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ARTE CRETESE O MINOICA

• Contemporaneamente alla nascita e allo


sviluppo della civiltà egizia, nel Mediterraneo
orientale una diversa cultura artistica sorgeva
in alcune isole e in alcuni territori della
penisola greca (le civiltà pre-elleniche).
• Fu soprattutto dall’isola di Creta che vennero
le più originali novità, ed è qui che si sviluppa
quella cultura figurativa definita anche
«minoica» dal nome del mitico re Minosse.
ARTE CRETESE O MINOICA
• AGLI INIZI DEL II MILLENNIO L’ISOLA DI CRETA SI
IMPONE IN TUTTA L’AREA MEDITERRANEA DANDO
ORIGINE ALLA CIVILTA’ MINOICA DAL NOME DEL
MITICO RE DI CNOSSO MINOSSE, ED IN BREVE TEMPO
RAGGIUNGE UN ELEVATO GRADO DI CIVILTA’.
• TALE FATTO ERA DOVUTO ANCHE ALLA POSIZIONE
GEOGRAFICA DELL’ISOLA, PONTE NATURALE TRA IL
L’AREA MEDITERRANEA, L’EGITTO E LA
MESOPOTAMIA (LA COSIDDETTA MEZZALUNA FERTILE
LAMBITA DAI FIUMI TIGRI ED EUFRATE
LA MEZZALUNA FERTILE
ROTTE COMMERCIALI CRETESI
• La civiltà minoica (III-II millennio a.C.), che prese il nome
dal mitico re Minosse, costituì l’età del bronzo della storia
dell’isola di Creta, già popolata all’incirca dal 6000 a.C.
• La sua durata quasi bimillenaria è stata suddivisa dagli
storici in base alla storia dei palazzi (Festo, Cnosso,
Mallia).
• periodi
• Pre-palaziale (2500-2000 a.C. circa),
• Proto-palaziale (2000-1700 a.C. circa),
• Neo-palaziale (1700-1400 a.C. circa)
• Post-palaziale (1400-1100 a.C. ).
• Cnosso, Hàghia - Triàda e Festo furono città senza mura, a
indicare una civiltà pacifica all’interno dell’isola e protetta
dal mare dalle insidie esterne.
• Il mitico re Minosse costruì una flotta che gli consentì di debellare
la pirateria nel mar Egeo e di colonizzarne isole e coste.
• L’espansionismo coloniale si affermò, quindi, nel periodo
neopalaziale e fece del controllo del mare il punto di forza della
monarchia e della civiltà minoica, che si configurò come una
“talassocrazia” ovvero di dominio del mare. (talàsso=mare e
crazia=potere, dal greco)
• Creta, commercialmente in contatto con Grecia, Siria, Egitto, Sicilia
e Italia meridionale, fu esportatrice di prodotti artistici e
artigianali, come i vasi o pìthoi (ceramica policroma o di Kamares,
1700), gioielli d’oro e armi. La sua moneta, il talento, ebbe grande
diffusione nel Mediterraneo.
• Le pitture dei palazzi cretesi, centri della vita politica, economica e
religiosa, e le suppellettili di ceramica testimoniano una fiorente
attività artistica e artigianale e una vita sociale ricca di feste e
incontri sportivi, in cui le donne godevano di notevole spazio e
prestigio.
• I palazzi dei re-sacerdoti erano veri e propri “labirinti”, come
quello di Cnosso, dal quale Teseo, secondo il mito, sarebbe
riuscito a scappare solo con l’aiuto del filo di Arianna (figlia di
Minosse e Parsifae).
• La loro complicata struttura, in cui le stanze si alternavano ai
cortili, collegate da un fitto e intricato reticolo di corridoi,
eleganti sale di rappresentanza, teatri e capienti magazzini
per la raccolta di scorte alimentari (olio, frumento, vino).
• Il palazzo era anche munito di ingegnose condutture per lo
scarico dell’acqua,
• Le opere pubbliche (strade lastricate, ponti, viadotti, strutture
portuali) dimostrano un notevole livello di civiltà.
