LEZIONE 2 Lingue e Linguaggio

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Cultura e sordità

Lingue e linguaggio

Nessun mortale può


mantenere un segreto:
se le labbra restano
mute, parlano le dita
(S. Freud) Docente
Michela Franceschini
Sommario
• La comunicazione non verbale • Linguaggio Vs. Lingue
• Il gesto • Acquisizione Vs.
• «Gesture first» Apprendimento
• «Gestualità co-verbale» • Periodo critico
• Relazione tra gesto e parola • La grammatica universale
• Comportamento e • L2: Krashen
comunicazione • La ToM
• La comunicazione umana: • Educazione linguistica
Paul Watzlawick

Cultura e sordità - Lingue e linguaggio


La Comunicazione Non Verbale: il gesto
• Lo studio della Comunicazione Non Verbale (CNV), e in particolare
del gesto, è sempre stato considerato un elemento determinante
per la comprensione dell’origine del pensiero e del linguaggio.
• Gesto: insieme di movimenti di mani e corpo, veicoli di significato,
che viene poi interpretato come intenzionale.
• L’uso dei gesti varia a seconda di differenze culturali e linguistiche
(fenomeno culturale, non universale).
• Ha un ruolo fondamentale a livello di elaborazione e
rappresentazione concettuale (processo mentale interno) e a
livello di espressione: serve per pensare e parlare.
• Non fa parte di un sistema codificato.
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Il gesto
• Kendon (1986): «la parola gesto è usata come etichetta per
quell’insieme di azioni visibili che i riceventi percepiscono
come governati da un intento comunicativo chiaro e
riconosciuto. […]Tuttavia, se il termine gesto si riferisce a
tutti i movimenti il cui intento comunicativo è chiaro e
manifesto, la definizione risulta troppo vaga».
• Movimenti della testa, stretta di mano, sono gesti?
• L’opinione degli studiosi non è chiara.

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Caratteristiche della comunicazione gestuale
• Intenzionalità: i gesti sono segnali creati
volontariamente per influenzare il comportamento del
destinatario (perseveranza comunicativa).

• Flessibilità: lo stesso gesto può comunicare bisogni o


intenzioni diverse a seconda del contesto sociale in ci
viene usato.

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Gesture first
• L’ipotesi tradizionale sull’origine del linguaggio propone che la
capacità umana di esprimersi verbalmente si sia evoluta dal gesto
manuale, il quale ha numerosi legami iconici con oggetti, azioni e
proprietà del mondo attuale.
• Necessità di comunicare, di trasmettere messaggi e informazioni.
• L’essere umano è in grado di comunicare in maniera simbolica
attraverso il gesto, poi soppiantato dal linguaggio.
• Inizio del Diciottesimo secolo: l’attenzione si è focalizzata sempre
più sullo sviluppo naturale del linguaggio. Ipotesi del «Gesture
First»: De Condillac, Vico, Corballis, Hewes.
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Gesture first
• I bambini iniziano a comunicare usando i gesti in modo simbolico e
da questi poi passano gradualmente all’utilizzo prevalente di
produzioni vocali.
• Due tipi di prove supportano questa teoria:
1. Il linguaggio gestuale e il linguaggio vocale dipendono da sistemi
neurali simili. Le regioni della corteccia responsabili dei movimenti
della bocca e delle mani sono confinanti l'una con l'altra.
2. I primati non umani e gli scimpanzé possono usare gesti o simboli
per la comunicazione primitiva, e alcuni dei loro gesti assomigliano
a quelli degli umani.
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Gestualità co-verbale
• Studi recenti hanno criticato la teoria «gesture-first» (unimodale) a favore del
sistema multimodale.
• La nuova teoria definisce il linguaggio come un sistema combinato di
vocalizzazioni e gesti. Corpo e linguaggio sono entrambi fondamentali e lavorano
insieme.
• Si parla quindi di “gestualità co-verbale”: il gesto e la parola si evolvono insieme,
non c’è un prima e un dopo.
• Kendon A. (2004): utilizza video registrati in contesti naturali. Presenta prove del
fatto che gesti e parlato vengono impiegati “in concerto” nella conversazione.
• Gallagher S. (2005): uno dei pochi filosofi ad aver sviluppato una vera “teoria del
corpo”. Corpo e linguaggio sono entrambi fondamentali e lavorano insieme
(synchrony and coexpressiveness).

