RUEC SantAntonio Abate Con Modifiche e Prescrizioni
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REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE
COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
Il presente Regolamento urbanistico edilizio comunale (Ruec) di Sant’Antonio Abate è emendato in risposta
alle osservazioni presentate a seguito dell’adozione del Piano urbanistico comunale, avvenuta con Dgc
189/2018, accolte con con Dgc 16/2019, e alle prescrizioni contenute nei pareri degli Enti sovraordinati,
recepite con Dcc 19/2919.
Gli articoli o le parti di articoli abrogate a seguito del recepimento delle osservazioni e delle prescrizioni
degli Enti sovraordinati sono barrate.
Gli articoli o le parti di articoli aggiunte a seguito del recepimento delle osservazioni con Dgc 16/2019
sono formattate in grassetto corsivo e in colore rosso.
Gli articoli o le parti di articoli aggiunte a seguito del recepimento delle prescrizioni degli Enti
sovraordinati con Dcc 19/2019 sono formattate in grassetto corsivo e in colore verde.
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REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE
COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
SOMMARIO
SOMMARIO .................................................................................................................................................... 2
PREMESSA .................................................................................................................................................... 19
TITOLO I - OBIETTIVI, CONTENUTI E ARTICOLAZIONE DEL RUEC ................................................. 20
Art. 1 - Regolamento urbanistico edilizio comunale (Ruec) ................................................. 20
PARTE I - GENERALITÀ.................................................................................................................................. 24
TITOLO I – DEFINIZIONI ..................................................................................................................... 25
Art. 8 - Elementi e indicatori edilizi e urbanistici .................................................................... 25
Art. 10 - Allineamento.................................................................................................................. 25
Art. 22 - Cortile............................................................................................................................. 27
Art. 25 - Edificio............................................................................................................................ 28
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Art. 57 - Soppalco........................................................................................................................ 36
Art. 62 - Tavernetta...................................................................................................................... 38
Art. 63 - Terrazza......................................................................................................................... 38
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Art. 188 - Efficacia temporale, decadenza, annullamento, revoca e rinnovo del PdiC ......... 100
Art. 194 - Autorizzazioni preliminari alla Scia e alla Cila .............................................................. 104
TITOLO V - DOCUMENTAZIONE DA ALLEGARE ALLE PRATICHE EDILI, CIVILI ED URBANISTICHE ..... 112
Art. 205 - Elaborati di progetto di PdiC ..................................................................................... 112
Art. 206 - Elaborati di progetto per interventi su edifici con vincoli di tutela ........................ 113
Art. 207 - Elaborati di progetto per opere di tipo infrastrutturale ........................................ 113
Art. 208 - Elaborati di progetto per interventi in zona agricola ............................................. 114
Art. 212 - Rispetto dei criteri di sicurezza idrogeologica e sismica ........................................ 115
Art. 214 - Vincolo di tutela delle cose di interesse storico e artistico ................................... 117
Art. 219 - Soggetti pubblici attuatori delle trasformazioni urbanistiche ed edilizie ........... 120
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Art. 221 - Sportello unico per le attività produttive (Suap) .................................................... 121
Art. 223 - Soggetti privati attuatori della trasformazione urbanistica ed edilizia ....................... 122
Art. 246 - Contributo di costruzione afferente agli oneri di urbanizzazione ....................... 133
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Art. 247 - Scomputo e realizzazione diretta delle opere di urbanizzazione .......................... 133
Art. 248 - Calcolo degli oneri di urbanizzazione in caso di scomputo ................................... 133
Art. 251 - Sanzioni per l’omesso o ritardato versamento del contributo di costruzione..... 134
Art. 255 - Decadenza, rinnovo, revoca, annullamento e trasferibilità delle Aa ................... 136
Art. 293 - Manufatti per il ricovero degli animali da cortile, domestici e per cavalli .................. 154
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Art. 299 - Accessibilità degli edifici pubblici e privati aperti al pubblico ............................... 157
Art. 302 - Accessibilità delle aziende soggette a collocamento obbligatorio ........................ 158
Art. 307 - Caratteristiche minime delle Ui diverse dalle Uia ................................................... 160
Art. 309 - Cucine, spazi di cottura, bagni e servizi igienici ..................................................... 161
Art. 317 - Negozi, uffici, attività artigianali e pubblici esercizi ............................................... 164
Art. 326 - Ventilazione naturale e ricambi d’aria all’interno dell’edificio ............................ 169
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Art. 332 - Protezione dagli effetti del gas radon ..................................................................... 173
Art. 336 - Prescrizioni riguardanti l‘installazione di impianti tecnologici sugli edifici ....... 175
Art. 337 - Opere edili pubbliche e private - prescrizioni per la redazione di progetti .......... 175
CAPO II - Disciplina degli spazi aperti, pubblici o di uso privato ....................................... 183
Art. 350 - Spazi urbani aperti...................................................................................................... 183
Art. 352 - Decoro degli spazi pubblici o di uso pubblico ......................................................... 184
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Art. 387 - Apposizione e conservazione di lapidi commemorative, stemmi e altro ............. 202
Art. 388 - Impatto visivo e ambientale degli impianti tecnologici ......................................... 202
Art. 392 - Sistemazione delle aree scoperte interne ai lotti produttivi................................ 204
Art. 393 - Impiego di fonti energetiche rinnovabili per la produzione elettrica ................... 205
Art. 396 - Produzione di acqua calda sanitaria da fonti energetiche rinnovabili ................ 206
Art. 402 - Smaltimento dei rifiuti liquidi e gassosi e trattamento dei fattori inquinanti....... 209
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PREMESSA
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1. Il presente Regolamento urbanistico edilizio comunale (Ruec) è redatto ai sensi e nel rispetto
dell’art. 28 della Lr 16/2004, nonché dell’art. 4 del Dpr 380/2001 “Regolamenti edilizi
comunali (legge 17 agosto 1942, n. 1150, art. 33)”.
2. Il Ruec riguarda norme e criteri di natura generale e prestazionale relativi a qualsiasi tipo
d'intervento e contiene le procedure per il suo espletamento e le regole a cui
l'Amministrazione comunale (Ac) e i cittadini devono attenersi per la sua attuazione,
compreso il rilascio degli atti autorizzativi.
3. Il presente Ruec si articola nel presente documento, che costituisce il corpo normativo di
attuazione, e da un elaborato grafico denominato “Sistema edilizio-urbanistico esistente”,
che è da considerarsi parte integrante del Ruec.
4. Il corpo normativo del Ruec è costituito da:
- una componente di disciplina urbanistica, da applicare ai suoli trasformati esistenti
all’atto di redazione del presente documento, come indicati nell’elaborato grafico,
allegato al Ruec, denominato “Componente urbanistica”;
- da una componente di disciplina edilizia, da applicare alle zone territoriali omogenee
(Zto) individuate negli elaborati grafici denominati “Piano operativo” del Puc, nonché
ai suoli già trasformati come indicato dagli elaborati grafici denominati “C.05 - Uso del
suolo urbano” e “C.06 (A-B-C-D-E) - Uso del suolo urbano_2000” del Piano urbanistico
comunale (Puc).
5. L’elaborato grafico del Ruec, denominato “Componente urbanistica”, rappresenta una
armonizzazione e una razionalizzazione delle superfici fondiarie esistenti all’atto di redazione
del presente documento, come risultano dagli elaborati grafici denominati “C.05 - Uso del
suolo urbano” e “C.06 (A-B-C-D-E) - Uso del suolo urbano_2000” del Puc.
6. Le previsioni grafiche e normative del Puc sono integrate, per quanto di competenza, dalle
definizioni e prescrizioni, generali o di maggior dettaglio, contenute nel Ruec.
7. Le Norme tecniche di attuazione (Nta) del Puc e il presente Ruec sono da intendersi
strettamente integrati e complementari; pertanto qualsiasi modifica dovesse essere
effettuata al Ruec bisogna considerarne gli effetti sulle Nta.
8. Ove sussista contrasto tra la presente normativa e le disposizioni normative sovraordinate,
si applicano queste ultime, anche se emanate successivamente all’entrata in vigore del Ruec,
costituendone automatico adeguamento senza necessità di recepimento formale.
1. Il Ruec contiene le norme che disciplinano le modalità di intervento sul territorio comunale,
sia quelle di iniziativa pubblica che privata; regolamenta, in particolare, le attività di
costruzione, mantenimento, modificazione fisica e/o funzionale degli immobili e quelle di
intervento sugli spazi urbani aperti, definendone i requisiti tecnico- prestazionali, igienici, di
estetica e decoro, di sostenibilità ambientale e di efficienza energetica.
2. Il Ruec ha per oggetto le attività di trasformazione edilizia e urbanistica, anche in attuazione
di piani urbanistici attuativi (Pua), di cui all'Art. 110, previsti dal Puc, nonché la successione
di fasi operative, tra loro correlate temporaneamente ed organizzativamente, finalizzate alla
realizzazione o alla modificazione fisica o funzionale di immobili, con riferimento alle
procedure e alla qualità del prodotto finale.
3. Il Ruec, in conformità alle previsioni del Puc e delle Norme tecniche d’attuazione (Nta) allo
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REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE
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stesso allegate, definisce i criteri per la quantificazione dei parametri edilizi e urbanistici e
disciplina gli oneri concessori.
4. Il Ruec individua gli obiettivi da perseguire in materia edilizia e urbanistica, nel rispetto dei
principi di cui al successivo comma 5, e disciplina le attività di trasformazione urbanistica ed
edilizia, sul suolo e nel sottosuolo, del territorio comunale, nel rispetto del vigente Puc e delle
relative Nta, nonché delle norme nazionali e regionali applicabili in materia.
5. Il presente Ruec è basato sui seguenti principi:
a. semplificazione normativa;
b. decentramento dei livelli di decisione;
c. semplificazione ed economicità dell’azione amministrativa;
d. sussidiarietà e integrazione delle attività pubbliche e private;
e. valorizzazione e formazione delle conoscenze professionali pubbliche e private;
f. ragionevolezza e proporzionalità dell’azione amministrativa;
g. tutela dell’affidamento del privato;
h. valorizzazione dell’autocertificazione quale strumento privilegiato dell’azione
amministrativa;
i. competenza e distinzione tra attività di indirizzo politico e attività amministrativa di
attuazione;
j. potenziamento delle informazione ai cittadini e alle categorie economiche e
professionali;
k. sviluppo, potenziamento e fruibilità della rete civica informatica a favore dei cittadini
e dei professionisti finalizzata alla semplificazione del procedimento, anche nelle sedi
decentrate pubbliche e private;
l. perequazione urbanistica;
m. sostenibilità ed efficienza energetica;
n. minimizzazione del consumo di suolo.
6. Chiunque abbia titolo a realizzare trasformazioni urbanistiche o opere edilizie, siano esse
relative a nuove costruzioni o a costruzioni esistenti, deve attenersi alle prescrizioni del Ruec,
nel rispetto dell’osservanza degli strumenti urbanistici vigenti e della legislazione generale e
di settore europea, nazionale e regionale, nonché delle norme del codice civile (cc).
1. In ciascuna parte del territorio comunale si applicano le norme di zona nonché le eventuali
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1. Gli articoli del presente Ruec sono elaborati nel rispetto della legislazione generale e di
settore europea, nazionale e regionale vigente in materia di governo del territorio,
urbanistica, edilizia, sostenibilità ambientale ed efficienza energetica, nonché delle norme
del cc.
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PARTE I - GENERALITÀ
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TITOLO I – DEFINIZIONI
1. Sono elementi edilizi di riferimento i seguenti: Allineamento, Altana, Androne, Annessi agricoli,
Area di pertinenza, Arredi da giardino, Balcone, Ballatoio, Barriera architettonica, Categoria e
classe catastale, Chiosco/edicola, Cortile, Dehors, Edificio, Fronte dell’edificio, Galleria, Gazebo,
Involucri leggeri rimovibili, Loggia, Lotto, Luci e vedute, Manufatto edilizio, Parcheggio,
Parcheggio a raso, Parcheggio interrato, Parcheggi di urbanizzazione, Parcheggio pertinenziale,
Pareti finestrate e prospicienti, Parti comuni condominiali, Pensilina, Pergolato, Pertinenza
edilizia, Piano di sviluppo aziendale, Piano di un edificio, Piano interrato, Piano seminterrato,
Piscina, Porticato o portico, Protezione edilizia, Quota media del terreno, Recinzione, Sagoma,
Serra, Serra bioclimatica, Sistemazione esterna, Soppalco, Sottotetto, Studio d’impatto
ambientale, Superfetazione edilizia, Superficie agricola utilizzata, Tavernetta, Terrazza, Tettoia,
Unità di spazio, Unità immobiliare, Unità immobiliare abitativa, Unità tipologica o tipo edilizio,
Veranda.
Art. 10 - Allineamento
1. La linea su cui si è svolta o deve svolgersi l’edificazione, intesa come la linea sulla quale
insistono o devono insistere i fronti degli edifici.
Art. 11 - Altana
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Art. 12 - Androne
1. Per annessi agricoli o comodi rurali si intendono i depositi di prodotti, attrezzi o materiali, le
rimesse per le macchine agricole, i ricoveri per animali e ogni altra analoga costruzione di
servizio che risulti direttamente funzionale alle esigenze legate alla conduzione dei fondi
agricoli.
1. Sono definiti arredi da giardino, e come tali non computati ai fini della superficie coperta e del
volume, gli elementi accessori necessari per l'utilizzazione ed il godimento dello spazio aperto
di fabbricati residenziali.
2. Sono ricompresi nella definizione: piccoli box in legno destinati a ripostigio o a deposito
attrezzi; piccole serre destinate al ricovero di piante da giardino; barbecue o piccoli forni.
Art. 16 - Avanserra
1. Si definisce avanserra la parti dell’impianto serricolo adibita alle attività strettamente connesse
al processo di coltivazione, quali lavorazioni post raccolta, stoccaggio dei prodotti, allocazione
di impianti, attrezzature e servizi, vendita diretta delle produzioni.
Art. 17 - Balcone
1. Elemento edilizio praticabile e aperto su almeno due lati, a sviluppo orizzontale in aggetto,
munito di ringhiera o parapetto e direttamente accessibile da uno o più locali interni.
2. La costruzione di balconi è sempre consentita nei limiti di quanto disciplinato dal codice civile
e di quanto previsto dal presente Ruec.
Art. 18 - Ballatoio
1. Elemento edilizio praticabile a sviluppo orizzontale, e anche in aggetto, che si sviluppa lungo il
perimetro di una muratura con funzione di distribuzione, munito di ringhiera o parapetto.
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1. Categoria catastale e classe catastale sono attribuzioni delle singole Ui, identificate mediante
particelle catastali ed eventuali subalterni, operate dal Catasto, edilizio e rurale, a fini di
perequazione fiscale, secondo quanto previsto dal Dm 6.11.1984 e smi, e precisamente:
a) la categoria, è l’attributo che ne indica le caratteristiche fisiche intrinseche;
b) la classe, è l’attributo che ne indica il livello di redditività economica.
2. Le destinazioni d’uso, ordinarie e permanenti, delle singole Ui sono classificate in
corrispondenza delle categorie e classi catastali, o a queste attribuibili per analogia.
3. L’attribuzione catastale di categoria e classe ad un’Ui, o la relativa modificazione, non
producono l’effetto di legittimarne, per ciò stesso, l’uso urbanistico indipendentemente dalle
classificazioni e prescrizioni dello strumento urbanistico vigente.
Art. 22 - Cortile
1. Si definisce cortile, o area cortiliva, di una o più unità edilizie, la superficie scoperta,
catastalmente o progettualmente individuata, posta al diretto servizio delle unità edilizie stesse
e a tale scopo attrezzata per la ricreazione, i movimenti, i depositi, ecc., potendo essere,
pertanto, minore o maggiore dell’area di pertinenza.
