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ISSN: 0213-2052

L'ARISTOCRAZIA SENATORIA ISPANICA, NEL CORSO


DEL III E DEL IV SECÓLO d. C , DALL'AWENTO DI
SETTIMIO SEVERO ALLÁ MORTE DI TEODOSIO
(193 d. C. -395 d. C.)
The Spanish senatorial aristocracy, in the III and IV century
A.D., from Septimius Severus's reign to Theodosius's death
(193 A. D. -395 A. D.)

CHANTAL GABRIELLI
Borsista dell'Universita degli Studi di Firenze

RIASSUNTO: Questo articolo analizza l'aristocrazia senatoria, originaria delle tre


province romane della Spagna (Baetica, Lusitania ed Hispania Citerior) nel periodo
tardo imperiale, dall'awento di Settimio Severo alia morte di Teodosio. 11 lavoro pre-
senta una lista dei membri dell'aristocrazia senatoria ispanica e analizza l'estrazione
sociale di questi personaggi, la loro distribuzione geográfica, il ruólo politico ed
amministrativo che svolsero nella Spagna e nel resto dell'Impero ed i loro rapporti
con il Senato di Roma e gli imperatori. L'aristocrazia senatoria spagnola non é mai
stata oggetto di uno studio prosopografico completo e questa analisi si propone di
esaminare come questo numeroso grupo di senatori spagnoli reagisca di fronte agli
eventi del III e del IV secólo d. C.

ABSTRACT: This article analyses the senatorial aristocracy, born in one of the
three roman provinces of Spain (Baetica, Lusitania and Hispania Citerior) in the late
imperial period, from the reign of the emperor Septimius Severus to the death of
Theodosius the Great. The job presents a list of the members of the Spanish sena-
torial aristocracy, anol analyses the social extraction of these important persons, their
geographical distribution, the political and administrative part that they played in

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Spain and in the other partes of the Empire and their relations with the Senate of
Rome and the emperors. The Spanish senatorial aristocracy hasn't ever been object
of a complete prosopographic study and this analysis examines how these nume-
rous senators behave in front of the events of the 3th and the 4th century A.D.

Fare un'analisi dell'aristocrazia senatoria significa esaminare un gruppo socia-


le che ha sempre avuto nella vita politica ed económica di Roma un ruólo com-
plesso ed affascinante.
11 periodo storico preso in considerazione, dall'ascesa al potere di Settimio
Severo fino alia morte di Teodosio, abbraccia poco piü di due secoli: dal 193 al
395 d. C. É una fase della storia di Roma molto critica, dove le continue insurre-
zioni, i numerosi imperatori-usurpatori, la presenza sempre piü allarmante dei
barbari ai confini deH'Impero ed un lungo periodo di anarchia militare, quasi cin-
quant'anni, dalla morte di Alessandro Severo all'awento di Diocleziano, dal 238 al
284 d. C, minano seriamente il tessuto connettivo dell'apparato amministrativo
romano, trasformandolo.
L'analisi che segue si propone di esaminare come un consistente gruppo di
senatori, provenienti tutti dalla stessa area geográfica, cioé le province spagnole di
Baetica, Lusitania ed Hispania Citerior, reagisca di fronte agli awenimenti di
questo lungo periodo storico. Ho verificato se questo ordine sociale cosi impor-
tante cerchi di creare un sistema di autoconservazione del potere fine a quel
momento detenuto o se, travolto dagli awenimenti, si faccia passivamente trasfor-
mare dai medesimi, perdendo parte della sua importanza ed egemonia nella ges-
tione deH'Impero a vantaggio di gruppi dirigenti di nuova formazione e di altre
aree geografiche.
L'aristocrazia senatoria proveniente dalle province spagnole non é mai stata
oggetto di uno studio prosopografico complessivo1, come invece é awenuto

1. L'individuazione di un consistente numero di personaggi spagnoli, sia clarissimi viri che cla-
rissimae feminae, é stata realizzata grazie al confronto con importanti lavori prosopografici prece-
denti. II testo di riferimento basilare per il II ed il III secólo é stata la monografía sui senatori ispa-
nici, realizzata dallo studioso A. Caballos Rufino (A. Caballos Rufino, Los senadores hispanoromanos
y la romanización de Hispania (siglos I al IIIp.C), Sevilla 1990, 2 vol.). Per avere un quadro piü
completo della classe aristocrática ispanica di questo periodo é stato consúltate, inoltre, il primo
volume della Prosopography of the LRE (A. H. M. Jones, J. R. Martindale, J. Morris, The Prosopography
of The Later Roman Empire, A. D. 260-395, London 1971, I vol.), utile pero solo dal 260 d. C. in poi,
integrato con i volumi della PIR' e della PIR2 (PIR1: E. Klebs - H. Dessau - P. von Rhoden, Prosopo-
graphia Imperii Romani saec. I. II. III., Berlin 1897, 1898; PIR2 : E. Groag - A. Stein - L. Petersen, Pro-
sopographia Imperii Romani saec. I. II. III., Berlin 1933 (A) - 1983 (M)), con YAlbo senatorio di G.
Barbieri (G. Barbieri, L'albo senatorio da Settimio Severo a Carino (193-285), Roma 1952) e con gli
Atti del Convegno Epigrafía ed ordine senatorio (C. Castillo García, "Los Senadores Beticos. Relacio-
nes familiares y sociales", in Epigrafía ed ordine senatorio, Tituli 4-5, II, Roma 1982, pp. 465-519; R.
Etienne, "Sénateurs originaires de la province de Lusitanie", in Epigrafía ed ordine senatorio, Tituli

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per la classe senatoria di altre province, quali Gallia2 ed Africa3. Nel periodo
tardo imperiale e specialmente negli anni della cosiddetta anarchia militare Bae-
tica, Lusitania ed Hispania Citerior avevano ricoperto, proprio per la loro posi-
zione geográfica cosí periférica, un ruólo marginale nello svolgimento degli
eventi storici e questo portó, di conseguenza, ad un disinter esse verso la loro
realtá sociale da parte degli studiosi. In veritá l'importanza politica delle tre pro-
vince spagnole é stata sottovalutata, alia luce del fatto che queste regioni, in un
momento di forti tensioni militari, come fu il periodo tardo imperiale, hanno
dato alia storia romana ben cinque imperatori, di cui tre imperatori-usurpatori:
D. Celio Calvino Balbino4 nel 238; Ulpio Cornelio Leliano5 negli anni 268-269;

4-5, II, Roma 1982, pp. 521-529; P. Le Roux, "Les sénateurs originaires de la province d'Hispania
citerior au Haut-Empire romain", \n Epigrafía ed ordine senatorio, Tituli4-5, II, Roma 1982, pp. 439-
464). Per il IV secólo, invece, il lavoro é stato piü complesso in quanto, non essendoci un único
testo di riferimento completo, il volume della Prosopography of the LRE é stato integrato con le edi-
zioni annuali dell'Année Epigraphique, con articoli su riviste spagnole specialistiche ed infine con
testi di carattere genérale sull'aristocrazia senatoria romana (K. F. Stroheker, "Spanische Senatoren
der spatromischen und westgotischen Zeit", MM 4, 1963, pp. 107-132; A. Balil, "Los gobernadores
de Hispania en el Bajo Imperio", AEA 1964, pp. 191-196; J. Matthews, Western Aristocracies and
Imperial court, 364-425 A. D., Oxford 1975; A. Chastagnol, Le Sénat romain a l'epoque imperiale,
París 1992). Un sentito ringraziamento va espresso al prof. Javier Arce, direttore della Escuela Espa-
ñola de Historia y Arqueología a Roma, per aver seguito lo svolgimento di questo lavoro, fornendo-
mi preziosi suggerimenti. La mia piü viva gratitudine va infine al prof. Guido Clemente, che mi ha
sollecitamente consigliato e guidato fin dagli inizi della ricerca.
2. K. F. Stroheker, Der senatorische Adel im spatantiken Gallien, Tubingen 1948.
3. A. Mandouze, Prosopographie de l'Afrique Chrétienne (305-533), París 1982.
4. Vedi nota n. 58.
5. Ulpius Cornelius Laelianus, forse era un senatore ed é stato considerato ispanico, ma la
sua provenienza dalla Spagna, dedotta dal nomen Ulpius, che ne indicherebbe una discendenza da
Traiano (G. Elmer, "Die Münzpragung der gallischen Kaiser in Kóln, Trier und Mailand", BJ 146,
1941, n. 623 p. 58), e da una moneta coniata da lui, un aureus, che avrebbe la personificazione
della Hispania con la legenda temporum felicitas (P. H. Webb in H. Mattingly, E. A. Sydenham, The
Roman Imperial Coinage, V / 2, London 1968, p. 372 n. 1), risulta molto incerta (Caballos Rufino
A. 1990, p. 466; Balil A., 1961, p. 59; Castillo C. 1982, p. 516; Stroheker K. F. 1963, p. 109; W. Eck
PW Suppl. XIV, 1974, 936-939; I. Kónig, Die gallischen Usurpatoren von Postumus bis Tetricus, Mün-
chen 1981 pp. 134-135). Probabilmente governatore della Germania Superior (PLRE I p. 492; Bar-
nes T. D. 1972, p. 161), é noto per essersi ribellato contro Postumo a Magonza (Aur. Vict., Caes.,
33, 8; Eutr., IX, 9; HA, v. trig, tyr, 3, 7; 4, 1; 5, 1. Menzionato anche in HA, v. Gall., 21, 5; v. trig,
tyr., 8, 1; 31, 2; v. Claud., 7, 4). Si fece nominare augusto nel 268. Regno abbastanza per coniare
monete, ma ben presto fu sconfitto in battaglia e venne ucciso non si sa se da Postumo (Aur. Vict.,
Caes., 33, 9; Oros., VII, 22, 11), da Vittorino (HA, v. trig, tyr., 5, 3; 6, 3) o dalle sue truppe (HA, v.
trig, tyr., 5, 4).

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Bonoso6 nel 280; Magno Massimo7 dal 383 al 388 ed infine Teodosio8 dal 379 al
395.
La stesura di un elenco prosopografico, per quanto possibile completo, pre-
senta numerosi problemi: primo fra tutti la scarsitá di documentazione epigráfica.
Un notevole calo numérico nella documentazione epigráfica si rileva, in gene-
rale, nel corso dei secoli III e IV d. C, in tutte le province dell'Impero. Gli studiosi
hanno cercato di spiegare questo fenómeno, ricorrendo talvolta a motivazioni non
convincenti9. Nel caso specifico delle tre province spagnole, la scarsa reperibilita

6. Bonosus (PLRE I Bonosus 1 p. 163; PIR2 B 146; Tovar A, Blázquez J. M. 1982, p. 136; Bláz-
quez J. M. 1975, II, p. 306; Balil A. 1961, p. 58; Balil A. 1959, p. 282; Barnes T. D. 1972, pp. 150-151)
nacque in Spagna (HA, v. quatt. tyr., 14, 1 : Bonosus domo Hispaniensi fuit, origine Britannus, Galla
tamen matré), aveva antenati britannici, la madre di origine gallica ed il padre era o un retore o un
pedagogo. Seguí la carriera militare (HA, v. quatt. tyr., 14, 2: militavit primum inter ordinarios, deinde
inter equites; duxit ordines, tribunatus egit, dux limitis Raetici fuit. La carica di dux limitis é un ana-
cronismo, in quanto in uso solo ai tempi di Diocleziano (285-305)), molto probabilmente iniziando
come centurione (Nel testo della Historia Augusta é riportato il termine ordinarius, che generalmente
ha due accezioni o miles gregarius o centurio (talvolta primipilus). Lo studioso J. F. Gilliam, in " "The
Ordinarii" and "ordinati" of the Roman Army", in Roman Army Papers, Amsterdam 1986, pp. 1-22, so-
stiene che in questo contesto della Historia Augusta il termine ordinarius possa avere entrambi i sig-
nificad; ma é piü accettabile il significato di centurione, per il fatto che il passaggio da centurio ad
eques risulta piü ammissibile che non da soldato semplice a cavaliere). Fu proclamato imperatore a
Colonia nel 280 e conió durante il suo breve regno anche delle monete (H. Mattingly, E. A. Sydenham,
The Roman Imperial Coinage, V / 2, London 1968, p. 592). Sconfitto da Probo, si suicido (HA, v. quatt.
tyr., 15, 1-2), ma sua moglie, che era una gota, Hunila, ed i suoi due figli vennero risparmiati dall'im-
peratore (HA, v. quatt. tyr., 15, 3-7).
7. Magnus Maximus nativo della Spagna (Zos., IV, 35, 3. In base alie ultime conclusioni degli studi
fatti sull'iscrizione CILII 4911 Magno Massimo sembra originario della Hispania Tarraconensis piuttosto che
della Gallaecia. Cfr. Chastagnol A., 1965, pp. 284-286 e p. 288), di umili origini (Pan. Lat, XII, 31, 1 : Ule
quondam domus tuae neglegentissimus vernula mensularumque servilium statarius lixd), si vantava di
essere imparentato con l'imperatore Teodosio (Pan. Lat, XII, 24, 1 : adfinitate iactani). Milito con il gene-
rale Flavio Teodosio, padre dell'imperatore (Cfr. PLRE I Maximus 39 p- 588; Matthews J. 1975, pp. 95-96 e
pp. 175 ss.; Stroheker K. F. 1963, p. 114; W. Ensslin PW XIV 2, 1930, 2546-55; e le iscrizioni: CIL II 4911,
CIL V p. 1162, CIL V 8026, CIL V 8030 = D 788, CIL LX 5961, 6062, 6069, CIL X 6968, 6974, XII 5675, AE,
1967, 56; Diz. Pair. II vol. pp. 2173-2174). Partecipó alia campagna militare in Britannia nel 369 (Zos., IV,
35, 1) e milito in Africa nella spedizione contro Firmo nel 373-375 (Amm., XXLX, 5, 6 e 21). Forse rimase
coinvolto nelFuccisione del genérale Flavio Teodosio nel 376 (Pan. Lat, XII, 23, 3; 31, 1: orbis extorrem
patriaeque fugitivum). Sotto Graziano ottenne il comando delle truppe in Britannia, come comes Britan-
niarum (Greg. Tur., Franc, I, 43, Chron. Min., I 646 7). In seguito ad una ribellione contro l'imperatore
Graziano fu proclamato augusto nel 383 (Sulp. Sev., Mart., 20, 3, Sulp. Sev., Chron., II, 49, 5, Zos., IV, 35,
3-4; Oros., VII, 34, 9) dalle sue truppe in Britannia, e venne riconosciuto nel 384 come nuovo imperatore
da Teodosio e da Valentiniano II. Massimo rimase al potere fino al 388, quando venne destituito del litó-
lo dallo stesso Teodosio, dopo una serie di scontri in Italia, in cui trovó la morte (Zos., IV, 46, 2-3, Ps. Aur.
Vict., Epit., 48, 6, Sulp. Sev., Mart., 20, 9).
8. Vedi nota n. 36.
9. L'ipotesi di M. Mayer di sostenere per Baetica, Lusitania ed Hispania Citerior l'uso tardivo di
dipingere le iscrizioni, senza ricorrere prima alia incisione della pietra, sembra ormai inverosimile, dopo
che si é scoperto che nelle province orientali l'uso di dipingere le epigrafi non era sostitutivo, ma paral-
lelo e contemporáneo al sistema della incisione. Cfr. C. Lepelley, "Evergetisme et epigraphie dans l'an-
tiquite tardive : les provinces de langue latine", in Xe Congrés International d'Épigraphie greque et lati-
ne (Nimes 4-10 ottobre 1992), Nimes 1992, p. 104.

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del materiale, marmo e pietra locale , la continuity abitativa nei medesimi siti , le
frequenti e disastrose invasioni barbariche ed il conseguente reimpiego di iscri-
zioni in opere difensive o architettoniche12 sono tutti elementi, ma non i soli, che
hanno concorso a limitarne la documentazione epigráfica, rendendola addirittura
inferiore a quella che si osserva in altre province, come Italia ed Africa. Sostan-
zialmente il problema della scarsa reperibilitá di iscrizioni rimane irrisolto; forse
piü semplicemente, si potrebbe superare la questione, adducendo come spiega-
zione possibile una discontinue per ragioni non chiare nella consuetudine epi-
gráfica, "epigraphic habit"13, típica non solo della Spagna, ma di tutte le province
dell'Impero.
I personaggi ispanici, noti nel corso di questi due secoli, sono complessiva-
mente 166, enumerando oltre ai 139 viri (83,7%) 21 feminae (16,3%). I 139 sena-
tori risultano in 68 casi (48,9%) di origine certa, in 42 (30,2%) probabile ed in 29
(20,9%) incerta. L'origine, invece, delle 27 clarissimae feminae risulta in 18 casi
(66,7%) certa, in 7 (25,1%) probabile ed in 2 (7,4%) incerta. In conclusione abbia-
mo fra clarissimi viri e clarissimae feminae 86 persone di origine certa (51,8%),
49 probabile (29,5%) e 31 incerta (18,7%).
NelPindagine che segue ho enumerate sia i personaggi che, sedendo in Sena-
te, svolgevano un ruólo attivo nella política romana, ricoprendo posti di respon-
sabilitá ed alte cariche nella gestione dell'Impero, sia tutti coloro che, non avendo
nessuna funzione amministrativa e politica, si fregiavano solo del titolo onorifico
di vir clarissimus.
Vengono menzionati anche quei personaggi, di sicura o molto probabile origine
ispanica, che, nel corso del III e IV secólo, ricoprirono la carica di vescovo14, tenen-

10. Le cave di marmo della penisola ibérica non ebbero certo l'importanza delle cave di marmo
dell'Italia, della Grecia o dell'Asia Minore. Cfr. Barbieri G. 1952, pp. 460-65.
11. Certe zone in Asia minore, Siria ed Africa, dopo la fine della dominazione romana, furono
abbandonate e chiaramente rallontanamento della popolazione implico una migliore conservazione
delle epigrafi.
12. Nel corso del III e del IV secólo vennero applicati diversi prowedimenti per impediré che epi-
grafi e statue fossero utilizzate in contesti diversi dall'originario, a tal proposito ricordiamo l'editto di
Severo Alessandro, CJ VIII 10.2 : negotiandi causa aedificia demoliri et marmora detrahere, quello di
Costantino del 321, CJ VIII 10.6 : si quis post banc legem civitate spoliata ornatum, hoc est marmora
vel columnas, ad rura transtulerit, privetur ea possessione, quam tía ornaverit, ed infine quello di Giu-
liano del 363, CJ VIII 10.7 : nemini columnas vel statuas cuiuscumque materiae ex alia eademquepro-
vincia vel auferre liceat vel moveré.
13. R. MacMullen, "The epigraphic habit in the Roman Empire", AJPh 103, 1982, pp. 233-246.
14. I personaggi sono in tutto sette : Damasus (Vedi sotto); Gregorius (Vedi nota n. 39); Olympius
(Vedi sotto); Ossius (Vedi nota n. 19), Pacianus (Vedi nota n. 35); Potamius (Vedi sotto) e Priscillianus
(Vedi nota n. 17). Tutti esercitarono l'episcopato e sono di origine sicura, escluso Potamio che si con-
sidera di origine probabile. Damasus : vescovo di Roma dal 366 al 384, viene considerate di origine
ispanica (P. es. vd. Liber Pontificalis 39 (ed. Duchesne, p. 212) : Damasus natione Hispanus ex patre
Antonio sedit. ann. XVIII mns. Ill dies XI;fuit temporibus luliani. Cfr. Diz. Patr. I vol. pp. 883-885). Da
Gerolamo sappiamo che visse fino ad ottanta anni (Hier., vir. ill., 3 : prope octogenarius sub Tbeodosio
principe mortuus est), pertanto deve essere nato nel 304/305. Suo padre era stato uno scrivano, che,
éntrate nel clero, raggiunse il sacerdozio (Damas., Carm., 35: Hac pater exceptor, lector, levita, sacer-

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do contó che una tale funzione religiosa doveva essere assunta solo da persone che
rivestivano una posizione importante e di potere alPinterno dell'aristocrazia ispanica15.
Il piü delle volte, infatti, gli ecclesiastici, specialmente del IV secólo, venivano reclu-
tati fra i ceti di possidenti e l'aristocrazia dei cuñales. Per costoro l'inserimento nella
gerarchia ecclesiastica offriva garanzie maggiori di avanzamento ed influenza sociale
di quanto non facesse l'istituzione statale16. Priscillianus17, per esempio, familia nobi-
lis, praedives opibus18, fu eletto vescovo nella citta di Avila nella Hispania Carthagi-
nensis. Lo stesso Ossius19, vescovo di Corduba in Baetica, era di famiglia ricca20.
La presenza maggiore di senatori ispanici nella Curia di Roma si ha durante la
dinastía dei Severi, con 55 persone (39,6%) e sotto Teodosio con 29 (20,9%), owe-
ro alia fine del II secólo fino al primo quarto del III secólo e nell'ultimo venticin-
quennio del IV secólo. Nel periodo dell'anarchia militare si ha una sporadica pre-
senza di spagnoli in Senato. Sono attestati, in un periodo di quasi cinquanta anni,
solo 5 senatori (3,6%), e tutti senza vincoli di parentela fra loro. Bisogna aspetta-
re Costantino con 11 viri clarissimi (7,9%), Costanzo II con 5 (3,6%), e Valentinia-
no I con 13 (9,3%) per incontrare i tre gruppi piü numerosi21.

dos). Olympius : vescovo e teólogo, é sicuramente di origine ispanica (Gennad., vir. ill., 23 : Olym-
pius, natione Hispanus, episcopus ...). Esercita il suo episcopato agli inizi del IV secólo d. C. e scrisse
un trattato contro i manichei a meta del secólo (Optat. de M., Hist. Donat. (PL, 11, 784); Aug., contra
Iul., 1, 3; 2, 10; 3, 17 (PL 44, 644-645, 700-701, 719). M. Marcos, "Ortodossia ed eresia nel Cristianesi-
mo ispano del quarto secólo : il caso delle donne", SEA 46, 1994, p. 424). Potamius : primo vescovo
di Olisipo (Lisbona) (Libellus Precum, 32 (CSEL 35 p. 14) : Potamius Odyssiponae civitatis episcopus.!)
é considerato di probabile origine ispanica. Visse a meta del IV secólo. La letteratura antiariana {Libe-
llus Precum, 32 (CSEL 35 pp. 15, 17-18); Febad. Ag., contra ar., 3-5 (PL 20, 15-16); Hil., syn., 3, 11 (PL
10, 482-483; 487-489)) diffuse la voce che Potamio avesse firmato con Ossio la formula di Sirmio nel
357, rinnegando il credo niceno, in cambio di alcune proprietá offerte dall'imperatore Costanzo (Cfr.
M. Marcos, "Ortodossia ed eresia nel Cristianesimo ispano del quarto secólo : il caso delle donne", SEA
46, 1994, pp. 421-422).
15. Cfr. P. Brown, "Aspects of the Christianization of the Roman Aristocracy",/^ 51, 1961, pp. 1-
11; F. E. Consolino, Ascesi e mondanita nella Gallia tardoantica, Napoli 1979-
16. L. Cracco Ruggini, "Simboli di battaglia ideológica nel tardo Ellenismo", in AA. W., Studi Sto-
rici in onore di O. Bertolini, Pisa 1972, pp. 177 ss.
17. Priscillianus coito aristocrático, vissuto nella seconda meta del IV d. C, diede vita ad un movi-
mento religioso, di stampo mistico ed ascético, che gli procuró molti seguaci in Spagna e nella Gallia
sud-occidentale. Fu condannato da un concilio nel 380, ma i suoi sostenitori lo consacrarono vescovo
di Avila, ed ottennero il riconoscimento della corte di Graziano. Nel 384 Priscilliano sub! un'altra con-
danna da un concilio di Bordeaux, si appelló all'imperatore Magno Massimo, ma questo lo consegnó
ad una corte secolare, per farlo giustiziare insieme ai suoi seguaci. Cfr. Stroheker K. F. 1963, p. 119;
Diz. Patr. II vol. pp. 2905-2907.
18. Sulp. Sev., Chron., II, 46, 3.
19- Ossius nato a Corduba nel 256 (Sulp. Sev., Chron., II, 40 -.Osium quoque ab Hispania....), di
famiglia ricca, fu vescovo della cittá nel 300, amico di Costantino fu da questi incaricato di porre fine
alia controversia ariana nel 324. Fu al concilio di Antiochia nel 325, a Nicea nel 325 e a Serdica nel 342
e nell'estrema vecchiaia cedette aH'arianesimo. Cfr. Diz. Patr. II vol. pp. 2547-2548. Thouvenot R. 1973,
pp. 331, 341. Cfr. M. Marcos, "Ortodossia ed eresia nel Cristianesimo ispano del quarto secólo : il caso
delle donne", SEA 46, 1994, p. 421.
20. Isid., vir. ill., V, 7 : ...Nam accersitus a Constantioprincipe minisqueperterritus, metuens ne
senex et dives damna rerum vel exsiliumpateretur...
21. Da tenere presente che vi sono 14 senatori, pari al 10,1%, di eta incerta.

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Sono enumerati tutti quei personaggi, la cui origine spagnola é stata reputata
sicura, probabile o incerta. Ogni individuo é caratterizzato dall'indicazione del
luogo di origine, quando lo si conosca con precisione o lo si possa ricostruire con
moka probabilitá, dal nome della gens di appartenenza, dall'estrazione sociale, da
brevi notizie sugli awenimenti piü significativi della propria vita e, nel caso di
senatori che abbiano svolto un ruolo politico attivo, dai cursus honorum.
I criteri adottati per determinare se un personaggio provenga da una delle tre
province della Spagna sono i seguenti: l'origine é ritenuta sicura, quando si abbia-
no epigrafi, monumenti archeologici e testi letterari che la indicano; probabile se
basata solo su confronti onomastici, sia pure attendibili; altrimenti incerta se accan-
to alia carenza di materiale epigráfico, archeologico e letterario vi siano dei con-
fronti onomastici dubbi. Bisogna considerare, pero, che l'uso dell'onomastica non
é sempre un criterio valido. Puó capitare infatti che talvolta si ignorino i legami
intercorrenti, dopo molte generazioni, tra i diversi rami di una stessa gens. Que-
sto spinge a pensare che se una famiglia scompare dalle fonti, ció non deve neces-
sariamente significare la sua fine o la sua definitiva decadenza sociale. Il carattere
incompleto delle informazioni e la scarsa possibilitá di ricostruzione di legami
familiari indiscutibili rappresentano due elementi di profonda incertezza nelPana-
lisi prosopografica. I criteri onomastici che sono i soli alia base di ogni prosopo-
grafia familiare non possono, quindi, essere ritenuti prove assolute, per attestare e
convalidare l'origine di un personaggio. Purtroppo non esiste una onomástica par-
ticolare o specifica, owero i senatori di origine ispanica non si evidenziano per
avere una onomástica locale o provinciale che riveli immediatamente legami con
l'ambiente indigeno22. L'identificazione della provenienza dei senatori non é sem-
pre un compito facile, specialmente in province con una forte ed estesa romaniz-
zazione. Nel nostro caso é possibile che senatori considerati italici per via del loro
nome siano in realtá ispanici, ed allora un elemento chiarificatore puó essere rap-
presentato dalla indicazione nella iscrizione della tribu di appartenenza. In prima
approssimazione, un personaggio viene considerato di origine ispanica se, nell'is-
crizione per cui é noto, risulta l'indicazione delle tribu Galería o Quirína.
La tribu Galería inglobava tutti i municipi ispanici di etá preflavia, owero i
municipi di etá cesariana, augustea e giulio-claudia23. La circoscrizione territoriale
di tale tribu aveva una estensione che comprendeva la valle lungo il fiume Betis
e le zone limitrofe, la meta sud della Lusitania, la Catalogna, il centro ed il nord
della regione di Valencia ed uno stretto corridoio in direzione nord-sud che anda-
va dal corso medio del fiume Ebro fino a La Mancha, i cui estremi erano le cittá
di Calagurris e Segobriga24.