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Gestualità co-verbale
• Lo psicologo Bernard Rimé (1991): nel dire qualcosa si
gesticola e il movimento anticipa sempre la parola. [In uno
studio in cui i soggetti erano immobilizzati, si è constatato
come questi ultimi, parlando, avessero difficoltà ad
esprimersi e provassero molto spesso la sensazione di
avere una "parola sulla punta della lingua»].
• Secondo McNeill (1985) e Kendon (1986) gesto e parola
sono intimamente correlati.
• Kendon: “gesto e parola sono compagni nella stessa
iniziativa e dipendono da un singolo gruppo di intenzioni”.

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Relazione tra gesto e parola
McNeill: “i gesti sono prodotti dagli stessi processi interni che danno origine alla parola”

Gesto e parola sono correlati:


- il gesto occorre insieme al parlato;
- ha funzioni semantiche e pragmatiche parallele rispetto
a quelle del parlato;
- è sincronizzato con unità linguistiche del parlato;
- si dissolve insieme al parlato nell’afasia;
- si evolve insieme al parlato nel bambino.
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Ekman & Friesen (1969)
Definiscono la CNV dividendola in tre categorie:
- atti informativi, se forniscono informazioni riguardo al
parlante, ma non sono intenzionali;
- atti comunicativi, se sono esplicitamente e
intenzionalmente mirati a trasmettere un significato al
ricevente;
- atti interattivi, se tendono a modificare o influenzare il
comportamento del ricevente.

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Ekman & Friesen (1969)
Definiscono il gesto in cinque categorie:

- EMBLEMATICO: segnali emessi intenzionalmente, con significato specifico,


condiviso in una determinata cultura;
- ILLUSTRATORE: gesto direttamente collegato al discorso, illustrando ciò che viene
espresso attraverso le parole;
- INDICATORE DELLO STATO EMOTIVO (affect displays): producono cambiamenti
nei movimenti di un individuo, a seconda dello stato d’animo provato;
- REGOLATORE: insieme delle azioni che controllano e sincronizzano il flusso della
conversazione (se c’è calo d’interesse, se un concetto va ripetuto, ecc.);
- ADATTATORE: non intenzionale, inconsapevole, utile a soddisfare bisogni fisici e
mantenere contatti interpersonali (es.: toccare il proprio corpo, toccare
l’interlocutore).

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Comportamento e comunicazione
• Sono termini diversi, che non possono essere usati indifferentemente
• Una delle differenze principali è il carattere di intenzionalità
• La comunicazione può essere involontaria, non intenzionale, non conscia e anche
inefficace, ma avviene comunque (Watzlavick)
• Ekman & Friesen (1969) – Il comportamento non verbale umano è caratterizzato da
sei tratti distintivi:
1. Condizioni esterne
2. Rapporto con il comportamento verbale associato
3. Consapevolezza nell’emissione
4. Intenzionalità nell’emissione
5. Feedback del ricevente
6. Tipo di informazione veicolata

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Prima metà del Novecento
• La comunicazione non è esclusiva della specie umana, è una
peculiarità universale.
• Karl von Frisch e Konrad Lorenz si sono occupati della
comunicazione non verbale dal punto di vista zoologico e
biologico, studiando cioè i modi di comunicare di diverse
specie di animali.
• Karl von Frisch: il linguaggio delle api –attraverso il modo di
volare, si scambiano informazioni su posizione e distanza
delle fonti di cibo.
• Konrad Lorenz: teoria dell’imprinting – oche selvatiche
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La comunicazione nella specie umana
• La comunicazione per l’uomo è fondamentale perché fonda e
esprime l’identità personale e la rete di relazioni in cui è immerso.
• Ogni comportamento comunicativo è insieme azione e risposta a
un altro comportamento.
• Attraverso la comunicazione gli individui definiscono la relazione
con gli altri e implicitamente se stessi.
• La comunicazione ha delle regole (gli assiomi) ed è veicolo di
importanti informazioni. Tra le più importanti ci sono quelle
sull’immagine di Sé, del Noi e del Contesto in cui si esprime la
relazione.
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Paul Watzlawick
• Psicologo e filosofo austriaco, naturalizzato negli Stati Uniti (1921-
2007).
• Rifiuta la teoria matematica della comunicazione.
• Visione relazionale della comunicazione: comunicazione vista
come dialogo ed è bidirezionale.
• La comunicazione è un «processo di interazione tra le persone che
stanno comunicando».
• Coincidenza tra comunicazione e comportamento: «non si può non
comunicare». Non può esistere una non-comunicazione perché
non esiste un non-comportamento.
• Perché vi sia comunicazione, vi è bisogno di intenzionalità.

