudditi, studiò architettura, agricoltura e industria, e seguì i precetti che Niccolò Machiavelli aveva previsto per i governanti nel suo libro Il principe. In cambio, gli abitanti di Mantova la rispettarono e le vollero bene.[38]

Isabella governò Mantova come reggente del figlio Federico, giocando un ruolo importante nella politica italiana del tempo e rafforzando costantemente il prestigio del marchesato mantovano. Fra i suoi molteplici e importanti risultati vi furono l'elevazione di Mantova a ducato e il conseguimento del titolo di cardinale per il figlio minore Ercole.

Antonio della Mola, Appartamento della Grotta di Isabella d'Este, tarsia lignea

Divenuto maggiorenne il figlio (1521), la sua figura di donna di comando generò alcuni dissapori e maldicenze (il giovane era legato all'amante Isabella Boschetti, non gradita a sua madre), tanto che Federico la estromise di fatto dalla vita politica di Mantova, negandole qualsiasi notizia che dall'esterno perveniva alla cancelleria. Fu forse questa la molla che spinse Isabella a allontanarsi dalla città per recarsi a Roma, nonostante la situazione politica tumultuosa. Nel 1527, infatti, fu testimone del Sacco di Roma e la sua dimora, palazzo Colonna, in cui aveva dato rifugio a circa 2 000 persone, fu l'unico edificio in tutta la città a non essere saccheggiato dai Lanzichenecchi, grazie alla protezione offerta da suo figlio Ferrante, capo di una milizia dell'esercito imperiale[39]. Isabella accolse nel proprio palazzo alcune migliaia di nobildonne e nobiluomini romani, i quali le avevano offerto - in cambio della sua protezione - ingenti tesori e opere d'arte che furono imbarcati pochi giorni dopo a Civitavecchia per essere trasportati a Mantova, ma finirono rubati dai pirati durante la traversata.[40]

Gli ultimi anni e la morte

Tornata a Mantova, lasciò le stanze del castello di San Giorgio e si fece costruire un appartamento al piano terra di Corte Vecchia[41] con il famoso studiolo, nel quale raccolse importanti opere di pittori del tempo. Si occupò della vicenda del matrimonio del figlio Federico, un'operazione molto ingarbugliata dall'ordine dei numerosi fatti: il ripudio della prima moglie Maria Paleologa, accusata di congiura da una cortigiana di Federico, poi la scelta di Carlo V di dargli in moglie la sua cugina Giulia, più anziana di lui e malvoluta dal popolo, la riabilitazione di Maria dopo che questa era diventata unica erede del feudo del Monferrato e, in seguito alla morte di lei, le definitive nozze con sua sorella Margherita Paleologa.

Mantova, chiesa di Santa Paola, luogo di sepoltura di Isabella

Fece di Mantova un centro di cultura, aprì una scuola per ragazze e trasformò i suoi appartamenti ducali in un museo, che conteneva i migliori tesori d'arte. Intorno ai sessanta anni, Isabella tornò alla vita politica e governò Solarolo, in Romagna, fino alla sua morte, avvenuta il 13 febbraio 1539. Venne sepolta nella Chiesa di Santa Paola a Mantova, ma i suoi resti sono scomparsi dal sarcofago.[42][43][44]

Il testamento e l'inventario dei beni

Isabella testò davanti al notaio Odoardo Stivini di Rimini il 22 dicembre 1535 e una copia del testamento è conservata nell'archivio Gonzaga di Mantova.[45] Isabella lasciò erede dei suoi beni il figlio Federico, mentre il contenuto della Grotta dato in godimento alla nuora, Margherita Paleologa.[46] Il testamento è costituito da 23 fogli in pergamena ed elenca 236 voci nelle quali sono descritti monili, gioielli, vasi, manufatti in oro e argento, sculture e tutti i dipinti di grandi maestri raccolti nello studiolo (Mantegna, Perugino, Correggio, Lorenzo Costa e altri).[47]

Aspetto e personalità

Medaglie dei fratelli d'Este a confronto: Isabella, Alfonso, Ferrante, Ippolito e Sigismondo avevano ereditato il tipico naso estense del padre; Beatrice quello leggermente all'insù della madre. Tutti inoltre erano bruni, fuorché Ferrante e Sigismondo, che avevano recuperato, come pare, il tradizionale biondo degli Este.

