Lucio Russo Antropologia
Lucio Russo Antropologia
Lucio Russo Antropologia
Studio de
Arte dell’Educazione:
Antropologia
di Rudolf Steiner
Osservatorio Scientifico
Spirituale
www.ospi.it
Indice
Copertina . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . i
Indice . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . iii
Indice degli incontri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . iv
Prima Conferenza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1
Seconda Conferenza . . . . . . . . . . . . . . . . . . 30
Terza Conferenza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 75
Quarta Conferenza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 126
Quinta Conferenza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 149
Sesta Conferenza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 165
Settima Conferenza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 178
Ottava Conferenza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 193
Nona Conferenza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 215
Decima Conferenza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 238
Undicesima Conferenza . . . . . . . . . . . . . . . . . 257
Dodicesima Conferenza . . . . . . . . . . . . . . . . . 272
Tredicesima Conferenza . . . . . . . . . . . . . . . . 289
Quattordicesima Conferenza . . . . . . . . . . . . . . 307
Note all’Edizione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 319
1o – 4 novembre 1999 . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1
2o – 11 novembre 1999 . . . . . . . . . . . . . . . . . 11
3o – 18 novembre 1999 . . . . . . . . . . . . . . . . . 21
4o – 25 novembre 1999 . . . . . . . . . . . . . . . . . 30
5o – 2 dicembre 1999 . . . . . . . . . . . . . . . . . . 38
6o – 11 dicembre 1999 . . . . . . . . . . . . . . . . . 48
7o – 18 dicembre 1999 . . . . . . . . . . . . . . . . . 56
8o – 23 dicembre 1999 . . . . . . . . . . . . . . . . . 65
9o – 30 dicembre 1999 . . . . . . . . . . . . . . . . . 75
10o – 13 gennaio 2000 . . . . . . . . . . . . . . . . . 84
11o – 20 gennaio 2000 . . . . . . . . . . . . . . . . . 93
12o – 27 gennaio 2000 . . . . . . . . . . . . . . . . . 102
13o – 3 febbraio 2000 . . . . . . . . . . . . . . . . . . 113
14o – 10 febbraio 2000 . . . . . . . . . . . . . . . . . 122
15o – 17 febbraio 2000 . . . . . . . . . . . . . . . . . 131
16o – 24 febbraio 2000 . . . . . . . . . . . . . . . . . 139
17o – 2 marzo 2000 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 149
18o – 9 marzo 2000 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 157
19o – 16 marzo 2000 . . . . . . . . . . . . . . . . . . 169
20o – 23 marzo 2000 . . . . . . . . . . . . . . . . . . 178
Prima Conferenza
1o incontro – 4 novembre 1999
Seconda Conferenza
4o incontro – 25 novembre 1999
Terza Conferenza
9o incontro – 30 dicembre 1999
Quarta Conferenza
Dice Steiner: “ L’educazione e l’insegnamento dell’avvenire
dovranno assegnare un valore tutto speciale alla formazione
della volontà e del sentimento [. . .] Solo quando si conosce
davvero la volontà, è possibile conoscere pure, almeno in parte,
gli altri moti dell’anima, i sentimenti. Che cosa è veramente un
sentimento? Un sentimento è molto affine alla volontà. Vorrei
dire: la volontà non è che il sentimento attuato, e il sentimento
è la volontà trattenuta. La volontà che ancora non si estrinseca
del tutto, che resta trattenuta nell’anima, è il sentimento; il
sentimento è la volontà attutita. Perciò si potrà comprendere la
natura del sentimento solo dopo che si sarà afferrata la natura
della volontà. ” (p. 61).
È importante notare che ci si serve qui del pensiero non
per dare una “ definizione ” del sentimento, ma per orientarne e
guidarne l’osservazione.
Come vedete, ci troviamo sempre in un ambito dinami-
co: cioè in presenza di giochi di forze. Dice Steiner che il
“ sentimento è molto affine alla volontà ”; ma si potrebbe anche
dire che il sentimento e la volontà sono la manifestazione, a
due livelli diversi, di una stessa forza. Il primo è infatti una
volontà che si realizza “ trattenendosi ” all’interno (dell’anima),
mentre la seconda è un sentimento che si realizza “ attuandosi ”
all’esterno (dell’anima).
