Fascicolo protesi earl pound

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PROTESI

RIABILITAZIONE ESTETICO-FUNZIONALE NEL PZ EDENTULO


Ci sono diverse tecniche per riabilitare un pz edentulo, quella consigliata è quella di paund migliorata poi
dal prof Marino. La metodica prevede tutta una serie di step per la riabilitazione. Qual è la problematica? In
primis estetica perché una volta persi i denti non c’è più sostegno per le mucose e assume un aspetto tipico
con una mandibola protrusa in avanti e il labbro. In più abbiamo problematica funzionale perche da 0
dobbiamo ristabilire la dimensione verticale e orizzontale e il piano occlusale. Queste 2 problematiche si
risolvono in due modi:
 Implant bridge che si divide in avvitata o cementata
 All on fuor e six sono protesi che con un piccolo numero di impianti riescono a ristabilire la
funzione estetica e funzionale con l’appoggio con protesi
Altri tipi di metodi sono le soluzioni ibride come l’OVERDENTURE ovvero protesi che
vedono l’inserzione di 2/6 impianti e poi un ancoraggio con o degli attacchi o delle barre
a delle protesi rimovibili. Anche qui ne esistono diverse tipologie. Quando non si ha
possibilità di protesi fissa o mobile, si utilizza una protesi a supporto mucoso. La
problematica in questi casi è il posizionamento dei denti, il ripristino della dimensione
verticale corretta e il ripristino di un sostegno adeguato per i tessuti paradontali.
ANATOMIA E FISIOLOGIA DELLA BOCCA EDENTULA

La precisa conoscenza delle strutture anatomiche, in rapporto diretto o indiretto con la protesi
mobile completa è indispensabile per costruire una protesi adeguata.

TESSUTI OSSEI
Le strutture ossee contribuiscono a sostenere la protesi mobile completa. Ovviamente abbiamo 2
strutture ossee fondamentali: Struttura Mascellare e Osso Mandibolare

 Struttura mascellare
La definiamo struttura mascellare poiché è costituita da diverse ossa a differenza della
mandibola che è un osso unico. La struttura mascellare si viene a formare dall’articolazione
dei processi palatini dell’osso mascellare con le lamine orizzontali delle ossa palatine.
Questa struttura che corrisponde poi alla base d’appoggio per la protesi superiore è
costituita da elementi favorevoli ed elementi sfavorevoli:
 Favorevoli, sono 6
1. Volta palatina, formata appunto dai due processi palatini delle ossa
mascellari e dalla lamine orizzontali delle ossa palatine
2. Cresta alveolare residua
3. Tubercolo alveolare, prominenza situata nella parte distale della cresta
alveolare residua
4. Incisura pterigo-mascellare (o incavo amulare), depressione collocata tra il
tubercolo alveolare e il processo pterigoideo dell’osso sfenoide. Serve
come guida anatomica per l’estensione distale della placca protesica in
questa zona.
5. Cresta zigomatica alveolare, nasce in corrispondenza dell’apice del processo
zigomatico e si porta in basso e lateralmente, a forma di un arco, verso il
primo molare
6. Spina nasale anteriore, evidente nei casi di notevole riassorbimento della
cresta alveolare residua anteriore, rappresenta un sostegno osseo e quindi
deve essere ricercata ed utilizzata.
 Sfavorevoli, sono 2:
1. Forame incisivo: si trova dietro la papilla incisiva nei pazienti edentuli
2. Toro palatino, questo laddove crei un ostacolo eccessivo deve essere
rimosso chirurgicamente
 Osso Mandibolare
Rappresenta la base di appoggio per la protesi inferiore. È costituita da elementi favorevoli
e sfavorevoli:
 Favorevoli, sono 5
1. Zona d’ispessimento
vestibolare (detta anche
mensola o scaffalatura o
appoggio vestibolare), è
delimitata: anteriormente
dal frenulo laterale (o
buccale); lateralmente
dalla linea obliqua
esterna; medialmente
dalla cresta alveolare
residua; posteriormente
dal margine anteriore del
trigono retromolare.
Questa zona è costituita
da osso denso e
compatto e per questo è
considerata il sostegno
principale per la protesi
completa inferiore.
2. La cresta alveolare
residua
3. La linea obliqua esterna,
rappresenta il limite
anatomico per la
delimitazione del bordo
vestibolare della placca protesica inferiore
4. Il trigono retromolare: una struttura idonea a sopportare la pressione
5. Spina mentale, collocata sulla faccia interna della mandibola, appena al di
sopra del bordo della mandibola, inferiormente alla sinfisi del mento.

 Sfavorevoli, sono 3
1. Forame mentoniero, localizzato tra 1 e 2 premolare nella zona
vestibolare, in caso di forte riassorbimento della cresta alveolare
residua tende a portarsi superficialmente.
2. Toro Mandibolare, rilievo osseo situato sulla faccia interna del corpo della
mandibola, questo deve essere rimosso chirurgicamente se ostacola la
stabilita della protesi.
3. Linea obliqua interna (o linea miloioidea), cresta ossea estesa dalla spina
mentale alla cresta alveolare del terzo molare inferiore. È la linea di
inserzione del muscolo miloioideo. Questa linea diventa sporgente e
tagliente.
TESSUTI MOLLI INTERESSATI DALLA PROTESI

 Superiore
o Vestibolo labiale superiore, zona compresa fra il frenulo laterale di destra e quello
di sinistra, è delimitato all’all’esterno dalla superfice interna del labbro superiore e
internamente dalla cresta alveolare residua, e superiormente dal pavimento del
fornice superiore.
o Frenulo labiale
superiore (o mediano
superiore), lamina
fibrosa estesa fra la
mucosa del labbro
superiore e la parte
anteriore della cresta
alveolare residua.
o Frenulo laterale
superiore (o buccale
superiore), piega
mucosa estesa dal
fondo del fornice al lato della cresta alveolare residua; si trova all’altezza dell’area
del canino e del primo premolare e si dirige in senso antero-posteriore.
o Vestibolo buccale superiore, situato distalmente al frenulo laterale superiore e si
estende da questo all’incavo amulare. È delimitato all’esterno dalla superficie
interna della guancia, all’interno dalla cresta alveolare residua ed in alto dalla
riflessione della mucosa sul fondo del fornice.
o Recesso Vestibolare (o fossa retrozigomatica), zona piu distale del vestibolo
buccale. È delimitato all’esterno dal processo coronoide della mandibola, all’interno
dal tubercolo alveolare, posteriormente dal rafe pterigo-mandibolare e in alto dalla
riflessione della mucosa sul fondo del fornice.
o Incisura pterigo-mascellare (o incavo amulare), depressione situata tra il tuberolo
alveolare e il processo pterigoideo dell’osso sfenoide.
o Rafe pterigo-mascellare, banda legamentosa stretta e robusta, che va dal processo
uncinato della lamina pterigoidea dello sfenoide al trigono retromolare.
o Papilla incisiva
o Rafe palatino mediano, rafe fibroso diretto dall’avanti all’indietro che divide la
volta palatina in due volte simmetriche
o Rughe palatine, pliche di tessuto connettivo fibroso
o Fossette palatine, piccole fossette situate davanti alla congiunzione tra palato duro
e palato molle, rappresentano le aperture delle numerose ghiandole palatali.
o Palato Molle, costituito da:
 lamina aponeurotica (o scheletro del palato molle) tendine di inserzione del
muscolo tensore del velo palatino
 5 muscoli: muscolo elevatore del palato molle (o peristafilino interno),
muscolo tensore (o peristafilino esterno), muscolo palatoglosso, il muscolo
faringo-stafilino (abbassatore del velo palatino) e il muscolo azigos
dell’ugola.
 Mucosa palatina
N.B il muscolo elevatore e il muscolo tensore del palatomolle sollevano il velo palatino e quindi
sono i muscoli che determinano la collocazione del bordo posteriore della protesi mascellare il
muscolo palatoglosso invece esercita una pressione sull’estensione della protesi mandibolare a
livello della fossa retromiloioidea.

 Inferiore
o Vestibolo labiale inferiore (o arco anteriore inferiore), zona comrpesa fra il frenulo
laterale o buccale di dx e quello di sx. è delimitato esternamente dalla superficie
interna del labro inferiore,
internamente dalla cresta
alveolare, inferiormente
dalla riflessione della mucosa
sul fondo del fornice.
o Frenulo labiale inferiore (o
frenulo mediano inferiore),
lamina fibrosa estesa fra la
mucosa del labro inferiore e
la parte anteriore della cresta
alveolare residua, s’inserisce
in direzione verticale.
o Frenulo laterale inferiore (o frenulo buccale inferiore) piega mucosa estesa dal
fondo del fornice al lato o alla sommità della cresta alveolare residua. Ha direzione
antero-posteriore.
o Vestibolo buccale inferiore, si trova distalmente al frenulo laterale e si estende da
questo al trigono retromolare. È delimitato esternamente dalla superficie interna
della guancia, internamente dalla cresta alveolare residua, inferiormente dalla
riflessione della mucosa sul fondo del fornice. Qui è situata la mensola.
o Area d’influenza del muscolo massetere (o incisura masseterina), dove la parte piu
distale del muscolo buccinatore, contrae un rapporto con il muscolo massetere,
costantemente in funzione durante la masticazione, e lo spinge verso l’interno,
contro la mandibola.
o Trigono Retromolare
o Area Sublinguale (o area pre-
miloioidea), compresa fra il
frenulo linguale e l’area del
secondo premolare, contiene
la fossetta sublinguale, sede
della ghandola sublinguale. È
delimitata anteriormente
dall’apofisi geniena e dal
muscolo genioglosso,
posteriormente dal muscolo
miloioideo, esternamente dalla
superficie interna della mandibola, internamente dalla ghiandola sublinguale.
o Frenulo linguale
o Area miloioidea (o solco alveolo linguale) si estende dalla parte distale della
fossetta sublinguale alla fossa retro-miloioidea.
o Fossa retro-miloioidea, forma la parte posteriore della doccia alveolo-linguale.
ANATOMIA CLINICA DELLE STRUTTURE OSSEE
L’anatomia clinica configura quanto accade, nel corso della vita, alle strutture osse o alle parti
molli dopo la perdita dei denti.
Normalmente la pressione masticatoria sui denti naturali, ad opera del legamento periodontale,
viene trasformata in tensione sulle pareti alveolari. Quando i denti non ci sono piu il processo
alveolare perde questo stimolo e cosi va incontro a riassorbimento.
La protesi anche se ben conseguita non è in grado di esercitare questo stimolo tensivo, ma solo
uno stimolo pressorio.
Tra i diversi tipi di creste alveolari residui è possibile constatare che nel mascellare superiore:
 La cresta alveolare anteriore si riassorbe in direzione supero-posteirore.
 La cresta alveolare posteriore in direzione supero-mediale.
Il riassorbimento dell’arcata mascellare superiore avviene in direzione centripeta. Questo è dovuto
al fatto che il processo alveolare è inclinato in avanti e la posizione dei denti anteriori superiori è
obliqua nei rispettivi alveoli. Quindi riduce la sua superficie.
Nell’arcata mandibolare invece:
 La cresta alveolare anteriore si riassorbe in direzione infero-anteriore
 La cresta alveolare posteriore invece in direzione infero-laterale.
Il riassorbimento della mandibola avviene in direzione centrifuga e pertanto l’arcata mandibolare
estende la sua superficie. Anche nella mandibola questo tipo di riassorbimento è dovuto alla
diversa inclinazione dei denti anteriore e posteriori.
Il diverso modo di riassorbimento delle due arcate, permette talvolta che si instauri un apparente
progenismo o grossolane differenze di posizione fra le due creste alveolari residue antagoniste.