È stata descritta come fisicamente attraente, sebbene grassoccia; possedeva "occhi vivaci" e "grazia vivace".[48] Dell'aspetto fisico di Isabella si interessò il re di Francia Carlo VIII, impenitente donnaiolo, il quale avendo già conosciuto la sorella Beatrice, che gli era piaciuta sommamente, volle sapere se Isabella le somigliasse:[49][50]

«Essendo Don Bernardino da Urbino capellano andato cum li altri cantori per darli piacere, sua Maestà [...] lo incomenzò a interrogare de l'esser de V. Ex, de la età, grandeza et dispositione vostra, poi delli lineamenti del volto et la bona gratia (ultra la belleza) che più importa, poi como eravate ad comparatione de M.na Duchessa de Milano vostra sorella, dove essendoli risposto per esso Don Bernardino accomodatamente et per la verità che la superavate, ne fece una festa mirabile, et allegrosse che non foste più grande, essendo anche sua M.tà di quella sorte. Volse intendere insino alle fogie et vestimenti et poi minutamente delle virtù, e al sentir le lodi che venivano fatte la M.tà sua restava stupefacto et inamorato.»

Carlo VIII re di Francia

Se ne deduce dunque che Isabella fosse, come la sorella, di bassa statura, cosa che rallegrò molto re Carlo il quale, essendo altrettanto basso, non voleva donne più alte di lui. Jacopo d'Atri comunica alla marchesa il proprio sospetto che il re sarebbe venuto a Mantova per baciarla "mille volte" come pure aveva baciato Beatrice, secondo l'usanza francese, e la rassicura a tal proposito dicendole che "non è così deforme come nostri il fanno" - Carlo infatti era descritto dagli italiani come bruttissimo - tuttavia l'incontro non avvenne mai, poiché poco dopo egli tornò in Francia. I cortigiani mantovani giudicavano che Isabella fosse più bella della sorella, ma la carenza di suoi ritratti non permette un sicuro raffronto tra le due, che discerna la verità dalle lodi.[50][49]

Isabella del resto si preoccupava molto del proprio aspetto, come si capisce da tanti piccoli dettagli. Nel 1499, dovendo inviare un proprio ritratto ad Isabella d'Aragona, lo mandò prima al cognato Ludovico Sforza, precisando però che "non mi sia molto simile, per essere uno poco più grasso che non sono io". Ludovico rispose che il ritratto gli era piaciuto molto e che era molto simile a lei, sebbene "alquanto demonstrativo de più grassezza", a meno che Isabella non si fosse "facta più grassa dapoi che noi la vidimo".[51]

Con l'età la sua figura andò incontro ad una inesorabile decadenza: Pietro Aretino, in una propria opera, la definisce "mostruosa marchesana di Mantova, la quale ha i denti di ebano, le ciglia d'avorio, disonestamente brutta e arcidisonestamente imbellettata".[52][53]

Giudizi

Mantova, Palazzo Ducale, soffitto dello Studiolo di Isabella d'Este con stemma

Durante la sua vita poeti, papi e uomini di Stato resero omaggio a Isabella. Papa Leone X la invitò a trattarlo con "tanta cordialità come si farebbe con tuo fratello".[54] Il segretario di quest'ultimo, Pietro Bembo, la descrisse come "una delle più sagge e più fortunate tra le donne"; mentre il poeta Ariosto le dedicò vari versi di apprezzamento nel suo Orlando Furioso[54]:

«D'opere illustri e di bei studî amica,
Ch'io non so ben se più leggiadra e bella
Mi debba dire, o più saggia e pudica,
Liberale e magnanima Isabella,
Che del bel lume suo dì e notte aprica
Farà la terra che sul Menzo siede»

Giudizi meno intrisi di lodi, anzi assai duri, furono invece espressi dal pontefice Giulio II, uomo pur di corrotti costumi, che, in disaccordo con la condotta di Isabella, giunse a chiamarla perfino "quella ribalda putana".[55] Giudizio non dissimile aveva espresso pure lo stesso marito Francesco il quale, ormai prigioniero dei Veneziani, accusava la moglie di non volergli bene e d'essere anzi stata causa della sua rovina, riferendosi a lei per lettera come "quella putana di mia moier".[56]

Attività culturali

Isabella d'Este è famosa come uno dei più importanti mecenati del Rinascimento; la sua vita è documentata dalla sua corrispondenza, che è ancora archiviata a Mantova (circa 28 000 lettere ricevute e copie di circa 12 000 lettere scritte).[57][58]

Patrocinio nell'arte

Lo stesso argomento in dettaglio: Studiolo di Isabella d'Este.
Nicola da Urbino, piatto con stemma di Isabella d'Este
Isabella in Nero, interpretata come l'idealizzazione di Tiziano della 62enne Isabella (1536); rappresentazione diffusa ma non sicura[59]

«... E sia bella, gentil, cortese e saggia.»