• le funzioni religiose si svolgevano nei palazzi, ma anche in
caverne o grotte delle montagne intorno alle città,.
• a Creta non sono stati ritrovati templi e luoghi specificamente
costruiti per finalità di culto.
TESEO LIBERATORE
Teseo liberatore, Museo
archeologico nazionale di
Napoli. Da Pompei.
Teseo ha appena ucciso il
Minotauro riverso a terra
nell'ingresso del labirinto, e viene
ringraziato dai giovinetti ateniesi
destinati a finire in pasto al
mostro, mentre sulla destra il
popolo cretese assiste sorpreso
all'evento.
Teseo: decimo mitologico re di
Atene
La leggenda del Minotauro
• Figlio del Toro di Creta e di Pasifae, regina di Creta, era
un essere mostruoso e feroce, con il corpo di un uomo
e la testa di un toro che nacque per volere di
Poseidone, il dio del mare, che intendeva punire il re
di Creta, Minosse.
• in seguito il figlio di Minosse, Androgeo, dalle notevoli
capacità atletiche, fu ucciso dal re Egeo, padre di Teseo
e re di Atene. Minosse, adirato, sconfisse gli ateniesi e
impose un tributo di sangue: la consegna, ogni nove
anni, di sette fanciulli e sette fanciulle da dare in
pasto al Minotauro.
• Tale sacrificio cessò solo grazie all'intervento di Teseo,
figlio del re Egeo, che con l'aiuto di Arianna riuscì ad
uccidere il mostro.
• La leggenda del Minotauro
• Il mito del minotauro affonda le sue radici a Creta: qui regnava un re i cui sudditi
credevano illegittimo, il re Minosse, figlio dell'unione tra Zeus ed Europa. Minosse,
preoccupato del fatto di non essere ben visto dai suoi cittadini, chiede al dio del
mare Poseidone, un toro in regalo come segno dell'approvazione del suo regno da
parte dell'Olimpo.
• Il toro ricevuto in regalo da Poseidone era un toro bianco e bellissimo che Minosse
avrebbe dovuto sacrificare. Considerata la bellezza dell'animale, però, Minosse
decide di non sacrificare il toro e di usarlo per le sue mandrie. Poseidone, dopo
aver scoperto che Minosse non aveva sacrificato l'animale, decide di punire il re e
di far innamorare la moglie di Minosse, Pasifae, del toro.
• Dall’unione del toro bianco e di Pasifae nasce il Minotauro, creatura mostruosa e
violenta.
• Minosse decide quindi di rinchiuderlo nel labirinto di Cnosso, un
palazzo a forma di labirinto costruito da Dedalo da cui era
impossibile uscire.
• Dopo l'uccisione da parte degli ateniesi del figlio
di Minosse, Antrogeo, il re di Creta dispose che ogni anno, per tutti
gli anni, la città di Atene gli avrebbe dovuto inviare, ogni anno, sette
fianciulli e sette fanciulle da sacrificare al minotauro che si cibava
di carne umana.
• Convinto di riuscire a sconfiggere il minotauro, Teseo, il figlio
del re di Atene Egeo e innamorato di Arianna, figlia di Minosse
e Pasifae, si offre volontario tra i fanciulli sacrificali. Arianna,
prima dell'entrata di Teseo nel labirinto, offre al ragazzo un filo
di un gomitolo che avrebbe dovuto srotolare all'interno del
labirinto per non perdere la via d'uscita.
• Teseo sconfigge il minotauro e, insieme con Arianna, riparte
alla volta di Atene ma, durante la traversata, il giovane
ragazzo abbandona la sua amata sull'isola deserta di
Nasso. Rimasta sola, Arianna inizia a piangere finché non
viene confortata e rapita da Dionisio. Poseidone, infuriato con
Teseo per aver abbandonato la ragazza, fece scoppiare una
tempesta che squarciò le vele bianche della nave di Teseo,
costringendo quindi il ragazzo a issare le vele nere.
