Storia Dell'architettura II
Storia Dell'architettura II
Storia Dell'architettura II
ROBERTO DULIO
PARZIALE I
LEZIONE I
LA STORIOGRAFIA DELL’ARCHITETTURA MODERNA I
Storiografia dell’architettura, storia della storia dell’architettura. La storia si basa su una spiegazione di eventi
ed il loro accadimento. I fatti di cui abbiamo informazioni sono moltissimi, la storia si basa su dati certi si, ma
sono selezionati e interpretati. Abbiamo una lettura di questi dati, per quanto siano oggettivi non lo sono più
in quanto sempre elaborati. Disciplina in evoluzione, influenzato da condizionamenti che gravano.
Quando nasce la storia dell’architettura? Nasce quando nasce l’architettura, si parte da qualcosa di visto
conosciuto, ma per arrivare all’idea di storia si parla del trattato di Vitruvio. Tradotto da Cesare Cesariano
nel 1521, Il de architectura scritto nel 29-23 a.C., è un manuale che guarda al passato guardando gli esempi
passati per poter costruire. Nel rinascimento, i trattatisti pensano di fondare la nascita dell’architettura
tornando alle componenti classici di Vitruvio, operazione storica che serve per sprigionare l’idea di una nuova
architettura. La storia dell’architettura è sempre stata strumentale, cioè avere un’utilità per costruire, la
nostra storia architettonica è figlia del passato in senso strumentale. Vitruvio era senza illustrazioni, solo nella
versione del 1521 vengono inseriti, cercando di ricostruire quello che Vitruvio dice ma non illustra.
Progressista l’idea di sottrarsi a una volontà divina e ripensare a una cultura con al centro l’uomo, come
dibattito filosofico del tempo. L’uomo vitruviano iscritto in una geometria, sottrarsi a un’aurea divina e
spingersi verso la razionalità, sollecitazione del nuovo progetto. Fruizione del testo latino; ricostruzione del
teatro greco.
Altro Trattato, in equilibrio ambiguo della storia del progetto, il de Readificatoria di Leon Battista Alberti.
Nei dibattiti dell’epoca si aprivano dibattiti molto scolastici, nella riproduzione del modello; molti architetti
avanguardistici reclamavano una libertà compositiva come Brunelleschi, ecc., con soluzioni nuove. Rapporto
ambiguo tra storia e proiezione di questa storia sul progetto. Rappresentazione del Colosseo, attenzione ai
trattati nel senso figurativo e degli elementi costruttivi; scanalature della colonne, proporzioni differenti degli
elementi costruttivi con scale metriche proporzionali con il dimensionamento delle parti.
Arriviamo a un esempio dove la ricaduta progettuale diventa più esplicita, Andrea Palladio I quattro libri
dell’Architettura, 1570. Fino agli anni Venti del Novecento avendo libri stampati illustrati era raro, non è
scontato nella storia la produzione dei libri nel tempo, passaggi litografici. Sezione del Pantheon, in maniera
esplicita illustra le costruzione degli edifici esistenti e pone dei modelli per la costruzione di edifici, indicati in
modo sommario viene schematizzato l’utilizzo del cemento con il disegno per indicare le tecniche costruttive.
Fornisce appunto dei modelli di progetto, ipotizzando dei modelli componibili che possono essere frutto della
composizione di parti più semplici agglomerato al complesso, attraverso varie modalità. In Palladio abbiamo
una vocazione per diventare un prontuario di forme esplicite, nella volontà di essere utilizzabili rispetto ai
trattati precedenti. Si sofferma poi su particolari tecnici come le scale a chiocciola, quadrate, ecc. repertorio
abaco.
Poi abbiamo il caso di Giorgio Vasari, Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori, e architettonici, 1550, assume
un taglio più storico, la prima storia dell’arte scritta per biografie.
Perché tutti questi architetti si definivano moderni, perché appartenevano alla contemporaneità, e in questo
utilizzo del termine per indicare un’appartenenza al presente continua anche oggi. Ci sentiamo moderni,
anche nella storia gli architetti si definiscono moderni. Questo aggettivo viene utilizzato dal rinascimento per
indicare la contemporaneità, ma assume un’altra connotazione. Dal punto di vista storico e second gli storici
l’età moderna va dal 1492 al 1789. Vi è un uso improprio dell’aggettivo moderno da parte degli architetti. La
storia dell’architettura moderna in sé, fa riferimento al rinascimento.
Modern architecture, 1932, è un catalogo di una mostra nella quale si vuole legittimare una nuova
architettura, è un volume che voleva propagandare un’avanguardia architettonica, volontà di dare una certa
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STORIA DELL’ARCHITETTURA II
interpretazione specifica, selezionandoli in modo parziale. Nel 1932 due giovani storici dell’arte Philipp Philip
Johnson e Henry-Russell Hitchcock, al MoMa, decidono di fare questo volume facendo capire del mondo
occidentale come si stia diffondendo una nuova architettura, gli edifici moderni sono sempre più
stereometrici, sempre meno decorati, contrastinguendo un nuovo linguaggio. La mostra si chiama Modern
Architecture, in ambiguità con il vero significato di moderno. Influenza il lessico della storia dell’architettura.
International style, contrastinguendo uno stile diffuso negli anni Trenta, il libro cerca di popolarizzare
questa tendenza. Il curatore della mostra si aggiunge, Barr, interesse seminale sulla manualistica, cercano
di selezionare, raggruppando le analogie tra le architetture in diffusione. Vogliono prenderli come
riferimenti, per fornire un modello di architettura futura. Selezionano una serie di architetti come Wright,
Gropius, Mies van der Rohe, ecc., che guardano al modello europeo. Nel libro vi sono immagini, che non
solo documentano ma sono modello di riferimento. Il MoMa del 1932 è un appartamento sulla quinta
strada, dove venivano organizzate mostre, importanza seminale sull’architettura del 1900, quasi amatoriale
dal punto di vista concettuale. Plastici appoggiati a tavoli, stampe ai muri. A partire da questa mostra viene
definito il Modern Movement, cristallizzando l’immagine di una tendenza, una tendenza progressista,
vengono appiattite le differenze degli architetti. Il libro unifica le opere degli architetti. Anche i successivi
libri promuovono questa modalità, escludendo tutto quello che non rientra in questa tendenza. Come molti
curatori che aspirano a creare una mostra coerente, Johnson e Hitchcock hanno escluso aspetti importanti
dell'architettura attuale che non sono stati sottoposti ai loro rigorosi criteri estetici. Ad esempio, per
uniformità e categorizzazione, Johnson e Hitchcock ignorarono le opere significative dell'Espressionismo e
dell'architettura organica degli anni '20 e '30, le cui forme biomorfiche avevano un'influenza fondamentale
sull'architettura moderna. La "Modern Architecture: International exhibition" rappresenta la
cristallizzazione di un movimento architettonico definitivo. Proprio come l'esposizione "Architettura
decostruttivista" del 1988 al MoMA, curata anche da Philip Johnson, la mostra segnò la prima volta che lo
"Stile Internazionale" divenne istituzionalizzato e ufficialmente riconosciuto.
Modern Building. Its Nature, Problems and Forms, Behrendt, 1937, riprende la visione di Pevsner,
raggruppando forme però più organiche. Pevsner rimane statico in un modello, Behrendt si lega al Filone
moderno dell’international style e un filone dalle forme più organiche mosse. L’itinerario è di quello
precedente ma con la diversificazione dello stile moderno e dello stile organico. Ricorrenza delle immagini,
c’è una modernità meno scontata rispetto alla precedente.
Space, Time and Architecture. The growth of a new tradition, S. Giedion, 1941. Raccoglie una serie di lezioni,
Giedion si basa sul libro di Pvsner e Behrendt, ma fa una cosa in più. Nella copertina abbiamo l’espressione
dell’idea: Continuità storica che ha radice ben più lunghe, unendo il movimento nello spazio e nel tempo,
rapporto con gli aspetti figurativi come Picasso. Giedion è tedesco, se i primi libri non si sbilanciano dal
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punto di vista politico, ma nel suo discorso si sbilancia sul lato politico. Componente democratica, contro i
totalitarismi del suo tempo. Il fascismo ha un rapporto, un legame con l’architettura avanguardista del paese,
l’architettura divine propaganda politico. In Germania no il nazismo non si serve dell’architettura moderna.
Ci sono tre aspetti degli studi di Giedion in Space, Time, and Architecture:
1. Tracciare i passaggi storici del passato più recente che hanno contribuito all’emergere
dell’architettura moderna, in particolare considerati da un punto di vista estetico, dal punto di vista
della vita interiore dell’architettura
2. Dimostrare il parallelismo tra lo sviluppo dell’architettura e della scienza, della pittura, della filosofia,
dell’ingegneria, ecc.
3. Mostrare gli elementi base della forma, dello spazio e del tempo dell’architettura.
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STORIA DELL’ARCHITETTURA II
1. Il pericolo che il modernismo si esaurisca in una corrente stilistica è inoltre sottolineata più volte la
historical necessity dell’architettura moderna, e se ne traccia una sua genealogia (Pevsner 1936,
Giedion 1941, G. Ar 1935).
2. grande attenzione al ruolo sociale dell’architettura, alla tecnologia, alla necessità di un lavoro
collettivo: il modello non è affatto Wright
3. per scongiurare l’idea di architettura come stile viene focalizzata l’attenzione sui suoi aspetti, sociali,
morali e quindi politici: “Modern Architecture is FIGHTING FASCISM”.
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STORIA DELL’ARCHITETTURA II
metafora della democrazia, mentre la sua architettura assurgeva a modello di una rinnovata modernità. Il
titolo del volume era una ovvia citazione di Le Corbusier (1923).
Dell’originale stesura del volume, che Zevi propone alla casa editrice Faber & Faber (Pevsner, Mumford,
Wright) nell’aprile del 1944, rimane solo il manoscritto della traduzione. L’edizione inglese del volume appare
infatti dopo quella italiana pubblicata da Einaudi nel 1945. Verso un’architettura organica. Saggio sullo
sviluppo del pensiero architettonico negli ultimi cinquant’anni viene pubblicato da
Einaudi nel marzo 1945. L’edizione inglese appare nel 1950: con una diversa copertina (Clark, house in
California, 1941), senza l’immagine di Falling Water, completata da un apparato iconografico – assente
nell’edizione italiana – che non si limita al solo Wright (Ain, Soriano, Wurster, Lescaze), e soprattutto con una
più appropriata introduzione nei confronti di un contesto che geograficamente, e ormai anche
temporalmente, è lontano dall’Italia dell’immediato dopoguerra, il libro viene percepito in maniera diversa.
Soprattutto appare meno enfatizzata la figura, comunque centrale, di Wright. Invece per il lettore italiano
l’architettura organica diventa essenzialmente quella di Wright. L’equazione sarà fortunatissima.
Verso un’architettura organica: le fonti
Sicuramente, e dichiaratamente, nella stesura di Verso un’architettura organica hanno un ruolo
fondamentale i libri di Pevsner, Behrendt e Giedion (Platz). Per quanto riguarda invece Wright è certo che
Zevi si sia documentato sul libro pubblicato da Hitchcock nel 1942, In the Nature of Materials. The Building
of Frank Lloyd Wright 1887-1941, che egli consulta alla biblioteca del Riba insieme al testo di Wright del 1939,
An Organic Architecture, che raccoglieva le conferenze tenute a Londra dall’architetto americano.
Anche per il libro di Zevi pesi tantissimo la triade precedentemente citata, lucidità e acutezza nell’aggiungere
un tassello per inserire il libro in uno scenario nuovo e moderno
è Riferimento libro
ESERCITAZIONE
LEZIONE II
RAZIONALE VS ORGANICO
Verso un’architettura organica viene pubblicato da Einaudi nel marzo 1945. Profezia dell’architettura, la
conferenza tenuta da Persico nel 1935, viene pubblicata dalla casa editrice milanese Muggiani nel febbraio
1945; la collana “I coriandoli” era diretta da Alfonso Gatto e Giulia Veronesi. Architettura e democrazia, la
traduzione di Modern Architecture che raccoglieva le Kahn Lectures tenute da Wright nel 1930, è pubblicata
dalla casa editrice milanese Rosa & Ballo nel luglio del 1945; la traduzione è di Giuliana Baracco. Architettura
organica è appunto la traduzione di An Organic Architecture, ed è pubblicata da Muggiani nell’agosto del
1945; il volume era curato , nuovamente, da Gatto e Veronesi.
Modello avanguardista utilizzata dal regime, linea espressiva di Wright, differente dall’international style.