22. Le Roux P. 1982, p. 441.


23. Infatti sia Cesare che Augusto avevano iscritto i municipi nella tribu Galería. Cfr. C. Castillo,
"La tribu Galería en Hispania : ciudades y ciudadanos", in Estudios sobre la Tabula Siarensts, Madrid
1988, p. 236.
24. Abascal J. M., Espinosa U. 1989, p. 66.

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338 L'ARISTOCRAZIA SENATORIA ISPANICA, NEL CORSO DEL III E DEL IV SECÓLO d. C.

La tribu Quirina, invece, inglobava tutti i municipi di etá flavia ; questa infatti
era Tunica delle 35 tribu romane, nella quale gli imperatori della dinastía flavia iscris-
sero i nuovi cittadini delle tre province ispaniche. Bisogna tuttavia considerare che
la menzione di queste due tribu non sempre rappresenta una prova sicura per repu-
tare un personaggio hispanus, ed inoltre nel caso della indicazione della tribu Gale-
ría, questa, da sola, non puó autorizzare a scegliere tra la parte oriéntale della His-
pania Citerior e la Baetica26, dove si trovano la maggior parte dei municipi di eta
preflavia. Per via epigráfica sappiamo infatti che i cittadini delle colonie ispaniche
erano iscritti in diverse tribu romane. Le colonie risalenti a Cesare erano iscritte nella
tribu Sergia, mentre quelle risalenti ad Augusto in differenti tribu, come la Pupinia
per Acci, la Papiria per Augusta Emérita ed Astigi o YAniensis per Caesaraugusta27.
Questo discorso é valido in termini generali, perché, per esempio, Barcino e Tarra-
co che sonó due colonie di eta augustea sono iscritte entrambe nella tribu Galería.
Le cittá spagnole erano per lo piü municipi, pertanto, come abbiamo detto in
precedenza, le tribu maggiormente menzionate nelle iscrizioni erano la Galería e
la Quilina. Purtroppo l'appartenenza ad una determinata tribu non risulta una
indicazione valida e definitiva che permetta l'assegnazione ad una cittá o ad una
provincia ispanica precisa. La menzione della sola tribu non consente, percio, di
individuare la localitá natale del senatore, né la sua provincia di provenienza. Per
chiarire meglio questa affermazione vorrei citare due esempi. Si tratta di due per-
sonaggi, il cui luogo nativo non é stato ancora individuato, pur conoscendone la
tribu: L. Fabius Cilo Septiminus Catinius Acilianus Lepidus Fulcinianus28 e L.
Maríus Vegetinus Marcianus Minicianus Myrtifljianus*9.

25. Abascal J. M., Espinosa U. 1989, p. 74.


26. Le Roux P. 1982, p. 441.
27. Abascal J. M., Espinosa U. 1989, p. 86.
28. L. Fabius Cilo Septiminus Catinius Acilianus Lepidus Fulcinianus deve la sua origine ispa-
nica sia all'appartenenza (Cfr. CIL VI 1409 = ILS 1142; CIL VI 1408 = ILS 1141; JRS, 14, 1924, p. 185 =
AE, 1926, n. 79; CIL VI 312; IGR I 138; CIL VI 1410; IGR IV 1674; CIL III 4120; CIL XIV 251; CIL III 4617
= 11323; CIL III 4622; CIL III 4638; CIL III 4640; CIL III 4642; CIL III 15199; CIL XV 7447; CIL XV 7448)
alia tribu Galería sia all'onomastica, essendo la gens Babia numerosa nella penisola ibérica (Balil A.
1961, p. 53). Vi sono tre ipotesi sulla cittá di Cilone, ma nessuna a mió parere ha argomentazioni deci-
sive in suo favore. In primo luogo vi é lluro, per il fatto che Cilone favor! la candidatura a Roma dell'i-
lurense M. Vibius Maternus (Vibio era di origine betica di rango equestre, a militiis candidatus eius, si
candido ad una delle militia equestrís e venne promosso al tribunato grazie alia protezione concessa a
Roma da Fabio Cilone alia sua candidatura. Cfr. CIL VI 1410; DEp, II, p. 78, s. v. candidatus; Wiegels
R. 1971, n. 74). Vi é pero una discordanza fra la tribu di Fabio Cilone, la Galería, e lluro, che é iscrit-
ta nella Quirina. La seconda ipotesi sarebbe Singilia Barba (Castillo C. 1982, n. 55 pp. 504-505). In
questo municipio é attestato un cospicuo gruppo di Acilii, tra i quali si menziona una Acilia
Sept(imina) (CIL II 2018. Cfr. Stemma familiare in CIL II p. 273 ap. n. 2020), che ha due dei cognomi-
na di Cilone, e con la quale si considera imparentato. L'unica difficoltá che sorge é che Singilia Barba
é inclusa nella tribu Quirina e non nella Galería. La terza ipotesi, infine, fu Ebora in Lusitania, inclu-
sa nella tribu Galería (Questa ipotesi fu sostenuta all'inizio da Etienne R. 1982, p. 525 e poi súbito dopo
a p. 527 abbandonata per accettare le supposizioni di C. Castillo). In questo municipio si attesta la pre-
senza dei Catinii, imparentati probabilmente con Cilone, come documenta una certa Catinia M. f. Ad-
uana (Vedi nota n. 47). Forse il nome della madre di Cilone é ÍAciJlia Q. f. Avita, originaria di Ebora
ed imparentata con i Catinii (CIL II 113. Questa iscrizione con incertezza é attribuita a Cilone. Cfr. Wie-

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L'ARISTOCRAZIA SENATORIA ISPANICA, NEL CORSO DEL III E DEL IV SECÓLO d. C. 339

Una iscrizione attribuita al primo senatore ha la menzione della tribu Galena


e sul luogo di origine sonó state fatte tre ipotesi: lluro e Singilia Barba, in Baetica

gels R. 1971, n. 74). In conclusione il problema deH'origine di Fabio Cilone resta irrisolto e si puo con-
cludere ammettendo che esiste una onomástica binaria, owero che in linea materna discenda dai Cati-
nii, originan della Lusitania, ed in linea paterna dai Fabii, originan della Baetica (Castillo C. 1982, n.
55 pp. 504-505; Remesal Rodriguez J. 1989, lesse in alcune marche di anfore, LFCCVFSCAL, provenienti
dalla figlina Scalensia, in Baetica, il nome di Cilone come proprietario terriero : L(ucius) F(abius) C(ilo)
c(larissimus) v(ir) F(iglinae) SC(alensiaeJ), anche se non é da escludere un'origine lusitana anche per
loro (Caballos Rufino A. 1990, p. 134 non eselude questa ipotesi, considerando che ad Ebora vi sonó
altri Fabii : L. Fabius Valerianus (CIL II 5195) e L. F(abius ?) Elicon (CIL II 5194)). Fu Xvir stlitibus iudi-
candis, tribunus militum laticlavii legionis XI Claudiae Piae Fidelis a Durostorum, nella Moesia Infe-
rior, quaestor prov. Cretae et Cyrenarum, tribunus plebis, leg. pro pr. prov. Narbonensis, praetor urba-
nus, sodalis Hadrianalis durante o dopo la pretura (Wiegels R. 1971, n. 74), leg. Aug. leg. XVI Flaviae
Firmae nei primi anni di Commodo a Samosata, curator reipublicae Interamnatium Nartium item Gra-
viscanorum fra il 180 e il 183 (Fu curator prima a Gravisca in Etruria e poi a Interamna Nahars in
Umbría. Cfr. Caballos Rufino A. 1990, p. 133), procos, prov. Narbonensis intorno al 185, praefectus aera-
rii militarista il 187 e il 189, leg. Aug. pro pr. prov. Galatiae in un periodo che va dal 187 al 192, con-
sul suffectus nel 193, praepositus vexillationibus Illyricianis Perinthi tendentibus agli inizi del 193, lega-
tus pro pr. prov. Bithyniae et Ponti e curator rei publicae Nicomedensium negli anni 193-194, comes
Imp. Caes. L. Septimi Severi in expeditione oriéntale nel 194, leg. Aug. pro pr. prov. Moesiae Superioris
negli anni 195-196, dux vexillationum per Italiam exercitus Imperatoris Severi Pii Pertinacis Aug. et M.
Aureli Antonini Aug. dal 196 al 197, leg. Augustorum pro pr. Pannoniae Superioris dal 197 al 201(Dopo
la rivolta di Avidio Cassio Marco Aurelio vietó che un legato potesse governare la provincia di cui era
originario (D. C, LXXI, 31, 1). Cosi in seguito alia rivolta di Pescennio Nigro e di Clodio Albino, Setti-
mio Severo divise la Siria e la Britannia in due province ciascuna. Da Settimio Severo in poi non ricor-
rono lunghi governi provinciali, e fra le poche eccezioni c'é Fabio Cilone che dal 197 al 201 é legato
nella Pannonia Superior. Cfr. Barbieri G. 1952, p. 556 e n. 213), praefectus urbi prima del 204 (Secon-
do il passo della Historia Augusta (HA, v. Carac, 4, 5 : Cilo iterum praefectus et consul) Fabio Cilone
ottenne per due volte la prefettura. Molti studiosi accettarono questo dato, come Balil A. 1961, p. 53,
e credettero che Cilone oceupasse la carica di prefetto dal 204 fino al 211. Caballos Rufino A. 1990, p.
133, non accetta il passo della Historia Augusta e lo conegge in Cilo praefectus et iterum consul, in
questo modo iterum si riferisce solo al consolato), consul ordinarius nel 204 insieme ad un altro per-
sonaggio ispanico, M. Annius Flavius Libo (Vedi nota n. 105). Vir clarissimus (CIL VI 1410; CIL III 4120;
CIL XV 7448), amicus Augustorum (Dig. I 15.5), cioé di Caracalla e di Settimio Severo, fu patronus di
Mediolanum (CIL VI 1409 = ILS 1142), di Ancyra (IG XIV 1708) e di un collegium della cittá di Ostia
(CIL XIV 251 = ILS 6175. Fabio Cilone viene citato nella tabula deü'ordo corporatorum lenunculario-
rum tabulariorum auxiliarorum Ostiensium). Visse probabilmente qualche anno dopo il 212 (Groag
PW VI 2, 1909, 1763-1768. D. C, LXXVII, 4, 2. Un titulus di un'anfora olearia betica, proveniente da
Astigi e ritrovata al Testaccio (Rodríguez Almeida E. nella Discussione in Castillo C. 1982, p. 517), men-
ziona come produttore di olio un certo Cilonis P[- - -]. La data consolare sull'anfora, Praesente et Albi-
no cos., corrispondente all'anno 246 d. C , puó far pensare che Cilone sia vissuto per diversi anni dopo
il 212, ma d'altra parte eselude la possibilitá di attribuire questa attivitá a Cilone. Si puo pensare pero,
data la raritá di questo cognomen (Kajanto I. 1965, p. 236, conta solo 5 casi in CIL II) che il produtto-
re di olio sia un suo párente). Aveva una splendida abitazione nella regio XII, sull'Aventino (CIL XV
7447), forse identificabile con il palazzo regalatogli dall'imperatore Settimio Severo (Ps. Aur. Vict., Epit.,
20, 6 : aedibus quoque memoratu dignis), ed un'altra residenza sulla via Ostiensis (CIL XV 7448). Inol-
tre a Fabio Cilone, come praefectus urbi, é da attribuire la dedica della statua di Severo nell'abside cén-
trale del Septizonium (HA, v. Sept. Sev., 24, 4. Severo Alessandro volle togliere questa statua, per resti-
tuiré all'edificio la sua prima destinazione di aditum Palatinis aedibus. Cfr. Rodríguez Almeida E. nella
Discussione in Castillo C. 1982, p. 517), e sempre a lui si deve un'altra realizzazione severiana: la Forma
Urbis marmórea nel forum Pads, da lui sistémate dopo l'incendio del 191 d. C. In un'iscrizione pro-
veniente da Toplice, neW'ager Poetoviensis, nella Pannonia Superior si alluderebbe all'esistenza di un

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340 L'ARISTOCRAZIA SENATORIA ISPANICA, NEL CORSO DEL III E DEL IV SECÓLO d. C.

ed Ebora, in Lusitania. lluro e Singilia Barba sonó entrambi due municipi di eta
flavia, iscritti nella tribu Quirina, mentre Ebora é un municipio di etá cesaro-
augustea, iscritto nella tribu Galería. La sola menzione della tribu, quindi, esclu-
derebbe le due cittá della Baetica e spingerebbe a scegliere Ebora come luogo
nativo, ma rapporti di parentela, questioni onomastiche ed altre motivazioni ren-
dono la scelta fra queste tre ipotesi alquanto problemática. Venne, infatti, avanza-
ta la possibilitá che Fabio Cilone fosse originario del municipio di lluro, perché
aveva favorito la candidatura ad una delle militiae equestres a Roma di un perso-
naggio di rango equestre oriundo di quella cittá, M. Vibius Maternus®. Un atteg-
giamento di patronato personale sarebbe stato giustificato solo se rivolto ad un
concittadino. Il sostegno alia candidatura di un conterráneo, infatti, era uno dei
campi di azione in cui si manifestava l'attaccamento di un senatore alia sua patria
ed ai suoi abitanti. Un senatore, infatti, poteva sentirsi obbligato non solo verso la
comunitá nel suo complesso, ma anche verso le singóle persone. La promozione
finanziaria e l'assistenza ai municipes per garantiré loro la base per l'ingresso

figlio e di un ñipóte di Fabio Cilone (CIL III 4120 : POLLUCI/PRO SALUTE / L. F. CILOMfSj/C. V. ET
FILI / NEPOTESQ. ElUfSj / MENANDEfRj / LÍBER. Il testo é stato letto in CIL III 4120 add. : etfiliorum
nepotumque, per tanto si era supposta l'esistenza di vari figli e nipoti di L. Fabius Cilo, ma per Caba-
llos Rufino A. 1990, pp. 128-129, risulta piü adeguato e meno forzato in relazione con il testo il man-
tenimento del genitivo singolare per fui e la sostituzione della E con la / in nepotes, convertendo anche
questo in un altro singolare). Uno studio recente di Remesal (Remesal Rodríguez J. 1989, pp. 143 ss.
Remesal individuó un gruppo di iscrizioni sulle anfore provenienti da "Cerro de los pesebres", l'antica
figlina Scalensia, vicino a Peñaflor (Sevilla) con il testo LFLVCCVFS, dove lo studioso lesse il nome del
c(larissimus) v(ir) L(ucius) F(abius) LucdlianusJ), ha supposto che il nome del figlio di Cilone fosse
L. Fabius Lucilianus e quello del ñipóte L. /M. Fabius Fortunatus Victorinus.
29.- L. Martas Vegetinus Marcianus Minicianus Myrti[l]ianus di origine ispanica, per la men-
zione della tribu Galena in due iscrizioni (CIL VI 1455-1456), non si sa da quale provincia provenga
(Castillo C. 1982, p. 517 Addenda III). Forse é originario di Turiasso nella Hispania Citerior (La fami-
glia di Mario puó essere originaria della zona dell'Ebro, imparentata con un magistrato municipale
dell'epoca di Tiberio, C. Mario Veget., aedilis e duovir a Turiasso vicino a Caesaraugusta nella Hispania
Citerior. Cfr. O. Gil Farrés, La moneda hispánica, Madrid 1966, p. 436 n. 1986 = V - 156 : 10 e n. 1990
= V - 156 : 9) oppure viene da Hispalis in Baetica (Un titulus pictus studiato da Rodríguez Almeida E.
1980, p. 87 attesta la presenza di un f(undus) Veg(etianus ? / -etinus ?), che controllava la zona di
Hispalis. Cfr. Caballos Rufino A., 1990, pp. 209-210). Un recente studio di J.-N. Bonneville 0- -N. Bon-
neville, "Remarques sur l'indication de l'origo par la tribu et le toponyme aprés des tria nomina sans
filiation", MCV18 / 1, 1982, pp. 5-32) considera Myrtilianus non come un vero cognomen, ma come
un topónimo, con il típico suffisso in "-ianus ", che accompagna la tribu della cittá. In questo modo
Mario Vegetino sarebbe originario di Myrtilis, cittá della Lusitania, inclusa nella tribu Galena. Alia luce
di questo studio, quindi, i Marii Vegetini, la gens di appartenenza di Mario, originaria della Tarraco-
nense, dove aveva ottenuto una posizione sociale notoria, come testimonia il membro dell'ordine decu-
rionale sotto Tiberio, sarebbe emigrata in Lusitania. II suo cursus honomm é il seguente (CIL VI 1455-
1458) : Illvir kapitalis a(uro) a(rgento) f(lando f(ormando) fCeriundo), quaestor urbanus, tribunus
plebis, praetor, legatus (procos.) provinciae Baeticae, legatus legionis XXII Primigeniae a Moguntiacum,
praefectus frumenti dandi e eos. suff. Visse in un periodo che va dalla fine del II secólo agli inizi del
III secólo (Barbieri G. 1952, n. 793; Castillo C. 1982, p. 517; Caballos Rufino A. 1990, pp. 208-210). Sua
moglie é Claudia Artemidora (PIR2 C 1075. Groag PW III 2, 1899, 2889), clarissimafemina, da cui ebbe
due figli : María Rufina e L. Marius Vegetinus Lucanus Tiberenus (Vedi nota n. 127).
30. Vibio venne promosso al tribunato. Vedi nota n. 28.

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L'ARISTOCRAZIA SENATORIA ISPANICA, NEL CORSO DEL III E DEL IV SECÓLO d. C.
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nell'esercito come centurio, o per la promozione neWordo equester potevano esse-


re interpretati giustamente come chiari indizi di attaccamento profondo alia pro-
pria origo, e ció, nello stesso tempo, non eselude che lo stesso Fabio possa aver
favorito un personaggio legato alia sua gens da vincoli clientelari, ma oriundo di
una cittá ispanica diversa dalla sua. L'ultima localitá, proposta come luogo di ori-
gine di Fabio Cilone, é il municipio di Singilia Barba. Quest'ultima ipotesi é stata
avanzata, perché a Singilia numeróse testimonianze epigrafiche attestano un co-
spicuo gruppo di Acilii, tra cui una certa Acilia Sept(imina), che aveva due dei
cognomina di Cilone, e con la quale si considerava imparentato. É difficile sce-
gliere quale sia la localitá di provenienza del senatore, in quanto i motivi addotti
non sonó decisivi in nessuna delle tre ipotesi.
L'individuazione della origo del secondo personaggio risulta alio stesso modo
difficoltosa. Il senatore Mario Vegetino viene considerato ispanico per la menzio-
ne della tribu Galena in due iscrizioni31. Anche per lui si pone lo stesso proble-
ma: la sola indicazione della tribu non puó bastare per individuare la cittá di ori-
gine o la provincia di provenienza. Vi sonó tre ipotesi al riguardo: Turiasso, nella
Hispania Citerior, Hispalis in Baetica e Myrtilis in Lusitania. Turiasso era un muni-
cipio di etá augustea, iscritto nella tribu Galería, dove era attestato un certo C.
Mario Veget., magistrato municipale deU'epoca di Tiberio, con cui Mario poteva
essere imparentato. Hispalis era una colonia di etá cesariana, Colonia Romula, ed
un titulus pictus, che attestava la presenza di un f(undus) Veg(etianus ? / -etinusP),
con funzioni di controllo sulla zona di Hispalis, poteva indicare in questa cittá il
luogo di origine di Mario e della sua famiglia. Si é supposto anche Myrtilis, muni-
cipio di etá preña via non precisabile, incluso nella tribu Galería. La scelta di ques-
ta cittá é legata ad uno studio recente che avrebbe visto il cognomen Myrtilianus
non come un vero cognomen, ma come un topónimo, con il típico suffisso in
"ianus", che accompagnava la tribu della cittá. Anche questa volta abbiamo tre
ipotesi, tutte accettabili e verosimili, ma nessuna definitiva.
Le iscrizioni posteriori a Caracalla, specie dopo Severo Alessandro, ben diffi-
cilmente contengono carriere complete e spesso omettono l'indicazione della
tribu32, che si fa sempre piü rara nella seconda meta del III secólo, fino a scom-
parire del tutto verso l'etá di Aureliano33. Questa indicazione, quindi, puó risulta-
re un elemento utile, per datare una epígrafe ad un periodo che va dalla seconda
meta del II secólo alPultimo quarto del III d. C. Non a caso infatti la maggior parte
dei personaggi, di cui si conosce la cittá di origine o la provincia di provenienza,
appartengono per lo piü al III secólo. I personaggi del IV secólo, la cui cittá o pro-
vincia della Spagna é nota, sonó molto pochi: Nummius Aemilianus Dexter54 e suo

31. CIL VI 1455-1456. Vedi nota n. 29.


32. Barbieri G. 1952, p. 460.
33. Cfr. per ulteriore bibliografía Barbieri G., 1952, p. 2 e Balil A., "Los senadores hispánicos desde
Septimio Severo a Diocleciano", Saitabi 11, 1961, p. 47.
34. Nummius Aemilianus Dexter é sicuramente di origine ispanica (PLRE I vol. p. 251 Dexter 3;
Chastagnol A. 1965, p. 290; Stroheker K. F. 1963, p. 116, p. 119. Barbieri G. 1952, n. 1673, sosteneva

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padre Pacianus35 sonó originan di Barcino, Flavins Theodosius36 di Cauca, Ossius37


di Corduba, Valerius Fortunatus38 di Augusta Emérita e Gregorius39 proviene dalla
Baetica.
Un indizio importante é il luogo dove é stata posta l'iscrizione, che risulta di
grande valore, qualora il personaggio studiato non abbia esercitato alcuna funzione
militare o amministrativa in quella localitá o territorio. Di sólito se una dedica veni-

erroneamente che Nummio fosse vissuto nel III invece che nel IV secólo). Suo padre era Pacianus,
vescovo di Barcino (Hier., vir. ill., 132 : Dexter, Paciani de quo supra dixifilius, clarus ad saeculum et
Christifidei deditus, fertur ad me omnimodam historiam texuisse. Vedi nota successiva). Fu proconsul
Asiae dal 379 al 387, probabilmente segui Teodosio in Oriente prima di diventare proconsul, ed innalzó
ad Efeso una statua in onore di Flavio Teodosio, il padre dell'imperatore (F. Miltner, Ósterreichische
Jahreshefte 44, 1959, Beiblatt, col. 267-8; F. Miltner, Anzeiger der ósterreich. Akademie der Wissensch.,
philos.-hist. Kl. 94, 1957, p. 22, n. 23; AE, 1959, 14 : B. F. Nobilissimae memoriae viro Theodosio, d. n.
Theodosii Aug. patri, Numm. Aemilianus, v. c, proc. Asiae, dedicavit. Dopo il suo ritiro dalla carica di
proconsole, la provincia di Asia eresse in onore di Nummio, nella sua cittá natale, a Barcellona, una
statua (CIL II 4512 Barcellona - Hispania Tarraconensis). Fu comes rerum privatarum in Oriente nel 387
(CJ VII 38.2). Ritornó in Italia dopo la morte di Teodosio e ricopri la carica di praefectuspraetorio Ita-
liae nel 395 (Hier., adv. Rufin., II, 23 : cum Dexter amicus meus, quipraefecturam administravitprae-
torii, me rogasset, ut auctorum nostrae religionis ei indicem texerem). Era un cristiano devoto e scrisse
delle opere di carattere storico (Hier., vir. ill., 132. Gerolamo dedicó a Nummio il de viris illustribus;
Hier., adv. Rufin., II, 23 : de viris illustribus ad dextrumpraetoriopraefectum).
35. Pacianus é il padre del praefectus praetorio Nummius Aemilianus Dexter. Era vescovo di Bar-
cino (Hier., vir. ill, 106, 132), ma prima di questa funzione religiosa, ricopri senza dubbio una alta cari-
ca laica (Stroheker K. F. 1963, pp. 118-119; Diz. Patr. II vol. pp. 2560-2561. Vedi nota precedente). Mori
prima del 392.
36. Flavius Theodosius figlio di Flavio Teodosio (PLRE I Flavius Theodosius 4 pp. 904-905. Per
ulteriore bibliografía Cfr. Matthews J. 1975, p. 94, p. 65, p. 107 ss.; Stroheker K. F. 1963, pp. 112-113.
Cfr. CIL III 7080 = D 785; CIL VI 1185 = D 783; CIL VI 1186 = D 2945; CIL VIII 27 = D 787. Diz. Patr.
II vol. pp. 3395-3398), il magister militum, nacque nel 347 (Ps. Aur. Vict., Epit., 47,. 3; 48, 19) a Cauca
in Gallaecia (Zos., IV, 24, 4; Cons. Const, ad a. 379). Era quindi di origine ispanica {Pan. Lat, XII, 4, 2;
Ps. Aur. Vict., Epit., 48, 1; Soc, V, 2; Soz., VII, 2, 1; Oros., VII, 34, 2) e di buona famiglia {Pan. Lat, XII,
5, 31; Soz., VII, 2, 1). Fece la camera militare e fu al seguito di suo padre probabilmente in Britannia
nel 368/369. Fu dux Moesiae primae, nel 373/374, ma dopo la caduta di suo padre nel 375 si ritiro a
vita privata nei suoi possedimenti in Spagna {Pan. Lat, XII, 9, 1). Venne richiamato dalla Spagna nel
378 da Graziano per assumere il comando contro i barbari neinilyricum, forse come magister militum
{Pan. Lat, XII, 10, 2; Ps. Aur. Vict., Epit., 47, 3; Zonar., XIII, 17, 9-15). Dopo il grande iniziale successo
fu proclamato augusto il 19 gennaio del 379 {Pan Lat, XII, 2, 1; Ps. Aur. Vict., Epit., 48, 1; Oros., VII,
34, 2), si sposo con la ispanica Aelia Flacilla, da cui ebbe tre figli. Mori il 17 gennaio del 395. Su Aelia
Flavia Flacilla vedi nota n. 107.
37. Vedi nota n. 19.
38. Valerius Fortunatus nato da una famiglia senatoria (PLRE I vol. pp. 370-371 Fortunatus 5;
Stroheker K. F. 1963, p. 120; Marcone A. 1987, p. 96), orfano di padre, fu private dello status senato-
rio, mentre era ancora ragazzo su richiesta della madre. Diventato adulto, riacquistó lo status, dopo che
la sua cittá natale Emérita (Symm., Or, 8) aveva provato a inserirlo fía i decurioni. Ricopri la carica di
quaestor candidatus su richiesta di Simmaco al Senate di Roma.
39- Gregorius nativo della Baetica (Hier., vir. ill., 105 : Gregorius, BaeticusEliberi episcopus..?), fu
vescovo della cittá di Elvira nel 359- Fervente antiariano, non sottoscrisse la formula di fede filoariana
di Rimini (Hier., Chron., ad a. 370), e nel 380-385 era a capo dei Luciferiani in Occidente (Diz. Patr.
pp. 1696 -1698; J. Fontaine, Culture et spiritualité in Espagne du LVe au Vile siécle, London 1986, p. II
208, p. V 92).