Per lei lavorarono gli artisti più famosi del tempo, vale a dire Giovanni Bellini, Giorgione, Leonardo da Vinci, Andrea Mantegna (pittore di corte fino al 1506), Perugino, Raffaello e Tiziano, ma anche Antonio da Correggio, Lorenzo Costa (pittore di corte dal 1509), Dosso Dossi, Francesco Francia, Giulio Romano e molti altri. Per esempio il suo "Studiolo" nel Palazzo Ducale di Mantova, è stato decorato con allegorie di Mantegna, Perugino, Costa e Correggio.[61] Parallelamente contattò i più importanti scultori e medaglisti del suo tempo, vale a dire Michelangelo, Pier Jacopo Alari Bonacolsi (l'Antico), Gian Cristoforo Romano e Tullio Lombardo, e raccolto antica arte romana.[62] Per quanto riguarda l'architettura, non potendo permettersi nuovi palazzi, commissionò architetti come Biagio Rossetti e Gian Battista Covo.[63]Nelle discipline umanistiche, Isabella era in contatto con Pietro Aretino, Ludovico Ariosto, Pietro Bembo, Baldassarre Castiglione, Mario Equicola, Gian Giorgio Trissino.[64] In musica sovvenzionò i compositori Bartolomeo Tromboncino e Marco Cara e suonava il liuto lei stessa.[65] Insolitamente, impiegò le donne come cantanti professionisti alla sua corte, tra cui Giovanna Moreschi, moglie di Marchetto Cara.[66]

Fu attiva anche nel campo della moda e dopo la morte prematura della sorella Beatrice, la quale era stata grande innovatrice e padrona assoluta in questo settore, Isabella assunse a sua volta questo ruolo, ordinando l'abbigliamento più bello, tra cui pellicce, compresi i più recenti distillati di profumi, che lei stessa inventò e inviò come regali. Il suo stile di vestire con cappello ("capigliara") e pronunciate scollature vennero imitati in tutta Italia e alla corte francese.[67]

Uno dei capolavori assoluti del più noto ceramista rinascimentale, Nicola d'Urbino, fu espressamente realizzato a Urbino per Isabella dietro richiesta della figlia Eleonora, nel 1524.[68]

Ritratti

Contraddizioni

I tre ritratti a colori di Isabella d'Este nel Kunsthistorisches Museum Vienna - forse includendo confusione?
A sinistra: la Madonna della Vittoria del Mantegna con inginocchiato il marchese Francesco in armatura da battaglia; a destra: dettaglio di Santa Elisabetta in vece di Isabella d'Este.

Colpisce la carenza di ritratti rispetto alla sorella Beatrice, la cui iconografia è viceversa assai ricca. Nonostante l'importante mecenatismo e l'amore per l'auto-rappresentazione, infatti, pochissime identificazioni sono state fatte fino a oggi. La civettuola Isabella preferiva dipinti idealizzati e rifiutò di posare come modella.[69] Tuttavia, vi è ragione di credere che non rinunciasse alle sue caratteristiche personali.[70] Queste rare identificazioni sono molto eterogenee (colore degli occhi e dei capelli e le sopracciglia si differenziano per i due ritratti di Tiziano)[71] e non c'è alcuna immagine di lei fra i 26 e i 54 anni.

Nel 1495 rifiutò con rigore assoluto di posare per il Mantegna nella Madonna della Vittoria - dove la sua figura era prevista accanto a quella del marito - poiché in passato il pittore l'aveva ritratta "tanto mal facta" - in un dipinto che infatti non è sopravvissuto - "che non ha alcuna de le nostre simiglie". Tuttavia il giudizio negativo della marchesa non era dovuto all'incapacità del Mantegna di ritrarla simile al vero, come ella stessa scrive, bensì alla mancanza opposta: di non saper "contrafare bene el naturale", ossia idealizzare. Il marito Francesco dovette posare da solo e il Mantegna ovviò al turbamento della simmetria dipingendo, in luogo della marchesa, Sant'Elisabetta, sua santa eponima.[72]