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I principi della comunicazione_Watzlawick
• Tra il 1971 e il 1974 Paul Watzlawick e la Scuola di Palo
Alto (USA) - cinque assiomi della comunicazione umana.
• Esistono principi consapevoli e inconsapevoli che
definiscono la qualità e la natura della relazione
comunicativa.
• Si tratta di proprietà tipiche della comunicazione che
hanno importanti implicazioni relazionali.
• Tali principi sono formalizzati nei 5 assiomi della
comunicazione umana.

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I 5 assiomi della comunicazione_Watzlawick
I assioma: non si può non comunicare - “Le attività, le parole o il silenzio hanno tutti valore di
messaggio: influenzano gli altri, e gli altri, a loro volta, non possono non rispondere a queste
comunicazioni e in tal modo comunicano anche loro”.
II assioma: all’interno di ogni comunicazione si possono individuare due livelli, il contenuto
(che cosa) e la relazione (come). La relazione classifica il contenuto e quindi è
METACOMUNICAZIONE.
III assioma: la natura di una relazione dipende dalla punteggiatura, cioè come le sequenze di
una comunicazione vengono interpretate dai comunicanti (punto di vista).
IV assioma: la comunicazione può essere numerica (connessa al linguaggio verbale) o
analogica (cioè connessa al linguaggio non verbale). La componente non verbale è sempre
presente.
V assioma: gli scambi comunicativi sono simmetrici (gli interlocutori si considerano sullo
stesso piano) o complementari (gli interlocutori non si considerano sullo stesso piano –
posizione di superiorità).

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La facoltà del linguaggio
• È il prerequisito per le lingue
• Singolare: capacità propria degli esseri umani – il linguaggio è unico, uguale
in tutti gli esseri umani (abilità specie-specifica)
• È l’insieme dei fenomeni di comunicazione e di espressione che si
manifestano sia nel mondo umano, sia al di fuori di esso (linguaggio
animale, artificiale). È una capacità cognitiva che consente l’uso della
lingua.
• Tutti gli animali comunicano ma solo l’uomo riesce a disporre di un codice di
tale complessità.
• L’esplosione del linguaggio è molto influenzata dalla stimolazione ricevuta.
• Alla luce dei nuovi studi, si parla di un forte coinvolgimento motorio nello
sviluppo del linguaggio.

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La facoltà del linguaggio
La facoltà del linguaggio
• “… costituisce una parte integrante di ogni aspetto della vita, del
pensiero e dell’interazione tra gli esseri umani, ed è in gran parte
responsabile del fatto che essi costituiscano l’unica specie ad avere una
storia, un’evoluzione e una differenziazione culturale di ricchezza e
complessità notevolissime.” (Noam Chomsky)
• Il linguaggio è quindi l’insieme di componenti fisiche, concrete, non
modificabili di un sistema nel quale le lingue vengono successivamente
‘installate’ (e dal quale possono essere ‘disinstallate’).
• Il linguaggio unisce (ci accomuna); il linguaggio divide (lingue diverse).
• Il linguaggio trasforma l’esperienza.

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Definizioni di linguaggio
• È espressione del patrimonio genetico umano
• È un modo per comunicare
• È un fenomeno sociale e culturale
• È un fenomeno cognitivo

Quale di queste definizioni è corretta?