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1. Sono costruzioni accessorie, o parti accessorie di edifici, i manufatti edilizi, diversi dalle
pertinenze, che non possono risultare fisicamente separati dall’immobile principale, in quanto,
intimamente congiunte con quest’ultimo, formano con esso un insieme strutturale e organico,
costituendo parte integrante del tutto.
2. La realizzazione di nuove parti accessorie determina la trasformazione dell’immobile con
incrementi di superfici e di volumi.
3. Nelle zone produttive, le costruzioni accessorie dei fabbricati produttivi principali, all’interno
delle superfici fondiarie comprendono:
a) uffici amministrativi delle aziende;
b) spogliatoi e servizi per gli addetti.
4. Le costruzioni di cui al precedente comma 3, possono essere autorizzate solo contestualmente
ai fabbricati principali o al servizio di fabbricati principali esistenti.
Art. 24 - Dehors
Art. 25 - Edificio
7. Gli edifici che abbiano conseguito il PdiC in sanatoria, ai sensi delle leggi sul condono edilizio,
sono assimilati all’edificato legittimamente esistente; essi, pertanto, possono essere oggetto
degli interventi di cui alle categorie fissate per ciascuna Zto.
8. Si definisce edificio residenziale un’unità edilizia comprendente una o più Ui destinate o
destinabili ad Uia private per una quota parte prevalente, cioè superiore alla metà della Slp
dell’unità edilizia; mentre la restante parte della Slp può essere destinata o destinabile ad usi
non residenziali, purché compatibili.
9. Si definisce edificio unifamiliare quello riferito ad un’unica unità immobiliare urbana di
proprietà esclusiva, funzionalmente indipendente, che disponga di uno o più accessi autonomi
dall’esterno e destinato all’abitazione di un singolo nucleo familiare.
10. Si definisce edificio specialistico qualsiasi edificio la cui configurazione fisica, intesa come
l’insieme delle caratteristiche strutturali e distributive, realizzi un complesso di spazi costruiti
rispondente alle esigenze di un efficiente esercizio di specifiche utilizzazioni non abitative.
1. Il fronte di un edificio è la superficie piana, o anche curva, delimitata dai vari spigoli - verticali,
orizzontali e inclinati - che delimitano una faccia esterna dell’elevazione dell’edificio stesso,
senza tener conto di incassi e di aggetti, e di altre modeste irregolarità, che costituiscono un
semplice motivo architettonico, come pure di pensiline a sbalzo, spioventi e cornicioni la cui
sporgenza non superi i 50 cm.
Art. 27 - Galleria
Art. 28 - Gazebo
1. Gli spazi fruibili delimitati da involucri leggeri e rimuovibili, cioè privi di rigidezza propria, quali
teli, membrane e simili, se hanno un carattere di temporaneità, non rientrano nel calcolo della
Su, in quanto costruzioni temporanee; tuttavia, se ed in quanto ammessi dagli strumenti
urbanistici, devono essere sottoposti a PdiC o a Scia a seconda del tipo di intervento di cui
trattasi.
2. Alle costruzioni di cui al precedente comma 1 si applicano, in ogni caso, le norme di distanza.
Art. 30 - Loggia
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1. Si definisce loggia una parte coperta dell’edificio che si apre direttamente all’esterno su uno o
più lati, o anche su tutti i lati.
Art. 31 - Lotto
1. Le aperture degli edifici sono di due tipi: luci e vedute; nei rapporti tra confinanti queste sono
regolate, oltre che dalle norme del presente Ruec, anche da quelle del cc, libro terzo, titolo II,
sezione VII.
2. Per luci si intendono aperture che danno passaggio di aria e di luce ma non permettono
l’affaccio.
3. Per vedute si intendono aperture che, oltre a consentire il passaggio di aria e di luce,
permettono anche l’affaccio diretto oppure obliquo o laterale.
4. La presenza di luci sul confine o verso il confine di proprietà, non determina servitù edilizia.
Art. 34 - Parcheggio
volumi non possono, in ogni caso, essere adibiti a luogo di lavoro, ai sensi del DLgs 81/2008,
art. 65.
1. I parcheggi di urbanizzazione sono parcheggi pubblici rientranti fra gli standard urbanistici;
possono essere:
a) parcheggi di urbanizzazione primaria;
b) parcheggi di urbanizzazione secondaria.
2. I parcheggi di urbanizzazione primaria sono parcheggi pubblici, o comunque di uso pubblico,
che devono soddisfare, in modo diffuso su tutto il territorio urbanizzato, fondamentali esigenze
di sosta e di parcheggio al servizio dell’intero sistema della viabilità urbana; sono indispensabili
per l’idoneità urbanistica di un’area edificabile, in senso tecnico, e, quindi, per la sua effettiva
edificabilità.
3. I parcheggi di urbanizzazione secondaria sono parcheggi pubblici di interesse generale, che
devono soddisfare, in modo puntuale all’interno del territorio urbanizzato, specifiche esigenze
di sosta e di parcheggio al servizio degli insediamenti e delle attrezzature collettive; sono
indispensabili per l’idoneità urbanistica in senso sociale di un nuovo insediamento.
1. I parcheggi pertinenziali sono volti a dotare gli edifici dei parcheggi e/o autorimesse privati
necessari per il soddisfacimento del minimo standard richiesto ai sensi della legge122/1989,
ricavandoli, di norma, all’interno del lotto in cui insiste l’edificio.
2. Per parcheggio pertinenziale si intende, ai sensi del comma 1, la quota minima di superficie
fondiaria da destinare alla sosta dei veicoli da prevedersi all’interno del lotto, calcolata in
rapporto al volume edificato, quantificabile in 1 mq di parcheggio ogni 10 mc di volume
edificato, assicurando, in ogni caso, la dotazione di almeno un posto auto per ogni unità
immobiliare abitativa.
3. I parcheggi pertinenziali, come tali, devono essere progettualmente individuati e vincolati
nella destinazione d’uso al servizio delle relative Ui.
1. Parcheggio che presenti almeno tre lati interamente controterra e all’esterno opere
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REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE
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funzionali per le quali non venga meno il requisito della sotterraneità, quali a esempio rampe
carrabili, scale di sicurezza, sistemi di aerazione, torrini di risalita.
2. Dette opere, in vista, devono essere realizzate con coloriture e materiali integrati nel
contesto ambientale e edilizio.
3. La realizzazione dei parcheggi interrati è consentita senza alterazione del profilo naturale del
terreno, nel rispetto delle condizioni di sicurezza del sottosuolo e del sistema idrografico.
4. I parcheggi interrati sono realizzati con altezza interna regolata, sia nei limiti che nelle
eventuali deroghe, dalle norme vigenti in materia di sicurezza antincendio per la costruzione
e l'esercizio di autorimesse e simili.
5. L’area interessata dall’esecuzione delle opere va contenuta nel limite massimo del 70% della
Sf.
6. Sulle superfici sovrastanti i parcheggi va disposto uno strato di terreno vegetale, di spessore
non inferiore a 50 cm per la piantumazione di arbusti e piante tappezzanti e le zone residuali
vanno piantumate con essenze arboree.
1. Si definisce parete finestrata un fronte dell’edificio dotato di una o più aperture, aventi i
requisiti di vedute ai sensi dell’Art. 32, comma 3 del presente Ruec.
2. Si considerano prospicienti, pareti o settori di parete, che si fronteggino per almeno 2,50 m,
ovvero due pareti, di cui anche una sola finestrata, che si fronteggiano interessando l’affaccio
diretto di almeno una veduta.
3. Per affaccio diretto, si intende la proiezione ortogonale, rispetto al piano della veduta, del
suo asse mediano.
1. Nel condominio degli edifici, le parti comuni sono quelle elencate dal cc, art. 1117, e
costituiscono, generalmente, Superficie non residenziale (Snr).
Art. 41 - Pensilina
1. Elemento edilizio di copertura posto in aggetto alle pareti perimetrali esterne di un edificio e
priva di montanti verticali di sostegno.
Art. 42 - Pergolato
1. Serie di pergole ovvero intreccio di sostegni formati da intelaiature o graticciati realizzati con
strutture leggere, in legno o metallo, totalmente amovibili, collegata provvisoriamente al
suolo e sprovviste di qualsiasi opera di fondazione, per il sostegno di piante e con copertura
in essenze tipiche vegetali, realizzato in giardini e cortili di pertinenza di Ui e/o edifici.
gli attrezzi, ripostigli, autorimesse, garage, box, superfici per parcheggio, cantinole, ecc.
2. La superficie della pertinenza edilizia ha, generalmente, il carattere di Snr, ovvero di Spp nel
caso di garage, box o spazi per parcheggio pertinenziale.
3. Sono, viceversa, parti accessorie gli spazi di un edificio aventi carattere di servizio rispetto alla
destinazione d’uso della costruzione medesima, misurata al netto di murature, pilastri,
tramezzi, sguinci, vani di porte e finestre.
4. La realizzazione di nuove parti accessorie determina la trasformazione dell’immobile, con
incrementi di superfici e di volumi.
5. La Superficie accessoria (Sa) è la superficie di pavimento delle parti accessorie; può
ricomprendere, per esempio:
- i portici e le gallerie pedonali;
- i ballatoi, le logge, i balconi e le terrazze;
- le tettoie con profondità superiore a m 1,50; le tettoie aventi profondità inferiore a m.
1,50 sono escluse dal computo sia della superficie accessoria sia della superficie utile;
- le cantine poste al piano interrato, seminterrato o al primo piano fuori terra e i relativi
corridoi di servizio;
- i sottotetti accessibili e praticabili per la sola porzione con altezza pari o superiore a m
1,80, ad esclusione dei sottotetti aventi accesso diretto da una unità immobiliare e che
presentino i requisiti richiesti per i locali abitabili che costituiscono superficie utile;
- i vani scala interni alle unità immobiliari computati in proiezione orizzontale, a terra,
una sola volta;
- spazi o locali destinati alla sosta e al ricovero degli autoveicoli ad esclusione delle
autorimesse che costituiscono attività imprenditoriale;
- le parti comuni, quali i locali di servizio condominiale in genere, i depositi, gli spazi
comuni di collegamento orizzontale, come ballatoi o corridoi. Gli spazi comuni di
collegamento verticale e gli androni condominiali sono esclusi dal computo sia della
superficie accessoria sia della superficie utile.
1. È la porzione di spazio di un edificio racchiusa tra due solai, delimitata in tutto o in parte da
pareti perimetrali, o anche priva di pareti perimetrali; il solaio superiore può presentarsi piano,
inclinato o voltato.
2. Il piano di un edificio può essere così definito in base alla posizione che esso assume rispetto
alla quota media del terreno esterno circostante, pavimentato o no, nello stato di fatto in cui
si trova:
a) piano interrato, come definito all’Art. 46 del presente Ruec;
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REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE
COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
1. Piano di un edificio il cui soffitto si trova ad una quota inferiore rispetto a quella del terreno
posto in aderenza all’edificio.
2. Il relativo volume è escluso dal computo del Vt e della Slp.
1. Piano di un edificio il cui pavimento si trova a una quota inferiore (anche solo in parte) a quella
del terreno posto in aderenza all’edificio e il cui soffitto si trova ad una quota superiore
rispetto al terreno posto in aderenza all’edificio.
2. Il relativo volume è escluso dal computo del Vt e della Slp.
Art. 48 - Piscina
1. È definita piscina la struttura accessoria di pertinenza di unità immobiliare, sia fuori sia entro
terra, totalmente o parzialmente, atta a consentire attività di balneazione, anche se limitata
in ragione delle dimensioni e della profondità, a servizio degli abitanti dell’Uia e non aperta al
pubblico.
2. Le piscine sono considerate nuove costruzioni se la loro struttura comporta la realizzazione di
scavo, o platea in cemento o calcestruzzo o simili, e successiva installazione del manufatto.
Art. 49 - Porticato
1. Il porticato, o portico, è l’elemento edilizio coperto al piano terreno degli edifici, intervallato
da colonne o pilastri aperto su uno o più lati verso i fronti esterni dell’edificio.
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1. La quota media del terreno esterno, pavimentato o no, circostante un edificio, è la quota
altimetrica media riferita allo sviluppo dell’intero perimetro di spicco dell’edificio stesso
rispetto al terreno circostante.
2. Il suo calcolo, quando il terreno non è orizzontale, si effettua sommando alla quota
altimetrica del punto più basso di detto perimetro, l’altezza media del terreno (a questa
riferita) calcolata come quoziente tra l’area complessiva (integrale) prodotto dell’altezza
stessa in funzione dello sviluppo completo del perimetro, e la lunghezza del perimetro stesso.
3. Sulla determinazione della quota media del tereno non influiscono eventuali accessi esterni
a piani interrati o seminterrati.
Art. 52 - Recinzione
Art. 53 - Sagoma
Art. 54 - Serra
1. Si definiscono serre bioclimatiche, o serre solari, gli spazi ottenuti mediante la chiusura con
vetrata trasparente di logge o terrazze, quando detti spazi chiusi siano unicamente finalizzati
al risparmio energetico e siano conformi alle prescrizioni di cui all’Art. 335 del presente Ruec.
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Art. 57 - Soppalco
Art. 58 - Sottotetto
1. Negli edifici con copertura a tetto, si intende lo spazio compreso tra l’intradosso della
copertura dell’edificio e l’estradosso del solaio del piano sottostante.
2. Tale volume, non computabile nella volumetria del fabbricato, dovrà necessariamente avere
le seguenti caratteristiche dimensioniali:
a) le falde dovranno avere altezza massima alla gronda non superiore a 1,00 metro e
altezza media non superiore a 2,30 metri.
b) Parte della copertura potrà essere piana ed orizzontale con una superficie che non
potrà essere superiore al 35% della superficie lorda del sottotetto medesimo misurata
in pianta.
c) Al fine di assicurare l’osservanza dei requisiti di fruibilità e aeroilluminazione naturale
dei locali, il piano sottotetto potrà essere dotato di balconi, finestre, lucernari ed
abbaini. Questi ultimi dovranno avere altezza utile interna non superiore a mt. 2,00 ed
in ogni caso inferiore a quella del colmo del tetto.
d) La superficie totale di tutti gli abbaini presenti in un piano sottotetto, misurata quale
proiezione ortogonale della stessa sul piano di calpestio del sottotetto, non potrà
essere superiore al 20% della superficie lorda del piano sottotetto medesimo.
3. I sottotetti, non potendo costituire unità immobiliare autonoma, devono essere
necessariamente legati con vincolo di pertinenzialità ad una Uia facente parte dello stesso
immobile, con obbligo di trascrizione nei registri immobiliari. Possono assolvere alle seguenti
funzioni: deposito, ripostiglio, stireria, lavanderia, stenditoio, archivio, locale hobby ed altre
funzioni non residenziali che non comportino una presenza permanente di persone. A tal fine,
i sottotetti potranno essere dotati di servizi igienici e potranno essere rifiniti con
pavimentazione ed intonaci e tutti i servizi tecnologici necessari allo svolgimento delle
funzioni consentite.
4. Gli interventi finalizzati alla realizzazione del piano sottotetto, così come innanzi definito, sono
soggetti a PdiC e comportano la corresponsione di un contributo commisurato al solo costo
di costruzione calcolato in ragione della superficie netta.
5. Il sottotetto, con funzioni esclusivamente di coibentazione termica, e quindi non computabile
nella volumetria, dovrà rispettare le seguenti prescrizioni: altezza interna alla gronda =0,20m;
pendenza minima della falda = 25%; altezza massima al colmo = 2,00m e non dovrà avere
balconi e finestre.
6. La realizzazione del sottotetto termico non comporta la corresponsione di alcun contributo di
costruzione.
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redatto in conformità alle norme tecniche di cui al Dpcm 27.12.1988, ai fini della
formulazione del giudizio di compatibilità di alla legge 349/1986, art. 6.
3. Lo Sia è richiesto per gli interventi che rientrano nelle categorie indicate dal Dpcm n.
377/1988, e smi; può inoltre essere richiesto, nei casi di maggiore rilevanza o in quelli
eventualmente indicati dal Puc, anche per ulteriori categorie di interventi previste
nell’Allegato Il alla Direttiva n. 337/85/Ce, in applicazione della legge 146/1994, art. 40, e smi.
