Visualizza wikitesto di Aftermath (The Rolling Stones)

{{Album  <!-- per la compilazione vedi Template:Album -->
|titolo = Aftermath
|artista = The Rolling Stones
|tipo = Studio
|giornomese = 1º luglio
|anno = 1966
|postdata = <small> ([[Stati Uniti d'America|US]])</small><br />15 aprile [[:categoria:Album del 1966|1966]] <small> ([[Inghilterra|UK]])</small>
|etichetta = [[Decca Records]] <small>(SKL 4786)</small><br />[[London Records]] <small>(PS 476)</small><br />[[ABKCO Records]]
|produttore = [[Andrew Loog Oldham]]
|durata = 42:31 <small> ([[Stati Uniti d'America|US]])</small><br />53:20<small> ([[Inghilterra|UK]])</small>
|genere = Blues Rock
|genere2 = Psychedelic Rock
|genere3 = Rock & roll
|genere4 = Pop Rock
|genere5 = Beat
|registrato = 8-10 dicembre [[1965]], 6-9 marzo [[1966]]
|numero di dischi = 1
|numero di tracce = 14 <small>(UK)</small><br />11 <small>(US)</small>
|numero dischi d'argento = {{Certificazione disco|GBR|argento|album|60000|{{BPI|12562-44-2|accesso = 28 aprile 2016}}}}
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|note = n. 2 {{Bandiera|USA}}<br />n. 1 {{Bandiera|GBR}}
|precedente = [[Big Hits (High Tide and Green Grass)]]
|anno precedente = 1966
|successivo = [[Got Live If You Want It!]]
|anno successivo = 1966
|singolo1=[[Paint It Black]]/Stupid Girl
|data singolo1= 7 maggio 1966
|singolo2=[[Mother's Little Helper]]/[[Lady Jane (singolo)|Lady Jane]]
|data singolo2= 2 luglio 1966
}}
'''''Aftermath''''' è un album discografico del gruppo rock britannico [[The Rolling Stones]], pubblicato in [[Gran Bretagna]] il 15 aprile [[1966]] (Decca SKL 4786) e negli [[Stati Uniti d'America]] il 1º luglio [[1966]] (London PS 476).<ref>Bonanno, Massimo. ''The Rolling Stones - 1961-2016. La storia, i dischi e i grandi live'', Vololibero edizioni, 2017, Milano, pag. 131, ISBN 978-88-97637-75-2.</ref> Fu il primo disco della band con tutte le canzoni composte dalla coppia [[Mick Jagger|Jagger]]/[[Keith Richards|Richards]]. Le versioni britannica e statunitense differiscono sia per lista tracce che per copertina.

Nel 2020 l'edizione americana dell'album si è classificata alla posizione numero 330 nella [[I 500 migliori album secondo Rolling Stone|lista dei 500 migliori album di sempre]] redatta dalla rivista ''[[Rolling Stone]]''.<ref>{{cita web|url=https://www.rollingstone.com/music/music-lists/best-albums-of-all-time-1062063/the-rolling-stones-aftermath-2-1062903/|titolo=500 Greatest Albums of All Time|lingua=en|editore=[[Rolling Stone]]|accesso=15 dicembre 2023}}</ref>

== Storia ==
Il gruppo registrò l'album agli RCA Studios in California fra il dicembre 1965 e il marzo 1966, durante le pause tra i loro tour internazionali. Fu pubblicato nel Regno Unito il 15 aprile 1966 dalla Decca Records e negli Stati Uniti alla fine di giugno o all'inizio di luglio 1966 dalla London Records. È il quarto album in studio britannico e il sesto americano della band, e segue da vicino una serie di singoli di successo internazionale che hanno contribuito a portare al gruppo una ritrovata ricchezza e fama rivaleggiando con quella dei loro contemporanei Beatles.

È il primo album composto interamente da composizioni originali, tutte attribuite a Mick Jagger e Keith Richards. Il leader originale della band, Brian Jones, riemerse come collaboratore chiave e sperimentò strumenti solitamente non associati alla musica popolare, tra cui il sitar, il dulcimer degli Appalachi, il koto giapponese e le marimba, oltre a suonare la chitarra e l'armonica. Insieme alle trame strumentali di Jones, gli Stones incorporarono una gamma più ampia di accordi ed elementi stilistici oltre le influenze del blues di Chicago e dell'R&B, come la musica pop, folk, country, psichedelica, barocca e mediorientale. Influenzati da intense relazioni amorose, tensioni all'interno del gruppo e da un impegnativo itinerario di tournée, Jagger e Richards hanno scritto l'album attorno a temi psicodrammatici di amore, sesso, desiderio, potere e dominio, odio, ossessione, società moderna e celebrità del rock. Le donne sono personaggi di spicco nei loro testi spesso oscuri, sarcastici e finanche offensivi.

L'uscita nel Regno Unito prevedeva una durata di oltre 52 minuti, la più lunga per un LP di musica popolare fino a quel momento. L'edizione americana venne pubblicata con un elenco dei brani più breve, sostituendo il singolo "Paint It Black" al posto di quattro brani della versione britannica, in linea con la preferenza dell'industria per gli LP più brevi nel mercato statunitense dell'epoca.

L'album ebbe un buon successo, sia in [[Inghilterra]], piazzandosi alla prima posizione della classifica per otto settimane, sia in [[Stati Uniti d'America|America]], dove il disco balzò al secondo posto delle classifiche, diventando successivamente [[disco di platino]].

L'album ha avuto anche un grande successo di critica, anche se alcuni ascoltatori sono rimasti offesi dagli atteggiamenti derisori nei confronti dei personaggi femminili in alcune canzoni. La sua musica sovversiva consolidò l'immagine rock ribelle della band, aprendo la strada ai contenuti psicologici e sociali più oscuri che il glam rock e il punk rock britannico avrebbero esplorato negli anni '70.

Benché la consistenza dei testi venne considerata vacillante in alcune parti dell'album, ''Aftermath'' fu importante perché mise la coppia Jagger/Richards allo stesso livello di compositori come [[John Lennon|Lennon]]/[[Paul McCartney|McCartney]] e [[Bob Dylan]], e ridefinì i Rolling Stones come band sempre votata al [[rhythm and blues]], ma anche artisticamente creativa e aperta a nuove influenze. Particolare sensazione fece all'epoca il brano ''Goin' Home'', la cui durata spropositata di 11 minuti e 13 secondi era senza precedenti in relazione a una canzone pop o rock del tempo. A tal proposito in seguito Richards rivelerà: «Quel pezzo era stato scritto per durare solo due minuti e mezzo circa, ma successe che continuammo a suonare tenendo i registratori accesi, io alla chitarra, Brian all'armonica, Bill, Charlie e Mick. Se c'è pure il piano, quello è [[Ian Stewart (musicista)|Stu]]».<ref name="Havens">{{Cita web|cognome=Havens|nome=Richard|data=13 agosto 2018|url=https://www.udiscovermusic.com/stories/aftermath-at-the-dawning-of-rock/|titolo=‘Aftermath’: The Rolling Stones At The Dawning Of Rock|sito=uDiscover|accesso=28 novembre 2018}}</ref>

Nell'agosto del [[2002]] le due edizioni dell'album sono state pubblicate in una nuova versione rimasterizzata, sia nel formato [[Compact disc|CD]] che in quello [[Super Audio CD|SACD]], dalla [[ABKCO Records]].