1945 verso un’architettura organica di Zevi, diventa una bibbia per le forme e le teorie di Le Corbusier. Le
Corbusier è qualcosa di più complesso dei cinque punti dell’architettura, è un’artista, un urbanista, che
padroneggia un pensiero rivoluzionario, comunicato alla più ampia quantità di architetti e intellettuali, si
inventa una serie di retoriche per semplificare il suo progetto, tra i quali racchiude i cinque punti di
architettura. Il volume di Zevi e aggiungerci il termine organico, è il compimento del progetto di Le Corbusier,
per l’Italia Zevi trasforma Wright come un modello a cui guardare, umanizza una serie di teorie che nella
logica di Le Corbusier erano lontani dalla pulsione reale della vita. Organico è un aggettivo per l’architettura
di Wright, Aalto, per tutti quei modelli che si emancipano dal modello del Bauhaus, il movimento moderno
possiamo intenderlo nella contestualizzazione storica nella sua costruzione storiografica.
Zevi non rinuncia ad avere nella copertina la Casa sulla cascata, architettura della democrazia, in realtà la
figura di Wright non era sconosciuta in Italia. Già del 1914 a Roma erano state pubblicate le sue opere,
Marcello piacentini aveva pubblicato l’hotel di Tokio.
Edoardo Persico, libro di Camilleri, ricostruzione filologica; Edoardo Persico e gli artisti. Era un critico di storia
architettura, ma studia giurisprudenza, attratto dal mondo dell’arte, si trasferisce da Torino a Milano.
Edoardo Persico aveva una capacità fabulatoria degli artisti, da degli orizzonti intellettuali e di ricerca molto
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STORIA DELL’ARCHITETTURA II
suadenti, persico poi si occupa di architettura. Si occupa di Casabella, cambiando grafica, contenuto. Si è
reinventato. In una conferenza degli anni ’30, a Torino in una conferenza, nella Pro Cultura Femminile, parla
di architettura, Persico legato al mondo degli artisti, in questa conferenza afferma come la nuova architettura
vede in Wright, nasce con Wright, è l’espressionismo stimola la nuova tendenza. Movimento pittorico che
cambia la grammatica dell’architettura. L’architettura di Wright è l’architettura che rivoluziona il mondo
espressivo del ventesimo secolo. Veronesi, Mazzucchelli, e altri della cerchia di intellettuali intorno a Persico,
al momento della pubblicazione di Zevi vedono l’opera come già vista, Persico aveva già capito l’approccio
precursore di Wright. Persico l’aveva già detto, e sollecitati dalla pubblicazione di Zevi, vengono pubblicati
altri volumi riguardo a Wright. Architettura e democrazia, Wright architettura organica, Profezia
dell’architettura, ecc. si assiste a un ribaltamento rispetto all’opera svolta di Zevi.
Nel 1951 viene fatta una mostra a Firenze, sulla scia di Zevi, si decide di ospitare la mostra a Palazzo Medici,
La voluta esclusività di un ruolo, Zevi diventa professore a Venezia dal ’45-’46. Zevi a sua volta in questo clima
vuole essere sempre più l’interlocutore con Wright, l’unico autore di questa proposta storiografica e
intermediario della figura di Wright e della cultura architettonica italiana.
Foto: Zevi e Wright che si fronteggiando, la seconda cancella la figura centrale, vuole essere l’unico mediatore
con Wright. La sua bibliografia cristallizza l’immagine che vuole dare di sé, costruzione storiografica come
quella di Pevsner. Zevi idealizza la sua vicenda personale, che sembra quasi evangelica. Artificio retorico
sull’immaginario dell’architetto. Zevi era un privilegiato, nel 1938, si vede negato il suo status, non può avere
un ruolo professionale, è un trauma è stato così forte che la sua volontà di rendere legittima un’opposizione
fa sì che si senta in un ruolo di conquistata democrazia. Vuole riappropriarsi del proprio ruolo.
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STORIA DELL’ARCHITETTURA II
L’elemento della scala si ripropone in entrambi i modelli architettonici, una è massiccia l’altra crea una scala
a sbalzo come quella di Zevi. L’elemento della ringhiera inclinati e l’altro diritto, considerazioni che superano
la stereometria convenzionale, l’attacco ai pilastri di pianta regolare e l’altra poligonale. I pilastri si conficcano
nella soletta nascondendo, l’altro è evidente. Anche le superfici sono trattate differentemente, colori chiari
nella prima colori chiari l’altro violento.
Anche negli interni i colori rendono irregolare uno spazio rettangolare come in Zevi, vengono a generarsi
delle quinte inclinate, la rivoluzione geometrica dell’ampliamento irrompe nella palazzina stessa, l’orditura
poligonale delle luci illumina lo spazio interno.
Anche le opere d’arte sono legate al tempo di Zevi, De Luigi, Porcellana invetriata di Leoncillo, è attento alla
collocazione di opere all’interno; gli arredi hanno sempre una maglia poligonale.
Negli anni ’50, Figini e pollini per Olivetti a Ivrea, creano un modello poligonale, spezzando la giacitura del
modulo allungato, pilastri poligonali, nervature che si distinguono tra portate e portanti, scale inclinate,
giacitura diagonale rispetto al muro seguendo l’andamento del pianerottolo. Sono seguaci di Le Corbusier,
ma attestano poi il loro modello su quello Zeviano. Il progetto zeviano ha un’influenza sull’architettura e la
produzione edilizia. Frutto che è generato da questo sistema.
PRERAFFAELLITI
William Morris, Edward Burne-Jones 1890 ca.
(Ghitta Caren, Un ritratto mondano: Fotografie di Ghitta Carell)
Jane Burden Morris, ritratta assiduamente nelle opere preraffaellite, idealizza la Beatrice che dante ha potuto
incontrare.
Jane Burden Morris, La bella Isolda, 1856-58.
Dante Gabriele Rossetti, The blue silk dress, 1868; Proserpina 1873, colori cupi scuri; The salutation of
Beatrice.
Morris promuove le sue idee con caricature, era un socialista convinto ma apparteneva a una classe
benestante. à Caricatura di J. P. Stafford, contraddizione delle ideologie e reale appartenenza sociale.
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STORIA DELL’ARCHITETTURA II
Unica soluzione, è una dimora di campagna con pozzo, sembra frutto di varie addizioni, padiglioni, finestre
rettangolari, architettura stratificata nel tempo. Si evince quanto detto prima, costruito per nuclei, cambiano
le forme delle finestre, i tetti funzionando in modo diverso, i camini allo stesso modo. Questa differenziazione
è una libertà di costruzione per parti uguali, la forma segue la funzione, il compimento ultimo è architettura
d’avanguardia, ma cercando il preambolo della logica per dare l’idea di stratificazione di costruzione
episodica, meno univoca dell’edificio. Bovindo, finestra in aggetto. Bowindo rotonda, bewindo segue il
poligono, gli elementi in facciata conferiscono un’imitazione all’architettura medioevale ma differenziandosi,
Mackintosh farà la stessa cosa in Scozia.
Spazi funzionali per la cucina, di servizio di soggiorno, piano primo camere ecc. ordire la pianta secondo una
disposizione ad L.
Il medioevo idealizzava dei concetti che andavano esplicitato, tappezzeria, elementi fitomorfi, prodotti più
venduti dall’Arts and Crafts. Gli arredi interni hanno un motivo che si legano all’immaginario, ma non si
riproducono tali e quali. Le tappezzerie imitano un partito decorativo senza continuità ma c’è una modularità,
per essere replicato e ristampato. I riferimenti alla cornice fa riferimento alle pitture pompeiane.
La scala con corrimano in legno con guglie, il soffitto evocano la tradizione della carpenteria medioevale,
gioco di uso inconsueto dell’arte medioevale, la carpenteria è decorativa legittima anche questo la necessità
di medioevismo. Recinto con pollaio, porcilaio, unisce un dentro un fuori. Stesso meccanismo del Padiglione
di Mies Van Der Rohe, prima enunciazione nella Red House. Arbitrio critico di Pvsner che lega tale percorso.
L’idea di pensare di elementi di aggiunta, creati da ex-novo nel momento di creazione della casa.
La casa di un’appartenente a uno status sociale alto del 1850 è un modello che racchiude un insieme di
oggetti, stilemi differenti sconnessi tra loro.
Le stampe erano realizzate con matrici di legno, con un utilizzo di colori limitati, per le tessiture erano
intrecciate con trame differenti, i tessuti con i disegni erano bifronti.
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STORIA DELL’ARCHITETTURA II
modello, ma con uno stile del Settecento francese. Nella disattenzione degli stili messi insieme, fusi, nella
produzione nuova era sbagliato. Visione morale.
“Dall’intrecciare i rami, si passò facilmente a intrecciare la rafia per stuoie e coperte. Da qui si sviluppò
anche la tessitura con filati vegetali e così via. Gli ornamenti più antichi sono quelli eseguiti intrecciando o
annodando, o le decorazioni eseguite col dito su argilla molle appoggiata su una piattaforma girevole. L’uso
di intrecciare pali per delimitare la proprietà, delle stuoie e dei tappeti come coperte per i piedi, per
ripararsi dal sole e dal freddo e per separare i vani interni alle abitazioni nella maggior parte dei casi, e
specialmente in condizioni climatiche favorevoli, precedette l’uso delle pareti in muratura. […] Essendo
l’intreccio l’elemento originario, anche più tardi, quando le leggere pareti di stuoie si trasformarono in
solidi muri in mattoni di terra, laterizi o cubi di pietra, esso conservò, in realtà, o anche solo idealmente,
tutto il peso della sua primitiva importanza, la vera essenza della parete. Il tappeto rimase sempre la
parete, la delimitazione spaziale visibile. I muri dietro di esso, spesso molto solidi, erano necessari per altri
scopi, che non riguardavano la spazialità, ma la sicurezza, la portata, la maggior durata e così via. Dove non
erano necessari questi requisiti collaterali, i tappeti restavano le uniche separazioni originarie, e anche
dove era necessario erigere mura solide, esse costituivano soltanto lo scheletro interno, non visibile, celato
dietro ai veri e legittimi rappresentanti della parete, i tappeti variopinti.
La parete stessa mantenne questo significato anche quando per una maggior durata dei tappeti, o perché
si conservassero meglio le pareti dietro di essi, o per parsimonia, o al contrario, per ostentare un maggior
lusso, o per qualsiasi altro motivo, le stoffe originarie venivano sostituite da altre. Lo spirito inventivo
umano creò numerosi di questi surrogati, impegnando di volta in volta tutti i rami della tecnica. Tra i
surrogati più diffusi e forse più antichi, l’arte muraria offriva un mezzo, l’intonacatura a stucco […]. Gli
artigiani del legno costruivano tavolati […] con cui venivano ricoperte le pareti, specialmente nelle parti
inferiori. Gli artigiani del forno fornivano terrecotte smaltate e piastre metalliche. Come ultimo surrogato
possiamo elencare forse le lastre di arenaria, granito, alabastro, marmo, che si trovavano molto diffuse in
Assiria, Persia, Egitto e anche in Grecia. Il carattere dell’imitazione seguì a lungo quello del modello
originario. La pittura e la scultura su legno, stucco, terracotta, metallo o pietra era e rimase inconsciamente
nella tradizione, un’imitazione dei ricami variopinti e degli intrecci sulle antichissime pareti di tappeto.”
Gottfried Semper, I quattro elementi dell’architettura, 1851
LEZIONE III
DA PAXTON ALLA CHICAGO SCHOOL
EDIFICIO DEL 1860 c.a. DOPO I BOMBARDAMENTI DELLA II GUERRA MONDIALE
Rapporto tra edificio e struttura, qual è la contraddizione che si può osservare nella facciata? La facciata
aderisce a una modalità espressiva storicista, la struttura interna è in ferro. Elemento che si afferma nella
nostra modernità, questo si sviluppa a seguito della rivoluzione industriale, le colonne non sono solo delle
travi come dei pilotis, sono colonne che hanno base con solchi e capitello. Mentre la facciata è in mattoni,
rievocando la pietra, simulando un linguaggio michelangiolesco. Il basamento con grandi archi a sesto
ribassato, superiormente. Bucature così ampie il piano terra, non sarebbe potuto avvenire come con Palazzo
Farnese, per motivi statici e strutturali. La struttura interna non può essere puramente cemento armato. La
struttura metallica composta da colonne e travi IPE - HE, profilati industriali; ci fa notare come vi è il
pregiudizio dell'elemento strutturale verticale con una propria dignità, per esporlo, dando un aspetto alla
storia dell'architettura. questa modalità è criticata da Morris, moralità alla volontà di rievocare modelli,
atteggiamento che dimostra la volontà di camuffare un altro elemento. Pevsner vedrà e percorrerà una
strada diversa, un materiale nuovo con linguaggio nuovo, un nuovo modello espressivo che un elemento
poteva inaugurare.
GEORGE GILBERT SCOTT – MIDLAND HOTEL SUL FRONTE DELLA ST. PANCREAS STATION – LONDRA 1865-
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Grande tettoia, con edificio neogotico, sta davanti all'edificio della tettoia, mascherandolo completamento.