Ricordiamoci che, nell’anima, agiscono il pensare, il sentite
e il volere, ma che il pensare è fortemente influenzato, in alto,
dall’Io (dallo spirito), e che il volere è fortemente influenzato,
in basso, dal corpo (dagli istinti).
L’anima, dunque, è soprattutto “ anima ” al centro, laddove
agisce appunto il sentire.
Quinta Conferenza
17o incontro – 2 marzo 2000
suo agio con gli schemi, cosı̀ gli occhi, ad esempio, si trovano a
loro agio con i colori, ma non con i suoni.
Lo sforzo di pensare dinamicamente la vita del volere nel
pensare, o quella del pensare nel volere, costituisce quindi un
esercizio.
“ Una sottile attività volitiva – dice Steiner – pervade la
formazione dei pensieri, li collega fra loro, per arrivare a giu-
dizi e conclusioni. ”. A questo proposito, ricorderete che, una
sera, ho sottolineato la necessità di non limitarsi ad affermare
– come spesso si fa – che, per trascendere l’intelletto, occorre
“ immettere ” il volere nel pensare (come se nel pensare ordinario
non vi fosse alcun volere), bensı̀ d’impegnarsi a distinguere la
qualità del volere (nel pensare) che caratterizza l’attività intuiti-
va, quella ispirativa o quella immaginativa dalla qualità (morta)
del volere che caratterizza l’ordinaria attività rappresentativa.
So che questo non è facile, perché ci si figura in genere la
morte come una mera “ assenza di vita ”, e non come un’entità
(un principio attivo), allo stesso modo in cui ci si figura in
genere la libertà come una mera “ assenza di costrizione ”, e
non come un soggetto o un Io.
Ci sarà però difficile comprendere la differenza tra il pensiero
cosiddetto “ riflesso ” (rappresentativo) e il pensiero cosiddetto
“ vivente ” (immaginativo), se non comprenderemo e sperimen-
teremo la differenza tra la “ volontà di morte ” (arimanica)
che muove, dis-animandolo, il primo e la “ volontà di vita ”
(michaelita) che muove, animandolo, il secondo.
Dice Steiner: “ Questo interpenetrarsi delle attività dell’a-
nima si riscontra anche impresso nel corpo, in cui l’attività
animica in questione si manifesta. Guardiamo per esempio
l’occhio umano: se lo osserviamo nella sua totalità, vediamo in
esso proseguire i nervi; ma vediamo proseguire nell’occhio anche
le vie del sangue. Per il fatto che vi proseguono i nervi, penetra
facciamo penetrare nei nostri semplici istinti gli ideali, gli ideali
morali. Ed ora capirete meglio che cosa significhi in questo
campo l’antipatia. Se gli impulsi, di cui osserviamo la presenza
nel bambino, ci restassero solamente simpatici per tutta la vita,
come lo sono al bambino, ci svilupperemmo animalescamente
sotto l’influsso dei nostri istinti. Questi istinti devono diventarci
antipatici, e lo diventano infatti attraverso i nostri ideali morali,
ai quali gli istinti sono antipatici, e che nella simpatia infantile
degli istinti versano, per tutta la nostra vita ulteriore tra la
nascita e la morte, l’antipatia. Ecco perché lo sviluppo morale è
sempre qualcosa di ascetico. Basta che questo elemento ascetico
sia preso nel senso giusto. ” (pp. 80-81).
Teniamo presente che non esiste niente di più spirituale
della natura. I minerali, le piante e gli animali sono esseri
molto più spirituali di noi. Ma in tanto lo sono, in quanto
non si conoscono e non possono conoscersi. Come si fa infatti
a conoscersi? È presto detto: dividendosi (in se stessi). Per
sapere che si è un Io deve infatti esserci un Io che vede un
Io. Perché ciò sia possibile, il circolo o l’anello della natura
(l’inconscia continuità naturale) deve dunque spezzarsi, cosı̀ che
una sua estremità possa osservare e pensare, avendola di fronte
a sé, l’altra.
col far leva sul pensare “ oggettivo ”: vale a dire, sul pensare
scientifico. Dal momento, tuttavia, che il pensare scientifico-
naturale è in grado di ri-educare o ri-abilitare il sentire soltanto
nell’ambito dei nostri rapporti con la realtà inorganica, chi
voglia ricondurlo all’“ oggettività ” anche nell’ambito dei suoi
rapporti con le realtà della vita, dell’anima e dello spirito, deve
allora conquistarsi un pensare scientifico-spirituale.