== Composizione e registrazione ==
[[File:Stones ad 1965.JPG|thumb|Locandina pubblicitaria per il [[The Rolling Stones 2nd American Tour 1965|tour degli Stones in Nord America del 1965]]]]
I Rolling Stones cominciarono la registrazione di ''Aftermath'' immediatamente dopo il loro [[The Rolling Stones 2nd American Tour 1965|secondo tour statunitense dell'ottobre-dicembre 1965]]<ref>Davis, 2001, pag. 150.</ref> – fino a quel momento il quarto in generale e più esteso tour degli Stati Uniti mai eseguito dal gruppo.<ref>Wyman, 2002, pag. 208.</ref> Secondo quanto scritto da [[Bill Wyman]] nel suo libro ''Rolling with the Stones'', l'album era stato originariamente pensato per essere la colonna sonora di un film in lavorazione che doveva intitolarsi ''Back, Behind and in Front''. L'idea venne abbandonata dopo l'incontro avvenuto tra [[Mick Jagger]] e il potenziale regista della pellicola, [[Nicholas Ray]]. A Jagger il regista non piacque per nulla.<ref name="Wyman232" /><ref>Bonanno, 1990, pag. 48.</ref> La produzione cinematografica fu ufficialmente cancellata nel maggio seguente. Le sedute di registrazione per ''Aftermath'' si svolsero presso gli RCA Studios di Los Angeles, tra una tappa e l'altra della tournée, e furono molto produttive. Le sessioni ebbero luogo l'8–10 dicembre 1965 e il 6–9 marzo 1966.<ref>Bonanno, 2017, pp. 128, 129.</ref> [[Charlie Watts]], il batterista degli Stones, disse alla stampa che la band aveva completato dieci canzoni durante il primo blocco di sessioni in studio; secondo il libro di Wyman, almeno venti pezzi furono incisi a marzo.<ref>Wyman, 2002, pp. 212, 222.</ref> Scritti dal binomio compositivo Jagger-[[Keith Richards|Richards]], questi brani includevano anche i lati A di due singoli pubblicati dal gruppo nella prima metà del 1966, ''[[19th Nervous Breakdown]]'' e ''[[Paint It, Black]]''.<ref>Davis, 2001, pp. 150, 156, 160, 164.</ref>

Riferendosi all'atmosfera distesa alla RCA, nel febbraio 1966 Richards disse alla rivista ''[[Beat Instrumental]]'': «Le nostre precedenti sedute in studio erano sempre stati dei lavori frettolosi. Questa volta abbiamo potuto rilassarci un attimo, prenderci il nostro tempo».<ref>Wyman, 2002, p. 213.</ref> L'ingegnere del suono principale addetto alla lavorazione dell'album, [[David Hassinger|Dave Hassinger]], si rivelò fondamentale nel mettere a proprio agio la band in studio, lasciando loro la possibilità di sperimentare con gli strumenti e di chiamare turnisti quali [[Jack Nitzsche]] per variare ed arricchire le sonorità del gruppo. Wyman ricorda che Nitzsche e [[Brian Jones]] spesso si sedevano in disparte in studio a sperimentare con gli strumenti per scovare nuovi suoni per ogni canzone. ''Aftermath'' è un disco notevole anche per la sua peculiarità di essere un album interamente costituito da composizioni originali dei Rolling Stones, senza le abituali cover blues o soul. Jagger e Richards scrissero molte delle tracce durante il tour negli Stati Uniti.<ref>Norman, 2001, p. 147.</ref><ref>Salewicz, 2002, p. 96.</ref> Nel 2003, Jagger ricordò che Richards scriveva molte melodie e il gruppo le provava in studio in diversi stili.<ref>Jagger, Richards, Watts, Wood, 2003, p. 100.</ref> Durante questo periodo, pur essendo stato a lungo pubblicizzato come l'alternativa "cattiva" ai [[Beatles]] dal manager [[Andrew Loog Oldham]], il gruppo cominciò ad approcciarsi proprio allo stile più sofisticato della musica proposta dai Beatles.<ref>{{Cita web|url=https://www.allmusic.com/artist/the-rolling-stones-mn0000894465/biography|nome=Stephen Thomas|cognome=Erlewine|titolo=The Rolling Stones|sito=[[AllMusic]]|accesso=1º dicembre 2018}}</ref>

[[File:Dulcimercilp.jpg|left|thumb|Un [[dulcimer]], uno dei vari strumenti introdotti da [[Brian Jones]] nel "sound" degli Stones durante le sessioni di ''Aftermath''.]]

[[Brian Jones]] fu importante nello stabilire il tono generale degli arrangiamenti del disco, sperimentando con strumenti quali [[marimba]], [[koto]], [[sitar]] e [[dulcimer]]; che insoliti in canzoni folk, pop, country, blues e rock, crearono un diverso ed originale miscuglio di generi musicali. Il biografo degli Stones Stephen Davis citò le influenze dell'"immaginario acido ed esotico" presente nell'album ''[[Rubber Soul]]'' dei Beatles, quale fonte d'ispirazione di Jones per le sperimentazioni con il sitar indiano del gennaio 1966.<ref>Davis, 2001, pp. 155–56.</ref> ''Aftermath'' fu il primo album nel quale la maggioranza delle parti di chitarra furono lasciate a Richards per consentire a Jones di suonare altri strumenti.<ref name="Aftermath">{{Cita web|titolo= Aftermath|url= http://www.timeisonourside.com/lpAftermath.html|accesso= 23 ottobre 2015}}</ref>

== Musica e testi ==
Secondo il musicologo David Malvinni, ''Aftermath'' è il culmine dello sviluppo stilistico portato avanti dai Rolling Stones a partire dal 1964, che contribuì a creare un loro personale "stile musicale ibrido forgiato dalle miriadi di influenze della band: rock and roll anni cinquanta, blues, R&B, soul, ballate pop e folk rock".<ref>Malvinni, 2016, pag. 43.</ref> Insieme al successivo album, ''[[Between the Buttons]]'' (1967), ''Aftermath'', nonostante sia stato interamente registrato negli Stati Uniti, viene spesso indicato come un disco appartenente al "repertorio pop rock tipicamente inglese" dei Rolling Stones, influenzato da gruppi dell'epoca come Beatles, [[Kinks]], [[Small Faces]], [[The Who|Who]], ecc...<ref>Malvinni, 2016, pag. 136.</ref> – un album che li "affrancò dalla ripetizione delle vecchie influenze [[Chicago blues|blues]]". Gli stessi membri del gruppo affermarono che il disco possiede un originale stile [[art rock]], conseguenza delle sperimentazioni musicali portate avanti da Jones mischiando insieme "rock, blues, musica barocca, classica, pop, country, etnica, e R&B".<ref>Margotin & Guesdon, 2016, pp. 136, 138.</ref>

