William James, Volonta Di Credere

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William James

Volontä di credere
Introduzione d i c a r l o s in i
Traduz/one d i p ie r o b a ir a t i

Biblioteca Universale Rizzoli


MILANO 1984
IN T R O D U Z IO N E

Propriety letteraria riservata La rinascita del pensiero politico di John Stuart Mill e
1 9 8 4 , Rizzoli E ditore, M ilano
uno degli ultimi, o forse l’ultimo avvenimento significati­
ISBN 8 8 -1 7 -1 2 4 6 7 -2 ve nel panorama culturale odierno. La via di questo recu-
T itolo originale dell’opera:
pero (che sino a qualche anno fa sarebbe sembrato impen-
ESSAYS ON FAITH AND MORALS sabile) e quanto mai singolare: essa e stata aperta, come si
sa, dalle riflessioni epistemologiche di Paul K. Feyera-
bend sulla natura dogmatica e autoritaria dell’ideologia
Prima edizione: maitm 1984 scientifica moderna. La scienza, come gia la chiesa nel
medio evo, si e associata al potere statale per imporsi co­
me unico modello di verita e di vita e per dominare e mo-
dellare in maniera conforme le coscienze1. A cid Feyera-
bend oppone il suo «anarchismo metodologico» che, con
indubbia coerenza, ritrova nel pensiero politico, sociale e
morale milliano, cioe nella sua ideologia radical-democra-
tica, una piu ampia legittimazione e fondazione.
Nella Prefazione alia recente traduzione del Saggio
sulla liberta2 di Mill, Giulio Giorello e Marco Mondado-
ri, che sono anche i maggiori studiosi italiani di Feyera-
bend, ricordano opportunamente che Mill fu uno dei pri-
mi critici di quel «dispotismo della maggioranza» (come
gid aveva detto Tocqueville) in cui rischia di naufragare
l’odierna struttura democratica degli Stati capitalistici:
dispotismo della « pubblica opinione » manipolata e indot-
I saggi I-VI sono stati ristampati da The Will to Believe and Other Es­ 1 Sul pensiero di P. K. Feyerabend si veda il numero monografico del­
says (originariamente dedicati a C.S. Peirce); i saggi VIII-X da Talks la rivista « L’uomo, un segno», V, n. 2-3,1980.
to Teachers and to Students on Some o f Life's Id ea ls; i saggi VII e XI 2 j . s. mill, Saggio sulla liberta, trad, it., Milano, il Saggiatore, 1981.
da Memories and Studies.
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sibili organi di comunicazione con la natura delle cose; e a
confronto con questi concreti movimenti della nostra ani-
ma tutte le proposizioni e le argomentazioni scientifiche
— per esempio, il veto che il positivista rigoroso pronun-
cia in merito alia nostra fede — suonano al nostro orec-
LAVOLONTA DI CR ED ERE1
chio come semplici rumori di masticazione. In questo am-
bito, le realta con cui abbiamo attivamente a che fare so-
no possibilita e non fatti compiuti; e per citare il mio ami-
co William Salter della Philadelphia Ethical Society,
«come l’essenza del coraggio consiste nello scommettere
la posta della vita su una sola possibilita, cosi l’essenza In una biografia di Fitz-James Stephen pubblicata di re-
della fede d credere che quella possibilita esista». cente, il fratello Leslie descrive una scuola frequentata
dal giovane Fitz-James nella quale l’insegnante, un certo
Queste quindi sono le ultime mie parole per voi: non ab- Guest, intratteneva i suoi allievi con domande di questo
biate panra della vita. Credete che la vita vale la pena di tipo:« Gurney, qual e la differenza fra la giustificazione e
essere vissuta e la vostra fede contribuira a produrre il la santificazione? — oppure: Stephen, dimostrami l’onni-
fatto. La «prova scientifica» della correttezza del vostro potenza di Dio» e cosl via. Nella nostra universita di Har­
punto di vista pud non essere chiara prima del giorno del vard, dove regnano il libero pensiero e una certa spregiu-
giudizio (o qualche momento della realta che quell’espres- dicatezza, siamo propensi ad immaginare che qui, nel vo­
sione serve a simbolizzare). Ma i generosi combattenti di stro buon vecchio college, si continui a discorrere su que­
questa ora, o gli esseri che in quelle circostanze li rappre- sto genere di argomenti; e per dimostrarvi che noi ad Har­
senteranno, potranno rivolgersi ai timorosi di cuore, che vard non abbiamo perso ogni interesse per questi proble-
adesso si rifiutano di andare avanti, con parole come quel­ mi vitaliyfio portato con me questa sera qualcosa di simile
le con cui Enrico IV saluto il tardo Crillon dopo che era ad un sermone sulla giustificazione della fede — cioe un
stata conseguita una grande vittoria: «Impiccati, buon saggio sulla difesa del nostro diritto di assumere un atteg-
Crillon! Abbiamo combattuto ad Arques e tu non c’eri». giamento fiducioso in materia religiosa, nonostante che il
nostro intelletto puramente logico non necessariamente vi
si sia piegatovIl titolo della mia conferenza quindi e «La
volonta di cr6dere ».
/Ho a lungo sostenuto con i miei studenti la validita di
una fede raggiunta con un atto di volonta; ma avendo ben
assorbito e assimilato lo spirito logico, si sono fatti un do-
vere di negare a quel mio punto di vista ogni valore filoso-
fico. E questo accade nonostante che ognuno di essi sia
1Conferenza tenuta agli Istituti di Filosofia delle University di Yale e
di Brown. Pubblicata nel New World, Giugno, 1896.