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STORIA DELL’ARCHITETTURA II
King's cross station – Lewis Cubitt – facciata storicista, archi di grande luce, rimanda all'archetipo
dell'acquedotto romano. elementi sensibilmente differenti.
Rapporto tra nuove infrastrutture e la maglia della vecchia città, due scale che portano a un cambiamento
radicale, una radicale trasformazione della città e sventramento della città vecchia. Solo di immagine, ma
anche politica, interventi politici che cambiano l'assetto delle città, attori e finalità differenti. I gasometri
diventano uno dei metodi di attività, illuminazione stradale (lampione a gas), riscaldamento, il gas doveva
essere immagazzinato. Venivano costruiti strutture in metallo, con coperchi, pareti in tela cerata, in base al
gas contenuto e alla pressione, poteva arrivare alla cima degli elementi di perimetro o a metà. Diffusi nelle
città, ancora negli anni Trenta, soprattutto nelle periferie. Mario Sironi – città deserte, la città antica nel
Novecento si incarnasse nella città utilitaria della periferia.
L’architettura è destinata a recare per sempre con sé la traccia dei suoi inizi nell’ambito del tessile
“Penso che coprire e mascherare sia un uso antico come la civiltà umana (…). L’annullamento della
realtà, della materia è necessario, dove la forma deve spiccare come simbolo carico di significato, come
creazione autonoma dell’uomo. Dobbiamo far dimenticare i mezzi che devono essere impiegati per dare
espressione all’arte. Là conduce il sentimento incorrotto in tutti i primi tentativi artistici degli uomini
primitivi, là tornano i veri grandi maestri in tutte le branche dell’arte: nelle epoche di massima fioritura
artistica costoro mascheravano i materiali (…). Tuttavia mascherarsi non aiuta se quel che c’è dietro la
maschera è sbagliato, e se la maschera non vale nulla; perché il materiale, indispensabile, venga
annullato completamente nella creazione artistica è necessario che prima lo si padroneggi con maestria”.
Gottfried Semper, Der Stil, 1860-63
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STORIA DELL’ARCHITETTURA II
Edificio pensato provvisoriamente, del 1889, doveva essere un belvedere della città, era un simbolo
dell'esposizione, per il resto è un gigantesco traliccio. Torre che non verrà mai demolita, forma di incapacità
di adeguarsi a uno scenario che sta cambiando, costruzione che si definisce attraverso ponteggi, fino al piano
intermedio che unisce i quattro pilastri, fino a quello successivo. Assemblato a secco, scale per accedere,
estrema modernità della struttura e l'abbigliamento ancora arcaico. Ferro con rivettature bullonate a vista,
base in pietra.
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STORIA DELL’ARCHITETTURA II
Struttura a travi e pilastri di ferro, che non si turba di fronte a meccanismi strutturali brutali, staticamente
funziona ed è bizzarro nell'immagine formale, la riquadratura con elementi fitoformi. Direzione alla Morris,
elementi naturali decorativi come nel gotico. Anche le aperture decorate sono ipertrofiche. Non abbiamo
rimandi a rifermenti figurativi romani, ma tarsie con motivi vegetali. Tripudio di giochi di piani che devono
essere colti in modo simultaneo, quasi vertiginoso. Particolari degli infissi che ritornano, con motivi di acanto,
motivi che si liberano, ghiere ricorrenti decorati. Tripudio di elementi decorativi.
Chicago stock Exchange building - rimando acquedotto ormano, con portale, poi al di sopra del piano terra
regolarità della maglia. Demolito, non vi era una legislazione di protezione degli edifici. Elevarsi dal dettato
classico, si rimanda allo scenario gotico per la manipolazione delle forme.
Carson Scott store, Chicago - effetto curtain wall prelude alla standardizzazione, con torre sullo spigolo,
condensata la decorazione ipertrofica. Principio di rivestimento di Pevsner, elementi intrecciati, stoffa a una
scala gigante. posto all'ingresso. La struttura e decorazione: la decorazione è un'incrostazione decorativa che
non si rifà agli storici, non camuffa, sono punti di intervallo, estremamente connessa all'ordine strutturale
dell'edificio, non maschera il funzionamento, rende più attraente e portare l'attenzione su determinati punti.
ITALIA
VILLA PISANI DOSSI, CARDINA CO, 1897
GRUPPO DEGLI SCAPIGLIATI
LUIGI CONCONI 1852-1917
Il movimento di scapigliatura, decidevano di chiamarsi così per evadere dai dettami delle convenzioni sociali
e artistiche della società borghese, del coltivare passioni e immaginari che fossero eccentrici da quelli
comunemente condivisi. Carlo pisani Dossi, luogo con colonne dedicato a ogni membro, diviene luogo
manifesto. Conconi e Perrone collaborano, per il rinnovamento dell'architettura. Pubblicazione de
L'architettura Italiana, modelli che si auspicavano come riferimenti, è assurgere a quel luogo. La red house è
conosciuta, questa villa rimane sconosciuta. Non c'è stato nessuno, come Pevsner per la red house, di
diffusione del modello, non avrà la stessa fortuna storiografica. Edificio obliterato, ma con caratteristiche
sorprendente.
Villina con torre, con timpano spezzato con elementi vagamente cinquecenteschi. Balaustra delimita un
vuoto, serie di deroghe a modalità convenzionale di edifici, lemmi del vocabolario storicista, con una
composizione modificata e 'scapigliata'. Stessi arresi, stessi interni, la sua bizzarria lo rendevano significativo.
Il balcone che si spezza, i capitelli diversi l'uno dall'altro, allusione orientalista con trasformazione geometrica
più compatta. Nel pieno del giardino vi è un buco, i capitelli, significa che il vano si sviluppa in profondità.
elemento architettonico, tutti diversi e orientaleggianti, per emanciparsi. C'è uno spazio ipogeo, in cui ogni
colonna è dedicato a ogni membro della scapigliatura. ricompare la foglia d'acanto, pianta del cardo,
elemento fitomorfo come nella Chicago school. Emancipazione dalla tradizione. Presenza di finestre e scale,
piano terra del giardino.
Il piano terra è occupato da camere da letto, eccentricità; l'eccentricità nasconde un organismo più
complesso. Lo spazio ipogeo è in un punto scosceso, villa costruita su un terrapieno, il ciglio di una sorta di
dirupo, lo spazio ipogeo si apre verso il paesaggio, edificio ampio e sviluppato, muro di contenimento del
giardino. verso valle c'è un terra pieno. à plastico
Tipologicamente è montato su un'altura. Manica tra l'impluvium e il panorama. piani di servizio in alto, dal
piano terra a soggiorno ipogeo in affaccio sulla valle. Altimetria dello sviluppo della villa, sospesa a sbalzo,
canna fumaria rivestita.
- Pianta del piano nobile
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STORIA DELL’ARCHITETTURA II
LEZIONE IV
GIUSEPPE SOMMARUGA 1867-1917
PALAZZO CASTIGLIONI, MILANO 1901-03
Internazionalmente conosciuto
Architetto italiano, etichettato come artista del liberty
Corso Venezia, Milano
Prima questione, scala di dimensione diversa dell’edificio, ha una scala monumentale, le finestre, le aperture,
hanno un diametro notevole. La donna affiancata all’edificio, macchina fotografica banco ottico, caricava gli
elementi con cui era nata la prima fotografia. Nel XIX secolo, camere ottiche, si inizia a pensare a una lente
per modificare le distanze focali sulla camera ottica, il materiale che contiene Sali d’argento sono sensibili
alla luce, notando come si poteva ottenere il negativo. Si doveva utilizzare una pellicola molto grande per le
foto da architettura, utilizzando banchi ottici. Si inseriva una lastra di vetro che diveniva il negativo, per poter
stampare in positivo. Gabriele Basilico, fotografo di architettura, richiedeva tempo di esposizione molto
lento, le persone in movimento dovevano rimanere fermi per non sfuocare; le linee sono perfettamente
perpendicolari, non sono aberranti.
L’edificio di dispone su un lotto allungato, costruisce le scuderie e i garage nel retro, il palazzo vero e proprio
è sul fronte stradale, il lotto è cieco sui fianchi. Tutte le partizioni non costituiscono spazi chiusi, ma sono dei
chiostrini, che hanno la funzione di areare e illuminare più ambienti quando non si ha affaccio sull’esterno.
Gli elementi più simbolici sono esposti verso l’esterno, il chiostrino introduce un meccanismo tipologico più
complesso. Percorso, racconto, sorpresa nel racconto dell’edificio. Forte attenzione nella percezione degli
spazi, capacità di fa coesistere uno spazio molto esiguo, fa convivere tutti gli elementi tra di loro. Al centro
scalone monumentale, le chiostrine non sono rivelate immediatamente, percezione visiva differente.
Elementi con colonne che ingloba il fusto, conchiglia che rimanda alla libertà del liberty, utilizzo delle figure
naturalistiche per emanciparsi dallo stile storicista. Rampe centrali e laterali, con luce nel corpo centrale, con
condizioni di illuminazione che illuminano l’atrio. Dallo scalone al piano nobile, la casa dei Castiglioni aveva
case al piano nobile da affitto, con sistemi di distribuzioni differenti. Scale e scalone portano ad ambienti
differenti dei vari piani, sempre attenzione di far penetrare la luce dall’esterno. Uscita verso il giardino con
scale. Invenzione tipologica che risolve problemi distributivi e funzionali inscena un meccanismo di
percezione innovativo.
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STORIA DELL’ARCHITETTURA II
Particolare porta di ingresso, elementi scultorei plastici, ornamenti con due sculture femminili tra simbolismo
e liberty, non è classico, atteggiamento spontaneo. Il problema è che subito viene giudicata, porta l’architetto
a far riformulare l’ingresso. I nomignoli con le quali venivano identificato le architettura, rimane nella storia
come Ca’ Bruta di Muzio, indica un cambio di un codice.
Ci sono riferimenti alle bugne, alle opere rustiche, ma con linguaggio espressivo nuovo, emerge l’elemento
decorativo naturale, modo possente degli elementi degli oblò, fori scavati nella pietra rude. La scala presenta
delle colonne, con rivisitazione personale della foglia del cardo, continuando con lo stesso motivo la fascia
trabeata. Negli elementi decorativi si rimanda a Sullivan.
Rampa con arco rampante a metà che sorregge, le aperture permetto l’affaccio sull’atrio sul quale stiamo
accedendo.
Posizionati nella rampa centrale possiamo notare che ci sono aperture, la finestra (vuoto) che da all’esterno
sovrapposto al vuoto dell’interno. Utilizzo dei lumi e ferri battuti, Mazio Cortelli.
L’edificio è esistente, sede di una banca.
Foto del pianerottolo superiore, con finestra che si affaccia fuori, la finestra diventa un elemento orizzontale
della stanza. Elementi plastici, tripudio di decorazioni non tradizionali, così atipica e ipertrofica, intacca la
solidità della parete, è così plastica. Elementi vegetali come le tappezzerie di Morris; è così inciso con una
tecnica dello sgraffito. Parete ricoperta di vari strati di intonaco, sottraendo materia mettendo in luce i colori
differenti, questo genera una cromia accesa, (genere tessile dell’architettura); è resistente nel tempo.
Vano scala laterali con ballatoi in affaccio. Lo spazio della scala secondario è illuminato da finestre.
Gli appartamenti del piano nobile, dettagliato nell’arredo, meticolosità degli oggetti interni predica una
nuova logica della definizione degli spazi intorni.
La facciata verso il giardino è molto meno plastica e ipertrofica, loggia al piano superiore come serra
(riferimento al Crystal Palace), camini in sommità era un tipo di riscaldamento aggiuntivo.
Planimetria della portineria e delle scuderie, non è rettangolare, il limite del lotto non era regolare, una faccia
della scuderia parallelo all’edificio, e sul retro sfrutta la planimetria irregolare, virtuosismo che altera la fuga
prospettica dell’edificio; elementi in sporgenza, tutta la composizione con motivi tipici dell’epoca, che
rimanda alla secessione viennese, gli elementi strutturali sono pensati come se fossero più alti e poi tagliati,
i basamenti possenti senza reale funzione strutturale.
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STORIA DELL’ARCHITETTURA II
Centrale idroelettrica, elemento di seduzione che proviene dall’ingegneria industriale rimane. Le condotte
forzate, i quei piani inclinati ospitano dei condotti per far precipitare l’acqua con turbine mosse dall’acqua.
Sant’Elia sforma rendendo futuristico l’assetto dell’edificio, rispetto a Sommaruga. Architetto infervorato da
Marinetti. Cesura netta tra cultura architettonica decorativa e futurismo, come taglio netto rispetto al
passato. Vi è continuità e discontinuità, perché in Sant’Elia permane il passato.