{| class="toccolours" style="float: right; margin-left: 1em; margin-right: 2em; font-size: 85%; background:#c6dbf7; color:black; width:30em; max-width: 40%;" cellspacing="5"
| style="text-align: left;" | «[''Aftermath''] è stato un disco fondamentale per me. Era la prima volta che scrivevamo l'intero disco e alla fine scacciammo lo spettro di dover per forza fare queste versioni molto belle e interessanti, senza dubbio, ma semplici cover di vecchie canzoni R&B - alle quali non pensavamo davvero di rendere giustizia, ad essere sinceri ... L'album aveva un sacco di buone canzoni, aveva molti stili diversi ed era molto ben registrato. Quindi era, a mio avviso, un vero punto di svolta.»
|-
| style="text-align: right;" | — [[Mick Jagger]], 1995<ref>{{Cita web|url=http://www.jannswenner.com/Archives/Jagger_Remembers.aspx|nome=Jann S.|cognome=Wenner|titolo=The Rolling Stone Interview: Jagger Remembers|editore=jannswenner.com/archives|data=14 dicembre 1995|accesso=2 dicembre 2018|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20101109042438/http://www.jannswenner.com/Archives/Jagger_Remembers.aspx|urlmorto=s}}</ref>
|}

Le sonorità dell'album sono in contrasto con le tematiche oscure trattate nei testi scritti da Jagger e Richards, che spesso sconfinano nella pura [[misoginia]]. Jagger, che in passato era stato accusato di non avere rispetto per le donne, si vendicò delle accuse utilizzando un "linguaggio e un immaginario che avevano il potere di ferire ancora di più". ''Stupid Girl'', brano che attacca la "presunta grettezza e la fatuità delle donne", si disse che era una critica diretta a una delle fidanzate precedenti di Jagger, [[Chrissie Shrimpton]]. ''High and Dry'' esprime un punto di vista cinico nei confronti della fine di una storia d'amore, mentre ''[[Under My Thumb]]'', ''[[Out of Time (The Rolling Stones)|Out of Time]]'' e ''Think'' mostrano come "la vendetta di un uomo sulla propria donna (o forse moglie) possa diventare una fonte di vero piacere".<ref name="Margotin138">Margotin & Guesdon, 2016, pag. 138.</ref> Un atteggiamento più compassionevole verso il genere femminile è presente in ''[[Lady Jane (singolo)|Lady Jane]]'', la storia di un corteggiamento romantico, anche se è controbilanciato da ''[[Mother's Little Helper]]'', che mette in risalto la crisi di mezz'età di una casalinga che si rifugia negli psicofarmaci per sfuggire alla banalità della vita quotidiana e alla paura di invecchiare. In maniera simile, ''What to Do'' mette in correlazione lo stress insito nella società moderna con la conseguenza dell'infelicità. Anche i dubbi e l'insoddisfazione della band riguardo al proprio status di "idoli pop" viene preso in esame in brani come ''Doncha Bother Me'' e ''Goin' Home''.<ref name="Margotin138" />

La versione dell'LP per il mercato statunitense omette quattro canzoni ma aggiunge il grande successo ''Paint It Black'' come traccia d'apertura, aumentando le potenzialità commerciali del prodotto.

== Titolo e copertina ==
Durante le sessioni di registrazione, il manager [[Andrew Loog Oldham]] aveva pensato di intitolare l'album ''Could You Walk on the Water?''<ref>Davis, 2001, pag. 155.</ref> L'idea non piacque per nulla alla dirigenza della [[London Records]], distributrice dei dischi degli Stones sul suolo americano, che temeva polemiche e attacchi da parte delle associazioni religiose cristiane.<ref>Margotin & Guesdon, 2016, p. 139.</ref> La controversia sul titolo causò un ritardo nella pubblicazione del disco.<ref>{{Cita web|data=1º gennaio 2001|url=https://www.telegraph.co.uk/news/1400288/The-Sixties.html|titolo=The Sixties|giornale=[[The Daily Telegraph]]|accesso=27 novembre 2018}}</ref> Rifiutato anche dai vertici della Decca Records, il titolo proposto da Oldham venne definitivamente scartato in favore di ''Aftermath''; e la prevista copertina del progetto fu riciclata per la raccolta di successi ''[[Big Hits (High Tide and Green Grass)]]'', pubblicata nel marzo 1966.<ref>Davis, 2001, pag. 160.</ref>

La foto di copertina per la versione britannica di ''Aftermath'' venne scattata da Guy Webster<ref>Davis, 2001, pag. 161.</ref> e la grafica fu ideata da Oldham, che si fece accreditare nelle note con lo pseudonimo "Sandy Beach".<ref name="Norman196">Norman, 2001, pag. 196.</ref> Invece delle consuete elaborate note scritte da Oldham per i precedenti album degli Stones, le note interne di ''Aftermath'' furono scritte da Hassinger e si limitano a un'analisi strettamente musicale di quanto contenuto nel disco.<ref name="Norman196" /> Per l'immagine di copertina, i primi piani dei volti dei membri della band furono allineati in diagonale su uno sfondo di colore rosa pallido e nero, e il titolo dell'album venne tagliato a metà attraverso un'interruzione di riga. Le foto in bianco e nero dei Rolling Stones sul retro di copertina, furono scattate da [[Jerry Schatzberg]] nel suo studio fotografico di New York nel febbraio 1966.<ref>Davis, 2001, pp. 158, 161.</ref>

Per l'edizione statunitense del disco invece, fu approntata una copertina differente con una foto a colori degli Stones opera di [[David Bailey]], che mostra i visi sfuocati di Jones e Richards davanti a Jagger, Watts e Wyman, posti contro uno sfondo nero. Un'immagine vagamente psichedelica che ben rifletteva il cambiamento stilistico avvenuto all'interno della band.

== Pubblicazione ==
[[File:Kungliga Tennishallen Stones 1966a.jpg|thumb|left|I Rolling Stones in concerto in Svezia poco tempo prima dell'uscita dell'album]]
{{Citazione|''Aftermath'' segue direttamente la scia della trilogia di brani degli Stones basata sulla loro esperienza in terra americana: ''(I Can't Get No) Satisfaction'', ''Get Off of My Cloud'' e ''19th Nervous Breakdown'', e stabilisce che essi avevano acquisito sufficiente fiducia nelle proprie capacità di scrittura per presentare un album di materiale completamente originale. Anche se forse non ne erano consapevoli, la loro iniziale scarica di adrenalina (che li aveva sostenuti per tre anni) era quasi esaurita. Tuttavia, il puro slancio della loro lotta per la supremazia negli Stati Uniti ha permesso loro di realizzare questo colpo di grazia senza mostrare alcun segno di affaticamento artistico.|[[Roy Carr]], 1976<ref>Bockris, 1992, pag. 75.</ref>}}
''Aftermath'' venne pubblicato nel Regno Unito il 15 aprile 1966 dalla Decca Records.<ref>Clayson, 2006, pag. 40.</ref> La pubblicazione seguì un tour di due settimane in Europa, iniziato il 25 marzo.<ref>Bonanno, 1990, pp. 52–53.</ref> Nei Paesi Bassi, l'album venne pubblicato dalla [[Phonogram Records]] durante la settimana del 14 maggio in risposta alle forti richieste da parte dei negozi di dischi.<ref>{{Cita web|cognome=Hegeman|nome=Bas|data=14 maggio 1966|titolo=From the Music Capitals of the World – Amsterdam|url=https://books.google.com.au/books?id=0ygEAAAAMBAJ&q=Aftermath#v=snippet&q=Aftermath&f=false|rivista=[[Billboard]]|p=32|accesso=30 novembre 2018}}</ref> Il 1º luglio la London Records fece uscire negli Stati Uniti una versione accorciata dell'album con variazioni nella lista delle tracce; ''[[Paint It Black]]'' (pubblicata come singolo in maggio) venne aggiunta in sostituzione di ''Out of Time'', ''Take It or Leave It'', ''What to Do'' e ''Mother's Little Helper''.<ref name="Margotin139">Margotin & Guesdon, 2016, pag. 139.</ref> Secondo lo storico della musica pop Richard Havens, "l'album fu accorciato su insistenza dell'etichetta discografica americana della band per conformarsi alla normale durata di un LP dell'epoca destinato ai giovani – undici tracce erano più che sufficienti per un adolescente a giudizio della London Records".<ref name="Havens"/>