Il successo in protesi mobile completa dipende anche dal modo di affrontare l’anatomia clinica.
Dal punto di vista pratico il nostro interesse deve mirare:
 Alle creste alveolari residue mascellari e mandibolari
 Al palato duro

Cresta alveolare residua superiore


Nella valutazione della cresta alveolare residua occorre considerare 2 aspetti:
 Altezza
In base all’atrofia dell’altezza sono noti 3 tipi di cresta alveolare residua:
1. Cresta alveolare residua ben conservata (I classe), cresta poco riassorbita che da
spazio all’inserzione dei frenuli e della mucosa del fornice.
2. Cresta alveolare residua ridotta (II classe), cresta un poco piu riassorbita, è più
bassa cosi che i frenuli e la mucosa del fornice vestibolare s’inseriscono a livello
della cresta alveolare residua stessa.
3. Cresta alveolare residua piatta (III classe), cresta quasi completamente riassorbita e
i frenuli e la mucosa del fornice vestibolare s’inseriscono direttamente ai limiti del
palato duro.
 Forma (fondamentale una buona impronta)
La forma della cresta alveolare residua del mascellare superiore, ha un rapporto diretto
con il ribaltamento della protesi, durante l’incisione del cibo. Sono noti tre tipi di forma
della cresta alveolare:
1. Forma quadrata, morfologia ideale per prevenire la rotazione della protesi
2. Forma triangolare, offre una discreta resistenza alla rotazione, anche se meno
efficiente
3. Forma ovoidale, non offre nessuna resistenza
Volta Palatina o Palato Duro
Il palato duro subisce rilevanti modifiche durante il riassorbimento del processo alveolare residuo
dell’osso mascellare. Si distinguono 3 tipi morfologici di palato duro:
1. Forma piatta, con base larga e orizzontale, offre il maggior supporto verticale
2. Forma a U, offre minor supporto verticale rispetto alla prima
3. Forma a V, offre il minimo supporto osseo verticale alla protesi, perche le forse sono
applicate su piani inclinati.

Cresta alveolare residua della mandibola


Analogamente al mascellare superiore anche per la mandibola andiamo a valutare l’altezza, che
puo essere:
 Cresta ben conservata (I classe)
 Cresta ridotta (II classe)
 Cresta piatta (III classe)
 Cresta negativa (IV classe), questa classe presenta una cresta notevolmente atrofica, in
cui la spina mentale, nel settore frontale, e la linea miloioidea nel settore laterale, si
trovano piu alte rispetto alla cresta alveolare residua
Riveste interesse come si forma la cresta negativa: a livello della linea obliqua interna ed esterna
dove c’è l’inserzione dei diversi muscoli, non avviene il riassorbimento per la tensione esercitata
durante la funzione. Il riassorbimento continua nell’osso spugnoso, cosi si forma una cresta
concava e la spina mentale si trova al di sopra della cresta alveolare residua.

LINGUA
La lingua è un organo muscolare a cui il protesista deve prestare attenzione. In sintonia con labbra,
faringe, guance e palato la lingua partecipa alla fonazione alla masticazione e alla deglutizione.
Molto importante è da considerare l’intimo contatto che questa assume con la protesi mobile
inferiore e la sua posizione rispetto alle creste edentule.
I muscoli della lingua si dividono in intrisici ed estrincici. Tra quest’ultimi troviamo il muscolo
genioglosso, il piu voluminoso, che sposta la lingua in tutte le posizioni.
Il muscolo genioglosso di inserisce sulle apofisi geniene superiori, quindi quando vi è un eccessivo
riassorbimento e le apofisi geniene diventano prominenti nel pavimento della bocca, occorre
prestare attenzione al contro del bordo linguale della protesi inferiore, onde evitare la sua
dislocazione, ogni volta che il muscolo si contrae. Le apofisi geniene devono essere coperte,
altrimenti avremo:
- dolore per la pressione sulla mucosa in questa area sottilissima
- perdita della ritenzione
i pazienti con posizione della lingua retratta di solito hanno difficolta nel gestire la protesi totale
inferiore. Pertanto:
 Controllare che il piano occlusale non sia piu alto da un lato che dall’altro.
 La posizione vestibolo-linguale dei denti posteriori inferiori è importante perche non deve
essere lingualizzata rispetto alla linea obliqua interna, per evitare di occupare lo spazio per
la lingua
 Il paziente va istruito sull’uso e sulla manutenzione della protesi.
L’ipertrofia della lingua è spesso presente nei soggetti anziani e puo rendere difficoltosa la
ritenzione della protesi. Ma allo stesso tempo la protesi puo ripristinare questo ipertrofismo se
dovuto da edentulia prolungata.
CONTROLLO DELLA PRESSIONE MASTICATORIA

Il successo in Protesi Mobile Completa dipende dal controllo della pressione masticatoria sui tessuti
mucosi. Le sofferenze, i fastidi e i disagi dei pazienti dipendono o da una pressione eccessiva o da un carico
inadeguato sulla mucosa orale. La mucosa non è fatta per sopportare il carico masticatorio,
differentemente dal parodonto. Il dente infatti non è un unito rigidamente all’osso, ma è inserito
nell’alveolo dentale, sospeso nell’amaca parodontale. Un’eccessiva pressione provoca l’atrofia, la trazione,
se mantenuto entro certi limiti, favorisce la vitalità dell’osso alveolare.
È dimostrato altresì che un carico verticale determina un’atrofia più lenta rispetto alla pressione
orizzontale. Questo accade perché la pressione verticale recluta più fibre periodontali, fibre che
consentono di esercitare un maggior carico pressorio sui denti, durante la masticazione.

QUINDI QUAL È IL RUOLO DEL PROTESISTA NELLA RIABILITAZIONE PROTESICA:


 Disporre di un tessuto di supporto sano
 Sviluppare un supporto adeguato
 Realizzare un piano occlusale ideale
 Montare i denti in una posizione estetica e funzionale
 Determinare la dimensione verticale del viso
 Rispettare la classe ortodontica scheletrica del pz
 Sviluppare un’occlusione stabile

TECNICA DI POUND

Si divide in tecnica LINEARE e DINAMICA:


A. LINEARE  Conta 5 appuntamenti che prevedono:
 Impronta preliminare
 Impronta funzionale e finale
 Prove fonetiche e verticentrica
 Prova estetica
 Atto finale
B. Dinamica Conta 8 appuntamenti dove i primi 4 sono simili alla lineare:
o Impronta preliminare
o Impronta funzionale e finale
o Prove fonetiche e verticentrica
o Prova estetica
o Protesi diagnostiche
o Condizionamento tessuti
o Finalizzazione protesi diagnostiche
o Atto finale

IMPRONTA PRELIMINARE DELLE ARCATE EDENTULE


(PRIMO APPUNTAMENTO OPERATIVO)
Obiettivi dell’impronta preliminare:
• riprodurre completamente l’area basale ossea dei mascellari
edentuli.
• Registrare l’estensione totale dei fornici, per questo motivo in
questo tipo di impronta, è possibile spostare in eccesso i tessuti a
contatto con i bORdi del porta impronte.
• Ottenere un’impronta nella quale siano nettamente evidenti gli
elementi del supporto favorevoli e sfavorevoli.
IMPRONTA PRELIMINARE DEL MASCELLARE
Deve registrare:
1) il palato duro fino alla zona di comprimibilità
posteriore;
2) La cresta alveolare residua, con i tubercoli alveolari;
3) Le incisure pterigo-mascellari;
4) Il vestibolo, labiale e buccale;
5) I frenuli mediano e laterali.

Il paziente deve essere seduto sulla poltrona, testa


adagiata al poggiatesta, in asse con il petto e l’addome. La
bocca deve stare a livello del gomito dell’operatore, il
quale deve stare alla destra e alle spalle del paziente.
L’adeguatezza del portaimpronta è essenziale: se è troppo
grande, distorce i tessuti marginali quando li allontana
dell’osso; se è troppo piccolo, i tessuti marginali si
collassano, verso la cresta alveolare residua, riducendo il supporto.
Per misurare l’ampiezza dell’arcata endorale è utile un compasso. Le facce interne delle due punte del
compasso devono poggiare sulla faccia vestibolare della cresta alveolare residua nei due punti piu larghi
dell’arcata, questa distanza sarà riportata poi sulle pareti verticali interne dle portaimpronta, al livello delle
aree corrispondenti. (vedi immagine pag 33 marino).
Dobbiamo sempre controllare il portaimpronta in bocca.
Come prendere l’impronta:
 Introdurre nella parte destra della bocca metà del portaimpronta e stirare con il dito indice la
commessura sinistra della bocca.
 Poi eseguire con la mano destra un movimento di rogazione, per introdurre l’altra parte del
portaimpronta.
 Sollevare il labbro superiore con il pollice e l’indice della mano sinistra e posizionare il
portaimpronta prima sulla cresta alveolare residua anteriore, poi su quella posteriore.
Durante queste manovre la bocca deve restare socchiusa.
Per l’impronta preliminare occorre un materiale inizialmente dotato di consistenza plastica, in seguito di
durezza elevate, per spostare i tessuti molli e ottenere cosi la completa registrazione.
La scelta è ristretta o al putty o alla pasta termoplastica. Noi diamo preferenza a quest’ultima perché, in
caso d’errori, si riscalda e si riprende l’impronta, ciò non è possibile con il putty.

Fasi cliniche impronta preliminare del mascellare


1. Riscaldare per cinque minuti la pasta termoplastica in una pentola a 50°C;
2. Manipolare il materiale rammollito in una massa di consistenza uniforme a forma arrotondata e
applicarla sul portaimpronta;
3. Modellare il materiale in modo da distribuirlo su tutto il portaimpronte e con le dita modellare un
solco corrispondente alla cresta alveolare residua
4. Rammollire la superficie della pasta nella pentola termostatica;
5. Inserire il portaimpronta, premere verso l’alto e indietro;
6. Far eseguire, mentre manteniamo fermo il portaimpronte, movimenti passivi del labbro e delle
guance, stirandole in alto, in basso e in fuori;
7. Aspettare l’indurimento e rimuovere il portaimpronta.
8. Controllare che sono state effettuate correttamente tutte le registrazioni altrimenti va riscaldata la
pasta e va ripresa l’impronta.

Per migliorare l’impronta con un po’ di pasta termoplastica grigia si può prendere l’impronta del recesso
vestibolare dopo averla rammollita con torcia di Hanau e messa nella pentola. Si può anche prendere la
zona della regione della chiusura palatale per un’estensione di un centimetro.

A questo punto occorre un’impronta (sovraimpronta in alginato) con maggiori dettagli. Con il bisturi si
eliminano i sottosquadri, si mette dell’adesivo e si prende l’impronta in alginato.

impronta preliminare della mandibola


Deve registrare:
• Il processo alveolare con i trigoni
retromolari;
• Il vestibolo labiale e buccale;
• I frenuli mediano, laterali e linguale;
• La linea obliqua esterna;
• La zona di ispessimento vestibolare;
• L’incisura masseterina;
• La zona sublinguale;
• La zona miloioidea con la linea obliqua
interna;
• La fossa retromiloioidea.