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STORIA DELL’ARCHITETTURA II
Grande ciclo narrativo con maioliche, struttura ferro e vetro, con aperture zenitali, con ciclo pittorico in
facciata. Composizione planimetrica meno complessa
LEZIONE V
JOSEPH MARIA OLBRICH 1867-1908
PALAZZO DELLA SECESSIONE, VIENNA 1897-98
Si assiste da Wagner, l’utilizzo di nuovi materiali e un linguaggio espressione di un cambiamento tecnologico,
lo porta a una emancipazione dall’accademismo. Olbrich è studente di Wagner, è fondatore della Secessione.
Secessione vuol dire uscire da un porre un’interruzione, è staccarsi, implica il distacco che questo gruppo
prevede dalla pratica d’architettura accademico. Optando per la ripresa, questa secessione ha una
formalizzazione netta, si definisce una sede, viene costruito il palazzo della secessione da Olbrich.
- Manifesto con i principi della grafica della secessione, è un cenacolo culturale che si esprime nell’arte,
nell’architettura e nella grafica. È una grafica che semplifica la percezione dell’architettura, semplifica
l’apparato architettonico in volumi semplici, trasversale a più culture, ci sono due piccole piante di
fianco alla scalinata che riprendono la forma della cupola.
ANALISI OPERA: È un insieme di forme semplici e forme complesse. Forme pure corrispondenti a
figure tridimensionali riconoscibili e leggibili. I contrafforti sorreggono la cupola, i quattro contrafforti
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STORIA DELL’ARCHITETTURA II
nuovamente sono ascrivibile a quella soluzione già presente di Sommaruga e Wagner, quella di
realizzare un basamento tronco che contengono la cupola. C’è un doppio rimando, la cupola è una
sfera, volontà di far coincidere la sfera arborea con la cupola con elementi vegetali, gli spigoli
presentano motivi di arbusti, i tronchi diventano linee, le chiome sono un pattern decorativo,
composto dentro geometrie geometriche precise. Convenzionalizzazione delle forme, la decorazione
abdica alla ripresa di elementi derivanti dalla storia dell’architettura, gli elementi fitoformi non
rimandano a forme antiche. Ampie superficie senza bucature, come in Wagner, il palazzo è funzionale
a ospitare opere d’arte, serve solo una luce zenitale e non aperture sui fronti. Permane, nonostante
essere la volontà di radicali, c’è sempre il rapporto tra corpo utilitario, volontà di realizzare
un’architettura che l’immagine possa rispecchiare la funzione del corpo, dicotomia visibile, si mostra
per la sua articolazione per parti.
PIANTA: Differenza tra corpo anteriore e corpo espositivo.
SEZIONE: la sezione permette di dedurre che a livello strutturale le campiture dei muri che la parte
frontale è in muratura e la parte retrostante è in acciaio. Anche la cupola è un traliccio metallico.
Nella sezione si vedono le travi sezionate, è un sistema misto tra elementi in ferro delle travi ad H in
acciaio e pignatte. La sezione trasversale fa vedere come la cupola è un involucro, quasi come
superficie tessile, di fatto da sotto non vediamo l’intradosso ma vediamo un lucernario sotto la
cupola. Lo spaccato fa vedere come ci sia la presenza degli shed, i lucernari sotto al diaframma di
intrecci di foglie che è la cupola. Il museo nasce come estensione dell’atelier da punto di vista
tipologico e allestitivi, abbiamo sempre aperture a nord o zenitali perché gli artisti volevano luce
diffusa. Le forme naturalistiche sono definite da geometrie nitide, ma poi il disegno è più libero e
naturale.
(Klimt quasi didascalicamente coincide con la secessione)
Corrispondenza netta tra chioma e taglio delle finestre che soprintende, la quadrettatura del foglio
ha la possibilità di trasparire nei particolari di quella facciata disegnata. L’ingresso con tre meduse, le
porzioni di decorazioni naturali sono dentro a partiture geometriche molto nette. In tedesco sotto vi
è scritto ‘pittura architettura e scultura’.
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STORIA DELL’ARCHITETTURA II
Fregio di Beethoven
Gustav Klimt
Le figure che vengono rappresentate sono definite da una linea più morbida, la nudità è pieno di colore, le
vesti hanno texture con partizioni differenti. La quadrettature ricompare molto. La modalità di
rappresentazione dei corpi non è canonica.
Il bacio
Gustav Klimt
Decoro geometrico, costituito dai corpi del coro. Sospeso e astratto, ma rappresenta la geometrizzazione di
parti figurative.
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STORIA DELL’ARCHITETTURA II
Gli elementi decorativi, la griglia delle finestre migra nel cancello di ingresso, anche negli arredi. Forme più
rigorose, texture riconoscibile, elemento decorativo, texture che fanno il gioco delle Texture di Klimt, fa
giocare in un dialogo serrato la natura serrata dei materiali con le forme semplificate. Rimando anche alle
geometrie orientali, il rimando al Giappone è uno sguardo comune che queste culture hanno, sono uno
stimolo per un linguaggio espressivo non legato alla tradizione dell’Europa orientale.
WIENERWERKSTATTE 1903-10
Impresa che si rifà all’impresa di Morris produce cose, forme, suppellettili, portafiori, sedie con maglie
quadrate.
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STORIA DELL’ARCHITETTURA II
una citazione classica molto precisa, le colonne con capitello sorreggono una trave in bronzo, elemento
classico per antonomasia definito come colonne giganti. La grana del marmo preziosissimo definisce il
basamento. Locali arredati dallo stesso Loos.
Le stampe e vignette ironizzano sulla modalità di composizione geometrico su maglia quadrata.
Loos si stacca dalla Secessione, ritiene che gli artisti avessero imboccato un’ipertrofia decorativa. Portamento
e delitto, intende di parlare della natura e la legittima dell’ornamento. Laddove su un elemento applicato e
riveste l’architettura come un tatuaggio, lì è delitto, se l’ornamento è slegato da una necessità di tipo
strutturale ma anche figurativo, ma se diviene superfluo è delitto. È opportuno citare la colonna, ma non
applica una trabeazione classica, ma una trave. Già di per sé il marmo è decorativo, idea di moralità
dell’architettura, Loos recupera elementi classici e depurati in modo raffinato e simbolico, gioco decorativo
delle lastre, la soluzione di continuità ci rivela la natura di rivestimento, come se fosse un elemento di
rivestimento tessile alla Semper.
Quadrature di bronzo, gli interni pilastri in cemento armato con rivestimento in legno preziosissimo,
l’elemento strutturale diventa classicamente decorativo.
WRIGHT 1867-1959
TAPPE FONDAMENTALI DELL’ATTIVITA’ PROFESSIONALE
• 1887- 1910 :
- OAK PARK e PRAIRIE HOUSES (1887-1910)
- primo viaggio in Giappone (1905)
- LARKIN BUILDING (1903-6) e UNITY TEMPLE (1906)
- 1909 crisi personale e professionale
• 1910 -1935 :
- TALIESIN I (1911-14)
- Tragedia familiare e ricostruzione TALIESIN II
- ripresa professionale e MIDWAY GARDENS (1914)
- secondo viaggio in Giappone e IMPERIAL HOTEL DI TOKIO (1915-21)
- California e TEXTILE BLOCK HOUSES (1921-24)
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STORIA DELL’ARCHITETTURA II
PRAIRIE HOUSES
Case disegnate per la Curtis Public. Co. e pubblicate nel 1901 sul ‘Ladies Home journal’.
In questo periodo comincia a realizzare le case delle praterie, l’origine dell’architettura americana è la casa
della prateria, è differente le tecniche costruttive e formali. Wright pensa a edifici con impianti cruciformi,
tetti spioventi, presenza di camino, ambienti destinati al soggiorno e frazionabile per ambienti differenti.
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STORIA DELL’ARCHITETTURA II
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STORIA DELL’ARCHITETTURA II
Viaggio che dura mesi, Wright è affascinato dall’arte orientale, e soprattutto dalla xilografia, con matrici in
legno inchiostrate. Al ritorno del viaggio del 1906 organizza delle mostre con le xilografie giapponesi, dietro
all’immagine figurativa è geometrizzata, questa ricerca geometrica fortissima permane in Wright. Wright è
partecipe di questo fenomeno generale, è coetaneo di tre filoni architettonici differenti, affresco culturale
ampio.
LEZIONE VI
LEZIONE 1/04/2022
HENDRIK PETRUS BERLAGE 1856-1934
Berlage si occuperà anche di questione urbane e l’ampliamento di Amsterdam, continuità nella composizione
urbana.
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STORIA DELL’ARCHITETTURA II
Si ispira all’architettura araba, costituisce una via di fuga ai dettami degli stili, vicino a una cultura del nord
africa, perfetta per un punto di svolta, ipertrofia evidente. Ci sono elementi trasversali, come la fortuna della
texture a griglia quadrata, come in Adolf Loos, si tratta sempre di geometrizzazioni molto semplici
riconoscibili, si emancipano da caratteri tradizionali. Gaudì cerca soluzioni fortemente individualista, sono
delle invenzioni calibratissime, anche gli arredi gli oggetti che caratterizzano questi edifici. Ricondotto a
elementi figurativi, anche nell’elemento d’accesso. Si passa dalle piastrelle a elementi in ceramica bugnato
verticale in intradosso della porta, fino ai ferri battuti. Quasi in maniera ossessiva nella definizione degli
interni. Con reminiscenze in rapporto con la tradizione e affiori carsicamente, in nuove modalità.
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STORIA DELL’ARCHITETTURA II
Funzionamento con ingresso e androne, rampa monumentale, ascensore, gli edifici cominciano a svilupparsi
in altezza, portineria con cucina annessa, ufficio della società Perret, qui viveva Perret. Apparente simmetria,
ma poi c’è la sprezzatura e libertà di avere una campata aggiuntiva funzionale che permette di avere maggior
funzionalizzazione dell’edificio ed emanciparsi dalla sua assialità. Utilizzo di muratura portante spessa
all’esterno perimetrale e utilizzo di pilastri, non usa una maglia quadrata che pervade in modo assoluto, ha
maglie regolari si ma posto in maniera mutevole in base alle esigenze distributive. Presenza di bowindo, con
profilo articolato. In questo modo ha sei stanze proporzionate pensate per un’ottima vivibilità, articolazione
interna con stanze e proporzioni regolari, articolazione perfettamente coincidenti e ottimizzazione delle
risorse. I percorsi sono differenziati: scala di servizio con ingresso di servizio, che dà accesso alla portineria,
restringendosi verso la loggia sull’affaccio esterno. La cucina è accessibile dalla scala di servizio, il vano dei
domestici è concentrato su un unico piano, con rispettivo disimpegno di servizio. Poi scala e spazi padronali,
stanza del soggiorno, sala ospite, tripartizione delle pareti di soggiorno, con camera padronale affiancata, la
camera padronale è l’estensione della zona di soggiorno padronale. Con camera a destra con lungo corridoio
di disimpegno per armadi, per i figli, studio, per gli ospiti, configura spazi flessibili per funzionalità differenti.
Il piano tipo si ripete, digradando, con maggior possibilità di entrata della luce. Cemento armato rivestimenti
con porcellanato, differente dalle parti tamponate con elementi in gres, traslazione degli elementi floreali di
Morris, si denuncia l’arditezza strutturale dell’edificio. Il doppio rivestimento fa individuare il telaio dalla
tamponatura, non c’è sincerità strutturale, c’è una pelle di rivestimento che muta se è parte strutturale o
tamponatura, ripresa dell’architettura Semperiana, rivestimento intorno a una struttura. Il fronte rimodulato
sulla qualità ambientale degli spazi.
Nella facciata su cortile Perret è ancora più libero, ben lungi da disinteressarsene, va oltre: corrispondenza
tra le funzioni e gli elementi e immagine. L’asola centrale con soletta orizzontale fa emergere il profilo delle
scale, parete vetrato, prismi a doppia faccia di vetro, antenato del vetro cemento, apribile non trasparente;
posto sempre visibilmente il vano trasparente dell’ascensore, anche in questo ambiente non c’è un senso di
costrizione, perché la luce filtra. Scaglie di ardesia definiscono il rivestimento.
Nell’appartamento di Perret si può notare come sia ottimale l’unità degli spazi, percezione di unitarietà degli
spazi.
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STORIA DELL’ARCHITETTURA II
Grado di monumentalità e plasticità che rispecchiava i gusti dell’epoca e della committenza, invaso
tradizionale e struttura moderna. Struttura in cemento armato, il foyer presenta compostezza classica
perfettamente corrispondete alla soluzione strutturale, più libertà sulle ringhiere.