== Accoglienza ==
[[File:Brian Jones 1965-2.jpg|miniatura|destra|Brian Jones nel 1965]]
In Gran Bretagna, ''Aftermath'' raggiunse la vetta della [[UK Albums Chart|classifica]] restandoci per otto settimane consecutive, spodestando l'album della colonna sonora del film ''[[Tutti insieme appassionatamente]]'' dal primo posto. L'album restò in classifica per 28 settimane.<ref name="Margotin139" /> Negli Stati Uniti ''Aftermath'' entrò nella classifica [[Billboard 200|''Billboard'' 200]] il 9 luglio 1966 alla posizione numero 117. Per il 13 agosto, l'album era salito in seconda posizione alle spalle di ''[[Yesterday and Today]]'' dei Beatles. A garantire il successo della versione statunitense dell'album fu la presenza del singolo ''[[Paint It Black]]'', che in giugno era arrivato in cima alla [[Billboard Hot 100|''Billboard'' Hot 100]] restandoci per due settimane.<ref name="Havens"/> Il 2 luglio, ''Mother's Little Helper'' venne pubblicata su singolo negli Stati Uniti (lato B ''Lady Jane''); dove raggiunse la posizione numero 8 della Hot 100.<ref name="Margotin139" /> Alla popolarità dell'album contribuì anche il primo posto in classifica in Gran Bretagna rimediato nell'agosto 1966 da [[Chris Farlowe]] con la sua reinterpretazione del brano ''Out of Time'', prodotta da Jagger.<ref>Norman, 2001, pag. 210.</ref><ref name="Larkin199596">Larkin, 2011, pp. 1995–96.</ref> Il 9 agosto, ''Aftermath'' fu certificato [[disco d'oro]] dalla [[Recording Industry Association of America]]; nel 1989 divenne disco di platino grazie a vendite superiori al milione di copie.<ref>{{Cita web|url=https://www.riaa.com/gold-platinum/?tab_active=default-award&ar=The+Rolling+stones&ti=aftermath&lab=&genre=&format=&date_option=release&from=&to=&award=&type=&category=&adv=SEARCH#search_section|titolo=Gold & Platinum|editore=[[RIAA]]|accesso=28 novembre 2018}}</ref> In una retrospettiva del 2018, ''[[The Daily Telegraph]]'' scrisse che "il nuovo sound dei Rolling Stones sull'album aiutò ad attrarre loro migliaia di nuovi fan".<ref name="telegraph">{{Cita web|data=17 maggio 2018|url=https://www.telegraph.co.uk/music/what-to-listen-to/rolling-stones-defining-moments/aftermath-released-1966although-their-first-two-albums--the-roll/|titolo=Aftermath released, 1966|giornale=The Daily Telegraph|accesso=27 novembre 2018}}</ref> ''Aftermath'' si rivelò essere "un momento cruciale" nella carriera dei Rolling Stones, tappa fondamentale nella loro scalata alla conquista del music business e la loro degna risposta creativa a ''Rubber Soul'' dei Beatles, che era stato pubblicato nel dicembre 1965 e incarnò anch'esso la nascita della cultura giovanile nella [[musica popolare]] durante la metà degli anni sessanta.<ref>Malvinni, 2016, pp. 43, xxxvi.</ref> Parlando dell'impatto culturale dell'album nel 1966, alcuni critici definirono ''Aftermath'' la "colonna sonora della [[Swinging London]], un regalo per i giovani [[Hipster (sottocultura anni 1940)|hipster]]" e "una delle stelle più brillanti nel firmamento della nuova cultura (o controcultura) che doveva raggiungere il suo apice l'anno successivo durante la [[Summer of Love]]".<ref>Margotin & Guesdon, 2016, pag. 136.</ref>

Il critico musicale [[Ian MacDonald (critico musicale)|Ian MacDonald]] disse che, come ''Between the Buttons'', anche "''Aftermath'' rivela un gruppo che si assume il ruolo di portavoce della [[Swinging London]], creando una sorta di pop sovversivo tipicamente inglese paragonabile solo a quello prodotto dai [[Kinks]] dell'epoca".<ref name="ian">{{Cita web|nome=Ian|cognome=MacDonald|titolo=The Rolling Stones: Play With Fire|data=novembre 2002|rivista=[[Uncut]]|url=https://www.rocksbackpages.com/Library/Article/the-rolling-stones-play-with-fire}}</ref> Il giornalista musicale [[Tom Moon]] paragonò l'album a una collaborazione impossibile tra i [[Velvet Underground]] e la [[Stax Records]], descrivendone il risultato come "[[flower power]] rock blues", ma aggiungendo, "tutti i fiori sono dipinti di nero, con marimba e dulcimer suonati da Brian [Jones] ad aggiungere colore a queste canzoni dure, sarcastiche, disperatamente solitarie".<ref name="Moon697">Moon, 2004, pag. 697.</ref>

=== Recensioni contemporanee ===
''Aftermath'' fu accolto da recensioni molto positive da parte della stampa musicale. Il disco fu pubblicato solo qualche mese prima di ''[[Blonde on Blonde]]'' di Bob Dylan e di ''[[Revolver (The Beatles)|Revolver]]'' dei Beatles, album di artisti ai quali Jagger e Richards erano stati paragonati dal loro manager Oldham mentre egli promuoveva la maturazione artistica della band ai giornalisti.<ref>Margotin & Guesdon, 2016, pp. 137–39.</ref> Keith Altman di ''[[NME]]'' scrisse nella sua recensione: "Quelle menti dietro le macchine elettriche – i Rolling Stones – hanno prodotto il miglior rapporto qualità-prezzo di sempre nel loro nuovo LP". Egli descrisse ''Goin' Home'' una "fantastica improvvisazione R&B" e aggiunse che ''Lady Jane'', ''Under My Thumb'' e ''Mother's Little Helper'' avevano il potenziale per essere "singoli eccellenti".<ref>{{Cita testo|nome=Keith|cognome=Altham|titolo=The Rolling Stones ''Aftermath''|annooriginale=8 aprile 1966|rivista=The History of Rock 1966|data=agosto 2015|p=48}}</ref> Richard Green del ''[[Record Mirror]]'' cominciò la sua recensione scrivendo: "Che se ne rendano conto o meno – e credo che Andrew Oldham lo faccia – i Rolling Stones hanno per le mani l'LP dell'anno con ''Aftermath''. Io dico che senza sapere cosa verrà dopo, ma qualunque cosa sia, dovrà essere un vero capolavoro per pareggiare questo album". Green definì "particolarmente eccezionale" lo stile di batteria di Watts sull'album.<ref>{{Cita web|nome=Richard|cognome=Green|titolo=The Rolling Stones ''Aftermath'' (Decca): The smash LP of the year?|data=16 aprile 1966|rivista=[[Record Mirror]]|url=https://www.rocksbackpages.com/Library/Article/the-rolling-stones-iaftermathi-decca}}</ref> ''Melody Maker'' scrisse che l'uso di "suoni interessanti" come quelli prodotti da dulcimer, sitar, organo, clavicembalo, marimba e distorsori [[fuzz]], crea una "travolgente varietà di atmosfere e toni". Il recensore descrisse ''Aftermath'' come il miglior disco del gruppo fino a quel momento.<ref>{{Cita web|autore=MM staff|titolo=The Rolling Stones: ''Aftermath'' (Decca)|data=16 aprile 1966|rivista=[[Melody Maker]]|url=https://rocksbackpages.com/Library/Article/the-rolling-stones-iaftermathi-decca-3}}</ref>