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Confronto
Linguaggi non verbali Linguaggio verbale
• Comuni agli uomini e agli animali • È il più importante e il più diffuso tra quelli usati
dall’uomo
• Sono molto numerosi
• Caratteristiche:
• Si avvalgono di segni
- economico: con pochi segni si creano messaggi
• Vengono classificati in base ai cinque sensi: infiniti
- Linguaggi fonico-acustici - aperto: in continuo sviluppo, si rinnova e si adatta
- Linguaggi visivi - ricco e potente: in grado di comunicare qualsiasi tipo
di messaggio
- Linguaggi tattili
Per lo sviluppo del linguaggio sono necessari requisiti di
- Linguaggi olfattivi
tipo anatomico e neurologico (Lieberman)
- Linguaggi gustativi Per aumentare la chiarezza comunicativa, il linguaggio
verbale (può essere) arricchito da linguaggi non verbali.

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Le lingue
• Plurale: perché si realizzano e variano in base a condizionamenti storici, sociali e culturali.
• Modo concreto e storicamente determinato in cui si manifesta la facoltà del linguaggio nel
genere umano (linguaggio verbale umano). Tutte le lingue del mondo sono lingue storico-
naturali, contrapponendosi ai linguaggi artificiali.
• Lo scambio linguistico è parte integrante dell’attività sociale complessiva.
• Homo loquens: l’uomo è un animale parlante e in quanto parlante, è uomo.
• Nessuna lingua è geneticamente predeterminata. Non è un dato di fatto, si acquisisce.
• Ciascuno di noi può imparare qualunque lingua, sia come lingua nativa, sia come lingua
seconda (o straniera).
• La lingua, oltre ad essere uno strumento indispensabile per comunicare, ha una fortissima
valenza identitaria.

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Le lingue
• Bisogna conoscere bene le lingue che insegniamo per poter
comprendere le varie difficoltà dello studente.
• La lingua è un linguaggio particolare, che solo l’uomo
possiede; i linguaggi appartengono anche agli animali.
• La lingua è ciò che si pensa, si dice e si scrive.

• Le lingue trasparenti sono più semplici.


[L’inglese è una lingua opaca perché ci sono diverse
realizzazioni di uno stesso fonema]

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Per riassumere
• Ogni essere umano è esposto ad almeno una varietà di
lingua, usata dai genitori e dagli altri familiari.
• Questa varietà di lingua (lingua materna o lingua madre o
lingua prima o L1) viene acquisita spontaneamente,
attraverso un processo graduale.
• In che modo? L’essere umano è dotato di una innata facoltà
del linguaggio, che gli permette di essere sensibile agli
stimoli linguistici a cui viene esposto e di raggiungere,
attraverso varie fasi, la capacità di produrre sequenze
sempre più complesse.

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Per riassumere
Le lingue:
• Non sono congenite, ma apprendibili
• Non sono universali (si pensa che oggi al mondo si parlino tra 6000
e 7000 lingue)
• Sono mutevoli (da un punto di vista storico, spaziale, contestuale,
di pragmatica, dall’uso o meno della scrittura, ecc.)
• Sono cancellabili (il mantenimento di una lingua è strettamente
legato all’uso: se non viene parlata, una lingua si deteriora e viene
progressivamente dimenticata; una lingua può essere dimenticata
anche a seguito di traumi e malattie).

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Bambino
• La parola italiana “bambino” ha una chiara etimologia
onomatopeica: si riferisce a chi è capace di fare solo “ba”. È
la stessa radice della parola greca “barbaro” (barbaros),
che indica chi emette suoni privi di articolazione.
• La parola latina per “bambino”, cioè infans, presenta
un’etimologia analoga: significa “colui che non parla”.
• Queste etimologie convergono nel segnalarci il ruolo
importante del linguaggio nella definizione di «bambino».

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Acquisizione linguistica
• Processo spontaneo, che si sviluppa per immersione in un ambiente
che parla la lingua da fare propria.
• È basato su un processo neuro-psicologico (Maslo, 2007: 41) e di
subconscio.

• ≠ Apprendimento

• I due processi, l’acquisizione e l’apprendimento, esercitano l’uno


sull’altro sollecitazioni nella trasformazione delle conoscenze e
competenze linguistiche di un apprendente.

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Acquisizione totalmente spontanea?
• La lingua primaria non si acquisisce senza una guida
esterna.
• La prima guida esterna è l’ambiente famigliare, da qui
appunto ‘lingua materna’.
• La lingua materna è inconsapevolmente la prima guida
per un’educazione linguistica (capacità del neonato di
trasformare la facoltà del linguaggio in lingua).
• Questa trasformazione non avviene in automatico ma
attraverso l’educazione ambientale.