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continuamente dominato da questa o da quella teoria filo- gio, possiamo definire autentica ogni opzione che riunisca
sofica. Tuttavia, sono cosi profondamente convinto della i tre caratteri della vitalita, dell’obbligatorieta e dell’im-
correttezza della mia posizione, che il vostro invito mi b portanza.
parso una buona oceasione per chiarire il mio pensiero. A) Un’opzione e viva solo quando entrambe le ipotesi
Forse le vostre menti saranno piu aperte di quelle con cui sono vive. Se dico ad uno di voi «Scegli tra essere teosofo
ho avuto a che fare fin’ora. Cercherd di essere il meno ed essere maomettano», e verosimile che questa opzione
tecnico possibile, anche se dovrb incominciare proprio con sia un’opzione morta; nessuna delle due ipotesi sembra in-
il fare alcune distinzioni tecniche che ci aiuteranno in se- fa tti poter essere viva, per nessuno di voi. Ma se invece di­
guito. co « Scegli tra essere agnostico e essere cristiano », la cosa
si presenta molto di versa: data I’educazione che avete ri-
cevuto, ognuno di voi sente in qualche misura, nell’una co­
I me nell’altra ipotesi, un richiamo alia vostra sensibilita.
B) Supponiamo, d’altra parte, che io dica ad uno di voi:
Vi invito a chiamare (ipotesi tutto cid che pud essere pro- « Puoi decidere se uscire col parapioggia, oppure senza ».
posto alia nostra credenza; e come in elettricita si parla di Non vi offro un’alternativa reale', percheTindividuo a cui
fili <*vivi» e di fili morti, cosi noi distingueremo le ipotesi la propongo & libero di evitare la scelta, rinunciando ad
in ipotesi vive e ipotesi «inerti». Un’ipotesi viva d un’ipo- uscire. Cosi anche se io vi dicessi: «amatemi o odiatemi»
tesi tale da offrirsi come possibilita reale a chi viene pro- — « considerate la mia teoria vera o falsa ». Ognuno di voi
posta. Se ad esempio vi chiedessi di credere al Mahdi, I’i- pud rimanere indifferente al mio riguardo, senza decidere
dea non avrebbe alcun collegamento elettrico con la vo- se amarmi o odiarmi, senza prendere partito rispetto alle
stra natura; essa si rifiuta di sprigionare qualsiasi scintilla mie teorie. Ma se dico: « accetta questa verita o rifiutala »
di credibility. Quindi, come ipotesi, e per voi completa- — vi costringo ad un’opzione obbligata, non essendoci in-
mente inerte. Tuttavia per un arabo (anche se non fosse fatti, in questo caso, scappatoia all’alternativa. Qualsiasi
seguace del Mahdi), l’ipotesi sarebbe tra quelle che egli dilemma basato su una contrapposizione logica assoluta,
considera possibili, quindi viva. Cid dimostra che l’inerzia quando non offre alcuna possibilita di sottrarsi alia scelta,
o la vitalita di un’ipotesi non e una propriety intrinseca a e un’opzione obbligata.
quest’ultima, ma e in rapporto con il singolo pensante. Es­ C) Consideriamo infine questo caso: se io fossi il dott.
se si misurano inoltre dalla volonty d’agire che suscitano. Nansen e vi proponessi di prender parte ad una mia spedi-
Il massimo di vitalita di un’ipotesi significa la volonta di zione polare, l’opzione in questo caso sarebbe importante:
agire in modo irrevocabile. Questo, in pratica, significa infatti, l’occasione che vi si offrirebbe oggi potrebbe non
credere; anzi, ogniqualvolta c’e volonta d’azione c’e gia ripresentarsi mai piu e la vostra scelta avrebbe per effet-
una tendenza a credere. to, o di escludervi totalmente da quella specie di immorta­
Ora, chiamiamo opzione la scelta tra due ipotesi che si lity che il Polo Nord conferisce a chi lo affronta, o invece
escludono. Le opzioni possono essere di diversi tipi: 1. Vi­ di mettere nelle vostre mani un mezzo per raggiungerla.
ve o inerti; 2. obbligate o evitabili; 3. important! o insigni­ Chi si rifiuta di sfruttare un’occasione unica perde la ri-
ficant!; rispetto alio scopo che mi propongo in questo sag- compensa, tanto certamente come se l’impresa fosse falli-
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ta. Per contra, l’opzione b insignificante, quando l’occa- cento dollari? Noi possiamo dire una qualsiasi di queste
sione e tale da ripresentarsi, quando la posta £ senza valo- cose, ma siamo assolutamente incapaci di crederla; e l’in-
re, oppure infine quando la decisione presa b revocabile, tero edificio delle veritä in cui noi credippßJ proprio fat-
una volta che sia risultata avventata. Nella vita scientifi- to di cose in cui crediamo; come diceva'lmime^si tratta di
ca, per esempio, le opzioni insignificanti abbondano/Un question! di fatto, vicine о lontane, e relazioni tra idee,
chimico puö giudicare un’ipotesi abbastanza viva da pas- che ci sono о non ci sono per noi se cosi le vediamo, e che,
sare un anno a verificarla: a tal punto vi crede/IVIa se i se non ci sono, non possono essere messe 11 con nessuna
suoi esperimenti si rivelano inconcludenti in entrambe le azione di cui siamo-capaci.
direzioni, lascia Stare quella perdita di tempo senza alcun Nei pensieri di^ascal fc’e un famoso brano, noto a tutti,
danno vitale. nel quale si parla della scommessa che da lui prende по­
Teniamo bene a mente queste distinzioni fondamentali т е . In questo passo egli cerca di costringerci ad aderire al
in modo che sia poi agevole discuterne. cristianesimo, come se il nostro Interesse per la veritä
avesse una somiglianza con il nostro interesse per la posta
in un gioco d’azzardo. Tradotte liberamente la sue parole
II sono le seguenti: dovete credere о non credere che Dio esi-
sta; quale delle due cose sceglierete? La vostra ragione
La seconda questione da prendere in considerazione e la umana non pud decidervi. Tra voi e la natura delle cose e
reale psicologia dell’opinione umana. Quando consideria- in atto un gioco che nel giorno del giudizio darä come esi-
rrio certTTaTtrsembra che alia base di tutte le nostre con- to testa о croce. Ponderate bene i vostri guadagni e le vo-
vinzioni vi sia la passione e la volonta. Quando ne conside- stre perdite che risulterebbero dallo scommettere tutta la
riamo altri ci pare che sia l’intelletto a indirizzare il no­ vostra posta sulla testa, cioe sull’esistenza di Dio: in que­
stro giudizio tacitando sentimenti e volonta. Indaghiamo sto caso, se voi vincete guadagnate l’eterna beatitudine; se
per prima cosa su quest’ultimo punto. perdete, non perdete nulla. Se esistessero possibilita infi­
/ Non sembra prematuro sostenere a prima vista che le nite e soltanto una riguardasse Dio in tutta questa opera-
'nostre opinioni possono venire modificate a volonta? E zione, anche in quel caso dovreste mettere tutta la posta a
mai possibile che la volonta rappresenti un aiuto o un imr~ favore di Dio; infatti, sebbene voi certamente rischiate
pedimento per T’intelletto nelle sue percezioni della veri­ una perdita finita con questo modo di procedere, ogni per­
ty? Forse che noi, solo con uno sforzo di volonta possiamo dita limitata e ragionevole, anche se e di una certa entitä,
credere che l’esistenza di Abramo Lincoln sia un mito e purche vi sia anche solo la possibilita di una vincita infini-
che i suoi ritratti sulla rivista McClure siano tutti di qual- ta. Andate dunque e mettete la vostra mano nell’acqua
cun altro? Riusciamo forse, con ogni sforzo della nostra santa e fate dire delle messe; la fede verrä e vanificherä i
volonta, oppure desiderando con tutte le nostre forze che vostri scrupoli: cela vousfera croire et vous abetira. Per-
sia vero, crederci in buona salute, nel momento in cui sia- che non dovreste comportarvi cost? In fondo che cosa ave-
mo a letto doloranti per i reumatismiyOppure credere con te da perdere?
certezza che la somma di due biglieui da un dollaro che Probabilmente credete che quando la fede religiosa si
stanno nelle nostre tasche debba essere necessariamente esprime in questo modo, nel linguaggio del gioco d’azzar-

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do, viene messa sui suoi Ultimi trampoli. Certamente la le disinteressata giacciano sepolte nelle sue sole fonda-
personale fede di Pascal nelle messe e nell’acqua santa menta; quale pazienza e perseveranza; quali preferenze
aveva origini completamente diverse; e questa celebre sua siano state messe da parte, quale sottomissione alle gelide
pagina non b altro ehe un argomento a favore, un ultimo leggi dei fatti esterni sia stata praticata e trasfusa nelle
disperato ricorso ad un’arma efficace contro la durezza di pietre e nella malta; quanto assolutamente Impersonale
un cuore incredulo. Riteniamo ehe una fede nelle messe e esso si erga nella sua grandiosa nobiltä, allora quanto
nell’acqua santa adottata volontariamente dopo un calco- sciocco e spregevole ci sembrerä ogni piccolo sentimenta­
lo cost meecanico mancherebbe certamente del nucleo le che viene a soffiare le volute di fumo della sua volontä
migliore della vera fede; e se noi fossimo al posto della di- pretendendo di risolvere question! important! basandosi
vinitä, proveremmo un piacere particolare nelPescludere soltanto sui suoi sogni privati! Possiamo chiederci se colo­
dalla ricompensa eterna coloro ehe credono in questa ma- ro ehe sono stati formati alia aspra e virile scuola della
niera. E evidente che se non esiste qualche precedente scienza hanno piacere di tirare fuori questa forma di sog-
tendenza a credere nelle messe e nell’acqua santa, 1’opzio- gettivismo dalla loro stessa bocca? L’intero sistema di vin-
ne offerta da Pascal non b un’opzione viva. Certamente coli ehe si creano nelle scuole di scienza si perde di fronte
mai nessun turco e andato a messa n£ ha mai messo la alia sua tolleranza; ed e quindi appena naturale che coloro
mano nell’acqua santa in nome di queste argomentazioni; che hanno contratto la febbre scientifica passino all’estre-
e anche per noi protestanti questi mezzi di salvezza ci mo opposto e talora scrivano come se l’intelletto incorrot-
sembrano cosi scontati e inaccettabili ehe la logica di Pa­ to e veritiero dovesse necessariamente preferire quanto
scal, specificamente invocata a loro sostegno, ci lascia del e’e di amaro e di inaccettabile al cuore.
tutto indifferenti. II Mahdi potrebbe anche scriverci e dir- Fortifica la mia anima sapere
ci: « Io sono colui ehe deve venire e ehe Dio ha creato nel ehe, sebbene io perisca, la Veritä e tale
suo splendore. Sarete infinitamente felici se crederete in
me, altrimenti vi sarä tolta anche la luce del sole; valutate canta Clough, mentre Huxley esclama: «La mia unica
quindi il vantaggio infinito ehe voi trarrete se crederete consolazione sta nel riflettere ehe, per quanto cattiva pos-
che io sono veramente cosi, rispetto alia perdita limitata, sa diventare la nostra posteritä, finche seguirä la regola
se io non lo sono!». per cui non si deve fare finta di credere ciö ehe non si ha
La sua logica sarebbe quella di Pascal; ma con noi la ragione di credere, solo perche il far finta potrebbe essere
adopererebbe vanamente, perche l’ipotesi ehe ci viene of­ di qualche vantaggio (la parola ’’fare finta”, in questo
ferta e un’ipotesi inerte. Nessuna tendenza ad agire in contesto, e certamente ridondante), non avrä ancora rag-
conformita ad essa esiste in qualche misura in noi. giunto il punto piü basso deirimmoraütä ». E quel delizio-
Parlare di una fede conseguita con la volontä sembra so enfant terrible di(CWfordycrive: «La fede e dissacrata
quindi, da un certo punto di vista, una semplice scioc- nel momento in cui viene affidata ad affermazioni non
chezza. Da un altro punto di vista sembra peggio di una comprovate e non messe in discussione, per il sollievo e il
semplice sciocchezza; b una viltä. Quando si considera il privato piacere di chi crede... Chiunque sia degno dei suoi
magnifico edificio delle scienze fisiche e si vede come b simili in questa materia difenderä la purezza della sua fe­
stato costruito; quante migliaia di uomini dalla vita mora­ de con il fanatismo di una cura gelosa, per evitare ehe in