L'apparente derisione delle donne presente nei testi dell'album fu fonte di discordia tra gli ascoltatori.<ref name="Davis163">Davis, 2001, pag. 163.</ref> In ''[[New Left Review]]'', Alan Beckett scrisse che i testi della band potevano essere pienamente apprezzati solo da un pubblico che conosceva la vita cittadina moderna, in particolare di Londra. Egli disse che la "ragazza [[archetipo]]" degli Stones, introdotta per la prima volta nella loro canzone ''[[Play with Fire (The Rolling Stones)|Play with Fire]]'' del 1964, era una ragazzina "ricca, viziata, confusa, debole, consumatrice di droghe, ecc... ", aggiungendo: "Chiunque sia stato in giro per Chelsea o Kensington può dire di aver conosciuto almeno una volta questo tipo di personaggio".<ref>Bockris, 1992, pag. 76.</ref> Rispondendo sullo stesso giornale, [[Richard Merton]] difese il messaggio della band.<ref name="Davis163" /> Egli scrisse che in canzoni come ''Stupid Girl'' e ''Under My Thumb'', gli Stones infransero uno dei tabù centrali del sistema sociale: "parlare della disuguaglianza sessuale" e che "lo hanno fatto nel modo più radicale e inaccettabile possibile: celebrandola".<ref name="Davis163" />

Tra i recensori statunitensi, Bryan Gray scrisse in ''[[Deseret News]]'': "Questo album fa il possibile per alienarsi le simpatie di chi ha più di vent'anni. La ragione – è che i Rolling Stones adesso cercano di cantare".<ref name="Wyman232">Wyman, 2002, pag. 232.</ref> In ''[[Stereo Review]]'' del marzo 1969, [[Robert Christgau]] incluse la versione statunitense di ''Aftermath'' nella sua "biblioteca dei 25 album rock essenziali" e scrisse:

{{citazione|I Beatles sono un'entità collettiva. I Rolling Stones sono una persona sola – Mick Jagger, un cantante la cui potenza, sottigliezza e arguzia sono senza precedenti nella musica popolare contemporanea, e che è (insieme a Keith Richard) metà della seconda migliore coppia di compositori rock del mondo. Gli ''aficionados'' del rock mettono sullo stesso piano gli Stones e i Beatles, ma forse gli Stones non hanno impressionato un pubblico più vasto perché la loro devozione alla musica è pura: gli [[Hollyridge Strings]] non inciderebbero mai un album di melodie scritte da Jagger–Richard. Ma per chiunque sia disposto a mettere da parte i suoi preconcetti, ''Aftermath'' è una grande esperienza, un distillato di ciò che sono il rock e il blues.<ref name="Christgau"/>}}

In seguito Christgau scrisse una lettera a ''Stereo Review'', accusando il caporedattore del giornale di aver alterato il senso e tagliato il suo articolo, compresa la sua dichiarazione conclusiva su ''Aftermath'': "Lasciatemi insistere che io non considero ''Aftermath'' dei Rolling Stones "il miglior album del suo genere", come lasciato intendere dall'articolo rimaneggiato. Io lo considero semplicemente il migliore in assoluto".<ref name="Christgau">{{Cita web|cognome=Christgau|nome=Robert|data=marzo 1969|url=https://robertchristgau.com/xg/music/rock-69.php|titolo=A Short and Happy History of Rock|rivista=[[Stereo Review]]|accesso=25 settembre 2018}}</ref>

=== Recensioni moderne ===
{{Recensioni album
| recensione1  = [[AllMusic]]
| giudizio1    = {{Giudizio|5|5}}<ref name="am">{{Cita web|url=https://www.allmusic.com/album/aftermath-uk-mw0000191599|nome=Richie|cognome=Unterberger|titolo=The Rolling Stones ''Aftermath''|sito=[[AllMusic]]|accesso=1º dicembre 2018}}</ref>
|recensione2 = ''[[Blender (periodico)|Blender]]''
|giudizio2 = {{Giudizio|5|5}}<ref>{{cita testo|url=http://www.blender.com/guide/back-catalogue/53774/aftermath.html|titolo=''Blender'' review|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090816150800/http://www.blender.com/guide/back-catalogue/53774/aftermath.html }}</ref>
|recensione3 = ''[[Encyclopedia of Popular Music]]''
|giudizio3 = UK: {{Giudizio|4|5}}<ref name="Larkin2005">Larkin, 2011, pag. 2005.</ref><br/>US: {{Giudizio|3|5}}<ref name="Larkin2005" />
|recensione4 = ''[[Entertainment Weekly]]''
|giudizio4 = A–<ref>{{Cita web|cognome=Browne|nome=David|wkautore=David Browne (giornalista)|data=20 settembre 2002|url=https://ew.com/article/2002/09/20/satisfaction/|titolo=Satisfaction?|rivista=[[Entertainment Weekly]]|accesso=28 novembre 2018}}</ref>
|recensione5 = ''[[MusicHound|MusicHound Rock]]''
|giudizio5 = {{Giudizio|5|5}}<ref name="Kot950">Kot, 1999, pag. 950.</ref>
|recensione6 = ''[[NME]]''
|giudizio6 = {{Giudizio|7|10}}<ref>{{Cita testo|autore=Anon.|data=8 luglio 1995|titolo=Aftermath|rivista=[[NME]]|p=46}}</ref>
|recensione7 = [[Ondarock]]
|giudizio7 = (pietra miliare)<br/>{{Giudizio|9|10}}<ref>{{cita web|url=https://www.ondarock.it/rockedintorni/rollingstones.htm|titolo=Rolling Stones. L'eterna eresia|accesso=13 dicembre 2019}}</ref>
|recensione8 = ''[[The Rolling Stone Album Guide]]''
|giudizio8 = {{Giudizio|5|5}}<ref>Moon, 2004, pag. 695.</ref>
|recensione9 = [[Piero Scaruffi]]
|giudizio9 = {{Giudizio|7|10}}<ref name="ScaruffiStones">{{cita web|url=https://www.scaruffi.com/vol1/stones.html|titolo=The History of Rock Music: Rolling Stones|accesso=14 dicembre 2019}}</ref>
|recensione10= [[Sputnikmusic]]
|giudizio10= {{Giudizio|4.5|5}}<ref>{{cita web|url=https://www.sputnikmusic.com/review/70700/The-Rolling-Stones-Aftermath/|titolo=The Rolling Stones - Aftermath|accesso=30 dicembre 2019}}</ref>
}}
Le recensioni retrospettive di ''Aftermath'' lo indicano invariabilmente come l'album più importante e musicalmente formativo del primo periodo dei Rolling Stones.<ref name="telegraph"/> ''Aftermath'' viene visto come uno dei loro dischi più significativi "perché ha stabilito saldamente l'immagine oscura della band e ha preparato la strada per l'oscurità psicologica del [[glam rock]] e l'oscurità sociale del [[punk rock]] britannico".<ref>Perone, 2012, pag. 97.</ref> Scrivendo per ''[[MusicHound|MusicHound Rock]]'' (1999), [[Greg Kot]] lodò particolarmente il contributo musicale apportato da Brian Jones, identificando ''Aftermath'' come l'album che segnò "l'ingresso di questi ex tradizionalisti del blues nel pantheon rock insieme a Dylan e Beatles, con il suo astuto uso di sitar, marimba, e dulcimer".<ref name="Kot950" /> Nella lista dei 10 migliori album dei Rolling Stones redatta dalla rivista ''NME'', ''Aftermath'' si posiziona al sesto posto, e il commento recita "''Aftermath'' del 1966 vede gli Stones rifiutare e ridefinire la tradizione rock. Primo album costituito da loro brani originali, 
è talmente un classico che accantonò per sempre la reputazione della band di imitatori dei Beatles".<ref>{{Cita web|titolo= The Rolling Stones' Top 10 Albums – Ranked {{!}} NME.COM|url= http://www.nme.com/list/the-rolling-stones-top-10-albums-ranked/376832|editore=nme.com|accesso= 23 ottobre 2015|lingua= en}}</ref> Recensendo la versione statunitense del disco per [[AllMusic]], [[Ritchie Unterberger]] scrisse che l'album "fece molto per definire il ruolo del gruppo come i ragazzi cattivi del rock & roll con il loro atteggiamento beffardo verso il mondo in generale e il sesso femminile in particolare". Egli espresse qualche riserva circa la reale sostanza di canzoni come ''Goin' Home'' e ''Stupid Girl'', trovandole abbastanza "acerbe", ma applaudì l'utilizzo fatto dalla band delle influenze [[Bob Dylan|dylaniane]] e psichedeliche in brani quali ''Paint It Black'', ''Under My Thumb'', ''Lady Jane'' e ''I Am Waiting''.<ref name="am"/>