4. Ai fini della semplificazion dell’azione amministrativa, la valutazione di impatto ambientale
(Via), espressa ai sensi della Lr in attuazione dell’Atto di indirizzo di cui al Dpr 12.4.1996, come
previsto dalla direttiva Ue n. 11/1997, e dalle relative direttive regionali di applicazione,
mediante CdS, sostituisce tutti i nulla-osta di tipo paesaggistico e ambientale, anche in
variante allo strumento urbanistico vigente.
Art. 60 - Superfetazione
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dimostrata dal titolare mediante atto unilaterale d’obbligo con vincolo di servitù immobiliare
registrata e trascritta.
Art. 62 - Tavernetta
Art. 63 - Terrazza
Art. 64 - Tettoia
1. Elemento edilizio di copertura di uno spazio aperto sostenuto da una struttura discontinua,
adibita ad usi accessori oppure alla fruizione protetta di spazi pertinenziali.
2. Le caratteristiche sono riportate nell’Art. 287 del presente Ruec.
1. Le unità di spazio (UdS) sono porzioni di spazio che gli strumenti di pianificazione, o di
attuazione della pianificazione, individuano e delimitano come tali, riconoscendone la distinta
identità, e riferendo a esse le proprie prescrizioni; esse si articolano in unità edilizie e unità di
spazio scoperto, queste ultime a loro volta distinte in unità di spazio scoperto concluse e unità
di spazio scoperto non concluse (specificare).
1. Per unità immobiliare (Ui) si intende una porzione di fabbricato, un fabbricato intero o un
insieme di fabbricati che, nello stato in cui si trova, ha una sua autonomia funzionale di per sé
atta a produrre un reddito proprio indipendente, ovvero minima entità edilizia, come censita
o censibile in Catasto, che, con o senza area di pertinenza, risulti idonea ad assolvere
autonomamente le funzioni secondo cui essa è censita o censibile e alle quali è catastalmente
destinata.
2. L’abitazione o l’alloggio sono definiti anche unità immobiliare abitativa (Uia).
componente, che presenti almeno i requisiti tecnici e dimensionali minimi richiesti dalle
norme vigenti per l’uso residenziale; in particolare i requisiti minimi sono fissati dal Dm
05.07.1975.
2. Se l’Uia risulta preordinata a essere suddivisa in due Uia autonome, non può essere
considerata come un’unica Uia.
1. Per unità tipologica si intende una unità edilizia che sia unitariamente riconoscibile e
classificabile come tipo edilizio.
2. Per tipo edilizio si intende un distinto concetto di edificio, il cui processo edilizio formativo ha
prodotto un insieme di caratteri pertinenti individuati ed individuabili, relativi rispettivamente
ai materiali, alle strutture, all’impianto distributivo e alla risoluzione linguistica; cosicché dal
riconoscimento di tali caratteri nell’edificio considerato risulti possibile attribuire
l’appartenenza di un’unità tipologica al tipo stesso e dalla maggiore o minore completezza
dei caratteri tipologici risulti possibile attribuirne un maggiore o minore livello di tipicità.
Art. 69 - Veranda
1. Locale o spazio coperto avente le caratteristiche di loggiato, balcone, terrazza o portico, chiuso
sui lati da superfici vetrate o con elementi trasparenti e impermeabili, parzialmente o
totalmente apribili.
2. È computata ai fini del calcolo dei volumi e delle Slp.
3. Ad essa si applicano i limiti di distanza.
4. Può anche avere una funzione di serra bioclimatica per lo sfruttamento dell'energia solare.
1. Ai sensi, del Dpr 380/2001, art. 16, comma 7, sono opere di urbanizzazione primaria i seguenti
interventi: strade residenziali, spazi di sosta o di parcheggio, fognature, rete idrica, rete di
distribuzione dell'energia elettrica e del gas, pubblica illuminazione, spazi di verde attrezzato.
2. Ai sensi del Dpr 380/2001, art. 16, comma 8, sono opere di urbanizzazione secondaria i seguenti
interventi: asili nido e scuole materne, scuole dell'obbligo nonché strutture e complessi per
l'istruzione superiore all'obbligo, mercati di quartiere, delegazioni comunali, chiese e altri
edifici religiosi, impianti sportivi di quartiere, aree verdi di quartiere, centri sociali e
attrezzature culturali e sanitarie. Nelle attrezzature sanitarie sono ricomprese le opere, le
costruzioni e gli impianti destinati allo smaltimento, al riciclaggio o alla distruzione dei rifiuti
urbani, speciali, pericolosi, solidi e liquidi, alla bonifica di aree inquinate.
3. Le opere di urbanizzazione primaria, di cui al precedente comma 1, e le opere di
urbanizzazione secondaria, di cui al precedente comma 2, sono espresse in termini di
superfici, sulla base degli standard urbanistici di cui all’Art. 76 del presente Ruec.
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1. Sono parametri edilizi e urbanistici i seguenti: Superficie coperta, Superfici per parcheggi
pertinenziali, Superficie permeabile, Superficie utile, Superficie utile lorda, Superficie non
residenziale, Distanza, Altezza dell’edificio, Altezza lorda o altezza di interpiano, Altezza utile,
Volume dell’edificio, Volume utile, Volume tecnico, Superficie fondiaria, Superficie territoriale.
1. La superficie coperta (Sc) è la superficie risultante dalla proiezione sul piano orizzontale del
profilo esterno perimetrale della costruzione fuori terra, compresi:
a) cavedi;
b) chiostrine;
c) portici;
d) gallerie, anche di uso pubblico;
e) ballatoi;
f) logge;
g) verande;
h) terrazze;
i) parti di edificio realizzate completamente al di sotto del terreno naturale o sistemato,
anche se interamente coperte da uno strato di terreno.
2. Sono compresi nella Sc i corpi e gli elementi a sbalzo, con esclusione:
a) balconi, sporgenze, cornicioni e gronde e simili se hanno sporgenza non superiore a 1,50
m;
b) pensiline di ingresso e tettoie, se complessivamente non superano la superficie di 8 mq;
c) piscine e vasche all’aperto;
d) piani caricatori e piattaforme per la pesa, se scoperte.
3. Qualora le sporgenze, di cui alla lettera a) del comma 2, sono computabili ai fini del calcolo
della distanza, ovvero quando l’aggetto è maggiore di 1,50 m, tali sporgenze costituiscono
superficie coperta esclusivamente per la parte eccedente.
4. È consentito derogare, nell'ambito delle pertinenti procedure di rilascio dei titoli abitativi, di
cui al titolo II del Dpr 380/2001, ai sensi del DLgs 115/1998, art. 11, comma 1, ai fini della
efficienza energetica degli edifici.
1. Superficie di pavimento degli spazi di un edificio misurata al netto della superficie accessoria
e di murature, pilastri, tramezzi, sguinci e vani di porte e finestre.
2. Non costituiscono Su i seguenti tipi di spazi costruiti:
a) le superfici, coperte o scoperte, non praticabili o non utilizzabili;
b) i lastrici solari non accessibili, oppure di uso comune;
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1. La superficie utile lorda o superficie lorda di pavimento (Slp) di un edificio o di una unità
immobiliare è data dalla somma di tutte le superfici, comunque praticabili e utilizzabili,
misurate al perimetro esterno di tutti i piani fuori terra misurate al lordo di tutti gli elementi
verticali (pareti, murature, vani ascensore, centrali tecnologiche, scale interne, scale esterne
a servizio di piani oltre al primo), delle strutture e di tutte le altre componenti tecniche, con
esclusione:
a) delle pensiline a sbalzo, dei cornicioni e degli spioventi;
b) dei porticati a pian terreno di qualsiasi altezza;
c) dei balconi e delle terrazze scoperte;
d) dei balconi e delle terrazze coperte, qualora abbiano una profondità non superiore a
2,50 m misurata dal filo esterno dell’edificio;
e) delle bussole di entrata nonché delle pensiline con sporgenze non superiore a 3,00 m;
f) dei locali strettamente necessari per gli impianti tecnologici (cabine elettriche, locali
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caldaie e simili);
g) dei piani interrati o seminterrati così come definiti dall’Art. 46 e dall’Art. 47 del presente
Ruec;
h) dei sottotetti così come definiti dall’Art. 58 del presente Ruec.
2. L’ingombro lordo dei collegamenti verticali, quali scale e vani ascensore non sono conteggiati
nella Slp.
3. Le Slp devono essere rispondenti ai requisiti richiesti dalle leggi e dalle norme in tema di igiene,
sanità e sicurezza degli ambienti di abitazione e di lavoro, per il tempo libero, per le attività di
servizio strettamente collegate, con esclusione in ogni caso di parcheggi e autorimesse.
1. È data dalla somma di tutte le superfici di pavimento, a tutti i piani, utilizzate o utilizzabili per
le funzioni accessorie dell’attività cui l’unità edilizia è destinata.
2. Costituiscono pertanto Snr:
a) tutti i locali condominiali ad uso di servizio, in comune;
b) tutti i locali per impianti tecnici e di servizio, non suscettibili di altri usi;
c) le cantine e gli altri locali di servizio e di sgombero posti al piano interrato;
d) tavernette
e) i locali di servizio e di sgombero ad uso privato posti al piano seminterrato e al piano
sottotetto;
f) le autorimesse pertinenziali ad uso privato;
g) gli androni, i portici, i ballatoi, le gallerie e simili spazi aperti di collegamento;
h) i balconi, le terrazze, le logge, le altane, e simili spazi aperti di soggiorno, nonché le
verande quando hanno la funzione di serra bioclimatica per lo sfruttamento dell’energia
solare;
i) un ripostiglio per ciascuna unità immobiliare, avente superficie netta non superiore a
4,00 mq;
j) serbatoi destinati allo stoccaggio di prodotti.
3. La Snr si calcola al netto degli ingombri di strutture, strati isolanti, intercapedini, cavedi
impiantistici, sguinci, vani di porte e finestre, escludendo dal computo quelle parti che per
definizione non costituiscono Su.
1. La distanza tra fabbricati è la lunghezza del segmento minimo che congiunge l’edificio con il
confine di riferimento (di proprietà, stradale, tra edifici o costruzioni, tra i fronti, di zona o di
ambito urbanistico, ecc.), in modo che ogni punto della sua sagoma rispetti la distanza
prescritta.
2. La distanza del fabbricato dal confine del lotto ovvero dal ciglio di una strada è la misura, sul
piano orizzontale, del segmento di minore lunghezza condotto, in qualunque direzione, da
qualunque punto della Sc dell’edificio considerato ed il confine del lotto, ovvero del confine
stradale.
3. Nella misura delle distanze non si tiene conto di eventuali sporgenze di balconi, pensiline,
cornicioni, gronde e simili, purché l’aggetto di tali sporgenze non sia superiore a 1,50 m; in
caso diverso si tiene conto della sola parte eccedente.
4. Le distanze dai confini di zona, pari a quelle dai confini del lotto, devono essere rispettate per
tutte quelle aree di interesse pubblico soggette ad eventuale esproprio; non sono invece
necessarie qualora le aree confinanti siano di uso privato e di proprietà dello stesso soggetto.
5. La distanza di un edificio, da un altro edificio o da un confine considerato, si misura facendo
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riferimento a ciascun fronte dell'edificio stesso, finestrato o non finestrato, con i criteri di cui
ai precedenti commi.
6. Le misure delle minime distanze, come definite per le singole Zto nelle Nta, da considerare
sono:
- Dc = distanza dai confini;
- Df = distanza dagli edifici;
- Ds = minima distanza dalle strade;
7. Le distanze delle strade esistenti e previste, si uniformano a quanto disposto dal DLgs
285/1992 - Nuovo Codice della Strada (Ncs), in particolare agli articoli 16, 17, 18 e 19, e dal
Dpr 495/1992 - Regolamento di esecuzione e di attuazione del Ncs, in particolare agli articoli
2, 26 e 27, e loro modifiche e integrazioni.
1. L’altezza del fronte o della parete esterna di un edificio è delimitata all’estremità inferiore,
dalla quota del terreno posta in aderenza all’edificio prevista dal progetto; all’estremità
superiore, dalla linea di intersezione tra il muro perimetrale e la linea di intradosso del solaio
di copertura, per i tetti inclinati, ovvero dalla sommità delle strutture perimetrali, per le
coperture piane.
2. La misura dell’altezza è al netto dei volumi tecnici emergenti e di altre strutture tecniche
installate al di sopra della copertura, quali camini, antenne, insegne.
3. Sulle vie o sui terreni in pendenza è la media ponderata delle altezze misurate su ciascun
fronte dell’edificio; l’altezza di ciascun fronte si misura in corrispondenza del punto mediano
della facciata; la media delle altezze è ponderata sulla base delle superfici dei rispettivi fronti
dell’edificio.
4. Ai fini della valutazione dell’altezza non sono conteggiati:
a) eventuali parapetti che, nel caso di coperture piane praticabili, non possono superare
l’altezza di 1,20 m;
b) i volumi tecnici, di cui all’Art. 90 del presente Ruec;
5. La massima altezza di un edificio (H) da osservare nell’applicazione del presente Ruec è il
valore di altezza dell’edificio che non può essere superato misurabile con i criteri di cui al
presente articolo.
1. Differenza fra la quota del pavimento di ciascun piano e la quota del pavimento del piano
sovrastante.
2. Per l’ultimo piano dell’edificio si misura l’altezza del pavimento fino all’intradosso del soffitto
o della copertura.
1. Altezza del vano misurata dal piano di calpestio all’intradosso del solaio sovrastante, senza
tener conto degli elementi strutturali emergenti.
2. Nei locali aventi soffitti inclinati o curvi, l’altezza utile si determina calcolando l'altezza media
ponderata.
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1. È il volume della costruzione costituito dalla somma della superficie totale di ciascun piano
per la relativa altezza lorda.
2. Il volume edificabile, calcolato secondo la definizione di cui al precedente comma 1, è il
volume lordo complessivo che può essere costruito sulla superficie fondiaria, o lotto
edificatorio, in base agli indicatori edilizi di progetto, comprendente il volume lordo delle
costruzioni eventualmente esistenti.
3. Dal volume edificabile sono esclusi i volumi dei porticati, i volumi destinati a parcheggi
pertinenziali, i volumi tecnici, i volumi interrati o seminterrati e dei sottotetti, i volumi
dei collegamenti verticali, quali scale, vani ascensore o montacarichi, così come definiti nel
presente Ruec.
4. Il volume dell’edificio comprende tutti i locali agibili in quanto rispondenti ai requisiti di
legge in tema di igiene, sanità e sicurezza degli ambienti di abitazione, lavoro, tempo libero,
attività di servizio e complementari.
1. Ai fini dell'esclusione dal calcolo della Slp o del volume ammissibile, con riferimento alla
Circolare del Ministero dei LLpp n. 2474 del 31.01.1973, è il volume strettamente necessario
a contenere, nonché a consentirne l’accesso, quelle parti degli impianti tecnici (idrico,
termico, serbatoi di gas, di scale e ascensore, televisivo, di parafulmine, di ventilazione, ecc.)
che, pur connessi con l’utilizzazione dell’immobile, non possono, per normativa o per
esigenze di funzionalità degli impianti stessi, trovare luogo entro il corpo dell’edificio
realizzabile nei limiti imposti dalle norme urbanistiche, essendo sporgente dalla sagoma di
quest’ultimo o isolato.
2. A titolo esemplificativo, sono volumi tecnici: serbatoi idrici, extracorsa degli ascensori, i vasi
di espansione degli impianti termici, canne fumarie e di ventilazione, vani scala per la parte
posta al di sopra delle linee di gronda.
3. Sono volumi tecnici gli interrati, i seminterrati e i sottotetti, come rispettivamente definiti
dagli artt. 44, 45 e 55 del presente Ruec.
4. Non sono considerati volumi tecnici i depositi, gli stenditoi coperti, le soffitte e i locali di
sgombero, qualora non rientrano tra le definizioni del precedente comma 3.