Il soggetto deve stare seduto sulla poltrona, testa adagiata al poggiatesta, in asse con il petto e con
l’addome. La bocca, alla stessa altezza della spalla dell’operatore, in piedi, davanti al paziente.
Si controlla sempre il portaimpronta e anche in questo caso si puo utilizzare il compasso, dove le facce
esterne delle sue punte devono essere adagiate sulle superfici interne dei trignoni retromolari. Questa
misurazione è poi riportata sulle pareti posteriori interne del portaimpronte.
Introdurre in bocca la parte destra del portaimpronte, stiriamo con l’indice la commessura labiale di sinistra
e posizioniamo la parte sinistra del portaimpronta. Far sollevare la lingua al palato, abbassare il labbro
inferiore e posizionare il portaimpronta.
Nell’impronta ci deve essere più pasta nella zona linguale rispetto a quella vestibolare. Invitare il paziente
con il portaimpronta inserito a proludere la lingua in fuori e a portarla da una guancia all’altra. Tenendo
fermo in mano il portaimpronta, con l’altra eseguire movimenti passivi del labbro e delle guance,
stirandole, in basso, in fuori, in alto.
Prendere sovraimpronta in alginato con le stesse accortezze viste per il mascellare.
IMPRONTA PRELIMINARE (FASI DI LABORATORIO)

La prima fase è l’inscatolamento (boxing) dell’impronta preliminare con della cera rossa. Il cui
scopo è quello di salvaguardare l’estensione dei bordi dell’impronta.
Per sviluppare il modello preliminare si usa gesso duro (III classe). Il modello viene poi squadrato
formando una base parallela alla cresta alveolare residua e i lati a 90° rispetto alla base. Il modello
deve avere intorno alla base una cornice protettiva di 3/4 mm.

Viene ora realizzato il portaimpronta individuale.


Disegno sul modello in gesso arcata superiore (vedi foto procedimenti pag 95-96)
 Delimitare la zona del vestibolo labiale, vale a dire l’area compresa fra i due frenuli laterali;
 Il portaimpronte della regione vestivolo labiale deve permettere la funzione del muscolo
oribicolare delle labbra;
 In un primo tempo il tracciato in quest’area va eseguito, tenendo la matita perpendicolare
al fondo del fornice.
 Tracciare una seconda linea vestibolare parallela 2mm sopra alla prima linea, gia tracciata.
 Tracciare un’ansa stretta e verticale per il frenulo mediano.
 Tracciare grande ansa per i frenuli labiali laterali data al loro complessa fisiologia
 Il vestibolo buccale è collocato distalmente al frenulo labiale laterale e si estende da questo
all’incavo amulare. Questo si evidenzia con la matita perpendicolare al fondo del fornice.
 L’incisura pterigo-mascellare è localizzata distalmente al tubercolo alveolare e serve da
guida anatomia per l’estenzione distale del portaimpronte individuale in questa sede.
Prima determinare il contorno del tubercolo alveolare e poi tracciare distalmente la zona
dell’incisura pterigo-mascellare.
 Evidenziale le fovee palatine
 Collegare le incisure pterigo-mascellari cosi da ottenere il tracciato posteriore del
portaimpronta individuale che cade sempre distalmente alle fovee palatine, identificando
quella parte che sarà definita come Postdam e darà stabilità alla protesi superiore.

Disegno sul modello in gesso arcata inferiore (vedi foto procedimenti pag 100-101-102)
 Delimitare sul modello, l’area del vestibolo labiale, compresa fra i due frenuli laterali.
Questa si traccia in modo analogo a quella del vestibolo labiale superiore. Il tracciato cosi
eseguito considera l’azione dei muscoli mentali che quando si contraggono tendono a
ridurre il fornice stesso.
 Tracciare il frenulo mediano con un’ansa stretta e verticale
 Tracciare il frenulo laterale con un’ansa larga
 Il vestibolo buccale inferiore è l’area localizzata distalemente al frenulo labiale laterale. In
quest’area la matita va tenuta perpendicolarmente e nella parte piu esterna del fondo del
fornice. Il tracciato deve interrompersi nel punto in cui il modello comincia a salire. Il
tracciato cosi eseguito assicura l’estensione del bordo del portaimpronte alla linea obliqua
esterna, in modo da includere la zona d’ispessimento vestibolare.
 Tracciare il contorno del trigono retromolare.
 Segnare il centro del trigono retromolare in senso frontale.
 Tracciare partendo dal punto esterno della linea che divide in due parti il trigono
retromolare, una linea diretta avanti e lateralmente fino a congiungersi con la linea traccia
a livello del vestibolo buccale. Questo al fine di evitare l’interferenza con il muscolo
massetere.
 L’area sublinguale è l’area estesa ai lati del frenulo linguale, fino alle fosse sub-linguali. In
quest’area il tracciato deve comprendere, in profondità, la regione sublinguale perche la
ghiandola sublinguale agirà da ammortizzatore. Pertanto il tracciato si esegue tenendo la
matita perpendicolare al modello.
 Evidenziare il frenulo linguale con un’ansa piuttosto ampia
 Il bordo del portaimpronte individuale nell’area miloioidea (o solco alveolo-linguale), deve
estendersi sotto la linea obliqua interna. Quindi bisonga tracciare la linea obliqua interna e
successivamente tracciare una linea 2mm al di sotto della linea obliqua intena.
 La fossa retromiloioidea rappresenta la parte piu distale del solco alveolo linguale.
Quest’area si disegna collegando l’area miloioidea con il punto disto-linguale del trigono
retromolare.

Il portaimpronte verra eseguito su questi tracciati. Quasi sempre nelle protesi totali si escludono i
settimi.

Costruzione del portaimpronte

Il portaimpronte individuale serve a registrare la dinamica muscolare e a rilevare l’impronta finale.


Possono essere realizzati con speciali resine acriliche autopolimerizzabili trasparenti (forma- tray).
Vengono eliminati i sottosquadri con la cera fusa e si applica un isolante gesso-resina. Viene
impastata la resina nelle dosi fornite dal fornitore; quando diventa plastica si stende la resina con
un matterello e un “tagliere” di legno con due rialzi laterali che fungono da guida.
Si ottiene un foglio di resina che viene adattato al modello con le dita e viene poi applicato un
pezzettino anteriore sulla linea mediana che costituirà il manico del portaimpronte. Viene inserito
il tutto in pentola a pressione per 10min e infine viene rifinito.
Per l’arcata inferiore non si applica un manico ma si realizza un “vallo” in resina che permette
anche di irrigidire e aumentare la resistenza del portaimpronte perché è a forma di cavallo e non
poggia su una superficie estesa come il palato per la superiore.
Deve essere liscio e lucidato a specchio così da permettere un miglior scorrimento della pasta
termoplastica.

IMPRONTA FUNZIONALE DELLE ARCATE EDENTULE (SECONDO APPUNTAMENTO OPERATIVO)

Obiettivo: registrare la dinamica muscolare.


I muscoli devono essere registrati uno ad uno, per fare in modo che il bordo protesico sia in
perfetta armonia con la funzione muscolare. Il successo dell’impronta funzionale dipende dalla
qualità del portaimpronta individuale.
Per controllare il portaimpronta individuale si copre tutto il bordo con un sottile strato di silicone
(fit-checker) e viene introdotto in bocca. Le aree iperestesie si evidenziano con la mancanza di
silicone e pertanto vanno ridotte e lucidate.

Impronta funzionale del mascellare


L’impronta funzionale dell’arcata superiore permette di registrare (in questo ordine):
- il vestibolo labiale superiore
- il frenulo labiale superiore
- il frenulo laterale superiore
- il vestibolo buccale superiore
- il recesso vestibolare
- l’incavo amulare
- il palato molle.
Inizialmente si effettua un bordaggio, con la pasta termoplastica grigia di Kerr, a zona (nell’ordine
descritto prima).
Le registrazioni si eseguono con una pasta termoplastica grigia di Kerr in bastoncini che viene
riscaldata e applicata nella zona che deve essere valutata. Il bastoncino lo si scalda con una
fiamma, si depone la quantità voluta di pasta sulla zona da bordare. Successivamente si
rammollisce la pasta messa sul portaimpronta con la torcia di Hanau e si tempera in acqua a 50°C.
A questo punto si introduce il portaimpronte con la zona interessata bordata e si fanno i
movimenti necessari per ottenere un’ottima registrazione (vedi dopo i movimenti).
Per ogni zona terminata bisogna riscaldare il portaimpronte in acqua ghiacciata e bisona
rimuovere con il bisturi gli eccessi di pasta prima di iniziare la registrazione di una nuova zona.

Movimenti per la corretta registrazione


• Registrazione del vestibolo labiale superiore: Si fa un movimento del labbro superiore in alto,
in fuori, in basso e in avanti.
• Registrazione del frenulo labiale superiore: I movimenti sono uguali ai precedenti.
• Registrazione del frenulo laterale superiore: Si muove in direzione antero-posteriore a causa
dei rapporti con tre muscoli: canino, buccinatore (questo muscolo è l’unico che ha un decorso
parallelo al bordo protesico e questa è una condizione favorevole all’estensione del bordo
protesico in questa area) e orbicolare della bocca. Il movimento consiste nel sollevare la
commessura labiale in su, in fuori, in basso e, decisamente, in avanti e indietro.
• Registrazione del vestibolo buccale superiore: questa area è favorevole all’estensione del
bordo protesico per la presenza della cresta zigomatica alveolare, importante area di
stabilizzazione per le favorevoli condizioni dell’osso e per il decorso orizzontale delle fibre del
muscolo buccinatore che non solleverà la protesi durante la funzione. Anche se alloggerà sul
muscolo quest’area è detta “zona passiva iugale”. Il movimento consiste nel sollevare la
guancia in su, in fuori e in basso.
• Registrazione del recesso vestibolare: è influenzato dai movimenti laterali del processo
coroideo del ramo della mandibola. È importante per la ritenzione della protesi però, spesso,
non è ben registrato. Il movimento funzionale consiste nello spingere con l’indice la pasta nella
profondità del recesso vestibolare a bocca socchiusa; a bocca aperta invitare il paziente a
spostare la mandibola da lato a lato. Questa zona viene registrata con un materiale più
consistente (colore rosso).
• Registrazione dell’incisura pterigo-mascellare (incavo amulare): serve come guida anatomica
all’estensione distale dell’impronta in quest’area. Ha stretto rapporto con il rafe pterigo-
mandibolare e un errore di valutazione del protesista sta nell’ostacolare la funzione del rafe
che o dislocherà la protesi o determinerà una lesione sulla mucosa. Il movimento funzionale
consiste nell’invitare il paziente a spalancare la bocca durante la presa dell’impronta.
• Registrazione del palato molle: è difficile stabilire il limite tra palato duro e molle. Il bordo
posteriore della protesi deve sempre superare il margine osseo della volta palatina. Ci sono
diverse tecniche per registrarlo. Noi da molti anni determiniamo il limite posteriore della
placca protesica, tracciando sul modello una linea che unisce le due incisura pterigo-macellari,
questo limite cade sempre nella zona del palato molle (il postdam). Il postdam si registra,
anche, (questa tecnica l’ha detta il professore a lezione, quella precedente sta sul libro) con la
manovra del valsalva applicando la pasta termoplastica sul bordo posteriore del pii, tappando
il naso al pz e chiedendo di cercare di espirare a bocca chiusa, così facendo il palato molle si
abbassa andando a delimitare il margine posteriore della futura.
Infine l’impronta finale del mascellare dovrebbe essere mucostatica (impossibile) e si esegue con
la tecnica della pressione selettiva (si spinge con più forza sulle zone che tollerano meglio la
pressione come la mucosa della cresta e si alleggerisce il portaimpronta con dei forellini di scarico
per il materiale da impronta lungo il rafe palatino mediano, che è una zona meno resistente). Si
eliminano le zone con pasta termoplastica in eccesso, si spalma un adesivo sul pii e si impasta il
materiale da impronta, tipicamente PVS (putty), con consistenza intermedia tra light e regular, e si
realizza l’impronta.
Se il bordo posteriore della protesi totale mascellare non si adagia sulla zona comprimibile della
mucosa palatale, provoca un rilievo sulla volta palatina che potrebbe stimolare il centro
riflessogeno del vomito che si trova sul dorso della lingua. Se invece il bordo posteriore si affonda
in modo che il palato e la protesi possano formare un piano uniforme, non viene stimolato il
centro del vomito.