• Il re Egeo, prima che Teseo partisse, aveva chiesto al figlio di
issare le vele nere solo in caso di sconfitta.
• Egeo, vedendo avvicinarsi una nave con le vele nere, decide
quindi di togliersi la vita, gettandosi nel mare che ha poi
preso il suo nome: il Mar Egeo.
LA CITTÀ PALAZZO
• Ia città-palazzo minoica cioè dell’isola di Creta, poteva avere
all’incirca una superficie di 24 km quadrati, si articolava
attorno ad un cortile rettangolare disposto secondo l’asse
nord-sud, attorno al quale gli edifici si disponevano
seguendo l’andatura del terreno, quindi senza alcuna regola
di simmetria. Andiamo a descrivere il palazzo:
• L’ingresso al palazzo è segnalato da una scalinata d’accesso
che immette nel cortile.
• Gli edifici attorno alla grande corte hanno a loro volta piccoli
cortili.
• Tutti gli edifici sono collegati da scale, terrazze e strade
strette.
• La decorazione ricorrente è l’ascia bipenne detta anche
Labrys da cui il nome «labirinto» cioè «palazzo dell’ascia
bipenne»
• In onore del Minotauro, divinità con testa di toro e
corpo umano, si svolgevano le tauromachie
(battaglie tra tori o tra uomini e tori) e taurocatapsie
(volteggi su tori).
• Non sappiamo se al vertice di ogni Palazzo ci fosse un re o un governatore locale ma
questi vengono rappresentati con alcune figure di autorità che portano i capelli lunghi
e un bastone da Pastore, segni del comando.
• la gente comune invece sembra condurre un'esistenza un po' più misera molti di loro
erano marinai e commercianti ma molti altri lavoravano per produrre i beni da portare
al palazzo abbiamo una scena di vita contadina nel vaso dei mietitori dove vediamo
persone lavorare nei campi poi una tazza d'oro con un domatore di tori oppure il
pescatore dall'affresco di terra ma abbiamo anche scene di svago come l'affresc dei
pugili e da queste raffigurazioni possiamo vedere come i minoici andassero vestiti in
sostanza mezzi nudi con un telo attorno alla vita.
• più interessanti invece vedere come si acconciavano le donne con le loro
capigliature e come si truccavano.
Casa delle dame a Cnosso
A Cnosso vi era una fiorita cultura
degli affreschi. I cretesi
dipingevano sulle pareti del
palazzo di Cnosso opere
eccezionali con la classica visione
di profilo tipica dell'arte egizia. Il
motivo di questa particolare
tecnica rappresentativa è la causa
dei continui scambi commerciali e
culturali tra la civiltà cretese e
quella egizia.
Vaso (RHYTON) dei mietitori
Proveniente dalla villa presso Haghia Triada, datato XVI
secolo a.C. circa, ed oggi conservato a Heraklion nel
Museo Archeologico.
Si tratta di un rhyton (vaso per uso rituale) L'artista, riesce
magistralmente a rendere una scena di grande
spontaneità e sano umorismo, dalla quale trapela tutta la
forza vitale di quest'arte capace di concentrare in spazi
limitati un dinamismo incontenibile. La rappresentazione,
curata nei minimi dettagli, è realizzata con un bassissimo
rilievo, animato da sottili incisioni. La resa della
profondità si realizza attraverso l'espediente della
sovrapposizione di piani paralleli.
La scena riproduce una rustica processione di contadini,
probabilmente per i riti della mietitura. I contadini,
appaiati, vestiti di un perizoma stretto in vita e con la
testa coperta da un semplice copricapo, sfilano, issando
una selva di forconi e falcetti. Mescolato al corteo dei
lavoratori marcia un gruppo di tre cantanti, guidati da un
quarto, che tiene nella destra uno strumento di pe
rcussione simile a un sistro egiziano: la sua cassa toracica
è talmente tesa che gli si possono contare le costole. Il
gruppo, a bocca spalancata, sembra cantare con
trasporto.