5. Per gli immobili a destinazione produttiva possono essere considerati volumi tecnici quelle
parti degli stabilimenti destinati ad ospitare impianti tecnologici necessari ai cicli produttivi,
purché non prevedano la permanenza stabile di addetti, quali celle frigorifere e simili.
1. Superficie reale di una porzione di territorio destinata all’uso edificatorio. È costituita dalla
superficie territoriale al netto delle aree per dotazioni territoriali ivi comprese quelle
esistenti.
urbanistica. Comprende la superficie fondiaria e le aree per dotazioni territoriali ivi comprese
quelle esistenti.
2. Corrisponde alla superficie complessiva della porzione di territorio compresa in un comparto,
come definito al successivo Art. 112 del presente Ruec, comprendente le Sf e le superfici per
opere di urbanizzazione primarie e secondarie indicate, sulla quale il Puc si attua mediante
piani urbanistici attuativi (Pua), di cui all’Art. 110, o Permesso di Costruire convenzionato
(PdiCc), di cui all'Art. 196, ai sensi dell’art. 28bis del Dpr 380/2001, salvo quanto
diversamente disposto dalle Nta.
3. Ad essa si applica il rapporto di utilizzabilità territoriale (Rut) o altro parametro, rapporto o
indice stabilito dalle Nta.
1. Sono rapporti e indici edilizi e urbanistici i seguenti: Rapporto o Indice di copertura fondiario,
Rapporto di utilizzabilità fondiaria, Indice di fabbricabilità fondiaria, Rapporto o Indice di
permeabilità, Indice di piantumazione arborea, Rapporto di utilizzabilità territoriale, Indice di
fabbricabilità territoriale.
1. Rapporto tra la superficie coperta e la superficie fondiaria; risulta pertanto espresso dalla
seguente formula: Rcf = Sc/Sf.
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1. È il rapporto tra la massima superficie utile lorda (Slp) realizzabile e la superficie fondiaria (Sf)
del lotto edificabile e risulta espresso dalla seguente formula: Ruf = Slp/Sf.
1. È il numero minimo di alberi di essenze pregiate da mettere a dimora per ogni unità di
superficie territoriale o fondiaria, ovvero in rapporto alla Slp realizzabile.
1. Rapporto tra la superficie coperta e la superficie territoriale; risulta pertanto espresso dalla
seguente formula: Rcf = Sc/St.
1. È il rapporto tra la massima superficie utile lorda (Slp) realizzabile, e la superficie territoriale
(St) della Zto cui il rapporto è applicato e risulta espresso dalla seguente formula: Rut = Sul/St.
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autoritativi;
b) garantire il fabbisogno di opere di urbanizzazione e provvedere, allo stesso tempo, alla
formazione di un patrimonio immobiliare pubblico;
c) superamento della rigidità funzionale delle zone, evitando la nascita di quartieri
dormitorio e di periferie prive di una identità propria, nel rispetto del principio di
vivibilità;
d) superamento del problema atavico della decadenza dei vincoli urbanistici.
4. Il principio della perequazione urbanistica si traduce operativamente nel Puc mediante
l’istituto del comparto, di cui all’Art. 112 del presente Ruec.
1. Il Puc può individuare ambiti territoriali, i comparti, per i quali le Nta definiscono, anche a
mezzo di apposite schede, progetti urbanistici di dettaglio aventi lo scopo di definire
compiutamente la zonizzazione di tali ambiti, con il disegno delle specifiche superfici
fondiarie destinate alla viabilità, agli standard urbanistici e alle trasformazioni edilizie.
2. I contenuti del disegno urbanistico di dettaglio sono tutti quelli necessari a stabilire gli
elementi di coordinamento urbanistico per le fasi di progettazione successive, nel rispetto
delle previsioni del Puc, mediante elaborati di tipo planimetrico o planovolumetrico redatti
in scala 1:2.000 o 1:1.000, e altre indicazioni quantitative, morfologiche, tipologiche,
prescrittive e/o di indirizzo.
3. Il Puc stabilisce se il disegno urbanistico di dettaglio assume valore prescrittivo ovvero di
indirizzo nei confronti delle progettazioni dei singoli comparti.
1. L'intervento edilizio diretto (Ied) riguarda tutte le opere, pubbliche o private, che
comportino nuove costruzioni o trasformazioni di edifici, del suolo e del sottosuolo.
2. In tutte le zone del territorio comunale ove non sia prescritto l'intervento urbanistico
preventivo (Iup) e in quelle regolate da Pua approvati, il Puc si attua per Ied, subordinato
all’espletamento delle procedure previste dalle leggi vigenti, in relazione alla tipologia di
trasformazione edilizia di cui al titolo V, della presente parte III.
3. L’Ied si attua altresì mediante il PdiCc ai sensi dell’art. 28bis del Dpr 380/2001.
1. I Pua, ai sensi della Lr n. 16/2004, art. 26, sono strumenti con i quali il Comune provvede a
dare attuazione alle previsioni del Puc o a dare esecuzione agli interventi di urbanizzazione
e riqualificazione individuati dagli Api, qualora vigenti.
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1. In caso di inerzia dei proprietari nella formazione e/o attuazione di un comparto di iniziativa
privata, sono previste procedure di intervento sostitutivo.
2. Il Comune può fissare, attraverso gli Api, un termine per l’attuazione di uno o più comparti.
3. Trascorso il termine di cui al precedente comma 2, in caso di inerzia nella formazione di un
Pua di iniziativa privata, relativo a un comparto facente parte delle previsioni degli Api, il
Comune può procedere all’adozione del Pua di iniziativa pubblica.
4. Trascorso il termine di cui al precedente comma 2, in caso di inerzia nell’attuazione di un
comparto di iniziativa privata, facente parte delle previsioni degli Api, il Comune può
procedere, nei confronti dei proprietari inadempienti, all’attuazione pubblica delle
previsioni del Pua, secondo quanto previsto dalla legge 1150/1942, art. 23, dalla legge
10/1977, art. 13, e dalla legge 457/1978, art. 28.
5. Il Comune può attuare il comparto anche a mezzo di una società mista o di una società di
trasformazione urbana.
1. In tutti i casi in cui gli Ied, sull’edificato esistente, determinino un incremento del Cu è fatto
obbligo di cedere gratuitamente le aree relative alle opere di urbanizzazione primaria e
secondaria, nelle quantità previste nelle Nta, nonché di realizzare le opere di urbanizzazione
primaria.
2. L’Ied con monetizzazione degli standard può essere assentito, salvo quanto già stabilito dal
Puc, previo accertamento che il maggior Cu indotto non comporti, nella Zto di riferimento,
una riduzione di standard urbanistici a una quantità di superficie complessiva inferiore al
valore minimo fissato dalla normativa vigente.
3. Qualora il Puc non ritenga opportuna l’acquisizione delle aree per standard urbanistici in
relazione alla loro estensione, conformazione o localizzazione, ovvero laddove non risulti
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possibile all’avente titolo reperire aree libere nella Zto di intervento, è disposto che, in luogo
del conferimento, anche parziale, delle aree, sia ammessa la monetizzazione degli standard
urbanistici, consistente nella corresponsione al Comune di una somma calcolata sul valore
di mercato degli immobili, tenendo conto del loro stato di fatto e di diritto, rispetto a quello
di aree ricadenti nella stessa Zto.
4. Ai sensi del precedente comma 3, l’attuazione di ciascun Ied comporta l’obbligo di
procedere alla monetizzazione in funzione di una quantità di standard urbanistici nella
misura minima prevista dal Puc.
5. I necessari standard urbanistici sono realizzati, prioritariamente, nelle limitrofe o
funzionalmente collegate aree già previste per standard urbanistici nelle tavole di
zonizzazione del Puc.
6. Le risorse derivanti dalla monetizzazione delle aree a standard saranno destinate alla
parziale copertura finanziaria degli interventi pubblici.
7. Il Cc, all’atto dell’approvazione del bilancio di previsione, definisce i costi parametrici relativi
alla monetizzazione degli standard urbanistici ed, eventualmente, il programma per
l’acquisto di aree a tale scopo destinate.
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1. Ai sensi dell’art. 3, comma 1, lettera a) del Dpr 380/2001, sono interventi di manutenzione
ordinaria gli interventi edilizi che riguardano le opere di riparazione, rinnovamento e
sostituzione delle finiture degli edifici e quelle necessarie ad integrare o mantenere in
efficienza gli impianti tecnologici esistenti.
2. In particolare, sono interventi di manutenzione ordinaria:
a) le opere di riparazione delle finiture esterne;
b) la riparazione di superficie scoperta e modifica del tipo di pavimentazione esistente;
c) le opere di riparazione delle recinzioni e dei muri di sostegno esistenti;
d) i movimenti di terra ad uso agricolo che non modifichino sensibilmente l’andamento
del terreno naturale (ricariche di terreno agricolo).
3. Rientrano, inoltre, nella manutenzione ordinaria i seguenti interventi:
a) riparazione o parziale sostituzione del manto di copertura e della piccola orditura del
tetto;
b) riparazione di pluviali e grondaie nonché la loro parziale sostituzione con l’utilizzo
di materiali e criteri costruttivi simili a quelli esistenti (sagome, orditura, ecc);
c) ripristino delle facciate, rifacimento parziale degli intonaci e riattintatura non totale
delle stesse;
d) riparazione dei terrazzi dei balconi e loro accessori; riparazione e rifacimento dei manti
di copertura dei terrazzi e della pavimentazione dei cortili, cavedi, ecc.;
e) riparazione e sostituzione degli infissi e dei serramenti, anche dei portoni e dei cancelli;
f) applicazione di tende;
g) sostituzione di serrande;
h) riparazione e rifacimento delle pavimentazioni interne e rinforzo delle solette di
calpestio, anche con elementi in ferro e getti di calcestruzzo;
i) riparazione e rifacimento dell’intonaco e delle tinteggiature interne;
j) riparazione, sostituzione e posa in opera dei rivestimenti, degli infissi e dei serramenti
interni;
k) apertura di vani porta all’interno della stessa unità immobiliare;
l) costruzione di arredi fissi, piccole opere murarie come nicchie, muretti di arredamento,
tamponamenti interni che lascino invariati i serramenti esterni;
m) posa in opera di cancelletti di sicurezza interni;
n) installazione e spostamento di pareti mobili;
o) riparazione e sostituzione di impianti, canne fumarie e dei relativi comignoli anche
con l’installazione di caminetti;
p) riparazione e sostituzione delle canalizzazioni della rete fognaria, interna ed esterna
sino al limite di proprietà;
q) installazione, anche all’esterno dei fabbricati, di citofoni, videocitofoni, antenne,
caldaie, condizionatori e simili;
r) manutenzione di verde privato, collocazione nel verde o sui terrazzi di elementi
ornamentali quali statue, vasche, fioriere, pergolati, grillage e simili.
4. È equiparata alle opere di manutenzione ordinaria l’approntamento e costruzione di
coperture temporanee, di cui all’art. 10 della Lr n. 8/1995 e smi, al fine si sopperire ad
esigenze stagionali di protezione delle colture agricole, purché non stabilmente infisse al
suolo e realizzate con strutture lignee e teli in materiali naturali o sintetici, facilmente
rimovibili.
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1. Ai sensi dell’art. 3, comma 1, lettera b) del Dpr 380/2001, sono interventi di manutenzione
straordinaria le opere e le modifiche necessarie per rinnovare e sostituire parti anche
strutturali degli edifici, nonché per realizzare ed integrare i servizi igienico-sanitari e
tecnologici, sempre che non alterino la volumetria complessiva degli edifici e non
comportino modifiche delle destinazioni di uso. Nell'ambito degli interventi di
manutenzione straordinaria sono ricompresi anche quelli consistenti nel frazionamento o
accorpamento delle unità immobiliari con esecuzione di opere anche se comportanti la
variazione delle superfici delle singole unità immobiliari nonché del carico urbanistico
purché non sia modificata la volumetria complessiva degli edifici e si mantenga l'originaria
destinazione d' uso.
2. In particolare, sono lavori di manutenzione straordinaria gli interventi che riguardano:
a) il rifacimento di intonaci, rivestimenti e tinteggiature esterne;
b) il rifacimento della struttura del tetto senza modifiche di sagome e quote;
c) la sostituzione degli infissi esterni, dei tubi pluviali e dei canali di gronda, delle
coperture (manto, orditura, gronde), dei parapetti dei balconi e degli elementi
decorativi in genere, purché siano utilizzati materiali e criteri costruttivi simili a quelli
esistenti;
d) la rimozione e sostituzione di elementi strutturali nonché le opere di rinforzo delle
strutture fatiscenti, purché queste ultime siano limitate a porzioni dell’esistente,
compresa la demolizione e ricostruzione dei solai senza modifica della quota di
calpestio e della quota di intradosso limitatamente alle strutture ad archi e volte le
quali devono essere consolidate senza alterarne la tipologia costruttiva;
e) demolizione e ricostruzione nonché consolidamento dei muri portanti delle fondazioni,
anche con modifiche dei materiali;
f) la modifica integrale o la nuova realizzazione degli impianti tecnologici e dei servizi
igienici;
g) le modifiche dell’assetto distributivo interno purché esse non mutino il numero e la
superficie delle singole unità immobiliari, non interessino le strutture portanti, non
incidano in alcun modo sull’aspetto esteriore dell’edificio, non modifichino la
posizione, le dimensioni e la pendenza delle rampe di scala;
h) le opere interne di singole unità immobiliari che non comportino modifiche della
sagoma e dei prospetti e non rechino pregiudizio alla statica dell’immobile e non ne
modifichino la destinazione d’uso;
i) la realizzazione di scale di sicurezza, nonché di scale interne alle singole unità
immobiliari senza aumento di superfici utili;
j) i lavori di controsoffittature dei locali;
k) la realizzazione di zone verdi, aiuole e giardini nelle pertinenze e a servizio di abitazioni
esistenti;
l) la modificazione della pavimentazione di piazzali privati con materiali drenanti;
m) la realizzazione di intercapedini, di bocche lupaie, di drenaggi esterni e di canalizzazioni
per il deflusso di acque bianche e nere purché l’intervento interessi le sole aree di
pertinenza dell’edificio del quale le canalizzazioni sono a servizio;
n) la sostituzione di recinzioni e dei muri di cinta e/o sostegno con altri dello stesso tipo,
forma, colore e materiale;
o) la realizzazione dell’isolamento termico, acustico e dell’adeguamento impiantistico sia
esterno che interno agli edifici e delle opere di eliminazione delle barriere
architettoniche, consistenti anche in rampe o ascensori esterni, ovvero in manufatti
che alterino la sagoma dell’edificio;
p) realizzazione di volumi tecnici a seguito di installazioni di impianti tecnologici che si
rendano indispensabili sulla base di nuove disposizioni di legge.
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1. Ai sensi dell’art. 3, comma 1, lettera c), del Dpr 380/2001, sono interventi di restauro e di
risanamento conservativo gli interventi edilizi volti a conservare l'organismo edilizio e ad
assicurarne la funzionalità mediante un insieme sistematico di opere che, nel rispetto degli
elementi tipologici, formali e strutturali dell'organismo stesso, ne consentano destinazioni
d'uso con esso compatibili.
2. Tali interventi comprendono il consolidamento, il ripristino e il rinnovo degli elementi
costitutivi dell'edificio, l'inserimento degli elementi accessori e degli impianti richiesti dalle
esigenze dell'uso, l'eliminazione degli elementi estranei all'organismo edilizio;
3. I successivi due articoli specificano in dettaglio, separatamente, gli interventi di:
a) restauro;
b) risanamento conservativo.
1. Ai sensi dell’art. 29, comma 4, del DLgs 42/2004, per restauro si intende l'intervento diretto
sul bene attraverso un complesso di operazioni finalizzate all'integrità materiale e al
recupero del bene medesimo, alla protezione e alla trasmissione dei suoi valori culturali.