In un articolo della rivista ''[[Clash (rivista)|Clash]]'' scritto in occasione del 40º anniversario di ''Aftermath'', Simon Harper disse che "sebbene il valore dell'album rispetto alle uscite dei loro rivali in quell'anno sia discutibile, come rinascita della più grande band rock and roll del mondo la sua importanza è indiscussa".<ref>{{Cita web|cognome=Harper|nome=Simon|data=12 novembre 2006|url=https://www.clashmusic.com/features/classic-album-the-rolling-stones-aftermath|titolo=Classic Album: The Rolling Stones – Aftermath|rivista=[[Clash (periodico)|Clash]]|accesso=27 novembre 2018}}</ref> Scrivendo per ''[[The Encyclopedia of Popular Music]]'', [[Colin Larkin (scrittore)|Colin Larkin]] descrisse ''Aftermath'' una "opera di svolta in un anno cruciale" e un album che dimostra la flessibilità del gruppo nella scrittura e negli stili musicali, nonché chiaro esempio "della misoginia inveterata della band".<ref name="Larkin199596" /> Tom Moon, nella sua recensione al disco per ''[[The Rolling Stone Album Guide]]'', afferma di preferire la versione USA per l'inclusione di ''Paint It Black'' al posto di ''Mother's Little Helper'' e loda i testi ispirati alla [[Swinging London]].<ref name="Moon697" /> Scrivendo per ''[[The A.V. Club]]'', Hyden cita l'album come "il primo capolavoro della band e una traccia guida per tutti i seguenti album classici degli Stones". Il critico musicale [[Piero Scaruffi]] a proposito dell'album scrisse: "''Aftermath'', registrato a Los Angeles nel marzo 1966, è il primo album che non fosse soltanto una vetrina di hit [...] Con esso gli Stones si allinearono al vento di novità che spirava sul rock e dimostrarono di poter affrontare la dimensione dell'LP. [...] Gli Stones hanno ormai il loro sound, seppur solidamente radicato nella musica nera (come dimostrano le fedeli imitazioni di ''High and Dry'', ''Stupid Girl'' e ''Doncha Bother Me'') e Brian Jones sa arrangiare i brani facendo uso di strumenti come il dulcimer, le marimbas, il sitar, il flauto e ogni sorta di tastiere".<ref name="ScaruffiStones" /> Nel 2006 Cristian Degano, recensendo l'album per il sito web www.ondarock.it, lo descrisse come "il punto d'arrivo di un lento percorso che li aveva visti partire dalla reinterpretazione di classici della musica afroamericana (blues e il più recente r&b) per approdare alla maturità di un songwriting personale e incredibilmente influente".<ref>{{cita web|url=https://www.ondarock.it/pietremiliari/rollingstones_aftermath.htm|titolo=Rolling Stones - Aftermath|data=2006|accesso=16 dicembre 2019}}</ref>

''Aftermath'' viene frequentemente inserito nelle liste dei migliori album di sempre da critici e riviste del settore; secondo il sito web [[Acclaimed Music]], è al 150º posto come disco più votato in assoluto dai critici.<ref>{{Cita web|url=http://www.acclaimedmusic.net/album/A64.htm|titolo=Aftermath|editore=[[Acclaimed Music]]|accesso=28 novembre 2018}}</ref> L'edizione statunitense di ''Aftermath'' è stata inclusa nella lista "A Basic Record Library" relativa agli anni cinquanta e sessanta, pubblicata in ''[[Christgau's Record Guide: Rock Albums of the Seventies]]'' (1981).<ref>{{Cita libro|autore-capitolo-cognome=Christgau|autore-capitolo-nome=Robert|wkautore-capitolo=Robert Christgau|anno=1981|titolo=Christgau's Record Guide: Rock Albums of the Seventies|url=https://archive.org/details/christgausrecord00robe_1|editore=[[Ticknor & Fields]]|isbn=0-89919-025-1|capitolo=A Basic Record Library: The Fifties and Sixties|urlcapitolo=https://www.robertchristgau.com/xg/bk-cg70/basics.php|accesso=16 marzo 2019|via=robertchristgau.com}}</ref> Nel 2000 il disco è stato votato alla posizione numero 387 nella lista ''All Time Top 1000 Albums'' redatta da [[Colin Larkin]].<ref name="Larkin">{{Cita libro|titolo=[[All Time Top 1000 Albums]]|autore=[[Colin Larkin]]|editore=[[Virgin Books]]|data=2000|edizione=3rd|isbn=0-7535-0493-6|p=147}}</ref> Nel 2003 la versione statunitense dell'album è stata inserita alla posizione numero 108 nella [[I 500 migliori album secondo Rolling Stone|lista dei 500 migliori album di sempre]] redatta dalla rivista ''[[Rolling Stone]]'',<ref name=Stone>{{Cita web|url= https://www.rollingstone.com/music/lists/500-greatest-albums-of-all-time-19691231/aftermath-the-rolling-stones-19691231|titolo= ''Aftermath''|data= gennaio 2003|accesso= 21 agosto 2011|opera= Rolling Stone|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20110814170812/http://www.rollingstone.com/music/lists/500-greatest-albums-of-all-time-19691231/aftermath-the-rolling-stones-19691231|urlmorto= s}}</ref> mantenendo tale posizione nell'aggiornamento del 2012.<ref>{{Cita web|url=https://www.rollingstone.com/music/music-lists/500-greatest-albums-of-all-time-156826/the-rolling-stones-aftermath-172058/|anno=2012|titolo=500 Greatest Albums of All Time Rolling Stone’s definitive list of the 500 greatest albums of all time|editore=[[Rolling Stone]]|accesso= 19 settembre 2019}}</ref> ''Aftermath'' è stato inoltre inserito nelle liste incluse nei libri ''The Album: A Guide to Pop Music's Most Provocative, Influential, and Important Creations'' di James Perone<ref>Perone, 2012, p. vi.</ref>, ''[[101 Albums That Changed Popular Music]]'' di Chris Smith, seppur nell'appendice "Ten Albums That Almost Made It"<ref>Smith, 2009, pp. 243, 244.</ref>, ''Rock: I 1000 dischi fondamentali'' della redazione de ''[[Il mucchio selvaggio (rivista)|Il mucchio selvaggio]]'' (2012) e ''[[1001 Albums You Must Hear Before You Die]]'' di Robert Dimery (2010).<ref>^ Robert Dimery; Michael Lydon (23 marzo 2010). 1001 Albums You Must Hear Before You Die: Revised and Updated Edition. Universe. {{ISBN|978-0-7893-2074-2}}.</ref>