La scrittura
• Grande conquista della civiltà minoica furono la
scrittura alfabetica, detta “lineare A” (ideata tra
il 2000 e il 1700), tuttora non decifrata, che si
aggiunse alla scrittura pittografica, detta
“geroglifica cretese”.
• Intorno al 1400, successivamente alla distruzione
dei palazzi, forse a causa di un terremoto (o forse
della conquista achea), si ebbe una profonda
trasformazione della civiltà cretese, dovuta
all’invasione dell’isola da parte degli achei, che
imposero la civiltà micenea
LA SCRITTURA «GEROGLIFICO CRETESE», ANCORA OGGI
INDECIFRATA, NEL DISCO DI FESTO
ISOLA DI CRETA E SCAMBI COMMERCIALI CON ALTRI PAESI DEL
MEDITERRANEO ORIENTALE
Palazzi, case di campagna, tombe ed
altri insediamenti a Creta
Periodizzazione dei palazzi cretesi
• Le prime manifestazioni si datano al 2.500 a.C.,
quando in Egitto sono già sorte le grandi piramidi.
Da questa data, la periodizzazione più diffusa
dell’arte cretese individua tre principali periodi:
• periodo prepalaziale (o minoico antico): dal 2.500
al 2.000 a.C.
• periodo protopalaziale dei primi palazzi (o
minoico medio): dal 2.000 al 1.700 a.C.
• periodo neopalaziale(o minoico tardo): dal 1.700
al 1.400 a.C.
I PALAZZI CRETESI-PROPORTZIONE E
ORGANICITÀ DEI PALAZZI
https://www.youtube.com/watch?v=efMiePJ1tuo

• le costruzioni cretesi non cercano la simmetria


ma si adattano alle condizione orografiche del
terreno (curve di livello)
• i palazzi cretesi s’ inseriscono nel paesaggio con
naturalezza ed organicità.
• Le loro dimensioni sono proporzionate alle
funzioni che devono svolgere.
• la distribuzione degli ambienti con i relativi
percorsi di attraversamento, è varia e
movimentata.
CITTÀ-PALAZZO DI CNOSSO
IL PALAZZO DI CNOSSO
Le colonne minoiche sono rastremate verso il basso e presentano dimensioni
robuste coronate da grandi capitelli circolari del genere dorico. Non partono
da terra ma si appoggiano a bassi muretti di pietra locale. Sono colorate di
rosso e nero
LA STANZA DELLA REGINA
È decorata in modo
molto stilizzato come si
può ossevare dai fiori
con petali contenuti
entro dei cerchi, dai
delfini e dalle onde in
alto, resi con estrema
naturalezza ma in modo
stilizzato con colori
vivaci stesi a campiture
piatte, linee morbide e
sinuose, ben delineate.
LA SALA DEL TRONO
L’ARTE CRETESE
• a Creta si sviluppò una civiltà dai caratteri più liberi e fantasiosi, non
appare condizionata da poteri forti, né da guerre o da saccheggi
Nella sala del trono sono presenti:
• i grifi-guardiani senza ali (testa di acquila con corpo di leone) che
come figura araldica(che indica la nobiltà del personaggio a cui si
riferisce, in questo caso il re) chimerica (di natura fantasiosa),
simboleggia custodia e vigilanza. Sono accovaciati e tra le figure si
innalzano fili vegetali flessi come dal vento, aspetto naturalistico
importante. Inoltre poiché riunisce l'animale dominante sulla terra, il
leone, con quello dominante in cielo, l'aquila, il grifone simboleggia
anche la perfezione e la potenza.
• un trono in gesso alabastrino
• il “bagno lustrale” (Purificatorio, espiatorio, con riferimento ai
sacrifici, alle cerimonie degli antichi per ingraziarsi la divinità... ) di
fronte al trono che dimostra il
carattere religioso della sala effettuato nei vasi “paniformi” rinvenuti
sul pavimento.
