Targetti Tamborini
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Roberto Tamborini
Università degli Studi di Trento
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All content following this page was uploaded by Roberto Tamborini on 16 May 2014.
Figura 2 CREDITORI (+) E DEBITORI (–) GLOBALI, 2007 (% DEL PIL MONDIALE)
La mano tremante e fallace dei mercati valutari non è stata certo aiu-
tata dalla mano delle autorità di politica economica. È noto che la
Cina ha mantenuto la sua valuta artificialmente sottovalutata facendo
pegging sul dollaro per non frenare la crescita tirata dalle esportazioni
(e la migrazione dalle campagne alle città). Ma è altrettanto noto che
gli Stati Uniti e la UME (le rispettive banche centrali) hanno aperta-
mente ignorato il tasso di cambio nella conduzione della propria
politica monetaria. La correzione di rotta di dollaro ed euro degli
ultimi due-tre anni, più consona ad alleviare il problema degli squili-
bri globali, è stata solo l’esito di politiche monetarie dettate da obiet-
tivi interni, più espansivo per la Riserva federale, più restrittivo per la
BCE.
Infine non va dimenticato che la svalutazione del cambio è sempre
solo una parte del processo di aggiustamento degli squilibri dei paga-
menti. L’altra parte è costituita dal riequilibrio tra risorse prodotte e
risorse assorbite all’interno di ciascuna area mondiale. Ricordiamo
che un paese in disavanzo è un paese che «vive al di sopra dei propri
mezzi» ossia assorbe più risorse di quante ne produce. Dunque, il
mondo all’indomani della correzione degli squilibri globali ci mostre-
rebbe una riduzione dell’assorbimento interno di risorse negli Stati
Uniti e un aumento in Europa e in Cina. Per usare una nota metafo-
ra popolare, occorrerebbe sostituire la «locomotiva» americana con
un’altra. Fino allo scoppio della crisi finanziaria, non si sono manife-
state né forze spontanee, né strategie politico-economiche in grado di
affrontare e risolvere il problema in maniera ordinata e non traumati-
ca. Ma, in questa prospettiva più generale, la crisi finanziaria, avendo
il suo epicentro negli Stati Uniti, dove sta imponendo una brutale
globalizzazione, squilibri e crisi 9
esteri, che supera il 6 per cento del PIL (cioè raddoppia in sei anni).
Questo, inoltre, avviene dopo oltre due decenni d’indebitamento con
l’estero, aggravandone significativamente la sostenibilità finanziaria.
3. Che fare?
Elvetica; la Fortis, che è stata salvata per l’intervento di tutti e tre gli
Stati del Benelux, aveva invece attivi pari al 254 per cento del Pil di
Belgio e Lussemburgo.
Gli stati europei si trovano in una situazione peggiore degli Stati
Uniti nel gestire la crisi. Infatti:
La crisi del 2007 passerà alla storia non solo per la sua entità, se
avrà fornito l’occasione di un ridisegno del sistema internazionale,
all’altezza delle sfide della globalizzazione, per trasformarle in vere
opportunità di sviluppo per tutti, tenendone sotto controllo le forze
dirompenti. Questa occasione diverrà concreta quando i global player
realizzeranno i seri limiti e costi della loro pretesa libertà di azione, e
il loro realismo politico, come dottrina e come prassi, verrà liberato
dai ceppi del secolo passato e applicato alla ricerca dei vantaggi del
sovranazionalismo e del multilateralismo. Sarebbe auspicabile che ciò
avvenisse senza che la crisi dovesse prima dispiegare per intero il pro-
prio potenziale distruttivo.
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