Il che vuol dire, in sostanza, che deve passare dal pensare del
nervo al pensare del sangue. Normalmente, infatti, il pensare
“ oggettivo ” è supportato dal nervo, mentre il sentire e il volere
“ soggettivi ” sono supportati dal sangue.
Restituire gradualmente e pazientemente “ oggettività ” al
sentire (e al volere), mediante il pensare scientifico-spirituale,
vuol dire dunque rinnovare il sangue (il “ succo molto peculiare ”,
di Goethe): vuol dire ossia sottrarlo, quale veicolo, alla nostra
inferiore natura (all’Es) e restituirlo, purificato o redento, allo
spirito (all’Io).
Ascoltate quanto scrive Scaligero, nel suo Manuale pratico
della meditazione: “ Il sentire, come pura forza dell’anima, può
sorgere là dove è tacitato il sentire normale, che è comunque il
veicolo della natura animale dell’uomo. In conseguenza della
meditazione, il sentire tende a sorgere come forza di ritmo
dell’anima, già in tal senso indirettamente sollecitata da ogni
saggio collegamento del pensiero con la volontà. ”.
Continueremo giovedı̀ prossimo.
Sesta Conferenza
Dice Steiner: “ Alle considerazioni che, in linee generali, abbia-
mo già fatte dal punto di vista animico, ne aggiungeremo ora
altre dal punto di vista spirituale [. . .] Ogni qualvolta vogliate,
da qualsiasi punto di vista, studiare giustamente l’uomo, dovre-
te sempre ritornare a questa distinzione delle facoltà animiche
umane: del conoscere, che si svolge nel pensare, del sentire e
del volere. Finora abbiamo osservato tali attività collocandole,
per cosı̀ dire, nell’atmosfera dell’antipatia e della simpatia; ora
vogliamo guardare il pensare, il sentire e il volere dal punto di
vista spirituale. ” (pp. 88-89).
Che cosa vuol dire “ guardare il pensare, il sentire e il volere
dal punto di vista spirituale ”? Vuol dire guardarli dal punto di
vista dei livelli, dei gradi o degli stati di coscienza (della veglia,
del sogno e del sonno).
Dice Steiner: “ Ogni parte, ogni elemento dell’attività che
chiamiamo ≪ conoscere ≫ è dentro in tutto ciò che il vostro
io compie; e ciò che il vostro io compie è, a sua volta, tutto
implicato nell’attività del conoscere. Siete interamente nella
chiarità (nella ≪ luce ≫ – nda), vivete in un’attività pienamente
cosciente, per dirla in modo concettuale. Sarebbe infatti un
guaio se, nel conoscere, non foste pienamente coscienti, se cioè
aveste il senso che, mentre formate un giudizio, nel vostro io
avviene qualcosa, ma subconsciamente, e che il giudizio è il
risultato di tale processo incosciente. ” (p. 89).
Che cosa accadrebbe, infatti, se un architetto non fosse
pienamente cosciente mentre progetta un palazzo, o un inge-
gnere un ponte? Che il palazzo e il ponte molto probabilmente
crollerebbero; e sarebbe davvero un “ guaio ”.
Quanto è raro, per fortuna, che capiti agli architetti e agli
ingegneri, che operano sul piano fisico, quasi sempre, purtroppo,
Settima Conferenza
20o incontro – 23 marzo 2000
Ottava Conferenza
Dice Steiner: “ Potrete dire che, veramente, il dormire e il
vegliare sono processi ancora più oscuri che il ricordare e il
dimenticare, e quindi che non potremo guadagnar molto inda-
gando questi ultimi con l’aiuto dei primi. E nondimeno, chi
osservi accuratamente ciò che per l’uomo va perduto quando
il suo sonno sia turbato, ne potrà dedurre come nella vita del-
l’anima umana si inserisca alcunché di perturbatore quando il
dimenticare non venga messo nel giusto rapporto col ricordare
[. . .] Ma quando avviene questo? Avviene allorché non riuscia-
mo a regolare a nostra volontà il ricordare e il dimenticare. ”
(pp. 116-117).