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La grammatica universale
• L’acquisizione di una lingua comporta la fissazione dei
parametri della Grammatica Universale.
• Alla nascita tutti siamo potenziali parlatori di tutte le
lingue, ma fissiamo solo gli elementi della lingua alla quali
veniamo esposti. (Chomsky 1965, Lenneberg 1967,
Jakendoff 1993, Pinker 1994).
• Grammatica universale: esprime gli universali linguistici,
caratterizza la nozione di “lingua umana possibile”.
• Grammatica particolare: esprime le proprietà specifiche di
una particolare lingua.
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LAD
• Nei bambini l'acquisizione della lingua avviene in maniera spontanea nei primi
anni di vita, senza la necessità di un insegnamento mirato, tramite la semplice
esposizione diretta all’input linguistico.
• Durante il processo di acquisizione della lingua, due fattori contribuiscono in
maniera determinante: il LAD (language acquisition device) e l’input linguistico.
• Il LAD è un meccanismo innato collegato neurologicamente, che specifica quali
regole sono possibili nel linguaggio umano. Affinché venga attivato, il LAD
richiede stimoli appropriati e quindi un completo input linguistico (Chomsky,
1965).
• Il bambino nasce con una predisposizione genetica verso lo stimolo linguistico.
https://youtu.be/7Cgpfw4z8cw

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Periodo critico: Lenneberg
• Nei bambini l’acquisizione del linguaggio avviene in maniera spontanea nei
primi anni di vita, tramite la semplice esposizione diretta all’input
linguistico.
• La mancanza di esposizione precoce e l’accesso ad un input impoverito o
degradato durante il periodo critico può compromettere il normale
sviluppo delle abilità linguistiche (Volpato 2010; Franceschini & Volpato
2015).
• Secondo Lenneberg (1967), l’inizio di tale periodo corrisponde ai due anni
e la fine è generalmente identificata con la pubertà. Oltre questo arco di
tempo, l’acquisizione non può avvenire in modo spontaneo.
• Idea rivoluzionaria: dimostra sia che c’è un periodo in cui il linguaggio
viene acquisito naturalmente e con maggiore accuratezza, sia perché
questo periodo ha un inizio e una fine (Friedmann & Rusou 2015).

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Periodo critico: altri studi
• Secondo alcuni ricercatori, tuttavia, sia il periodo di inizio che quello di fine stabiliti da
Lenneberg, non sono corretti, in quanto a due anni una buona parte del linguaggio è già
stata acquisita, perché determinati aspetti vengono acquisiti in utero e nei primi giorni di
vita (Birholz & Benaceraff 1983; Johnson & Newport 1989; Brauer et al. 2013).
• Il periodo definito da Lenneberg, inoltre, sembra essere troppo dilatato perché dopo i
quattro anni alcuni aspetti linguistici non sono acquisiti come nativi e la loro acquisizione
diventa come l’apprendimento di una seconda lingua da parte degli adulti.
• Recentemente alcuni studiosi hanno ipotizzato l’esistenza di più di un periodo definito
“sensibile” per ogni dominio del linguaggio (fonologia, morfologia, sintassi) (Guasti,
2007; Meisel, 2013).
• Esiste un periodo “sensibile” anche per quanto riguarda lo sviluppo della ToM e si
presenta nei primi anni della scuola materna (Peterson, 2004). Tuttavia non è stato
ancora determinato il momento esatto in cui questo periodo abbia inizio.

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Periodo critico: la sintassi
• Bisogna considerare che la maggior parte degli studi sul periodo critico
ha testato l’acquisizione di una seconda lingua, dando per scontato
che la prima lingua fosse già stata acquisita.
• Uno studio recente (Friedmann & Rusou 2015), quindi, suggerisce un
diverso periodo critico per l’acquisizione della prima lingua: nello
specifico, la sintassi viene acquisita entro l’anno di vita, periodo oltre il
quale il bambino potrebbe mostrare grossi deficit sintattici.
• Questo dimostra che è fondamentale fornire un input linguistico
completo il più presto possibile.
• Il dibattito sul periodo di inizio e quello di fine del periodo critico è
ancora molto vivo.
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Apprendimento linguistico
• Processo conscio, il prodotto di una situazione di
apprendimento formale o di un programma di studio in
autonomia (Kramina, 2000: 27).
• È un processo indotto, che avviene per esposizione ad un
input prefigurato e pianificato.
• Per favorire l’apprendimento, lo studente dovrebbe
conoscere tutte le regole di grammatica, la sintassi (ma
potrebbe avere mancanza di fiducia ad avere una
conversazione con un parlante nativo).