2. Nel caso di beni immobili situati nelle zone dichiarate a rischio sismico in base alla normativa
vigente, il restauro comprende l'intervento di miglioramento strutturale.
3. Gli interventi di restauro sono qualificati come operazioni storico-critiche, condotte con
metodo scientifico, dirette alla lettura, all'intendimento, alla conservazione e al recupero di
un'unità edilizia-architettonica, considerata come organismo in senso globale e, insieme,
come documento testimoniale.
4. Tali interventi riguardano l'unità edilizia-architettonica nella sua interezza e con le sue
pertinenze e aree esterne, nel suo ambiente di appartenenza, riconoscendone lo stato
originario e le successive fasi del processo di trasformazione, con i principi della liberazione
dalle incongruità, della coerenza tipologica, dell'utilizzazione compatibile, della prevalenza
dei valori culturali (storici, architettonici, artistici, ambientali).
5. Gli interventi possono consistere quindi in un insieme sistematico di opere per la
conservazione, il consolidamento, la ricomposizione, la liberazione, il completamento e
l'attualizzazione dell'organismo architettonico, che ne consentano gli usi compatibili nel
pieno rispetto: dei suoi elementi materiali costitutivi, del suo sistema strutturale, del suo
impianto distributivo e della sua risoluzione linguistica, stilistica e artistica.
6. Possono comprendere anche opere di miglioramento e adeguamento antisismico, quando
necessario.
7. Eventuali aggiornamenti tecnologici necessari al restauro dell'edificio, devono avvenire
possibilmente operando sulle parti e sulle componenti di minor pregio e maggiormente
degradate.
8. Gli interventi di restauro sono sottoposti a:
a) asseverazione con dichiarazione inizio attività, quando hanno soltanto contenuti
assimilabili a quelli degli interventi di manutenzione straordinaria, e riguardano
immobili non sottoposti a vincoli di tutela storico-artistica o paesaggistica- ambientale;
in tal caso, la realizzazione dell’intervento è subordinata al preventivo rilascio del
parere o dell’autorizzazione da parte delle Amministrazioni preposte alla tutela dei
vincoli stessi.
b) PdiC gratuito, nei casi di restauri a carattere più complesso, che risultino del tutto
differenti dagli interventi di manutenzione straordinaria.
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1. I giardini, i parchi e gli altri siti paesaggistici storici, quali espressioni del rapporto tra civiltà
e natura, sono monumenti viventi che richiedono cure continue, ai fini di salvaguardarli nella
loro integrità ed autenticità, tenendo conto di tutte le parti e di tutti gli elementi che li
compongono, nonché dell’intorno ambientale ed ecologico di appartenenza.
2. Gli usi dei giardini, parchi e siti storici devono essere compatibili con le loro caratteristiche
ambientali ed ecologiche, tenendo conto della loro rilevante vulnerabilità; inoltre, anche in
relazione alle esigenze stagionali, i cicli e i criteri colturali e manutentivi devono sempre
avere la precedenza sui tempi e sulle modalità di utilizzazione.
3. Gli interventi su giardini e siti storici devono essere sempre basati sul rilievo degli elementi
che li compongono, e in particolare:
a) della pianta, delle confinazioni e dei percorsi;
b) dei profili altimetrici del terreno;
c) delle masse vegetali e delle specie che le costituiscono;
d) delle acque in movimento o stagnanti;
e) degli elementi costruiti o ornamentali.
4. Gli interventi di recupero per conservazione di giardini e siti storici sono classificati secondo
due tipi:
a) conservazione e manutenzione; tale intervento comprende: operazioni colturali
continue e periodiche, sostituzioni puntuali di specie originali, rinnovamenti ciclici di
specie originali, conservazione e manutenzione degli elementi di architettura.
b) restauro e ripristino; tale intervento, oltre alle operazioni della conservazione e della
manutenzione, comprende: ricostituzione e valorizzazione dell’evoluzione storica del
giardino o del sito, ricomposizione conseguente alla documentazione storica ed
analogica, ripristino di parti mancanti, anche in coerenza con eventuali edifici storici,
datazione di tutte le sostituzioni, i ripristini e i nuovi impianti.
5. Gli interventi di recupero per conservazione dei giardini e siti storici, sono ad attività libera ai
sensi del Dpr 380/2001 art. 6 comma 2 soggetti ad autorizzazione paesaggistica ai sensi
dell’art. 146 del DLgs 42/2004 e s.m.i. (1)
(1) Comma così modificato dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio SABAP
per l’Area Metropolitana di Napoli con nota prot. 5902 del 11/04/2019.
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resistere all’azione sismica, così come definita nella normativa vigente in materia; per tali
interventi è richiesta la verifica sismica completa secondo modelli di calcolo rappresentativi
del comportamento statico globale dell’edificio; in base alla classificazione di zona
sismica, tali interventi sono obbligatori per chiunque intenda:
a) sopraelevare o ampliare l’edificio;
b) apportare incrementi dei carichi superiori al 20%;
c) trasformare la struttura dell’edificio;
d) effettuare innovazioni o sostituzioni che modifichino il comportamento globale
dell’edificio.
5. Quando trattasi di beni architettonici di valore storico-artistico, tutelati ai sensi del DLgs
42/2004 o comunque di valore riconosciuto, di cui occorra garantire la sicurezza per il rischio
sismico, gli interventi di miglioramento o adeguamento antisismico sono ammissibili
solo a condizione che non comportino una modifica dei caratteri di cultura figurativa e
materiale del manufatto nel suo complesso e nei suoi elementi; tali interventi, inoltre,
devono essere sempre effettuati in conformità alle “Istruzioni generali per la redazione di
progetti di restauro dei beni architettonici di valore storico-artistico in zona sismica”,
impartite dal Comitato nazionale per la prevenzione del patrimonio culturale dal rischio
sismico del Ministero dei beni culturali ed ambientali.
6. Gli interventi di miglioramento e adeguamento antisismico, quando non sono già compresi
in un’altra categoria d’intervento, sono sottoposti a titolo autorizzativo gratuito.
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1. Ai sensi dell’art. 3, comma 1, lettera d), del Dpr 380/2001, sono interventi di ristrutturazione
edilizia gli interventi volti a trasformare gli organismi edilizi mediante un insieme sistematico
di opere che possono portare ad un organismo edilizio in tutto o in parte diverso dal
precedente.
2. Gli interventi comprendono il ripristino o la sostituzione di alcuni elementi costitutivi
dell'edificio, l'eliminazione, la modifica e l'inserimento di nuovi elementi e impianti.
3. In quanto categoria d’intervento più estensiva della manutenzione straordinaria, può
includere tutte le opere a questa relative indicate nell’art. 213 del presente Ruec.
4. Fatto salvo quanto specificatamente previsto dal Puc, ai sensi dell’art. 3 del Dpr n.
380/2001, nell’ambito degli interventi di ristrutturazione edilizia sono ricompresi anche
quelli consistenti nella demolizione e ricostruzione con la stessa volumetria di quello
preesistente, fatte salve le sole innovazioni necessarie per l'adeguamento alla normativa
antisismica nonché quelli volti al ripristino di edifici, o parti di essi, eventualmente crollati o
demoliti, attraverso la loro ricostruzione, purché sia possibile accertarne la preesistente
consistenza.
5. Gli interventi possono comportare, altresì, la modifica, in aumento o diminuzione, delle
unità immobiliari e delle Slp, o il mutamento delle destinazioni d’uso.
6. Qualora la localizzazione nell’ambito dell’area di sedime venga modificata non devono
essere limitati i diritti di terzi e rispettate le distanze.
7. Sono comprese nella categoria della ristrutturazione edilizia le opere rivolte al ridisegno,
anche innovativo, delle facciate dei fabbricati.
8. Gli interventi possono contemplare anche la realizzazione di verande limitatamente alla
protezione di balconi esistenti, esclusivamente nei seguenti casi:
a) se interessino fronti prospettanti su cortili o spazi secondari;
b) se tanto sia utile a conferire uniformità al prospetto, eventualmente già interessato da
analoghi interventi;
c) in tutti i casi in cui l’intervento si configuri quale protezione da condizioni ambientali
moleste, da documentare adeguatamente.
9. I progetti relativi agli interventi di cui al precedente comma 8, muniti di autorizzazione del
condominio, devono essere estesi alla totalità dei prospetti interessati dal rinnovamento.
10. Le opere di cui al precedente comma 8, potendo incidere in modo rilevante sul decoro degli
spazi pubblici prospicienti o circostanti, sono oggetto di specifica valutazione e subordinate
al rilascio di PdiC.
1. Fatto salvo quanto diversamente stabilito dal Puc, consiste nell’aumento una tantum
della Slp di una singola Uia nella misura massima del 10% della Slp esistente, con un massimo
assoluto di Su = 20 mq, nel rispetto delle distanze e delle altezze prescritte per la Zto.
2. In alternativa a quanto stabilito al comma 1, è sempre possibile realizzare un apposito locale
per servizio igienico con un massimo assoluto di Su = 8 mq.
3. L’adeguamento è realizzato, secondo quanto previsto per le singole Zto, in modo da
integrarsi spazialmente con la volumetria preesistente, escludendosi la realizzazione di
volumi aggiunti poggiati su pilastri a vista o su sbalzi e senza superare l’altezza media degli
edifici circostanti.
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1. Sono interventi di realizzazione di parcheggi pertinenziali interrati quelli volti a dotare gli
edifici preesistenti dei parcheggi e/o autorimesse privati necessari per il soddisfacimento del
minimo standard richiesto ai sensi della legge 122/1989 e smi, ricavandoli nel piano interrato
degli edifici stessi o comunque nel sottosuolo del lotto relativo.
2. I parcheggi pertinenziali interrati, come tali, devono essere progettualmente individuati e
vincolati nella destinazione d’uso al servizio delle relative Ui.
3. La realizzazione di parcheggi pertinenziali interrati non comporta aumento di Su, Slp o di Vt.
4. Gli interventi di parcheggi pertinenziali interrati sono sottoposti a Scia secondo la normativa
vigente, purché non riguardino immobili con vincolo di tutela, in tal caso l’inizio delle opere è
subordinato al rilascio delle prescritte autorizzazioni da parte della amministrazioni preposte
alla tutela dei vincoli stessi.
1. Ai sensi del Dpr 380/2001, art. 3, comma 1, lettera f), sono interventi di ristrutturazione
urbanistica quelli rivolti a sostituire l'esistente tessuto urbanistico-edilizio, definito mediante
apposito perimetro, con altro diverso, mediante un insieme sistematico di interventi edilizi,
anche con la modificazione del disegno dei lotti, degli isolati e della rete stradale.
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2. Ai sensi del presente Ruec, ricadono tra gli interventi di ristrutturazione urbanistica:
- gli interventi che ricorrono alla perequazione di prossimità, così come definita nelle Nta del
Puc;
- gli interventi di riconversione degli edifici industriali esistenti.
3. Tali interventi presuppongono la definizione di un Iup ovvero di un PdiCc ai sensi dell’art. 28bis
del Dpr 380/2001, di iniziativa pubblica o privata, da redigere a seguito di puntuale e accurata
analisi dello stato di fatto che dimostri il bilanciamento fra carico urbanistico e relativi standard
urbanistici previsti dal progetto, per cui il carico urbanistico esistente all’interno del perimetro
oggetto di intervento deve costituire una invariante del piano.
1. Sono interventi di ampliamento di edificio esistente quegli interventi di nuova costruzione che,
pur essendo organicamente collegati con un edificio esistente, non comportano
necessariamente un intervento di recupero di questo; detto ampliamento avviene in
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1. Le nuove costruzioni, ai sensi dell’art. 3, comma 1, lettera e), del Dpr 380/2001, sono interventi
di trasformazione edilizia e urbanistica del territorio non rientranti nelle categorie definite alle
lettere a), b), c) e d) dell’art. 3, comma 1, dello stesso Dpr 380/2001.
2. Sono comunque da considerarsi nuove costruzioni:
a) la costruzione di nuovi manufatti edilizi fuori terra o interrati;
b) l'ampliamento inteso come il complesso di lavori che hanno l’effetto di ingrandire un
edificio esistente, creando superfici, spazi o volumi supplementari, mediante addizione
orizzontale e/o verticale all'esterno della sagoma esistente, fermo restando, per gli
interventi pertinenziali, quanto previsto alla successiva lettera g);
c) gli interventi di urbanizzazione primaria e secondaria realizzati da soggetti diversi dal
Comune;
d) la realizzazione di infrastrutture e di impianti, anche per pubblici servizi, che
comporti la trasformazione in via permanente di suolo inedificato;
e) l'installazione di torri e tralicci per impianti radio-ricetrasmittenti e di ripetitori per i
servizi di telecomunicazione, da effettuarsi ai sensi della normativa vigente in materia;
f) l'installazione di manufatti leggeri, anche prefabbricati, e di strutture di qualsiasi
genere, quali roulottes, campers, case mobili, imbarcazioni, che siano utilizzati come
abitazioni, ambienti di lavoro, oppure come depositi, magazzini e simili, e che non
siano diretti a soddisfare esigenze meramente temporanee;
g) gli interventi pertinenziali che le norme tecniche degli strumenti urbanistici, in
relazione alla zonizzazione e al pregio ambientale e paesaggistico delle aree,
qualifichino come interventi di nuova costruzione, ovvero che comportino la
realizzazione di un volume superiore al 20% del volume dell'edificio principale;
h) la realizzazione di depositi di merci o di materiali, la realizzazione di impianti per
attività produttive all'aperto ove comportino l'esecuzione di lavori cui consegua la
trasformazione permanente del suolo in edificato.
3. La realizzazione di qualsiasi opera o manufatto emergente dal suolo o interessante il
sottosuolo, che sia in qualsiasi modo agibile e, inoltre, le recinzioni, le cancellate, i muri di cinta
o di sostegno di altezza superiore a 2,50 m.
1. Sono interventi di attrezzaggio del territorio quelli rivolti alla manutenzione, al ripristino,
all’adeguamento, e alla costruzione di opere di urbanizzazione primaria e di ogni altra
attrezzatura tecnica e tecnologica che serve il territorio, urbano ed extraurbano, comprese le
relative gallerie tecniche.
2. Gli interventi di attrezzaggio del territorio sono realizzati dagli organi istituzionalmente
competenti per le opere pubbliche di cui trattasi, nonché dagli enti e dalle aziende
concessionarie, oppure da privati che abbiano stipulato la relativa convenzione con il Comune,
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1. Sono interventi di modificazione del suolo gli interventi sul territorio, quali scavi, rinterri e
rilevati, che ne comportano modifiche morfologiche e altimetriche, permanenti e significative,
o comunque incidenti sulle caratteristiche del contesto.
2. Non fanno parte degli interventi di modificazione del suolo le modifiche connesse con: attività
produttive agricole; coltivazione di cave e torbiere; sistemazioni idrauliche delle acque
pubbliche; consolidamento della stabilità dei versanti, effettuate dagli enti competenti.
3. Gli interventi di modificazione del suolo, sempreché risultino ammissibili in base alle risultanze
della apposita relazione idrogeologica, quando richiesta, firmata da un tecnico abilitato, sono
sottoposti a Dia Scia, fermo restando l’obbligo di acquisire la preventiva approvazione della
competente Soprintendenza, quando riguardino immobili con vincolo di tutela.
1. Sono interventi di deposito a cielo aperto quelli che riguardano spazi aperti destinati al
deposito, temporaneo o no, di materiali, manufatti e merci (esclusi rottami, cascami e rifiuti),
con finalità di stoccaggio, oppure di esposizione o di vendita, e con esclusione di qualsiasi
attività di trasformazione e lavorazione; tali depositi possono essere collegati ad una specifica
attività insediata, oppure no.
2. Non fanno parte degli interventi di deposito a cielo aperto le discariche pubbliche e quelle
normate dal DLgs 22/1997.
3. Gli interventi di deposito a cielo aperto sono sottoposti ad Aa, fermo restando l’obbligo di
acquisire la preventiva approvazione della competente Soprintendenza, quando riguardino
immobili con vincolo di tutela.