Negli ultimi anni diversi musei hanno ritirato le loro rare identificazioni per paura di errori.[73] I restanti tre ritratti a colori sono molto eterogenei (tutti nel Kunsthistorisches Museum / KHM, Vienna):[74]

La Bella (Palazzo Pitti, Firenze) è spesso proposta come un'alternativa plausibile al ritratto di Tiziano del 1536 a Vienna, in quanto sappiamo che Isabella aveva ordinato un ritratto di ringiovanimento e lusinghiero, quando aveva già 60 anni. E il colore degli occhi, dei capelli e le sopracciglia corrispondono perfettamente.[75]

La medaglia di Gian Cristoforo Romano (1495 e in più copie) è attualmente l'unica raffigurazione affidabile per l'iconografia di Isabella, in virtù dell'iscrizione recitante il suo nome.[76]

Isabella d'Este e Monna Lisa

• Leonardo 1499/1500 – Disegno
• Leonardo (bottega) 1502-19 – La Gioconda (Prado)
• Leonardo 1502-06 – La Gioconda

Oltre a Lisa del Giocondo[77], Isabella d'Este è una candidata plausibile[78] per il più famoso dipinto di Leonardo da Vinci (1502-1506). Le somiglianze con il dipinto Ritratto di Isabella d'Este (Louvre) e la loro corrispondenza tra il 1501 e il 1506 con la richiesta per l'esecuzione del ritratto promesso,[79] sono alcune delle prove solide per convalidare l'ipotesi. Altri argomenti ben noti sono le montagne sullo sfondo[80] e il bracciolo come caratteristica nei ritratti dei sovrani del Rinascimento.

Il 4 ottobre 2013 in un articolo giornalistico[81] pubblicato da Sette, magazine settimanale del Corriere della Sera, viene resa nota la notizia del rinvenimento nel caveau di una banca svizzera di un dipinto (olio su tela di 61x46,5 cm), derivato dal cartone di Leonardo da Vinci e attribuitogli[82], che ritrae Isabella d'Este.[83][84] Il 10 febbraio 2015 la Guardia di Finanza procede al sequestro dell'opera (del valore stimato in 120 000 000 di euro) in una banca di Lugano[85].

Galleria di possibili ritratti

Discendenza

Francesco II Gonzaga e Isabella ebbero otto figli:[86][87][88]

Nella cultura di massa

Letteratura

  • Isabella d'Este è la protagonista del libro di Maria Bellonci, Rinascimento Privato, incentrato sulla storia della marchesana di Mantova e sulla sua relazione epistolare con un personaggio inglese, il prelato Robert de la Pole. Il personaggio di questa relazione è del tutto inventato dalla Bellonci, ma la ricostruzione storica è invece molto precisa e frutto di studio diretto e minuzioso dei documenti dell'epoca, senza penalizzare la resa vivida della vita e dei personaggi dell'epoca.
  • Una biografia narrativa La Signora del Rinascimento. Vite e splendori di Isabella d'Este alla Corte di Mantova di Daniela Pizzagalli (Rizzoli, 2001), balzata subito ai primi posti nelle classifiche dei best seller, in cui l'affascinante marchesana di Mantova, vissuta a cavallo tra 1400 e 1500, incarna le luci e le ombre di quel periodo splendido ma anche critico e turbolento.
  • Il libro I cigni di Leonardo di Karen Essex (Bompiani, 2006) verte sul rapporto e le rivalità tra le due sorelle Beatrice e Isabella d'Este e sulla corte degli Sforza a Milano, dove lavorava anche Leonardo da Vinci.
  • Un saggio rigoroso e scientifico sulla cultura artistica di Isabella d'Este e delle altre corti è quello di Giovanni Romano, Verso la maniera moderna: da Mantegna a Raffaello in "Storia dell'arte italiana", 6,. vol. II, Cinquecento e Seicento, Einaudi, Torino 1981

Televisione

Musica

  • A Isabella d'Este è intitolato il musical Fin Ch’io Viva, opera pop realizzata dal Liceo musicale e coreutico di Mantova che porta proprio il suo nome. Il musical, ideato dal professore di musica e compositore Gabriele Barlera, racconta la storia sul ritratto realizzato da Leonardo da Vinci che proprio Isabella fece commissionare da Ludovico il Moro.