Impronta funzionale della mandibola


Per prima cosa si effettua bordaggio con pasta termoplastica grigia di Kerr che avverrà nella zona
vestibolare e linguale. La metodica è uguale a quella del portaimpronta superiore.
Il bordaggio va fatto a zone, rispettando la sequenza:
- vestibolo labiale inferiore o parte anteriore del vestibolo
- frenulo labiale inferiore
- frenulo laterale inferiore
- vestibolo buccale inferiore o parte mediana del vestibolo
- incisura masseterina
- trigono retromolare o parte posteriore del vestibolo
per quanto riguarda la parte linguale invece:
- regione sublinguale o anteriore
- parte media o regione miloioidea o solco alveolo linguale
- la parte posteriore o fossa retromiloioidea.

Movimenti per la corretta registrazione


 Registrazione del vestibolo labiale inferiore: Il movimento funzionale consiste nel sollevare
il labbro inferiore in fuori, in alto e verso l’interno, applicandolo contro la sinfisi.
 Registrazione del frenulo labiale inferiore: Afferrare parte centrale del labbro e stirarla
verso il basso e verso l’alto.
 Registrazione del frenulo laterale inferiore: ha un movimento in esso antero-posteriore a
causa dei suoi rapporti con il muscolo triangolare del labbro inferiore (abbassa la
commessura labiale), il muscolo buccinatore e il muscolo orbicolare delle labbra. Pertanto
il movimento funzionale consiste nel sollevare la commessura in fuori, in alto e,
decisamente, in avanti e indietro.
 Registrazione del vestibolo buccale inferiore: in questa area è situata la mensola
vestibolare, delimitata esternamente dalla linea obliqua esterna e internamente dal
versante della cresta alveolare residua. È una superficie di stabilizzazione della protesi.
Quanto più è riassorbita la cresta alveolare, tanto più dovremo utilizzare questa area di
supporto. Anche qui vale il discorso del muscolo buccinatore fatto per l’impronta superiore
(area passiva iugale). Il movimento funzionale consiste nel sollevare la guancia in alto e in
fuori, in alto e all’interno.
 Registrazione dell’incisura masseterina: il m. Buccinatore, nella parte più distale del
vestibolo buccale inferiore, è influenzato dal m. Massetere che esercita un effetto indiretto
sul bordo della protesi. Pertanto il bordo protesico in questa area, deve avere una
morfologia tale da alloggiare il m. Buccinatore, durante la contrazione del m. Massetere.
 Registrazione del trigono retromolare: contiene fibre del m. Costrittore sup della faringe,
del buccinatore, del temporale, fibre del rafe pterigomandibolare, t. conn. Fibroso denso. Il
trigono retromolare deve essere ricoperto dalla protesi, il cui bordo distale, per avere più
ritenzione deve cadere su un tessuto morbido e soffice, deve favorire la funzione del rafe
pterigo-mandibolare, modellatore vero del bordo nell’area del trigono retromolare.
 La parte linguale è invece divisa in tre zone, come detto precedentemente. La prima e
l’ultima sono delle fosse, che vanno registrate in due momenti, prima profondità e poi
spessore. Si applica la pasta termoplastica e si invita il paziente a sollevare la lingua per
registrare la profondità. Per lo spessore invece bisogna riscaldare nuovamente la pasta e
poi chiedere al paziente di compiere movimenti di lateralità della lingua. Fatto questo
bisogna registrare il frenulo linguale, si applica la pasta, si fa sollevare la lingua per stirare il
frenulo e farlo registrare. Un’altra area è l’area miloioidea, facile da registrare con la pasta
termoplastica perché il ppi è già stato progettato per coprire tutta l’area, quindi basta
applicare la pasta e far muovere la lingua. Fatto questo dobbiamo registrare la fossa
retromiloioidea, l’unica zona in sottosquadro della protesi totale inferiore che la stabilizza
(la protesi in questa zone deve superare la linea miloioidea di due mm, ed inclinarsi dalla
cresta miloiodea verso il pavimento della bocca con un’angolo di 45°. Questo profilo della
protesi, permetterà al m. Miloioideo di agire senza dislocare la protesi). È difficilissima da
registrare perché influenzata da più muscoli. Si applica la pasta termoplastica e si spinge
con il dito per rilevare la profondità. Poi dovremmo riscaldare la registrazione,
riposizionare il cucchiaio in bocca al paziente e far sollevare la lingua. Togliere, riscaldare e
riposizionare facendo muovere la lingua da guancia a guancia. E poi per essere super
precisi, siccome c’è l’inserzione dello pterigoideo interno (elevatore della mandibola)
dovremmo riscaldare, inserire e far aprire e chiudere la bocca.

Segue infine l’impronta finale con la tecnica della pressione selettiva (l’area che non sopporta la
pressione è la cresta alveolare residua, pertanto questa va scaricata con dei “forellini”). Si
rimuovono gli eccessi di pasta termoplastica, si applica l’adesivo e poi si prende l’impronta in PVS
in consistenza regular.
Il bordo linguale dell’impronta, visto dall’alto, deve avere una morfologia ad “S” italica che indica
una rispettata anatomia dell’area linguale, durante il rilevamento dell’impronta.

IMPRONTA FUNZIONALE (FASI DI LABORATORIO)

Una volta presa l’impronta con il portaimpronte individuale questa viene inviata in laboratorio per
lo sviluppo del modello in gesso finale anche detto modello master. Questo si costruisce con le
stesse metodice viste per il modello in gesso iniziale, ciò che cambia è il tipo di gesso che si utilizza
che sarà gesso extra-duro di classe IV.
A questo punto si parte dal modello master per la realizzazione delle “placche basi di
registrazione” e dei “valli di occlusione”.

Requisiti della placca base di registrazione


È formata da resita auto-indurente.
- deve essere rigida
- deve essere stabile, sia sul modello che in bocca: cioè non deve oscillare.
- deve riprodurre fedelmente la superficie di sostegno del modello finale.
- deve essere ben rifinita e liscia.
- deve essere facile rimuoverla dal modello.

Ci sono diverse tecniche per la costruzione di questa placca, ma diciamo che la piu utilizzata è la
tecnica “sale e pepe” ovvero alternare delle applicazioni di liquido (monomero) e di polvere
(polimero). Questa tecnica permette dettagli migliori ed una minore contrazione successiva alla
polimerizzazione.
Prima di applicare la resina pero è opportuno:
 Eliminare i sottosquadri con cera fusa
 Proteggere con cera fusa tutto il bordo del modello, per facilitare la rimozione della placca
base senza danneggiarlo
 Pennellare con estrema cura un isolante gesso-resina sul modello

Requisiti inderogabili del vallo di occlusione in cera


E’ formato da cera.
- essere assottigliato nella porzione anteriore (1-1.5mm di spessore)
- avere una larghezza di circa 10mm nella porzione posteriore
- seguire il contorno naturale del processo alveolare
- continuare con i bordi della placca base di registrazione
- l’altezza del vallo occlusale deve essere di 18mm, misurati dalla sommità della cresta al margine
incisale libero del vallo (vedi foto pag 109). Potrebbe essere anche di 22mm. Sappiamo che questa
altezza è volutamente eccessiva in quanto l’eccesso è facile diminuirlo, piu complesso fare
l’inverso. Per il mandibolare invece l’altezza deve essere di 16-18mm.
- il vallo occlusale deve essere inclinato vestibolarmente di 10-15° nella porzione dei denti frontali.
Per il mandibolare deve essere inclinato di circa 15°.
- la cera con cui è confezionato deve essere priva di bolle d’aria, rigida e lucida.

Il procedimento per la costruzione del vallo prevede:


 Applicare cera collante nell’area della cresta alveolare della placca base.
 Ammorbidire alla fiamma un foglio di cera, piu volte ripiegato, sino ad ottenere uno
spessore adeguato ad un vallo occlusale e applicarlo sulla placca base, seguendo il
contorno della cresta alveolare.
 Il vallo occlusale deve essere saldamente fissato alla placca base con cera fusa, servendosi
di una spatola ben calda.
 Per stabilizzare l’altezza del vallo nella posizione posteriore si usa il RIM occlusal inclinator
per avere, in piu del 90% dei casi, automaticamente modellato il vallo in cera, parallelo al
piano occlusale di camper.
COME USARE IL RIM
Si appoggia il RIM ben riscaldato sulle tacche praticate sulla placca base, a livello delle incisure
pterigo-mascellari e si abbassa fino a quando tutto il vallo in cera tocca la piastra del RIM.
(vedi foto pag 110)

 Lisciare con la torca di Hanau la cera, cosi da eliminare le irregolarita e lucidarla con un
batuffolo di cotone, inumidito con benzina rettificata.
REGISTRAZIONE DELLA VERTICENTRICA (TERZO APPUNTAMENTO OPERATIVO)

Una delle fasi più difficili e complesse è la registrazione della verticentrica, in altre parole, la
registrazione:
 della dimensione verticale d’occlusione
 dell’occlusione centrica
il termine “verticentrica” venne coniato da Pound per descrivere la registrazione simultanea delle
due cose.
Questa manovra presuppone che l’odontoiatra conosca:
• La posizione del piano occlusale;
• La posizione estetica e funzionale dei denti anteriori;
• La dimensione verticale del viso;
• L’apparato stomato-gnatico del soggetto in esame.

PIANO OCCLUSALE
“piano di riferimento per il montaggio dei denti artificiali”
Camper individuò un piano antropologico di riferimento, che inizia alla base dell’ala del naso e va
al centro del trago, per stabilire l’orientamento del piano occlusale (piano di Camper) che è quello
che noi usiamo. Questo è orientato correttamente quando:
 Sagittalmente è parallelo alla linea trago-nasale (piano di camper)
 Frontalmente è parallelo al piano bipupillare
Il piano occlusale ha una triplice importanza:
1. Estetica, il paziente dovrebbe scoprire a dx e sx la stessa quantità di denti, posizionando il
piano parallelo al piano di terra (sagittalmente) e al piano bipupillare (frontalmente).
2. Fonetica, per la corretta pronuncia dei “fonemi S – F – V”.
- “fonema S”, in una dentatura sana per una corretta pronuncia del fonema “S” si deve
avere una beanza interincisiva di 1-2mm fra il margine incisale dei denti forntali superiori
ed il margine incisale dei denti frontali inferiori, da dove passa il flusso d’aria.
- “fonemi F e V”, il bordo incisale dei denti forntali superiori deve sfiorare il labbro
inferiore, lungo la linea di confine tra la parte asciutta e la parte bagnata, definita
“bagnasciuga labiale”.
3. Funzionale, spinge le protesi verso i tessuti e le stabilizza durante la masticazione per
evitare che il cibo non rimanga “bloccato” sulle superfici occlusali dei denti e per dare
stabilità alla protesi stessa (se il piano è troppo alto o basso, il paziente potrebbe mordersi
la lingua).
Per registrarlo si usa una forchetta che indica il piano di FOX (piano di controllo) e con una
bacchetta si indica il piano di Camper che deve essere parallelo. Se inclinato in basso e indietro vi è
instabilità della protesi inferiore.
Per realizzare un piano occlusale corretto si usa semplicemente il RIM, così si realizza sempre un
piano occlusale parallelo al piano di camper. In laboratorio l’altro piano che si utilizza per verificare
il piano occlusale è il piano di Pound.
FOX controllo
CAMPER riferimento
POUND in laboratorio
Quando la cera o i denti permettono di compiere i fonemi F e V si incidono due incisioni a V
posteriormente in prossimità dei molari, che ci serviranno dopo.

