Battista Farina: differenze tra le versioni
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Molti furono i riconoscimenti e le onorificenze ricevuti da Battista Farina, tra i quali è d'obbligo ricordare la nomina a [[Cavaliere del Lavoro]] da parte del [[Presidente della Repubblica italiana|presidente]] [[Luigi Einaudi]], nel [[1953]]. L'anno successivo la ''Royal Society of Arts'' gli attribuì il titolo di "Royal Designer for Industry" e, nel [[1957]], l'[[Associazione Disegno Industriale]] gli assegnò il [[Premio Compasso d'oro]]. Nel [[1963]] il [[Politecnico di Torino]] conferì a Pininfarina la [[laurea honoris causa|laurea ''honoris causa'']] in [[Architetto|architettura]] e nel [[1965]] fu insignito della [[Legion d'onore]] dal [[Presidente della Repubblica francese|presidente francese]] [[Charles de Gaulle]]. |
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Nel [[1961]] il cognome si modificherà in Pininfarina, grazie ad un decreto del Presidente della Repubblica "in considerazione della alte benemerenze sociali ed industriali"). |
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Versione delle 14:19, 16 nov 2014
Giovanni Battista Farina, dal 1961 Giovanni Battista Pininfarina (Cortanze, 2 novembre 1893 – Losanna, 3 aprile 1966), è stato un imprenditore italiano, fondatore della Società anonima Carrozzeria Pinin Farina.
Battista "Pinìn" Farina fu uno stilista d'innato gusto estetico, ma contrariamente a quanto si possa presumere non fu un designer; mai disegnò una delle automobili da lui firmate. La sua formazione era avvenuta nella pionieristica officina del fratello Giovanni, in epoca in cui la forma delle carrozzerie non veniva predefinita da un progetto, ma modellata pezzo per pezzo, secondo il gusto, l'immaginazione e la visione d'insieme del carrozziere. Da Giovanni Agnelli, altro suo punto di riferimento, Pinìn aveva imparato a ragionare sul confronto, sin dal 1911, quando si era trovato nell'officina FIAT a illustrare il prototipo del radiatore da lui realizzato per la "Tipo Zero", contemporaneamente ad altri carrozzieri concorrenti con i loro prototipi. In seguito, quando l'evoluzione dell'arte carrozziera iniziò a far partire l'opera dai progetti di valenti designer, il suo metodo di lavoro consistette nell'affidare contemporaneamente a 4 o 5 figurinisti il compito di immaginare e disegnare la vettura commissionata, fornendo loro solo gli ingombri del propulsore e i limiti dimensionali esterni previsti. Le tavole dei disegnatori, comprendenti le 5 viste assonometriche ortogonali e le viste prospettiche anteriore e posteriore di ¾, in scala 1:10, venivano affisse alle pareti di un'apposita sala dove Pinìn valutava, commentava e decideva quale dei progetti meritava di essere realizzato. Il prescelto aveva il compito di eseguire le stesse tavole in scala 1:5 da sottoporre alla committenza e, un tempo ottenuto il placet, dare inizio al disegno esecutivo in scala 1:1, comprendente le sezioni necessarie alla costruzione del mascherone sul quale i carrozzai e i battilastra modellavano il prototipo o la maquette. Era in questa "fase tridimensionale" che Pinìn effettuava le sue modifiche di particolare, a stretto contatto con i battilastra, cui riusciva a dare indicazioni e istruzioni molto precise, derivanti dalla comune esperienza manuale.[1]
Biografia
La formazione
Decimo degli undici figli di Giuseppe e Giacinta Vigna, il suo soprannome Pinìn (ovvero "Giuseppino" in piemontese) si riferiva alla sua somiglianza con il padre. La famiglia Farina era di origini astigiane e si era trasferita da Cortanze a Torino sul finire del XIX secolo, a causa della grave crisi economica di quegli anni, con la speranza di trovare miglior fortuna nel capoluogo piemontese. Grazie alle esperienze acquisite nella terra d'origine, di antiche tradizioni vitivinicole, Giuseppe aveva intrapreso il commercio al dettaglio di vino, aprendo una bottiglieria.
Dopo aver frequentato le elementari, nel 1906 Pinìn iniziò a lavorare nella piccola carrozzeria che il fratello maggiore Giovanni aveva aperto in quell'anno, formandosi come abile carrozziere e presto divenendo alter ego del fratello, con ampia autonomia decisionale all'interno dell'azienda, fino ad assumere la direzione degli Stabilimenti Farina nel 1928.