Può qui aiutarci il tornare a considerare, ancora una volta,
il tipo stenico (isterico) e quello astenico (nevrastenico). È
facile osservare, infatti, che, nel primo, il dimenticare prevale
sul ricordare, mentre, nel secondo, il ricordare prevale sul di-
menticare. Ma questo avviene proprio perché il dimenticare è
legato al sonno e all’apparato metabolico (che predomina nel
tipo stenico), cosı̀ come il ricordare è legato invece alla veglia e
all’apparato neuro sensoriale (che predomina nel tipo astenico).
Questi sono fatti di natura (e quindi karmici ) che andrebbero
sagacemente e pazientemente corretti, al fine di riuscire, per
dirla con Steiner, “ a regolare a nostra volontà il ricordare e il
dimenticare ”.
Non è infatti salutare e umano dimenticare tutto, ma non
è nemmeno salutare e umano ricordare tutto, cosı̀ come non è
salutare e umano stare sempre a dormire o stare sempre svegli.
Quello che conta, anche in questo caso, è un giusto ritmo, cioè
un giusto rapporto tra l’oblio e il ricordo.
Dice Steiner: “ Si arriverà sempre più a porre il ricordare
e il dimenticare nella sfera del proprio arbitrio, quando si ap-
Nona Conferenza
24o incontro – 20 aprile 2000
Ciò che non dà più la natura può però tornare a darlo lo
spirito. Com’è possibile, infatti, un’immediatezza (incosciente)
della natura, cosı̀ è possibile un’immediatezza (cosciente) dello
spirito (che sta, per cosı̀ dire, un’“ ottava sopra ”). Non ci si
può però elevare dall’una all’altra, se non si affronta e supera,
anzitutto, la prova della mediazione neuro-sensoriale.
A tal fine, oggi studiamo, pensiamo, meditiamo e prati-
chiamo esercizi interiori. Verrà un giorno, però, in cui tutto
questo non sarà più necessario, poiché i nostri sforzi si saranno
convertiti (“ entrandoci nel sangue ”) in “ istinto ”: in un istinto,
se si vuole, “ acquisito ”, e non più “ naturale ”.
Un insegnante in cui abbia cominciato a risvegliarsi (almeno
un poco) tale forza, saprà quasi sempre cosa fare, perché gli
verrà suggerito (ispirato) dall’istinto dello spirito o, per meglio
dire, dallo spirito quale istinto.
Dice Steiner: “ Sappiamo che il periodo interessante l’edu-
cazione e l’istruzione nel loro complesso, è quello che racchiude
i due primi decenni della vita. Sappiamo inoltre che anche
la vita complessiva del fanciullo, riguardante questi due primi
decenni, è tripartita. Fino alla seconda dentizione, il fanciullo
ha un carattere ben determinato, che si esprime specialmen-
te nel fatto di essere un individuo imitatore, di voler imitare
tutto quanto vede nell’ambiente che lo attornia. Dal setti-
mo anno fino alla pubertà, egli vuole invece accogliere sulla
base dell’autorità di persone a lui maggiori tutto quanto ha
da sapere, sentire e volere. E solo con la pubertà l’uomo co-
mincia ad anelare a potersi mettere in rapporto col mondo
esterno attraverso al giudizio proprio. Perciò dobbiamo ba-
dare che, quando abbiamo davanti a noi dei ragazzi nell’età
scolastica, dobbiamo sviluppare in loro quell’uomo che, dal
più profondo essere della loro stessa natura, richiede un’au-
torità che lo guidi. Educheremo male se non siamo in grado
Decima Conferenza
Dice Steiner: “ Ora dovremo completare quanto abbiamo det-
to, cercando in un primo tempo di collegare il punto di vista
spirituale, animico e corporeo, in modo da ottenere uno sguar-
do d’insieme completo sull’uomo, per poter poi passare alla
comprensione anche della corporeità esteriore. Per comincia-
re, richiamiamo alla memoria quello che molte volte abbiamo
messo in evidenza, e cioè che l’uomo ha forme diverse nelle tre
parti del suo corpo. Abbiamo messo in rilievo (cfr. la seconda
parte dell’Arte dell’educazione – ndr ) che la forma del capo è
essenzialmente sferica, e che, in questa forma sferica, risiede la
vera essenza corporea della testa umana. Poi abbiamo rilevato
che la parte ≪ petto ≫ dell’uomo è un frammento di sfera, sicché,
disegnando schematicamente, diamo al capo una forma sferica,
al petto una forma lunata, rendendoci conto che in tale forma
lunata è contenuto un frammento, una parte di sfera. ” (p. 142).