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L'ARISTOCRAZIA SENATORIA ISPANICA, NEL CORSO DEL III E DEL IV SECÓLO d. C.
343

va posta in una cittá, che non fosse la capitale, ed in quel luogo il personaggio cita-
to nella iscrizione non avesse ricoperto alcuna funzione, questo con molta probabi-
lity40 era indice di una origine locale, data la raritá di una tale situazione. Purtroppo
per quanto riguarda la Spagna non abbiamo nessuna epigrafe di questo tipo.
La maggior parte delle epigrafi si trova, per esempio, nel caso della Hispania
Citerior, nella capitale a Tarraco, ma ció non risulta, in ogni caso, una prova sicu-
ra per stabilire una provenienza da questa cittá. Elevare, infatti, un monumento
anche funerario, nella capitale poteva essere una manifestazione di potere e pre-
stigio. II gruppo dirigente del caput provinciae aveva maggiore importanza rispet-
to alie élites municipali del resto della provincia. I decurioni avevano piü possibi-
litá di ascesa sociale nella capitale che non nei singoli municipi. Pertanto
l'ambizione di entrare negli ordini equestre e senatorio porto alia migrazione di
intere famiglie nella capitale. Un esempio puó essere fornito dalla famiglia di
Fabius Paulinus41, uno dei nobili ispanici, noto dalla Historia Augusta, che venne
fatto giustiziare dall'imperatore Settimio Severo, perché coinvolto nell'usurpazione
di Clodio Albino. Fabio era il ñipóte dell'omonimo M. Fabius Paulinus, entrato
nell'ordine equestre grazie all'imperatore Adriano. Questo cavaliere viveva a
Tarraco, ma era originario di un municipio ispanico di etá augustea, Ilerda, iscrit-
to nella tribu Galería. Nella capitale era attestata anche una certa Fabia Paula42,
quasi sicuramente imparentata con Fabio ed il cavaliere di etá adrianea. Si puó ipo-
tizzare che il cavaliere omonimo, presunto párente di Fabio, sia appartenuto ad
una di quelle famiglie che da un piccolo municipio periférico come Ilerda siano
immigrate a Tarraco, capitale della provincia, con la speranza, una volta éntrate
nell'ordine equestre, di essere ammesse nel Senato di Roma con piü facilita. Tal-
volta nelle iscrizioni onorifiche provenienti dalla capitale vi puó essere una certa
"ambiguitá", per cui é difficile capire quale sia la vera origo del senatore onorato.
L'epigrafe, per esempio, di M. Licinius Ovinianus Aemilianus45', desta tuttora delle

40. Le Roux P. 1982, p. 441 sostiene nel 95% dei casi.


41. Fabius Paulinus nobile citato nella Historia Augusta (HA, v. Sept. Sev., 13, 3), venne fatto giu-
stiziare da Settimio Severo, dopo la rivolta di Clodio Albino nel 197, per essere stato fra i sostenitori
dell'usurpatore. La sua origine ispanica é molto probabile (Caballos Rufino A. 1990, p. 141). Deve esse-
re il ñipóte (Le Roux P. 1982, p. 460 n. 23; Lambrechts P 1968, n.l69; Barbieri G. 1952, n. 216 p. 54,
p. 534, p. 660; Balil A. 1961, p. 54, Wiegels R. 1971, n. 80; PIR1 F 41, PIR2 F 50) di M. Fabius M.f. Gal.
Paulinus, equo publico donato ab Hadriano, cavaliere originario di Ilerda in Spagna, ma residente a
Tarraco (CIL II 4269 = ILS 6942 = AE, 1929, 229 = RIT 374). L'origine ispanica di Fabius Paulinus sem-
bra inoltre confermata dalla presenza di una certa Fabia Paula (CIL II 4377), di origine tarraconense.
L'unica incertezza rimane nel determinare se la cittá nativa sia Tarraco, da cui proviene Fabia Paula o
Ilerda, da cui proviene il cavaliere.
42. Vedi nota precedente.
43. M. L[ic]in[i]us Ovinianus (?) Aemilianus clarissimus vir (CIL II 4123 = RIT 141 Tarraco), vis-
suto tra la meta del secondo secólo e gli inizi del terzo (Caballos Rufino A. 1990, pp. 178-179), é ori-
ginario sicuramente della Spagna, vista la presenza della tribu Galería nell'iscrizione. Non sappiamo
quale sia il luogo di origine del senatore : o Bracara Augusta (Alfóldy G. 1975, n. 141 p. 76; Le Roux
P. 1982, n. 16 p. 459), dato che l'iscrizione gli é stata dedicata dai delegati del conventus Bracarau-
gustanus oppura Tarraco (Wiegels R. 1971, n. 167; PIR2 L 234. A Tarraco é attestato il cognomen "Ovi-
nianus" , come nel caso del cavaliere L. Numisius L.f. Pal. Ovinianus Tarrac(onensis), tribunus cohor-

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344 L'ARISTOCRAZIA SENATORIA ISPANICA, NEL CORSO DEL III E DEL IV SECÓLO d. C.

perplessitá sull'individuazione della cittá nativa del senatore : Bracara Augusta o


Tarraco. I delegati del conventus Bracaraugustanus eressero in onore di Licinio,
clarissimus vir, una iscrizione a Tarraco. La menzione della tribu Galena nelPepi-
grafe aveva fatto escludere l'ipotesi che Bracara fosse la cittá nativa, perché que-
sta in quanto municipio di etá flavia era inclusa nella tribu Quirina. Tarraco, inve-
ce, colonia dell'epoca augustea, era inclusa nella tribu Galena. A sostegno della
provenienza da Tarraco venne formulata anche l'ipotesi che l'iscrizione fosse stata
dedicata a Licinio non tanto perché questo senatore dovesse le sue origini alia cittá
di Bracara Augusta, ma piuttosto come atto di riconoscenza ad opera del conven-
tus della cittá in relazione ai meriti per il lavoro amministrativo da questi svolto in
qualitá di legatus iuridicus di Asturia e Galizia. Le conclusioni, che si possono trar-
re da un tale tipo di analisi, purtroppo forniscono piü probability che certezze e
l'ipotesi di una provenienza da Tarraco sembra fra le due proposte quella piü vero-
simile.
In molti casi, pur avendo individuato l'origine spagnola di un personaggio, é
difficile indicarne con precisione la cittá di provenienza. Ho condotto un'analisi sul
materiale epigráfico ed archeologico trovato in Spagna e sui riferimenti letterari
che attestavano per un senatore una provenienza ispanica con l'indicazione tal-
volta della stessa cittá di provenienza. La limitata consistenza di queste fonti epi-
grafiche, archeologiche e letterarie ha permesso di tracciare un quadro d'insieme
non definitivo, ma abbastanza verosimile sulla distribuzione geográfica nelle tre
province ispaniche dei viri clarissimi e delle loro gentes di appartenenza. Da que-
sto studio é emersa, nella misura in cui possiamo menzionare localitá precise per
l'origine, una evidente concentrazione nelle seguenti cittá : Tarraco, nella Hispa-
nia Citerior con 8 senatori, Ebora in Lusitania con 6 e Corduba in Baetica con 3-
Nelle pagine che seguono si é cercato, prima di tutto, di dare una spiegazio-
ne plausibile al perché le tre province ispaniche non possano essere trattate come
una unitá territoriale ed in secondo luogo, di delineare, nell'ambito della medesi-
ma provincia, le ragioni per cui l'evoluzione delle aristocrazie locali si sia verifica-
ta in modo assai differenziato nelle singóle cittá.
Il processo di romanizzazione fu gradúale e non omogeneo in tutte le zone
delle province spagnole. La Hispania Citerior44, la Baetica e la Lusitania incorpo-
rarono popoli con tradizioni culturali molto differenti ed il sistema di governo
romano con difficoltá riusci a contrallare le enormi e culturalmente diverse aree
all'interno della sua giurisdizione45. Nel nord-ovest recentemente conquistato, le

tis I Macedonicae e flamen P. H. C. in CIL II 4232 = RIT 296), inclusa nella tribu Galería. II suo co-
gnome é stato oggetto di discussione, accanto alia lettura Ovinianus (Caballos Rufino A. 1990, pp. 178-
179; Alfóldy G. 1975, n. 141 p. 76; Le Roux P. 1982, p. 459 n. 16) vi sarebbe quella di Quintianus (Add.
CIL II 4123; PIR2 L 234. Cfr. CIL II 2056. In Wiegels R. 1971, n. 167 Quintinianus (?).
44. Nel numero dei senatori provenienti dalla Hispania Citerior sopra indicato sonó compresi
anche i senatori vissuti nel IV secólo, nell'epoca che va da Diocleziano a Teodosio. Sappiamo che con
Diocleziano la Hispania Citerior venne divisa in tre province: Hispania Tarraconensis, Carthaginensis e
Gallaecia. Nell'accezione di Hispania Citerior, che ho mantenuto per comoditá anche per il IV secólo,
é implícita perianto anche questa successiva divisione interna dioclezianea.
45. Keay S. J. 1988, p. 172.

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345

tradizioni native pre-romane erano molto radicate rispetto al piü romanizzato sud-
est della penisola. In alcune parti del nord della Spagna, l'ereditá céltica era cosi
forte che ritardó il processo di fusione della locale societá con il mondo romano46.
Queste zone, giudicate inospitali ed ostili, vennero frequentate solo alia fine del II
secólo a. C. dai coloni italici. Le zone del sud, la Sierra Morena e la Sierra Neva-
da, e le coste, che si affacciavano sul Mediterráneo, venivano preferite alie coste
atlantiche, perché ritenute piü favorevoli al commercio. La stessa Lusitania che in
parte comprende i territori di nord-ovest é caratterizzata da una presenza di sena-
tori inferiore, 9 in tutto47, rispetto a quella riscontrata in Baetica (18)48 o in Hispa-
nia Citerior (23)49. Infatti ancora alia fine del regno di Augusto, nel 14 d. C, in

46. Keay S. J. 1988, p. 75. L'area era divisa in larghe confederazioni, come i Cantabri, i Gallaeci e
i Vaccaei, composte da popoli come gli Orniaci, i Lemavi, i Paesici e gli Zoelae, che vivevano in
accampamenti sparpagliati in cima alie colline. Queste popolazioni furono suddivise in clans, costitui-
ti da singóle famiglie, le gentilitates, che formavano l'unita base della societá. Una placea di bronzo,
trovata ad Asturica Augusta (Astorga) (CIL II 2633), ricorda due patti di hospitium, (una forma di ospi-
talitá reciproca fra le comunitá, di sólito formalizzata con uno scambio di tavolette di bronzo), fra diver-
se gentilitates, il primo del 27 d. C, fra i Desonci e Tridiavi del popólo degli Zoelae, il secondo del 152
d. C, fra gli Zoelae e quelle degli Orniaci.
47. Sono state individuate quattro clarissimae feminae, originarie della Lusitania : tre sicure ed una
incerta. Due sono oriunde di Ebora, Canidia Albina (Vedi sotto) e Catinia Aciliana (Vedi sotto), una di
Castra Caecilia, lulia Cassiana (Vedi sotto) ed infine Varinia Serena (Vedi nota n. 48), la cui provenien-
za dalla Baetica o dalla Lusitania é ancora incerta. Canidia Albina, moglie di un certo Catinius, é nota
da una iscrizione di Ebora in Lusitania, da cui sicuramente la gens Catinia proviene (CIL II 111 : d(is)
mCanibus) Canidiae Albinae c(larissimae) m(emoriae) f(eminae) matri Catin(ii) Canidiani cQarissi-
mae) m(emoriae) v(iri) consobrin(i) sui Catinia M(arci) fil(ia) Aciliana c(larissima) f(emina) s(ua)
p(ecunia) fCecitJ). É nominata nell'iscrizione c(larissimae) m(emoriae) /Cernina), pertanto appartiene
all'ordine senatorio (Caballos Rufino A. 1990, pp. 96-97; PIR2 C 385. Catinia Aciliana ñipóte di un certo
Catinius é nota dalla medesima iscrizione sopra menzionata proveniente da Ebora (CIL II 111). Nell'is-
crizione é nominata c(larissima) /(emina), appartiene quindi ad una famiglia dell'ordine senatorio
(Caballos Rufino A. 1990, pp. 96-97; PIR1 C 466; PIR2 C 561). lulia Cassiana nota da una iscrizione
funeraria posta dalle sue due figlie, Florica Sabina e lulia Casiana, a Olisipo, era una clarissima/emi-
na, ed apparteneva all'ordine senatorio (CIL II 4994 (Olisipo = Lisbona) = ILER 4035 : Iuliae Decimi
filiae Casia/nae clarissimae/eminae / castrensi, Florica Sabina / et lulia Casiana matri /piissimae,
filiae obsequenWssimaeposuerunt). Deve essere nata a Castra Caecilia, in Lusitania, per via dell'agget-
tivo castrensis che compare nell'epigrafe (Barbieri G. 1952, n. 2184; Etienne R. 1982, n. 8 p. 526; G.
Herzog PW, X. 1, 1918, 925; PIR21 656; Caballos Rufino A. 1990, p. l6l; Wiegels R. 1971, n. 88). Molto
probabilmente suo padre é D. lulius Cassianus (Vedi nota n. 50).
48. Vi sono inoltre due clarissimae feminae, provenienti dalla Baetica : Varinia Flaccina (Vedi nota
n. 128), di origine sicura e Varinia Serena (Vedi sotto), sulla cui provenienza dalla Baetica o dalla Lusi-
tania esistono ancora perplessitá. Varinia Serena, di origine ispanica, é nota da una iscrizione votiva
proveniente da Alange, localitá della Baetica, che entrambi i genitori, Varinia Flaccina e Licinius Sere-
nianus dedicarono a Giunone pro salute sua (CIL II 1024 = ILS 3106. Vedi nota n. 65 e n. 128. Varinia
Serena ha preso il nomen dalla madre e il cognomen dal padre). Deve appartenere all'ordine senato-
rio visto i titoli femina clarissima e vir clarissimus dei genitori.
49. Risultano oriunde della Hispania Citerior anche cinque clarissimae feminae : Therasia (Vedi
nota n. 13D, originaria di Complutum, e quattro la cui provenienza é incerta: Aliena (Vedi sotto), da
Acci, Alfia Vestina Maxima (Vedi sotto) da Tarraco, Marcia Postuma Messenia Lucilla Aemilia (Vedi
sotto) da Valentía ed Egeria (Vedi nota n. 132) dalla Galizia. Alfena, la cui esistenza venne supposta
da alcuni studiosi (Jacques F. 1986, n. 6 p. 157; Balil A. 1961, p. 49; Wiegels R. 1971, n. 19), sarebbe la
figlia di L. Alfenus /Al/enius Avitianus (Vedi nota n. 62), che sposó un senatore oriéntale, L. lulius Apro-

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molte aree della Meseta, in ampie zone della Lusitania a nord del fiume Tajo e
nella zona a nord e a nord-est, eccetto Lucus Augusti, non vi erano centri roma-
nizzati né colonie né municipi. Non a caso infatti in Lusitania la maggior concen-
trazione di senatori, 6 su 950, si ha nel municipio di etá cesaro-augustea di Ebora,

niusMaenius Pius Salamallianus, consul suffectus nel 226/227 (PIR21 l6l), da cui ebbe due figli (Iulius
Apronius Maenius Avitianus e Iulia Apronia Aliena Agrippina. Cfr. RIBA, PW X 1, 1918, 166-167; PIR21
159; PIR21 646). La sua origine ispanica risulta probabile. Alfla Vestina Maxima viene nominata insie-
me ai due fratelli, Alfius Avitus e Alfius Maximus, fra i fanciulli appartenenti a famiglie senatorie che
presero parte ai ludi saeculares nel 204 (AE, 1932, 70. Cfr. Wiegels R. 1971, n. 22 e Anhang I : Die
Familie der Alfii; Caballos Rufino A. 1990, p. 47. Vedi nota n. 60). Suo padre é il lupercusP. Alfius Maxi-
mus Numerius Avitus (Vedi nota n. 60). Appartiene alia famiglia degli Alfii, originaria di Tarraco, nella
Hispania Tarraconensis (CIL II 4110 = ILS 2931 (Tarraco)), pertanto la sua provenienza dalla Spagna é
molto probabile. Marcia Postuma Messenia Lucilla Aemilia é nota da una epigrafe (CIL II 3740 -Mar-
cia P.f. Postuma Messenia Lucilla Aemilia c(larissima) fCeminaJ), proveniente da Valentía (Valencia),
dedicatagli dalla madre Postuma. L'inclusione di Marcia fra i clarissimi permise di dedurre, visto che
la madre Postuma non era definita clarissima, che lei si fosse sposata con un personaggio appartenente
all'ordine senatorio (Wiegels R. 1971, n. 169). L'iscrizione venne datata al III secólo (Fluss PW XIV 2,
1930, 1608; Barbieri G. 1952, n. 2282; PIR2 M 267) e Marcia venne considerata ispanica e originaria di
Valencia. Una lettura successiva dell'iscrízione porto a leggere il nome della madre come Aemilia C(ai)
fCilia) Postuma ed il nome della figlia Marcia P(ubli) f(ilia) Postuma Messenia Lucilla (Pereira Menaut
G. 1979, n. 35 p- 55). In questo modo cadeva ogni argomentazione per considerare Marcia una claris-
sima femina e pertanto sposata con un personaggio di rango senatorio (Caballos Rufino A. 1990, pp.
468-469).
50. Risultano originan di Ebora sei personaggi : Catinius (Vedi nota n. 91), Catin(ius) Canidianus
(Vedi nota n. 91); Q- Iulius Clarus (Vedi nota successiva); Q. Iulius Maximus (Vedi nota successiva);
Q. Iulius Maximus Nepotianus (Vedi nota successiva); Q. Iulius Nepotianus (Vedi nota successiva).
Gli altri tre viri clarissimi sonó oriundi uno di Augusta Emérita, Valerius Fortunatus (Vedi nota n. 38);
uno di Olisipo, L. Caecilius Celer Rectus (Vedi sotto), ed infine forse uno di Castra Caecilia, D. Iulius
Cassianus (Vedi sotto). L. Caecilius Celer Rectus conosciuto da una iscrizione onorifica, proveniente
da Olisipo (CIL II 190 = A. Vieira da Silva, Epigrafía de Olisipo, Lisbona 1944, pp. 126 ss. n. 28 : L.
Caecilio/ L. f Celeri Recto / quaest. provine. Baet. / trib. pleb. praetori / Fel. Lul. Olisipo) fu quaestor
provinciae Baeticae (Il fatto che la provincia Baetica, dove Cecilio ricopri la carica di quaestor non
é menzionata come Hispania Baetica o Hispania Ulterior Baetica, ma semplicemente con Baetica,
secondo Alfóldy, induce a pensare ad una data fra il II ed il III secólo. Infatti da Adriano e per tutto
il III secólo si ha la forma abbreviata "Baetica". Cfr. Alfóldy G. 1969, p. 188 e p. 271), tribunusple-
bis e praetor in data incerta Puó essere identificato con molta probabilitá con un párente dell'amico
di Plinio (Plin., Ep., I, 5, 8. Oppure puó essere identificato con il "Celer", a cui Plinio manda la let-
tera VII, 17), l'omonimo Caecilius Celer, vissuto agli inizi del II secólo. Probabilmente questo perso-
naggio proviene dalla Lusitania, dove a Lisbona sonó noti per via epigráfica molti Caecilii, e sareb-
be nato ad Olisipo dove si trova l'iscrizione onoraria (CIL II 192, 205, 206, 214, 26l, 279, 280, 5219.
Cfr. Caballos Rufino A. 1990, pp. 91-92; Wiegels R. 1971, n. 44). D. Iulius Cassianus noto da una
iscrizione proveniente da Olisipo (CIL II 4994 (Olisipo = Lisbona) = ILER 4035. Per il testo vedi nota
n. 47), secondo cui sarebbe padre di Lulia Cassiana, clarissima femina e pertanto lui stesso senato-
re (Balil A. 1961, p. 54; Etienne R. 1982, n. 8 p. 526; Barbieri G. 1952, n. 287; PIR21 248; Lambrechts
P. 1968, n. 225; Wiegels R. 1971, n. 88; Caballos Rufino A. 1990, p. l6l). Non si sa se sia originario
di Castra Caecilia come la figlia o di Olisipo da dove viene l'iscrizione funeraria (Da Olisipo provie-
ne anche una epigrafe del 108, CIL II 179 = ILS 4099, dove si menzionano un M. Lulius Cass(ianus)
ed una Cass(ia) Severa). Fu identificato con Lulius Cassianus, a cui i due imperatori, Settimio Seve-
ro e Caracalla, mandarono un rescritto su un reo di lesa maestá (Dig. XLVIII 4.5). Probabilmente era
un magistrato o un governatore provinciale.

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Municipium Liberalitas lulia Ebora, e non nella capitale, Colonia lulia Augusta
Emérita, fondata nel 25 a. C. con i veterani delle legioni V Alauda e X Gemina,
alia conclusione della guerra nei Cantabri e nelle Asturie. L'aristocrazia della Lusi-
tania non conobbe la medesima evoluzione verso la vita urbana delle élites della
Baetica o della Hispania Citerior. La Baetica, per esempio, aveva conosciuto una
massiccia immigrazione dall'Italia, come pure un insediamento di veterani, con
una corrispondente forte assimilazione al modello cittadino e sociale itálico. In
Lusitania, invece, sembra che molte famiglie dell'aristocrazia locale trascorressero
la loro esistenza piü in campagna e nei municipi vicini ai propri possedimenti che
non nella capitale, come potrebbe dimostrare una iscrizione trovata a 12 Km da
Ebora a Nossa Senhora de Tourega che ricorda i cursus honorum di tre senatori
appartenenti tutti alia famiglia dei Q. Iulii51. Questa gens di proprietari terrieri, di
possessores, appare poco attratta, rispetto alie élites delle altre due province ispa-
niche, da una vita in cittá e dalla possibilitá di intraprendere nella capitale con piü
facilita una camera che avrebbe potuto poi portare ad entrare negli ordini eque-
stre e senatorio. Questa concentrazione ad Ebora di un numero cosi alto di sena-
tori rispetto alia capitale della provincia, Augusta Emérita, potrebbe far ipotizzare
che nella Lusitania un municipio fosse piü capace di una colonia a creare una
classe sociale ricca e potente, disposta ad occupare cariche importanti nel gover-
no imperiale. Questa considerazione é rafforzata maggiormente dal fatto che tutti
i personaggi provenienti dalla Lusitania sono vissuti nel III secólo e piü precisa-
mente sotto la dinastía dei Severi, eccetto Valerius Fortunatus52 che visse sotto

51. Si tratta di una iscrizione sepolcrale (CIL II 112 = AE, 1967, 130 = ILER 6421 = J. Mendes de
Almeida, Conimbriga 4, 1965, pp. 64-70) che fu dedicata a tre persone simultáneamente : Q. lulius
Maximus, Q. lulius Clarus e Q. lulius Nepotianus (Vedi sotto), e la forma delle lettere viene datata agli
inizi del III secólo. Q. lulius Maximus clarissimus vir visse agli inizi del III secólo fino all'etá di 45
anni (Secondo la nuova lettura in AE, 1967, 130 = J. Mendes de Almeida, Conimbriga 4, 1965, pp. 64-
70). Viene considerate di sicura origine ispanica, nato ad Ebora in Lusitania, da dove proviene ¡'iscri-
zione (PIR21 424; Barbieri G. 1952, n. 301; Balil A. 1961, p. 54; Etienne R. 1982, n. 5 p. 526). Fu quae-
stor provinciae Siciliae, tribunus plebis, legatusprovinciae Narbonensis Galliae e praetor designatus. La
lentezza del cursus honorum fa pensare che Giulio Massimo sia state di rango pretorio (Caballos Rufi-
no A. 1990, p. 167; Wiegels R. 1971, n. 90). Era sposato con Calpurnia Sabina, probabilmente di fami-
glia senatoria (PIR2 C 334), da cui ebbe sicuramente due figli, Q. lulius Clarus e Q. lulius Nepotianus,
e forse anche un terzo, Q. lulius Maximus Nepotianus (Non é sicuro se questo personaggio citato in
CIL II 354 sia identificabile con Q. lulius Nepotianus o con un fratello di questo. Cfr. PIR2 I 428. Vedi
sotto). Q. lulius Clarus clarissimus iuvenis, visse agli inizi del III secólo (Wiegels R. 1971, n. 89; Etien-
ne R. 1982, n. 6 p. 526; Caballos Rufino A. 1990, p. 162. Vedi sotto), occupó la carica di IVvir viarum
curandarum, e mor! all'etá di 21 anni, poco dopo o durante l'esercizio di questa funzione. É sicura-
mente ispanico, appartiene alia famiglia dei Q. Iulii, originan di Ebora, in Lusitania, da cui molto pro-
babilmente proviene anche lui (PIR1 I 180; Barbieri G. 1952, n. 301; Balil A. 1961, p. 55). Figlio di Q.
lulius Maximus e di Calpurnia Sabina, era fratello di Q. lulius Nepotianus e, se sono differenti, anche
di Q. lulius Maximus Nepotianus (CIL II 354. Vedi sotto). Q. lulius Maximus Nepotianus membro di
una famiglia senatoria, era figlio di Q. lulius Maximus, vir clarissimus, e pertanto fratello di Q. lulius
Clarus e di Q. lulius Nepotianus (PIR1 I 288; PIR2 I 428; Wiegels R. 1971, n. 90 a; Caballos Rufino A.
1990, p. 168. Vedi sopra), se non risulta identificabile con lui. Probabilmente é originario di Ebora,
come il resto della sua famiglia. É noto da una iscrizione proveniente da Collippo, dove Giulio proba-
bilmente si era trasferito (CIL II 354 (Collippo, Portogallo). Questa non é la sua cittá di origine, perché

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348 LARISTOCRAZIA SENATORIA ISPANICA, NEL CORSO DEL III E DEL IV SECÓLO d. C.