LE CORBUSIER 1887-1965
VIAGGI e FORMAZIONE
• 1907 :
- Viaggio in ITALIA, BUDAPEST, VIENNA
- A Vienna incontra JOSEF HOFFMANN – architetto direttore dei Wiener Werkstatte
•1909 :
- a PARIGI conosce AUGUSTE PERRET – lavora nel suo studio per 15 mesi
- apprende la tecnica del cemento armato
•1910/11 :
- viaggio-studio in GERMANIA a BERLINO incontra PETER BEHRENS e lavora nel suo studio per 5 mesi
- conosce MIES VAN DER ROHE
- soggiorna da HEINRICH TESSENOW presso Dresda
• 1912:
- viaggio di 7 mesi attraverso i paesi balcanici (UNGHERIA, ROMANIA, BULGARIA) – giunge a
ISTAMBUL, ATENE e a ROMA
• 1913 :
- apre uno studio a La Chaux de Fonds
• 1917 :
- a 30 anni si stabilisce definitivamente a PARIGI
- conosce il pittore AMÉDÉE OZENFANT insieme pubblicano Apres le Cubisme – manifesto
dell’estetica del Purismo
• 1920 :
- primo numero della rivista “ESPRIT NOUVEAU” , fondata in collaborazione con PAUL DERMÉE
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STORIA DELL’ARCHITETTURA II
• 1922:
- apre uno studio e si associa al cugino PIERRE JEANNERET
•1923:
- pubblica il primo libro fondamentale: Vers une Architecture
- assume il nome di LE CORBUSIER
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STORIA DELL’ARCHITETTURA II
questa definizione vuole far capire come sia necessario arrivare ad una forma architettonica con materiali
che fino ad allora erano viste come solamente utilitaristiche.
Villa Favre-Jacot: all’aspetto tradizionale del corpo centrale 600 si assestano altre due corti che segnano gli
ingressi principali alla villa.
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STORIA DELL’ARCHITETTURA II
Committenza pubblica più complessa che vede un’interlocuzione difficilmente con una unica figura. Casa di
vacanza in campagna sulla scorta delle usanze dell’aristocrazia, nuovo amoenum in cui staccarsi dalla realtà.
Edificio sollevato dal suolo: pilotis. Pianta libera con struttura in cemento armato. Facciata svincolata dagli
elementi strutturali e tetto giardino come elemento che prolungava la vita all’aria aperta del committente
che diventa anche un limite ambiguo tra interno ed esterno. Struttura a filo degli impianti, sporge invece
nella parte superiore e inferiore, è arretrato. La macchina è sempre elemento d’arrivo. Grande soggiorno
aperto su un grande terrazzo attraverso una quinta muraria di una finestra… spazio ambiguo. La rampa
continua all’aperto dove porta alla copertura. Organismo molto complesso: terrazza all’aperto riconfigurava
all’interno del perimetro dell’edificio. Prolungamento della zona del relax. La rampa in questo edificio si ha
la capacità di creare sguardi che attraversano interno ed esterno dell’edificio. Idea di teorizzare in questa
architettura i punti dell’architettura la rende suscettibile e la qualifica come modello dell’architettura
moderna. L’elemento prezioso qui è l’articolazione nuda di questi elementi e il trasformare la macchina in un
classicismo. In le Corbusier la classicità esiste ma è più legittimità.
LEZIONE VII
LEZIONE 4/8/2022
LUDWIG MIES VAN DER ROHE 1886-1969
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STORIA DELL’ARCHITETTURA II
Diventa questo edificio per i curatori un icona per l’international style, attestandosi su caratteri riconoscibili:
semplificazione delle forme e dei volumi, c’è una tale ricerca per arrivare a quelle forme e rivestimenti, c’è
una fusione tra forma e immagine, non è vero che non c’è decorazione, c’è perché non c’è.
Pianta del piano superiore, fianco su strada: si coglie un edificio su unico piano, modesto nelle dimensioni,
con garage, dal punto di vista espressivo siamo distanti ma dal congegno funzionale, lo accomuna a Pisani
Dossi. Al piano terra con soggiorno, cucine, ecc., Mies lo vuole rendere un rinnovamento totale, bandito
l’elemento del camino, viene posto un tavolo rotondo, circondato da un setto, soprattutto nel soggiorno, non
delimitano mai spazi chiusi, diversamente nelle camere che hanno maggior chiusura. I pilastri cruciforme,
coincide con setti murari che inglobano sostituiscono o inglobano la maglia metallica. L’interno presenta una
parete di alabastro, con marmi specchiati che definiscono la texture della parete, un quarto del prezzo della
casa dipendeva dai materiali utilizzati. Mobili con tubolari metallici. Elementi utilitari piegati da Mies in
collaborazione Lili Reich, soluzione funzionale molleggiata senza sostegno posteriore. Assemblaggio dei
profili ad L, sembrano colonne con scanalature, ma siamo lungi dall’idea di verità strutturale. Certo rapporto
tra forma e struttura, che non sempre voleva dire coincidenza. Rivestimento in legno, con attenzione alla
posa degli elementi secondo le venature. à Pannello curvo in legno.
Le cortine tessili frazionavano lo spazio e riparavano dalla troppa esposizione.
Dettaglio costruttivo di pareti mobili, minimalismo espressivo degli elementi.
Doppia parte una interna e una esterna con vasca interna, portava ad avere un rapporto ravvicinato con le
piante e vegetazione esterna, lo spazio a mo’ di serra (Paxton), poteva mantenere piante, funge anche come
barriera interiore per eccessivo raffreddamento della facciata. La parete rivestita di marmo è specchiata e
simmetrica rispetto alle venature.
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STORIA DELL’ARCHITETTURA II
NOVOCOMUN 1928-29
Citazione del nome latino di Como, ricorda un edificio di Muzio Ca’ Bruta, Terragni presenta al comune di
Como prospetti con volumi semplificati e un distillatissimo classicismo, è già estremamente semplificato,
quadi novecentista. Poi durante la costruzione, mondo senza soluzioni di continuità, tessuto comune dove
questa riconoscibilità non è così evidente.
Edificio che completa la metà di un lotto quadrato, con distribuzione interna semplice per non dire banale,
con stanze a pettine, l’immagine esterna è l’elemento di rottura, c’era una grande varietà di esperimenti
cromatici dell’edificio, sono le foto in bianco e nero che consegnano un’immagine differente della pelle
dell’edificio e della sua cromia. Echeggiava il monito di Le Corbusier di guardare all’ingegneria navale,
scenografica di svuotare gli angoli e lasciare a sbalzo l’ultimo piano. Riprende il Golosov russo, rimando a
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STORIA DELL’ARCHITETTURA II
Perret, gioco geometrico molto complesso, finestre a nastro, spigolo finestrato, sbalzo, volume che si
diversifica sporgenze e aggetti. Viene giudicato il transatlantico.
Capacità espressiva del disegno.
Scale triangolari, sporgenze con finestre continue con cilindrici, volumi in sporgenza. Strutture miste in
cemento armato e solai a pignatte.
Sant’Elia figlio del suo tempo, anche Terragni in modo più forte, prende un disegno di Sant’Elia e nel ’31 lo
traduce nel Monumento ai Caduti di Como.
Situazione del foro traiano con via Cavour, la città subisce demolizioni e raccordo tra piazza Venezia e via
Cavour, per rendere esplicita la derivazione del fascismo dall’impero. Centro direzionale per definire la
seconda Roma, progetto EUR. Dove ci sono i fori imperiali adesso, vi è un pezzo di città dal 24 viene demolita,
si tratta di un intervento di ridefinizione dei percorsi. Via dei Fori diventa n progetto il quale il Fascismo se ne
impadronisce. Il fascismo evidenzia i resti, concorso per archeologi per compiere azioni archeologiche.
Basilica di Massenzio di fronte la realizzazione al Palazzo del Littorio, concorso. Progetto di Cosenza corpo
compatto con fronte monumentale rimando alla stoà, Concorso di BBPR scala e linguaggio con una classicità
e lessico più avanguardista mostrando una monumentalità, Progetto di Ridolfi.
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STORIA DELL’ARCHITETTURA II
In un secondo momento ci si rende conto che quest’area è troppo vicina al centro, ci si sposta al palatino,
Progetto di Vaccaro con classicità sublimata, altro progetto di Mario Ridolfi con fondale rigido con torre
littoria difronte alla facciata del palazzo. Ridolfi muta il progetto con chiave più classicista. Il progetto vincitore
con scala minore, verrà costruito alle pendici di monte Mario ultimato dopo la guerra, diviene la Farnesina di
Del Debbio e Arnaldo Foschino, cifra avanguardista e classicista.
Accademia di Educazione Fisica di Del Debbio, elementi classicisti molto depurati. Piscina interna con l’unione
dei miti classici ai luoghi sportivi, gli spalti sono di marmo, anche la piscina interna in marmo.
Moretti era un’avanguardista, redige il piano generale realizzando Casa delle Armi: due corpi ad L, rivestiti di
marmo classicità con mosaico, gli artisti in collaborazione con gli architetti per consacrare la dimensione civile
dell’edificio.
Moretti Piazza dell’Impero con obelisco, copiò un progetto costruttivista russo, specie di costruzione
costruttivista con posto l’obelisco, contraddittorietà dei modelli, sull’obelisco è rimasta la scritta dedicatoria
a Mussolini.
Foro Italico, dove c’è lo stato olimpico.
Altro intervento realizzato negli anni del fascismo, Sant’Ivo la Sapienza, Arnaldo Foschini
Corso Rinascimento 1931, strade precedenti rettificate e trasformate.
Rimando sempre alla monumentalità con elementi espliciti, senza ricorso a elementi raffinati come Terragni.
Altro evento fondamentale con il Concordato, si liberano i percorsi adiacenti a San Pietro. Sia la chiesa che il
fascismo spingono verso questa direzione, con la demolizione di isolati circostanti rende ora visibile la
grandezza di San Pietro. à Spina dei Borghi
Piacentini e Spaccarelli: progetto di ricostruzione del tessuto urbano di via della Conciliazione.
Si costruisce un modello di un terzo braccio del colonnato che interrompe la visione diretta, al tempo stesso
ne altera la percezione.
Giardino Soderini sui resti del Mausoleo, sui resti viene realizzato l’auditorium per i concerti, sala circolare e
attorno al mausoleo vi era presente un pezzo di città. Obiettivo dell’impero è far emergere resti per dare
continuità dell’antica Roma con il Fascismo.
Marcello Piacentini per la città universitaria: “temperate il vostro animo se troppo avanguardista”, ciò
significa di avere un linguaggio equilibrato tra avanguardia e modernità. Linguaggio monumentale ma anche
legato al costruttivismo, enfatico dal punto di vista volumetrico. Polo terziario di Roma.
LEZIONE VIII
LEZIONE 22/4/2022
WALTER GROPIUS Berlino 18883-Boston 1969
Vita a cavallo delle due grandi guerre, nasce a Berlino e muore a Boston. Si sposta ad Harvard. È un grande
borghese e giovane intellettuale.
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STORIA DELL’ARCHITETTURA II
A partire da un punto in poi, (“la mia assoluta incapacità di mettere su carta anche il più semplice disegno mi
toglie molti piaceri e spesso mi fa temere per la mia professione futura. Non sono in grado di tirare nemmeno
una linea dritta.” W. Gropius, Lettera alla madre, 21 ottobre 1907), l’architettura ma anche l’arte passa una
capacità manuale a una dimensione più concettuale, non ce non ci fosse prima ma bisognava padroneggiare
le tecniche. Riflessione intellettuale su quello che si sta facendo, anche questi architetti mettono da parte
questa perizia e si concentrano su un cambiamento di concezione ideale.
Forte componente espressionista nell’architettura e nell’arte, nella direzione di ricerca di Gropius verso
l’espressionismo permane.
Casa Sommerfeld, Berlino 1920
È presente l’influenza di Wright, da quel momento la figura di Gropius è l’insieme di più tendenze
espressioniste, orientali, giochi di convenzionalizzazione cioè combinazione di forme, anche influenza della
Secessione viennese.
Si esploravano anche discipline legate alla scenografia, ma anche produzione di oggetti anche di tipo
industriale, ma in maniera riformata e non barbara.
Tipologia della domus romana intorno a un vano centrale, riemergono caratteri di un linguaggio che fa
riferimento al classicismo, le finestre dall’alto illuminano all’interno, influenza di Wright e del classicismo
olandese è la scomposizione di volumi come elementi incastrati in telai, sono piani e telai sconnessi. Anche
l’elemento della lampada sospeso. Anche oggetti come teiere, che cercano una propria autonomia.
Rimandi all’arte africana di Picasso, nella scuola si convogliano suggestioni differenti. Sedia omaggio alla
Vasilij con tubolari ma versione pieghevole.
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STORIA DELL’ARCHITETTURA II
Sensazione dinamica all’edificio, estetica industriale sperimentata nella fabbrica e il padiglione di Colonia, il
diagramma delle funzioni diventa architettura, le forme generali racchiudono funzioni differenti all’interno.
Presenza dell’angolo libero.
Modalità dell’artigiano che cerca legittimazione dei materiali di produzione industriale, edificio semplice, la
forma è voluta e ricercata dall’architetto, volontà formale ed estetica. Ricerca vicina a Le Corbusier.
Ricerca espressiva molto severa.