Quando la protesi inferiore è dislocata in avanti può manifestarsi un decubito sulla mucosa.
Scaricare la protesi in questo caso è un errore, occorre modificare il piano occlusale.
L’inclinazione del piano occlusale deve sempre essere corretta prima della registrazione dei
rapporti intermascellari.

Estetica
Abbiamo varie forme di estetica che dobbiamo seguire:

L’estetica dell’anatomia significa che ogni protesi non si può uniformare a diversi tipi di bocca ma
cambia a seconda dell’anatomia dei diversi pazienti. Bisogna prendere una buona impronta
funzionale e finale per realizzare la protesi anatomicamente più fedele.
La protesi inferiore deve sempre avere nella parte linguale una forma di S (per la presenza della
fossa sottolinguale), se questa non c’è l’impronta è ipoestesa.

L’altro principio di estetica nella protesi totale è l’estetica della proporzione. Si scelgono solo i
denti anteriori, mentre i posteriori si scelgono in base all’occlusione. Bisogna scegliere incisivi
centrali, laterali e canini.
Come si fa a scegliere nel paziente edentulo?
Può essere di aiuto una vecchia foto del paziente, un vecchio modello in gesso o una radiografia.
Spesso queste informazioni mancano e bisogna scegliere arbitrariamente la dimensione degli
elementi anteriori. Da vari studi statistici la larghezza dell’incisivo centrale deve essere 1/16 della
distanza interzigomatica e la lunghezza 1/16 della distanza tra trichion e menton (o prima ruga
frontale e menton). L’altezza non si usa più ma si stabilisce poi con le prove fonetiche. L’incisivo
laterale ha una forma simile al centrale nell’uomo e completamente diversa dal centrale nella
donna. Il canino come dimensione è molto simile al centrale in senso mesio-distale. L’errore più
comune è non dare informazioni al laboratorio. Un altro dato è la forma dell’incisivo centrale, che
cambia a seconda della forma del viso. Tracciando la linea immaginaria temporale-zigomatico-
angolo della mandibola possiamo riconoscere tre tipi di volto: squadrato, triangolare o ovoidale.
L’incisivo laterale nell’uomo ha un margine incisale come se fosse una copia in piccolo del
centrale; nella donna invece è molto più stondato. Il canino viene modificato realizzando un
margine incisale “netto” nell’uomo, o viene arrotondato nella donna.

Estetica del colore: il colore viene deciso a seconda del colore di occhi, capelli e pelle. Un paziente
con pelle chiara e occhi chiari avrà denti che tenderanno verso il grigio, nei pazienti scuri invece
verso il giallo. Per evitare un colore uniforme bisognerebbe cambiare i colori per ogni dente, gli
incisivi laterali dovrebbero essere più chiari del centrale, mentre i canini più scuri.
Possono addirittura essere caratterizzati con colori più scuri. La chiave di lettura del colore si basa
sulla scala colori in resina R-S VIVODENT, con codici diversi dalla scala VITA per ceramica.

Estetica dei sostegni: in ogni viso di qualsiasi paziente ci sono dei punti di repere che vengono in
aiuto per la progettazione della protesi mobile completa:
 Il prolabio o bordo vermiglio del labbro superiore;
 Il tubercolo del labbro superiore;
 Il filtro o columella, cioè la depressione tra il setto nasale e il tubercolo del labbro
superiore;
 Il solco mento-labiale;
 Il solco naso-labiale;
 Il solco labio-marginale, esteso dal labbro inferiore, al margine inferiore della mandibola;
 Le commessure labiali
Tutti questi elementi, in presenza di una dentatura sana, sono sostenuti in modo naturale. Il
procedimento di montare i denti frontali superiori “in cresta” è evidentemente scorretto, in
quanto significa: montarli palatalmente, non sostenere il labbro superiore, togliere spazio alla
lingua e dare alla muscolatura periodale una morfologia detta “faccia da protesi”:
• prolabio assente o ridotto;
• Angoli della bocca in basso;
• Solchi naso-labiali e labio-marginali cascanti.
Analogamente, quando il montaggio dei denti frontali inferiori è effettuato “in cresta”, si ha la
protrusione del labbro inferiore, che, con un montaggio corretto, non avviene.

Fonetica
La posizione dei denti frontali condiziona la fonazione. In una dentatura sana, per una corretta
pronuncia del fonema “s”, si deve avere una beanza interincisiva di mm 1-2 fra il margine incisale
dei denti frontali superiori ed il margine incisale dei denti frontali inferiori, da dove passa il flusso
d’aria. Se i denti frontali inferiori sono montati troppo lingualmente, la pronuncia della “s” sarà
alterata.
Durante la pronuncia dei fonemi “f” e “v”, il bordo incisale dei denti frontali superiori deve
sfiorare il labbro inferiore, lungo la linea di confine tra la parte asciutta e la parte bagnata, definita
“bagnasciuga labiale”. Se i denti frontali superiori sono posizionati troppo indietro, rispetto al
labbro inferiore, la pronuncia di “f” e v” è alterata.

Funzione masticatoria
Poiché il ciclo masticatorio inizia in protrusione, una posizione inadeguata dei denti frontali
superiori causerà, durante l’incisione del bolo alimentare, una posizione prognatica della
mandibola e il paziente masticherà avendo il labbro inferiore palesemente in protrusione.

LE TRE INCOGNITE
L’odontoiatra deve riconoscere tre incognite prima di disporre i sei denti frontali superiori nella
loro sede naturale:
 quanto devono essere al disotto della cresta;
 Quanto davanti alla cresta;
 Con quale inclinazione assiale.

Pound ci suggerisce di valutare:


1. Lo scoprimento dei denti frontali superiori : dovrebbero essere montato 1-2 mm sotto la rima
del labbro superiore in riposo. Questo pero non è una legge e quindi un qualcosa di valido per
qualsiasi paziente tant’è che va considerato da persona a persona a seconda dell’età;
2. Il sostegno del labbro superiore: i denti devono essere posizionati in maniera tale che il labro
non sia cascante, ma ben visibile, che il prolabio sia evidente e che il filtro sia presente e non
appiattito. Tanto è più sottile lo spessore naturale del labbro, tanto più è importante
posizionare i denti frontali superiori. Un labro carnoso, invece non è influenzato dalla posizione
dei denti frontali superiori, anche se può indurre in errore.
3. Il sigillo dento-labiale “f” e “v”: esso regola simultaneamente il sostegno labiale, lo
scoprimento dei denti superiori durante l’eloquio, l’estetica;
4. Per i denti frontali inferiori il fonema “s”: è definito “posizione s” il rapporto che esiste
normalmente tra i margini incisali dei denti frontali superiori ed inferiori, quando si pronuncia
tale fonema.
Dimensione verticale del viso
Si intende per viso la parte superiore del capo, dalla sommità della fronte all’estremità del mento.
La determinazione della dimensione verticale del viso, nella realizzazione di una protesi mobile
completa, è il presupposto essenziale, dipendendo da essa:
 l’aspetto estetico del viso
 la pronuncia corretta di tutti i fonemi
 in più, essa è un preliminare fondamentale per la registrazione della verticentrica.
La dimensione verticale del viso è la misurazione fra due punti arbitrari della faccia, localizzati uno
al di sopra, l’altro al di sotto della rima labiale, lungo la linea mediana della faccia stessa.
Si possono determinare due dimensioni verticali del viso:
• La dimensione verticale di occlusione (D.V.O.), che è la misurazione effettuata quando i denti
sono in contatto;
• La dimensione verticale di riposo (D.V.R.) che è la misurazione effettuata quando i denti
antagonisti non sono in contatto e la mandibola si trova nella posizione fisiologica di riposo.
Ad un’analisi più approfondita la locuzione “posizione fisiologica di riposo” della mandibola si è
dimostrata inesatta poiché è stato dimostrato che i muscoli presentano un minimo di attività
elttromiografica, la quale ha lo scopo di agire in opposizione alla gravità mantendendo la
mandibola a 2mm al di sotto della massima intercuspidazione.
A questo punto, è lecito affermare che è preferibile parlare di dimensione verticale di postura
(D.V.P) infatti: la dimensione verticale di postura della mandibola è il risultato dell’equilibrio
della tensione dei muscoli situati al di sopra e al di sotto della mandibola.
La distanza tra D.V.R. e D.V.P. è di 1,5/2 mm e rappresenta la quantità di spazio libero di
occlusione o distanza interocclusale.
La dimensione verticale di occlusione è sempre inferiore alla dimensione verticale di postura.
La dimensione verticale del viso può essere diminuita (bassa o sottocclusione) o aumentata (alta o
sovraocclusione).
Effetti della sottocclusione:
• Alterazione dell’aspetto facciale (scomparsa totale o parziale del prolabio; appiattimento del
filtro; si accentuano i solchi naso-labiali e labio-marginali; il labbro inferiore sporge in fuori con
approfondimento del solco mentale);
• Prognazia del mento;
• Cheilite angolare (labbra incompetenti provocano scoli di saliva che irritano le commessure);
• Mordicchiamento delle guance e della lingua;
• Difetti fonetici (la “s” esce come un fischio);
• Alterazioni della mucosa orale (per ristretto spazio della lingua);
• Glossodinia, è la continua sensazione dolorosa e di brucione ai bordi della lingua. Molto
probabilmente è dovuta dalla riduzione della dimensione verticale che comporta a sua volta una
dislocazione posteriore e in alto del condilo nella fossa glenoide che esercita pressione sulla
corda del timpano che termina appunto sul nervo linguale;
• Disfunzione ATM (click e dolore), se la dimensione del viso è bassa e i condili si trovano nella loro
posizione ottimale i denti non si toccano. Cosi per portare i denti in occlusione i muscoli
elevatori della mandibola si devono contrarre ulteriormente e di conseguenza i condili sono
spinti in alto e posteriormente. Avviene pertanto che i condili comprimono il tessuto retrodiscale
e creano tensione dei legamenti discali.
 Click: dovuto al transito del condilo nella parte posteriore del disco
 Dolore: dovuto alla presione in chiusura del condilo sul tessuto retrodiscale, riccamente
innervato e vascolarizzato e alla tensione dei legamenti discali.
Effetti della sovraocclusione:
• Contatti precoci tra i denti antagonisti;
• Stomatite eritematose traumatica (per instabilità della protesi);
• Riassorbimento delle creste alveolari residue;
• Alterazione dell’aspetto della faccia (allungamento della faccia, labbra socchiuse, denti anteriori
scoperti);
• Difetti fonetici;
• Deglutizione difficoltosa;
• Alterazione della capacità masticatoria;
• Disturbi neuromuscolari (aumento del tono muscolare, serramento dei denti, affaticamento dei
muscoli abbassatori ed elevatori della mandibola);
• Manifestazioni acustiche.