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qualsiasi momento possa basarsi su un oggetto indegno ed della fede, come timore e speranza, pregiudizio e passio-
essere macchiata da un’ombra che non pud mai essere ne, imitazione e spirito di parte, gli influssi della casta e
cancellata... Se una fede e stata accettata sulla base di dell’ambiente. Ё proprio vero che noi constatiamo di ave-
prove insufficient! [sebbene la fede in quanto tale sia ve- re in noi stessi certe credenze, senza sapere"nS' сошёТГё
ra, come Clifford spiega nella stessa pagina] il piacere perche^Mr. Balfour da il nome di « autorita » a tutti gliln-
che ne deriva e un furto... E una fede piena di peccato flussi/derivati dal clima intellettuale, che rendono le ipo­
perche viene rubata in dispregio dei nostri doveri nei con­ tesi possibili о impossibili ai nostri occhi, vive о inerti. In
front! dell’umanita. Quel dovere vuole che noi ci guardia- questa stanza universitaria, crediamo tutti alle molecole e
mo dalle fedi cosiffatte, come da una peste che si puo im- alia conservazione dell’energia, nella democrazia e nel
padronire del nostro corpo e poi diffondersi nel resto della progresso inevitabile, nel cristianesimo protestante e nel
citta. E sbagliato sempre, dovunque e per tutti, credere dovere di combattere per «la dottrina deH’immortale
sulla base di prove insufficient!. Monroe >oiutte queste nostre credenze non riposano su al-
cuna галопе che sia degna di questo nome. Vediamo in
questi problemi con una chiarezza interiore non maggiore,
Ill e probabilmente molto inferiore, di chiunque non vi cre-
da. Il suo rifiuto delle convenzioni probabilmente gli for-
Tutto questo ha Peffetto di un’argomentazione solida, an- nira alcune ragioni delle sue conclusioni; per noi invece,
che quando viene espressa, come nel caso di Clifford, con non la chiarezza della visione, ma il prestigio delle opinio-
un eccesso di forza e di pathos nella voce/La libera volon- ni, e cid che fa sprizzare la scintilla e da luce al deposito
ta e il semplice desiderio, nel campo deile~nostre creden­ della nostra fede latente. In novantanove casi su cento la
ze, sembrano veramente essere soltanto la quinta ruota nostra ragione si accontentera di avere a disposizione
del carro. Eppure se qualcuno ne deducesse che la visione qualche argomento, che possa essere sciorinato e recitato
delFintelletto e cid che rimane dopo che il desiderio e la nel caso che la nostra credulita venga criticata da qualcu­
volontl e la preferenza del sentimento si sono ritirati dalla no. La nostra fede ё la fede nella fede di qualcun altro e
scena, o che la pura ragione d cid che fissa le nostre opi­ questo aceade soprattutto quando si tratta di problemi
nion!, andrebbe contro i fatti per una via altrettanto diret- della massima importanza. Il nostro stesso credere nella
ta ·/ verity, per esempio, cioe il credere che esista una verity e
Le nostre ipotesi ormai inerti sono le sole che la nostra che le nostre menti e la verity stessa siano fatte le une per
attivita volontaria non e piu capace di richiamare alia vi­ I’altra, che cosa ё se non un’appassionata affermazione di
ta. Ma cid che le ha rese per noi inerti e in grandissima desiderio, nella quale ci fa da sostegno il nostro sistema
parte una precedente azione di tipo antagonistico esercita- sociale? Desideriamo avere una verita; desideriamo crede­
ta dalle preferenze della nostra naturavCon l’espressione re che i nostri esperimenti, studi e discussioni debbano
«preferenze della nostra natura» non intendo designare collocarci in una posizione relativa nei loro confronti co-
soltanto l’insieme di quegli atti volontari che possono sca- stantemente migliore; e su questa linea noi accettiamo di
turire da certi abiti di credenza a cui non siamo capaci di combattere la nostra vita di pensiero. Ma se uno scettico
sfuggire; intendo invece riferirmi anche a tutti i fattori della scuola di Pirrone ci chiedesse come noi sappiamo

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tutto questo, riusciremmo a trovare una risposta facendo ze e preferenze passionali che ci camminano innanzi e al-
ricorso alia nostra logica? No, certamente non ci riusci­ tre che vengono dopo le nostre credenze e sono soltanto
remmo. Sono soltanto atti di volonta contro altri atti di queste ehe arrivano troppo tardi per la festa; esse tuttavia
volonta; siamo portati ad affrontare la vita sulla base di non giungono troppo tardi quando il lavoro preliminare
una fede o di un assunto che lui, per parte sua, non si cura delle tendenze passionali e giä stato fatto nella loro dire-
di fare proprio2. zione e a loro favore. La prova Pascal, lungi dall’essere
1 Di regola scartiamo tutti i fatti e le teorie con le quali priva di efl icacia, sembra anzi essere un’argomentazione
jjon abbiamo alcun rapporto di consuetudine o utilita. Le che taglia la testa al toro ed e l’ultimo colpo necessario a
emozioni cosmiche di Clifford non servono ai sentimenti rendere completa la nostra fiducia nelle messe e nell’ac-
cristiani. Huxley se la prende con i vescovi perche nel suo qua santa. La reale fisionomia delle cose &tutt’altro che
ordine di vita non vi &alcun bisogno di forme sacerdotali. semplice: e la pura logica e la semplice introspezione,
Newman, al contrario, si mette dalla parte del cattolicesi- qualsiasi cosa possano fare sul piano ideale, non sono cer­
mo romano e trova ogni sorta di ragione per starci, perche tamente le sole cose che'effettivamente producoTKTle no­
per lui un sistema ecclesiastico £ un bisogno e una gioia stre credenze.
profonda. Perche un numero cqsi.esiguo di «scienziati» si
interessano alle prove della telepatiaja cosiddetta telepa-
tia? Perche pensano, come un noto biologo, adesso scom- IV
parso, ebbe ad esprimersi con me, che se anche una cosa
di questo genere fosse vera, gli scienziati dovrebbero fare Dopo aver preso atto di questa situazione complessa, il no­
causa comune per sopirla e tenerla nascosta. Sconvolge- stro compito successivo, e quello di chiederci se essa e sol­
rebbe l’uniformita della natura e tutto quel genere di cose tanto oggetto di riprovazione o un fenomeno patologico,
senza le quali gli scienziati non possono mandare avanti le oppure se, al contrario, dobbiamo considerarla come ele-
loro attivita. Ma se questa persona si trovasse di fronte a mento normale di cui tenere conto nelle nostre decisioni.
qualche cosa che, in quanto scienziato, riuscirebbe a fare In breve, la tesi che intendo difendere e la seguente: la
con la telepatia, non soltanto si metterebbe ad esaminarne nostra natura di esseri passionali non soltanto ha titolo
i dati, ma in fondo li troverebbe anche estremamente inte- legittimo, ma ha anche il dovere di decidere una 'scelta
ressantLProprio questa stessa legge che i logici vorrebbe- tra proposizioni, ogni volta che si tratti realmente di una
ro imporci —se posso dare di logici a chi e disposto a tra- vera scelta che non pud essere decisa, per sua natura, su
scurare completamente la nostra natura di esseri dotati di una base puramente intellettuale; in f atti, in queste condi-
volonta — non e basata su altro che sul loro desiderio di zioni, dire « non decidere, ma lascia aperta la questio-
eliminare tutti gli elementi per i quali, nella loro quality ne», e a sua volta una decisione dettata dalle passioni,
professionale di logici, non possono trovare alcuna utiliffi- proprio come decidere per il si o per il no, ed e accompa-
E quindi evidente che la nostra natura non-intelleHuale gnata dallo stesso rischio di perdere la veritä. Questa te­
influenza realmente le nostre convinzioni. Ci sono tenden- si, espressa in termini cosi astratti, diverra presto chiara.
2Confronta S H. h o d g s o n , Time and Space, London, 1865, p. 310. E Almeno cosi confido. Devo tuttavia dedicarvi ancora un
una pagina mirabile. po’ di lavoro preliminare.