== Tracce ==
===Versione UK===
;Lato A
{{Tracce
|Titolo1 = [[Mother's Little Helper]]
|Durata1 = 2:45
|Titolo2 = Stupid Girl
|Durata2 = 2:55
|Titolo3 = [[Lady Jane (singolo)|Lady Jane]]
|Durata3 = 3:08
|Titolo4 = [[Under My Thumb]]
|Durata4 = 3:41
|Titolo5 = Doncha Bother Me
|Durata5 = 2:41
|Titolo6 = Goin' Home
|Durata6 = 11:13
}}
;Lato B
{{Tracce
|Titolo7 = Flight 505
|Durata7 = 3:27
|Titolo8 = High and Dry
|Durata8 = 3:08
|Titolo9 = [[Out of Time (The Rolling Stones)|Out of Time]]
|Durata9 = 5:37
|Titolo10 = It's Not Easy
|Durata10 = 2:56
|Titolo11 = I Am Waiting
|Durata11 = 3:11
|Titolo12 = Take It or Leave It
|Durata12 = 2:47
|Titolo13 = Think
|Durata13 = 3:09
|Titolo14 = What to Do
|Durata14 = 2:32
}}

=== Versione USA ===
La versione per il mercato statunitense di ''Aftermath'' ha una copertina diversa rispetto all'edizione inglese e una scaletta dei brani più scarna che elimina ''[[Out of Time (The Rolling Stones)|Out of Time]]'', ''Take It or Leave It'', ''What to Do'', e ''[[Mother's Little Helper]]''. Tutte e quattro le tracce mancanti furono in seguito pubblicate negli Stati Uniti su altre compilation, e ''Mother's Little Helper'' uscì anche come singolo nel 1966, raggiungendo la posizione numero 8 nella classifica di ''Billboard''.<ref name=singles>{{Cita web|url={{Allmusic|class=artist|id=p5298/charts-awards/billboard-singles|pure_url=yes}} |titolo=''Billboard'' Singles|editore=[[All Media Network|All Media Guide]] / ''[[Billboard]]'' |accesso=23 marzo 2010}}</ref> Al loro posto, venne inclusa ''[[Paint It Black]]'', successo da primo posto in classifica. Questa edizione "riveduta" di ''Aftermath'' raggiunse la seconda posizione in classifica negli Stati Uniti, diventando disco di platino.<ref>{{Cita web|url=https://www.riaa.com/goldandplatinumdata.php?resultpage=1&table=SEARCH_RESULTS&action=&title=Aftermath&artist=The%20Rolling%20Stones&format=&debutLP=&category=&sex=&releaseDate=&requestNo=&type=&level=&label=&company=&certificationDate=&awardDescription=&catalogNo=&aSex=&rec_id=&charField=&gold=&platinum=&multiPlat=&level2=&certDate=&album=&id=&after=&before=&startMonth=1&endMonth=1&startYear=1958&endYear=2010&sort=Artist&perPage=25|titolo=RIAA searchable certification database|editore=[[Recording Industry Association of America]]|accesso=23 marzo 2010|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150924152737/http://www.riaa.com/goldandplatinumdata.php?resultpage=1&table=SEARCH_RESULTS&action=&title=Aftermath&artist=The%20Rolling%20Stones&format=&debutLP=&category=&sex=&releaseDate=&requestNo=&type=&level=&label=&company=&certificationDate=&awardDescription=&catalogNo=&aSex=&rec_id=&charField=&gold=&platinum=&multiPlat=&level2=&certDate=&album=&id=&after=&before=&startMonth=1&endMonth=1&startYear=1958&endYear=2010&sort=Artist&perPage=25|dataarchivio=24 settembre 2015}}</ref>
;Lato A
{{Tracce
|Titolo1 = [[Paint It Black]]
|Durata1 = 3:22
|Titolo2 = Stupid Girl
|Durata2 = 2:55
|Titolo3 = [[Lady Jane (singolo)|Lady Jane]]
|Durata3 = 3:08
|Titolo4 = [[Under My Thumb]]
|Durata4 = 3:41
|Titolo5 = Doncha Bother Me
|Durata5 = 2:41
|Titolo6 = Think
|Durata6 = 3:09
}}
;Lato B
{{Tracce
|Titolo7 = Flight 505
|Durata7 = 3:27
|Titolo8 = High and Dry
|Durata8 = 3:08
|Titolo9 = It's Not Easy
|Durata9 = 2:56
|Titolo10 = I Am Waiting
|Durata10 = 3:11
|Titolo11 = Going Home
|Durata11 = 11:13
}}

==Formazione==
;''The Rolling Stones''
* [[Mick Jagger]] – [[Canto|voce]], [[armonica a bocca]], [[percussioni]]
* [[Keith Richards]] – [[chitarre]], [[Coro (musica)|cori]]
* [[Brian Jones]] – chitarra, [[Tastiera elettronica|tastiere]], [[campana]], cori; [[slide guitar]] in ''Doncha Bother Me''; [[dulcimer]] in ''Lady Jane'' e ''I Am Waiting''; [[sitar]] in ''Paint It Black''; [[koto]] in ''Take It or Leave It''; armonica a bocca in ''High and Dry'' e ''Goin' Home'', [[marimba]] e [[xilofono]] in ''Under My Thumb''
* [[Bill Wyman]] – [[Basso elettrico|basso]], [[Organo (strumento musicale)|organo]], marimba
* [[Charlie Watts]] – [[Batteria (strumento musicale)|batteria]], percussioni, marimba

;Altri musicisti
* [[Ian Stewart (musicista)|Ian Stewart]] – [[pianoforte]], organo
* [[Jack Nitzsche]] – pianoforte, organo, [[clavicembalo]], percussioni