REGISTRAZIONE DELLA VERTICENTRICA (SECONDO IL GLAUCO MARINO)


 Il vallo in cera deve essere provato in bocca e corretto perché deve costituire un supporto
al labbro superiore con prolabio visibile, filtro presente e viso con espressione rilassata.
 Bisogna invitare il soggetto ad emettere i fonemi “f” e “v” e valutare il sigillo sul labbro
inferiore.
 Successivamente, bisogna determinare la linea mediana del viso e trasferirla sul vallo in
cera, senza fare riferimento al frenulo mediano o alla posizione del naso e può essere fatto
tendendo un elastico posizionato al centro della gabella e al centro del pogonion; se manca
questa informazione, in laboratorio si fa riferimento al frenulo mediano superiore (che
spesso non è al centro del viso). Un altro punto di repere per definire il centro del viso è il
tubercolo labiale superiore (quando è ben visibile).
 Bisogna, poi, scavare due nicchie nel vallo superiore e montare i due centrali. Rifare le
prove fonetiche e per evitare errori di montaggio, applicare un righello sul bordo incisale
dei denti incisivi già montati: il righello deve essere ortogonale ai piani verticali della faccia
o parallelo al piano terra.
Per facilitare la prova fonetica: segnare con una matita dermografica il margine incisale dei
denti frontali superiori (o il margine del vallo occlusale se i denti non sono stati montati),
porsi di fronte al soggetto e controllare il contatto tra il margine incisale dei frontali
superiori e il labbro inferiore, sulla linea del bagnasciuga, quando pronuncia “f” e “v”.
 In seguito si va a determinare il piano occlusale, aiutandosi con il piano di Fox, che deve
essere parallelo al piano di Camper. Montare accanto ai centrali i due incisivi laterali e i due
canini e controllare ancora una volta: il sostegno del labbro inferiore, l’effetto estetico e il
sigillo labio-dentale. In caso di errore, spostare i denti vestibolarmente o lingualmente, fino
ad ottenere il sigillo labiale: fare due tacche a “V” sul vallo in cera superiore nella zona dei
denti posteriori.
 Introdurre la placca base inferiore con il vallo ed invitare il soggetto a contare in fretta da 1
a 10. Tutte le volte che si pronunciano i numeri “sei e sette” in successione rapida,
automaticamente le labbra si dischiudono e così costatiamo la “beanza interincisiva”. Se
ciò non avviene, occorre modificare il vallo in cera: accorciarlo con un coltellino,
vestibolarizzarlo o lingualizzarlo, fino a quando non si ottiene la posizione “s”. A questo
punto bisogna montare i denti frontali inferiori (operazione che si può anche evitare) e
registrare la verticentrica (cioè la dimensione verticale di occlusione del viso e l’occlusione
fisiologica).
 Collocare sulla placca stabilizzata inferiore due blocchetti di cera morbida, più alta dei
denti. Posizionare la placca in bocca sostenendola con gli indici a livello delle mensole
vestibolari e le punte dei pollici sotto il mento. Gli indici tengono ferma la base, i pollici
fungono da guida alla chiusura della bocca. Invitare il soggetto a chiudere dolcemente fino
a quando i denti frontali inferiori non toccano con i superiori (se non si montano i denti
frontali, fare chiudere la bocca fino a quando non toccano le cere occlusali).
N.B
Tutte le manipolazioni rivolte alla registrazione della relazione centrica, mirano a bloccare la
componente di traslazione della mandibola cioè a non sollecitare la contrazione del muscolo
pterigoideo esterno inferiore.

 Togliere la placca stabilizzata dalla bocca e controllare:


o l’allineamento della cera inferiore rispetto al vallo di cera superiore
o l’ingranaggio della cera inferiore con la cera superiore
o lo spazio tra le tuberosità mascellari ed i trigoni retromolari.

La registrazione della verticentrica è più facile quando la mucosa è quasi a riposo e la forza di
chiusura è minima. Come fare?
- Durante la registrazione il paziente non deve esercitare una notevole pressione sui tessuti mucosi
- Bisogna riscaldare la cera e fai chiudere la bocca fino a quando la cera fonetica inferiore tocchi i
denti frontali superiori e ripetere la cosa per 3 volte.
- Raffreddare la cera in acqua ghiacciata
- Eseguire un ultimo controllo.
La registrazione della verticentrica sarà valida quando fra i denti frontali superiori e la cera
fonetica inferiore, si realizza il contatto senza che il paziente eserciti pressione. A questo punto la
registrazione è valida e viene inviata al laboratorio.

Registrazione della verticentrica (secondo sbob)


Come si rileva la DVO? Si dovrebbe utilizzare una cera molto morbida, precisa e stabile, che non
opponga resistenza alla chiusura della bocca e che diano un’accurata riproduzione del morso nelle
zone posteriori. Non dovrebbe il paziente compiere alcun tipo di sforzo muscolare durante la
registrazione della verticentrica perché potrebbe avere uno slittamento della mandibola o una
compressione dei tessuti dovuta alle placche base. All’inizio si invita il paziente a chiudere i denti
dopo aver posizionato le cere posteriormente, ancora la DVO non è corretta per la contrazione dei
muscoli masticatori (per schiacciare la massa di cera) in più le placche base affondano. Si staccano
le basi l’una dall’altra e si tolgono gli eccessi di cera, si riscalda il tutto e si ripete l’operazione. Già
la seconda volta che il paziente chiude su questi valli in cera la registrazione sarà molto più
precisa. L’errore potrebbe essere rilevare la verticentrica troppo bassa o troppo alta.
TRASFERIMENTO DEI MODELLI SULL’ARTICOLATORE E MONTAGGIO DEI DENTI (FASI DI
LABORATORIO)

Si mandano in laboratorio le placche base e la registrazione intermascellare. Si trasferisce


sull’articolatore la registrazione intermascellare e della dimensione verticale di occlusione
(verticentrica). In questa fase usiamo un articolatore a valori medi.

TRASFERIMENTO DEL MODELLO MASCELLARE


Collocare il modello mascellare sulla tavola occlusale facendo coincidere la linea mediana del vallo
in cera con il punto interincisivo.
Si esegue lo splint cast del modello (o tecnica del modello spaccato) che permette di
riposizionare il modello sull’articolatore sempre nella stessa posizione durante le fasi di
lavorazione.
Per collegareil modello alla piastra di montaggio esistono
diversi sistemi: cera collante,magneti, pernidi ritenzione
ecc…ùfresare 4 tacce ovoidali sulla base del modello
- Praticare 3 fori calibrati sulla base del modello
- Fissare i perni calibrati nei rispettivi fori
- Applicare sui perni rispettive guaine
- Fissare con cera fusa la placca base sul modello.
- Trasferire il modello sulla tavola occlusale e fissarlo a
livello dei tubercoli alveolari per evitare una - sua
rotazione durante la colata del gesso
- Applicare un isolante gesso-gesso sulla base del
modello
- Applicare il gesso sulla base del modello e sulla piastra
di montaggio.
- Chiudere l’articolatore fino a quando l’asta incisiva non
tocchi la piastra incisiva.
TRASFERIMENTO DEL MODELLO MANDIBOLARE
- Tracciare sul modello inferiore il contorno del trigono retromolare d’ambo i lati e trasferire sulla
cornice protettiva il centro sagittale e frontale dei trigoni retromolari stessi (fig. 640).
- Con un bisturi creare una tacca sulla cornice protettiva per portare la linea frontale allo stesso
livello del trigono retromolare (fig. 641).
- Preparare lo sprint cast del modello inferiore come il superiore.
- Orientare il modello inferiore, rispetto a quello mascellare, tramite la registrazione
intermascellare e fissare la placca base inferiore al modello con cera fusa.
- Versare gesso sul modello e sulla piastra di montaggio, chiudere l’articolatore fino a che l’asta
incisiva entri in contatto con la piastra incisiva (fig. 646).
- RIfinire il gesso prima dell’indurimento
- Rimuovere dalla placca base mandibolare la cera di registrazione della relazione intermascellare
- Controllare il piano occlusale nei due lati, secondo la linea ideale che unisce il bordo incisale degli
incisivi centrali superiori ed il centro del trigono retromolare, in occlusione, riportato sul modello

a questo punto se non sono stati montati direttamente in bocca, saremmo pronti per il montaggio
dei denti frontali. Il risultato è piu naturale se sono prese in considerazione le posizioni di ogni
singolo dente mascellare e mandibolare.

MONTAGGIO DEI DENTI


Ora si possono montare i denti, prima l’incisivo centrale superiore alla stessa lunghezza e con la
stessa inclinazione del vallo, prendendo come riferimento la linea mediana. Poi si monta il
controlaterale. Se si montano in studio per ogni dente si deve fare la prova fonetica.
L’incisivo laterale è un pelino più corto e non deve toccare la piastra di montaggio; mentre il
canino è più lungo e deve toccarla (nella donna deve essere montato all’altezza del laterale).
Si monta tutta la sestina superiore e inferiore (i denti inferiori però devono stare tutti alla stessa
altezza, ma bisogna sempre controllare la fonetica).
(per maggiori informazioni su inclinazione e rotazione degli elementi guarda il libro pag 164)

A questo punto bisogna montare i posteriori. Le


cuspidi linguali dei denti posteriori inferiori sono
sempre collocate tra due linee lievemente
divergenti dall’avanti all’indietro, che hanno
origini dall’angolo mesiale del canino inferiore
dirette distalmente una verso la faccia linguale
del trigono retromolare, l’altra verso il centro del
trigono.
Si montano, poi, prima i premolari superiori (con
una leggera inclinazione vestibolare) e poi i due
molari superiori (sempre legg. vestibolari)

Dalla sbob: Il rapporto che bisogna rispettare


è un rapporto cuspide-fossa con un sistema
occlusale “lingualizzato”, vi è solo un rapporto
tra la cuspide palatina superiore e una fossa
inferiore (senza altri rapporti); semplificare lo
schema occlusale ha molti vantaggi per
odontoiatra ed odontotecnico.
Il VII non articola quasi mai, serve per sostenere la guancia e spesso non ha l’antagonista; mentre
per il VII si considerano due fosse e non una come per i premolari.
Poi il laboratorio manda tutto in studio e si fa la IV seduta operativa, prova estetica e approvazione
del paziente. Si controllano i fonemi e il sostegno dei tessuti periorali. E tutti i riferimenti citati
precedentemente (linee mediane, rapporti con i piani, etc.)
Se il paziente approva il lavoro si rimanda tutto in laboratorio. Con la muffola si trasforma la cera
in resina.

PROVA ESTETICA E CONSENSO DEL PAZIENTE (QUARTO APPUNTAMENTO OPERATIVO)

Adesso in questo quarto appuntamento, desideriamo il consenso del paziente.


Inseriamo la protesi in bocca e controlliamo l’occlusione, il sostegno del labbro superiore, la linea
mediana e facciamo le prove fonetiche.
A questo punto, davanti ad un grande specchio, possiamo far vedere al soggetto come abbiamo
sistemato la sua bocca.
Dopo che il paziente ha dato il suo consenso, si hanno due possibilità:
 Ultimare e inserire in bocca la protesi (tecnica lineare convenzionale);
Oppure:
 Trasformare le basi protesiche in protesi diagnostiche (tecnica dinamica).

TECNICA LINEARE CONVENZIONALE


Le fasi operative di tutte le tecniche lineari sono sempre 5:
• l’impronta preliminare;
• L’impronta funzionale e finale;
• Registrazione della verticentrica con basi di registrazione e valli in cera;
• Prova estetica;
• Consegna della protesi.