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3. Volonta di credere
V in questa affermazione la chiave di qualsiasi sistema de-
gno di questo nome? Un sistema, per essere un sistema,
Si osservera che, per gli scopi di questa discussione, ci tro- deve presentarsi come sistema chiuso, correggibile in que­
viamo su un terreno « dogmatico », intendo dire su un ter- sto o quel dettaglio, forse, ma mai nelle sue strutture es-
reno che lascia totalmente da parte lo scetticismo filosofi- senziali!
co sistematico. Vogliamo porre risolutamente il postulato L’ortodossia scolastica, alia quale bisogna sempre rivol-
secondo cui la verita esiste ed b destino delle nostre menti gersi quando si vogliono trovare affermazioni perfetta-
conseguirla, anche se ovviamente lo scettico non sar& di- mente chiare, ha elaborato nel modo pih elegante questa
sposto ad acconsentire. Su questo punto, ci allontaniamo convinzione e ne ha fatto una dottrina da essa chiamata
da lui per non incontrarci mai piu. Tuttavia, la persuasio- della « prova obbiettiva». Se, per esempio, io sono incapa-
ne che la verity esista puo essere assunta in due modi di- ce di dubitare che in questo momento sono di fronte a voi,
versi. Possiamo parlare di un modo caratteristico delYem- che due e inferiore a tre, oppure che se tutti gli uomini so­
pirista e di un modo caratteristico deWassolutista di cre­ no mortali allora anche io sono mortale, dipende dal fatto
dere nella verita. In merito a questa questione, gli assolu- che queste cose illuminano il mio intelletto senza che que­
tisti affermano che non soltanto noi possiamo tentare di sto possa opporre resistenza. Il fondamento ultimo di que­
conoscere la verita, ma che noi la conosciamo quando ten- sta prova obbiettiva di cui certe proposizioni sono dotate e
tiamo di conoscerla; gli empiristi invece ritengono che, la adaequatio intellectus nostri cum re. La certezza che
sebbene possiamo tentare di conoscerla, non possiamo co­ esso reca con s6 b connessa strettamente ad una aptitudi-
noscerla infallibilmente nel momento stesso in cui tentia- nem ad extorquendum certum assensum, insita nella veri­
mo. Conoscere b una cosa e conoscere con certezza cio ty che si ha di fronte, e da parte del soggetto una quietem
che noi conosciamo e un’altra cosa. Si pud anche credere in cognitione; non appena Poggetto viene recepito nella
che la prima cosa sia possibile senza la seconda; per que­ mente, non resta alcuna possibility di dubbio; in tutto que­
sta ragione gli empiristi e gli assolutisti, sebbene ne gli uni sto rapporto di transazione non opera alcuna altra cosa
ne gli altri siano degli scettici nel tradizionale senso filoso- che la entitas ipsa delPoggetto e la entitas ipsa della men­
fico della parola, presentano nel loro comportamento di- te. Noi trasandati pensatori moderni, non amiamo parlare
versi gradi di dogmatismo. in latino; anzi non sopportiamo le terminologie acquisite;
/ Se consideriamo la storia delle opinioni, osserviamo che ma nel fondo il nostro stato mentaie e molto simile a que-
la tendenza empiristica ha prevalso largamente nel campo sto/bgni volta che ci abbandoniamo acriticamente a noi
della scienza, mentre in campo filosofico ha tenuto banco stdssi: voi credete nella prova obbiettiva e anche io ci cre­
la tendenza assolutistica. II tipo caratteristico di felicita do. Di alcune cose ci sentiamo certi: noi conosciamo e sap-
dispensato dalle filosofie b senza dubbio consistito nella piamo di conoscere. C’e qualche cosa che scatta dentro di
convinzione nutrita da ciascuna scuola o da ciascun siste- noi, una campana che batte dodici colpi, nel momento in
ma apparso di volta in volta, che finalmente la verita era cui le mani interiori hanno spostato la sfera del nostro oro-
stata sondata fino in fondq/« Le altre filosofie sono colle- logio mentaie sulPora meridiana. Tra di noi anche i piu
1zioni di opinioni, in gran parte false; la mia filosofia forni- grandi empiristi sono empiristi soltanto per riflessione;
sce un punto di vista definitivo»; chi non riconoscerebbe quando vengono lasciati ai loro istinti, fanno affermazioni

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dogmatiche come papi infallibili. Quando i vari Clifford fatto ehe il fenomeno presente della coscienza esiste.
ci dicono che e peccaminoso essere cristiani sulla base di Quello, comunque, & soltanto il punto di partenza della
«prove tanto insufficient», l’insufficienza & veramente conoscenza, il semplice riconoscimento di una materia in-
Pultima idea che abbiamo in mente. Per loro la prova £ as- differenziata da elaborare filosoficamente. Le diverse fi-
solutamente sufficiente; soltanto che agisce nella direzio- losofie non sono altro che svariati tentativi di esprimere
ne opposta. Credono in modo cosl completo in un ordine ciö ehe quella materia realmente e. E se ci chiudiamo nel-
anticristiano dell’universo che non esiste alcuna opzione le nostre biblioteche, quali disaccordi di opinione non sco-
vitale; il Cristianesimo e un’ipotesi morta fin dall’inizio. priremo! Dove e possibile trovare una risposta sicuramen-
te vera? A parte le astratte proposizioni comparative
(come efue e due fanno quattro), proposizioni che di per se
VI non ci dicono nulla sulla realtä concreta, non incontriamo
nessuna proposizione mai fatta da qualcuno come proposi-
E allora, visto che siamo tutti per istinto cosl assohitisti, zione evidentemente certa che non sia stata successiva-
che cosa dovremmo fare in questa situazione, nella nostra mente qualificata come falsitä o che per lo meno non sia
qualitä di studiosi di filosofia? Lo sposeremo e sosterremo stata messa seriamente in questione nella sua veritar II
fino in fondo? Oppure lo considereremo come una debo- tentativo di trascendere gli assiomi della geometria, non
lezza della nostra natura della quale dovremmo liberarci, per gioco ma sul serio, fatto da alcuni nostri contempora-
se solo lo potessimo? nei (come Zöllner e Charles H. Hinton) e il rifiuto di tutta
Credo in tutta sinceritä che soltanto questo secondo at- la logica aristotelica da parte degli hegeliani sono esempi
teggiamento sia degno di una mente abituata a riflettere. eloquenti in materia.
La prova e la certezza obbiettiva sono indubbiamente »£>Non e’e mai stato un accordo su una concreta prova per
ideali molto belli con cui giocare: ma dove mai potremmo stabilire ciö ehe sia realmente vero. Alcuni pongono que­
incontrarli su questo nostro pianeta illuminato dalla luna sto criterio al di fuori del momento della percezione, col-
e visitato dai sogni? Questo e il motivo per cui personal­ locando nella rivelazione, nel consensus gentium, negli
mente, per quanto riguarda la mia teoria della conoscenza impulsi del cuore, oppure nell’esperienza globale della
umana, sono un empirista fino in fondc^Certamente vivo razza. Altri ritengono che il momento percettivo sia prova
anche io con la credenza pratica che dobbiamo continuare a se stesso;. Descartes, per esempio, con le sue idee chiare
a fare esperienza, perche soltanto in questo modo le no- e distinte gara'ntite da Dio e dalla sua veracitä* Reid con il
stre credenze possono diventare piü vere; ma assumere suo « senso comune »; e fCant con le sue forme del giudizio
una qualsiasi di tale credenze — non mi importa nulla sintetico a priori. LMnconcepibilitä dell’opposto; la possi-
stabilire quale — come se non fosse mai interpretabile o bilitä di essere verificato attraverso i sensi; il possesso di
correggibile, credo sia un atteggiamento gravemente sba- una completa unitä organica o di una relazione interna,
gliato e credo che tutta la storia della filosofia mi darä ra- realizzata quando una cosa e anche 1’altro di se stessa; so­
gione. Esiste soltanto una unica veritä indefettibilmente no alcuni criteri che sono stati adoperati, di volta in volta.
certa ed ö la veritä per cui lo stesso scetticismo pirronisti- ■La tanto lodata prova obbiettiva non trionfa mai; e una
co Continua in qualche modo a stare in piedi: la veritä del semplice aspirazione, cioe un Grenzbegriff:; ehe denota l’i-