Non possiamo qui prescindere dall’osservare con molta at-
tenzione le due figure che corredano questa conferenza (una a
pagina 143; l’altra a pagina 148).
Tali figure, benché “ schematiche ”, stimolano infatti la no-
stra immaginazione: ci stimolano cioè a modificare il punto
di vista dal quale siamo abituati a osservare le cose: nel caso
specifico, lo scheletro umano. Solo contemplandolo e muovendo
al contempo il pensiero, è infatti possibile rendersi conto delle
relazioni (morfologiche) che vigono tra le sue tre parti. Il fatto,
ad esempio, che, le costole, nella parte posteriore del tronco,
siano tutte unite alla colonna vertebrale, mentre, in quella ante-
riore, siano dapprima unite allo sterno, e poi, scendendo, siano
invece aperte o dischiuse, non è privo di significato. Che cosa
ci ricorda infatti il loro movimento? Non è difficile: quello di
una pianta che si apre o dischiude nel fiore.
Undicesima Conferenza
Dice Steiner: “ Abbiamo detto ieri che la testa è principalmente
di natura corporea. La parte ≪ tronco ≫, l’abbiamo caratteriz-
zata come corporea e animica. E la parte ≪ membra ≫, come
corporea, animica e spirituale. Ma naturalmente, dicendo che la
testa è principalmente di natura corporea, non abbiamo affatto
terminato di caratterizzare la testa. Nella realtà le cose non
sono cosı̀ nettamente separate le une dalle altre. Perciò potremo
dire in modo altrettanto giusto: la testa è di natura animica e
spirituale come il petto e gli arti, ma in modo diverso da essi. ”
(p. 156).
Anche qui vale quanto abbiamo detto a suo tempo del
pensare, del sentire e del volere: ossia, che tutti e tre sono
sempre attivi, ma in modo tale che ciascuno svolge, in un caso,
un ruolo sovraordinato, e, negli altri due, un ruolo subordinato.
La testa, infatti, è in primo luogo “ corporea ” e in secondo
luogo “ animico-spirituale ”, cosı̀ come il tronco è in primo
luogo “ animico ” e in secondo luogo “ corporeo-spirituale ” e le
membra sono in primo luogo “ spirituali ” e in secondo luogo
“ animico-corporee ”.
Dice Steiner: “ Quando l’uomo nasce, la testa è già in modo
preminente ≪ corpo ≫. Ciò vuol dire che l’elemento spirituale-
animico che la forma e la elabora come testa, si è in certo
modo impresso nella forma della testa fisica. Questa è la ra-
gione per cui nella testa – che è la prima a formarsi nel corso
dell’evoluzione dell’embrione umano – viene a manifestarsi in
modo speciale l’elemento spirituale e animico dell’uomo. Che
relazione vi è tra il corpo, in quanto ≪ testa ≫, e l’elemento
animico e quello spirituale? La testa è ≪ corpo ≫ già pervenuto
al massimo di perfezione possibile, essa ha già compiuto in
precedenti stadi dell’evoluzione tutto quanto era necessario per
la sua trasformazione da animale a uomo; per tutto ciò la testa
Dodicesima Conferenza
30o incontro – 8 giugno 2000
dell’Io, e la testa non ne è che una parte (la “ più perfetta ”).
È opportuno ricordarlo, perché viviamo in tempi di “ cefalo-
centrismo ”: ossia, in tempi in cui molti “ hanno perso la testa ”
per la testa.
Ma che cosa vuol dire “ idolatrare ” la testa? Vuol dire
rinunciare a umanizzarla, permettendole cosı̀ di “ animalizzarci ”.