LA PARISIENNE
• Una figura femminile con caratteristiche mediterranee e
brillanti per il make-up, denominata 'La Parisienne' da A.
Evans, era parte di una scena di banchetti cerimoniali
probabilmente che si svolgeva nella sala superiore dell'ala
ovest del palazzo di Cnosso, dove l'affresco è stato trovato.
• La donna ritratta deve il suo soprannome allo sguardo
ammiccante, al suo trucco audace e alla sua acconciatura
elaborata caratterizzata dal nodo sacro dietro la nuca e che
potrebbe indicare una sacerdotessa o addirittura una dea.
• La sua dimensione più grande e il 'sacrale nodo' trefolato
(con tre fasce) fino alle spalle sta ad indicare che essa è
stata probabilmente una sacerdotessa leader.
• (1450-1350/1300 BC). Museo Archeologico di Heraklion -
Crete, Grecia
LA PARISIENNE
QUESTA FIGURA
FEMMINILE ERA
PROBABILMENTE UNA
SACERDOTESSA E
DALL’ABITO SI DEDUCE
CHE STA ESEGUENDO UN
RITO RELIGIOSO
LA PARISIENNE, AFFRESCO NELLA SALA
DEL SANTUARIO DI CNOSSO
• grande attenzione alla cura del corpo nelle donne.
• Le donne utilizzavano oli e unguenti e si truccavano
• I cosmetici erano custoditi in cofanetti a forma ovoide,
piriforme (a forma di pera) o di sembianze animale.
• La donna ritratta deve il suo soprannome allo sguardo
ammiccante, al suo trucco audace e alla sua
acconciatura elaborata caratterizzata dal nodo sacro
dietro la nuca e che potrebbe indicare una
sacerdotessa o addirittura una dea.
DECORAZIONE AFFIDATA AL COLORE E
DIMENSIONE UMANA DEGLI AMBIENTI
• La decorazione è affidata al colore delle
superfici. Eseguita con la tecnica ad affresco
dai toni vivaci.
• L’architettura cretese presenta una
dimensione umana, di grande intimità ,
specchio di una vita quotidiana serena e
gioiosa.
IL CONCETTO DEL BELLO COME
FRUIZIONE ESTETICA PER ABBELLIRE I
LUOGHI DELLA VITA QUOTIDIANA
• Un ruolo particolare spetta alla decorazione delle
città- palazzo.
• Le immagini, cioè, non venivano utilizzate per
rappresentare concetti da comunicare, come
nell’arte egizia, ma venivano utilizzate per
abbellire i luoghi di vita.
• E, quindi, ciò che conta nella decorazione è la sua
fruizione estetica, pertanto arte è sinonimo di
bello
• Il concetto di arte=bello verrà poi trasmesso ai
Greci e a noi
IMMEDIATEZZA E SINTESI DELLA
RAPPRESENTAZIONE FIGURATIVA
• L’arte cretese è libera e spontanea.
• coglie la realtà con immediatezza e felice sintesi.
• È un arte, quindi, di tipo naturalistico, anche se
non esente da qualche tecnica antinaturalistica,
cioè geometrica e astratta
• Le figure si affidano soprattutto al disegno della
linea di contorno;
• i colori sono stesi senza effetti chiaroscurali, ma
con campiture uniformi e vivaci, che finivano per
esaltare il valore decorativo.
Le ceramiche di Kamàres
https://www.youtube.com/watch?app=desktop&v=DHnIT6M22YU

• Sono ceramiche molto raffinate e sottili,


caratterizzate da disegni per lo più geometrici,
con forme talvolta di fantasia, spirali e doppie
spirali, talvolta zoomorfe, con linee sottili,
ondulate e parallele, rappresentazioni quasi
sempre su fondo scuro con pochi colori.
VASI DI FESTO Prochous , h= 45 cm ,
ceramica di Kamares,
1800 a.C.
Pithos, ceramica di
Kamares,h=69 cm, 1800
a.C.