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deale infinitamente remoto della nostra vita speculativa. Santa Inquisizione, meno che mai ci si sente tentati di
Affermare che certe veritä lo incorporano, significa sem­ onorare quella dottrina di qualche rispetto.
plicemente dire che, quando ritenete che siano veri e sono Vi prego tuttavia di osservare, a questo punto, che
veri, allora la loro prova e obbiettiva; altrimenti non lo b. quando, in quanto empiristi, rinunciamo alia dottrina del­
In pratica, tuttavia, la convinzione personale che la prova la certezza obbiettiva, non per questo rinunciamo a cerca-
obbiettiva che si persegue abbia realmente la marca del- re o a sperare di raggiungere la verity in quanto tale. Con-
l’obbiettivitä, non b altro che un’ulteriore opinione sogget- tinuiamo ad alimentare la nostra fiducia nella sua esisten­
tiva che va ad aggiungersi alle precedenti. Quante sono za e crediamo ancora che le nostre posizioni rispetto alia
infatti le molte e diverse opinioni contraddittorie, in mate­ verita non faranno altro che migliorare perseguendo siste-
ria di prove obbiettive e di certezze assolute, che sono sta­ maticamente nell’opera di accumulo di esperienze e di
te accampate! II mondo e in ogni sua parte e complessiva- pensiero. La grande differenza che ci divide dallo scolasti-
mente razionale — la sua esistenza e soltanto un fatto co sta nella modalita del nostro atteggiamento. La forza
grezzo e irriducibile; esiste un Dio personale — un Dio del suo sistema sta nei principi, neH’origine, nel terminus
personale e inconcepibile; esiste un mondo fisico esterno a quo del suo pensiero; per noi la forza sta nel risultato,
alia nostra mente, immediatamente conosciuto — la men­ nello sbocco finale, nel terminus ad quem. L’oggetto della
te puö conoscere soltanto le proprie idee; esiste un impe­ scelta non e I’origine ma l’esito finale. Per un empirista
rative morale — l’obbligazione £ soltanto il risultato di non importa da quali regioni gli provenga una certa ipote-
nostri desideri; in ognuno di noi ö attivo un principio spiri­ si; pud essergli giunta attraverso mezzi onesti o bassi; ma
tuale permanente — esistono soltanto stati mentali mute- se il corso complessivo del pensiero continua a confermar-
voli; esiste una catena infinita di cause — esiste una pri­ la, allora sa bene cosa si intenda per la sua verity.
ma causa assoluta; necessitä esterna — libertä: c’e una fi-
nalitä — non esiste alcuna finalitä; esiste un’Unitä primi-
genia — all’inizio ci sono i Molti; c’e una continuitä uni­ VII
versale — nelle cose c’e un’essenziale discontinuitä; esiste
l’infinito — non esiste aleun infinito. C’e questo — c’e Queste note preliminari si chiudono con una piccola osser-
quello: non esiste veramente nulla che qualcuno non abbia vazione, non priva tuttavia di im portanz^ Ci sono due
ritenuto assolutamente vero, nel momento stesso in cui il modi di definire cid che dobbiamo fare per crearci un’opi-
suo vicino lo riteneva assolutamente falso; e tra di loro nione. Si tratta di due modi assai diversi; nonostante que­
nessun assolutista ha mai avuto il sospetto che questo tra- sto, la loro differenza non e stata fino ad oggi presa in se-
vaglio e essenziale e inevitabile e che l’intelletto, anche ria e attenta considerazione da parte della teoria della co-
quando la veritä e direttamente alia sua portata, puö an­ noscenza: dobbiamo conoscere la verita, dobbiamo evita-
che non avere aleun segno infallibile che gli indichi che re Verrore’^ a& sti sono i primi e grandi comandamenti a
cosa sia la veritä e che cosa non lo sia. Quando in veritä si cui dobbiamo obbedire nella nostra qualita di esseri capa-
ricorda che la piü importante applicazione pratica, che ci di conoscere; non sono tuttavia due modi diversi di for-
viene fatta alia vita, della dottrina della certezza obbietti­ mulare un comandamento identico^Sono anzi due leggi
va, e consistita nelle indefesse fatiche deH’Ufficio della distinte. Sebbene possa effettivamente capitare che,
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quando crediamo alia veritä A, sfuggiamo alia possibile pud immaginare che qualcuno metta in discussione la sua
conseguenza di credere'alia falsitä B, difficilftiente acca- forza vincolante. Per quanto mi riguarda, anche io ho or­
de che, col semplice non credere B, necessariamente cre­ rore di diventare un fantoccio; credo tuttavia che ad un
diamo A. Dopo essere sfuggiti a B, possiamo cadere in al- uomo, in questo mondo, possono anche accadere cose peg-
tre credenze false, C o D, che sono della stessa qualitä ne­ giori dell’essere dominato come un fantocckjf l’esortazio-
gativa di B; oppure possiamo anche sfuggire a B'senza ne di Clifford, alle mie orecchie suona come pura fanta­
credere in nulla, nemmeno nella veritä K y sia. E come se un generate dicesse ai suoi soldati che e
^C red eteja veritä! Sfuggite l’errorel iCiteniamo che sia- meglio astenersi per sempre dalla battaglia piuttosto che
no due leggi sostanzialmente diverse; e se scegliamo una correre il rischio di una sola ferita/ Le vittorie sui nemici o
di esse, possiamo dare un carattere diverso a tutta la no­ sulla natura non si conquistano ih questo mod& Ricordia-
stra vita intellettual^/'Possiamo considerare la caccia alia moci che i nostri errori non sono poi quella co^a teFribile e
veritä come il compito piü importante; oppure, d’altro grave che ci immaginiamo. In un mondo in cui siamo cosi
canto, possiamo ritenere che sia piü importante i’obbligo
sicuri di incorrere in errore, nonostante tutte le nostre pre-
di evitare l’errore e lasciare che la veritä vada per il suo
cauzioni, una certa leggerezza di cuore sembra essere un
destincyClifford, nel significativo brano che ho citato, ci
atteggiamento piu sano di questo eccesso di paura nei
esorta a seguire questa secohda~strada. Non credete in
confronti dell’errore. In ogni caso, per il filosofo empirista
nulla, ci suggerisce, contiriuä'Eea'TSnere sospesa lävostra
questo sembra essere l’atteggiamento piu^porfiH »;,
mente per sempre, per evitare che, vineolahdola sulla ba­
se di prove sufficient!, veniate a correre II rischio di crede­
re in qualche menzogna. Peraltro, voi potete anche pensa-
re che il rischio di trovarsi in errore sia una questione mol­ VIII
to secondaria a paragone dei benefici di una reale cono
scenza e quindi potete essere disposti ad essere subornati E adesso, dopo tutte queste osservazioni introduttive, af-
molte volte nelle vostre ricerche anziche posporre indefi- frontiamo direttamente la nostra questione^Ho detto, e lo
nitamente la possibilitä di affacciarvi sulla veritä. Perso­ ripeto, che non soltanto riconosciamo ehe la nostra natura
nalmente ritengo im possibile seguire la strada indicata da passionale influenza le nostre opinioni, ma che esistono
Clifford. Dobbiamo ricordare che quest! sentimenti sulla anche certe opzioni tra opinioni nelle quali questa influen­
veritä o sull’errore in ogni caso sono soltanto un’espressio- za deve essere eonsiderata come una determinante tanto
ne della nostra vita passionale. ConsideFäfE da un punto di inevitabile quanto legittima della nostra scelta.
vista biologico, le nostre menti sono portate a consumare A questo punto temo che alcuni di voi, miei aseoltatori,
tanto le falsitä quanto le veritä e colui che dice: « E me- cominceranno ad avvertire un senso di perieolo e mi ascol-
glio stare per sempre senza alcuna credenza, piuttosto che teranno con animo avverso. Avete dovuto riconoscere co­
credere ad una menzogna », non fa altro che esprimere il me necessarie due premesse dovute alia nostra passione:
proprio soverchiante orrore personale di diventare un fan- dobbiamo pensare in modo da evitare di essere subornati
toccio. Puö essere critico nei confronti di molte sue paure e dobbiamo pensare in modo tale da conquistare la verita;
e desideri, ma obbedisce eiecamente a questa paura. Non ma il cammino che porta piu sicuramente verso quell’esi-