Progetti di Gropius
LE CORBUSIER 1887-1965
Progetto Immeuble Villa 1922- condensate le cellule abitative, che potevano essere riconfigurate e potevano
essere riconfigurate dai singoli, possibilità di personalizzare in modo visibile la cella.
Lungo edificio del Piano di Algeri e Rio de Janeiro, solo un potere forte poteva permettere la costruzione di
tali edifici.
Arterie stradali - una muraglia cinese abitativa con una autostrada al di sopra. Solo un potere forte poteva
consentirgli di percepire idee tanto avanzate. Queste idee trovano un primo esito nella realizzazione della
Unite D’Habitation (Marsiglia, Berlino, Nantes) questa idea era quella di realizzare un modello replicabile sul
territorio. Grandi grattacieli distanti l’uno dall’altro. Idea di una grande condensazione ma che lasciasse libero
il territorio in alcuni punti, ad una distanza non trascurabile in maniera da formare dei piccoli nuclei. Può
costruire il suo modello, ma in nessuno dei casi viene espanso nella città. L’unite mostra come i cinque punti
esistono ancora ma con qualcosa di più concreto. Display esterno: ogni occupante poteva dipingere la propria
abitazione. Questi grandi condensatori sociali potevano essere replicati sul territorio. Copertura in cui si ha
l’emergenza dei camini, dell’emergenza ma anche piscine e servizi primaria sulla sommità che potevano
essere indipendenti salvo le scuole elementari che dovevano essere riposte internamente. Grande telaio in
cui inserire a cassetto le unità abitative. Pensa di incastrare due cellule abitativa: una a doppia altezza e una
a singola altezza a differenza della funzione degli spazi. Il corridoio di accesso così poteva essere ad intervallo
di due piano in maniera da ridurre di due piani lo spazio d’accesso. Due forme a L che creano incastrandosi
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STORIA DELL’ARCHITETTURA II
uno spazio libero. Area destinata alla cucina, un grande soggiorno a doppia altezza con una loggia
prospiciente dal soggiorno a doppia altezza, dal soggiorno si poteva accedere alle camere da letto dei figli
(tramite una scala) e tramite queste uno spazio loggia non a doppia altezza che potesse essere utilizzato dai
figli e dall’altra parte la camera da letto padronale che affaccia sul soggiorno. Altro dispositivo: Prevede lo
stesso meccanismo di ingresso ma in questo caso si ha una sola che scende e una grande stanza con un
soggiorno interno padronale. Uso più complesso e macchinoso rispetto al primo. Anche nei pilotis sono
previsti gli ordini ascendenti e discendenti delle parti di raccolta e di smistamento degli impianti. I modi in
cui propensione artistica a plasmare. Cemento armato che diventa una sorta di griglia e di piano di appoggia,
altro episodio volumetrica che trasforma la volontà di una intenzionalità plastica. Idea di una grande
piroscafo perché la lunghezza dell’unità rispetto alla dimensione delle unità lo fanno sembrare tale. Le
modulor - determina una serie di misure attorno al quale sono conferite uno status di trattato all’interno
dell’edificio. Gli viene chiesto di ricostruire una chiesa già costruita su una collina. Di fronte alla committenza
si adegua dando l’interpretazione molto laica di questa ideologia. Dispositivo plastico regolato da tre: uno
che si ripiega su stesso due volte, .. , celebrazioni per l’interno e per l’esterno con l’altare in un punto.
Percorso di avvicinamento, piccola area nello stesso luogo in cui è intervenuto Renzo Piano che ha costruito
una piattaforma d’accoglienza, dove prima si aveva un rustico. Elemento che contraddistingue l’edificio da
questa visuale, … parete possente murato di cemento armato in cui Le Corbusier accentuazione
dell’ambiente interno. … specie di altare coperto che permette la celebrazione anche esternamente. Le torri
innalzandosi catturano la luce che viene poi riflessa sull’ambiente circostante. Sugli altari arriva una luce
molto morbida, uso della luce dalla cultura barocca di cui Le Corbusier ha molto esperienza. Finestrate con
ari-solei che evita il diretto irraggiamento sul dispositivo di illuminazione dell’interno. Cura di Le Corbusier è
da una parte maniacale, dall’altra maniacale nel mettere a punto dei dispositivi con una tecnica molto brutale
(cemento armato). Interno: si ispira Michelucci per la Chiesa. Grande tenda. Il carapace poggia solo in alcuni
punti sulla parete laterale in corrispondenza della travatura interna della carapace. Illusione di copertura
sollevata. San Michele Evangelista a Milano. Suggestione: di giorno si vede la luce che penetra e di notte
invece luce esterna. Grande parete in cui sono ritagliate le finestre colorate, quanto sono profonde invasi.
Cemento armato vuoti riempito con degli elementi di risulta, deve apparire come muro ciclopico ma non lo
è nella sua natura strutturale. Ingannevole funzione strutturale.
NOTRE-DAME-DU-HAUT 1950
Organismo che potesse funzionare come luogo dell’assemblea ma anche luogo per celebrazioni all’aperto.
Dispositivo plastico di muratura che regge una copertura a carapace. I setti si ripiegano su se stesso. Tutta la
retorica dei cinque punti dell’architettura viene abbandonata. Massa volumetrica e strutturale. Le torri fanno
filtrare all’interno luce, sugli altari e diramandosi poi nell’interno buio. Condotto di cemento armato.
Suggestione della luce che penetra all’interno della chiesa, sembra quasi appoggiata alla parete perimetrale.
Struttura in cemento armato riempito di materiale di risulta, è un muro ciclopica, possente, con finestre
profondissime.
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STORIA DELL’ARCHITETTURA II
MOVIMENTO MODERNO
Il Movimento Moderno nella storia dell'architettura fu un periodo collocato tra le due guerre mondiali, teso
al rinnovamento dei caratteri, della progettazione e dei principi dell'architettura, dell'urbanistica e
del design. Ne furono protagonisti quegli architetti che improntarono i loro progetti a criteri di funzionalità ed
a nuovi concetti estetici.
Tra i più importanti movimenti della storia dell'architettura, che ha influenzato più o meno direttamente
tutta l'architettura e l'urbanistica del XX secolo, vengono ricordati come Maestri del Movimento Le
Corbusier, Ludwig Mies van der Rohe, Walter Gropius, Frank Lloyd Wright, Alvar Aalto, ma anche gli
italiani Giovanni Michelucci, Gio Ponti, Franco Albini.
Il movimento si identificò nel momento della sua massima espressione, negli anni venti e trenta del XX
secolo. Un impulso determinante al movimento fu dato dai CIAM, promossi da Le Corbusier, che erano dei
congressi internazionali dove vennero elaborate molte delle teorie e principi che furono poi applicati nelle
varie discipline. A questo movimento appartengono De Stijl ("Lo Stile", in lingua olandese), il Bauhaus,
il Costruttivismo, il Razionalismo italiano; nel 1936 fu coniato negli USA il termine International Style, con il
quale spesso viene denominato tutto il movimento.
DE STIJL
Il movimento De Stijl nacque nel 1917 nei Paesi Bassi con la pubblicazione dell'omonima rivista. Piet
Mondrian e Theo van Doesburg nel Manifesto De Stijl, utilizzarono il termine neoplasticismo per descrivere
la loro forma d'arte: astratta, essenziale e geometrica. à Mies
BAUHAUS
In Germania, dopo anni di sforzi per riformare l'insegnamento delle arti applicate, nel 1919 il Bauhaus statale
di Weimar (Staatliche Bauhaus in Weimar) fece la sua prima comunicazione ufficiale, pubblicando
il Manifesto e programma del Bauhaus statale di Weimar ed iniziò la sua attività.
ARCHITETTURA RAZIONALISTA
In Italia dopo la prima guerra mondiale domina l'accademia, il movimento razionalista sarà condizionato, in
parte, dal nuovo regime Fascista. Architetti razionalisti come Pier Luigi Nervi e Giuseppe Terragni, vengono
influenzati dallo "stile Novecento" e dal neoclassicismo monumentale di Piacentini, più vicino alle tesi del
regime.archi
CHICAGO SCHOOL
Negli Stati Uniti d'America il Movimento Moderno nasce con la Scuola di Chicago dove si formano per la
ricostruzione della città distrutta dall'incendio del 1871 due generazioni d'ingegneri e tecnici, che realizzano
per primi un nuovo tipo di costruzione il "grattacielo" (nel 1885), la cui espressione più significativa l'abbiamo
nella "Reliance Building" (Burnaham & root, 1890-1895). Alla scuola appartiene Louis Sullivan (1856-1924),
che è la figura più rappresentativa e che manifesta le sue teorie progettuali con scritti e non solo con le opere,
(tra le maggiori è L'Auditorium di Chicago, 1887). Nel suo studio si forma Frank Lloyd Wright, che sarà
l'architetto più significativo del Movimento Moderno in America. Questi rappresenterà l'avanguardia e
supererà l'architettura dei suoi contemporanei guardando all'Europa anche se con la volontà sempre di
distinguersi e creare uno stile "americano". La carriera di Wright sarà lunghissima, costruirà più di trecento
edifici e la sua architettura organica influenzerà tre generazioni di architetti al di là ed al di qua dell'Oceano.
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STORIA DELL’ARCHITETTURA II
trascende le identità regionali, nazionali, continentali e che diviene appunto internazionale. Essi giunsero
anche ad indicare i tre principi base di questo codice-stile:
La concezione dell'architettura come volume, ovvero come spazio definito da piani o superfici sottili in
contrasto con il senso della massa e della solidità.
La composizione basata sulla regolarità piuttosto che sulla simmetria e su altri tipi ovvi di equilibrio
Il gusto dei materiali, della perfezione tecnica e delle proporzioni in opposizione alla decorazione applicata.
Attualmente con questo termine si definisce l'intero movimento moderno e spesso sono ricompresi anche
edifici realizzati nei decenni successivi agli anni '30.
ARCHITETTURA ORGANICA
NOVECENTISMO ITALIA
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STORIA DELL’ARCHITETTURA II
PARZIALE II
LEZIONE 22/4/2022
Situazione del foro traiano con via Cavour, la città subisce demolizioni e raccordo tra piazza Venezia e via
Cavour, per rendere esplicita la derivazione del fascismo dall’impero. Centro direzionale per definire la
seconda Roma, progetto EUR. Dove ci sono i fori imperiali adesso, vi è un pezzo di città dal ‘ 24 viene
demolita, si tratta di un intervento di ridefinizione dei percorsi. Via dei Fori diventa n progetto il quale il
Fascismo se ne impadronisce. Il fascismo evidenzia i resti, concorso per archeologi per compiere azioni
archeologiche.
Basilica di Massenzio di fronte la realizzazione al Palazzo del Littorio, concorso. Progetto di Cosenza corpo
compatto con fronte monumentale rimando alla stoà, Concorso di BBPR scala e linguaggio con una classicità
e lessico più avanguardista mostrando una monumentalità, Progetto di Ridolfi.
In un secondo momento ci si rende conto che quest’area è troppo vicina al centro, ci si sposta al palatino,
Progetto di Vaccaro con classicità sublimata, altro progetto di Mario Ridolfi con fondale rigido con torre
littoria difronte alla facciata del palazzo. Ridolfi muta il progetto con chiave più classicista. Il progetto vincitore
con scala minore, verrà costruito alle pendici di monte Mario ultimato dopo la guerra, diviene la Farnesina di
Del Debbio e Arnaldo Foschino, cifra avanguardista e classicista.
Accademia di Educazione Fisica di Del Debbio, elementi classicisti molto depurati. Piscina interna con l’unione
dei miti classici ai luoghi sportivi, gli spalti sono di marmo, anche la piscina interna in marmo.
Moretti era un’avanguardista, redige il piano generale realizzando Casa delle Armi: due corpi ad L, rivestiti di
marmo classicità con mosaico, gli artisti in collaborazione con gli architetti per consacrare la dimensione civile
dell’edificio.
Moretti Piazza dell’Impero con obelisco, copiò un progetto costruttivista russo, specie di costruzione
costruttivista con posto l’obelisco, contraddittorietà dei modelli, sull’obelisco è rimasta la scritta dedicatoria
a Mussolini.
Foro Italico, dove c’è lo stato olimpico.
Altro intervento realizzato negli anni del fascismo, Sant’Ivo la Sapienza, Arnaldo Foschini
Corso Rinascimento 1931, strade precedenti rettificate e trasformate.
Rimando sempre alla monumentalità con elementi espliciti, senza ricorso a elementi raffinati come Terragni.
Altro evento fondamentale con il Concordato, si liberano i percorsi adiacenti a San Pietro. Sia la chiesa che il
fascismo spingono verso questa direzione, con la demolizione di isolati circostanti rende ora visibile la
grandezza di San Pietro. à Spina dei Borghi
Piacentini e Spaccarelli: progetto di ricostruzione del tessuto urbano di via della Conciliazione.