Omaggi

Stemma

Stemma degli Estensi dal 1431
Piatto in maiolica con al centro lo stemma di Isabella (Este-Gonzaga), Urbino, circa 1524 (Victoria and Albert Museum)

Isabella d'Este mantenne lo stemma di famiglia Este del 1431,[94] che così si blasona:
Inquartato, nel primo e nel quarto d'azzurro, ai tre gigli d'oro, al bordo dentato di rosso e d'oro, nel secondo e nel terzo d'azzurro all'aquila d'argento, rostrata, lampassata e coronata d'oro.

Come di regola presso le nobildonne sposate, dopo il suo matrimonio nel 1490 con Francesco II Gonzaga marchese di Mantova, Isabella dispose che il proprio stemma, come il sigillo personale, fosse composto con le arme accollate Este-Gonzaga,[95] che così si blasona:

Partito: I, d'argento, alla croce patente di rosso accantonata da quattro aquile di nero col volo abbassato; su tutti, nel primo e nel quarto di rosso al leone con coda biforcuta d'argento armata e lampassata d'oro, coronato e collarinato dello stesso, nel secondo e terzo fasciato d'oro (Gonzaga); e II, inquartato, nel 1 e 4 d'azzurro, a tre gigli d'oro, con la bordura di rosso e d'oro e nel 2 e 3 d'azzurro, all'aquila d'argento, col becco, lampassata e coronata d'oro (Este).

Ascendenza

Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
Alberto V d'Este Obizzo III d'Este  
 
Lippa Ariosti  
Niccolò III d'Este  
Isotta Albaresani Alberto Albaresani  
 
...  
Ercole I d'Este  
Tommaso III di Saluzzo Federico II di Saluzzo  
 
Beatrice di Ginevra  
Ricciarda di Saluzzo  
Margherita di Roucy Ugo II di Pierrepont  
 
Bianca di Coucy  
Isabella d'Este  
Alfonso V d'Aragona Ferdinando I d'Aragona  
 
Eleonora d'Alburquerque  
Ferdinando I di Napoli  
Gueraldona Carlino Enrico Carlino  
 
Isabella Carlino  
Eleonora d'Aragona  
Tristano di Chiaromonte Deodato II di Clermont-Lodève  
 
Isabella di Roquefeuil  
Isabella di Chiaromonte  
Caterina di Taranto Raimondo Orsini del Balzo  
 