Tale tecnica però presenta alcune difficoltà:


 Errori di bordi: l’azione dei singoli muscoli è nota, ma durante la registrazione, anche se li
spostiamo con movimenti attivi e passivi, non sappiamo di quanto spostarli. Pertanto di
volta in volta, la registrazione dei movimenti funzionali dei muscoli, può essere o nella
norma, o in eccesso o in difetto.
 Errori di registrazione della verticentrica: essa si può considerare valida quando è ripetitiva
nel tempo, prenderla in una sola seduta è difficile.
 Errori di estetica: la tecnica lineare non può dare certezza di un risultato estetico, perché
solamente al momento dell’inserimento della protesi finite in bocca, si vedrà il successo del
nostro intervento.

Tecnica lineare secondo Earl Pound


Parte dal presupposto che quando un adulto perde tutti i denti, la sua condizione orale torna a
quella dell’infanzia. Secondo tale impostazione la sua tecnica lineare monta per primi i denti
frontali e solo successivamente i posteriori, proprio come avviene l’eruzione dei denti naturali. I
denti frontali sono posizionati con le prove fonetiche solo in un secondo momento, con i valli in
TECNICA DINAMICA
La tecnica dinamica dà il modo e il tempo di correggere gli eventuali errori commessi con la
tecnica lineare. Con tale tecnica è possibile:
• Condizionare, con materiale resiliente, i tessuti patologici di supporto delle protesi;
• Sviluppare nel tempo un’impronta funzionale individuale;
• Non dislocare la mucosa per ottenere una pressione adeguata sui tessuti molli;
• Verificare la ripetitività del rapporto occlusale;
• Correggere le abitudini viziate;
• Modificare l’estetica fino al raggiungimento del consenso del soggetto in cura e dei suoi
familiari.

PROTESI DIAGNOSTICHE (QUINTO APPUNTAMENTO OPERATIVO)

Le protesi diagnostiche sono realizzate in muffola dal laboratorio.


Terminata con successo la prova estetica secondo la tecnica dinamica di Pound si consegnano le
protesi diagnostiche al paziente, per migliorare il supporto e controllare e semmai modificare
l’occlusione.
Sono placche completamente realizzate in resina;
la superiore presenta gli elementi da VII a VII,
l’inferiore ha gli elementi anteriori montati e 2
due placche in resina al posto degli elementi
posteiori sulle quali sono stampate 8 fosse, 4 per
emiarcata, che si articolano con le cuspidi degli
elementi della superiore.
Offrono al protesista la possibilità di correggere
gradualmente gli errori commessi durante
l’esecuzione della tecnica lineare.
Bisogna inizialmente controllare l’occlusione. Si
posizionano delle cere di occlusione sui valli in
resina delle zone posteriori e si fa chiudere il pz in massima intercuspidazione. Se la protesi
presenta 4 buchi a dx e sx nella cera l’occlusione è bilanciata. Se si bucano alcune zone e altre no
significa che c’è un precontatto da abbattere.

Una volta fatto questo si ribasano in Hydrocast, una resina morbida a presa ritardata. È formata da
polvere e liquido, si impastano con dei misurini dedicati (2 di polvere con 1 di liquido), questa è la
prima fase, o fase fisica di trasferimento perché si trasferisce l’hydrocast sulla protesi. Quando
comincia ad avere una certa consistenza (seconda fase detta fase chimica o di attesa) si passa alla
terza fase, fase plastica, la protesi deve essere trasferita sul paziente (dopo aver pulito le mucose
con un garza bagnata) e si invita a chiudere in massima intercuspidazione con la protesi
antagonista.
Durante l’attesa si possono modellare le flange ai tessuti facendo compiere movimenti al paziente,
di lateralità, etc. (simili a quelli per rilevare l’impronta funzionale, per verificare gli errori).
Secondo Pound l’hydrocast ci da’ una serie di informazioni utili per la finalizzazione della protesi.
Permette di riconoscere bordi iper-estesi, evidenziati dalla mancanza di materiale sulla resina. Per
scartare l’hydrocast si immerge la protesi diagnostica e la fresa nell’acqua saponata.
Dopo aver scartato la protesi si riposiziona l’hydrocast e si rimette in bocca.
Un’altra informazione che ci da’ è l’ipo-estensione dai bordi, riconosciuta da un eccessiva
deposizione di materiale da ribasatura non sostenuta dalla protesi. In questo caso dovremmo
aumentare il supporto con resina acrilica autoindurente per sostenere la parte di hydrocast non
sostenuta. Si rimuove l’accumulo con un bisturi e si posiziona la resina con la tecnica sale-pepe.
La terza informazione è la presenza di zone della protesi che esercitano troppe pressioni sui
tessuti. Per tutte queste informazioni date dall’hydrocast Pound lo chiamava Dr. White. Tutti
questi interventi valgono sia per la protesi diagnostica superiore che inferiore e servono solo per
rifinire il supporto in resina. Anche se non sono necessarie correzioni, il bordaggio periferico con
hydrocast va eseguito ugualmente allo scopo di migliorare il sigillo periferico.
Una volta fatto il ribasamento con hydrocast inferiore e superiore bisogna ricontrollare
l’occlusione con le cere. Una volta controllata l’occlusione bisogna prendere un indice occlusale,
da ricontrollare nella seduta successiva una volta che il px ritorna dopo i 3-4gg di protesi
diagnostica. Si sceglie un punto a caso, di solito una linea sul vallo inferiore tra primo e secondo
premolare superiore. Ogni volta che il pz tornerà al controllo bisogna vedere se questo indice si
modifica o meno.
Si dimette il pz con la protesi diagnostica, con le dovute raccomandazioni. La protesi va sempre
portata o messa in acqua fredda, senza mai usare spazzolino per protesi. Soprattutto dopo 3-4gg
deve tornare. Nel frattempo l’hydrocast va incontro alla quarta fase, elastica o evolutiva, e
acquista una certa consistenza meno appiccicosa. Se il paziente non dovesse presentarsi o non
dovesse trattare la protesi come raccomandato l’hydrocast entra nella quinta fase: “fuori dalla
bocca”, il materiale diventa completamente inaffidabile, cretoso e fastidioso per i tessuti.

CONDIZIONAMENTO E RIABILITAZIONE DEI TESSUTI ORALI (SESTO APPUNTAMENTO


OPERATIVO)

Torna il pz in studio con la protesi diagnostica.


Bisogna controllare lo stato di salute dei tessuti di supporto e eventualmente migliorare i bordi
con altro hydrocast.
Bisogna ricontrollare l’indice di occlusione.
Cosa può succedere?
 la linea mediana non torna, dovuto ad un’errata registrazione della verticentrica per
engrammi muscolari abituali sbagliati (non prevedibile). Bisogna rilevare di nuovo la
verticentrica posizionando della cera sui lati dopo aver scartato i valli inferiori e rimisurare
la verticentrica. Si rimanda tutto in laboratorio che sposta i denti e quindi la linea mediana
per poi riconsegnare la protesi diagnostica da portare per altri 3-4gg;
 l’indice occlusale sui premolari cambia, vuol dire che il paziente durante la registrazione
della verticentrica aveva una posizione sbagliata della mandibola. Anche in questo caso si
riprende la verticentrica e si rimanda tutto in laboratorio per poi riconsegnare la
diagnostica.
 Si esegue inoltre il controllo estetico.
Piccoli errori possono essere corretti sull’articolatore prima della finalizzazione. Le modifiche più
importanti devono essere fatte alla poltrona.
FINALIZZAZIONE DELLA PROTESI DIAGNOSTICA (SETTIMO APPUNTAMENTO OPERATIVO)

Arrivati a questo punto, dopo aver controllato che non vi siano più problemi, bisogna finalizzare la
protesi diagnostica.
Per finalizzarlo si impastano polvere e liquido di Hydrcast con rapporto 1:1 (consistenza molto
liquida) e si stende il materiale con un pennellino su tutte le protesi. Si fa indossare poi la protesi
al paziente facendo compiere movimenti funzionali attivi e passivi per almeno 5 min. Si rimuovono
le protesi dalla bocca e si fa cadere a pioggia sulle protesi la sola polvere di Hydrocast. Si asporta
l’eccesso e si rimette in bocca per altri 5 min. Solo dopo aver fatto questo si manda tutto in
laboratorio. È importante perché rende ruvida la superficie a contatto con i tessuti molli
aumentando la ritenzione fisica.
Prima di inviarle si può anche rilevare un arco facciale di riferimento (per informazioni su come si
prende un arco facciale vedere il libro, il prof non l’ha spiegato pag 208), per poter utilizzare in
laboratorio un articolatore a valori semi-individuali.

REGISTRAZIONE DELLA VERTICENTRICA SULLA PROTESI DIAGNOSTICA


-scaricare, con una fresa diamantata, il piano occlusale inferiore in resina, per uno spessore di
mezzo millimetro e applicare sul piano di resina infeirore, cosi modificato, uno strato sottilissimo
di cera aluwax (non telata) riscaldata.
- inserire la protesi inferiore in bocca ed inviare il paziente a chiudere delicatamente i denti nella
posizione abitualmente ripetitiva in cui chiudeva durante le fasi di condizionamento-
- la cera di registrazione non deve lasciare intravedere la resina sottostante. I punti di contatto
sulla resina del piano inferiore vanno scartati e la registrazione deve essere ripetuta, sino a quanto
i punti di contatto siano uniformi ed istantanei.
- rimuovere la protesi diagnostica inferiore e immergerla, in una scodella di acqua con cubetti di
ghiaccio per qualche minuto; in seguito controllare ancora in bocca la registrazione occlusale.
- asciugare la protesi diagnostica inferiore e fissare la registraizone in cera alla resina del piano
inferiore.
- inviare le protesi in laboratorio.

FINALIZZAZZIONE DELLE PROTESI DIAGNOSTICHE (FASE DI LABORATORIO)

Al laboratorio arrivano le protesi diagnostiche con hydrocast finalizzato, arco facciale e


verticentrica.
La prima cosa che deve realizzare sono dei nuovi modelli master. L’impronta (la protesi
diagnostica) deve essere boxata in maniera diversa perché il materiale è molto morbido: si usano
box preformati con alginato molto liquido. L’alginato viene poi ritagliato per ottenere il nostro
bordaggio.
 Lavare e ascugare delicatamente le protesi diagnostiche
 Centrare, con l’ausilio di tre pezzi di cera morbida la protesi diagnostica sulla base del box
 Chiudere il box
 Riempire il box con alginato molto liquido e attendere il suo indurimento
 Attendere l’indurimento dell’alginato e aprire il box; eliminare con bisturi l’alginato fino a
3mm al di sotto del mordo della protesi.
 Versare nell’improtna inscatolata, di nuovo gesso, extra-duro.
 applicare il magnete sul coperchio del box e chiudere il box.
 Attendere l’indurimento, squadrare il modello ed applicare sul magnete la piastra di
ritenzione
Si trasferiscono in articolatore. (pag 215 foto)
L’arco facciale di trasferimento viene montato sulla branca superiore dell’articolatore. Il tutto
viene stabilizzato su una staffa di montaggio che tiene sollevato l’arco facciale.
Si appoggia il modello di gesso sulla registrazione occlusale, si mette del gesso e si chiude la branca
superiore dell’articolatore (per montare il modello superiore, poggiato sull’arco facciale,
all’articolatore).
Si monta poi il modello inferiore, si mettono in occlusione le due protesi e si fissano con del gesso
tra di loro.
Una volta identificata la giusta posizione del modello inferiore si procede a stabilizzarlo sulla
piastra della branca inferiore con ulteriore gesso.
Una volta montato il modello sull’articolatore si montano gli elementi (possono essere utilizzate
delle mascherine per conservare la posizione degli elementi già fissati nelle sedute precedenti) e si
finalizza la protesi.
Le protesi totali non hanno guide canine o incisive altrimenti si sposterebbe, ma hanno guide di
gruppo che la rendono più stabile nei vari movimenti.
L’occlusione inoltre ha un contatto più lingualizzato, i vantaggi sono la riduzione dei movimenti
orizzontali della mandibola, riduzione delle forze masticatorie (meno contatto), riduzione della
sollecitazione dei tessuti, ma soprattutto è uno schema facile da controllare per il dentista e da
realizzare dall’odontotecnico.
Fatti i dovuti controlli si realizza la protesi definitiva con la muffola.
Volendo in muffola si possono colorare le flange con dei super-colori per aumentare la
caratterizzazione, a differenza della caratterizzazione fatta col composito queste non perdono mai
il colore perché sono interne alla resina.
Dopo la muffola la protesi deve essere rimontata in articolatore per verificare eventuali variazioni.
Se è tutto ok si passa alla rifinitura. La protesi completamente lucida viene inviata al dentista.