Teodosio a cavallo del IV e del V secólo e rappresenta l'unico senatore prove-


niente dalla capitale. In Lusitania, dove il territorio per gran parte della provincia
era poco romanizzato, si aveva una forte e ricca aristocrazia locale, costituita da
grandi latifondisti, che sentivano piü forte il bisogno di entrare nei meccanismi
politici delPlmpero romano rispetto alia comunitá di veterani stanziati nella capi-
tale di recente fondazione. La disponibilitá di patrimonio fondiario, sparso nella
campagna lusitana, rendeva questo gruppo económicamente piü forte dei coloni
di Augusta Emérita e capace, pertanto, di entrare con piü facilita negli ordini
equestre e senatorio, potendo sostenere, senza tracolli finanziari, le spese ineren-
ti a certe cariche.
Il numero maggiore di senatori ispanici conosciuti proviene per lo piü dalle
zone del sud-est della Spagna. In Baetica sono stati individuati come senatori ori-
ginari di questa provincia 18 personaggi fra certi e probabili53, ma ne ignoriamo
nella maggior parte dei casi la cittá di origine. Le poche localitá che conosciamo
sonó Corduba, Iliberris, Itálica ed Usaepo. La cittá che si distingue per il numero
maggiore di senatori certi, tre in tutto, é Corduba54, seguita da Iliberris55 e da Itali-

Collippo é iscritta nella tribu Quitina, mentre Giulio, secondo l'iscrizione, appartiene alia tribu Gale-
na). Visse agli inizi del terzo secólo e morí prima che suo padre compisse 45 anni, non conosciamo il
suo cursus honorum, ma nell'iscrizione funeraria di Collippo é descritto come orator. Q. lulius Nepo-
tianus, clarissimus iuvenis, originario di Ebora in Lusitania, era figlio di Q. lulius Maximus e di Cal-
purnia Sabina, e fratello di Q. lulius Clarus e di Q. lulius Maximus Nepotianus, da cui si differenzia
(A partiré dall'opinione espressa da PIR11 294 fino a Caballos Rufino A. 1990, pp. 168-169. Vedi sopra).
Fu IIHvir viarum curandarum, e forse fu collega di suo fratello nel vigintivirato (Wiegels R. 1971, n.
91)- La sua camera si puó datare agli inizi del terzo secólo e sappiamo che mori all'etá di 20 anni (Cfr.
Etienne R. 1982, n. 7 p. 526; Balil A. 1961, p. 55; Barbieri G. 1952, n. 301).
52. Vedi nota n. 38.
53- Vi sono due personaggi, la cui provenienza dalla Baetica o dalla Lusitania risulta incerta: Lici-
nius Serenianus (Vedi nota n. 65) e L. Fabius Cilo Septiminus Catinius Acilianus Lepidus Fulcinianus
(Vedi nota n. 28) ed un terzo L. Marius Vegetinus Marcianus Minicianus Myrti[l]ianus (vedi nota n. 29),
la cui provenienza potrebbe essere legata a tutte e tre le province ispaniche.
54. I senatori sono C. Annius Lepidus Marcellus (Vedi sotto), Flavius Hyginus (Vedi sotto) e Ossius
(Vedi nota n. 19). C. Annius Lepidus Marcellus, di origine ispanica proviene dalla cittá di Corduba,
dove furono ritrovate in suo onore una statua e un'iscrizione (CIL II 5522). Ricopri una carica del vigin-
tivirato, Iüvir kapitalis, e poco dopo morí. Sua madre era Quintia Galla, nominata molto probabilmente
anche in una iscrizione proveniente da Anticaria, sulla strada fra Malaca e Corduba (CIL II 2048). La
sua carriera viene datata agli inizi del III secólo (Wiegels R. 1971, n. 32; Rohden PW I 2, 1894, 2270;
PIR2 A 666) e Hübner (Hübner, add. CIL II 5522) suppose una parentela fra questo personaggio e gli
Annii Veri, originan di Uccubi. Su Flavius Hyginus sappiamo da una iscrizione (CIL II 2210 =D 6ll6
(Córdoba) : Fl(avio) Hygino, v(iro) c(larissimo), comiti / etpraesidip(rovinciae) M(auretaniae) C(aesa-
riensis) / ob menta iustitiae/ eius tabulam patro/natus post decursam / administrationem / ordo Tipa-
sensium / optulif) che egli fu patrono della cittá di Tipasa. L'iscrizione indirizzata a Flavio, comes etprae-
ses Mauretaniae Caesariensis, vir clarissimus, venne posta a Córdoba, in quanto probabilmente cittá
natale del personaggio dall'ordo decurionum di Tipasa (Balil A. 1965, p. 888, mette in dubbio l'origi-
ne betica di questo personaggio, mentre i redattori della PLRE I Hyginus 5 p. 446 pensano che Córdo-
ba sia la cittá natale di Flavio. Cfr. Padilla Monge A. 1989, p. 96 e p. 204). Si presume che fosse cri-
stiano visto che l'iscrizione di Tipasa presenta un monogramma cristiano.
55. I senatori sono P. Cornelius Anullinus ed il suo omonimo figlio (Per entrambi vedi nota n. 59).

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L'ARISTOCRAZIA SENATORIA ISPANICA, NEL CORSO DEL III E DEL IV SECÓLO d. C.
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ca , entrambe con due persone, e da Usaepo con una. Da questa analisi incom-
pleta per la lacunositá della documentazione epigráfica si ricava che solo nella cittá
di Corduba sia rappresentata, per cosi dire, una certa continuitá cronológica. I
senatori nati in questo luogo costituiscono una campionatura che va dagli inizi del
III secólo, in pratica dalla dinastía dei Severi, fino al IV secólo, all'epoca di Cos-
tantino. Le altre cittá, invece, hanno senatori, che sono vissuti solo all'epoca dei
Severi o poco prima. I tre viri clarissimi di Corduba appartengono a famiglie ispa-
niche diverse, vissute in epoche differenti e senza alcun rapporto di parentela fra
loro. Invece i senatori oriundi di Itálica, i Caelii Calvin^, rappresentano gli unici

56. I senatori sono Caelius Calvinus e suo figlio D. Caelius (Calvinus) Balbinus = Imp. Caes. D.
Caelius Calvinus Aug (Per entrambi vedi nota n. 58).
57. II senatore é L. Fabius Pollio. Noto da una iscrizione di Roma (CIL VI 1411), probabilmente
é originario della Baetica (Groag PW VI 2, 1909, 1844; PIR2 F 52; Barbieri G. 1952, n. 731 p. 546; Castillo
C. 1982, n. 60 p. 505). La sua provenienza spagnola si deduce dalla presunta parentela con l'omonimo
cavaliere Fabius Pollio, duovir di Usaepo in Baetica sotto Marco Aurelio (CIL II 1340; Castillo C. 1965,
n. 155. L'iscrizione fu dedicata all'imperatore Marco Aurelio dalla cittá di Usaepo grazie ai suoi duo-
viri, Fabius Pollio e Fabius Senecio. Forse i duoviri erano fra loro parenti, secondo Castillo C. 1975,
p. 642), forse suo padre (Vi sarebbe inoltre anche una certa Fabia PolfiaJ attestata sempre in Baetica a
Igabrum (CIL II 1615)). L'indicazione della tribu Galería nell'iscrizione di Roma ne confermerebbe la
provenienza dalla Spagna. Visse nella seconda meta del II secólo fino agli inizi del terzo, fu quaestor
imperatoris o sotto Commodo o sotto Severo, legatus ..., tribunus plebis, praetor, proconsul provinciae
... e molto probabilmente deve essere morto o durante questa carica o súbito dopo. Questo é il suo
cursus honorum completo, la mancanza di un vigintivirato e di un tribunato militare fa pensare che ci
sia stata una adlectio (Wiegels R. 1971, n. 80).
58 . Caelius Calvinus cominció la sua camera politica sotto Marco Aurelio. Fu consul suffectus in
una data compresa fra la meta del II secólo e prima del 184 e legatus Augusti pro praetore provinciae
Cappadociae nel 184 (CIL III 6052 = ILS 394). Visse almeno fino al 191, anno in cui suo figlio Celio,
come patrizio entro nel collegio dei Salii (Un ragazzo che entrava nel collegio dei Salii era patrimus
et matrimus, senatorum filius, e doveva avere entrambi i genitori viventi. I. Paladino, Fratres Amales.
Storia di un collegio sacerdotale romano, Roma 1988, pp. 56-57. Cfr. D. H., II, 71, 4). Si puó suppo-
rre che sia originario della Baetica, e piü precisamente di Itálica, in quanto il gentilizio Caelius e i suoi
derivati sono comuni in Hispania ed a Itálica si documentano tre casi (CIL II 1108; CIL II 1131. Cfr.
Caballos Rufino A. 1990, pp. 92-93; Wiegels R. 1971, n. 45; Castillo C. 1982, n. 29 p. 495). Forse di-
scende da P. Coelius Balbinus Vibullius Pius, adlectus inter patricios da Adriano, consul ordinarius nel
137 e di origine ispanica (Barbieri G. 1952 n. 672, p. 480 § 7; Lambrechts P. 1972, n. 1034; Lambrechts
P. 1968, n. 413; Balil A. 196l, p. 51). Suo figlio fu imperatore nel 238, scelto dal Senate in opposizio-
ne a Massimino il Trace, acclamato invece dall'esercito. D. Caelius (Calvinus) Balbinus era un patri-
cius, di probabile origine ispanica, considerando che la gens dei Coelii, a cui apparterrebbe, é ori-
ginaria di Itálica e che i nomina Caelius e Coelius sono molto frequenti in Spagna (Per Caelius
abbiamo 25 casi e per Coelius 20 casi secondo Barbieri G. 1952, n. 99 = 974 = 1495 e Agg., n. 45, n.
672, p. 497, p. 480 § 7. Per ulteriore bibliografía cfr. Stroheker K. F. 1963, p. 109; Caballos Rufino A.
1990, pp. 93-94; Wiegels R. 1971, n. 46; Castillo C. 1982, n. 30 p. 495; Balil A. 1961, p. 51). Purtrop-
po non si puó ricostruire la sua carriera completamente (La notizia, riportata dalla Historia Augusta
(HA, v. Max. Balb., 7, 2), che Balbino governó una ampia provincia, che comprendeva Asia, Africa,
Bithynia, Galatia, Pontus, Thracia e Gallia, risulta falsa, come sostiene G. Barbieri). Fu salius palati-
nus non prima del 191 (CIL VI 1981), proconsul Asiae nel 201/202 (AE, 1909, 175. Lambrechts P. 1968,
n. 78 p. 113), consul suffectus fra il 208 e il 213, consul ordinarius (CIL VI 269; CIL VI 1987; CIL VI
2001; CIL X 7228; CIL XI 2663 = ILS 6597) per la seconda volta con l'imperatore Caracalla nel 213 (HA,
v. Max. Balb., 7, 2), praefectus urbi, XXvir ex senato consulto reipublicae curandae nel 238 (CIL XIV

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membri di una famiglia che costituisce un ramo a se stante della gens dei Coe-
üi/Caelii. Questi due senatori sonó lega ti da stretti vincoli di parentela: sonó
padre e figlio, ed, in base alia documentazione pervenutaci, sembra che questa
nuova famiglia abbia una durata complessiva di sole due generazioni. Lo stesso
discorso é valido anche per i Cornelii Anuttintf9, originan di Iliberris ed unici due
rappresentanti, come padre e figlio, di un ramo a se stante della nota gens dei Cor-

3902 - ILS 1186. HA, v. Gord., 10, 1; HA, v. Gord., 22, 1; Zos., I, 14, 2; Eutrop., IX, 2, 2) ed infine
nelle stesso anno imperatore con Massimo (Aur. Vict., Caes., 26, 7; Hdn., VII, 10). Morí dopo 99 gior-
ni dalla sua nomina per mano della guardia pretoriana (HA, v. Max. Balb., 14, 5; Aur. Vict., Caes., 27,
6; Hdn., VIII, 8; Zos., I, 16, 2) e dato che secondo Zonaras Balbino visse 60 anni, si deduce che nac-
que nel 178 (Zonar., XII, 17).
59- P. Cornelius Anullinus é originario di Iliberris, come afferma una iscrizione proveniente da
questa cittá (CIL II 2073 = 5506 = ILS 1139 (Iliberris) : P. CornelioP.f. Gal. Anullino Iliber., praef. urfb.J,
eos., procos, prov. Africae, pfrajet., trib. pleb., q., leg. prov. Narbonens., procofs. projv. ÍBaJetifc.J Ifejg.
líejg. VII Gem. fp.f. leg.J Aug. pr. pr. prof v. ...J curat. aflMeJi et frip. Tiberis] ....). Suo padre, di cui non
conosciamo il cursus honorum, ha il suo stesso praenomen P., e deve essere incluso nell'ordine sena-
torio (Dal monte Testaccio proviene un titulus pictus, (CIL XV 4282), datato agli anni 140-145, corri-
spondente al fundus Paternus, con il contrallo di Hispalis, con il nome al genitivo del produttore, ANUL-
LINI. Si puó mettere in relazione questo produttore di olio betico di nome Anullinus con il nostro
senatore e con suo padre. Cfr. per ulteriore bibliografía Caballos Rufino A. 1990, pp. 99-101). La came-
ra di Cornelio Anullino é conosciuta dall'iscrizione, precedentemente citata, dove le sue cariche sonó
enumerate in maniera disordinata (A questo personaggio vennero attribuite in passato erróneamente
due iscrizioni orientali, una proveniente da Atene (CIL III 554; CIL III 7248 = G. Molisani, ZPE 20, 1976,
p. 119 ss.) e l'altra da Corinto (A. Brown West, Corinth VIII, 2, 1931, p. 43 n. 60). Per ulteriore biblio-
grafía vedi Caballos Rufino A. 1990, pp. 99-101). La ricostruzione in ordine cronológico del suo cursus
é la seguente : quaestor, tribunus plebis, praetor prima del 165, legatus provinciae Narbonensis prima
del 170, proconsul provinciae Baeticae, nel 170/171, legatus Aug. leg. VII Geminae (Per Alfóldy G. 1969,
pp. 122-123, Anullino ricopri la carica di proconsole nel 170/171 e poi súbito dopo fu legato della legio-
ne, contrastando efficacemente le invasioni delle popolazioni maure), leg. Aug. pro pr. provinciae
(Secondo Alfóldy G. 1969, pp. 122-123 si puó trattare della Raetia o del Noricum. Per T. Mommsen
si riferisce alia Syria (ap. CIL II 2073)), consul suffectus nel 175/176 (Balil A. 1961, p. 52; Wiegels R.
1971, n. 53; Barbieri G. 1952, n. 191; Lambrechts P. 1968, n. 710), curator alvei Tiberis et riparum et
cloacarum Urbis nel 176/178 (Castillo C. 1982, n. 34 pp. 496-497), legatus Aug. pro pr. Germaniae Supe-
rioris (CIL XIII 6542- 6543. Alfóldy G. 1977, pp. 53, 189 ss., 229, 260, 263, 281, 284, 291, 300, 318 e 344,
data questa carica agli anni 177-180 ?, Castillo C. 1982, n. 34 pp. 496-497 invece agli anni 181/186, con
l'intenzione di diminuiré l'intervallo, che considerava eccessivo, tra questa carica ed il governatorato in
Africa. Caballos Rufino A. 1990, p. 101, considera giusta la data del 177/180, considerando che duran-
te il regno di Commodo, caratterizzato da una política antisenatoria, dal 182 al 193 Anullino non ricopri
nessuna carica), proconsul prov. Africae nel 193/194 (CIL VIII 1170 = ILS 413), leg. Aug. exercitui. Inol-
tre fu dux di Settimio Severo contro Pescennio Nigro nel 194 (D. C, LXXIV, 7, 1), partecipó nel 195
alia guerra Adiabénica (D. C, LXXV, 7, 1; D.C., LXXV, 3, 2), nel 196 tornó a Roma a seguito dell'im-
peratore, fu praefectus urbi nel 197 (PIR2 C 1322), ed infine consul II ordinarius nel 199 (CIL VI 1352).
Fu intimo amico dell'imperatore Settimio Severo (Ps. Aur. Vict., Epit., 20, 6) ed uno dei personaggi piü
influenti di questa epoca (Stroheker K. F. 1963, p. 109). P. Cornelius Anullinus, figlio omonimo di P.
Cornelius Anullinus (Balil A. 1961, p. 53; Lambrechts P. 1968, n. 153; Barbieri G. 1952, N. 192; Castillo
C. 1982 n. 35 p. 497; Caballos Rufino A. 1990, pp. 101-102; Wiegels R. 1971, n. 54) nacque in Baetica
a Iliberris (CIL II 2221 = ILS 6906). Ottenne il patriziato grazie al padre, fu salius Palatinus (CIL III 7531;
CIL VII 2663 = ILS 2335), augumel 201 (CIL VI 1982-1983) e consul ordinarius nel 216 (CIL XIV 2596
= ILS 453; CIL XIV 4562,4). La sua camera politica dovette iniziare nei primi anni di governo dell'im-
peratore Settimio, ma purtroppo non si conosce tutto il cursus honorum.

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nelii. Sembra quindi che a Corduba, dove alio stato attuale della documentazione
epigráfica sonó attestati senatori non appartenenti alia stessa famiglia e vissuti in
epoche diverse, vi sia stata una piü intensa romanizzazione e ció abbia consenti-
to un ricambio continuo di famiglie che aspiravano ad entrare nella Curia di Roma.
Nelle altre due cittá, invece, l'ingresso al Senato risulterebbe una aspirazione riser-
vata solo a poche ed isolate famiglie.
Nella Hispania Citerior i senatori individuati sonó 23 e di almeno 18 per-
sonaggi conosciamo il luogo di origine. Queste gentes senatorie si raggruppa-
no prevalentemente sul litorale oriéntale della provincia, 8 a Tarraco60, 2 a Bar-

60. I senatori sonó Alfius Avitus (Vedi sotto), Alfius Maximus (Vedi sotto), P. Alfius Maximus (Vedi
sotto), [P. Alfius Max]imus Numeráis Av[itus] (Vedi nota n. 87), Q. Clodius Rufinus (Vedi sotto), Fabius Pau-
linus (Vedi nota n. 41), M. L[ic]in[i]us Ovinianus (?) Aemilianus (Vedi nota n. 43) e L. Ovinius Rusticus Cor-
nelianus (Vedi nota n. 88). Alfius Avitus, discendente della gens Alfia (Suo normo era P. Alfius Avitus
Numer(ius) Maternus e il suo bisnonno P. Alfius Maximus Numerous) Licinianus, entrambi originan di
Tarraco ed appartenenti aW'ordo senatorio. Cfr. CIL II 4110 = ILS 2931 = LRT 127. Wiegels R. 1971, n. 23 e
n. 27 e Anhang I : Die Familie der Alfii e Caballos Rufino A. 1990, pp. 47-48. Per ulteriore bibliografía Bar-
bieri G. 1952, n. 634, p. 505; Lambrechts P 1968, n. 507 e Balil A. 1961, p. 50), proveniente da Tarraco,
nella Hispania Citerior, era di probabile origine ispanica. Era figlio di P Alfius Maximus Numerius Avitus,
fratello di Alfius Maximus e di Alfla Vestina Maxima (Sulle passate ed erronee identificazioni di questo per-
sonaggio cfr. Wiegels R. 1971, n. 22; Barbieri G. 1952, n. 633, n. 1217, p. 505; PIR2 A 530; PIR2 A 440. Vedi
nota n. 49). Nominato fra i fanciulli che presero parte ai ludi saeculares del 204 (AE, 1932, 70), fu consul
suffectus, ed in qualita di legatus Augusti pro praetore provinciae Pannoniae Inferioris (CIL III 10436 -
Aquincum, Pannonia Inferior) dedico un altare per la salute dell'imperatore Filippo I e di suo figlio nel
244-246/7. Alfius Maximus membro della famiglia ispanica degli Alfii, originaria della cittá di Tarraco, era
di probabile origine ispanica. Nominato fra i fanciulli che presero parte ai ludi saeculares del 204 (CIL VI
32334; cfr. "Not. d. Scavi", 1931, pp. 340 e 345- Vedi nota n. 49), apparteneva all'ordine senatorio, ma non
conosciamo il suo cursus honorum. Era figlio di P. Alfius Maximus Numerius Avitus, fratello di Alfius Avi-
tus e di Alfa Vestina Maxima (Caballos Rufino A. 1990, pp. 48-49 e Wiegels R. 1971, n. 24; Balil A. 1961,
pp. 50-51; PIR2 A 533- Barbieri G. 1952, n. 635 = n. 1218, n. 26, n. 807, p. 505 lo identifica erróneamente
con P. Alfio Massimo Numerio Avito, il lupercus, mentre invece é suo padre). P. Alfius Maximus, espo-
nente della gens Alfla, originaria di Tarraco, forse proviene dalla Spagna (CIL II 4110 = ILS 2931 = RIT
127). Su di lui esistono due possibilita di identificazione (Lambrechts P. 1968, n. 507; Barbieri G. 1952, n.
636; PIR2 A 534) o con P. Alfius Maximus Numerius Licinianus, il bisnonno dei fanciulli che parteciparo-
no ai ludi saeculares del 204, o con P. Alfius Maximus Numerius Avitus, il padre dei medesimi fanciulli.
Molto probabilmente é giusta la seconda ipotesi (Caballos Rufino A. 1990, pp. 49-50; Wiegels R. 1971, n.
25). La datazione problemática del suo cursus honorum porta a questa incertezza sulla sua identificazione.
Fu legatus Augusti pro praetore provinciae Galatiae (Cfr. IGR III 162 = JRS 12, 1922, pp. 165 ss. = JRS 16,
1926, pp. 117 =JHS 44, 1924, 29. La menzione nell'iscrizione di un imperatore che fu console per la quar-
ta volta porta a considerare tre possibilita : 1) Alfio ricopri la carica come consolare alFepoca di Traiano
negli anni 101/102; 2) Alfio ricopri la carica come pretorio all'epoca di Antonino Pió fra il 145 e il l6l, e
viene identificato con il praetor Parthicarius P Alfio Massimo Numerio Liciniano; 3) Alfio ricopri la carica
come pretorio all'epoca di Commodo fra il 183 e il 185, e viene identificato con P Alfio Massimo Nume-
rio Avito, governatore della Baetica), consul suffectus e legatus Aug. pro. praetore prov. Pannoniae Supe-
rioris (CIL III 14356,4) in date imprecisate. Q. Clodius Rufinus, legatus Augusti pro pr. Numidiae (CIL VIII
4211), durante il regno dell'imperatore Commodo, fra il 190 e il 192, e magister fratrum Arvalium nel 193
(CIL VI 2102), venne identifícate (Barbieri G. 1952, n. 181; Lambrechts P 1972, n. 1127; Lambrechts P. 1968,
n. 144; Arce J. 1988, pp. 113-115) con l'omonimo personaggio, condannato a morte da Settimio Severo,
sine causae dictione (HA, v. Sept. Sev., 13, 5), come conseguenza della repressione dei partigiani, molti dei
quali ispanici e gallici, dell'usurpatore Clodius Albinus, dopo la sua sconfitta a Lugdunum (Lione). I suoi
beni furono molto probabilmente inclusi fra quelli che furono confiscati e confluirono nell'erario dell'im-

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352 L'ARISTOCRAZIA SENATORIA ISPANICA, NEL CORSO DEL III E DEL IV SECÓLO d. C.

cino e 3 ad Acci , al confine con la Baetica. Il resto dei senatori é attestato


isolatamente in altre cittá della provincia, come Legio63, Cauca64, Villajoyosa65,

peratore (HA, v. Sept. Sev., 12, 1 : omnium bona publicata sunt aerariumque auxerunt. HA, v. Sept. Sev.,
12, 3 : filiis etiam suis ex hac proscriptione tantum reliquit quantum nullus imperatorum, cum magnam
partem auri per Gallias, per Hispanias, per Italiam, imperatoriam fecisset). Di probabile origine ispanica,
forse é originario di Tarraco (Alfóldy G. 1968, p. 140; Caballos Rufino A. 1990, pp. 98-99), dove é docu-
mentata una Clodia, Q.f., Rufina (CIL II 4352. A Tritium nella Hispania Citerior c'é una iscrizione, dove si
menziona un'altra Clodia Rufina (CIL II 2889))-
61. Si tratta di Nummius Aemilianus Dexter (Vedi nota n. 34) e suo padre Pacianus (Vedi nota n. 35).
62. Si tratta di L. Alfenus / Alfen(i)us Avitianus e dei suoi due figli L. Alfenus / Alfeni)us Vir(ius) Avit(us)
Avitianus e L. Alfenus / Alfeni)us VirQus) Iulianus (Per i tre personaggi vedi sotto). L. Alfenus / Alfen(i)us
Avitianus appartiene alia gens degli Alfenit originari di Acci nella Tarraconense (CIL II 3399 = LLS 367
(Acci) : primus pilus, Mb. cob. Ill vigil., XII urbanae, nel 167 d. C; CIL II 3401 (Acci). Vedi prosopografia
PIR2 A 518) e la sua provenienza da questa provincia spagnola é probabile. Non é sicuro se sia ñipóte o
figlio del cavaliere L. Alfenus Avitianus, che visse nella seconda meta del II secólo d. C. Sicuramente fu
padre di L. Alfenus Virius Avitus Avitianus e di L. Alfenus Virius Iulianus ed in base alia nomenclatura dei
figli si puó argüiré che la moglie doveva appartenere alia gens Viria (Caballos Rufino A. 1990, pp. 45-46;
Wiegels R. 1971, n. 19). Aveva anche una figlia di nome Alfena, che si sposó con L. Iulius Apronius Mae-
nius Pius Salamallianus (Vedi nota n. 49). Deve essere congiunto con L. Alfenus Senecio, ma non é chiaro
il grado di parentela che li unisce (Lambrechts P. 1968, n. 18). Viene considerato un homo novus, che ini-
zió la camera sotto Commodo in data sconosciuta, probabilmente come praetor, le canche che ricopri suc-
cessivamente furono tutte di rango pretorio. Fu legatusAugustipropraetoreprovinciaeArabiaeQ.GR III1371
= AE, 1896, 52 (Gerasa, Arabia). Nell'iscrizione il nome del senatore é lacunoso, cosí Barbieri G. 1952, n.
24 e Agg. pp. 522-523, p. 533, non concorda con Pidentificazione) o nel 209 (Le Roux P. 1982, n. 1 p. 456)
o nel 211-213 (Caballos Rufino A. 1990, pp. 45-46), consul suffectus nel 213 e forse legatus Augustipropra-
etore provinciae Pannoniae Inferioris nel 214-215 (CIL III 3637), quando Caracalla organizzó la Pannonia
Inferior come provincia di rango consolare. Inline fu promagister collegii fratrum Arvalium nel 218 (CIL VI
2104 = ILS 5039) efrater nel 231 (CIL VI 2108). Visse con sua moglie almeno fino al 240-241, quando par-
tecipó alia cerimonia d'ingresso dei suoi due figli al collegio dei Fratres Arvales in quella data (Vedi sotto).
L. Alfenus / AlfenQus Vir(ius) Avit(us) Avitianus, figlio di L. Alfenius Avitianus deve essere nato dopo
il 225. Prese parte insieme al fratello L. Alfenius Virius Iulianus (Jacques F. 1986, p. 157; Barbieri G. 1952,
n. 1799; Wiegels R. 1971, n. 20; PIR2 A 524; Caballos Rufino 1990, p. 46), alie cerimonie celebrate per i Fra-
tres Arvales nel 240 (ILS 9522 = AE, 1915, 102 = CIL VI 39443 = Hermes 52, 1917, p. 33D e nel 241 (CIL VI
2114, 17), ed entrambi vengono definiti pueri patrimi et matrimi senatorum filii. La sua provenienza dalla
Spagna é probabile. L. Alfenus / Alfeni)us Vkflus) Iulianus, figlio di L. Alfenius Avitianus deve essere
nato dopo il 225. Prese parte insieme al fratello L. Alfenius Virius Avitus Avitianus (Barbieri G. 1952, n. 1800;
Wiegels R. 1971, n. 21; PIR2 A 525; Caballos Rufino A. 1990, p. 46), alie cerimonie celebrate per i Fratres
Arvales nel 240 e nel 241 (Vedi sopra). Molto probabilmente visse fino alia fine del III secólo e sua figlia o
sua ñipóte fu la madre di L. Alfenius Ceionius Iulianus signo Kamenius (Jacques F. 1986, n. 6 p. 157, p. 658,
p. 113, PLRE I Iulianus 25 p. 474). La sua provenienza dalla Spagna é probabile.
63. Si tratta di Castinus (PLRE I Castinus I p. 185; PIR2 C 535; Lambrechts P. 1968, n. 902. Jacques F
1986, p. 95), che é citato in una iscrizione (BRAH5S, 1911, p. 229 (Legio, Asturia) = ILER 397. Castino dedico
questa iscrizione a Minerva, alia Magna Mater e al numen di un imperatore, il cui nome é eraso, Imp. Caes.
M. Aur), come vir consularis. Originario forse di Legio in Asturia (Balil A. 1961, p. 57 sostiene questa ori-
gine, mentre Caballos Rufino A. 1990, pp. 385-387 la mette in dubbio pensando al fatto che Legio é un
accampamento militare), il castra legionis VII Geminae, non si sa se visse sotto l'imperatore Probo o sotto
Caro e l'incertezza é data proprio dalla damnatio memoriae dell'imperatore nell'iscrizione. Viene conside-
rato un possibile discendente di C Iulius Septimius Castinus (Barbieri G. 1952, n. 1505 p. 264 e Balil A.
1961, p. 57 sostengono questa parentela; mentre Caballos Rufino A. 1990, p. 385-386 e Wiegels R. 1971,
Anhang IV n. 5 la considerano molto improbabile per la distanza generazionale che c'é fra i due personaggi.
64. Si tratta dell'imperatore Flavius Theodosius (Vedi nota n. 36).
65. Si tratta di Licinius Serenianus. Vir clarissimus di origine ispanica (CIL II 1024 = ILS 3106