Ma in che senso ci “ animalizza ”?
Per rispondere a questo interrogativo, dobbiamo ricordarci
che il minerale è spazio, il vegetale è tempo e l’animale è qualità.
La specie è infatti qualità, e quindi concetto. E che cos’è il
concetto? È l’“ Io di gruppo ” o la legge che determina o gover-
na il comportamento animale (scrive Hegel, nella Enciclopedia
delle scienze filosofiche: “ L’organismo animale, come univer-
salità vivente, è il concetto [. . .] Esso rappresenta il concetto
nelle sue determinazioni sviluppate e in quanto esistono in
lui. ”).
La testa “ animalizza ” dunque l’uomo riducendo l’Io indivi-
duale (che non risiede in essa, e che trascende la sfera astrale
dei concetti) a Io di gruppo o specie.
Sul piano fisico, ad esempio, “ specie ” sono i longilinei, i
brevilinei e i normolinei; sul piano eterico, “ specie ” sono i
collerici, i flemmatici, i melanconici e i sanguigni; e, su quello
astrale, ancora “ specie ” sono gli stenici (estroversi) e gli astenici
(introversi). Solo l’Io non è “ specie ”, poiché è individuale, e
per ciò stesso inclassificabile.
Ma non è tutto. “ Specie ”, infatti, sono anche (sul piano
spirituale) i materialisti, i sensisti, i fenomenisti, i realisti, i
dinamisti, i monadisti, gli spiritualisti, gli pneumatisti, gli
psichisti, gli idealisti, i razionalisti e i matematisti: vale a
dire, coloro che s’identificano con una di quelle dodici visioni o
concezioni del mondo di cui parla Steiner in Pensiero umano e
pensiero cosmico (Estrella de Oriente, Trento 2004 – ndr ).
Ma torniamo a noi.
Dice Steiner: “ Forme animali soprasensibili si muovono
continuamente nell’uomo, e vengono disciolte. Che cosa acca-
drebbe se vi fosse un fotografo soprasensibile, capace di fissare
questo processo, cioè di registrare le fasi dell’intero processo
su delle lastre fotografiche? Che cosa si vedrebbe su queste
lastre? Si vedrebbero i pensieri dell’uomo [. . .] Questa continua
metamorfosi di quanto di animalesco scorre dalla testa verso
il basso, non viene ad espressione sul piano fisico, ma agisce
nell’uomo in modo soprasensibile, dando luogo al processo del
pensiero [. . .] La testa non è soltanto quella pigrona che riposa
sulle vostre spalle, ma è anche quella parte di voi che vorrebbe
trattenervi nell’animalità. Essa vi dà le forme dell’intero regno
animale, e vorrebbe che questo regno sorgesse continuamente
in voi. Ma voi, per mezzo del vostro tronco e dei vostri arti,
non permettete che attraverso di voi, nel corso della vostra vita,
sorga un intero regno animale; voi trasformate invece questo
regno animale nei vostri pensieri. ” (pp. 171-172).
Il che significa, alla luce di quanto abbiamo detto finora, che
come impediamo, inconsapevolmente, ai concetti (agli “ Io di
gruppo ” degli animali) di scorrere “ dalla testa verso il basso ”,
di scendere cioè dal corpo astrale al corpo eterico e, mediante
questo, al corpo fisico, cosı̀ dovremmo impedire loro, consape-
volmente, di salire dal corpo astrale all’Io, e di usurparne in tal
modo il ruolo.
