Fabio De Felice: differenze tra le versioni

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Versione delle 12:17, 16 gen 2024

Fabio De Felice

Deputato della Repubblica Italiana
Durata mandato1953 –
1958
LegislaturaII
Gruppo
parlamentare
MSI, dal 1955 al Gruppo misto
CollegioPerugia
Incarichi parlamentari
Componente della IX Commissione (Agricoltura e alimentazione) dal 1º luglio 1953 all'11 giugno 1958

Dati generali
Partito politicoMovimento Sociale Italiano (fino al 1955), Partito Nazionale Monarchico (dal 1955)

Fabio De Felice (Alessandria, 13 luglio 192711 gennaio 2024[1]) è stato un politico italiano.

Biografia

A Trieste l'8 marzo del 1953 dopo un comizio del segretario nazionale del MSI Augusto De Marsanich, un gruppo di giovani missini improvvisò un corteo lungo le vie della città. Il gruppo, si diresse verso la sede del Fronte dell'Indipendenza, partito composto in parte dalla minoranza slovena, intonando slogan per l'Italia e contro Tito e la Jugoslavia. Nei pressi della sede indipendentista, un ordigno lanciato da mano ignota, ferì il 24enne De Felice, Cesare Pozzo e altre 22 persone tra manifestanti e passanti.

Negli ambienti missini e patriottici Pozzo e De Felice vennero considerati degli eroi. Il MSI decise di candidarli al Parlamento alle elezioni nazionali del 7 giugno del 1953. Fu così eletto deputato nella seconda legislatura per le file del Movimento Sociale Italiano nella circoscrizione Perugia-Rieti fino al 14 dicembre 1955 quando passò al Gruppo misto. Restò alla Camera fino al 1958. Dopo aver aderito al Partito Nazionale Monarchico, non venne eletto alle politiche del 1958.

Insieme al fratello Alfredo frequentò l'Istituto di studi strategici della Difesa diretto da Filippo De Jorio (consigliere di Giulio Andreotti e coinvolto nel progetto golpista della Rosa dei venti). Negli anni sessanta si avvicinò a Ordine nuovo; dopo lo scioglimento forzato del movimento nel 1973 rimase nell'area degli ordinovisti partecipando alla stesura dei "fogli d'ordine", con i quali il gruppo continuava clandestinamente la propria attività eversiva[2]. Fu coinvolto nel tentato golpe Borghese e nel 1974 divenne latitante. Una volta revocato il mandato di cattura, nel 1977 aderì al gruppo neofascista Costruiamo l'azione, fondato dagli ex ordinovisti Paolo Signorelli, Sergio Calore e Paolo Aleandri (suo ex alievo). Ebbe rapporti consolidati con Federico Umberto D'Amato e Licio Gelli[3].

Note

  1. ^ [1] "fascinazione.info", "12 gennaio 2024"
  2. ^ Sentenza della Corte d'Assiste di Bologna contro Paolo Bellini, 6 aprile 2022, p. 648.
  3. ^ Giorgio Gazzotti, "Quelli che mettevano le bombe", in Alto tradimento, Castelvecchi Editore, 2016. ISBN 9788869446535

Collegamenti esterni