INSERIMENTO DELLE PROTESI FINITE (OTTAVO APPUNTAMENTO OPERATIVO)

Seduta operativa alla poltrona, consegna del lavoro finito.


Bisogna verificare nuovamente l’occlusione con le cere occlusali, l’estetica e la funzionalità.
Bisogna controllare se la protesi fa troppa pressione sui tessuti con una pasta che non indurisce
(pressure indicator paste), che indica dove scartare eventuali eccessi.
Bisogna valutare l’estensione delle flange con il fit-checker, se esso sparisce in alcuni punti della
protesi, dopo aver fatto eseguire alcuni movimenti, allora c’è un eccesso da scartare. Si potrebbe,
inoltre, far masticare qualcosa di morbido, come un acido d’uva, per verificare dei precontatti (non
si fa mai). Alla fine si controlla se tutto è a regola: le cuspidi vestibolari non toccano per lo schema
occlusale lingualizzato.
Se il paziente è felice si consegna il manufatto con le dovute raccomandazioni: deve toglierla per
almeno 8 ore al giorno e di lavarla con acqua e sapone o pastiglie effervescenti (che non servono
per lavarla ma servono come tensioattivi, bisogna comunque spazzolare).
C’è il caso che il paziente torni per delle piaghe da decubito in 3-4gg. In questo caso bisogna
ritoccare la protesi.

APPROFONDIMENTI

Forma e colore dei denti frontali superiore


Secondo Williams esiste una relazione tra forma del viso e forma dei frontali superiori.
• Forma dell’incisivo centrale superiore: è quadrata se il viso è quadrato, con guance parallele; è
triangolare se le guance convergono in basso; è rotonda per i visi rotondi e paffuti.
• Forma dell’incisivo laterale: nell’uomo somiglia a quella del centrale, nella donna il laterale è
piacevole e fa dimenticare la forma del centrale.
• Forma del canino: mette in evidenza la giovane età se è appuntito; la femminilità se
arrotondato; la senilità se è quadrato.

Mentre l’incisivo laterale dovrà avere un’intensità più chiara rispetto al centrale, il canino dovrà
avere una maggiore intensità.

La classe occlusale
Constatiamo che in quasi tutte le protesi mobili complete, i denti sono montati in prima classe.
Occorre tenere presente che esistono anche le seconde e le terzi classi ortodontiche, ciò deve
essere tenuto in considerazione allo scopo di ripristinare la classe naturale del paziente. Nei casi di
seconda classe prima suddivisione, i movimenti di traslazione della mandibola hanno un’ampiezza
di diversi millimetri (da 3 a 15 mm), pertanto nel caso in cui si effettua un montaggio in prima
classe, si elimina l’overjet e di conseguenza si avranno:
 instabilità della protesi, infatti ogni volta che la mandibola va in profusione, la protesi
inferiore, ha un impatto con la protesi superiore;
 Lesioni traumatiche della mucosa orale, particolarmente nella zona anteriore della volta
palatina.

RIBASATURA DELLA PROTESI MOBILE COMPLETA

Lo scopo della ribasatura della protesi mobile completa è: creare una superficie tissutale
assolutamente adeguata alla mucosa orale.
Il riassorbimento osseo si sviluppa rapidamente nei mesi immediatamente successivi all’avulsione
dei denti per poi stabilizzarsi entro l’anno. L’entità di tale riassorbimento nell’arcata inferiore è
quasi il doppio rispetto alla superiore e maggiore nella regione frontale.
Il riassorbimento può essere ridotto realizzando:
• Corretti rapporti occlusali;
• Precisa aderenza della protesi alla mucosa di appoggio;
• Adeguata estensione del supporto;
• Mantenimento delle buone condizioni di salute;
• Le protesi non vanno indossate durante il riposo notturno.
Gli innesti ossei hanno portato a scarsi risultati per l’adattamento della protesi.

Il più delle volte il paziente riferisce che “la protesi si è allentata”, in tal caso si rende necessaria
una ribasatura (diffidare dai materiali per ribasature venduti nei negozi sanitari fai da te).
Il protesista deve, prima di ribasare, controllare le condizioni del supporto, cioè della mucosa che
deve essere rosea e senza lesioni. Ogni riabilitazione protesica deve essere iniziata solamente
quando i tessuti orali sono sani, non sofferenti o deformati.
Le alterazioni del tessuto mucosa possono guarire, quando la vecchia protesi non è usata per un
certo tempo.
Le resine resilienti si sono dimostrate provvidenziali, perché permettono la riabilitazione dei
tessuti orali, usando le stesse protesi dei pazienti, dopo aver corretto eventuali errori del supporto
e occlusali.

TECNICHE DI RIADATTAMENTO DELLE BASI PROTESICHE


Nell’ambito delle procedure di adattamento delle basi protesiche, distinguiamo due tecniche:
o Il rivestimento (relining: ribasatura per rivestimento): consiste in un rinnovo, limitato allo
strato superficiale, dall’area della base protesica a diretto contatto con la mucosa. In
pratica: si rimuove una superficiale parte della resina di base per sostituirla con la nuova
resina. Il rivestimento può essere eseguito con:
Tecnica diretta;
Tecnica indiretta.
o La ribasatura (rebasing: ribasatura per sostituzione): consiste in una ribasatura sostitutiva
che prevede la sostituzione dell’intera base protesica, mediante tecnica indiretta.

RIVESTIMENTO CON TECNICA DIRETTA (foto pag 297)


• Controllare con l’aiuto di un silicone l’eventuale presenza di zone di sovraccarico;
• Scaricare tali zone e creare lo spazio per il nuovo materiale di sostituzione, incidendo con una
fresa a palla dei solchi da una flangia all’altra;
• Eliminare con una fresa a pera, uno strato di resina della superficie interna della protesi: la
profondità di ogni solco provocherà un’eliminazione di resina abbastanza uniforme;
• Irruvidire, in ogni caso, quelle aree che favoriscono l’unione tra vecchia e nuova resina;
• Mettere l’isolante sopra i denti;
• Miscelare la resina autopolimerizzante e versarla lentamente con una spatola all’interno della
protesi, senza intrappolare aria;
• Introdurre la protesi in bocca, far chiudere in massima intercuspidazione e rimodellare i bordi
periferici della protesi con movimenti funzionali attivi e passivi (per 7 minuti);
• Ripetere varie volte
• Togliere la protesi dalla bocca e far risciacquare;
• Lasciare indurire definitivamente la resina in un recipiente a pressione (acqua a 55°C, 3atm, 15
min);
• Preparare e rivestire allo stesso modo la protesi antagonista;
• Rifinire e lucidare.

Rischi: è difficile controllare la pressione sulla mucosa, quando il paziente chiude la bocca; è facile
modificare i rapporti occlusali; è facile ottenere resina porosa sulla superficie di contatto, con
formazione di odore e sapore sgradevole e infiammazione della mucosa.

RIVESTIMENTO CON TECNICA INDIRETTA (foto pag 299)


Le prime operazioni sono le medesime del rivestimento diretto.

FASI CLINICHE:
 individuare con una pasta al silicone le aree di pressione;
 Creare lo spazio per il materiale d’impronta con la tecnica dei solchi;
 Pennellare un adesivo sulla superficie tissutale della protesi;
 Miscelare il materiale da impronta e rivestire la superficie tissutale con uno strato sottile ed
uniforme;
 Inserire la protesi in bocca e far chiudere in massima intercuspidazione;
 Eseguire la modellazione dei bordi con movimenti funzionali attivi e passivi;
 Rimuovere la protesi ed inviarla al laboratorio.

FASI DI LABORATORIO
Vedere pagina 299 glauco marino o 307 del pdf.

RIBASATURA O RIBASAMENTO
La ribasatura prevede la sostituzione dell’intera base protesica. Si può eseguire solamente a
determinate condizioni:
 Situazione ottimale dei tessuti orali;
 Quando il paziente è soddisfatto del suo aspetto estetico;
 L’estensione delle basi protesiche è adeguata;
 Il piano occlusale è collocato in posizione estetica e funzionale corretta;
 La dimensione verticale del viso è accettabile e lo spazio fonetico è ottimale;
 L’occlusione fisiologica coincide con la relazione centrica, o l’errore è così piccolo da poterlo
correggere.

Il paziente viene da noi e riferisce che la protesi si è allentata, la metodica prevede che venga
prelevata un’impronta funzionale (dopo aver sempre utilizzato la tecnica dei solchi,
precedentemente descritta) e poi che il materiale da impronta venga sostituito completamente in
laboratorio, con resina termoindurente a base di polimetil-metacrilato.

PROTESI MOBILE COMPLETA CONVENZIONALE “IMMEDIATA”

È una protesi che sostituisce le strutture mascellari compromesse e la dentatura non più
recuperabile. È inserita in bocca dopo l’estrazione dei denti. È inserita in bocca dopo l’estrazione
dei denti.
Vantaggi:
• permette al soffitto di non interrompere la sua attività sociale e commerciale;
• Protegge il coagulo negli alveoli;
• Favorisce la cicatrizzazione, specialmente se, nell’attesa della protesi definitiva, è applicata una
resina molle a presa ritardata (hydrocast);
• Protegge da traumi, dal cibo, dai fluidi orali, dall’azione della lingua, dai denti presenti
nell’arcata antagonista;
• Tiene sotto controllo l’espansione della lingua nello spazio diventato disponibile per
l’edentulismo;
• Rende più disposti all’estrazione i pazienti più incerti, assicurando l’immediata sostituzione.

Rischi:
• Dopo l’estrazione, nell’immediato e per 8-12 mesi, le creste alveolari, continuano a rimodellarsi
per quanto le basi protesiche diventano sempre meno aderenti e ritentive, quindi più instabili;
• La base protesica deve essere, fino alla guarigione, periodicamente ribassata con hydrocast e
contemporaneamente controllare l’occlusione.
La lamentela più frequente dei pazienti è dovuta all’insoddisfazione estetica. Per questo motivo si
preferisce la costruzione della protesi immediato in due fasi:
• la prima fase è estrarre solamente i denti posteriori (che non alterano l’estetica del viso e
costruire una per senza ganci);
• La seconda è fabbricare una protesi definitiva quando le creste residue sono completamente
guarite.

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