== Note ==
<references/>

== Bibliografia ==
* {{Cita libro|cognome=Bockris|nome=Victor|wkautore=Victor Bockris|titolo=Keith Richards: The Unauthorised Biography|url=https://archive.org/details/keithrichardsuna0000bock_i2l9|editore=Hutchinson|città=Londra|anno=1992|isbn=0-09-174397-4|cid=harv|lingua=en}}
* {{Cita libro|cid=harv|cognome=Bonanno|nome=Massimo|anno=1990|titolo=The Rolling Stones Chronicle: The First Thirty Years|editore=Plexus|città=Londra|isbn=978-0-85965-135-6|lingua=en}}
* {{Cita libro|cognome=Bonanno|nome=Massimo|anno=2017|titolo=The Rolling Stones - 1961-2016. La storia, i dischi e i grandi live|editore=Vololibero edizioni|città=Milano|isbn=978-88-97637-75-2}}
* {{Cita libro|cid=harv|cognome=Christgau|nome=Robert|wkautore=Robert Christgau|anno=1998|titolo=Grown Up All Wrong: 75 Great Rock and Pop Artists from Vaudeville to Techno|url=https://archive.org/details/grownupallwrong70000chri|editore=[[Harvard University Press]]|isbn=0-674-44318-7|lingua=en}}
* {{Cita libro|cid=harv|cognome=Clayson|nome=Alan|wkautore=Alan Clayson|anno=2006|titolo=The Rolling Stones Album File & Complete Discography|editore=Cassell Illustrated|isbn=1-84403-494-1|lingua=en}}
* {{Cita libro|cid=harv|cognome=Dalton|nome=David|anno=1982|titolo=The Rolling Stones|url=https://archive.org/details/rollingstones0000unse_s4e9|editore=Delilah/Putnam Books|isbn=0-399-41005-8|lingua=en}}
* {{Cita libro|cid=harv|cognome=Davis|nome=Stephen|wkautore=Stephen Davis|anno=2001|titolo=Old Gods Almost Dead: The 40-Year Odyssey of the Rolling Stones|editore=Crown/Archetype|isbn=0-7679-0956-9|lingua=en}}
* {{Cita libro|cognome1=Jagger|nome1=Mick|cognome2=Richards|nome2=Keith|cognome3=Watts|nome3=Charlie|cognome4=Wood|nome4=Ronnie|titolo=According to the Rolling Stones|url=https://archive.org/details/accordingtorolli0000unse_l2w1|editore=Weidenfeld & Nicolson|città=Londra|anno=2003|isbn=0-297-84332-X|cid=harv|lingua=en}}
* {{Cita libro|url=https://books.google.com.au/books?id=tqC8BQAAQBAJ&pg=PT85&lpg=PT85&dq=Brian+JOnes+%22Take+It+or+Leave+It%22+koto&source=bl&ots=Mm7ovz45Ya&sig=ACfU3U0S1wwa3he4fltM3WF4NNHTbbvn1A&hl=en&sa=X&ved=2ahUKEwj9-7ub9dvgAhXKQ30KHQFnBgwQ6AEwCXoECAEQAQ#v=onepage&q=Brian%20JOnes%20%22Take%20It%20or%20Leave%20It%22%20koto&f=false|nome=Bill|cognome=Janovitz|titolo=Rocks Off: 50 Tracks That Tell the Story of the Rolling Stones|editore=St. Martin's Press|città=New York|anno=2013|isbn=978-1-250-02631-6|cid=harv|lingua=en}}
* {{Cita libro|cid=harv|autore-capitolo-cognome=Kot|autore-capitolo-nome=Greg|wkautore-capitolo=Greg Kot|capitolo=The Rolling Stones|curatore-cognome1=Graff|curatore-nome1=Gary|curatore-cognome2=Durchholz|curatore-nome2=Daniel|titolo=MusicHound Rock: The Essential Album Guide|editore=Visible Ink Press|città=Farmington Hills, MI|anno=1999|isbn=1-57859-061-2|url=https://archive.org/details/isbn_9781578590612|lingua=en}}
* {{Cita libro|nome=Colin|cognome=Larkin|titolo=The Encyclopedia of Popular Music|url=https://books.google.com.au/books?redir_esc=y&id=_NNmFiUnSmUC&q=Billy+Preston#v=snippet&q=Between%20the%20Buttons&f=false|editore=Omnibus Press|città=London|anno=2011|isbn=978-0-85712-595-8|cid=harv|lingua=en}}
* {{Cita libro|cid=harv|nome=Shawn|cognome=Levy|wkautore=Shawn Levy (scrittore)|titolo=Ready, Steady, Go!: Swinging London and the Invention of Cool |editore=Fourth Estate|città=Londra|anno=2002|isbn=978-1-84115-226-4|lingua=en}}
* {{Cita libro|cid=harv|cognome=Malvinni|nome=David|anno=2016|titolo=Experiencing the Rolling Stones: A Listener's Companion|editore=[[Rowman & Littlefield]]|isbn=0-8108-8920-X|lingua=en}}
* {{Cita libro|cid=harv|cognome1=Margotin|nome1=Philippe|cognome2=Guesdon|nome2=Jean-Michel|anno=2016|titolo=The Rolling Stones All the Songs: The Story Behind Every Track|editore=Running Press|isbn=0-316-31773-X|lingua=en}}
* {{Cita libro|cid=harv|capitolo=The Rolling Stones|autore-capitolo-nome=Tom|autore-capitolo-cognome=Moon|curatore-cognome1=Brackett|curatore-nome1=Nathan|curatore-cognome2=Hoard |curatore-nome2=Christian|titolo=[[The New Rolling Stone Album Guide]]|anno=2004|editore=Fireside|città=Londra|isbn=0-7432-0169-8|lingua=en}}
* {{Cita libro|cognome=Norman|nome=Philip|wkautore=Philip Norman|titolo=The Stones|editore=Sidgwick & Jackson|città=Londra|anno=2001|isbn=0-283-07277-6|cid=harv|lingua=en}}
* {{Cita libro|nome=James E.|cognome=Perone|titolo=The Album: A Guide to Pop Music's Most Provocative, Influential, and Important Creations|anno=2012|editore=Praeger|città=Santa Barbara, CA|isbn=978-0-313-37906-2|cid=harv|lingua=en}}
* {{Cita libro|nome=Chris|cognome=Salewicz|wkautore=Chris Salewicz|titolo=Mick & Keith|editore=Orion|città=Londra|anno=2002|isbn=0-7528-1858-9|cid=harv|lingua=en}}
* {{Cita libro|cognome=Smith|nome=Chris|titolo=101 Albums That Changed Popular Music|url=https://archive.org/details/101albumsthatcha0000smit|editore=Oxford University Press|città=New York|anno=2009|isbn=978-0-19-537371-4|cid=harv|lingua=en}}
* {{Cita libro|cid=harv|cognome=Strong|nome=Martin C.|wkautore=Martin C. Strong|titolo=The Great Rock Discography|editore=Canongate|città=Edimburgo|anno=2006|isbn=978-1-84195-615-2|lingua=en}}
* {{Cita libro|cid=harv|cognome=Wyman|nome=Bill|wkautore=Bill Wyman|titolo=Rolling with the Stones|url=https://archive.org/details/rollingwithstone0000wyma|editore=Dorling Kindersley|città=Londra|anno=2002|isbn=0-7513-4646-2|lingua=en}}

== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}

{{The Rolling Stones}}

{{Portale|rock}}