Brocchetta di Gurnià, h=
45 cm , ceramica di
Kamares, 1800 a.C.
Cratere a decorazione
plastica , h= 45 cm ,
ceramica di Kamares,
1800 a.C.
FUNZIONE DEI VASI DI FESTO
• Questi vasi, che contenevano originariamente
degli alimenti (cibi o bevande), erano stati
offerti alla divinità il cui culto veniva celebrato
nella grotta, e provenivano con ogni
probabilità da Festo.
L’ASCIA BIPENNE
• Pithos con ascia bipenne, h=
134 cm , terracotta, 1700
a.C., Museo archeologico di
Iraklion
• L’ascia bipenne, con due
lame contrapposte, è
simbolo del potere minoico
e si trova dipinta come
emblema anche all’interno
dei Palazzi
LA DEA MADRE
• La religione comprendeva il culto della Gran Madre, divinità femminile della
terra e della fecondità, e, in posizione subordinata, di una divinità maschile
(Paredro), forse dio della vegetazione.
LA DEA DEI SERPENTI
• La Dea dei serpenti è una dea della civiltà minoica, riferibile a rituali
della fecondità, figura ricorrente della scultura minoica. È spesso in maiolica,
di altezze varianti dai 29,5 cm ai 38,5 cm
• La statuetta ha il tipico abito a falde ricadenti, uno stretto corpetto, che
comprime e lascia scoperti i seni, tipico delle sacerdotesse. Il seno è
simbolo sia di desiderio che di allattamento e maternità, e suggerisce una
connessione con il concetto di fertilità.
• Le mani della dea stringono due serpenti, abitanti della terra e portatori a
volte di morte, mostrandoli all'osservatore.
• divinità ctonia (dal greco chthon, “terra”) cioè legata al culto delle forze
sotterranee e degli inferi.
Il serpente e il gatto
• La figura del serpente è utilizzata in molteplici opere
letterarie, religiose e mitologiche, come simbolo di
femminilità e persuasione.
• Ad esempio, la Gorgone della mitologia greca, Medusa,
viene descritta da Ovidio come una bellissima donna con
serpenti velenosi al posto dei capelli
• La Dea dei Serpenti minoica è una donna attiva e doma il
serpente a confronto con l’Eva , di contro, si lascia
incantare (passiva).
• I serpenti, il gatto, i capelli neri ed il trucco degli occhi,
suggeriscono una connessione con la cultura egiziana.
• Secondo gli Egizi i gatti erano animali sacri associati
all’amore, alla fertilità ed ai giorni di festa E proprio come i
faraoni, erano considerati importanti nella vita dell’aldilà: i
loro corpi venivano infatti mummificati, bendati con fasce
di lino e i loro musi coperti da maschere di bronzo. Infine,
venivano messi in sarcofagi a forma di “gatto seduto”.
LA DEA DEI SERPENTI
3. Al significato di 1. all’eleganza,
morte e alla grazia e
rinascita, di delicatezza della
rinnovamento, di figura femminile
fertilità e di fanno da
madre terra è contrappasso la
legato il simbolo spudoratezza del
del serpente. suo seno nudo, la
4. ad esso, fa da virilità delle sue
contrappasso il braccia,
senso della l’incitamento
morte e sessuale tenuto a
dell’aldilà bada da velenosi
simboleggiata dal serpenti;
gatto seduto;
AFFRESCHI
• Le figure degli affreschi minoici sono dipinte in
pose naturali con movimenti liberi, attitudine
caratteristica di una cultura marinara abituata
alla libertà di movimento, alla limpidezza e al
vigore.
• Nel periodo neopalaziale (1700-1600 a.C.), si
si prediligono scene naturalistiche come
giardini e fauna marina
Il principe dei gigli
(fiore caro alla divinità)
o il re-sacerdote 1550
a.c.
(ricostruzione. Si notano
le differenze tra le parti
originali e quelle
ricostruite)

TAUROCATAPSIE
(VOLTEGGI SU
TORI).