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STORIA DELL’ARCHITETTURA II
Si costruisce un modello di un terzo braccio del colonnato che interrompe la visione diretta, al tempo stesso
ne altera la percezione.
Giardino Soderini sui resti del Mausoleo, sui resti viene realizzato l’auditorium per i concerti, sala circolare e
attorno al mausoleo vi era presente un pezzo di città. Obiettivo dell’impero è far emergere resti per dare
continuità dell’antica Roma con il Fascismo.
Marcello Piacentini per la città universitaria: “temperate il vostro animo se troppo avanguardista”, ciò
significa di avere un linguaggio equilibrato tra avanguardia e modernità. Linguaggio monumentale ma anche
legato al costruttivismo, enfatico dal punto di vista volumetrico. Polo terziario di Roma.
Luogo in cui si insegna in maniera ufficiale il Fascismo è Roma, la quale vedrà mutato il suo assetto durante
gli anni del regime. Quando vengono fatte queste opere di cambiamento nelle città, vengono distrutte molte
abitazioni popolari del centro, quindi i residenti di queste aree (che non appartengono a un ceto elevato)
vengono trasferiti in periferia. Fenomeno di ammodernamento del centro cittadino ad esclusione delle parti
meno abbienti che vengono trasferite in periferia. Via dell'Impero, Roma, creata dal Fascismo abbattendo
edifici, viale rappresentativo. Il Foro Italico (inaugurato nel 1932 con il nome di Foro Mussolini) è un vasto
complesso sportivo che si trova alla base di Monte Mario a Roma, ideato e realizzato da Enrico del Debbio
fra il 1927 e il 1933 e completato dopo la guerra fra il 1956 e il 1968. Per costruire il Palazzo Littorio, sede del
Partito Nazionale Fascista, viene fatto un concorso alla quale partecipano tantissimi architetti, molti parlano
un linguaggio modernista, altri con una classicità sublimata. Lessico più avanguardista ma volontà di dare
monumentalità. Il progetto vincitore è quello degli architetti Enrico del Debbio, Arnaldo Foschini e Vittorio
Ballio Morpurgo, l'edificio non verrà però costruito di fronte alla Basilica di Massenzio, ma bensì alle pendici
di Monte Mario e dopo la guerra-->quella che nasce come Casa Littoria, sarà conclusa nel dopoguerra e oggi
è la sede del Ministero degli Affari Esteri, la Farnesina, si trova a ridosso del Foro Italico. Il palazzo rispecchia
i canoni del monumentalismo o neoclassicismo semplificato, con le sue geometrie razionali e con richiami
neoclassici, dalla simmetria al bianco marmoreo del travertino. La facciata in travertino è resa vibrante da un
visibile disegno del rivestimento e delle aperture disuguali nei vari livelli. azzerare la differenza visiva tra
esterno e interno. Soffitto rivestito in un materiale riflettente che sembra prolungare i pilastri. Per la sala
principale Terragni chiede all'artista Mario Radice di elaborare un pannello con una composizione astratta,
una sorta di gabbia grafica in cui dovevano essere sospesi elementi di testo o figurativi (immagine di
Mussolini). Sedie in tubolare, Benita. Loggia superiore aperta, gabbia grafica di struttura che inquadra il
paesaggio. Foro italico pensato all'antica, la gradonata è contornata da statue che rimandano a un ideale
classico che doveva essere esplicito. La classicità è ricercata attraverso i materiali etc. Architetti: Enrico del
Debbio e Luigi Moretti.
Patti Lateranensi, patti tra Chiesa e Stato. Questi patti vengono siglati da Mussolini e quindi si decide di
realizzare un'opera simbolica di questo accordo-->Via della Conciliazione. Architetti Marcello Piacentini e
Attilio Spaccarelli che fanno un progetto di demolizione e ricucitura del tessuto urbano per realizzare questa
via, ultimata dopo la guerra. Piscina coperta del Foro Italico con mosaici con temi legati alla classicità e agli
sport d'acqua, spalti di marmo. Architetti: Enrico del Debbio e Luigi Moretti. Obelisco dedicato al Duce.
Architetto Costantino Costantini. Volumi asimmetrici, costruzione costruttivista. Ci sono incise le date
importanti del Fascismo e, una volta caduto il regime, sono state incise le date più importanti come
l'istituzione della repubblica etc.-->ci si limita ad intervenire sull'opera senza cancellarla o censurarla, si
mostra il cambiamento.
MICHELUCCI
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STORIA DELL’ARCHITETTURA II
Appartenente a una famiglia di fonderie Michelucci, nelle campagne Toscane. Partecipa alla Prima guerra
mondiale.
Chiesetta da campo: costruzione apparentemente rurale, il campanile è un traliccio di elementi lignei, con
apertura angolare. Molto atipica, con pulpito fuori, con scalini in pietra. Idea maggiore, sopraelevazione della
chiesa, la chiesa coincide con il pulpito, l’assemblea è fuori. Funzione consentita dagli accorgimenti apportati
al sito. Dopo il servizio militare si trasferisce a Roma, diventa il pupillo di Marcello Piacentini, tanto che nel
1933 è fotografato da Ghitta Carell, equivaleva di farsi consacrare all’interno di una élite della società.
Roma, villa per Elena Wnorowska 1926-27, via di Villa Massimo. Fontana barocca, reinserita, citazione
dell’architettura romana
Villino Vallani suggestioni della classicità e le soluzioni moderniste.
Per la stessa famiglia viene realizzata la Villa di Campagna, stemperato in una disinvolta distribuzione
volumetrica. Nel cantiere della villa incontra Marcello Piacentini. Appartamenti e sala per le feste, ambiente
più circo scritto e raccolto e poi una zona dove fluire, senza interferire con le funzioni. Ciò che unisce il tutto
è il fatto che in queste architetture sono pensati come intrecci di flussi visivi, di percorsi, visione rigida della
classicità, giochi di stucchi. Salottino privato di quello che sarà l’ufficio di mussolini. Cambiano i canoni
espressivi con i quali realizza i quattro progetti.
- Progetto 1: volumetria stereometrico con modernità, ma al tempo stesso tradizione classica delle
colonne
- Versione 3: con balcone, relazione tra flussi visivi
In virtù del rapporto con Piacentini realizza due edifici di Psicologia, e l’altro Mineralogia. Due assetti
differenti, però entrambi avanguardisti nell’impianto.
Negli stessi anni Michelucci vince il concorso per la Stazione di Santa Maria Novella, visibilità dell’impatto
visivo dell’infrastruttura. Definito troppo moderno per l’assetto della città. Michelucci e il gruppo toscano,
grazie alla presenza di Piacentini, che piace ancora meno al popolo. È razionalista, unisce visioni su fronti
diversissimi: cascata di vetro che illumina il portico, la pietraforte riveste la stazione come i modelli
architettonici rinascimentali fiorentini. Monumentalità e al tempo stesso sospeso nel vuoto. Specie di
padiglioncino staccato per la parte di società elitaria. Iperavanguardista: suggestione macchinista di vetro e
ferro che illumina l’atrio, interposto tra le pareti di pietra. La stazione parla un linguaggio virtuosisticamente
ambiguo, progetto costruito intorno al flusso dei percorsi. Galleria che ci connette da una parte e l’altra della
città. Lunga galleria con pavimenti lapidei, panorama con le città italiane che sublimano le pareti. Le mensole
ci danno l’idea di sorreggere il soffitto. La trave con cui copre la galleria assolve strutturalmente a reggere il
soffitto, hanno un profilo girato. Le travi ritmano questo lungo spazio, postilla all’illusione della sincerità
strutturale.
Teatro dell’Eur
Progetti per la ricostruzione del centro di Firenze 1944
La modalità con cui impersona una figura nuova all’indomani della guerra gli fa guadagnare un ruolo che
nessuno prima di allora. Questa sua attitudine a essere al centro del dibattito.
Ne Progetti di ricostruzioni crea un intreccio di elementi, ripresa di elementi di trazione rurale minore, nel
1951 quando Wright arriva a Firenze lesponte dell’architettura moderna è Michelucci.
Uso del cemento armato con tamponamento in mattoni sarà la cifra stilistica della chiesa
Anche la chiesa Santa Maria a Lardarello, vicino alla ripresa di Perret
Capanne in paglia del litorale laziale, legata alla cultura vernacolare.
Flussi e percorsi sempre elementi intorno ai quali lavora
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STORIA DELL’ARCHITETTURA II
aggiunge un percorso interni che porta al fonte battesimale, corte aperta tra chiesa e percorso alla fonte.
Suggestioni da una cultura storica vasta, capovolge l’orditura banale di Stoppa. È un groviglio di percorsi,
anche la copertura è pensata come percorso praticabile. Ulteriore flusso di percorsi lungo l’edificio, i percorsi
diventano la copertura. Sembra sempre una tenda fluida con intersezione di pilastri he sembrano alberi,
impronta di un elemento naturalistico sulla superficie del cemento armato. Debito nei confronti di Le
Corbusier nella chiesa Rochamp. È complessa l’immagine, sembra espressionista, al tempo stesso un casolare
della campagna rurale, sembra tutt’altro appena si gira di prospettiva. Aporie della sincerità costruttiva
LEZIONE 06/5/2022
ALDO ANDREANI
Attività che comincia prima della guerra, non si assisterà a un incremento del suo ruolo nello scenario
dell’architettura del XX secolo, per svariati motivi. È stato un architetto inattuale, non vuol dire in ritardo
rispetto l’avvenimento del dibatti dell’architettura, vuol dire che era attento a dei fenomeni che non erano
attuali nel momento stesso, ma alle volte prima e dopo. L’attenzione di andreani è su protagonisti
dell’architettura italiana, come Borromini, ecc., che non era usuale nel XX secolo. È mantovano, ci illustra la
sua visione della sua architettura, lavorò sempre da solo, è un eccentrico che si rappresenta come un
eccentrico. Rapporto fondamentale con la cultura wagneriana della musica, è un estraneo a dei gruppi
politici, consociazione ecc. Provenienza di famiglia borghese, condizione agiata.
Scarse realizzazioni
VILLA ZANOLETTI
Con archi liberi, elementi di imposta dell’arco, sembra un non finito. Mediazione tra il dentro e il fuori,
dettagli interni decorati, con tema della zucca. Rivestimenti che sembrano un tessuto, i dettagli diventano
elementi di cerniera. Ritroviamo l’origine tessile di Semper.
Villa Zanoletti è l’opera di esordio di Aldo Andreani, progettata e realizzata quando il giovane studente ha 22
anni. Probabilmente la commissione di Giacomo Zanoletti, facoltoso commerciante di Volta Mantovana, non
è estranea all’ambito paterno di Andreani, così come per la gran parte delle prime committenze. L’edificio
appare a prima vista come un tipico esempio dell’immaginario boitiano, con elementi quattrocenteschi
lombardi declinati nella tipologia della villa borghese. Ma a uno sguardo più attento non possono sfuggire le
sottili deroghe rivelatrici di alcuni elementi che costituiranno la cifra ricorrente di Andreani, come l’elaborata
e sorprendente tessitura muraria o i grandi archi liberi addossati alla loggia d’ingresso. Privi di qualsivoglia
funzione strutturale, il ruolo di questi archi è piuttosto quello di radicare visivamente l’edificio al sito in cui
sorge, ancorando in prima istanza il racconto dell’architettura a quello del luogo. Il fronte con la torre,
dall’alto del colle su cui sorge, scandiva la presenza della villa verso il borgo di Volta Mantovana ma, in un
gioco narrativo già evidente, non apriva l’itinerario espressivo ai visitatori del complesso. L’ingresso avveniva
di fatto dalla loggia, come testimoniano i plastici pilastri del grande cancello, ora in disuso, sommersi dalla
vegetazione. Andreani si occupa dell’assetto dell’intera proprietà, che comprende un fabbricato rurale e
diverse pertinenze, realizzando una piccola costruzione indipendente, probabilmente destinata al custode.
Sia all’esterno sia all’interno della villa, pressoché integralmente conservato, sono presenti grandi superfici
decorate a sgraffito: nella loggia d’ingresso con elementi fitomorfi, memori di motivi quattrocenteschi,
increspati dal gusto floreale, dominante invece nelle altre stanze e soprattutto sulle pareti dello scalone
centrale, con evidenti richiami a motivi tessili, ancor più manifesti nella decorazione della cucina. Come per
42
STORIA DELL’ARCHITETTURA II
tutti i lavori dell’epoca giovanile, sono pochissimi i materiali di progetto originali conservati, tanto che lo
stesso architetto, nella monografia dedicata alla sua opera (ANDREANI 1937), rimedia a tale mancanza –
dovuta probabilmente a un evento che ha disperso o distrutto l’archivio giovanile – con una serie di fotografie
realizzata negli anni Trenta. È molto probabilmente databile ai primi anni Venti, forse commissionatogli grazie
alla stessa committenza, un altro progetto per Volta Mantovana. Si tratta della sistemazione dell’area
prospicente il Famedio, testimoniato unicamente da una tavola pittorica del fratello Arrigo, recentemente
rinvenuta (CVMn), che mostra un recinto eclettico a inquadrare le viste e a segnare gli accessi del giardino.