Maria d'Enghien  
 

Note

  1. ^ Maria Santini, ...E Sia Bella, Gentil, Cortese E Saggia... - Isabella D'Este Gonzaga O del Rinascimento, Milano, 2011.
  2. ^ Donne di potere, donne al potere.
  3. ^ (EN) George R. Marek, The Bed and the Throne: The Life of Isabella d'Este, Harper and Row Publishers New York, 1976, ISBN 978-0-06-012810-4.
  4. ^ a b Marek, p.ix.
  5. ^ Pompeo Litta, Gonzaga di Mantova, collana Famiglie celebri italiane, Milano, Giulio Ferrario, 1835.
  6. ^ Malacarne, p. 105.
  7. ^ Ness, Arthur J. "Giovanni Angelo Testagrossa". In L. Root, Deane. Grove Dictionary of Music and Musicians. Oxford University Press.
  8. ^ Marek, pp. 16-17.
  9. ^ Marek, p.28.
  10. ^ Marek, p.30.
  11. ^ Bini, p. 11.
  12. ^ Cartwright, pp. 51-58.
  13. ^ a b Luzio e Renier, pp. 30-36.
  14. ^ Luzio e Renier, pp. 39-40.
  15. ^ a b Pizzagalli, 2001, p. 137.
  16. ^ Un'educazione sentimentale per lettera: il caso di Isabella d'Este (1490-1493) (PDF), su rm.unina.it. URL consultato il 28 settembre 2021 (archiviato il 30 settembre 2021).
  17. ^ Mazzi, pp. 38.
  18. ^ Cartwright, p. 7.
  19. ^ Luzio e Renier, p. 107.
  20. ^ Luzio e Renier, p. 97.
  21. ^ Luzio e Renier, p. 62.
  22. ^ Floriano Dolfo, Lettere ai Gonzaga, p. 255.
  23. ^ a b Luciano Chiappini, Gli Estensi, Dall'Oglio, pp. 172-173.
  24. ^ Alberti de Mazzeri, p. 46.
  25. ^ Pizzagalli, 2001, pp. 87-88 e 114-115.
  26. ^ Bini, p. 13.
  27. ^ Il Sole24ore. È di Isabella d'Este il ritratto di Leonardo sequestrato in Svizzera.
  28. ^ Marek, pp. 147-148.
  29. ^ Marek, p.33.
  30. ^ Marek, pp. 166-169.
  31. ^ Bini, pp. 14-15.
  32. ^ Marek, p.250.
  33. ^ Bini, p. 15.
  34. ^ Alessandro Luzio, Isabella d'Este ne'primordi del papato di Leone X e il suo viaggio a Roma nel 1514-1515, L.F. Cogliati, 1906.
  35. ^ a b Domenico Santoro, Il viaggio di Isabella Gonzaga in Provenza, Arbor Sapientiae, ISBN 9788894820188.
  36. ^ Mario Equicola e la figura di Maria Maddalena, su archeoclubvalcomino. URL consultato il 27 aprile 2020.
  37. ^ Marek, p.201.
  38. ^ Marek, p.205.
  39. ^ Cronaca universale della città di Mantova. Volume II
  40. ^ ISABELLA d'Este, marchesa di Mantova, su treccani.it.
  41. ^ Bini, p. 17.
  42. ^ Isabella D'Este e il giallo del sepolcro scomparso.
  43. ^ Dalle ossa riesumate l'altra faccia dei Gonzaga., su gazzettadimantova.gelocal.it. URL consultato il 7 giugno 2013 (archiviato dall'url originale il 29 aprile 2014).
  44. ^ Quando Buzzati esplorò la tomba di Isabella d'Este.
  45. ^ Bini, p. 42.
  46. ^ Bini, p. 24.
  47. ^ Bini, pp. 21-43.
  48. ^ Marek, p.16.
  49. ^ a b La galleria dei Gonzaga, venduta all'Inghilterra nel 1627-28: documenti degli archivi di Mantova e Londra, Alessandro Luzio Cogliati, 1913, p. 223.
  50. ^ a b Luzio e Renier, p. 116.
  51. ^ Luzio e Renier, p. 151.
  52. ^ Lorenzo Bonoldi, Isabella d'Este: La Signora del Rinascimento, 2015, p. 78.
  53. ^ Pizzagalli, 2001, p. 137.
  54. ^ a b Marek, p. XIV.
  55. ^ Luca Bonoldi, Isabella d'Este: La Signora del Rinascimento, 2015, p. 75.
  56. ^ Archivio storico lombardo, Società storica lombarda, 1910, p. 57.
  57. ^ Shemek, Deanna: Bambini di Phaethon: Corte Estense e la sua cultura in prima moderna Ferrara. Medievale e rinascimentale e testi studi (Arizona) 2005, p. 277.
  58. ^ Per una documentazione di lettere, informazioni relative arte si veda: Luzio, Alessandro: La Galleria dei Gonzaga - Appendice B: I Ritratti d'Isabella d'Este. Casa Editrice LF Cogliati (Milano) 1913.
  59. ^ Vedi catalogo ragionato Tiziano (incl. inventario divergente Arciduca Leopoldo Guglielmo d'Austria del 1659) e recensione scientifica della mostra del 1994:
    • Francesco Valcanover, L‘ opera completa di Tiziano, Milano 1969, p. 108.
    • Jennifer Fletcher: Isabella d'Este, Vienna in: The Burlington Magazine 136, 1994, p. 399.