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L'ARISTOCRAZIA SENATORIA ISPANICA, NEL CORSO DEL III E DEL IV SECÓLO d. C. 353

una localitá non specificata del Conventus Bracaraugustanus e del Conven-


tus Tarraconensis67 e Calagurris o Caesaraugusta68. II numero maggiore di iscri-

(Alange) Per l'iscrizione dedicata alia figlia Varinia Serena insieme alia moglie Varinia Flaccina vedi
nota n. 48 e n. 128), é incerto se provenga dalla Baetica o dalla Lusitania (Caballos Rufino A. 1990,
pp. 179-180; Wiegels R. 1971, n. 101; Castillo C. 1982, n. 69 pp. 508 ss.; Lambrechts P. 1968, n. 255),
dato che l'iscrizione per cui é noto venne innalzata ad Alange, una localitá della Baetica, ma vici-
nissima ad Augusta Emérita in Lusitania. Entró in Senato all'epoca di Alessandro Severo (Barbieri G.
1952, n. 1085, n. 1632). Molto dubbia risulta l'identificazione del nostra personaggio con Aelius Sere-
nianus , omnium vir sanctissimus (HA, v. Alex., 68, l)uno dei componenti del consiglio di Alessan-
dro Severo (PIR2 L 245. Castillo C. 1975, p. 647), ma se cosi fosse, Licinio sarebbe stato consul suf-
fectus. Fu legatus Augusti pro praetore provinciae Cappadociae (CIL III 6932, 6945, 6951, 6952, 12170,
12195; cfr. CIL III p. 2063) sotto Massimino nel 235 (Risulta errónea ed infondata la congettura di
Hiibner, in CIL II p. 131 add. n. 1024, di supporre Licinio praesesprovinciae Baeticae, e quella di A.
Balil, in "Hispania en los años 260 a 300 d. d. J. C", Emérita 27, 1959, n. 4 p. 293, di crederlo lega-
tus Lusitaniae). Seguí le disposizioni anticristiane di Massimino, tanto é vero che durante la carica di
legato venne definito praeses acerbus et diruspersecutor (Queste sonó le parole di Firmilianus, il ve-
scovo di Cesárea. Cfr. Cypr., Ep., 70, 10, 1).
66. Si tratta di un personaggio, G. C(ornelius ?) Calp(etanus ? / - urnius ?) Rufinus, citato come
dedicante di un tempio, in una iscrizione (CIL II 2395 b, c, d, (Conv. Bracaraugustanus, Hispania Tarra-
conensis) e add. Risulta inusuale l'esistenza di un doppio nomen), datata da Eck al III secólo d. C. (Eck
W. 1980, p. 304 n. 35). É considerate di sicura origine ispanica e appartenente all'ordine senatorio, v(ir)
cQarissimus) (Caballos Rufino A. 1990, p. 102).
67. Si tratta di due personaggi omonimi. Il primo C. Licinius Licinianus, sodalis Augustalis (Milt-
ner PW XIII 1, 1926, 372; PIR2 L 203; Barbieri G. 1952, n. 325.; Lambrechts P 1968, n. 252), coóptate nel
collegio dal 169 fino al 202, anno della sua morte, é considerate un párente del praefectus cohortis P.
Licinius Licinianus (CIL II 3237 : P. Licinio P.f. / Gal. Liciniano /praefecto / cohortis VII /Raetorum /
equitatae in / Germania / tribuno / militum legionis XXII/ Primigeniae piae /fidelis praefecto / aloe. Cfr.
CIL II 3230), vissuto sotto Traiano e originario di Mentesa, nel conventus Tarraconensis. Perianto si
pensa ad una probabile origine ispanica anche per Licinio. II secondo C. licinius Licinianus é men-
zionato in una iscrizione (CIL LX 338 = 635, v. 26 (Canusium)) come vir clarissimus ed é inserito nella
lista dei 31 patroni di Canusium del 223 appartenenti all'ordine senatorio. Viene considerate di rango
pretorio (Barbieri G. 1952, n. 1083; 325; 1880 p. 510; Lambrechts P. 1968, n. 606; Caballos Rufino A. 1990,
p. 397). Forse era figlio o ñipóte dell'omonimo sodalis Augustalis vedi sopra, e dunque di probabile ori-
gine ispanica, proveniente forse da qualche localitá del conventus Tarraconensis (PIR2 L 204).
68. Si tratta di Aurelius Prudentius Clemens e l'indecisione fra le due cittá é causata dal fatto che
lo stesso Prudenzio allude a queste due localitá nelle sue opere come se fossero entrambe la sua patria.
Nacque (PLRE I Clemens 4 p. 214, ; Chastagnol A. 1965, pp. 286-287; Diz. Patr. II vol. pp. 2945 - 2950) nel
348 (Prud., Praef., 24-25), nella Hispania Tarraconensis (Prud., Perist., 6, 143-147; 2, 537-40), originario di
Calagurris (Prud., Perist., 4, 31: nostra....Calagurris) o di Caesaraugusta (Prud., Perist., 4, 1-4: Bis novem
nosterpopulus sub uno / martyrum servat ciñeres sepulcro : / Caesaraugustam vocitamus urbem / res cui
tanta est). Studio retorica (Prud., Praef, 8-9 : mox docuit toga / infectum vitiis falsa loqui, non sine crimi-
ne) ed esercitó l'awocatura (Prud., Praef, 13-15 : exim iurgia túrbidos/armarunt ánimos, etmaleperti-
nax /vincendi studium subiacuit casibus asperis). Fu per due volte governatore di una provincia non pre-
cisata (Prud., Praef, 16-18: bis legum moderamine /frenos nobilium reximus urbium / ius civile bonis
reddidimus, terruimus reos), gli fu poi data una posizione onorifica a corte, che lo collocava vicino a Teo-
dosio, ma non si sa se fosse una carica militare, una dignita civile come quella di comes primi ordinis
(Prud., Praef, 19-21: tandem militiae gradu /evectum pietasprincipis extulit /adsumptum propius stare
iubens ordine proximo (= questa é un'espressione non chiara: puó significare che diventó comes primi ordi-
nis). I. Lana, Due capitoli prudenziani, Roma 1962, pp. 10 ss. sostiene che la carica sia quella di proxi-
mus scriniorum e che la provincia che Prudenzio governó fosse la pannonica Savia, come corrector. Garri-
do Gonzalez C. 1987, pp. 81-82, e Chastagnol A. 1965, pp. 286-287, invece, non escludono la possibilitá
che la provincia governata da Prudenzio sia la Hispania Tarraconensis), o una carica nella cancellería impé-
rtale (Stroheker K. F. 1963, p. 117, pp. 119-120).

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zioni provengono da Tarraco, capitale della provincia, ma ció non implica, in


ogni caso, come abbiamo giá sottolineato, una provenienza da questa cittá. I
senatori originan delle cittá della Hispania Citerior, come Tarraco ed Acci, sono
per la maggior parte dell'epoca severiana; vi sono cinque senatori del III secó-
lo, ma di periodo imprecisato e sei senatori del IV, di cui due provenienti da
Barcino, uno da Cauca ed uno da Caesaraugusta o Calagurris. In Hispania Cite-
rior, si potrebbe affermare che Tarraco, come capitale della provincia, continua
a svolgere almeno per tutto il III secólo un ruólo céntrale, mentre nel IV secó-
lo all'epoca di Teodosio aumentano di importanza cittá come Barcino, Calagu-
rris o Cauca, che, nel III secólo, in base alia documentazione epigráfica, sem-
brano non aver dato i natali a nessun senatore.
Un'altra questione di non minore importanza rispetto a quelle finora affronta-
te é quella relativa all'analisi degli ambienti di formazione dei singoli viri clarissi-
mi ispanici. Ho cercato, per quanto possibile, di evidenziare il gruppo sociale di
appartenenza dei 139 senatori individuati : se in realtá fossero esponenti dell'ordi-
ne senatorio giá da diverse generazioni, membri dell'ordine equestre adlecti in
Senato o se provenissero dall'élite municipale. Le informazioni che si traggono
dalle fonti epigrafiche per ricostruire questo aspetto dell'aristocrazia senatoria ispa-
nica risultano scarse, ma la stessa affermazione non si puó fare per i dati che si
ricavano dalle scoperte archeologiche. L'archeologia, grazie ai recenti scavi, effet-
tuati per tutto il territorio ibérico, su numeróse villae lussuose, con decorazioni a
mosaico, complesse strutture architettoniche ed annessi ampi possedimenti, ha
messo in luce una realtá composita : la presenza cospicua di un compatto gruppo
di ricchi proprietari terrieri. Ipotizzare per i viri clarissimi individuati in questo stu-
dio un'estrazione sociale legata ad un tale gruppo di possidenti appare assai plau-
sibile. Puo essere che parte dei personaggi ispanici che entrarono nel Senato di
Roma fossero facoltosi possidenti provenienti dalla Lusitania, dalla Baetica o dalla
Hispania Citerior, come rivela la presenza di villae in tutto il territorio ispanico69.
Nell'elenco prosopografico sono citati alcuni possidenti, di probabile origine
ispanica, conosciuti dall'epistolario di Q. Aurelio Simmaco, come Euphrasius10,
Flavianus11 e Sallustius Aventius12. Sono personaggi che hanno sicuramente pro-

69- Cfr. J. -G. Gorges, Les villas hispano-romaines, París 1979-


70. Euphrasius visse in Spagna e collaboró alia organizzazione dei giochi di Simmaco in tre occa-
sioni (Symm., Ep., IV, 58-63). Era un personaggio che apparteneva all'aristocrazia terriera, probabil-
mente di origine ispanica (Arce J. 1988, pp. 136-146; Stroheker K. F. 1963, p. 121 e PLRE II Euphrasius
1 p. 425). Nel 397/398 intercesse per Tuentius, un senatore ispanico impoverito, presso Felix, il pre-
fetto di Roma (Symm., Ep., IV, 61. Vedi nota n. 115).
71. Flavianus aveva delle proprietá e del bestiame in Spagna (Symm., Ep., IX, 19 : gregibus tuis
pecoris). Molto probabilmente era un esponente della aristocrazia terriera ispanica (Arce J. 1988, pp.
136-146; Roda S. 1981, pp. 132-133).
72. Sallustius (PLRE I Sallustius 4 p. 797) fu praefectus urbi nel 387 (Collectio Avellana (CSEL 35),
3 : Valentinianus Theodosius et Arcadius Augusti Sa(l)ustiopraefecto urbis). Sappiamo che aveva estesi
possedimenti nella penisola ibérica e che visse fino a tarda etá (Symm., Ep., V, 56. Cfr. Stroheker K. F.
1963, pp- 116-117). Viene menzionato piú volte nell'epistolario di Simmaco (Symm., Ep., III, 30-1; Ep.,
V, 55, 56, 57). Alcuni studiosi identificano Sallustio con Aventius (O. Seeck, Regesten der Kaiser und

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prieta in Spagna. Sallustio aveva mandato a Roma in occasione dei giochi preto-
riani del figlio di Simmaco dei cavalli spagnoli. Lo stesso Eufrasio aveva piü volte
collaborate alia organizzazione dei giochi di Simmaco, vendendogli cavalli prove-
nienti dalle sue scuderie ispaniche in tre momenti distinti73. Infine a Flaviano Sim-
maco chiese in una epistola di dare qualcuno dei suoi cavalli ai compratori che
avrebbe inviato in Spagna.
Alcuni mosaici di villae hanno rivelato i nomi dei loro proprietari come nel
caso di Cardilius ed Avita74, Dulcitius75, Fortunatus76, Vitalis77, Maternus78, e la

Papste fur die Jahre 311 bis 476 n. Chr, Stuttgart 1919, pp. 93-4; Stroheker K. F. 1963, pp. 116-117 e
Chastagnol A. 1962, pp. 216-218 e nel suo articolo del 1965, p. 275 e p. 288 sostengono questa identi-
ficazione, anticipando la data della sua prefettura dal 387 al 384, ipotesi che non tutti accettano) e lo
reputano figlio di Flavius Sallustius, consul ordinarius nel 363 d. C. insieme con l'imperatore Giuliano
(PLRE I Sallustius 5 p. 797; Stroheker K. F. 1963, pp. 111-112). Aventius amico di Simmaco, fu nel 384-
385 praefectus urbi (Symm., Rel., 23, 4 : viro inlustri decessore meo Aventio. Symm., Rel., 34, 7 : a v.c. ac
probatissimo Anicio Basso et Aventio viro spectabili frequentata cognitio. Avenzio puó essere identifica-
to con il vir inlustris decessor meus, citato in Symm., Rel, 34, 3, il decessor mens, in Symm., Rel., 25, 2 e
il vir spectabilis decessor meus in Symm., Rel, 38, 3). Viene identificato con Sallustius (Chastagnol A.
1965, p. 275 e p. 288), e considerato il figlio di Flavius Sallustius. In base a questa identificazione alcu-
ni studiosi lo reputano di origine ispanica (PLRE I Sallustius 4 p. 797 e PLRE I Aventius p. 124).
73. Nel 391 per i giochi consolari del senatore, mentre nel 393 e nel 399, per i giochi questori e
pretori del figlio. Secondo Marcone A. 1987, p. 93, Eufrasio sarebbe stato un collaboratore spagnolo di
Simmaco.
74. Sono proprietari di una casa, turns, a Torres Novas nel Portogallo. cfr. J. Arce, "Los mosaicos
como documentos para la historia de la Hispania tardía (siglos IV-V)", AEA 66, 1993, pp. 272-274.
75. Proprietario di un villa a El Ramalete, vicino al fiume Ebro in Navarra, é rappresentato in atto
di cacciare. La posizione del nome Dulcitius vicino alia raffigurazione di un cavallo ha messo in dub-
bio che si tratti effettivamente del nome del proprietario della villa. La questione desta ancora per-
plessita. Cfr. Arce J. 1994, pp. 108-109.
76. Proprietario della villa di Fraga a Lérida. Cfr. Arce J. 1994, pp. 108-109.
77. Proprietario della villa di Tossa del Mar (El Ametllers) a Gerona, noto da un mosaico che dice
Salvo Vítale/felix Turfr)issa. Questa iscrizione, dichiarando che la felicita della popolazione nella pro-
prieta di Turrissa era garantita solo dallo stato di salute di Vitalis, rivela la relazione di stretta dipen-
denza, che correva fra i contadini e i loro padroni.
78. Noto da un mosaico di una villa di Carranque, vicino a Toledo, di cui era proprietario, venne
erróneamente identificato con Maternus Cynegius. L'iscrizione sulla tabula ansata, rappresentata all'en-
trata della villa di Carranque in Spagna iEx oficina Ma ni pingit Hirinius / utere felix Máteme / hunc
cubiculum) ha fatto pensare che il corpo di Materno Cynegio sia stato sepolto in questa villa. Arce J.
nel suo articolo, "Los mosaicos como documentos para la historia de la Hispania tardía (siglos IV-V)",
AEA 66, 1993, pp. 268- 270, non accetta questa ipotesi in primo luogo perché il nome Maternus era
molto frequente in Spagna in etá tardo impértale ed in secondo luogo perché lo stile dei mosaici del
cubiculum della villa di Carranque con scene erotiche fa pensare ad un Materno pagano con uno stile
di vita diverso dal Materno Cynegio, noto fervente cristiano, prefetto del pretorio sotto Teodosio.
Maternus Cynegius fece una camera brillante grazie al favore dell'imperatore Teodosio, a cui dovet-
te tutte le sue cariche (Vedi per ulteriore bibliografía Matthews J. 1975, pp. 110-111; Stroheker K. F.
1963, pp. 115-116; Chastagnol A. 1965, pp. 289-290; CIL III 19 = 6587 = D 1273 (Alessandria) : per
omnes honorum gradus provecto, praefecto praetorio per Orientem). Inizió forse come vicarius (Una lex
del 381 é indirizzata a "Cynegio pp. ", ma il titolo di praefectus praetorio Orientis nel 381 é errato, per-
tanto si é supposto una carica di vicario. CJ V 20.1 : sive ex iure sive ex consuetudine lex profiscitur, ut
vir uxori fideiussorem servandae dotis exbibeat, earn iubemus aboleri. Cfr. PLRE I Cynegius 3 pp. 235-
236) nel 381, poi fu comes sacrarum largitionum dall'autunno del 382 alia primavera del 383, e per un
breve periodo quaestor sacriipalatii fra il 383 ed il 384 (Lib., Or, 49, 3). Infine ottenne l'incarico di

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famiglia dei Faventini79'. Questi dignitari, dal nome irricostruibile per intero, non
risultano, pero, identificabili con alcuno personaggio noto. Sonó sicuramente dei
proprietari terrieri, ma non sappiamo se fossero membri del Senate di Roma.
Hanno dei possedimenti in Spagna, ma questo dato non é sufficiente per soste-
nere un'origine ispanica; perianto non sonó stati inseriti nella lista prosopografica.
Lo stesso discorso vale anche per il dominus Vasconius, noto da una iscrizio-
80
ne che ne ricorda la costruzione di un deposito, horreum, per immagazzinare il
grano raccolto nella sua proprietá. Vasconio non é identificabile con alcun perso-
naggio noto ed il suo nome, irricostruibile per intero, non ci permette alcun con-
fronto onomástico illuminante. Infine il possesso di terreni in Spagna, come dato
isolate, non attesta e rafforza in nessun modo l'ipotesi che Vasconio sia originario
di questa regione.
Gli studi81 sopra i pezzi di piombo, i bolli anforari ed i marchi sui mattoni
hanno messo in luce nuovi nomi di proprietari terrieri, di probabile origine ispa-
nica, altrimenti sconosciuti, che ho citato nella prosopografia. L. Lucretius Servilius
Gallus Sempronianus82, clarissimus vir, per esempio, é noto da un marchio di mat-

praefectus praetorio (Mentis nel 384 e lo ricopri fino alia morte, sopraggiunta nel 388, mentre con-
temporáneamente aveva ricevuto anche il consolato (L'altro consul ordinarius di questo anno fu lo
stesso imperatore Teodosio). In qualitá di prefetto, Materno fece erigere nel 384 ad Alessandria statue,
raffiguranti il nuovo collega di Teodosio, Magno Massimo. Chiuse templi (Theod., HE, V, 21, 7), vietó
sacrifici e cerimonie legate ancora alie tradizioni pagane, anche senza richiedere il permesso imperia-
le, come nel caso dell'abbattimento del tempio di Osroene, effettuato per istigazione della moglie
Acanthia (Vedi nota n. 129) e di un gruppo di monaci nel 388. Mori poco dopo, durante il viaggio di
ritorno a casa, a Costantinopoli (Zos., IV, 45, 1; Chron. Min. I 244-5 = Cons. Const, ad a. 388). La sua
salma fu deposta nella chiesa dei Santi Apostoli ed un anno piü tardi, nel 389, trasportata dalla moglie
Acanthia in Spagna, molto probabilmente luogo di origine di Cynegio.
79. Proprietari di una villa a Cuevas de Soria, il loro nome venne dedotto da un monogramma,
rappresentato in un mosaico dell'abitazione e probabilmente usato come sigla per marchiare i cavalli.
Cfr. J. Arce, "Los caballos de Symmaco", Faventia 4.1, 1982, pp. 35-44.
80. ILS 5911 (Oretum, Hispania Tarraconensis) : Ex officina Homoni / utere felix Vasconi / in
Christo: Proc(urante) Tiberiano/factus est horreus[sic]/, D(omino) n(ostro) Valentiniano augCusto)/
ter et Eutropio v(iro) c(larissimo) / cons(ulibus), scrib(ente) Elefanto /, fmagisJtCris) ViftalianoJ et
Neb(ridio). La menzione dei due consoli, Valentiniano et Eutropio consulibus, data l'iscrizione al 387
d. C. Cfr. J. Arce, "La penisola ibérica", in Storia di Roma, Einaudi III 2, Torino 1993, pp. 389-390.
81. T. Helen, Organization of Roman Brick Production in the First and Second Centuries A. D. An
Interpretation of Roman Brick Stamps, Helsinki 1975; P. Setála, Private Domini in the Roman Brick
Stamps of the Empire. A Historical and Prosopographical Study of Landowners in the District of Rome,
Helsinki 1977. Cfr. Castillo C. 1982, p. 476.
82. L. Lucretius Servilius Gallus Sempronianus, vir clarissimus, noto da una iscrizione (AE,
1977, 449: L(ucii) Lucretilol Servida Galli Sempro)niani c(larissimi) v(iri) F<e>licio (servus) (fecit). Feli-
cio era un nome di persona frequente per gli schiavi. Cfr. Kajanto I. 1965, p. 273) é sicuramente di ori-
gine ispanica, forse originario della stessa Villajoyosa, dove sembra documentato un municipium roma-
no di etá flavia, incluso nella tribu Quitina (CIL II 3570- 3577. Specialmente CIL II 3571 dedicata a Q.
Mamilius Q.f Quir. Celsinus, Ilvir III e flamen Hit). Visse nel corso del terzo secólo. É molto incerta la
parentela (Caballos Rufino A. 1990, p. 196; Le Roux P. 1982, n. 13 pp. 458-459) con [Lucrjetius Gallus
cooptatus in collegium sodalium Augustalium nel 156 (Alfoldy G. 1977, pp. 217-221. Cfr. Not. d. Scavi
1926, p. 306, n. 5 = AE, 1927, 123; PIR2 L 407) e con Lucretius Gallus, vir clarissimus (CIL XI 3892; PIR2
L 406).

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L'ARISTOCRAZIA SENATORIA ISPANICA, NEL CORSO DEL III E DEL IV SECÓLO d. C. 357

tone proveniente da Villajoyosa nella Hispania Citerior, dove compare il nome di


un servo e da cui si deduce che questo personaggio oltre ad avere dei possedi-
menti terrieri nella zona fosse anche proprietario, nel corso del III secólo, di una
fabbrica di laterizi. La nomenclatura di questo senatore permette di supporre una
possibile provenienza spagnola83.
Studi recenti sulle sigle delle anfore olearie provenienti dalle fabbriche betiche
di vasi hanno fatto conoscere una nuova famiglia di recente inclusione nel Sena-
te, costituita da almeno sei personaggi84, vissuti nella seconda meta del II secólo
fino all'epoca severiana. Il loro nomen siglato con una F. é sconosciuto ; potreb-
be essere Fabius o Flavins. Se fosse valida la prima ipotesi con facilita potremmo
collegare questa famiglia alia gens betica dei Fabii e convalidare ulteriormente l'i-
potesi di una origine ispanica.
Purtroppo l'evidenza archeologica, senza il sostegno di adeguati confronti let-
terari, non puo sempre convalidare da sola l'origine ispanica di un personaggio. I
dati epigrafici, letterari ed archeologici, troppo limitati ed episodici per essere si-
gnificativi, non sonó sufficienti a determinare la presenza di personaggi ispanici
entrati nell'ordine senatorio, la cui formazione fosse legata all'ambiente dei pro-
prietari terrieri. La stessa situazione si presenta anche nel documentare se i sena-
tori ispanici provenissero dall'élite municipale che, come gruppo politicamente
attivo, nel III e nel IV secólo d. C, é poco attestata per via epigráfica.
Il numero maggiore di epigrafi sui magistrati municipali si data nelle tre pro-
vince spagnole al periodo che va da Nerva a Marco Aurelio85. Dopo il 180 d. C. il

83. G. Alfóldy, "Ein Ziegelstempel mit dem Ñamen eines Senators", ZPE 27, 1977, pp. 217-221.
84. I senatori sonó sei : L. F(abius ?, -lavius ?) C(rescens) Sentic(us); L. F(abius ?, -lavius ?)
Luc(?); C. F(abius ?, -lavius ?) P(?); G. F(abius ?, -lavius ?) S(entius ?, -enticus ?); Q. F(abius ?, -
lavius ?) S(entius ?, -enticus ?) e C. F(abius ?, -lavius ?) Titianus. Sonó tutti personaggi appartenenti
alia stessa famiglia senatoria ispanica (Caballos Rufino A. 1990, pp. 127-128), conosciuta da una serie
di sigle impresse sulle anfore olearie provenienti dalle fabbriche di vasi della Spagna, nella zona di
Posadas, nella provincia di Córdoba (Secondo Chic García G. 1985, pp. 18 ss. i nomi delle fabbriche
di vasi sonó "La Dehesilla", che inizió la sua attivitá nella seconda meta del I secólo e passó sotto il
contrallo della famiglia di L. F. Crescens nell'ultimo quarto del II secólo, "Picachos", attiva poco prima
la seconda meta del II secólo, che costituí un ampliamento della precedente officina ed il suo nome
romano deve essere stato F(iglina) M(aior) o F(iglina) M(ediana), e "Las Monjas" di época post-seve-
riana, chiamata forse F(iglina) P(rimaJ), nella zona del Guadalquivir, come Ecija, e nella provincia di
Siviglia (Secondo Chic García G. 1985, pp. 36 ss. i nomi delle fabbriche di vasi in questa zona sonó
"Alcotrista", con una produzione eterogenea, datata al I secólo fino alia fine del II, designata forse con
l'abbreviazione "COL(...)"t e "Las Animas", della meta del I secólo fino alia meta del III, forse chiama-
ta F(iglina) CATL(...)~), lungo il Genil. Tutte le fabbriche cítate facevano parte delle proprietá della fami-
glia senatoria di L. F. Crescens e visto che la loro ubicazione é concentrata in Baetica si puó supporre
che la gens provenga da questa provincia ispanica. Questa nuova famiglia ha almeno sei membri di
recente inclusione, datata alia fine del II secólo, neü'ordo senatorius (La maggior parte dei marchi sulle
anfore ripetono la sigla "CV", interprétala come C(larissimus) V(ir). Cfr. D. Manacorda, "Prosopografia
e anfore tripolitane : nuove osservazioni", in // Cong. Int. sobre Producción y comercio del aceite en la
Antigüedad, Madrid 1983, pp. 483-500). Il loro nomen non é sicuro o Fabius o Flavius. Sarebbe pre-
feribile Fabius per la maggiore frequenza di questo gentilizio fra gli esponenti delle famiglie della Bae-
tica (Castillo C. 1975, pp. 641-642).
85- L. A. Curchin, The Local Magistrates of Roman Spain, Toronto 1990, pp. 116 e ss.