Sulla tavola compare un cartiglio che reca la scritta: «A ricordo [dei] Caduti di Guerra / Volta Mantovana» e
ancora: «Monte Sera spiazzo e recinto. Dipinto di Arrigo Andreani».
CASA NUVOLARI
Realizzata a ridosso degli anni ’10, denuncia le influenze bizantine, guarda a tradizioni diverse di quelle
occidentali. Sgraffiti e affreschi, i motivi parietali rimandano a un’idea tessile dell’architettura. Tra il
novembre 1910 e il febbraio 1911, Ferruccio Nuvolari acquista due abitazioni contigue su via Chiassi. Le case,
inizialmente messe a reddito dal proprietario, presentavano caratteri assolutamente autonomi. Nel febbraio
1912, in seguito al matrimonio del figlio Camillo con Ada Fochessati, Nuvolari decide di riformare la proprietà,
unificando i due edifici, pur mantenendo alcune parti a reddito, per conferire un’ambientazione appropriata
alla nuova residenza coniugale (ASMn, Catasto delle Imposte dirette, Registro partitario dei fabbricati,
particelle nn. 63 e 64). La commissione del lavoro avviene probabilmente per la vicinanza dei Nuvolari
all’ambito familiare del progettista, il cui zio materno, l’avvocato Giorgio Risi, era stato testimone delle stesse
nozze (ASCMn, Registro dei matrimoni, 1912). La stretta contiguità anagrafica tra i coniugi e Aldo Andreani
suggerisce inoltre una conoscenza diretta dei tre e quindi un rapporto ancor più stretto durante l’ideazione
del progetto. Andreani riforma i due fabbricati livellandone l’altezza e ricavando un androne funzionale alla
servitù di passaggio al cortile retrostante, di altra proprietà. Il prospetto su strada viene unificato, lasciando
tuttavia percepire la differente articolazione delle facciate preesistenti, rivelata dalla lievissima sinuosità del
fronte. Il basamento in ceppo d’Iseo è interrotto dal portale d’accesso, doppiamente eccentrico: sia per la
posizione asimmetrica sia per l’insolita intonazione espressiva del profilo e del serramento, forse ascrivibile
alle suggestioni maturate dal giovane progettista sulle tavole del portfolio Architettura Indiana (Leon Preiss
Editore, Milano 1912), pubblicato proprio a ridosso del progetto e ancora conservato dalla famiglia Andreani
(CCAMi). La tessitura in laterizio del piano terra denuda la tecnica costruttiva in muratura tradizionale
dell’edificio – mista a strutture lignee, putrelle metalliche ed elementi in calcestruzzo armato – mentre il
piano superiore è rivestito da una superficie intonacata riccamente ornata a sgraffito, con motivi memori sia
di partiti decorativi rinascimentali e bizantini, sia di una concezione tessile della superficie architettonica
sollecitata dal confronto con la Secessione viennese. Del resto è attribuibile alla stessa committenza lo studio
di un motivo decorativo per uno scialle, d’ispirazione mantovana, con piante di zucca, donato dall’architetto
ad Ada Fochessati (CMBMn). Il tema realizzato invece sul fronte della casa, è quello del tralcio di vite, che
affonda le sue radici su lacerti di intonaco plasticamente sovrapposti alla muratura in laterizio del piano terra,
mentre le fronde invadono l’architrave della finestra bifora sul fianco destro, a suggerire un’immaginaria
stratificazione di epoche o più sottilmente lo scorrere del tempo sulla nuova facciata. La facciata è chiusa
lateralmente da due cordoni rientranti che ospitano i canali pluviali e superiormente dallo sporto ligneo del
tetto. Alcuni elementi rompono la composizione del fronte, come il balcone in biancone veronese sul portale
d’ingresso o la piccola colonna in serpentino verde che, sulla destra, in continuità con uno sperone verticale
in ceppo al piano terra, frammenta in una bifora la grande finestra quadrata al primo piano. All’interno è
ancora perfettamente conservato l’ambiente che ospita la grande scala di accesso al piano superiore,
anch’esso decorato a sgraffito e delimitato superiormente da una fascia con temi di storia mantovana, dipinti
probabilmente dal pittore Arrigo Andreani, fratello dell’architetto e spesso suo collaboratore, almeno fino al
termine degli anni Dieci, nella realizzazione degli apparati decorativi. La ringhiera della scala, con elementi
fitomorfi e zoomorfi, e tutti i ferri battuti all’esterno, fino al sostegno dei fili elettrici, sono realizzati
nell’officina di Umberto Bellotto di Venezia, il celebre maestro del ferro italiano (DUNKÈREL 1912).
43
STORIA DELL’ARCHITETTURA II
Stesse considerazioni precedenti, montaggio libero e virtuoso di elementi ciquecenteschi e tradizioni lontane,
con immaginario preciso e riconoscibile. L’incarico di sistemazione e ampliamento di un preesistente
fabbricato, da tempo residenza della famiglia Schirolli (ASCMn, Anagrafe, Registro 36, foglio di famiglia 3581),
viene affidato nel 1911 ad Andreani da Luigi Schirolli, fratello di Claudio, noto produttore mantovano di mobili
per ufficio che realizzerà gli arredi del Palazzo della Camera di Commercio (1911-14), la cui progettazione
inizia lo stesso anno. Quello che in origine era il retro dell’edificio, il cui ingresso continua a essere mantenuto
su una più anonima facciata in via Corrado, diventa il fronte principale, visibile dal ponte dell’attigua via
Scarsellini. Tale prospetto, dalla tessitura prevalentemente laterizia, è arricchito da decorazioni a sgraffito,
ferri battuti, elementi di cotto talvolta impaginati come frammenti, testimoni di una immaginaria
stratificazione di differenti epoche. Il corpo aggettante si sviluppa seguendo una dinamica alternanza di
bucature e sporgenze, culminanti con la loggia al primo piano, nella quale la critica ha voluto rintracciare un
riferimento al motivo del liagò veneziano.
La porzione di fabbricato sporgente è sorretta da due arcate in muratura, di differente luce, poggianti su
pilastri in calcestruzzo armato immersi in acqua, secondo una modalità ricorrente nell’edificazione lungo il
Rio, in modo da intonarsi al carattere composito e frammentario della scena edilizia, dando corpo a un
medievalismo più pittoresco che boitiano. La planimetria dell’edificio testimonia chiaramente la preesistenza
di due unità immobiliari, ancora evidenti sulla via Corrado, riunite e raddoppiate in profondità dalla campata
sul Rio, realizzata con una struttura in murature mista all’impiego di putrelle metalliche ed elementi in
calcestruzzo armato. L’architetto interviene in maniera evidente nella conformazione di alcuni spazi interni,
come il grande soggiorno che dilata la sua estensione nella loggia esterna, o il raffinato impianto ligneo della
scala, con le mensole sui poggioli, coronati da un lucernario, elemento ricorrente nelle successive opere di
Andreani.
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Castiglioni (1901-03) a Milano. I prospetti, con un basamento lapideo da cui emerge un sistema regolare di
lesene collegate ai mensoloni della copertura, rivelano forme liberamente tratte dal rinascimento mantovano
e romano. Il 10 settembre 1911 vengono consegnate le tavole con le planimetrie del piano terreno e
sotterraneo, con alcune varianti, di cui Carlo Andreani – che seguirà in situ lo sviluppo del progetto, di cui era
di fatto consulente strutturale, e si occuperà della sua costruzione – aveva ribadito la necessità. L’affidabile
ingegnere comunale auspica infatti di «iniziare sollecitamente i lavori di fondazione prima dei geli invernali,
per dare alle murature stesse quell’assetto necessario per trovarle pronte, nella prossima primavera, a
ricevere i pesi delle murature d’alzato». L’ideazione della nuova sede camerale è per Aldo Andreani anche
l’occasione per dischiudere il proprio orizzonte espressivo, in dialogo animato e talvolta contrastato con il
magistero di Boito e la tradizione mantovana. Se il volume di Giulio Ulisse Arata, L’Architettura Arabo-
Normanna e il Rinascimento in Sicilia (Casa Editrice Bestetti e Tumminelli, Milano 1912), posseduto da
Andreani (CCAMi), raccoglie un repertorio comunque boitiano, il sorprendente portfolio Architettura Indiana
(Leon Preiss Editore, Milano 1912, CCAMi) fornisce al giovane progettista delle suggestioni meno
convenzionali, come suggerisce il fronte su via Calvi del Palazzo della Camera di Commercio, che esalta di
scorcio la ritmica lapidea di un tempio indù. Del resto l’edificio mantovano persegue una volontà d’invenzione
eterodossa, in sintonia con fenomeni di rinnovamento internazionali, puntualmente ricondotti a una ricerca
del tutto personale e culturalmente contestualizzata. La fase costruttiva viene suddivisa in appalti vinti da
imprese mantovane e da altri artigiani con cui Aldo Andreani aveva precedentemente collaborato: le imprese
Antonio Madella e poi la Cooperativa Edile Giulio Romano di Mantova per i lavori in muratura, la società
Lithos e Marmi Gaffuri e Massardi di Virle Treponti per le forniture lapidee (BELLUZZI 2005, pp. 60, 69),
Umberto Bellotto di Venezia per i ferri battuti, i fratelli Trainini di Brescia per le decorazioni a sgraffito, la
ditta Ferrario per il disegno dell’arredo.
I due grandi dipinti di Arrigo Andreani ai lati dello scalone collocano il nuovo edificio alle ascendenze storiche
del commercio mantovano e alle ambizioni dei suoi futuri programmi di sviluppo. Ampiamente commentati
da Clinio Cottafavi, «uno rappresenta la investitura di un console della Università dei mercanti, nel bel
cinquecento; l’altro il varo di un barcone.
Il progetto segna un punto di sorprendente maturità ed estro creativo nella parabola ascendente
dell’architetto mantovano. L’edificio veicola un’idea di monumentalità moderna, che si pone in un rapporto
complementare e dialogico con i monumenti storici della città, ai quali Andreani lavora parallelamente, con
analoga vocazione a vivificarne il ruolo e l’immagine.
MAUSOLEO SORDI
MANTOVA, CIMITERO DI FRASSINE, 1912–13
Nel piccolo cimitero di Frassine, alle porte di Mantova, Aldo Andreani realizza il mausoleo dei marchesi Sordi.
L’edificio si configura come
una sorta di gigantesco masso erratico, inciso da una misteriosa orditura architettonica, che trattiene i
frammenti di antiche vestigia. L’oculo centrale diventa il fulcro di una gigantesca croce in pietra bianca, che
spicca sul corpo laterizio del monumento, scolpito e bucato da ossature di archi e colonne bizantineggianti. I
disegni di progetto mostrano un’ipotesi precedente a quella realizzata, nella quale la superficie in pietra
rivestiva anche la base del monumento enfatizzando ulteriormente il carattere di un rudere spogliato, ancora
leggibile nella versione realizzata. Il mausoleo presenta un accesso centrale, al piano della cappella, che
sottolinea la vocazione alla sua percezione perfettamente assiale. Un altro accesso ipogeo, al piano delle
sepolture, è raggiungibile da una scala esterna sul fianco sinistro dell’edificio: tale artificio, aumentandone la
porzione visibile, enfatizza la massa dell’edificio, determinando un secondo punto di vista privilegiato,
angolare, rafforzato dalla collocazione di un grande stemma in pietra simile a quello del seicentesco palazzo
Sordi di Mantova. L’ambiente interno del mausoleo, interamente decorato a sgraffito, era arredato con
suppellettili sacre disegnate da Andreani. Il collegamento interno tra i due livelli avviene attraverso un’esile
scala in calcestruzzo armato, bordata in ferro, dal linguaggio sorprendentemente essenziale e netto,
anticipatore di tensioni espressive assai più tarde.
Dopo la guerra i progetti così opulenti e legati a una cultura ricca, di un legame con il liberty e legato all’idea
moderna, dopo vi è una moralizzazione del gusto e dell’architettura. Il gusto di andreani non è più attuale,
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Mantova non è più il luogo per i suoi progetti. Si trasferisce a Milano, non rinunciando a un gusto importante,
plastico.
CASINO DI CACCIA “LA ROCCHETTA”, BOSISIO PARINI, ITALIA, 1921 à È già pensato come un rudere, con
un affastellarsi compositivo di volumi ed elementi. Traguardo visivo degli elementi, permette di vedere gli
elementi simultaneamente. Sagomazione delle forme, traguardabili dall’interno verso l’esterno. Rimando
alla Red House.
Ossessione maniacale nella manipolazione degli elementi, anche nei dati strutturali.
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