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to desiderato, secondo voi, consiste, da questo momento in non abbiamo una teoria dei raggi Röntgen, se crediamo o
poi, nel non fare alcun passo dettato dalla passione. non crediamo alla sostanza mentale, oppure se abbiamo
Naturalmente, sono d’accordo finche i fatti ci autoriz- qualche convinzione particolare sulla causalitä degli stati
zano a pensare cosi. In tutti i casi in cui la scelta tra per- di coscienza? Non fa alcuna differenza. Queste opzioni
dere la veritä e raggiungerla non e importante, possiamo non si impongono a noi di forza. In ogni caso e meglio non
anche gettare via la possibilitä di raggiungere la veritä e decidere, ma continuare a ponderare le ragioni pro et con­
conservare in ogni caso la possibilitä di credere il vero, tra, con un atteggiamento indifferente.
evitando di decidere fin quando non siano disponibili pro- Naturalmente sto parlando della mente in quanto espri-
ve obbiettive. Nelle questioni scientifiche, le cose stanno me puri giudizi. Se si persegue lo scopo della scoperta
quasi sempr^ in questo modo, e anche nelle faccende questa indifferenza non puö piü essere raccomandata cosi
umane, il bisogno di agire non e mai cosi impellente che caldamente; la scienza avrebbe fatto progressi molto infe­
una credenza falsa, sulla base della quäle agire, risulta rior! di quanti ne ha fatti, se i desideri passionali degli in-
pur sempre migliore di nessuna credenza. I tribunali de- dividui di vedere confermata la loro fede fossero stati te-
vono veramente decidere sulla base delle prove rmgliori nuti completamente da parte. Guardate, per esempio, la
disponibili al momento, poiche il dovere del giudice e sagacia ostentata adesso da Spencer e da Weisman. D’al-
quello di fare la legge oltre che quello di accertarla e, co- tro conto, se in un’indagine avete bisogno di qualcuno che
me mi disse una volta un giudice molto dotto, ben pochi falsifichi ogni cosa, dovete dopo tutto prendere Tuomo
sono i casi in cui vale la pena di spendere del tempo; im­ che non ha alcun interesse per i suoi risultati; e l’incapace
portante e prendere una decisione in merito sulla base di piü accreditato lo sciocco a colpo sicuro. Il ricercatore piü
un principio accettabüe, e metter fine alla questione. Tut- utile, in quanto osservatore piü sensibile, e sempre colui il
tavia nei nostri rapporti con la natura obbiettiva noi regi- cui vivo interesse per un certo aspetto della questione e
striamo la veritä, ma non la produciamo; e le decisioni equilibrato dal timore altrettanto forte di essere inganna-
prese al semplice scopo di decidere e passare ad occuparci to 3. La scienza ha organizzato questo timore in una tecni-
della questione successiva sarebbero totalmente fuori luo- ^ ca regolare, il suo cosiddetto metodo della verifica; la
go. In tutta la dimensione della natura fisica. i fatti sono scienza si ö tal mente innamorata di questo metodo che si
quello che sono indipendentemente da noi e raramente, puö quasi affermare che abbia cessato di provare qualche
nei nostri rapporti con i fatti, abbiamo tanta fretta da do- interesse per la veritä in quanto tale. Le interessa soltanto
ver affrontare il rischio di essere subornati credendo pre- i la veritä in quanto ä stata tecnicamente verificata. La ve-
maturamente ad una certa teoria. Le questioni che si pre- • ritä delle veritä potrebbe anche presentarsi in forma pura
sentano in questi casi impongono opzioni sempre alquanto e semplice e la scienza si rifiuterebbe di toccarla con un
banali; difficilmente le ipotesi sono ipotesi vive (in ogni dito. Una veritä che si presenti in questo modo potrebbe
caso non sono tali per noi che le stiamo a guardare); rara­ ripetere, insieme a Clifford, di essere una veritä rubata in
mente ci si impone la scelta tra il credere alla veritä e alla disfida del suo dovere nei confronti delFumanitä. Le pas-
falsitä. Se si vogliono evitare errori, quindi, ratteggiamen- , sioni umane, comunque, sono piü forti delle regole tecni-
to dell’equilibrio scettico e assolutamente saggio. Che dif- 3Si confronti il saggio di w i l f r i d w a r d , «The Wish to Believe», nel
ferenza fa, per la maggior parte di noi, se abbiamo o se suo libro Witnesses to the Unseen, New York, 1898.

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che. « Le eoeur a ses raisons », come dice Pascal, « que la stro cuore. La scienza stessa, peraltro, fa ricorso al pro­
raison ne connait pas »; e per quanto Fintelletto astratto, prio cuore, quando afferma che i beni supremi delPuomo
arbitro imparziale, possa essere indifferente a tutto, ad ec- sono l’accertamento incessante dei fatti e la correzione
cezione delle semplici regole del gioco, i concreti giocatori delle false credenze. Mettete in discussione quesf ultima
che gli forniscono i materiali su cui giudicare, solitamente affermazione e la scienza non potrebbe fare altro che ri-
sono innamorati, nella loro singola individualitä, di qual- peterla come un oracolo, oppure provarla dimostrando
che modesta «ipotesi viva». Conveniamo comunque che, che tale operazione di accertamento e correzione porta al-
in tutti i casi in cui non ci sia nessuna opzione che si impo- l’uomo ogni sorta di altri beni che il cuore dell’uomo pre-
ne a forza, il nostro ideale dovrebbe essere quello dell’in- tende. La questione se avere credenze morali o non averle
telletto che giudica indipendentemente da qualsiasi ipote­ viene decjsa dalla_nostra volontä. Le nostre preferenze
morali sono vere o false" oppure sono soltanto sirämTeno-
si banale, salvandoci cosi dal rischio di essere subornati.
meni biologici, che fanno apparire le cose buone o cattive
Ci si presenta a questo punto un’altra domanda: nelle
per noU ma che di per se sono indifferenti? Come puö de-
nostre questioni speculative non esistono ogni tanto delle
cidere il vostro intelletto puro? Se il vostro cuore non äesi-
scelte che si impongono a forza e possiamo sempre stare dera un mondo in realtä morale, la vostra testa certamen-
ad aspettare impunemente fino all’arrivo di una prova as- te non vi farä mai credere in un mondo siffatto. Lo scetti-
solutamente conclusiva (come uomini che possono almeno cismo mefistofelico potrebbe sicuramente soddisfare gli
essere interessati a raggiungere la veritä quanto a sfuggire istinti ludici del vostro cervello meglio di quanto puö farlo
Ferrore)? Sembra a priori improbabile che la veritä si qualsiasi idealismo rigoroso. Alcuni uomini (anche nell’e-
adatti cos! bene alle nostre esigenze e alle nostre forze. tä in cui sono studenti) hanno per natura un cuore cosi
Nella grande casa della natura, le torte e il burro e lo sci- freddo che Fipotesi morale non ha per loro alcun significa-
roppo raramente arrivano cosi facilmente e lasciano i piat- to vitale e nella sua presenza sussiegosa il giovane morali-
ti cosi puliti. Se cosi accadesse, dovremmo veramente sta scaldato si sente sempre stranamente a disagio. L’ap-
considerarli con scientifico sospetto. parenza del sapere sta dalla loro parte; Fingenuitä e la
credulitä invece stanno dalla sua. Eppure, nel silenzio del
suo cuore, e ben convinto di non essere un fantoccio e che
esiste un regno nel quale, come dice Emerson, tutto il loro
IX ingegno e la loro superioritä intellettuale non ö nulla di
meglio dell’astuzia di una volpe. Lo scetticismo morale,
Ma le questioni morali si presentano immediatamente co­ con la logica, non puö essere confutato ne dimostrato piü
me questioni la cui soluzione non puÖ aspettare una prova di quanto sia possibile con lo scetticismo intellettuale.
sqnsibile. Una questione morale non e una questione che Quando ci affidiamo alia convinzione che esista la veritä
riguardi ciö che esiste nel mondo sensibile, ma ciö che e (dell’uno o dell’altro genere), lo facciamo con tutta la no­
buono, o ciö che sarebbe buono se esistesse. La scienzä ci stra natura, e ci risolviamo a stare o cadere in seguito ai
puö dire ciö che esiste; ma per confrontare i valori, sia di risultati. Lo scettico, con tutta la sua natura, adotta Fat-
ciö che esiste sia di ciö che non esiste, non dobbiamo ri- teggiamento del dubbio; ma chi tra noi sia il piü saggio,
correre alia scienza, ma a quello che Pascal chiama il no- solo FOnnisciente lo sa.