    La discussione riguarda la mancanza di somiglianza e la mancanza di idealizzazione. Viceversa, le caratteristiche corrispondono alla sua successore Margherita Paleologa e le immagini con capigliara/balzo furono in seguito commercializzate favorevolmente come Isabella.
  60. ^ Orlando Furioso. Canto XXIX.
  61. ^ (DE) Ferino, Sylvia: Isabella d’Este – Fürstin und Mäzenatin der Renaissance. Kunsthistorisches Museum Wien (Vienna) 1994, pp. 86-425.
  62. ^ Ferino (1994), pp. 106, 315, 321; Cartwright, Julia: Isabella d’Este. Murray (London) 1907, Table of contents.
  63. ^ Ferino (1994), p. 18.
  64. ^ Cartwright (1907), table of contents.
  65. ^ Ferino (1994), pp. 429-432.
  66. ^ (EN) Tick, Judith et al.: Women in music, §II: Western classical traditions in Europe & the USA. In: Macy, Laura: Grove Music Online. Oxford Music Online. Oxford University Press.
  67. ^ Marek, p.159.
  68. ^ M. Palvarini Gobio Casali, D. Ferrari (a cura di), Una credenza istoriata per Isabella d'Este, Mantova, Universitas Studiorum, 2014.
  69. ^ Ferino (1994), p. 94.
  70. ^ Diverse lettere sono la prova di inviti fatti da Isabella ai pittori di rifare il colore degli occhi e dei capelli. Luzio Alessandro, Federico Gonzaga ostaggio alla corte di Giulio II. Società Romana di Storia Patria (Roma) 1887, p. 59: "...pregandolo tuttavia a ritoccare il ritratto ne' capelli, che il pittore aveva fatti troppo biondi" e Luzio (1913), p. 213: "... a commutar gli occhij de nigri in bianchi".
  71. ^ Ferino (1994), p. 86.
  72. ^ Lorenzo Bonoldi, Isabella d'Este: La Signora del Rinascimento, 2015, p. 11.
  73. ^ Vedi p.e.:
  74. ^ KHM Vienna: Inv 5081, Inv 1534, Inv. 83.
  75. ^ Ozzola, Leandro (1931): Isabella d’Este e Tiziano. In: Bollettino d’Arte del Ministero della pubblica istruzione. BdA (Roma) 1931 No. 11, p. 491-494.
  76. ^ KHM Vienna, Inv 6.272bß e Ferino (1994), p. 373-378.
  77. ^ (DE) Vasari, Giorgio: Lebensläufe der berühmtesten Maler, Bildhauer und Architekten. 1550 / Manesse Verlag (Zurich) 2005, p. 330.
  78. ^ (DE) Zöllner, Frank: Leonardo da Vinci – Sämtliche Werke. Taschen Verlag (Cologne) 2007, p. 241.
  79. ^ (EN) Lewis, Francis-Ames: Isabella and Leonardo. Yale University Press (New Haven) 2012, Appendix Letters p. 223-240 (lettere originali in italiano e inglese).
  80. ^ Firenze/Toscana contro Mantova/Dolomiti.
  81. ^ Veronica Artioli, Ritrovato dopo 500 anni il meraviglioso ritratto che Leonardo da Vinci fece a Isabella d’Este., in Corriere della Sera, 4 ottobre 2013. URL consultato il 4 novembre 2013.
  82. ^ Pier Luigi Vercesi, Il Leonardo mai visto in una collezione privata. Scoperto il ritratto fatto a Isabella d’Este., in Corriere della Sera, 11 ottobre 2013. URL consultato l'11 ottobre 2013.
  83. ^ Scoperto il ritratto fatto a Isabella d'Este.
  84. ^ Isabella d’Este: dopo 500 anni trovato il ritratto di Leonardo., in Gazzetta di Mantova, 5 ottobre 2013. URL consultato il 5 ottobre 2013 (archiviato dall'url originale il 6 ottobre 2013).
  85. ^ Dipinto attribuito a Leonardo: è il ritratto di Isabella D'Este, in Republica, 10 febbraio 2014.
  86. ^ Giancarlo Malacarne, I Gonzaga di Mantova, una stirpe per una capitale europea. Gonzaga Marchesi, Modena, Il Bulino, 2005.
  87. ^ Giuseppe Coniglio, I Gonzaga, Varese, Dall'Oglio, 1973.
  88. ^ Daniela Pizzagalli, La Signora del Rinascimento. Vite e splendori di Isabella d'Este alla Corte di Mantova, Milano, Rizzoli, 2001.
  89. ^ Istituto magistrale Isabella d'Este.
  90. ^ Liceo d'Este Tivoli., su liceodestetivoli.gov.it. URL consultato il 3 ottobre 2018 (archiviato dall'url originale il 3 ottobre 2018).
  91. ^ Istituto Isabella d'Este Caracciolo.
  92. ^ (EN) d'Este, su Gazetteer of Planetary Nomenclature. URL consultato il 2 gennaio 2016.
  93. ^ Place Settings. Brooklyn Museum.
  94. ^ Malacarne, pp. 103-105.
  95. ^ Bini, pp. 186-191.