1. È consentita l’installazione precaria di chioschi, di cui all’Art. 21 del presente Ruec, per le
attività di somministrazione di alimenti e bevande, di cui alla legge 287/1991, e per le attività
commerciali di cui al DLgs 114/1998 e della Lr n. 1/2000 e s.m.i.
2. Per la installazione dei chioschi e delle edicole, oltre alla concessione di suolo pubblico, deve
essere acquisito apposito provvedimento di assenso del Comune.
3. I soggetti interessati all’ottenimento del PdiC per la collocazione del chiosco devono ottenere
preventiva Aa dal responsabile del Settore patrimonio, previo parere favorevole della Gc.
1. I dehors, di cui all’Art. 24 del presente Ruec, devono avere carattere di precarietà dal punto
di vista temporale, nel senso che la loro presenza sul territorio deve essere limitata nel tempo,
di durata non superiore a un anno e rinnovabile e la loro installazione è disciplinata
dall’apposito Regolamento approvato con delibera di Cc.
1. Gli interventi di allestimento del verde riguardano le sistemazioni a parco e giardino, comprese
quelle dei cortili con presenza di verde, nei casi in cui queste costituiscono un intervento
autonomo (non facente parte, cioè, di una più complessa opera edilizia regolata da una
specifica procedura), e hanno tuttavia una loro rilevanza per dimensione e impatto visivo-
paesaggistico; e come tali sono classificate nel relativo piano comunale del verde, qualora in
dotazione al Comune.
2. Gli interventi di allestimento del verde sono sottoposti a Dia Scia, fermo restando l’obbligo di
acquisire la preventiva approvazione della competente Soprintendenza, quando riguardino
immobili con vincolo di tutela; quando, invece, sono parte integrante di un’opera edilizia,
rientrano nella relativa procedura.
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1. Gli interventi di allestimento di campi attrezzati per attività sportive e ricreative, purché del
tutto e permanentemente scoperti, comprendono le opere di pavimentazione e le opere
accessorie funzionali alla specifica attività sportiva e ricreativa, compreso l’allestimento del
verde complementare; di tali interventi fanno parte anche le piscine del tutto e
permanentemente scoperte.
2. La realizzazione di piscine è ammessa solo se non comporta rilevanti movimenti di terra né
rilevante impatto visivo, le vasche non potranno avere superficie superiore a 100 mq, il colore
del rivestimento interno dovrà essere chiaro e tale da minimizzarne l'impatto.
L'approvvigionamento di acqua dovrà avvenire in modo autonomo. Nel caso non sia possibile
l'approvvigionamento autonomo il progetto sarà corredato del parere favorevole dell'azienda
erogatrice per l'utilizzo dell'acqua proveniente dall'acquedotto. Le attrezzature di supporto
(spogliatoio, servizi igienici e deposito attrezzi, ecc) non potranno essere di dimensione
superiore a 16 mq e dovranno essere realizzate utilizzando materiali e tecniche tipici del
contesto e dell'edificio di riferimento. Tali attrezzature saranno preferibilmente realizzate
interrate o seminterrate utilizzando eventuali dislivelli esistenti e comunque senza
comportare rilevanti movimenti di terra. Le attrezzature strettamente necessarie al
funzionamento e manutenzione della piscina saranno consentite nella quota necessaria.
3. Gli interventi di allestimento di campi attrezzati per attività sportive e ricreative sono
sottoposti a:
a) PdiC oneroso, nella generalità dei casi, il cui onere è commisurato all’area di
insediamento (Ai);
b) Dia Scia, quando hanno un carattere pertinenziale rispetto agli edifici esistenti, sono
destinati ad uso privato, e non riguardano immobili sottoposti a vincoli di tutela, nel
qual caso, invece, la realizzazione dell’intervento è subordinata al preventivo rilascio
del parere o dell’autorizzazione da parte delle amministrazioni preposte alla tutela dei
vincoli stessi.
1. Recinzioni, passi carrai e rampe carraie, di qualunque tipo, quando riguardano una sede
stradale, sono regolati da quanto contenuto nel RegNcs.
2. Le recinzioni, in particolare, devono essere realizzate con muretto di base di altezza pari a 1,00
m e sovrastante recinzione metallica di altezza pari a 1,00 m; nel caso in cui le recinzioni
interessino lotti posti a differente quota, le altezze di cui sopra vanno computate dalla quota
più alta tra le due.
3. Le recinzioni rientrano negli interventi di cui al presente articolo quando la loro altezza non
supera 2,00 m, a meno che un’altezza maggiore sia richiesta da specifiche norme di sicurezza;
quelle che dividono solo aree private rientrano nel caso di cui al presente articolo solo se
hanno un carattere murario.
4. Le recinzioni non classificabili ai sensi del presente articolo, ai sensi del precedente comma 3,
sono da considerarsi come interventi di nuova costruzione.
5. A confine di strade prive di marciapiede, le recinzioni dei nuovi edifici devono rispettare una
distanza dalla carreggiata di progetto non inferiore a 1,50 m, e, in corrispondenza degli incroci,
uno smusso circolare di raggio non inferiore a 2,00 m; in tal caso l’area dell’arretramento è
computabile come urbanizzazione primaria nonchè ai fini del calcolo della superficie del lotto
di intervento anche per interventi futuri e delle distanze dal confine oltre che come
urbanizzazione primaria.
6. In corrispondenza dell’accesso, le recinzioni devono prevedere gli allestimenti necessari per
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installare numero civico, campanelli, cassette postali, contatori d’utenza e quant’altro occorra
all’allacciamento dell’immobile recintato.
7. In corrispondenza di strade extraurbane di qualunque tipo e di strade urbane di scorrimento,
i passi carrai devono prevedere l’arretramento di almeno 5,00 m dell’accesso di recinzione con
i relativi raccordi svasati, in modo da consentire la sosta fuori dalla sede stradale di un veicolo
del tipo a cui il passo carraio è destinato.
8. In altri tipi di strade urbane, l’arretramento di cui al precedente comma 7, quando sia presente
un dispositivo di movimento automatico del cancello, può essere ridotto per comprovate
esigenze tecniche, previa autorizzazione dell’ente proprietario.
9. In presenza di rampe di accesso che immettono su una strada di qualunque tipo, i passi carrai
devono disporre di un tratto piano di almeno 4,00 m che consenta la sosta di un veicolo fuori
dalla sede stradale; le stesse rampe d’accesso devono avere una pendenza non superiore al
20%.
10. Gli interventi di cui al presente articolo sono sottoposti a:
a) Dia Scia, purché non riguardino immobili con vincolo di tutela, nel qual caso la
realizzazione dell’intervento è subordinata al preventivo rilascio del parere o
dell’autorizzazione da parte delle amministrazioni preposte alla tutela dei vincoli stessi;
b) Aa, quando si tratti solo di passi carrai e rampe carraie.
1. Gli interventi riguardanti opere funerarie e cimiteriali sono regolati dalla specifica Aa, nel
rispetto del regolamento comunale di polizia mortuaria.
2. Nel caso di opere di edilizia funeraria gentilizia di maggiore importanza (tombe, a sterro,
edicole, ecc.), è richiesto il PdiC.
1. Gli interventi riguardanti distributori automatici di carburante sono regolati dalla Lr n. 6/2006
e DLgs 32/1998 e smi, nonché dai relativi strumenti di pianificazione settoriale e, in particolare,
del piano carburanti.
2. La disciplina dei distributori automatici di carburante fissa i parametri minimi di insediamento
ed è articolata in base alla classificazione di:
a) livello di urbanizzazione del comune;
b) Zto di Puc;
c) tipologia dell’impianto distributore;
d) tipo di carburante distribuito.
3. Gli interventi relativi ai distributori automatici di carburante sono sottoposti al parere
vincolante del competente organo dell’Amministrazione competente e richiedono:
a) Aa, per quanto riguarda le sole apparecchiature di erogazione e di prepagamento;
b) PdiC oneroso, per impianti comprendenti anche le pensiline, lo spogliatoio, i servizi
igienici, nonché eventuali edifici complementari (officina, magazzino, ecc.) dotati di Su.
1. Gli interventi riguardanti impianti di demolizione e recupero di rottami sono regolati dai
relativi strumenti di pianificazione settoriale, nazionale e regionale, e, in particolare, dal DLgs
22/1997 e smi.
2. Tali interventi sono finalizzati alla gestione integrata di materiali di scarto classificabili come
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rifiuti speciali ai sensi del DLgs 22/1997, art. 7, con le esclusioni di cui al relativo art. 8, purché
non si tratti di rifiuti pericolosi compresi nell’elenco di cui alla direttiva n. 91/689/Ce.
3. Gli interventi riguardanti impianti di demolizione e recupero di rottami, previa comunicazione
al competente Ufficio Regionale, sono sottoposti all’autorizzazione del competente organo
territoriale e successivamente all’Aa comunale.
1. Gli interventi di coltivazione di cave e di attività estrattive in genere, sono regolati dalla Lr n.
54/1985, e smi, nonché dai relativi strumenti di pianificazione sovracomunale e comunale
disposti in attuazione della stessa.
2. Per gli interventi di coltivazione di cave è richiesta apposita Aa, subordinata al parere della
Commissione tecnica infraregionale per le attività estrattive, e alla stipula della relativa
convenzione onerosa.
3. Eventuali manufatti complementari funzionali alle attività estrattive devono essere sottoposti
alle specifiche procedure abilitative.
1. I campeggi sono esercizi ricettivi aperti al pubblico a gestione unitaria, attrezzati in aree
recintate per la sosta in apposite piazzole e per il soggiorno di turisti provvisti, di norma, di
unità abitative quali tende e altri mezzi autonomi di pernottamento.
2. Gli interventi di allestimento di campeggi sono regolati dalla specifica normativa vigente in
materia; in particolare, la Lr n. 13/1993 e smi.
3. Le procedure richieste per gli interventi di allestimento di campeggi sono quelle conseguenti
alle caratteristiche dei manufatti che questi comprendono, secondo la classificazione del
presente Ruec; in generale, è richiesto il PdiC oneroso, il cui onere è commisurato all’area
dell’insediamento.
4. I campeggi possono essere dotati di piazzole provviste di unità abitative proprie, con tende o
altri allestimenti stabili o mobili dell'azienda, destinati al soggiorno di turisti non provvisti di
mezzi propri, in misura non superiore al 30% del numero complessivo delle piazzole
autorizzate.
5. Sia i campeggi che i villaggi turistici devono possedere i seguenti altri requisiti minimi:
a) servizio di ricevimento o accettazione posto in locale apposito all'ingresso del
campeggio;
b) servizio di pronto soccorso posto in locale apposito facilmente accessibile da ogni
punto del campeggio;
c) presenza di almeno le seguenti attrezzature di ristoro:
- un bar;
- una tavola calda o ristorante self-service;
- uno spaccio;
d) presenza di almeno due attrezzature ricreative, quali locali di ritrovo, cinema, locali
per la televisione, locali per il gioco del biliardo, o del tennis da tavolo, e simili;
e) almeno un passaggio pedonale ogni due piazzole nei campeggi e almeno un passaggio
pedonale ogni piazzola nei villaggi turistici;
f) piazzole individuate con contrassegno numerico progressivo in ogni piazzola, oppure
con confini evidenziati con divisori artificiali, diversi da segnali sul terreno o picchetti;
g) piazzole sistemate a prova di acqua e di polvere;
h) presenza di almeno una presa di corrente per ogni piazzola;
i) impianto elettrico realizzato nel rispetto delle norme CEI, con canalizzazioni interrate
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1. Gli interventi di occupazione di suolo pubblico sono disciplinati dal DLgs 285/1992 e dal DLgs
507/1993, a seconda della classificazione del Comune, e in conformità a quanto disposto nel
regolamento comunale per l’applicazione della tassa occupazione spazi ed aree pubbliche.
2. Gli interventi di occupazione di suolo pubblico, con o senza la presenza di manufatti e/o
impianti, sono di due tipi:
a) permanenti, quando l’occupazione è preordinata a una durata non inferiore a un anno;
b) temporanei, quando l’occupazione è preordinata a una durata inferiore a un anno.
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3. Fermo restando il pagamento della tassa relativa, gli interventi di occupazione di suolo
pubblico sono sottoposti a:
a) PdiC, quando trattasi di occupazione permanente;
b) Aa, quando trattasi di occupazione temporanea.
1. Gli impianti di pubblicità o propaganda, su suolo pubblico o privato, sono disciplinati, ai sensi
del Dpr 495/1992, RegNcs, dal relativo regolamento comunale, che ne prevede la casistica e
le tipologie.
2. In ogni caso, gli impianti di pubblicità o propaganda devono rispettare il limite minimo di
distanza dal confine stradale pari a 1,00 m.
3. Gli interventi di pubblicità o propaganda sono sottoposti ad Aa, fermo restando l’obbligo di
acquisire la preventiva approvazione della competente Soprintendenza, quando riguardino
immobili con vincolo di tutela.
1. Sono strutture ubicate in edifici o fondi rurali che mantengono la loro destinazione d'uso a fini
agricoli.
2. La capacità ricettiva e le altre attività compatibili sono indicate nell'art. 6 della Lr n. 17/2001.
3. La gestione deve essere effettuata da imprenditori agricoli.
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CAPO IX - Parcheggi
1. La realizzazione e l’uso dei parcheggi restano disciplinati dalla normativa delle singole Zto e
sottozone e, dove previsto, dalla normativa degli ambiti in cui ricadono.
2. Le aree destinate a parcheggi di uso pubblico sono realizzate, ovunque possibile, in particolare
negli insediamenti produttivi, con opportune schermature, ottenute con piccoli terrazzamenti
e sistemazioni a verde.
3. Nella realizzazione dei parcheggi di uso pubblico devono essere sempre previsti spazi riservati
alla sosta per i diversamente abili, nella misura minima di 1 ogni 50 posti o frazione, con le
caratteristiche indicate all’art. 8, punto 8.2.3, del Dm n. 236/1989.
4. I criteri per la realizzazione dei parcheggi e le norme generali riferite alle singole tipologie sono
riportati nei successivi articoli da 255 a 259.
1. Parcheggio che presenti almeno tre lati interamente controterra e all’esterno opere funzionali
per le quali non venga meno il requisito della sotterraneità, quali a esempio rampe carrabili,
scale di sicurezza, sistemi di aerazione, torrini di risalita.
2. Le opere in vista devono essere realizzate con coloriture e materiali integrati nel contesto
ambientale ed edilizio.
3. La realizzazione dei parcheggi interrati è consentita senza alterazione del profilo naturale del
terreno, salvo per il realizzazione della rampa, nel rispetto delle condizioni di sicurezza del
sottosuolo e del sistema idrografico.
4. I parcheggi interrati sono realizzati con altezza interna regolata, sia nei limiti che nelle
eventuali deroghe, dalle norme vigenti in materia di sicurezza antincendio per la costruzione
e l'esercizio di autorimesse e simili.
5. L’area interessata dall’esecuzione delle opere va contenuta nel limite massimo del 70% della
Sf.
6. Sulle superfici sovrastanti i parcheggi interrati va disposto uno strato di terreno vegetale, di
spessore non inferiore a 70 cm per la piantumazione di arbusti e piante tappezzanti e le zone
residuali vanno piantumate con essenze arboree.
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1. I parcheggi di urbanizzazione primaria, di cui all’Art. 34, comma 2, del presente Ruec, vanno
sempre progettati e realizzati in stretto rapporto con la viabilità, di cui costituiscono elemento
complementare indispensabile.
2. Le aree e le opere necessarie per la realizzazione dei parcheggi di urbanizzazione primaria sono
sempre completamente a carico degli interventi urbanistici ed edilizi da cui dipendono, nella
misura prescritta dal relativo standard urbanistico fissato dalla normativa nazionale e
regionale e dagli strumenti urbanistici vigenti.