Dice Steiner: “ Anche il sistema del tronco è in relazione col
mondo circostante, ma non col regno animale, bensı̀ con tutto
l’insieme del mondo vegetale. Vi è una misteriosa relazione fra
il tronco dell’uomo, il petto, e il mondo vegetale [. . .] Attraverso
i suoi processi vitali, l’uomo inspira l’ossigeno e, unendolo col
carbonio, produce l’anidride carbonica: se poi fosse in grado
di separare nuovamente dentro di sé l’ossigeno e di espellerlo,
Tredicesima Conferenza
Dice Steiner: “ Dobbiamo prendere in considerazione un duplice
aspetto del rapporto dell’uomo col mondo perché, come abbiamo
detto, la conformazione degli arti è del tutto opposta a quella
della testa. Dobbiamo renderci familiare la difficile idea secondo
la quale non possiamo comprendere la forma degli arti se non ci
rappresentiamo la forma della testa per analogia con un guanto
o con una calza che vengono rovesciati. Il fenomeno che viene
ad esprimersi in questo modo è di grandissima importanza per
tutta la vita umana. Se rappresentiamo ciò con un disegno (con
quello a p. 182 – nda), le cose stanno cosı̀: la testa è formata in
modo che vi si eserciti una pressione dall’interno verso l’esterno
ed essa venga come gonfiata da dentro. Se invece pensiamo agli
arti, dobbiamo rappresentarci che, per effetto del rovesciamento
di cui abbiamo parlato, la pressione su di essi viene esercitata
dall’esterno verso l’interno; ciò ha un grande significato per
la vita umana. Immaginatevi che ciò che costituisce il vostro
essere interiore prema dall’interno contro la vostra fronte: ora,
la superficie interna delle vostre mani e dei vostri piedi risente
anch’essa continuamente una pressione che è uguale a quella
che si esercita dall’interno sulla fronte, ma che è diretta in
senso contrario. Mentre poi portate la mano incontro al mondo
esterno o appoggiate la pianta del piede sopra il suolo, entra
in voi, attraverso la mano o il piede, una corrente dall’esterno
che è la stessa che fa pressione dall’interno contro la fronte. ”
(pp. 182-183).
Possiamo farci un’idea di queste due opposte correnti, pen-
sando a quelle animiche del pensare e del percepire. La prima
(efferente) esercita infatti “ una pressione dall’interno verso l’e-
sterno ”, mentre la seconda (afferente) l’esercita “ dall’esterno
verso l’interno ”. Se poi ci ricordiamo che il percetto è quella
metà dell’entelechia (dell’essenza dell’oggetto o del fenomeno)
Quattordicesima Conferenza
Dice Steiner: “ Noi distinguiamo chiaramente tutto quello ch’è
connesso con la formazione della testa da ciò che costituisce
il sistema del petto e del tronco in generale, e da ciò che si
riferisce alla formazione degli arti; inoltre dobbiamo formar-
ci l’idea che il sistema degli arti è molto più complicato di
quanto comunemente si creda. Infatti, ciò che costituisce que-
sto sistema e che, come abbiamo visto, proviene dall’esterno,
si prolunga all’interno dell’uomo; dobbiamo dunque fare una
distinzione anche fra quelle parti del corpo umano che sono
costruite dall’interno verso l’esterno, e quelle che invece sono,
in certo modo, inserite dall’esterno verso l’interno. Se conside-
riamo a fondo questa triplice organizzazione del corpo umano,
ci apparirà del tutto evidente che la testa dell’uomo per sé
sola è un essere umano completo che si è innalzato al di sopra
del regno animale. Abbiamo nella testa la testa vera e pro-
pria. E poi abbiamo in essa un tronco, che corrisponde a tutto
quanto è di pertinenza del naso. Infine vi è una parte corri-
spondente agli arti, che ha il suo prolungamento nell’interno
del corpo, costituita da tutto quello che comprende la bocca. ”
(p. 194).
Tutto ciò “ ci apparirà del tutto evidente ” – dice Steiner –
se “ consideriamo a fondo ” la “ triplice organizzazione del corpo
umano ”; per poterla considerare cosı̀, è tuttavia necessario
alleggerirsi del bagaglio di tutte le nostre consuete e statiche
rappresentazioni. Il che è reso difficile dalla pigrizia o dall’inerzia.
Che il naso costituisca una sorta di metamorfosi dei polmoni, o
che la mascella e la mandibola costituiscano una metamorfosi
degli arti, ci apparirà infatti “ del tutto evidente ” soltanto se,
immaginando, sapremo muovere il pensiero in sintonia con il
processo oggettivo della metamorfosi, che non è un “ essere ”,
ma un “ divenire ”.
Note all’Edizione
Il presente lavoro riproduce totalmente e fedelmente
i contenuti dell’opera originale compresa la struttura
dei capitoli, dei paragrafi e le evidenziazioni del
testo.
1.0 / 2019-05