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Stephan Krashen
Principles and Practice in Second Language Acquisition, 1981

• Linguista e attivista statunitense


• 5 ipotesi (per migliorare l’apprendimento della L2):
1. Differenza tra acquisizione e apprendimento
2. Ipotesi del Monitor
3. Ordine naturale
4. Input comprensibile
5. Filtro affettivo

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1. Acquisizione Vs .Apprendimento
• L’acquisizione è un processo inconscio che non avviene in modo razionale,
quanto piuttosto attraverso l’immergersi dentro la mole degli input che è
necessario acquisire (per esempio, un bambino che cresce in una famiglia dove
si parla il dialetto, lo fa suo senza studiarlo: lo sente parlare, e lo “osserva”, fino
ad acquisirlo).
• Con l’apprendimento, invece, entra in gioco il lavoro razionale e di studio nel
senso più comune del termine.
• Krashen sostiene che l’acquisizione è stabile e profonda; l’apprendimento
invece, è di durata relativamente breve.
• Gli studenti ai quali viene insegnata una lingua in maniera formale,
apprenderanno la lingua (will learn) ma non l’acquisiranno (will acquire) mai
pienamente.

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2. Ipotesi del monitor
• Il monitor è l’attitudine e la capacità di controllare la
correttezza grammaticale (accuracy) quando parliamo in
lingua straniera.
• È un’elaborazione linguistica consapevole e non
contribuisce all’acquisizione ma alla revisione consapevole
dell’output.
• Varia in modo consistente a seconda della personalità,
dell’età, dello stile cognitivo e del compito verbale
richiesto.

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3. Ipotesi dell’ordine naturale
• La grammatica di una lingua è acquisita in modo spontaneo secondo un ordine
definito “naturale”, dalle strutture più semplici alle strutture più complesse.
• L’acquisizione delle regole grammaticali di L2, quindi, avviene mediante un
ordine fisso, attraverso naturali universali e prevedibili (come in L1), uguali per
tutti gli apprendenti e indipendentemente dall’ordine in cui sono state
insegnate.
• Krashen parla di +1, per dire che si deve costruire una sequenza logica nell’ordine
di insegnamento, dove lo studente possa arrivare al concetto successivo
«facendo un solo passo per volta».
• L’ esposizione alle nuove conoscenze deve avvenire organicamente secondo
una scala progressiva senza salti.

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4. Ipotesi dell’input comprensibile
• L’informazione data ai discenti deve essere comprensibile.
• Un input è comprensibile se viene presentato nel momento
in cui lo studente può afferrarne il significato e l’utilità in
maniera naturale.
• L’input è comprensibile quando si colloca ad uno stadio
immediatamente successivo rispetto al livello di
competenza in L2.
• L’input verrà effettivamente registrato ed immagazzinato
solo quando il filtro affettivo è abbassato (né
apprendimento né acquisizione quando lo studente è in
una situazione di ansia, paura di essere giudicato, ecc.).