76 77
Lasciamo ora questi grandi problemi del bene per af- una semplice conseguenza della fiducia, preliminare e re-
frontare una certa categoria di problemi di fatto che ri- ciproca, delle persone che sono immediatamente interes-
guardano i rapporti personali, gli stati mentali nel rappor- sate. Un governo, un esercito, un sistema commerciale,
to tra un uomo e un altro. Vi piaccio o no?, per esempio. una nave, un’universita, una squadra di atletica, si trova-
In casi innumerevoli, la risposta dipende dal fatto che io no in questa condizione; senza di essa non soltanto non si
vi incontri a mezza strada, che io voglia partire dalla pre- giunge ad alcun risultato, ma non si riesce nemmeno a fa­
messa che io debba necessariamente piacervi, e vi manife­ re un tentativo. Un intero treno, con tutti i suoi passeggeri
st: fiducia e attesa. La fiducia preliminare, da parte mia, (anche abbastanza ben piantati individualmente) saranno
nell’esistenza di un sentimento nei miei confronti, in que­ derubati da pochi ladri, semplicemente perch6 questi Ulti­
sti casi, £ cid che fa emergere in voi tale sentimento. Ma mi possono contare sulla reciproca collaborazione, mentre
se io me ne sto rinchiuso nella mia torre e mi rifiuto di ogni singolo passeggero teme che se fa qualche movimen-
muovere un dito prima di aver avuto una prova obbietti- to di resistenza, verra fatto secco prima che qualcun altro
va, fin quando non abbiate fatto qualche cosa di opportu- gli venga in aiuto. Se ognuno di noi credesse che tutto il
no e atto, come dicono gli assolutisti, ad extorquendum treno insorgesse immediatamente insieme a noi, come un
assensum meum, con dieci probability su una il vostro sol uomo, insorgeremmo individualmente e allora non si
sentimento di affetto non saltera mai fuori. Quanti cuori tenterebbe mai una rapina al treno. Ci sono quindi casi in
femminili sono stati conquistati dalla semplice insistenza cui un fatto non pud giungere a verificarsi se non esiste
ottimistica con cui qualche uomo ripeteva loro che inevi- preliminarmente la fiducia che possa effettivamente giun­
tabilmente doveva essere amatol Quest’uomo non avrebbe gere a compimento. ETneTcdsd cHe Tafutiiciain un fa tto
mai accettato Pipotesi che questo poteva anche non acca- possa contribuire a creare quel fatto, sarebbe una logica
derp/ln questo caso il desiderio di un certo genere di veri­ folle quella ehe affermasse che la Fede che se ne va per la
ty produce l’esistenza di quella particolare verita; e lo sua strada senza aspettare la prova scientifica e «la forma
stesso accade in innumerevoli casi di altri tipi. Chi ottiene piü bassa di immorality » nella quale possa cadere un esse­
promozioni, vantaggi, riconoscimenti, se non Puomo nella re pensant^, jippure questa e la logica con cui i nostri as­
cui vita queste cose risultano operare come ipotesi vive, solutisti scientific: pretendono di regolare le nostre vite!
Puomo che le dy per scontate, sacrifica altre cose per cau­
sa loro prima che esse si concretino e corre in anticipo dei
rischi per ottenerle? La sua fiducia agisce sulle forze che X
stanno al di sopra di lui come un diritto e crea la propria
verific^/ Quindi, nelle verity, che dipendono dalla nostra azione
Un organismo sociale di qualsiasi tipo, grande o picco­
lo, e quello che 6 perche ciascun membro svolge il suo
compito confidando che gli altri membri svolgeranno si-
1
personale, lalfidusia ^ a s a ta sul desiderio e certamente
una cosa legittima e forse anche indispensabile:
A questo punto pero si dira che questi in fondo non so­
multaneamente il loro. In tutti i casi in cui un certo risul- no altro che semplicissimi casi umani e non hanno nulla a
tato desiderato viene raggiunto con la cooperazione di che fare con le grandi questioni cosmiche, come il proble-
molte persone indipendenti, la sua esistenza, come fatto, e ma della fede religiosa. E quindi affrontiamo direttamen-

78 79
te questo tema. Le religioni hanno forme cosi diverse fra so che lo sia, con la stessa certezza con cui li perderemmo
loro che quando parliamo del problema religioso lo dob- nel caso che decidessimo apertamente di non credere af-
biamo considerare nei suoi tratti piü generici e nel senso fatto. E come se un uomo esitasse indefinitamente di chie-
piü ampio. Che cosa intendiamo quindi con l’ipotesi reli- dere ad una certa donna di sposarlo perche non e perfetta-
giosa? La scienza dice che le cose esistono; la moralitä di­ mente sicuro che questa si riveli un angelo dopo che lui
ce che alcune cose sono migliori di altre; la religione, nella l’ha portata a casa. Quella possibilitä di fare l’esperienza
sua essenza, dice due cose. di che cosa sia un angelo, comportandosi lui in quel modo,
In primo luogo, dice che le cose migliori sono quelle piü gli verrebbe meno, proprio come se si risolvesse a sposare
eterne, le cose che sono piü grandi di noi, quelle che nel- un’altra donna. Lo scetticismo quindi non consiste soltan­
l’universo scagliano l’ultima pietra, per cosi dire, e dicono to nell’evitare una certa scelta; e invece la scelta di un ti-
l’ultima parola. La «perfezione e eterna»: questa fräse di po particolare di rischio. E meglio correre il rischio di
Charles Secretan sembra un buon modo per esprimere perdere la veritä che avere läpossibilitä di commettere
questo primo modo di intendere la religione, che per sua un errore; quella ö la posizione di questo"sfgnore che im­
natura non puö assolutamente essere verificato scientifi- pone il suo veto sulla veritä. Gioca attivamente le sue car­
camente. te quanto il credente; difende il campo contro l’ipotesi re­
La seconda affermazione della religione e che noi ci ligiosa, proprio come il credente sostiene l’ipotesi religiosa
sentiremo meglio fin da questo momento se crediamo che contro le sue posizioni. Predicarci lo scetticismo come do-
la sua prima affermazione sia vera. vere, finche non si trovino « prove sufficient!» a sostegno
Consideriamo ora quali sono gli dementi logici della si- della religione, equivale a dirci, quando ci troviamo in
tuazione nel caso che l ’ipotesi religiosa sia vera in en- presenza delFipotesi religiosa, che cedere alia nostra spe-
trambe le sue parti. (Naturalmente dobbiamo ammettere ranza nella sua possibile veritä. Non si tratta quindi del
questa possibilitä fin dall’inizio. Se dobbiamo discutere il contrasto tra Fintelletto e le passioni; e soltanto l’intelletto
problema, esso deve comportare un’ipotesi vivente. Se per che detta la legge in forza della sua passione. E da che co­
qualcuno di voi la religione fosse un’ipotesi che non puö sa e mai garantita la suprema saggezza di questa legge?
avere alcuna possibilitä vitale di essere vera, allora non Errore per errore, quale prova c’e che l’errore causato dal-
muovete un passo di piü. Io parlo soltanto agli «altri»). la speranza sia tanto pcggiore dell’errore causato dalla
Procedendo in questo modo, vediamo in primo luogo che paura? Per esempio, supponiamo~che iö non riescä a tro-
la religione si offre come scelta di grande importanza. Si vare una prova e mi rifiuti semplicemente di obbedire al
suppone che, fin da ora, ci guadagnamo qualche cosa con comando dello scienziato di imitare il suo tipo di scelta, in
la nostra credenza, e di perdere, se la credenza ci manca, un caso in cui la mia posta in gioco e sufficientemente im­
qualche bene vitale. In secondo luogo, la religione e portante da darmi il diritto di scegliere la forma di rischio
un’opzione che si impone a forza, per tutto il bene che es- che correrö. Se la religione fosse vera e le prove a suo fa-
sa comporta. Non possiamo sfuggire al problema restando vore fossero ancora insufficient!, io non vorrei usare i vo-
scettici e aspettando maggiori lumi, perche, sebbene noi stri strumenti per spegnere i fuochi della mia natura (que­
evitiamo l’errore comportandoci in quel modo, nel caso sto mi darebbe la sensazione che dopo tutto in questa fac-
che la religione non sia vera, perdiamo i suoi beni nel ca- cenda i vostri strumenti hanno avuto qualche loro influs-