La Pinin Farina
Nel 1930, grazie all'ingente finanziamento concesso da una facoltosa zia della moglie, ebbe l'occasione di mettersi in proprio e fondò la Società Anonima Carrozzeria Pinin Farina, insieme ad altri soci minoritari, tra i quali Vincenzo Lancia e Gaspare Bona, che sarebbe divenuta in seguito la Carrozzeria Pininfarina. Fin dalla sua fondazione, la casa automobilistica Lancia era cliente degli Stabilimenti Farina e nei 20 anni di collaborazione era nato tra Vincenzo Lancia e Battista Farina uno speciale rapporto di amicizia e reciproca stima, soprattutto basato sulla grande passione per le innovazioni tecniche che animava entrambi.
Per un decennio Battista Farina lavorò quasi esclusivamente per la Lancia, realizzando prototipi, speciali e piccole serie, soprattutto su autotelai "Augusta", "Artena" e "Appia".
Dopo la lunga parentesi bellica, l'attività riprese e, a partire dagli inizi degli anni cinquanta, conobbe un successo sempre crescente, anche per merito del figlio Sergio e del genero Renzo Carli, marito della figlia Gianna, che Pinin aveva associati alla conduzione dell'azienda. Nello stesso periodo si svolse il rapido declino della Stabilimenti Farina che chiuse i battenti nel 1953, poi assorbita dalla Pininfarina.
La graduale uscita di scena
Nel 1959 ridimensionò ulteriormente il suo ruolo aziendale, decidendo di partire per un lungo viaggio di piacere e studio, nel quale si dedicò principalmente alla sua passione per l'arte che ora aveva finalmente l'occasione di compiutamente soddisfare.
Al suo ritorno decise di ritagliarsi solamente il ruolo di supervisore, lasciando la direzione aziendale completamente nelle mani del figlio e del genero.
Farina cambiò ufficialmente il suo cognome in Battista Pininfarina nel 1961, quando la sua richiesta fu autorizzata da un decreto del presidente della repubblica Giovanni Gronchi, su proposta del ministro della Giustizia Guido Gonella.
Negli ultimi anni di vita, Pinin divise il suo tempo tra brevi apparizioni di azienda e lunghe scorribande per visitare opere artistiche, alla guida della sua Lancia Florida II, una dream car realizzata nel 1957 per l'esposizione che Pinin volle tenere come auto personale. Spesso diceva: «Mi torna in mente quel costruttore di Detroit, Olds, che viveva e dormiva nella sua automobile. E io abito nella mia Florida».
L'ultima creazione supervisionata da Pinin fu l'Alfa Romeo "Duetto", esposto la prima volta al Salone di Ginevra nel marzo 1966. Morì poche settimane dopo.
L'impegno filantropico
Fu anche generoso filantropo, finanziando opere benefiche e restauri artistici. Tra i molti interventi, la ristrutturazione del Buon pastore di Torino per l'accoglienza di ragazze senza famiglia, un circolo per artisti a Torino, una scuola professionale a Grugliasco, un centro ricreativo per ragazzi a Mirafiori e il salvataggio del tempio di Ellesija.
Riconoscimenti
Molti furono i riconoscimenti e le onorificenze ricevuti da Battista Farina, tra i quali è d'obbligo ricordare la nomina a Cavaliere del Lavoro da parte del presidente Luigi Einaudi, nel 1953. L'anno successivo la Royal Society of Arts gli attribuì il titolo di "Royal Designer for Industry" e, nel 1957, l'Associazione Disegno Industriale gli assegnò il Premio Compasso d'oro. Nel 1963 il Politecnico di Torino conferì a Pininfarina la laurea honoris causa in architettura e nel 1965 fu insignito della Legion d'onore dal presidente francese Charles de Gaulle.
Voci correlate
Note
- ^ dichiarazioni di Aldo Brovarone in Noi stilisti fabbricanti di idee di Luca Delli Carri, Automobilismo D'Epoca, luglio 2005
Altri progetti
- Wikiquote contiene citazioni di o su Battista Farina
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Battista Farina
Collegamenti esterni
Controllo di autorità | VIAF (EN) 37718109 · ISNI (EN) 0000 0001 2210 2655 · SBN SBLV188220 · ULAN (EN) 500329573 · LCCN (EN) n80060803 · GND (DE) 119045842 · NDL (EN, JA) 00452853 |
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