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CHANTAL GABRIELLI
358 L'ARISTOCRAZIA SENATORIA ISPANICA, NEL CORSO DEL III E DEL IV SECÓLO d. C.

numero delle iscrizioni sulle carriere municipali diminuisce, si hanno poche epi-
grafi all'inizio del III secólo e quasi nessuna dopo. Le iscrizioni onorifiche, proprie
dell'ambito evergetico86, non allargano le nostre conoscenze sulla nobiltá munici-
pale. I nomi dei dedicanti rivelano l'esistenza di un numero limitato di principales
curiae, nel III e nel IV secólo d. C, e senza alcun légame di parentela con i sena-
tori di origine ispanica individual, perianto in questo studio non é stato enume-
rate alcun esponente dell'élite municipale.
Assai complessa é, infine, la determinazione dell'eventuale origine equestre
dei 139 personaggi delPelenco prosopografico. Basti considerare che per un arco
di tempo cosí ampio, dal 193 d. C. al 395 d. C, sonó attestati solo due esempi di
adlectio : P. Alfius Maximus Numerius Avitus87 e L. Ovinius Rusticus Cornelianus88.
Questi due personaggi sonó due homines novi, vissuti in un periodo che va dalla
seconda meta del II secólo agli inizi del III, ed in entrambi i casi si tratta di equi-
tes Romani adlecti inter tribunicios. Se la scarsitá di documentazione impedisce
qualunque stima, é comunque probabile che anche altre gentes di origine ispani-

86. L. A. Curchin, "Personal wealth in Roman Spain", Historia 32, 1983, pp. 227-244.
87. [P. Alfius Max]imus Numerius Avfitus] appartiene alia famiglia ispanica degli Alfti, origina-
ria di Tarraco. Fu probabilmente figlip di P. Alfius Avitus Numerius Maternus, ñipóte di P. Alfius Maxi-
mus Numerius Licinianus, il praetor Parthicarius e padre dei tre fanciulli che parteciparono ai ludisae-
culares del 204, Alfius Avitus, Alfius Maximus e Alfia Vestina Maxima (Vedi nota n. 49 e n. 60). Il suo
cursus honorum ci é dato da una iscrizione (CIL VI 1474 (Roma) : [P. Alfio P.f. Gal. Maxjimo Nume-
rio Avfito J /[quaestori sevijr. eq. R. allecto infter tribuj/fnicios praetori ] cand. leg. prov. BafeticaeJ/f
praeffrum. djandi sacerd. Iunfonis ? ]/[ Lujperc. cur. civitat. [- / In questa iscrizione, dedi-
cata nel 176-180, si menzionano due Augusti, che sarebbero Marco Aurelio e Commodo. Barbieri G.
1952, n. 635, n. 807, e Groag PW XVII 2, 1937, 1325-1326, identificano il senatore, che ha il nome lacu-
noso (CIL VI 1474 ...IMUS NUMERIUS AV. ..), con Alfius Maximus (CIL VI 32334), ricordato tra i gio-
vani, che nell'anno 204, parteciparono ai ludi secolari) e si sitúa nel periodo che va da Marco Aurelio
alia fine del II secólo. La data piü sicura della sua camera é data dall'incarico di praefectus frumenti
dandi, che Alfio ricopri sotto Commodo (II senatore responsabile del rifomimento del grano a Roma
ricopri questo titolo nel II secólo fino al periodo di governo di Commodo). Fu sevirequitum Romano-
rum, praetor candidatus, in data incerta e legatus prov. Baeticae, forse sotto Severo Alessandro (Cfr.
Alfóldy G. 1969, p. 277). Poi fu sacerdos Iunonis, e faceva parte di un collegium municipale sconos-
ciuto. Ricopri la carica di lupercus all'epoca di Marco Aurelio e fu curator civitatis della cittá di Sabra-
tha e patrono della medesima (IRT 113). Nel caso si identificasse con P. Alfius Maximus (IGR III 162;
CIL III 14356,4) sarebbe inoltre leg. Aug. propr. prov. Galatiae nel 183-185, eos. suff e leg. Aug. propr.
prov. Pannoniae Superioris.
88. L. Ovinius Rusticus Cornelianus, di origine ispanica (Caballos Rufino A. 1990, pp. 243-244;
Le Roux P. 1982, n. 17 p. 459, p. 451; Jacques F. 1986, p. 115 e p. 204) e non itálica (Barbieri G. 1952,
n. 813 e add.), proveniente dalla Hispania e piü precisamente da Tarraco, data la menzione della tribu
Quirina e la presenza dell'iscrizione (CIL II 4126 = RIT 144 - Tarraco) in questa localitá dove Ovinio
non esercitó alcuna carica pubblica. II suo cursus honorum é il seguente (Cfr. AE, 1935, 21 (Mintur-
nae); AE, 1954, 182) : quaestor, adlectus inter tribunicios, praetor, curator viae Valeriae e viae Tiburti-
nae ( La via Valeria é la continuazione della Via Tiburtina), legatus legionis I Italicae, leg. legionis Mysiae
inferioris, curator viae Flaminiae, consul designatus e curator reipublicae Riciniensium. In base ai dati
(Ricina acquistó il titolo di colonia per concessione di Pertinace o di Settimio Severo alia fine del II
secólo e Vadlectio inter tribunicios non puó essere posteriore a Settimio Severo) forniti dalla sua came-
ra si puó datare il periodo in cui é vissuto alia fine del secondo secólo fino agli inizi del terzo. Era spo-
sato con Rufria Secundilla (AE, 1935, 21), da cui ebbe Rufria Ovinia Corneliana (AE, 1954, 182).

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L'ARISTOCRAZIA SENATORIA ISPANICA, NEL CORSO DEL HI E DEL IV SECÓLO d. C. 359

ca e di estrazione equestre siano éntrate nell'ordine senatorio in questi due seco-


li. Alcuni viri clarissimi discendono da famiglie éntrate nell'ordo senatorius alia
fine del I secólo o agli inizi del II d. C.89, mentre altri sembrano essere i primi della
propria famiglia a diventare senatori. In epoca severiana, per esempio, risulta
attestata la promozione di almeno cinque famiglie90. La gens dei Catinii1, per
esempio, originaria di Ebora in Lusitania, deve essere entrata nell'ordo senatorius
all'epoca dell'imperatore Settimio Severo, dato che non é attestata in precedenza.
Non é da escludere che l'ingresso al Senato sia stato concesso proprio dall'impe-
ratore come segno di gratitudine per la fedeltá dimostrata da questo personaggio
dell'ordine equestre, durante la rivolta di Clodio Albino nel 197 d. C, che vide
coinvolta contro Settimio anche la Spagna. Sembra che questo imperatore abbia
dato, durante il suo regno, la possibilitá di ascesa sociale, nel caso delle tre pro-
vince ispaniche, solo a gentes provenienti dai ranghi dell'esercito, come gli Alfe-
nii della Híspanla Citerior o i Cornelii AnuUini della Baetica. Molto probabil-
mente, anche queste famiglie, durante la rivolta di Clodio Albino, si distinsero per
la loro fedeltá. Nel caso dei Cornelii AnuUini non é da escludere che l'impera-
tore abbia avuto modo giá prima dell'usurpazione di Clodio di conoscere ed
apprezzare il valore del capostipite di questa gens. Secondo Birley92 Settimio Seve-
ro nel 164 d. C. ricopri a Roma una carica del vigintivirato, e durante questo sog-
giorno nella capitale puó aver incontrato P. Cornelius Anullinus. Sappiamo infatti
che Anullino, piü vecchio di almeno dieci anni rispetto a Settimio, era a Roma a

89- I Cornelii ed i Roscii risalgono alia seconda meta del I secólo, gli Annii Veri, alia fine del I
secólo inizi II, gli Julii, alia prima meta del II secólo, all'epoca di Adriano ed Antonino Pió, i Coelii e
i Fabii, ed infine all'epoca di Commodo gli Ovinii e i Vettii. A parte la gens degli Ovinii, che é attesta-
ta fino al IV secólo, tutte le altre famiglie sembrano durare fino al III secólo, non oltre l'etá dei Severi.
La gens piü antica é quella degli Acitti, che dall'etá repubblicana é attestata fino al IV secólo.
90. Le famiglie sonó : gli Alfenii, gli Alfii, i Catinii, i Fabii Fabiani e i Fabii/Flavii, questi ulti-
mi conosciuti dai bolli anforari. Sembra che solo gli Alfii ottennero l'accesso al Senato grazie ad una
adlectio inter tribunicios. Queste gentes dell'epoca severiana non durano piü di due generazioni, eccet-
to gli Alfenii e i Fabii Fabiani, che permangono fino al IV secólo.
91. Catinius é noto da una iscrizione di Ebora (CIL II 111. Per il testo vedi nota n. 47) in Lusita-
nia, da cui proviene la sua famiglia, i Catinii (Barbieri G. 1952, n. 1989; Balil A. 1961, p. 58; Wiegels
R. 1971, n. 48; Etienne R. 1982, n. 1 p. 525). Risulta marito di Canidia Albina, padre di Catinius Cani-
dianus e zio di Catinia Aciliana, e dato che tutti i suoi parenti sonó nominati clarissimi, l'appartenenza
di Catinio all'ordine senatorio pare lógica. Inoltre secondo Castillo (Castillo C. nella Discussione nell'ar-
ticolo di Etienne R. 1982, p. 527 e stemma p. 528) Catinio sarebbe párente per linea materna con l'ispa-
nico L. Fabius Cilo Septiminus Catinius Acilianus Lepidus Fulcinianus (In quanto la madre di Fabio
Cilone si chiamerebbe [Aci?]lia, Q.f., Avita. Cfr. CIL II i 13. Per gli stémmi familiari vedi Caballos Rufi-
no A. 1990, pp. 96-97. Vedi nota n. 28). Visse fra il II ed il III secólo d. C. É considerato un homo novus.
Catin(ius) Canidianus membro della gens Catinia, figlio di Catinius e Canidia Albina, cugino di
Catinia Aciliana, é oriundo di Ebora in Lusitania (CIL II 111. Per il testo vedi nota n. 47). Molto pro-
babilmente é párente di L. Fabius Cilo Septiminus Catinius Acilianus Lepidus Fulcinianus (Vedi nota n.
28). Questo personaggio, nominato c(larissimae) m(emoriae) v(ir), é vissuto all'inizio del terzo secólo,
ma la sua camera non é nota (Per ulteriore bibliografía cfr. Caballos Rufino A. 1990, p. 98; Balil A. 1961,
p. 58; Barbieri G. 1952, n. 1989, pp. 508-509, p. 524, p. 552; Wiegels R. 1971, n. 49; Etienne R. 1982,
n. 2 p. 525).
92. Birley A. R. 1988, p. 40.

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360 L'ARISTOCRAZIA SENATORIA ISPANICA, NEL CORSO DEL III E DEL IV SECÓLO d. C.

svolgere la funzione di praetor, fra il 163 ed il 165 d. C. In quegli anni quindi l'im-
peratore ed il senatore ispanico possono essersi incontrati. Nel 170/171 d. C, Set-
timio ricopri in Baetica la carica di quaestor93 e sembra che il proconsul Baeticae
da cui dipendesse fosse Anullino, proconsole della provincia proprio in quegli
anni. Si puo ipotizzare94 che la carica di quaestor ricoperta da Settimio sia stata il
risultato di una richiesta formulata da Anullino95, dato che capitava frequentemen-
te che l'assegnazione dei questori fosse dettata dalla scelta personale del governa-
tore della provincia96. In seguito il senatore fece una brillante camera politica,
diventando nel 198 praefectus urbi e nel 199 consul ordinarius. Grazie ai suoi
meriti militari ed ai suoi vincoli di amicizia con Settimio, ottenne per suo figlio97
dalFimperatore il conferimento del patriziato. Un análogo trattamento di favore si
é riscontrato nei confronti di un altro senatore ispanico, L. Fabius Cilo Septiminus
Catinius Acilianus Lepidus Fulcinianus98, probabilmente conosciuto da Settimio
durante un incarico, prima di diventare imperatore. Nel 180 d. C, Settimio venne
posto al comando della legio IVScythica in Siria99, mentre nel medesimo periodo
L. Fabius Cilo, comandava la legio XVI Flavia. Puo essere che il futuro imperatore
ed il senatore siano stati colleghi100, oppure che si siano conosciuti quando l'im-
peratore venne nominato governatore della Gallia lugdunensis tra il 185 ed il 189
d. C.101e Fabio Cilone era proconsul nella provincia confinante, la Gallia Narbo-
nensis102. Comunque sia anche Fabio ottenne riconoscimenti eccezionali. Ricevet-
te nel 194 d. C, durante la spedizione oriéntale, in cui accompagno Settimio, il
titolo di comes, che conservo per tutta la sua camera. Fu prefetto della cittá e
ricopri per due volte il consolato. Inoltre ottenne il titolo onorifico di amicus
Augustorumm e ricevette in regalo dall'imperatore un palazzo a Roma104.
Nel corso del III e del IV secólo d. C. vi sonó personaggi ispanici che hanno
stretti rapporti di parentela con famiglie imperiali e che in virtü di questo légame

93- HA, v. Sept. Sev., 2, 3-4 -.post quaesturam sorteBaeticam accepit atque inde Africampetiit, ut
mortuo patre rem domesticam componeret.
94. Birley A. R. 1988, pp. 49-50.
95. In realtá il testo della Historia Augusta tramanda accanto alia parola quaestura il termine
"sorte". Vedi nota n. 93.
96. I questori venivano sólitamente sorteggiati, anche se in alcuni casi le scelte personali dei gover-
natori provinciali prevalevano. Cfr. Hammond N. G. L., Scullard H. H. 1970, II, s. v. questori, pp. 1771-
1772.
97. Vedi nota n. 59.
98. Vedi nota n. 28.
99. HA, v. Sept. Sev., 3, 6.
100. Birley A. R. 1988, p. 73, p. 114.
101. Non é da escludere che Settimio e Cilone si possano essere conosciuti durante i due incarichi
rícoperti dall'imperatore in Spagna : nel 170/171 come quaestor Baeticae e negli anni fra il 177 ed il
180 d. C, con una carica di rango pretorio, in Hispania Tarraconensis. Forse era legatus iuridicus con
speciali responsabilitá nella Asturia ed in Galizia.
102. Birley A. R. 1988, p. 76.
103. Dig. I 15.5.
104. Ps. Aur. Vict., Epit., 20,6 : aedibus quoque memoratu dignis.

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LAR1STOCRAZIA SENATORIA ISPANICA, NEL CORSO DEL III E DEL IV SECÓLO d. C.
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ricoprono cariche importanti. M. Annius Flavius Libo105, per esempio, é l'ultimo


membro della gens degli Annii Libones106, caratterizzati dal cognomen specifico
Libo e discendenti dalla famiglia dell'imperatore Marco Aurelio, gli Annii Veri,
entrati in Senato nel corso dei primi due secoli della nostra era. Annio Flavio é un
patricius ed ottiene il consolato come ordinarius nel 204 d. C. Nel IV secólo diver-
si senatori ispanici occupano posti di prestigio e svolgono incarichi importanti in
Occidente, ma soprattutto in Oriente, grazie ai loro rapporti di parentela o di ami-
cizia con la famiglia imperiale di Teodosio o con quella di sua moglie, Aelia Fla-
via Flacilla107, come Flavius Eucheríus108, zio dell'imperatore, che dopo essere
stato dal 377 al 379 comes sacrarum largitionum in Occidente, fu onorato con un
consolato nel 381 d. C.
Dieci senatori ispanici sonó noti per essere patricii e risalgono tutti all'epoca
della dinastía dei Severi109. La scarsitá delle fonti di cui si dispone maschera senza

105. M. Annius Flavius Libo, patrizio, membro di una famiglia di origine ispanica, gli Annii Veri,
fu salius palatinus nel 178 (CIL VI 1979) e consul ordinarius nel 204 insieme ad un altro personaggio
ispanico, L. Fabius Cilo (Zos., II, 4, 3; VII, 2; SEG IV, 544; CIL III 14203, 8 e 9; CIL VI 2003. Vedi nota
n. 28). I suoi antenati sonó legati alia famiglia dell'imperatore Marco Aurelio. Infatti il suo bisnonno, M.
Annius Libo, consul nel 128, era lo zio paterno di Marco Aurelio (AE, 1926, 151; CIL VI 10048 = ILS
5287; CIL VI 10299- CIL VI 30705; CIL XV 513. Il padre era M. Annius Sabinus Libo, curator Lavinii e
clarissimus vir (CIL XIV 2070 = ILS 6183); ed il nonno era M. Annius Libo, consul suffectus nel l 6 l
e leg. Aug. pro praetore Syriae nel 162-163, morto poco prima il 169 (CIL III 7060 = ILS 7190). Cfr.
Castillo C. 1982, n. 12 p. 490; Wiegels R. 1971, n. 31; Caballos Rufino A. 1990, pp. 57-58; Barbieri G.
1952, n. 29 = 1220, p. 494, p. 480; Balil A. 1961, p. 51; Stroheker K. F. 1963, p. 109).
106. Il praenomen era Marcus. Il bisnonno si chiamava M. Annius Libo, il nonno M. Annius Libo
ed il padre M. Annius Sabinus Libo. Cfr. Castillo C. 1982, pp. 469-470. In uno studio successivo C.
Castillo, "Los senadores de la Bética : Onomástica y parentesco", Gerión 2, 1984, p. 243, ha ipotiz-
zato che questo senatore possa essere stato un Flavius adottato da un membro della famiglia degli
Annii Libones.
107. Aelia Flavia Flacilla nativa della Spagna (Claud., Laus Ser, 63-9), fu la prima moglie di Teo-
dosio (Vedi nota n. 36. PLRE I p. 341-342 e Stemma 5; Stroheker K. F. 1963, pp. 114-115), da cui ebbe
tre figli : Arcadio, Onorio e Pulcheria (Claud., Nupt. Hon. etMar., 43; lord., Rom., 311; Greg. Nyss., Or.
Fun. Flacc, Or. Fun. Pulcb.). Elia Flacilla fu augusta ( Jahresh. Akad. Wien 45, Beiblatt 85, 11-12 (Ephe-
sus) e D 9466 Aphrodisias (Caria)) a partiré dal 379, quando Teodosio diventó imperatore, fino a quan-
do lei morí nel 386 (Claud., IV Cons. Hon., 158; Zos., IV, 44, 3; Lib., Or., 20, 4, 22, 8). Sappiamo che
alia morte della anónima sorella ne allevo il figlio Nebridio, come se fosse stato suo, alia corte di Co-
stantinopoli insieme ad Arcadio ed Onorio (Hier., Ep., 79, 2).
108. Flavius Eucherius zio di Teodosio (Matthews J. 1975, p. 95, p. 109; PLRE I Eucheríus 2 p. 288;
Stroheker K. F. 1963, pp. 113-114), fratello del padre Flavio, il magister militum (Zos., V, 2, 3 (passo
dove uno zio di Arcadio é chiamato Eucherius ); Them., Or, 16, 203 D Ps. Aur. Vict., Epit., 68, 18 :
patruum colere tamquam genitorem), fu comes sacrarum largitionum in Occidente da marzo del 377
alia fine del 379 sotto Graziano (CTh I 32.3 (29 marzo 377). Chastagnol A. 1965, p. 288 non é d'accor-
do con l'attribuzione di questa carica, sostiene invece che Eucherio fu proconsole dell'Africa nel 380
(CTh X 20.9 - 28 febbraio 380). Teodosio lo onoró con un consolato durante il suo regno, fu consul
ordinarius infatti nel 381 con Flavio Syagrio (PLRE I Syagrius 2 p. 862 e Syagrius 3 pp. 862-863; Mar-
tindale J. R. 1967, pp. 254-256). Fu mandato alia corte di Costantinopoli per ordine del ñipóte e la sua
presenza in Oriente é attestata in Zosimo almeno fino al 395 (Zos., V, 2, 3).
109- Dopo Caracalla, infatti, l'indicazione del patriziato nelle iscrizioni si fa rara e i dieci senato-
ri dell'epoca severiana sono : L. Annius Fabianus (Vedi sotto); M. Annius Flavius Libo (vedi nota n.

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362 CHANTAL GABRIELLI
LARISTOCRAZIA SENATORIA ISPANICA, NEL CORSO DEL III E DEL IV SECÓLO d. C.

dubbio lo status di certe famiglie. Dopo il 230/240 i cursus honorum completi sono
ran : la stessa indicazione del patriziato diventa poco frequente. Durante l'lmpe-

105); L. (?) Annius Maximus (Vedi sotto); D. Caelius Calvinus Balbinus (Vedi nota n. 58); P. Corne-
lius Anullinus (Vedi nota n. 59); Q. Pompeius Falco Sosius Priscus fVedi nota n. I l l ) ; Q. (Pompeius)
Sosius Falco (Vedi nota n. I l l ) ; L. Roscius Aelianus Paculus (Vedi sotto); L. Roscius Aelianus Pacu-
lus Salvius lulianus (Vedi sotto); ...CI Saelia ...us Rufus lulianus (Vedi sotto). L. Annius Fabianus
di famiglia patrizia, salius Palatinus nel 189 (CIL VI 1980) e consul ordinarius nel 201 (CIL VI 1603;
CIL VI 2109), era un nipote deH'omonimo governatore della Dacia nell'epoca di Marco Aurelio, fra
il 135 e il 157, di origine equestre (Pertanto il patriziato fu conferito a lui o al padre. Cfr. PIR2 A 643;
Lambrechts P. 1968, n. 21; Barbieri G. 1952, n. 28, n. 850, p. 480, p. 501). La provenienza dalla Spa-
gna é molto incerta, basata soltanto sulla onomástica, in questo caso di limitata attendibilitá come
argomento unico per la diffusione in tutto l'lmpero sia del gentilizio che del cognomen (Caballos
Rufino A. 1990, p. 337 pensa che sia preferibile piuttosto un'origine nord africana, collegata ad un
omonimo personaggio, L. Annius C. f. Quir. Fabianus, che esercitó cariche municipali a Cesárea in
CIL VIII 9374). L. (?) Annius Maximus di famiglia patrizia clarissimus vir (CIL XV 7390), fu salius
palatinus nel 191 (CIL VI 1980) e consul ordinarius nel 207 (IG XII 7, 240.397). La sua origine ispa-
nica é molto incerta, in quanto legata solo alia ipotetica parentela con la famiglia di M. Annius Fla-
vius Libo, originaria della Baetica (Caballos Rufino A. 1990, pp. 61-62. Barbieri G. 1952, n. 31, n.
1221, p. 480, p. 523, considera Annio Massimo originario della Lidia; mentre Lambrechts P. 1968, n.
24, lo crede itálico. Cfr. PIR2 A 671. Vedi nota n. 105). L. Roscius Aelianus Paculus deve la sua pro-
venienza dalla Spagna alia parentela con L. Roscius Aelianus Maecius Celer, consul suffectus nel 100,
di probabile origine ispanica (Groag PW I A 1, 1914, 1117-1119- Questo personaggio sarebbe il
bisnonno di Roscio Eliano). Fu (CIL VI 1978 = ILS 5024; CIL X 1784 = ILS 6334. Si attribuiscono a
Ro-scio anche una serie di tubature in piombo, provenienti dalla via antiqua Labicana, che attes-
terebbero l'esistenza di alcune sue proprietá anche a Roma (CIL XV 7523). Viene attribuita a Roscio
anche una iscrizione proveniente da Velitrae (Italia, Regio I), datata al II secólo, dedicata a [L. ?] Ros-
cius [C]atathymius e a Domitia Secunda dal patrono [L. ?] Roscius [A]elianus [P]aculus (AE, 1984, 172))
salius Palatinus, flamen nel 170 (La sua famiglia quindi aveva ottenuto il patriziato) e consul ordi-
narius nel 187. Per Wiegels (Wiegels R. 1971, n. 147) sarebbe morto poco dopo aver rivestito il con-
sulate, mentre invece é piü verosimile che sia vissuto fino al 204 (Caballos Rufino A. 1990, pp. 284-
285), anno in cui suo figlio Roscius identificato con L. Roscius Aelianus Paculus Salvius lulianus
partecipo al ludus Troiae (CIL VI 32334, 5. Balil A. 1961, pp. 55-56). Si sposó con Vibia Salvia Varia
(Questa donna era imparentata con il giurista Salvius lulianus, e si sposó per la seconda volta con
M. Nummius Umbrius Primus Senecio Albinus, consul ordinarius nel 206. Cfr. CIL V 4353; R. Hans-
lik PW VIII A 2, 1958, 1999), originaria di Brixia, da cui ebbe Roscia Paculla (CIL V 4342. Vedi sotto)
e L. Roscius Aelianus Paculus Salvius lulianus. deve la sua provenienza dalla Spagna alia parentela
con L. Roscius Aelianus Maecius Celer, consul suffectus nel 100, di probabile origine ispanica (Groag
PW I A 1, 1914, 1117-1119- Questo personaggio sarebbe il bisnonno di Roscio Eliano). Fu (CIL VI
1978 = ILS 5024; CIL X 1784 = ILS 6334. Si attribuiscono a Roscio anche una serie di tubature in
piombo, provenienti dalla via antiqua Labicana, che attesterebbero l'esistenza di alcune sue pro-
prietá anche a Roma (CIL XV 7523). Viene attribuita a Roscio anche una iscrizione proveniente da
Velitrae (Italia, Regio I), datata al II secólo, dedicata a [L. ?] Roscius [Qatathymius e a Domitia Secun-
da dal patrono [L. ?] Roscius [Alelianus [P]aculus (AE, 1984, 172)) salius Palatinus, flamen nel 170
(La sua famiglia quindi aveva ottenuto il patriziato) e consul ordinarius nel 187. Per Wiegels (Wie-
gels R. 1971, n. 147) sarebbe morto poco dopo aver rivestito il consolato, mentre invece é piü vero-
simile che sia vissuto fino al 204 (Caballos Rufino A. 1990, pp. 284-285), ánno in cui suo figlio Ro-
scius identificato con L. Roscius Aelianus Paculus Salvius Lulianus partecipo al ludus Troiae (CIL VI
32334, 5. Balil A. 1961, pp. 55-56). Si sposó con Vibia Salvia Varia (Questa donna era imparentata
con il giurista Salvius Lulianus, e si sposó per la seconda volta con M. Nummius Umbrius Primus
Senecio Albinus, consul ordinarius nel 206. Cfr. CIL V 4353; R. Hanslik PW VIII A 2, 1958, 1999),
originaria di Brixia, da cui ebbe Roscia Paculla (CIL V 4342. Vedi sotto). L. Roscius Aelianus Pacu-
lus Salvius lulianus di origine ispanica era figlio di L Roscius Aelianus Paculus (Caballos Rufino A.