3. Ai fini dell’applicazione dello standard dei parcheggi di urbanizzazione primaria si considera il
posto-auto con il relativo spazio di manovra; l’area di manovra compresa nel calcolo dello
standard deve essere a esclusivo servizio del parcheggio e non può essere maggiore di quella
destinata allo stazionamento.
4. Ogni qualvolta sia possibile, i parcheggi di urbanizzazione primaria devono essere
adeguatamente alberati e dotati di marciapiedi.
5. I parcheggi di urbanizzazione primaria possono anche essere coperti.
6. Apposita deliberazione comunale fissa i casi, i limiti e le tariffe per la eventuale sostituzione
dell’onere relativo alla realizzazione dei parcheggi di urbanizzazione primaria con altro
corrispondente onere monetario.
1. I parcheggi di urbanizzazione secondaria, di cui all’Art. 34, comma 3, del presente Ruec,
qualora previsti dagli strumenti urbanistici vigenti, vanno progettati e realizzati in stretto
rapporto con il sistema del verde, dei servizi e delle attrezzature collettive a livello di quartiere
e delle attrezzature collettive generali.
2. Le aree necessarie per la realizzazione dei parcheggi di urbanizzazione secondaria sono
sempre completamente a carico degli Iup da cui dipendono, nella misura prescritta dal relativo
standard urbanistico; le opere necessarie per la loro realizzazione sono eseguite con il
concorso dei relativi oneri di urbanizzazione, secondo programmi determinati.
3. Ai fini dell’applicazione dello standard dei parcheggi di urbanizzazione secondaria, si considera
un posto-auto pari a 25 mq; l’area di manovra compresa nel calcolo dello standard deve essere
a esclusivo servizio del parcheggio e non può essere maggiore di quella destinata allo
stazionamento.
4. Ogni qualvolta sia possibile, i parcheggi di urbanizzazione secondaria devono essere
adeguatamente alberati e dotati di marciapiedi.
5. I parcheggi di urbanizzazione secondaria possono anche essere coperti.
parcheggio ogni 10 mc di volume edificato (spp = 0,10 mq/mc), assicurando, in ogni caso, la
dotazione di almeno un posto auto per ogni Uia.
4. La previsione di cui al precedente comma 3 si applica anche alla ristrutturazione edilizia,
qualora preveda l’integrale demolizione e ricostruzione dell’edificio.
5. Per le destinazioni industriali ai fini del calcolo del volume si applica una hi virtuale di 4,50m.
6. Ai fini dell’applicazione dello standard dei parcheggi pertinenziali, si considera, in ogni caso, in
termini di superficie complessiva comprensiva degli spazi di manovra, un posto- auto scoperto
pari a 25 mq ed un posto-auto coperto pari a 20 mq.
7. Per la quota di superficie Spp necessaria al raggiungimento del minimo standard richiesto e
non computata come Su o Slp, i parcheggi pertinenziali restano vincolati nella destinazione
d’uso e non possono essere ceduti separatamente dall’Ui alla quale sono legati da vincolo
pertinenziale sancito con atto unilaterale d’obbligo registrato e trascritto.
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1. Il Ruec individua gli insediamenti esistenti nelle parti del territorio comunale esterne alle aree
disciplinate dalle Nta del Puc, come riportato nell’elaborato “Componente urbanistica”.
2. Il Ruec articola gli insediamenti esistenti in:
a) prevalentemente residenziali;
b) prevalentemente produttivi;
3. Il Ruec classifica come prevalentemente residenziali i suoli trasformati comprendenti gli edifici
su di essi insistenti, aventi destinazione d’uso prevalente di tipo residenziale, ovvero
comprendenti gli edifici rurali al cui interno sia presente almeno una Uia.
4. Il Ruec classifica come prevalentemente produttivi i suoli trasformati comprendenti gli edifici
su di essi insistenti, aventi destinazione d’uso prevalente di tipo produttivo, i piazzali per la
sosta di autoveicoli e macchinari ovvero utilizzati come deposito a cielo aperto, di cui all’Art.
145.
5. Nell’elaborato “Componente urbanistica” Ruec sono, altresì, individuate, le masserie e le
case rurali, ubicate all’esterno delle aree disciplinate dalle Nta del Puc, per le quali, al fine
di salvaguardarne il carattere agricolo e di impedirne la demolizione e ricostruzione o
comunque l’alterazione e lo snaturamento con perdita dei caratteri architettonici distintivi,
importanti per la tutela dei valori paesaggistici, è prescritta la categoria di intervento del
restauro e risanamento conservativo (1).
(1) Comma così aggiunto dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio SABAP
per l’Area Metropolitana di Napoli con nota prot. 5902 del 11/04/2019.
1. Per gli insediamenti esistenti perimetrati nell’elaborato del Ruec denominato “Componente
urbanistica”, tale elaborato costituisce il quadro di riferimento per il rilascio dei certificati di
destinazione urbanistica e per l’accertamento di conformità degli interventi urbanistici ed
edilizi nel territorio comunale, fatta salva la legittimità urbanistica ed edilizia degli stessi, ad
eccezione dei casi di cui al successivo comma 4.
2. Il certificato di destinazione urbanistica indicherà quali “residenziali” i suoli ricadenti tra gli
insediamenti prevalentemente residenziali, così come perimetrati nell’elaborato
“Componente urbanistica” del Ruec, su cui insistono immobili eventualmente appartenenti
alle categorie catastali: A/1, A/2, A/3, A/4, A/5, A/7, A/8, A/9.
3. Il certificato di destinazione urbanistica indicherà quali “produttivi” i suoli ricadenti tra gli
insediamenti prevalentemente produttivi, così come perimetrati nell’elaborato “Componente
urbanistica” del Ruec.
4. Il certificato di destinazione urbanistica indicherà quali “agricoli” i suoli ricadenti tra gli
insediamenti prevalentemente residenziali, così come perimetrati nell’elaborato
“Componente urbanistica” del Ruec, cu insistono immobili al cui interno sono presenti Uia
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appartenenti alla categoria catastale A/6, e riporterà la relativa Zto del Piano operativo.
1. Il Ruec disciplina, per gli insediamenti esistenti, così come perimetrati nell’elaborato del Ruec
denominato “Componente urbanistica”, esclusivamente gli interventi sul patrimonio edilizio
esistente.
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COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
1. Hanno titolo a richiedere e ottenere l’abilitazione allo svolgimento di attività edilizie, fatti
salvi i diritti dei terzi:
a) il proprietario dell’immobile;
b) il superficiario, nei limiti del contratto di costituzione del diritto di superficie;
c) l’enfiteuta, nei limiti del contratto di enfiteusi;
d) l’usufruttuario e il titolare del diritto d’uso e di abitazione, per i soli interventi di
manutenzione straordinaria.
e) il titolare di diritti reali di servitù prediali, coattive o volontarie, per i soli interventi di
manutenzione straordinaria e per gli altri interventi eventualmente rientranti nel suo
titolo;
f) il locatario, per i soli interventi di manutenzione straordinaria, che abbiano carattere
d’urgenza, ai sensi dell’art. 1577 del cc;
g) l’affittuario agrario di cui alla legge 11/1971 e smi, per le opere di semplice
miglioramento della casa colonica e degli altri edifici rurali;
h) il concessionario di terre incolte di cui al Dl n. 279/1944 e smi, per le opere di
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REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE
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1. Per tutti gli interventi, di cui al titolo IV della presente parte III, ai fini dei provvedimenti
autorizzativi, di cui al titolo II della presente parte III, i relativi progetti devono essere
redatti e firmati da professionisti abilitati, secondo le rispettive competenze, iscritti agli albi
professionali e per i quali non sia stato inibito lo svolgimento dell’attività professionale.
1. Fatte salve le prescrizioni degli strumenti urbanistici comunali, e comunque nel rispetto delle
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REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE
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altre normative di settore aventi incidenza sulla disciplina dell’attività edilizia e, in particolare,
delle norme antisismiche, di sicurezza, antincendio, igienico-sanitarie, di quelle relative
all’efficienza energetica, di tutela dal rischio idrogeologico, nonché delle disposizioni
contenute nel codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio
2004, n. 42, i seguenti interventi sono eseguiti senza alcun titolo abilitativo:
a) gli interventi di manutenzione ordinaria di cui all'articolo 3, comma 1, lettera a) del Dpr
380/2001;
b) gli interventi volti all’eliminazione di barriere architettoniche che non comportino la
realizzazione di ascensori esterni, ovvero di manufatti che alterino la sagoma
dell’edificio;
c) le opere temporanee per attività di ricerca nel sottosuolo che abbiano carattere
geognostico, ad esclusione di attività di ricerca di idrocarburi, e che siano eseguite in
aree esterne al centro edificato;
d) i movimenti di terra strettamente pertinenti all’esercizio dell’attività agricola e le pratiche
agro-silvo-pastorali, compresi gli interventi su impianti idraulici agrari;
e) le serre mobili stagionali, sprovviste di strutture in muratura, funzionali allo svolgimento
dell’attività agricola;
e-bis) le opere dirette a soddisfare obiettive esigenze contingenti e temporanee e ad essere
immediatamente rimosse al cessare della necessità e, comunque, entro un termine
non superiore a novanta giorni, previa comunicazione di avvio lavori
all'amministrazione comunale;
e-ter) le opere di pavimentazione e di finitura di spazi esterni, anche per aree di sosta, che
siano contenute entro l'indice di permeabilità, ove stabilito dallo strumento
urbanistico comunale, ivi compresa la realizzazione di intercapedini interamente
interrate e non accessibili, vasche di raccolta delle acque, locali tombati;
e-quater) i pannelli solari, fotovoltaici, a servizio degli edifici, da realizzare al di fuori della
zona A) di cui al Dim 1444/1968, ferma restando l’esclusione della cromia azzurra, ove
ricorrano le seguenti condizioni:
1) i pannelli dell’impianto fotovoltaico e solare termico devono essere
perfettamente integrati con la copertura a falde, pertanto, oltre ad essere
posti alla quota dei sotto coppi e di colore analogo, dovranno essere distanziati
dal bordo del tetto in modo tale da lasciare una fascia di almeno due tegole:
2) nel caso di copertura piana l’inclinazione dell’impianto fotovoltaico e solare
termico dovrà essere tale da non superare il parapetto perimetrale e. ove non
sia presente, dovranno essere complanari alla copertura e di colore analogo
alla pavimentazione (1).
e-quinquies) le aree ludiche senza fini di lucro e gli elementi di arredo delle aree pertinenziali
degli edifici.
2. Riguardo agli interventi di cui al presente articolo, l’interessato provvede, nei casi previsti
dalle vigenti disposizioni, alla presentazione degli atti di aggiornamento catastale ai sensi
dell’articolo 34-quinquies, comma 2, lettera b), del decreto-legge 10 gennaio 2006, n. 4,
convertito, con modificazioni, dalla legge 9 marzo 2006, n. 80.
(1) Comma così modificato dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio
SABAP per l’Area Metropolitana di Napoli con nota prot. 5902 del 11/04/2019.
1. Gli interventi non riconducibili all'elenco di cui agli articoli 6, 10 e 22 del Dpr 380/2001, sono
realizzabili previa comunicazione, anche per via telematica, dell'inizio dei lavori da parte
dell'interessato all'amministrazione competente, fatte salve le prescrizioni degli strumenti
urbanistici, dei regolamenti edilizi e della disciplina urbanistico-edilizia vigente, e comunque
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REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE
COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
nel rispetto delle altre normative di settore aventi incidenza sulla disciplina dell'attività
edilizia e, in particolare, delle norme antisismiche, di sicurezza, antincendio, igienico-
sanitarie, di quelle relative all'efficienza energetica, di tutela dal rischio idrogeologico,
nonché delle disposizioni contenute nel codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui
al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42.
2. L'interessato trasmette all'amministrazione comunale l'elaborato progettuale e la
comunicazione di inizio dei lavori asseverata da un tecnico abilitato, il quale attesta, sotto la
propria responsabilità, che i lavori sono conformi agli strumenti urbanistici approvati e ai
regolamenti edilizi vigenti, nonché che sono compatibili con la normativa in materia sismica
e con quella sul rendimento energetico nell'edilizia e che non vi è interessamento delle parti
strutturali dell'edificio; la comunicazione contiene, altresì, i dati identificativi dell'impresa alla
quale si intende affidare la realizzazione dei lavori.
3. Per gli interventi soggetti a CILA, ove la comunicazione di fine lavori sia accompagnata dalla
prescritta documentazione per la variazione catastale, quest'ultima è tempestivamente
inoltrata da parte dell'amministrazione comunale ai competenti uffici dell'Agenzia delle
entrate.
4. Le regioni a statuto ordinario:
a) possono estendere la disciplina di cui al presente articolo a interventi edilizi ulteriori
rispetto a quelli previsti dal comma 1;
b) disciplinano le modalità di effettuazione dei controlli, anche a campione e prevedendo
sopralluoghi in loco.
5. La mancata comunicazione asseverata dell'inizio dei lavori comporta la sanzione pecuniaria
pari a 1.000 euro. Tale sanzione è ridotta di due terzi se la comunicazione è effettuata
spontaneamente quando l'intervento è in corso di esecuzione.».
1. Gli aventi titolo che intendono richiedere e ottenere l’abilitazione allo svolgimento di attività
edilizie, devono munirsi di apposito provvedimento amministrativo, nelle forme e nei modi
di cui ai successivi articoli.
2. I provvedimenti amministrativi abilitativi all’esecuzione degli interventi sono:
a) PdiC, di cui al CAPO IV - ;
b) Scia, di cui al CAPO V -
c) Super SCIA, di cui al CAPO VI - ;
d) PdiC convenzionato, di cui all’Art. 196.
1. Non possono essere oggetto di intervento le opere realizzate in assenza o in totale difformità
di PdiC, qualora obbligatorio, e per le quali sia stata respinta l’istanza di PdiC in sanatoria.
2. Le opere, per le quali sia stata presentata istanza di PdiC in sanatoria, ai sensi del Dpr
380/2001, art. 36, ex art. 13 della legge 47/1985, e smi, possono essere oggetto di intervento
solo dopo aver conseguito il relativo provvedimento amministrativo in sanatoria.
3. La demolizione delle opere illegittime e il ripristino dello stato dei luoghi, nel rispetto
della procedura vigente, rimuove la interdizione alla effettuazione degli interventi.
4. I limiti di cui ai comma precedenti si applicano alle sole parti illegittime di opere realizzate,
anche nel caso esse non abbiano autonomia d’uso o siano di dimensioni trascurabili.
5. I titoli abilitativi edilizi in zona agricola saranno, in ogni caso, assoggettati ad atto d'obbligo
unilaterale per quanto attiene alla destinazione d'uso, nei limiti indicati dal Dpr 380/2001,
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REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE
COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
1. Il permesso di costruire (PdiC) deve essere richiesto al DdS per tutte le opere edilizie, escluse
quelle per le quali il presente Ruec e la normativa vigente prevedono l’attività libera, la Cila o
la Scia.
2. In particolare, sono assoggettati a PdiC i seguenti interventi:
a) gli interventi di nuova costruzione a qualsiasi uso destinate, compreso gli ampliamenti
e le sopraelevazioni di edifici esistenti;
b) gli interventi di ristrutturazione urbanistica;
c) gli interventi di ristrutturazione edilizia che portino ad un organismo edilizio in tutto o
in parte diverso dal precedente e che comportino modifiche della volumetria
complessiva degli edifici o dei prospetti, ovvero che, limitatamente agli immobili
compresi nelle zone omogenee A, comportino mutamenti della destinazione d’uso,
nonché gli interventi che comportino modificazioni della sagoma di immobili sottoposti
a vincoli ai sensi del DLgs 42/2004 e smi.;
d) i mutamenti di destinazione d’uso, con opere che incidano sulla sagoma dell’edificio o
che determinano un aumento plano volumetrico, che risulti compatibile con le
categorie edilizie previste per le singole zone omogenee;
e) le opere di urbanizzazione primaria e secondaria eseguite dai privati, anche su suolo
pubblico, ad eccezione di quelle previste dalla normativa vigente;
f) le varianti a PdiC già rilasciati, quando incidano sui parametri urbanistici e edilizi,
cambino la destinazione d’uso e la categoria edilizia e alterino la sagoma e violino le
eventuali prescrizioni contenute nel PdiC;
g) i parcheggi non pertinenziali, di cui alla legge 122/1989, art. 9, comma 1;
h) le opere pubbliche delle amministrazioni dello Stato, previo accertamento di
conformità con le prescrizioni urbanistiche ed edilizie con le procedure di cui al Dpr
383/1994 e/o del Dpr 616/1977, art. 81, comma 4, sempre che non si verifichino i casi
di cui al Dpr 383/1994, art. 3, comma 4;
i) opere e costruzioni relative all’apertura e coltivazione delle cave e torbiere, estrazione
di materiali inerti da corsi d’acqua e discariche;
j) trivellazione di pozzi per lo sfruttamento di acque minerali e termali, previa
deliberazione del Cc.