Bibliografia

  • Giuseppe Amadei e Ercolano Marani (a cura di), I Gonzaga a Mantova, Milano, 1975, ISBN non esistente.
  • Maria Bellonci, Segreti dei Gonzaga, Verona, 1947, ISBN non esistente.
  • Maria Bellonci, Rinascimento privato, Milano, Mondadori, 2007.
  • Daniele Bini (a cura di), Isabella d'Este. La primadonna del Rinascimento, Modena, 2001, ISBN 88-86251-45-9.
  • Roberto Brunelli, I Gonzaga. Quattro secoli per una dinastia, Mantova, 2010, ISBN 978-88-89832-98-1.
  • Marilena Dolci, Isabella d'Este e Francesco Gonzaga. I segreti di una coppia, Mantova, Editoriale Sometti, 2018, ISBN 978-88-7495-680-7.
  • (DE) Sylvia Ferino, Isabella d’Este - Fürstin und Mäzenatin der Renaissance. Kunsthistorisches Museum Wien, Vienna, 1994, ISBN non esistente.
  • Pompeo Litta, Gonzaga di Mantova, collana Famiglie celebri italiane, Milano, Giulio Ferrario, 1835, SBN IT\ICCU\LO1\1405418.
  • A. Luzio e R. Renier (a cura di), Il lusso di Isabella d'Este, marchesa di Mantova, Roma, 1896, ISBN non esistente.
  • Giancarlo Malacarne, Araldica Gonzaghesca, Modena, 1992, ISBN non esistente.
  • Giancarlo Malacarne, Chi ha ammazzato Isabella d'Este?, Mantova, 2001.
  • (EN) George R. Marek, The Bed and the Throne: The Life of Isabella d'Este, Harper and Row Publishers New York, 1976, ISBN 978-0-06-012810-4.
  • Massimo Marocchi, I Gonzaga a Lonato 1509-1515, Brescia, 2010, ISBN 978-88-95839-81-3.
  • Erminio Morenghi, La Signora di Mantova. Movenze claustrali, Cremona, 2018, ISBN 978-88-97819-54-7.
  • Adelaide Murgia, I Gonzaga, Milano, Mondadori, 1972, ISBN non esistente.
  • Mariarosa Palvarini Gobio Casali e Daniela Ferrari (a cura di), Una "credenza" istoriata per Isabella d'Este. Il servizio di Nicola d'Urbino (...), Mantova, Universitas Studiorum, 2014, ISBN 978-88-97683-74-2.
  • Maria Santini, ...E Sia Bella, Gentil, Cortese e Saggia... - Isabella D'Este Gonzaga o del Rinascimento, Milano, 2011.
  • Kate Simon, I Gonzaga. Storia e segreti, Ariccia, 2001, ISBN 88-8289-573-4.
  • Daniela Pizzagalli, La signora del Rinascimento. Vita e splendori di Isabella d'Este alla corte di Mantova, Rizzoli, 2001, ISBN 9788817868075.
  • Julia Mary Cartwright, Beatrice d'Este, Duchessa di Milano, traduzione di A. G. C., Milano, Edizioni Cenobio, 1945, ISBN non esistente.
  • Alessandro Luzio e Rodolfo Renier, Delle relazioni d'Isabella d'Este Gonzaga con Lodovico e Beatrice Sforza, Milano, Tipografia Bortolotti di Giuseppe Prato, 1890, ISBN non esistente.
  • Daniela Pizzagalli, La dama con l'ermellino, vita e passioni di Cecilia Gallerani nella Milano di Ludovico il Moro, Rizzoli, 1999, ISBN 9788817860734.
  • Francesco Malaguzzi Valeri, La corte di Lodovico il Moro: la vita privata e l'arte a Milano nella seconda metà del Quattrocento, vol. 1, Milano, Hoepli, 1913, ISBN non esistente.
  • Silvia Alberti de Mazzeri, Beatrice d'Este duchessa di Milano, Rusconi, 1986, ISBN 9788818230154.
  • Maria Serena Mazzi, Come rose d'inverno, le signore della corte estense nel '400, Nuovecarte, 2004, ISBN 9788887527162.

Voci correlate

Altri progetti

Collegamenti esterni

Predecessore Marchesa consorte di Mantova Successore
Margherita di Baviera 14901519 Margherita Paleologa

Predecessore Marchesa di Mantova
(reggente per conto del figlio Federico)
Successore
Francesco II Gonzaga 15191521 Federico II Gonzaga

Predecessore Signora di Solarolo Successore
Federico II 15291539 Ludovico Gonzaga-Nevers
Controllo di autoritàVIAF (EN19679190 · ISNI (EN0000 0000 7971 4196 · SBN CFIV220324 · BAV 495/169948 · CERL cnp00553862 · ULAN (EN500115132 · LCCN (ENn50082054 · GND (DE11855591X · BNE (ESXX1455268 (data) · BNF (FRcb119082815 (data) · J9U (ENHE987007263012005171 · NDL (ENJA00620864