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CHANTA! GABRIELLI
L'ARISTOCRAZIA SENATORIA ISPANICA, NEL CORSO DEL III E DEL IV SECÓLO d. C.
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ro, il patriziato era ereditario, conferito dall'imperatore a un personaggio in cam-


bio di particolari meriti110. I patrizi individuad di etá severiana furono tutti consoli
ordinari o suffetti, eccetto un senatore111, la cui carriera risulta pero incompleta.

1990, pp. 285-286; Wiegels R. 1971, n. 149; Balil A. 1961, pp. 56-57; Barbieri G. 1952, n. 445, n. 1145;
Lambrechts P. 1968, n. 330 e n. 658) e di Vibia Salvia Varia, originaria di Brixia (CIL V 4353) e fra-
tello di Roscia Paculla. Viene identificato con Roscius (CIL VI 32334, 5), il fanciullo che prese parte
ai ludi saeculares del 204. Nel 223 fu nominato consul ordinarius (CIL IX 338 = ILS 6121 (Canu-
sium); CIL V 4141 = ILS 3018 (Brixia)) e Pflaum (AE, 1952, 115) propose di identificarlo con un per-
sonaggio noto da una iscrizione di Emérita "...C...I.SAELIA US...RUFUSIULIANUS", pero questo fu
consul suffectus e non consul ordinarius, inoltre Roscio Eliano non aveva il cognomen Rufus. Dove-
va avere possedimenti sia a Brixia (CIL V 4241 = ILS 3018 (Brixia)), dove si trasferi la sua famiglia,
sia a Siracusa (AE, 1952, 158 (Floridia, Siracusa)). Da una iscrizione dedicata a Iuppiter da uno dei
suoi liberti sappiamo che aveva una moglie di nome Bassa e che aveva almeno due figli :
"...co(n)s(ulis)/ et Bassae filiorumque/ eor(um)...". ...C...I Saelia ...us ...Rufus Iulianus (La possi-
bilitá che si tratti di SAELIA(NO) é da escludere visto che il cognomen Saelianus non esiste. La let-
tura rimane incerta perché davanti alia A non esiste interpunzione, la lettura della / é ormai certa e
la possibilitá di un dativo singolare in is é da escludere. Cfr. AE, 1952, 115 e AE, 1956, 135) é noto
da una iscrizione proveniente da Augusta Emérita, in Lusitania (A. Floriano, "Excavaciones en Méri-
da (campañas de 1934 y 1936)*', AEA 17, 1944, p. 182, f. 13; AE, 1952, 115; AE, 1956, 135). E stato
erróneamente identificato con L. Roscius Aelianus Paculus Salvius Iulianus (Pflaum, add. AE, 1952,
115). Fu consul suffectus, proconsul provinciae Africae (Wiegels R. 1971, n. 166 per la menzione
della tribu data l'iscrizione al II secólo o al massimo agli inizi del III), sodalis Flavialis Titialis, Fetia-
lis, Vllvir epulonum, viene considerato patrizio per aver ricoperto queste tre alte funzioni religiose
(Wiegels R. 1971, n. 166). La sua origine é insicura (Caballos Rufino A. 1990, pp. 454-455). Molto
probabilmente proveniva da Emérita il dedicante dell'iscrizione, ex testamento T. Aemili T. f Pap.
Saturnini, come si deduce dalla sua pertinenza alia tribu Papiria e da alcuni personaggi con il suo
stesso nome attestati a Gades (CIL II 1751. [Ajemilius Saturninus), Barcino (AEA 28, 1955, p. 218.
Aemilis Saturninus con il praenomen Lucius occupo cariche municipali a Barcellona) e Tarraco (CIL
II 4219).
110. I patrizi avevano un vantaggio nella carriera, potevano passare dalla questura alia pretura
senza il gradino intermedio del tribunato della plebe o della edilitá : ció comportava il consegui-
mento, piü rápido di almeno due anni, di un governo provinciale. Inoltre piü celermente potevano
raggiungere il consolato, essendo dispensati da parecchie cariche pretorie. Cfr. Barbieri G. 1952,
p. 474; p. 479.
111. Si tratta di Q. Pompeius Falco Sosius Priscus. Di origine ispanica, figlio di Sulpicia Agrippi-
na (Groag, fÓAIXVIII, 1915, col. 265 s) e di Q. Pompeius Sosius Falco, imparentato con la famiglia ispa-
nica dei Roscii (Wiegels R. 1971, n. 133 e Anhang III. Caballos Rufino A. 1990, pp. 258-259 cita a so-
stegno dell'origine spagnola una iscrizione proveniente da Petra (Manacor, Mallorca), pubblicata da C.
Veny, Corpus de inscripciones baleáricas hasta la dominación árabe, Roma 1965, pp. 73-74, n. 61 e
XVIII fig. 50, dove compare 'A praenomen QCuintus), il gentilizio Falco e il cognomen Priscianus). Era
un vir clarissimus (CIL VI 1490 = ILS 1106. cfr. Barbieri G. 1952, n. 1130; Lambrechts P. 1968, n. 312),
fu quaestor candidatus imp. M. Aurelifi AntoniniJ Pii FelicfisJ (CIL VI 1491 = CIL XIV 2803- Queste due
iscrizioni, considerate un tempo separatamente, sonó invece due frammenti della medesima epígrafe)
o sotto Caracalla dopo il 211 o sotto Eliogabalo dal 218 al 222 (Caracalla ricevette il titolo Pius nel 200
e nel 211 il titolo Felix, e a partiré da Eliogabalo (218-222) tutti gli imperatori assunsero gli epiteti Pius
Felix Augustus o Pius Felix Invictus Augustus. Cfr. Caballos Rufino A. 1990, pp. 258-259), salius (Colli-
nus), da cui si deduce che la sua famiglia aveva ottenuto il patriziato da diverse generazioni, pontifex
cooptato nel collegio fra il 211 e il 222, praetor designatus e forse di nuovo praetor. Potrebbe essere il
patrono della cittá di Gabii, dove una iscrizione (CIL VI 1491 = CIL XIV 2803) in suo onore fu eretta
per ".../Decuriones, seviri Augustales, municipii/ locus datus decreto decurionum", oppure piü sem-
plicemente aveva in quella zona dei possedimenti. Q. (Pompeius) Sosius Falco di origine ispanica

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364 CHANTAL GABRIELLI
L'ARISTOCRAZIA SENATORIA ISPANICA, NEL CORSO DEL III E DEL IV SECÓLO d. C.

Abbiamo visto come non tutte le famiglie senatorie del III secólo riescono a
permanere anche nel secólo successivo e che anzi proprio nel IV secólo é attesta-
ta in alcuni testi letterari la decadenza económica di certe gentes. Un drástico ridi-
mensionamento delle risorse patrimoniali impediva ad una famiglia senatoria di
mantenere il proprio rango, in quanto diventava troppo gravoso ricoprire magi-
strature e conservare il proprio posto nell'élite dirigente. Trimestralmente il prefet-
to della cittá redigeva per gli imperatori un elenco commentate», trimestris instructio,
dei viri clarissimi che si sottraevano al pagamento, per mancanza di risorse112,
della imposta fondiaria a loro riservata, la collatio glebalis113. Se la ricchezza di un
senatore e della sua famiglia fosse scesa al di sotto del censo mínimo richiesto, di
cui ignoriamo l'ammontare, il Senato poteva non ammetterlo piü come suo mem-
bro ed esonerarlo dalla Curia. Illuminanti a tal proposito sonó gli esempi dei sena-
tori Valerius FortunatusnA e Tuentiusm. Valerio Fortunato, orfano di padre116, fu

(Wiegels R. 1971 n. 136 e Anhang III; Caballos Rufino A. 1990, pp. 264-265) e non itálica (Come ha
sostenuto invece Barbieri G. 1952, n. 481), apparteneva alia gens dei Pompei imparentata con la fami-
glia dei Roscii nativa della Spagna. Dalla Historia Augusta (HA, v. Pert., 10, 2 : ... quasi Fabiae f seti-
quefilius ex Ceionii Commodi familia) ricaviamo il nome della madre : Fabia, identificata con la figlia
di L. Aelius Caesar e sorella di L. Vero, collega di Marco Aurelio nella gestione deU'Impero (Cfr. HA, v.
Marc, 29, 10 : Enisa est Fabia ut Faustina mortua in eius matrimonium coiret. HA, v. Ver, 10, 3). Sem-
bra che Falco abbia tramato una congiura contro Pertinace, per sostenere i suoi diritti familiari all'Im-
pero. In seguito proscritto dal Senato, venne graziato dall'imperatore che gli concesse di conservare i
suoi beni (HA, v. Pert., 10; D. C, LXXIII, 8, 5. Il passo della Historia Augusta é molto problemático,
perché súbito dopo sembra escludere un diretto coinvolgimento di Falco alia congiura). Un fatto certo
é che i rapporti fra Falco e l'imperatore Pertinace non erano buoni (HA, v. Pert., 5, 2 : Quails impera-
tor es futuras, hinc intellegimus, quod Laetum et Marciam, ministros scelerum Commodi, post te vide-
mus. Queste sonó le parole di Falco che aecusa Pertinace di aver preso parte ai crimini commessi da
Commodo, e Pertinace risponde (HA, v. Pert., 5, 3) : Iuvenis es consul nec parendi seis necessitates,
paruerunt inviti Commodo, sed ubi habuerunt facultatem, quid semper voluerint ostenderunf). Patrizio
fu consul ordinarius nel 193 (CIL II 4125 - RIT 143; CIL X 4760; CIL XIII 11753; IGR III 500 col. III w .
12 s.; HA, v. Pert., 15, 6; CIL VI 1173C), e con molta incertezza salius Palatinus nel 189 (Secondo Lam-
brechts P. 1972, n. 1141 e Barbieri G. 1952, n. 481, che si basarono su CIL VI 1980, 10, dove si legge-
va solo in loco Sosii e quindi non necessariamente attribuibile a Sosio Falco). Forse era figlio di Q. Pom-
peius Sosius Priscus, consul ordinarius nel 169 (Il nome completo di questo personaggio é Q. Pompeius
Senecio Roscius Murena Coelius Sex. lulius Frontinus Silius Decianus C. Iulius Eurycles Herculaneus L.
Vibullius Pius Augustanus Alpius Bellicus Sollers lulius Aper Ducenius Proculus Rutilianus Rufinus
Silius Valens Valerius Niger Cl. Fuscus Saxa Anyntianus Sosius Priscus. Cfr. Wiegels R. 1971, n. 135;
Lambrechts P. 1968, n. 758). Era sposato con Sulpicia Agrippina, figlia di Sulpicius Pollio (PIR1 S 730;
Groag PW IV A 1, 1931, 821), molto probabilmente originario dell'Asia Minore, e da lei ebbe un figlio
Q. Pompeius Falco Sosius Priscus.
112. Symm., Reí., 46 : qui in amplissimam curiam collegarum numerus influxerit, et quid censibus
senatoriis aut novi professio incrementi dederit aut exemptio veteris amputarit. Cfr. Vera D. 1981, pp.
335-338.
113- Era un'imposta fondiaria, riservata ai clarissimi, gravante sulle terre dei senatori in aggiunta alia
nórmale imposta fondiaria, la iugatio-capitatio. La tassa era annuale e pagata in oro, ripartita in quat-
tro aliquote : 8, 4 e 2 folies, e 7 solidi, quest'ultima per venire incontro alie esigenze dei senatori piü
poveri. Per ulteriore bibliografía vedi Marcone A. 1987, p. 97.
114. Vedi nota n. 38.
115. Tuentius personaggio di origine ispanica (Stroheker K. F. 1963, p. 120; PLRE II p. 1130; Mar-
cone A. 1987, pp. 96-98), vir clarissimus, fu sacerdote provinciale in Spagna. Nel 398 corse il pericolo

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CHANTAL GABRIELLI
L'ARISTOCRAZIA SENATORIA ISPANICA, NEL CORSO DEL III E DEL IV SECÓLO d. C.
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private dello status senatorio, mentre era ancora ragazzo su richiesta della madre,
a causa deirimpoverimento della sua famiglia. Nel momento in cui Valerio avreb-
be dovuto esercitare la questura, la madre presento una dichiarazione della sua
fortuna, dimostrando che il figlio non sarebbe state in grado di sostenere gli oneri
finanziari incombenti sui quaestores candidati ed in questo modo ottenne la per-
dita della dignitá senatoria per decisione dell'imperatore. La curia di Emérita117,
cittá natale di Valerio, provó in seguito, forse prima del 377 d. C.118, ad inserirlo fra
i decurioni, dato che egli si trovava vacuus dignitatis. L'ordo decurionum lo aveva
scelto per questo incarico senza riguardo al suo state patrimoniale, Valerio fu pro-
cessato, ma dato che risultó troppo povero per sostenere un simile onere, la stes-
sa curia abbandono la sua richiesta119. Diventato adulto, Valerio contesto l'azione
di sua madre e voile farsi reintegrare nelYordo amplissimus, facendosi eleggere
magistrate. Simmaco parló al Senate in suo favore, sostenendo la sua nomina
come quaestor candidatus, unico munus che gli avrebbe fatto riacquistare la dig-
nitá senatoria. Inoltre Simmaco, grazie alia sua amicizia con il comes sacrarum lar-
gitionum di probabile origine ispanica, Aemilius Florus Paternus120, fece ottenere
nel 397/398 d. C. a Valerio l'esenzione dal pagamento della tassa minimale di 7
solidi della collatio glebalis121, in ragione del suo state patrimoniale.
Tuentius, invece, esponente deH'aristocrazia terriera ispanica, era un honora-
tus, che esercitava la carica di sacerdote provinciale e a questo titolo godeva
deH'immunitá fiscale122, sacerdotiiprivilegium. Éntrate poi in Senate, fu sottomes-

di perderé il suo rango senatorio per la sua poverta (Symm., Ep., IV, 61. Per il testo vedi nota n. 125),
ma Eufrasio (Vedi nota n. 70), proprietario ternero ispanico, intercesse per lui presso il senate Alcuni
quaesitores glebae senatoriae furono mandati in Spagna per valutare le sue proprietá e confermare la
sua poverta, cosi Felix, praefectus urbi nel 398, lo esentó dalle obbligazioni senatorie.
116. Valerio Fortunato é stato identificato con l'anonimo figlio (PLRE II Anonymus 89 pp. 1232-1233)
del senatore Thalassus (PLRE II Thalassus 1 p. 1061), secondo Marcone A. 1987, p. 96, mentre gli stu-
diosi, Vera D. 1981, p. 336 e Chastagnol A. 1992, pp. 302-303 e p. 287, non concordano con l'identifi-
cazione e sostengono che siano due persone distinte. Cfr. Symm., Ep., V, 58 : ego quidem senatui inte-
resse nonpotui, quo die Thalassi filius dignitatis nostrae muneribus exemptus est, sed spem futurae pro
eo actionis non levi apud amicos commendatione solidaveram. Nec tamen impetrationis gratiam mihi
vindico : iustitia postulati et interventus tui desiderata promovit.
117. Symm., Or, 8.
118. Molto probabilmente prima del 377, anno in cui i discorsi di Simmaco furono pubblicati.
119. Chastagnol A. 1992, p. 287.
120. Aemilius Florus Paternus fu proconsul Africae nel 393 (CTh X 19.4; CIL VIII 1412 = 15204 Thi-
gnica (Africa Proconsularis) : ...[proconsulatu AejmiliiFloriPatemi v. c. et inlustris etEriFani Geminiani v.
c. leg....) e comes sacrarum largitionum in Occidente dal 396 al 398 d. C.(PLRE I Paternus 6 pp. 671-672).
Dall'epistolario di Simmaco (Symm., Ep., V, 58-66; Ambr, Ep., 8, 59) sappiamo che suo figlio si chiamava
Cynegius e questo ha fatto pensare ad una parentela con l'ispanico Maternus Cynegius (Vedi nota n. 78).
Inoltre, secondo Matthews (Matthews J. 1975, pp. 110-111), Aemilia Materna Thermantia (ILS 8952), figlia
di Stilicone e di Serena, nipote di Teodosio, avrebbe potuto indicare con il suo nome una ulteriore paren-
tela fra Serena e la famiglia del prefetto del pretorio Materno Cynegio. In base all'onomastica la prove-
nienza dalla Spagna di Emilio Floro risulterebbe probabile (Chastagnol A. 1982, p. 186, p. 188).
121. Vedi nota n. 113.
122. Una legge del 337 (CTh XII 5.2) aveva stabilito che i sacerdoti provinciali fossero esentati
dall'annona e dai muñera inferiora, ma una legge successiva del 371 (CTh XII 1.75) aveva stabilito che

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366 CHANTAL GABR1ELLI
L'ARISTOCRAZIA SENATORIA ISPANICA, NEL CORSO DEL III E DEL IV SECÓLO d. C.

so al pagamento di alcune imposte, come la collatio glebalis125, che non riusci a


pagare per le sue gravi difficoltá economiche. Allora Euphrasius124, suo amico125 e
proprietario ternero di probabile origine ispanica, intercedette per lui in Senato
presso Felix, praefectus urbi nel marzo del 398126, domandando ufficialmente che
fosse esentato dal pagamento di tali tasse, a causa della sua povertá, exhausta for-
tuna. Alcuni quaesitores glebae senatoriae furono mandati in Spagna per valutare
le proprietá di Tuenzio e confermarne lo stato di indigenza. In seguito a questa
ispezione Felix lo esentó dalle obbligazioni senatorie, ma non lo privó del rango
senatorio.
Conosciamo i cursus honorum dei senatori, nella maggior parte dei casi, da
epigrafi provenienti dalle province, dove questi personaggi ricoprirono una carica,
raramente da epigrafi onorifiche provenienti dalla Spagna. Attraverso i cursus, si é
cercato di capire i meccanismi di ascesa sociale di queste famiglie ispaniche. La
limitata documentazione epigráfica, piü volte evidenziata, e l'abitudine di sempli-
ficare l'enunciazione dei cursus honorum, specie dopo Severo Alessandro, con-
sentono di identificare solo pochi personaggi di origine ispanica nelle cariche mili-
tari ed amministrative delle tre province della Spagna. Lo stesso numero di
iscrizioni onorifiche, 4 in tutto, dedicate a personaggi ispanici, entrati nel Senato
di Roma, e le manifestazioni evergetiche, 2 sole, compiute da personaggi ispanici
in localitá della Spagna presentano un quadro piuttosto frammentario.
Nella stesura di questo elenco prosopografico, si é data molta importanza non
solo all'analisi del singólo senatore, ma anche alia composizione della sua gens di
appartenenza. Una tale ricerca ha portato all'osservazione dello sviluppo di com-
plessi gruppi familiari della Spagna. Pertanto, per completare il quadro di ogni
gens, nell'analisi prosopografica, sonó stati enumerati anche clarissimi pueri e cla-
rissimae puellae, come L. Marius Vegetinus Lucanus Tiberenus e Maria Rufina™,

questi potevano aspirare a tale immunitá solo dopo aver adempiuto a tutti gli obblighi curiali e dietro
il consenso della curia e della cittá di appartenenza. Cfr. G. Gera, S. Giglio, La tassazione dei senatori
nel Tardo Impero romano, Roma 1984, pp. 35-36.
123. Arce J. 1994, pp. 132-135.
124. Vedi nota n. 70.
125. Symm., Ep., IV, 6l, 1-2 : Tuentius tuus in utramvis aurem somnum capessat: nihil enim magna
dignitas a pauperepetit. Sit fortasseplerisque ipsa inopia gravis, habet tamen alieni oneris exceptionem.
Adice, si placet, securitati eius sacerdotii privilegium et unius hominis munimenta multiplica. Mihi vide-
tur validior esse omnibus vacationis remediis exhausta fortuna. Sed velim noveris quaesitores glebae
senatoriaeprotinus adfuturos sperandamque Tuentii veniampleniorem, sifidempaupertatis eius explo-
ratio ratam fecerit. Interea tutusprioribus gestis agat liberum. Nihil novabiturpost inlustris viri Felicis
pro illo iudicationem, modo ut allegatas dudum senatoris angustias adstruat examinis diligentia.
126. CTh XVI 5.53; CTh VI 2.21. PLRE II Felix 2 p. 458.
127. L. Marius Vegetinus Lucanus Tiberenus clarissimus puer (CIL VI 1458; PIR1 M 244; PIR2 M
322), di origine ispanica, figlio di L. Marius Vegetinus Marcianus Minicianus Myrtilianus (Vedi nota n.
29) e di Claudia Artemidora, e fratello di Maria Rufina, morí a sei mesi e ventuno giorni, quando suo
padre era pretore (Caballos Rufino A. 1990, pp. 207-208). Maria Rufina clarissima puella, morta a
quattro mesi e sette giorni, di origine ispanica, figlia di L. Marius Vegetinus Marcianus Minicianus Myr-
tilianus e di Claudia Artemidora, e sorella di L. Marius Vegetinus Lucanus Tiberenus (CIL VI1457; Fluss
PW XIV 2, 1930, 1848-1849; PIR2 M 323; PIR1 M 248).

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CHANTA! GABRIELLI
LARISTOCRAZIA SENATORIA ISPANICA, NEL CORSO DEL III E DEL IV SECÓLO d. C.
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nonostante che questi, colpiti da morte prematura, non abbiano ricoperto alcun
ruólo politico e sociale determinante all'interno della propria famiglia.
Ampio spazio viene concesso ai personaggi femminili, ed in primo luogo alie
uxores e filiae di senatori ispanici, come Varinia Flaccina128, moglie di Licinius
Serenianus e figlia di un dignitario municipale della provincia Baetica, da cui sicu-
ramente lei stessa proveniva, o come Acanthia129, moglie dell'ispanico Maternus
Cynegius, su cui é lecito ipotizzare un'origine ibérica.
In questo elenco prosopografico, per completare il quadro sull'aristocrazia
senatoria della Spagna, sonó state enumerate anche tutte le figure femminili, di ori-
gine ispanica sicura, incerta o probabile, note per essere clarissimae feminae. Fra
queste compaiono alcune dame altolocate come Melania senior e iunior130, Thera-

128. Varinia Flaccina é nota per aver dedicate insieme al marito Licinius Serenianus una iscrizio-
ne pro salute della figlia Varinia Serena (CIL II 1024 = ILS 3106. Vedi nota n. 65 e n. 48). Varinia era
di origine betica (Caballos Rufino A. 1990, pp. 179-180), figlia di un dignitario municipale e provincia-
le, Varinius Fidus (CIL II 983 = EE VIII, n. 89 p. 385 = ILS 6904. Cfr. Castillo C. 1982, p. 482; Castillo
C. 1975, pp. 611-612; Wiegels R. 1971, n. 101. Varinio era un notabile municipale spagnolo, originario
di Zafra, che si trova nel conventus Hispalensis, fra Hispalis ed Emérita Augusta. Ricopri le cariche di
aedilis, Ilvir e flamen provinciae Baeticaé); grazie al matrimonio entró nell'ordine senatorio (Balil A.
1961, p. 56), come testimonia il titolo clarissima femina (Un'iscrizione proveniente da Nertobriga, cittá
nel conventus Hispalensis, al confine con la Lusitania, AE, 1894, 9 : [FlJaccifllae ?]/ sacerdoti divlae] /
Augustae /[Eujtrapelus libefrtus], é attribuita o a Flaccina stessa o a un'altra persona della sua famiglia.
Cfr. Castillo C. 1975, pp. 611-612).
129. Acanthia moglie di Maternus Cynegius (vedi nota n. 78), é famosa per aver influito sulla vita
politica del marito con il suo fanatismo religioso. Quando nel 388 Materno fece il suo secondo viaggio
in Oriente (Cons. Const, ad a. 388, 1 = Chron. Min., I 244 : usque ad Egyptumpenetravit et simulacra
gentium evertii), Acanthia lo spinse con l'aiuto di un gruppo di monaci a distruggere un tempio paga-
no, senza permesso deH'imperatore Teodosio, in Osroene (Lib., Or., 30, 46). Un anno dopo la morte
di Materno, nel 389, Acanthia (Cons. Const, ad a. 388 = Chron. Min., I 244 : post annum transtulit eum
matrona Achantia ad Hispanias pedestre) portó le spoglie del marito, che Teodosio aveva fatto sep-
pellire nel mausoleo della chiesa dei Santi Apostoli a Costantinopoli, in Spagna, dove sicuramente que-
sto personaggio era nato (Stroheker K. F. 1963, pp. 115-116; Chastagnol A. 1965, pp. 289-290).
130. Melania senior nobile e di origine ispanica (Pall., Hist. Laus., 46), era la ñipóte di Antonius
Marcellinus (PLRE I Marcellinus 16 pp. 548-549), consul nel 341. Nacque nel 340/350 (PLRE I Melania
1 pp. 592-3; Stroheker K. F. 1963, p. I l l ; Diz. Patr. II vol. p. 2204), si sposó giovane e rimase vedova
a 22 anni, con tre bambini, di cui due morirono quasi contemporáneamente al padre (Paul. Nol., Ep.,
29, 8; Hier., Ep., 39, 5). Affidó il figlio soprawissuto, Publicóla (Pall., Hist. Laus., 54. II nome Publicóla
suggerisce che il marito di Melania appartenesse alia famiglia dei Valerii. Per Jacques F. 1986, p. 217 il
padre sarebbe (Valerius) Maximus, praefectus urbi nel 361-362), ad un tutore, e lei se ne ando prima
ad Alessandria e poi in Palestina, dove visse per ventisette anni, fino al 377. Fondo un monastero a
Gerusalemme, e mori in Palestina prima del 410. La figlia di Publicóla, sua ñipóte Melania, vedi sotto,
scelse lo stesso tipo di vita monástica. Melania iunior figlia di Publicóla e ñipóte deU'omonima Mela-
nia, appartiene forse alia gens Valeria.(PLKE I Melania 2 p. 593; Diz. Patr. II vol. p. 2203). Deve esse-
re nata nel 385 o nel 386 dato che, quando poco prima del 406 suo padre mori, lei aveva 20 anni. Si
sposó all'etá di 13 anni con Piniano e i due bambini che ebbe morirono entrambi durante l'infanzia.
All'etá di 20 anni decise con suo marito di vivere in continenza. Vendettero le loro proprietá in Sicilia,
Africa, Italia e Britannia e spesero i loro soldi in opere di carita (Vita S. Melaniae, versio Graeca (= Anal.
Boll. XXII, 7-49), 6-9, 19; Pall., Hist. Laus., 6l). Poco prima di andarsene in Palestina vendette anche le
proprietá in Spagna (Vita S. Melaniae, versio Graeca (= Anal. Boll. XXII, 7-49), 337). Seguendo l'esem-
pio deU'omonima nonna Melania, fondo anche lei monasteri in Sicilia, in Africa e in Palestina, dove si
stabili definitivamente. Mori a Betlemme nel 439 d. C.