80 81
so) alFunica possibilitä che ho nella vita di mettermi dalla del quale, credendo ostinatamente nell’esistenza degli dei
parte vincente; quella possibilitä infatti dipenderebbe, na­ (sebbene comportarsi in modo diverso sarebbe cosi como-
turalmente, dalla mia disponibilitä a correre il rischio di do per la nostra logica e per la nostra vita) noi rendiamo il
agire come se il mio bisogno passionale di guardare al piü alto servigio che ci sia possibile, sembra essere parte
mondo in una prospettiva religiosa possa avere significato integrante dell’essenza vivente dell’ipotesi religiosa. Se l’i-
profetico e veridico. potesi fosse vera in tutte le sue parti, compresa questa, al-
Tutto questo presuppone che esso possa realmente ave­ lora il puro intellettualismo, che ci vieta di fare gesti di
re significato profetico e veridico e che, anche per noi che cortesia e di buona volontä, sarebbe un’assurditä; e sareb­
discutiamo il problema, la religione sia un’ipotesi viva che be invece logicamente conseguente un certo moto della
puö essere vera. Ora, per molti di noi la religione si affer- nostra naturale simpatia. Personalmente, non me la sento
ma anche per un’altra via, che rende ancora piü illogico il per queste ragioni di accettare le regole agnostiche per la
veto imposto alia nostra fede attiva. Nelle nostre religioni ricerca della veritä о di accogliere la raccomandazione di
l’aspetto piu perfetto e piü eterno dell’universo viene rap- tenere fuori dal gioco la mia natura di essere che vive di
presentato in forma personale. Per noi l’universo non e piü atti di volontä. Non posso comportarmi in questo modo
un oggetto neutro, ma un soggetto a cui dare del Tu, se per questa semplice ragione: una regola di pensiero che
siamo religiosi; e su questo piano qualsiasi relazione puö mi impedirebbe nel modo piu assoluto di riconoscere cer-
risultare possibile tra persona e persona. Per esempio, seb- ti tipi di veritä, qualora questi tipi esistessero realmente,
bene in un certo senso noi siamo parti passive dell’univer- sarebbe una regola irrazionale. Quella ё in sostanza, per
so, in un altro senso noi presentiamo una curiosa autono- la logica di tutta la situazione, qualunque siano i partico-
mia, come se fossimo piccoli centri di attivitä indipenden- lari tipi di veritä.
te. Abbiamo inoltre la sensazione che l’appello della reli­
gione sia stato rivolto alia nostra buona volontä di agire, Confesso che non vedo come si possa sfuggire a questa lo­
come se le prove ci venissero sottratte per sempre se noi gica. Tristi esperienze mi fanno tuttavia temere che alcu-
non andassimo incontro alPipotesi. Lasciatemi fare un ni di voi possano ancora astenersi dal dire nel modo piü
esempio banale; proprio come un uomo che, in compagnia aperto, in abstracto, che abbiamo il diritto di credere a
di persona dabbene, non facesse alcun gesto di cortesia, nostro rischio ad ogni ipotesi che sia sufficientemente viva
chiedesse una garanzia per ogni concessione e non credes- da tentare la nostra volontä. Sospetto comunque che se le
se una parola che non gli venga provata, con questo suo cose stanno cosi, e perche vi siete completamente allonta-
comportamento villano perderebbe per sempre tutti i be- nati dall’astratto punto di vista logico e pensate (forse sen­
nefici sociali che invece uno spirito piü aperto e fiducioso za rendervene conto) a qualche particolare ipotesi religio­
conquisterebbe, cos! nel nostro caso, chi si chiudesse in sa che per voi e morta, Ca libertä di « credere quello che.
complicatissime argomentazioni e costringesse gli dei ad vogliamo» voi l’applicate a qualche grossolana supersti-
estorcere il suo assenso privo di entusiasmo, о a non averlo zione; ё la fede a cui pensate ё quella che viene definita
del tutto, si toglierebbe per sempre l’unica possibilitä di dallo scolaro quando dice:«La fede ё quello che credete а
fare la conoscenza degli dei. Questo sentimento, che si qualche cosa che sapete che non ё vero». Posso soltanto
impone a noi senza che ne conosciamo l’origine e in forza ripetere che questo non ё altro che un fraintendimento. In
82 83
concrete, la liberta di credere pub soltanto riguardare op- aspettarla, se lo vogliamo — spero che voi non pensiate
zioni vive che Fintelletto dell’individuo non pud risolvere che io lo neghi — ma se ci comportiamo in questo modo,
da solo; e le opzioni vive non sembrano mai delle assurdity lo facciamo a nostro pericolo, proprio come se credessimo.
a colui che le prende in considerazione. Quando penso al­ Nell’un caso come nell’altro noi agiamo e prendiamo la
ia questione religiosa, come realmente si pone all’uomo nostra vita tra le mani. Nessuno di noi dovrebbe porre dei
concreto e quando penso a tutte le possibility che essa veti agli altri, ne dovremmo scagliare parole di ingiuria.
comporta sul piano pratico come su quello teorico, allora Dovremmo, al contrario, rispettare delicatamente e pro-
questo ordine perentorio che arresta il cuore, gli istinti e il fondamente la liberta mentale dell’altro uomo; solo allora
coraggio e ci impone di aspettare — e nel frattempo natu- riusciremo a realizzare una repubblica di intelletti; solo
ralmente noi ci comportiamo pih o meno come se la reli- allora avremo quello spirito di interiore tolleranza senza il
gione non fosse vera4 — fino al giorno del giudizio, o fino quale ogni forma esteriore di tolleranza e soltanto man-
canza di vita spirituale; questo spirito &la gloria dell’em-
a quando il nostro intelletto e i nostri sensi, lavorando di
pirismo; solo allora saremo capaci di vivere e di lasciar vi-
concerto non abbiamo rastrellato una quantita sufficiente
vere, nella speculazione come nella vita pratica.
di prove, questo ordine, dico, mi sembra l’idolo pih stram-
Ho cominciato facendo riferimento a Fitz-James Ste­
bo che mai sia stato fabbricato nella caverna della filoso-
phen; permettetemi di concludere con una citazione da
fia. Se fossimo degli assolutisti scolastici, potremmo avere
una sua opera: «Che cosa pensate di voi stessi? Che cosa
maggiori scuse. Se avessimo un intelletto infallibile, con
pcnsate del mondo?... Questi sono problemi che tutti de-
le sue certezze obbiettive, potremmo sentirci sleali nei
confronti di un organo di conoscenza cosi perfetto nel non vono affrontare nel modo che pare loro piu opportuno. So­
no come problemi della Sfinge e in un modo o nell’altro li
affidarci completamente ed esclusivamente a lui, nel non
dobbiamo affrontare... In tutte le vicende importanti della
aspettare la sua parola definitiva. Ma dal momento che
vita dobbiamo fare un salto nel buio... Se decidiamo di la-
siamo empiristi e crediamo che dentro di noi non c’e una
sciare senza risposta i grandi enigmi, facciamo una scelta;
campana che suona per farci sapere con certezza quando
se indugiamo ed esitiamo a dare una risposta, facciamo
abbiamo in pugno la verita, sembra del tutto ozioso e fan-
tastico predicare tanto solennemente il nostro dovere di un’altra scelta; ma qualunque scelta facciamo, la faccia­
mo a nostro pericolo. Se un uomo sceglie di volgere le
aspettare il suono di quella campana. Possiamo anche
spalle a Dio e al futuro, nessuno glielo pub impedire; nes­
4 Poiche la credenza vicne misurata dall’azionc, colui che ci vieta di suno pub dimostrare al di la di ogni ragionevole dubbio
credere che la religione e vera, necessariamente ci vieta anche di agire
come se noi credessimo che la religione e vera. L’intera argomentazione
che lui ha torto. Se un uomo la pensa diversamente e agi-
in difesa della fede religiosa si regge sull’azione. Se I’azione richiesta o sce di conseguenza, non vedo come gli si possa dimostrare
ispirata daH’ipotesi religiosa non e in alcun modo diversa da quella impo- che lui ha torto. Ognuno deve agire come crede meglio; e
sta dall’ipotesi naturalistica, allora la fede religiosa e un elemento pura-
mente superfluo che b meglio eiiminare e la controversia sulla sua legitti- se lui ha torto, tanto peggio per lui. Noi stiamo su un pas-
mita e un’inezia oziosa e banale, non degna di occupare la mente di per- so di montagna nel mezzo di una tempesta di neve, in una
sone serie. lo stesso credo, naturalmente, che l’ipotesi religiosa dia al nebbia fitta, attraverso la quale si aprono e chiudono rapi-
mondo un’espressione che determina specifics mente le nostre reazioni e
le trasforma in qualche cosa di molto diverso da quello che sarebbero se damente degli squarci che ci lasciano intravvedere mo-
adottassimo uno schema di credenza puramente naturalistico. mentaneamente dei sentieri che possono essere fuorvianti.
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Se stiamo fermi geleremo fino a morire. Se prendiamo la
strada sbagliata, la nostra vita andra in pezzi. Non sappia-
mo con certezza se esista una strada giusta. Che cosa dob-
biamo fare? « Si ate forti e abbiate coraggio». Agite per il
meglio, sperate nel meglio e accettate le cose come vengo-
IL SENTIMENTO DELLA RA ZIONA LITA1
no... Se la morte e la fine di tutto, non potremmo andarle
incontro in modo migliore »5.

Quale e il compito che i filosofi si propongono di svolgere?


E perche, in definitiva, filosofano? Quasi tutti, immedia-
tamente, risponderanno: aspirano a raggiungere una con-
cezione dell’ordine delle cose che complessivamente sia
piu razionale di quella visione abbastanza caotica che, per
natura, si porta in testa. Ma supponiamo di aver raggiun-
to questa concezione razionale e chiediamoci: come fa il
filosofo a riconoscerla per quella che e e a non lasciarsela
sfuggire per ignoranza? L’unica risposta pud essere che ri-
conoscera la sua razionalita, come riconosce qualsiasi al-
tra cosa, cioe attraverso alcuni segni soggettivi con cui si
presenta a lui. Quando si imbatte in questi segni, pud allo-
ra sapere di aver trovato la razionalita.
Quali sono, allora, questi segni? Un forte senso di di-
stensione, pace, riposo, e uno di essi. Il passaggio da uno
stato di imbarazzo e di perplessita ad una comprensione
razionale e pieno di vivo sollievo e piacere.
Ma questo sollievo sembra tuttavia avere un carattere
piu negativo che positivo. Diremo allora che il sentimento
della razionalita e costituito esclusivamente dall’assenza
di ogni sentimento di irrazionalita? Penso che ci siano otti-
me ragioni per sostenere questo punto di vista. Qualsiasi
1 Fino a pag. 98 questo saggio consiste in estratti da un articolo stam-
pato su Mind, nel numero di luglio del 1879. Da quel punto in poi b la ri-
stampa di un discorso tenuto alio Harvard Philosophical Club, nel 1880,
5 Liberty, Equality, Fraternity, 2nd edition, London, 1874, p. 353. e pubblicato dalla Princeton Review.

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