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5. Ipotesi del filtro affettivo
• Krashen ipotizza che esista un filtro che funzionerebbe come una difesa
che viene di volta in volta abbassata o alzata.
• “Filtro affettivo”: la componente affettiva interviene nei processi di
apprendimento.
• L’emotività funziona da “acceleratore” o “freno” ai processi di
apprendimento. Quando c’è pathos e ci emozioniamo nello svolgimento di
un compito, immagazziniamo informazioni con più velocità e con maggiore
forza.
• Esisterebbero differenze di apprendimento da parte del bambino nei
confronti di insegnanti diversi. Non è il bambino in sé a essere al centro del
processo di apprendimento, quanto il rapporto che esiste con il suo
“maestro”. In questo senso, l’apprendimento -in ambito scolastico- è
sempre un lavoro congiunto, di collaborazione, fatto “in due”.
Cultura e sordità - Lingue e linguaggio
Input
• Quantità: l’input può essere tanto e l’uptake inferiore. Questo
anche per la lingua dei segni perché è una lingua faccia a faccia. Il
bambino sordo può perdere alcuni dei contesti “faccia a faccia”.
• Qualità: il livello può essere alto ma l’uptake basso.
• Non è possibile stabilire la percentuale ottimale dell’input che il
bambino debba ricevere. Non è automatico che quanto più input
ricevi, tanto più la sua competenza sia maggiore.
• Entrano in gioco altri fattori: chi parla quella lingua, il contesto,
l’interazione con genitori e ambiente, la motivazione.

Cultura e sordità - Lingue e linguaggio


La teoria della mente (ToM)
• «La Teoria della Mente richiama la capacità cognitiva, propriamente umana, di
attribuire a sé e agli altri stati mentali quali opinioni, credenze, desideri, emozioni,
intenzioni e quindi di utilizzare tali informazioni per spiegare e prevedere i
comportamenti altrui. Essa permette di ragionare sugli stati mentali degli altri e di
anticiparli e capire in che modo questi differiscano da noi stessi e dalla nostra realtà»
(Meristo et al., 2012).
• Lo sviluppo della ToM è legato alle capacità di role-taking e di perspective-taking.
• Role-taking: abilità di mettersi nei panni dell’altra persona, decentrandosi così dalla
propria posizione e assumendo un punto di vista diverso dal proprio (Selman, 1980).
• Perspective-taking: adozione della prospettiva altrui in 3 diverse dimensioni:
percettiva, cognitiva ed emotiva (Bonino et al., 1998).
• Teoria della falsa credenza: https://youtu.be/M0QXvaRfqNc

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Empatia
• Dal greco en-pathos = ‘sentire dentro’.
• Condividere l’emozione dell’altro a tal punto che essa
diventa, seppur in maniera sostitutiva, la propria
emozione (Bonino et al., 1998).
• Questa capacità di capire ciò che le persone provano, è
alla base del processo comunicativo linguistico.
• L’empatia e quindi la condivisione affettiva, sono alla
base dello sviluppo della ToM.

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Linguaggio e ToM
• Lo sviluppo del linguaggio è strettamente connesso allo sviluppo della ToM: il
linguaggio ha un ruolo decisivo nella crescita e nell’apprendimento di tutti quei
concetti legati agli stati interni (de Villiers e de Villiers, 2014).
• Il linguaggio è fondamentale per la ToM soprattutto in fase prescolare, tra i 18 mesi
e i 5/6 anni di età.
• Affinché un soggetto sia in grado di esprimere concetti legati a sentimenti,
desideri o pensieri, è necessario che ascolti gli altri parlare di questo mondo
interiore.
• L’ascolto è una base fondamentale in questo processo (Dunn e Brophy, 2005;
Nelson, 2005) al fine di comprendere ed imparare parole come etichette che
esprimono stati mentali che non sono direttamente osservabili (de Villiers e de
Villiers, 2014).

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La ToM nei bambini sordi
• I bambini sordi figli di genitori udenti che non usano la lingua dei
segni mostrano spesso uno sviluppo ritardato della ToM se
paragonati a bambini con sviluppo tipico e a bambini figli di genitori
sordi segnanti.
• I bambini sordi nati in famiglie sorde ed esposti alla lingua dei segni
dalla nascita, mostrano performance paragonabili a quelle di
bambini normoudenti (Courtin, 2000; Moeller et al., 2006; Meristo,
2007)*.
• Qualità dell’input + esperienza.
• Precocità I.C. e/o protesi.

*Citati in Sundqvist et al., 2014.

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Rappresentazione Vs. Comunicazione
• Molte specie rappresentano e comunicano ma solo gli esseri
umani utilizzano un solo e lo stesso sistema sia per
rappresentare che per comunicare: il linguaggio.
• Il linguaggio umano viene usato sia come un sistema
rappresentazionale intra-individuale, sia come un sistema di
comunicazione inter-individuale. La rappresentazione è
equivalente al pensiero verbale (Astington e Baird, 2005).
• La partecipazione del bambino nelle conversazioni
quotidiane è determinante al fine dello sviluppo della Teoria
della Mente.