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368 CHANTAL GABRIEIXI
L'ARISTOCRAZIA SENATORIA ISPANICA, NEL CORSO DEL III E DEL IV SECÓLO d. C.

siam ed Egeria , note per essere state delle ferventi cristiane. Melania senior,
nobile e di origine ispanica133, si sposó giovane. Rimasta vedova súbito dopo, se ne
ando dapprima ad Alessandria e poi in Palestina, dove a Gerusalemme fondo un
monastero. L'omonima ñipóte scelse lo stesso tipo di vita. Sposatasi giovane, deci-
se con il marito di vivere in continenza. Vendette le sue proprietá in Sicilia, Africa,
Italia, Spagna e Britannia e con i soldi ricavati fece opere di carita e fondo monas-
teri in diverse zone delPlmpero oltre che in Palestina, dove si stabili definitivamen-
te. Therasia, nota proprietaria terriera, era originaria di Complutum nella Hispania
Carthaginensis. Dopo essersi sposata, vendette le sue proprietá nella provincia e
segui una vita religiosa. Egeria infine, nobile signora, di origine ispanica, forse ori-
ginaría della Gattaecia, é nota per essere l'autrice di un resoconto particolareggia-
to del suo pellegrinaggio in terra santa, Peregrinatio ad loca sancta.
Un caso a parte é costituito da Lucillo134. Ricca aristocrática, clarissima femi-
na, di origine ispanica, residente a Cartagine e di fede diversa dalle dame prece-

131. Therasia fu moglie di Meropio Ponzio Paolino, senatore di origine aquitana, vescovo di Nola
(PLRE I p. 909; Stroheker K. F. 1963, p. 118). Era una ricca ispanica (Paul. Nol., Carm., 21, 397-401),
proprietaria terriera, nata a Complutum. Si sposó in Spagna nel 389 ed il loro figlio Celsus, che mori
súbito dopo il parto, nacque li (Paul. Nol., Carm., 31, 601- 610; 619-620). In seguito vendette le pro-
prietá che aveva in Spagna e segui una vita religiosa (Paul. Nol., Carm., 21, 281, 421-427; Ambr., Ep.,
58; Hier., Ep., 58, 2, 6; Aus., Ep., 23, 3D-
132. Egeria (II nome di questa pellegrina agli inizi degli studi non era sicuro fu dapprima chiama-
ta Silvia di Aquitania, Aetheria e poi infine Egeria, che risultó nei codici la lezione corretta del nome.
Cfr. E. Giannarelli, Egeria, Diario di viaggio, Milano 1992, pp. 33-34; N. Natalucci, Egeria, Pellegrinag-
gio in Terra Santa, Firenze 1991, pp. 7-62; A. Arce, Itinerario de la virgen Egeria (381-384), Madrid
1980; Diz. Patr. I vol. p. 1107) autrice di uno scritto, intitolato Itinerarium o Peregrinatio ad loca
sancta (Si tratta di un resoconto particolareggiato del suo pellegrinaggio in terra santa compiuto tra il
381 e il 384 d. C. Sonó descritte le tappe del viaggio (Egitto, Palestina, Mesopotamia e Costantinopo-
li), i luoghi biblici, le chiese, le feste liturgiche e l'organizzazione ecclesiastica e monástica), molto pro-
babilmente é originaria della Galizia come sostengono alcuni studiosi (Natalucci N. 1991, pp. 46-49 e
Giannarelli E. 1992, pp. 38-39 sostengono una origine spagnola per Egeria ed una provenienza dalla
Galizia, in base ad alcuni passi tratti dalla opera letteraria del VII d. C, Epístola, scritta da un moñaco
spagnolo originario della Galizia, Valerio di Bierzo. Cfr. Val., Ep., 1, 8-13: Itaquedum olim almificafidei
catholice crepundia lucifluaque sacre religionis inmensa claritas huius occidueplage sera processione tan-
dem refulsisset extremitas, idem beatissima sanctimonialis Egeria...immensum totius orbis arripuit iter. Il
dimostrativo huius caratterizzerebbe con grande probabilita la terra dove Valerio vive, owero la Galizia.
Cfr. Val., Ep., 5, 7-8 : (Egeria) extremo occidui maris oceani litore exorta, Orienti facta est cognitd). II testo,
sotto forma di epistole, é inviato dalla pellegrina in patria a non meglio identifícate "sorelle", sórores
(Forse si tratta di un circolo di dame unite dagli stessi interessi religiosi oppure di una comunitá reli-
giosa situata in Galizia. Cfr. Itin. Eg., 19, 19; 23, 10). Egeria sicuramente apparteneva ad una famiglia
nobile o comunque benestante. Sappiamo che in alcune cittá venne accolta da esponenti del clero e
da alti funzionari imperiali. Poteva, quindi, aver avuto accesso al cursus publicus o aver usufruito di
una scorta grazie all'importanza della sua famiglia. Inoltre lo stesso fatto di essere autrice di questo
scritto pone immediatamente la pellegrina in una sfera sociale decisamente alta, considerando ¡'analfa-
betismo imperante nelle classi medio-basse.
133. Pall., Hist. Laus., 46.
134. Lucilla era una ricca aristocrática (PLRE I p. 517; Diz. Patr. II vol. p. 2049; Mandouze A.
1982, p. 649), clarissima femina, di origine ispanica (Aug., c. Petil., II, 108 (247), CSEL 52 p. 160:
et in Hispaniam domui untus mulieris ; Aug., un. eccl, 3 (6), CSEL 52, p. 237: ..et in domo velpatri-
monio uniusHispanae mulieris....), residente a Cartagine e sostenitrice di gruppi e personaggi che die-

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CHANTAL GABRIELLI
L'ARISTOCRAZIA SENATORIA ISPANICA, NEL CORSO DEL III E DEL IV SECÓLO d. C.
369

dentemente citate, appoggio con largizioni il gruppo religioso che diede origine
alio scisma donatista.
É stato ritenuto opportuno annoverare anche una nota proprietaria terriera di
probabile origine ispanica come Pompeia135, conosciuta nella tradizione letteraria
per essere una famosa possidente con considerevoli ricchezze patrimoniali. Pom-
peia aveva mandrie di cavalli, molto apprezzate per la loro forza e velocitá. Dall'e-
pistolario di Simmaco sappiamo che lo stesso senatore in tono di estrema defe-
renza le chiese di inviargli i migliori esemplari scelti fra i suoi allevamenti, in
occasione dei giochi inaugurali per la pretura del figlio.

Per tutto il IV secólo abbiamo attestata una presenza puramente sporadica di


senatori spagnoli, senza alcun légame di parentela fra loro. Solo durante l'impero
di Teodosio, nell'ultimo venticinquennio del secólo, troviamo un gruppo cospicuo
di viri clarissimi, 29 in tutto (20,9%), che ricopre cariche importanti nella gestione
del governo imperiale. Molto probabilmente la stessa provenienza di Teodosio da
Cauca in Gallaecia deve aver influito nella scelta dei funzionari di corte136. L'im-
peratore permise l'accesso alie piü alte cariche nella gestione dell'Impero a sena-
tori di origine spagnola, legati a lui da vincoli di amicizia e di fiducia, e a membri
della sua famiglia e di quella di sua moglie Elia Flacilla. II caso piü significativo a
questo proposito é rappresentato da Nebridius151 ñipóte dell'imperatrice. Questi
allevato ed educato a corte insieme ai cugini Arcadio138 ed Onorio139, nutritus in

dero origine alio scisma donatista (Hier., Ep., 133, 4 (a. 414)). Dopo la morte di Mensurio, vescovo di
Cartagine, nel 311/312, Lucilla appoggió con largizioni il partito dei vescovi di Numidia, riuniti a Car-
tagine per invalidare la consacrazione episcopale di Ceciliano e per eleggere il nuovo vescovo nella
persona di Maiorino, suo cappellano.
135. Pómpela aristocrática, di probabile origine ispanica (Stroheker K. F. 1963, p. 121; ArceJ. 1988,
pp. 136-146; Roda S. 1981, p. 132; W. Ensslin PW XXI 2, 1952, 2300), era una proprietaria terriera
ed aveva allevamenti di cavalli (Cfr. Symm., Ep., IX, 18: nobilissimos quosque de tuis gregibus equos
digneris excerperé).
136. D'altronde giá in precedenza, nella prima meta del II secólo d. C, all'epoca degli imperatori
Traiano ed Adriano, entrambi originan di Itálica in Baetica, almeno un quarto delle nuove ammissioni
al Senato di Roma fu di origine spagnola.
137. Nebridius ñipóte deH'imperatrice Flacilla (PLRE I Nebridius 3 p- 620; Stroheker K. F. 1963, pp.
114-115. CTh XI 30.56; CJ XI 30.5 e 50.2. Chastagnol A. 1965, p. 289), in quanto figlio della anónima
sorella (Hier., Ep., 79, 2, 1 : de sororegeneratus Augustae. ) e di Nebridio, omonimo padre, venne alle-
vato a corte, occupó un posto importante a corte. Sposó Salvina, fu probabilmente proconsul Asiae nel
396 e morí giovane poco prima del 400, lasciando un figlio omonimo.
138. Flavius Arcadius era il maggiore dei figli dell'imperatore Teodosio e di Aelia Flavia Flacilla
(CIL III 7080 = D 785; CIL VI 1192=D 796; CIL VIII 27=D 787; CIL IX 4051=D 795, D 790. Cfr. PLRE I
Flavius Arcadius 5 p. 99; Seeck PW II 1, 1895, 1137-1153). Nacque nel 377 (Soc., VI, 23, 7; Zos., IV, 57,
4; lord., Rom., 311; Zonar., XIII, 18) in Spagna e ad appena sei anni di eta venne proclamato augusto,
il 19 Gennaio del 383. Si sposó con Aelia Eudoxia, e da questa unione ebbe cinque figli, fra cui il futu-
ro imperatore Teodosio II. Mori il 1 maggio del 408, a trentuno anni d'eta.
139. Flavius Honorius era il piü giovane figlio dell'imperatore Teodosio e di Aelia Flacilla (PLRE I
Honorius 3 p. 442; CIL IX 4051 = D 795; CIL IX 6027; CIL X 6840 ; CIL X 6885; CIL XIV 231; D 8809;
Zos., IV, 58, 1; Soc, V, 12, 2; Lib., Or, 22, 8). Nacque il 9 Settembre 384. Venne chiamato nobilissimus
puerin CIL XIV 231 del 386 d. C. A due anni venne nominato console con Flavio Euodio nel 386, e a

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370 LARISTOCRAZIA SENATORIA ISPANICA, NEL CORSO DEL III E DEL IV SECÓLO d. C.

palatio, contubernalis et condiscipulus Augustorum140, occupó un posto a palaz-


zo141 con onori eccezionali142 e negli anni 392/4 sposo Salvina, figlia di Gildone143
e nipote del re di Mauretania, Nubel, per favorire la politica di contrallo sull'Oc-
cidente che Teodosio cercava di attuare ricorrendo a questo tipo di matrimoni di
interesse.
11 considerevole numero dei personaggi legati alia famiglia imperiale fra i
membri che occuparono cariche importanti nella gestione dell'Impero rivela che la
famiglia di Teodosio era molto radicata nelle province ispaniche, e ció non eselu-
de che si possa trattare di esponenti in vista dell'aristocrazia ternera, consideran-
do, inoltre, che proprio in Spagna l'imperatore aveva dei possedimenti, dove sap-
piamo che, nel 375, si ritiró alia morte di suo padre il magister equitum
praesentalis Flavius Theodosius144.

nove anni, nel 393, venne proclamato augusto. Si sposo con le due figlie di Stilicone, Maria nel 398 e
Thermantia nel 408, ma entrambi i matrimoni furono senza prole. Mori nel 423.
140. Hier., Ep., 79, 5, 2.
141. Hier., Ep., 79, 2, 4 : nihil nocuit militantipaludamentum et balteus et apparitorum catenae.
142. Hier., Ep., 79, 2, 1 : interfulgorempalatii et honorum culmina, quae aetatem anteibant.
143. Era fratello di Firmus, che aveva guidato una rivolta in Africa contra l'eccessiva pressione fiscale
romana ed era stato battuto proprio dal padre di Teodosio nel 375. Per la sua fedeltá al governo roma-
no Gildone era stato lasciato in possesso delle grandi fortune della sua famiglia e poi innalzato nel 386
al rango di comes et magister utriusque militiae per Africam.
144. Flavius Theodosius padre (PLRE I Flavius Theodosius 3 pp- 902-904; Stroheker K. F. 1963,
pp. 111-112) dell'imperatore omonimo (CIL IX 333 = D 780), nato in Spagna (Zos., IV, 24, 4) nel 320
da Onorio. Fu comes rei militaris in occidente nel 368-369, e riportó successi in Britannia. Divenne
magister equitum praesentalis di Valentiniano I in Occidente nel 369 e vi rimase fino al 375. Nel 370 si
scontró con gli Alamanni e nel 372 era presente alia campagna militare di Valentiniano contra gli Alani.
Vinse sui Sarmati in battaglia sul Danubio. Nel 373 fu mandato in Africa a sedare la rivolta di Firmo
(Amm., XXIX, 5, 4 : cum comitatensis auxilio militispauci Theodosius magister equitum mittitur; Amm.,
XXVIII, 6, 26 : cum Theodosius ductor exercüuum Ule magnificus oppressurus Firmum perniciosa coep-
tantem venisset in Africam), a cui pose fine nel 375 e, poco dopo, venne giustiziato a Cartagine (Hier.
, Chron., ad a. 376; Oros., VII, 33, 7; Ambr., obit. Theod., 53), sotto Valentiniano I. Dopo che suo figlio
fu elevato al trono, egli fu onorato con I'erezione di statue equestri da parte delle province di Apulia
e Calabria (CIL IX 333 = D 780 - Canusium, Apulia), del senato nel 384 (Symm., Reí, 9, 4, 43) e da
parte di Nummius Aemilianus Dexter ad Efeso (Vedi nota n. 34).

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L'ARISTOCRAZIA SENATORIA ISPANICA, NEL CORSO DEL III E DEL IV SECÓLO d. C. 371

APPENDICE

Nell'articolo é stata fatta una cemita, per mancanza di spazio, fra i piü significativi per-
sonaggi di origine spagnola, pertanto in nota compaiono i dati biografici con la relativa biblio-
grafía solo di una parte dei senatori e delle clarissimae feminae. Per completezza vengono
ora enumerati in ordine alfabético tutti i personaggi.

1. ACANTHIA (Teodosio)
2. ACILIUS SEVERUS (Costantino)
3. ACILIUS SEVERUS (Valentiniano I)
4. AELIA FLAVIA FLACILLA (Teodosio)
5. AELIUS ULPIANUS (Settimio Severo - Caracalla)
6. AEMILIUS FLORUS PATERNUS (Teodosio)
7. ALFENA ? (Settimio Severo)
8. L. ALFENUS / ALFEN(I)US AVITIANUS (Commodo - Settimio Severo / Caracalla)
9. L. ALFEN(I)US CEIONIUS lULIANUS signo KAMENIUS (343-385) (Costanzo II -
Valentiniano II)
10. L. ALFENUS / ALFEN(I)US VIR(IUS) AVIT(US) AVITIANUS (225 - meta III d.
C.XAlessandro Severo-?)
11. L. ALFENUS / ALFEN(I)US VIR(IUS) lULIANUS (225 - fine III d. C.) (Alessandro
Severo - ?)
12. L. ALFENUS SENECIO (Settimio Severo - Caracalla)
13. ALFIA VESTINA MAXIMA (Settimio Severo - Caracalla)
14. ALFIUS AVITUS (Settimio Severo - Filippo l'Arabo)
15. ALFIUS MAXIMUS (Settimio Severo - ?)
16. P. ALFIUS MAXIMUS (? Domiziano - Traiano; PAdriano - Antonino Pió; ? Marco
Aurelio - Commodo)
17. tP. ALFIUS MAXlIMUS NUMERIUS AVÜTUS] (Marco Aurelio - Commodo)
18. L. ANNIUS FABIANUS (Commodo Settimio Severo)
19. M. ANNIUS FLAVIUS LIBO (Settimio Severo - Caracalla)
20. C. ANNIUS LEPIDUS MARCELLUS (inizi III d. C.)
21. L. (?) ANNIUS MAXIMUS (Settimio Severo - Caracalla)
22. M. ANTONIUS IUVENIS (Marco Aurelio - Caracalla)
23. AURELIUS PRUDENTIUS CLEMENS (Teodosio)
24. AVENTIUS (Teodosio)
25. BASILIUS (? Valentiniano I)
26. BASILIUS (Valentiniano I - Teodosio)
27. BONOSUS (Probo)
28. L. CAECILIUS CELER RECTUS (? II d. C.)
29. CAELIUS CALVINUS (Marco Aurelio - Commodo)
30. D. CAELIUS (CALVINUS) BALBINUS = IMP. CAES. D. CAELIUS CALVINUS AUG.
(Commodo / Settimio Severo - Balbino)
31. CANIDIA ALBINA (Settimio Severo - Caracalla)
32. CASTINUS (? Probo; ? Caro ?)
33. CN. CATILIUS SEVERUS (Caracalla - Eliogabalo)

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CHANTAL GABRIELLI
372 L'ARISTOCRAZIA SENATORIA ISPANICA, NEL CORSO DEL III E DEL IV SECÓLO d. C.

34. CATINIA ACILIANA (Settimio Severo - Caracalla)


35. CATINIUS....(Settimio Severo - Caracalla)
36. CATIN(IUS) CANIDIANUS (Settimio Severo - Caracalla)
37. Q. CLODIUS RUFINUS (Commodo - Settimio Severo)
38. P. CORNELIUS ANULLINUS (Antonino Pio - Settimio Severo)
39. P. CORNELIUS ANULLINUS (Settimio Severo - Caracalla)
40. G. C(ORNELIUS ?) CALP(ETANUS ? / -URNIUS ?) RUFINUS) (III d. C.)
41. CYNEGIUS (Teodosio)
42. DAMASUS (Valentiniano I)
43. DECIMIUS GERMANIANUS (Costanzo II)
44. DOMITIUS LATRONIANUS (Costantino)
45. EGERIA (Teodosio)
46. EGNATIUS FAUSTINUS (Costantino)
47. EUPHRASIUS (Teodosio)
48. [FABIUS] = (?) L. FABIUS LUCILIANUS (Caracalla)
49. (FABIUS ?) = L./ M. FABIUS FORTUNATUS VICTORINUS (Massimino il Trace -
Carino)
50. L. FABIUS CILO SEPTIMINUS CATINIUS ACILIANUS LEPIDUS FULCINIANUS
(Marco Aurelio - Caracalla)
51. FABIUS FABIANUS (Valentiniano I)
52. C. FABIUS FABIANUS VETILIUS LUCILIANUS (Alessandro Severo)
53. C. FABIUS LUCILIANUS ( = ?) ...FABIUS ...CILIANUS (Settimio Severo - Caracalla)
54. FABIUS PAULINUS (Settimio Severo)
55. L. FABIUS POLLIO (Settimio Severo)
56. C. FABIUS RUFINUS LUCILLUS ( ? Ill d. C.)
57. FLAVIANUS (Teodosio)
58. FLAVIUS AFRANIUS SYAGRIUS (Teodosio)
59. FLAVIUS ARCADIUS (Teodosio)
60. FLAVIUS CLAUDIUS ANTONIUS (Valentiniano I)
61. FLAVIUS EUCHERIUS (Graziano - Teodosio)
62. FLAVIUS HONORIUS (Teodosio)
63. FLAVIUS HYGINUS (IV d.C.)
64. FLAVIUS SALLUSTIUS (Costanzo II - Giuliano)
65. FLAVIUS SYAGRIUS (Valentiniano I)
66. FLAVIUS THEODOSIUS (Valentiniano I)
67. FLAVIUS THEODOSIUS (Valentiniano I)
68. FLAVIUS TIMASIUS (Valente - Teodosio)
69. FLAVIUS VICTOR (Teodosio)
70. GRANIUS SABINUS (III d. C.)
71. GREGORIUS (Costanzo II)
72. HELPIDIUS (Teodosio)
73. HONORIUS (Costantino)
74. HONORIUS (Costanzo II)
75. HOSIUS (Teodosio)
76. IULIA CASSIANA (Settimio Severo - Caracalla)
77. D. IULIUS CASSIANUS (Settimio Severo - Caracalla)
78. Q. IULIUS CLARUS (inizi HI d. C.)
79. C. IULIUS FLACCUS AELIANUS (Settimio Severo - Caracalla)
80. Q. IULIUS MAXIMUS (inizi III d. C.)

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81. Q. IULIUS MAXIMUS NEPOTLANUS (inizi III d. C.)


82. Q. IULIUS NEPOTLANUS (inizi III d. C.)
83. C. IULIUS SCAPULA LEPIDUS TERTULLUS ( Settimio Severo)
84. C. IULIUS SEPTLMIUS CASTINUS (Settimio Severo - Eliogabalo)
85. IULIUS SEVERUS (Costantino)
86. IULIUS VERUS (Costantino)
87. Q. IUNIUS CATURICUS FAUSTINUS (III d. C.)
88. LATRONIANUS (Graziano - Magno Massimo)
89. C. LICINIUS LICINIANUS (seconda meta del II d. C. inizi III d. C.)
90. C. LICINIUS LICINIANUS (inizi III d. C.)
91. M. L[IC]IN[I]US OVINIANUS (?) AEMILIANUS (meta II inizi III d. C.)
92. LICINIUS SERENIANUS (Alessandro Severo - Massimino il Trace)
93. L. LUCRETIUS SERVILIUS GALLUS SEMPRONIANUS (III d. C.)
94. LUCILLA (Costantino)
95. M. MAENIUS CORNELIANUS (Caracalla)
96. MAGNUS MAXIMUS (Valentiniano I)
97. TI. MANILIUS FUSCUS (Settimio Severo - Caracalla)
98. MARCELLINUS (Valentiniano I)
99. MARCIA POSTUMA MESSENIA LUCILLA AEMILIA (III d. C.)
100. MARIA (Teodosio)
101. MARIA RUFINA (fine II inizi III d. C.)
102. MARINIANUS (Teodosio)
103. MARIUS ARTEMIUS (Valentiniano I)
104. L. MARIUS VEGETINUS LUCANUS TIBERENUS (fine II inizi III d. C.)
105. L MARIUS VEGETINUS MARCIANUS MINICIANUS MYRTI[L]IANUS ? (fine II inizi
III d. C.)
106. MATERNUS CYNEGIUS (Teodosio)
107. MELANIA (Costanzo II - Teodosio II)
108. MELANIA (Teodosio - Teodosio II)
109. MUMMIUS SECUNDINUS (Settimio Severo)
110. NEBRIDIUS (Teodosio)
111. NEBRIDIUS (Teodosio)
112. NUMMIUS AEMILIANUS DEXTER (Teodosio)
113. OLYMPIUS (Diocleziano)
114. OSSIUS (Valeriano - Costantino)
115. L. OVINIUS RUSTICUS CORNELIANUS (fine II inizi III d. C.)
116. PACIANUS (Teodosio)
117. PAULUS "CATENA" (Costantino - Giuliano)
118. PENTADIA (Teodosio)
119. POEMENIA (Teodosio)
120. POMPEIA (Teodosio)
121. Q. POMPEIUS FALCO SOSIUS PRISCUS (Settimio Severo / Caracalla - Eliogabalo)
122. Q. (POMPEIUS) SOSIUS FALCO (Commodo - Settimio Severo)
123. POTAMIUS (Costantino - Costanzo II)
124. PRISCILLIANUS (Valentiniano I)
125. PUBLICÓLA (Teodosio)
126. PULCHERIA (Teodosio)
127. ROSCIA PACULLA (seconda meta II inizi III d. C.)
128. L. ROSCIUS AELIANUS PACULUS (Marco Aurelio - Settimio Severo)

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129. L. ROSCIUS AELIANUS PACULUS SALVIUS lULIANUS (Settimio Severo - Alessandro


Severo)
130. M. ROSCIUS LUPUS MURENA (Commodo - Settimio Severo)
131. SALLUSTIUS (meta IV d. C.)
132. SALLUSTIUS (Teodosio)
133. SERENA (Teodosio)
134. SEVERUS (Costantino)
135. [..JUS SEVERUS (Costantino)
136. SYAGRIUS (Teodosio)
137. TANAUCIUS SPHALANGIUS (Valentiniano I)
138. THERASIA (Teodosio)
139. THERMANTHIA (Graziano)
140. THERMANTHIA (Teodosio)
141. TIBERIANUS (Teodosio)
142. TITUCIUS ROBURRUS (REBURRUS ?) (Carino)
143. TUENTIUS (Teodosio)
144. ULPIUS CORNELIUS LAELIANUS (Gallieno)
145. VALERIUS FORTUNATOS (Teodosio)
146. VARINIA FLACCINA (Alessandro Severo)
147. VARINIA SERENA (Alessandro Severo)
148. VETTIUS AQUILINUS (Diocleziano)
149. C. VETTIUS AQUILINUS IUVENCUS (Costantino)
150. (VIBIUS) BASSUS (Settimio Severo)
151. VICTOR (Teodosio)
152. ...CI SAELIA ...US ...RUFUS lULIANUS (Alessandro Severo)
153 ICIANUS ( ? Commodo; ? Eliogabalo; ? Severo Alessandro)
154. L. F(ABIUS ?, -LAVIUS ?) C(RESCENS) SENTIC(US) (fine II d. C.)
155. L. F(ABIUS ?, -LAVIUS ?) LUC(?) (fine II d. C.)
156. C. F(ABIUS ?, -LAVIUS ?) P(?) (fine II d. C.)
157. G. F(ABIUS ?, -LAVIUS ?) S(ENTIUS ?, -ENTICUS ?) (fine II d. C.)
158. Q. F(ABIUS ?, -LAVIUS ?) S(ENTIUS ?, -ENTICUS) (fine II d. C.)
159. C. F(ABIUS ?, -LAVIUS ?) TITIANUS (fine II d. C.)
160. IGNOTUS 1 (III d. C.)
161. IGNOTUS 2 (Teodosio)
162. IGNOTUS 3 (Teodosio)
163. IGNOTUS 4 (Teodosio)
164. IGNOTUS 5 (Teodosio)
165. IGNOTA 1 (Magno Massimo)
166. IGNOTA 2 (Teodosio)

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