Tauromachia:
combattimento
con il toro
Il principe dei gigli
• Frammento di un affresco più grande, andato perduto.
Così chiamato perché raffigura un uomo abbigliato
come un principe che passeggia tra i gigli, stilizzati, che
lo circondano. Ha molti richiami all’arte egizia. Tuttavia
se ne discosta per la naturalezza del movimento
plurimo. Infatti, l’uomo sta camminando in avanti, fa
anche un gesto con il braccio sinistro perché sta
trainando un animale con una corda, forse per un rito
sacrificale, infine, si sta toccando una ciocca di capelli,
gesto colto nella naturalezza del momento. Anche i
capelli sono rappresentati in forma dinamica, come
mossi dal vento e dal suo ondeggiare in avanti.
IL TORO
• TAUROMACHIA = battaglie tra tori o tra uomini e tori
• In onore del Minotauro, divinità con testa di toro e corpo umano, si svolgevano le
tauromachie (battaglie tra tori o tra uomini e tori) e taurocatapsie (volteggi su tori).
• L’immagine del toro è legata al concetto di forza, vigore e fertilità. Questa
creatura era venerata e rispettata, considerata come un elemento primordiale
del cosmo, una divinità della terra. Nella Creta minoica esisteva un vero e
proprio culto del toro e ad esso veniva riservato un rituale nelle pratiche spirituali
dell’epoca.
• La taurokatapsia ovvero il salto acrobatico al di sopra del toro è
una manifestazione artistico-agonistica, cioè un gioco con il toro e non certo una corrida
dove alla fine il toro muore. In questo sport le donne erano incluse e infatti la figura
della donna era molto apprezzata ed evoluta. Le donne avevano un ruolo di rilievo nella
società e lo si vede dagli affreschi dove sono spesso rappresentate
• L’immagine del toro bianco offerto da Poseidone a Minosse è l’immagine della bellezza,
del toro albino, una immagine deificata della bestia.
• I riti, come la taurokatapsia, rispecchiava la volontà di mettere
ordine al caos dell’universo attraverso la capacità dell’uomo di superare le avversità
dell’ambiente con le proprie forze, ed in questo caso, per arrivare ad instaurare
un’armonia con la divinità scesa in terra.
• Questa conflittualità con gli elementi della natura lo si vede anche nell’artigianato
artistico
RHYTON zoomorfo
dal greco rhein, «scorrere», quindi «che versa»

Rhyton o vaso da libagione a


forma di testa di toro. Materiale:
basalto. Il Rhyton era un recipiente
dal quale il sacerdote beveva il
vino durante nella cerimonia della
Libagione. Trovato a Cnosso.
Conservato al museo di Iraklion,
capitale dell’isola di Creta.
Dalla testa al collo si versavano sul
suolo le libagioni (olio, latte, acqua,
vino) ed infine il fedele beveva le
ultime gocce dalla bocca del
Rhyton
Cerimonia delle libagioni
• cerimonia dello spargimento rituale del vino,
di una bevanda, di un liquido alimentare, o di
un'essenza, per terra o su particolari siti o
oggetti, come un altare, una stele o un
manufatto, quale atto di offerta alla divinità,
ad altre entità non terrene o a defunti.
Il rhyton zoomorfo
• Era un vasi da libagione diffuso
anticamente nell’area
mediterranea e nel vicino
Oriente, per lo più fittile ma
anche di metallo, talvolta
munito di manici ad ansa: era
in tutto o in parte conformato
in modo da raffigurare un
animale intero o un muso di
animale ed era spesso dotato
di una seconda apertura dalla
quale versare il liquido.
" Corni di consacrazione " (simbolo di protezione)
collocati sui tetti di edifici in neopalaziale, o sulle
tombe o santuari, probabilmente come segni di
santità della struttura oppure sugli ingressi della
città, sui portoni d’ingresso dei palazzi e
significavano protezione dalle forze oscure che
stavano al di fuori del mondo umano.

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