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La ricchezza del contesto sociale
• Più le conversazioni avvengono in ricchi contesti sociali, più questo permette
alle parole che si riferiscono agli stati mentali e ai loro significati di emergere.
• Attraverso la comprensione di un linguaggio non letterale e attraverso il
contemporaneo sviluppo di abilità metalinguistiche, i bambini diventano capaci
di capire ed utilizzare l’ironia, il sarcasmo, gli scherzi, le barzellette, le metafore
e le bugie (de Villiers et al., 2009; Happè, 1995; Tager-Flusberg, 2000).
• Cruciale il legame tra il linguaggio mentale materno e lo sviluppo della ToM nel
bambino: nelle conversazioni spontanee non solo la quantità, ma anche la
frequenza di termini psicologici incide positivamente sullo sviluppo della ToM.

Cultura e sordità - Lingue e linguaggio 48


Educazione linguistica
• “Azione che mira a far emergere la facoltà genetica caratterizzante l’ homo
loquens, la facoltà di linguaggio – cioè la capacità spontanea di acquisire non solo
la lingua nativa e le altre lingue presenti nell’ambiente in cui si cresce, ma anche
altre lingue nel corso della vita – acquisizione piena o parziale che sia.” (Balboni,
2013).
• L’educazione linguistica è un necessario percorso per tutti gli esseri umani che va
progressivamente esercitata e riattivata nel corso della storia della propria vita.
• Man mano che l’uomo invecchia, certe capacità linguistiche vengono meno,
appunto perché sono capacità cerebrali - impoverimento progressivo delle cellule
cerebrali o conseguenza di traumi.
• QUINDI l’educazione linguistica non deve mai cessare. Bisogna preservare la
propria prima lingua, perché il pericolo è che ceda ad un certo punto. Ciò
comporterebbe un danno irreparabile al soggetto perché è proprio nella specificità
della lingua che trova il suo ‘essere’. Ecco perché l’uomo è ‘homo loquens’.

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“La lingua è un’impronta,
l’impronta maggiore della nostra condizione
umana”.

Octavio Paz
(poeta e scrittore messicano
premio Nobel per la Letteratura nel 1990)

Cultura e sordità - Lingue e linguaggio 50


Bibliografia
Bonino S., Lo Coco A., Tani F. Empatia. I processi di condivisione delle emozioni, Giunti Editore,
Firenze-Milano, 1998.
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between complex syntax and false-belief-understanding, Cognitive Devel-opment 2002; 17:
1037–1060.
de Villiers J. G., de Villiers P. A. The role of language in theory of mind development, Top Lang
Disorders 2014; 34: 313–328.
Ekman P., Friesen W.V. (1969). The repertoire of non verbal behaviour: Categories, origins,
usage, and coding. Semiotics, 1, 49-98.
Kendon A. (1986). Some reason for studying gesture. Semiotics, 62 (1-2), 3-28.
Kendon A. (2004). Gesture: Visible action as utterance. Cambridge: Cambridge University
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Mcneill D. (1985). So you think gesture are nonverbal? Psychological Review, 92, 350-371.
Meristo M., Morgan G., Geraci A., Iozzi L., Hjelmquist E., Surian L., Siegal M. Belief attribution in
deaf and hearing infants. Developmental Science 2012; 15:5: 633–640.

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Bibliografia
Sundqvist A., Lyxell B., Jönsson R., Heimann M. Understanding
minds: early cochlear implantation and the development of
theory of mind in children with profound hearing impairment,
Int J. Pediatr Otorhinolaryngol 2014; 78(3):537-43.
Rimé, B., & Schiaratura, L. (1991). Gesture and speech. In R.S.
Feldman & B. Rimé (Eds.), Fundamentals of nonverbal behavior
(pp. 239–281). Cambridge University Press; Editions de la
Maison des Sciences de l'Homme.
Watzlawick, P., Helmick Beavin, J., Jackson, Don D. (2008),
Pragmatica della Comunicazione Umana, Casa Editrice
Astrolabio, Ubaldini Editore Roma.

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Questa presentazione di Michela Franceschini è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione
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