3. Nel caso di opere da realizzare in esecuzione di ordinanze urgenti emanate dal sindaco ai sensi
del DLgs 267/2000, art. 54, non è richiesto il PdiC, limitatamente alle opere ingiunte.
4. Il PdiC può essere, nei casi previsti dalla legge:
a) gratuito;
b) oneroso;
c) parzialmente oneroso;
d) convenzionato.
5. Il PdiC è gratuito nei seguenti casi previsti dalla legge:
a) interventi di ogni tipo da realizzare nelle zone agricole, ivi comprese le abitazioni rurali,
in funzione della conduzione del fondo e delle esigenze dell’imprenditore agricolo a
titolo principale, di cui all’Art. 173, comma 7 del presente Ruec;
b) per gli interventi di restauro, di risanamento conservativo, compresi i restauri di
giardini e siti storici;
c) per gli interventi di ristrutturazione, compresi i miglioramenti e gli adeguamenti
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COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
dei responsabili delle singole elaborazioni relative ai requisiti previsti dalle prescrizioni
tecniche del Ruec.
3. Alla richiesta devono sempre essere allegati, pena l’inammissibilità della stessa, gli elaborati
tecnici e i documenti di seguito specificati, salvo ulteriori prescrizioni del Puc e dei Pua per
particolari Zto:
a) copia autentica del documento comprovante il titolo a intervenire, o relativa
dichiarazione sostitutiva nella quale il richiedente dichiara la propria legittimazione ai
sensi dell’Art. 173 del presente Ruec;
b) copia del Cdu, quando sia stato richiesto e rilasciato, ovvero copia della richiesta
quando sia stato richiesto e non rilasciato;
c) copia del parere preventivo, quando sia stato richiesto e rilasciato;
d) stralcio del Puc, e dell’eventuale Pua, con evidenziato l’edificio e/o l’area di intervento;
e) estratto di mappa catastale in scala 1:2.000 /1:1.000 e certificato catastale con
identificazione delle particelle oggetto d’intervento, la relativa superficie e proprietà,
anche in copia, in data non anteriore a tre mesi o accompagnati da
autodichiarazione di aggiornamento;
f) documentazione fotografica relativa allo stato di fatto dell’immobile oggetto
d’intervento, nonché degli immobili contermini, che documenti anche le preesistenze
vegetazionali, a colori e in formato non inferiore a 15 x 10 cm, prodotte anche in
formato digitale, con didascalie descrittive e relative planimetrie con i punti di ripresa;
g) rilievo planimetrico e altimetrico dell’area e/o degli edifici, almeno in scala 1:500, con
indicazione dei limiti di proprietà, degli edifici esistenti e circostanti, delle altezze, delle
opere di urbanizzazione interne e limitrofe al lotto, e delle alberature esistenti;
h) almeno due sezioni significative del terreno, in scala 1:500, dello stato di fatto e di
quello di progetto, estese ai lotti confinanti, con indicazione dei volumi geometrici di
scavo e di riporto nonché l’indicazione delle quote altimetriche;
i) gli elaborati grafici di progetto, a seconda dei casi, come specificato nei successivi
articoli da 205 a 208;
j) relazione tecnica, compilata secondo l’apposito modello, che illustri l’intervento e
dichiari la rispondenza dei rilievi effettuati allo stato di fatto, delle opere e dei luoghi,
nonché ai dati catastali e la conformità dei dati di progetto alle prescrizioni riportate
nel presente Ruec e nel Cdu e alle Nta del Puc in assenza di certificato, alla
compatibilità con la struttura geologica e idrogeologica del sottosuolo e alla
connettibilità con le opere di urbanizzazione primaria esistenti o da realizzare; nella
relazione che accompagna il progetto devono essere riportati i livelli di prestazione e
relativi calcoli della conformità ai requisiti riportati nella parte IV;
k) dichiarazione di conformità firmata dal progettista o dai progettisti, ciascuno per le
proprie competenze, per gli effetti di cui all’art. 481 del codice penale (cp), in ordine
agli aspetti metrici, volumetrici e prestazionali dell’opera, raccolti in apposita tabella e
rapportati a quanto previsto dal Cdu; tale dichiarazione non è richiesta per gli
interventi per i quali il Cdu non è stato rilasciato, in tal caso è sufficiente l’asseverazione
alle prescrizioni urbanistiche ed edilizie e alle norme di sicurezza e sanitarie;
l) progetti, redatti da professionisti abilitati, per l’installazione, trasformazione e
ampliamento degli impianti di cui al Dpr 37/2008, o dichiarazione sostitutiva di atto di
notorietà che l’intervento non è soggetto a progettazione obbligatoria;
m) dichiarazione firmata dai progettisti ai sensi della legge 13/1989, art. 1, e del relativo
decreto di attuazione, corredata dagli elaborati grafici richiesti dalla legge e dai relativi
decreti di attuazione;
n) nulla-osta e/o autorizzazione della Soprintendenza ai beni ambientali e architettonici
o archeologici per interventi sugli immobili vincolati ai sensi del DLgs 42/2004 o per i
quali sia stato notificato ai proprietari il vincolo di riconoscimento;
o) modulo debitamente compilato per il calcolo dei contributi di concessione (schema di
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REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE
COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
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REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE
COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
1. Affinché gli interventi edilizi siano compatibili con il contesto ambientale e possano assumere
le migliori condizioni ai fini dell’utilizzo dell’energia, in forma attiva e passiva, è necessaria
la perfetta integrazione tra le caratteristiche del sito e quelle dell’edificio.
2. Nella redazione dei piani attuativi, per gli interventi per cui è richiesto il PdiCc e nelle nuove
edificazioni occorre redigere una relazione sul sito che contenga informazioni su:
a) caratteristiche fisiche del luogo, come pendenze, vie di scorrimento dell’acqua,
posizione rispetto al corso del sole nelle diverse stagioni, ecc.;
b) indicazione di edifici e strutture adiacenti, relazione dell’area con strade esistenti, altre
caratteristiche rilevanti (viste sul panorama circostante, orientamento
dell’appezzamento, ecc.);
c) le ombre prodotte dalle strutture esistenti sul sito o nelle adiacenze;
d) gli alberi sul sito o adiacenti, identificandone la posizione, la specie, le dimensioni e le
condizioni fitosanitarie generali;
e) direzione, intensità, stagionalità dei venti prevalenti;
f) indicazione della presenza, sul lotto o nelle vicinanze, di fonti di inquinamento e di
siti a “rischio da incidente rilevante”, quali fabbriche, centrali di produzione di energia,
elettrodotti, antenne radio-televisive, ecc;
g) specifica e puntuale valutazione delle caratteristiche geologiche, geofisiche e
geotecniche, del sottosuolo (1).
3. Sulla base dell’analisi di cui al precedente comma 2, il tracciamento delle strade, dei lotti da
edificare e dei singoli edifici deve tendere a:
a) garantire un accesso ottimale alla radiazione solare per tutti gli edifici, in modo che
la massima quantità di luce naturale risulti disponibile anche nella peggiore condizione
(21 dicembre);
b) consentire che le facciate ovest degli edifici possano essere parzialmente schermate da
altri edifici o strutture adiacenti per limitare l’eccessivo apporto di radiazione termica
estiva, se ciò lascia disponibile sufficiente luce naturale;
c) garantire accesso al sole per tutto il giorno, per tutti gli impianti solari realizzati o
progettati o probabili, quali tetti di piscine, impianti sportivi, strutture sanitarie o altre
con elevati consumi di acqua calda sanitaria;
d) trarre vantaggio dai venti prevalenti per strategie di ventilazione/raffrescamento
naturale degli edifici e delle aree di soggiorno esterne, quali piazze, giardini, ecc.
e) predisporre adeguate schermature di edifici e aree di soggiorno esterne dai venti
prevalenti invernali e dall’eccessiva insolazione estiva.
4. La relazione sul sito è parte integrante della documentazione da presentare in sede di
richiesta di PdiC e deve contenere i seguenti elaborati grafici:
a) tavola in scala 1:2.000 sulle “caratteristiche geologiche” del sito, contenente n. 1
planimetria e un numero opportuno di sezioni da cui evincere la natura e la
stratigrafia del sottosuolo, con particolare attenzione alle sue potenzialità
geotermiche;
b) tavola in scala 1:2.000 sulla “esposizione” del sito secondo i punti cardinali, in
previsione dell’attuazione di quanto previsto dall’Art. 321 del presente Ruec,
contenente n. 1 planimetria;
c) tavola in scala 1:2.000 sulla “clivometria” del sito, contenente n. 1 planimetria e n. 2
sezioni verticali fatte nelle direzioni più rappresentative, dalle quali evincere
agevolmente l’andamento del terreno;
d) tavola sulle “caratteristiche microclimatiche” essenziali del luogo, contenente un
grafico, sovrapposto alla planimetria in scala adeguata, che indichi i venti secondo la
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REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE
COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
b) elaborati grafici;
c) schema di convenzione.
11. La relazione tecnico-agronomica, di cui alla lettera a) del comma 10, illustra le caratteristiche
aziendali e i contenuti e gli obiettivi del piano e da evidenza sia della congruità tecnico-
economica dell’intervento sia delle esigenze di realizzazione degli interventi edilizi o di
trasformazione territoriale necessari allo sviluppo aziendale ed al miglioramento ambientale.
12. Gli elaborati grafici, di cui alla lettera b) del comma 10, consistono in:
a) individuazione planimetrica dell'azienda agricola su base cartografica in scala 1:5.00;
b) certificati catastali di partita attuali e storici ventennali, nonché estratti catastali
planimetrici dei fondi di pertinenza, attestanti lo stato della proprietà alla data di
presentazione del Psa e alla data di adozione del Puc; è possibile allegare altri
documenti legali che dimostrino la piena disponibilità del richiedente sulle aree
interessate dal piano;
c) planimetria dello stato di fatto dell'azienda agricola, in scala adeguata, riportante
l'ordinamento colturale e la dislocazione di tutti gli insediamenti rurali esistenti;
d) rilievo fotografico di tutti gli edifici esistenti nell'azienda agricola;
e) planimetrie dello stato di fatto di tutti gli insediamenti rurali esistenti nell'azienda
agricola, sulle quali siano indicate le quote altimetriche e planimetriche nonché le
singole utilizzazioni in essere;
f) planimetrie di progetto, come al punto precedente, con l'indicazione delle
trasformazioni, fisiche e funzionali, previste, le quali, ove riguardino ristrutturazioni,
demolizioni e ricostruzioni, ampliamenti, di annessi rustici adibiti o da adibire a
zootecnia a carattere familiare, aziendale o interaziendale, devono essere corredate:
- dal progetto di trattamento dei reflui, comprensivo delle previsioni relative ai
contenitori dei liquami, ove previsti, e allo spandimento sul suolo dei liquami,
ove sia prevista tale modalità di trattamento dei reflui, conforme a ogni
pertinente specifica disposizione delle leggi e degli atti amministrativi
sovracomunali;
- dal progetto dell'approvvigionamento idrico in rapporto alle necessità
dell'alimentazione animale;
g) planimetrie di progetto, di maggiore dettaglio, dei fabbricati, illustranti i tipi edilizi e le
utilizzazioni previste.
13. Lo schema della convenzione, di cui alla lettera c) del comma 10, da stipularsi fra il
Comune e il soggetto proponente, ovvero dell'atto unilaterale d'obbligo da sottoscriversi dal
soggetto proponente, e da trascriversi, in entrambi i casi, nei registri della proprietà
immobiliare a cura del Comune e a spese del soggetto proponente, con cui quest'ultimo,
nonché gli aventi titolo al rilascio dei provvedimenti abilitativi a effettuare le previste
trasformazioni, e i proprietari dei terreni, ove questi e quelli siano soggetti diversi dal primo,
assumono, per quanto di rispettiva pertinenza, per sé e per i propri aventi causa, gli impegni:
a) di effettuare ogni intervento relativo alla conduzione del fondo volto a renderne
effettiva la prevista capacità produttiva, secondo le indicazioni del Psa, anche
relative alle fasi e ai tempi della sua realizzazione, e comunque entro lo stabilito
periodo di durata del medesimo Psa;
b) di esercitare le attività di ordinaria coltivazione del suolo, le attività selvicolturali e di
pascolo, e le attività zootecniche a carattere familiare, aziendale o interaziendale, nel
rispetto di ogni disposizione dettata dalle leggi, dagli atti amministrativi sovracomunali,
dal Puc e dalle relative Nta;
c) di effettuare, secondo le indicazioni del Psa, anche relative alle fasi e ai tempi della
sua realizzazione, ogni intervento volto:
- al mantenimento o al ripristino del sistema di smaltimento delle acque piovane;
- al mantenimento o al ripristino della rete di bonifica;
- a gestire gli elementi eventualmente presenti del sistema vegetazionale naturale
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COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
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1. La domanda per il rilascio del PdiC, sottoscritta da uno dei soggetti legittimati ai sensi
dell'articolo 11 del Dpr 380/2001, va presentata allo sportello unico corredata da
un'attestazione concernente il titolo di legittimazione, dagli elaborati progettuali richiesti,
e quando ne ricorrano i presupposti, dagli altri documenti previsti dalla parte II del Dpr
380/2001. La domanda è accompagnata da una dichiarazione del progettista abilitato che
asseveri la conformità del progetto agli strumenti urbanistici approvati ed adottati, ai
regolamenti edilizi vigenti, e alle altre normative di settore aventi incidenza sulla disciplina
dell'attività edilizia e, in particolare, alle norme antisismiche, di sicurezza, antincendio,
igienico-sanitarie alle norme relative all'efficienza energetica.
2. Lo sportello unico comunica entro dieci giorni al richiedente il nominativo del responsabile
del procedimento ai sensi degli articoli 4 e 5 della legge 7 agosto 1990, n. 241, e successive
modificazioni. L'esame delle domande si svolge secondo l'ordine cronologico di
presentazione.
3. Entro sessanta giorni dalla presentazione della domanda, il responsabile del procedimento
cura l'istruttoria, e formula una proposta di provvedimento, corredata da una dettagliata
relazione, con la qualificazione tecnico-giuridica dell'intervento richiesto. Qualora sia
necessario acquisire ulteriori atti di assenso, comunque denominati, resi da
amministrazioni diverse, si procede ai sensi degli articoli 14 e seguenti della legge 7 agosto
1990, n. 241.
4. Il responsabile del procedimento, qualora ritenga che ai fini del rilascio del PdiC sia
necessario apportare modifiche di modesta entità rispetto al progetto originario, può, nello
stesso termine di cui al comma 3, richiedere tali modifiche, illustrandone le ragioni.
L'interessato si pronuncia sulla richiesta di modifica entro il termine fissato e, in caso di
adesione, è tenuto ad integrare la documentazione nei successivi quindici giorni. La
richiesta di cui al presente comma sospende, fino al relativo esito, il decorso del termine di
cui al comma 3.
5. Il termine di cui al comma 3 può essere interrotto una sola volta dal responsabile del
procedimento, entro trenta giorni dalla presentazione della domanda, esclusivamente per
la motivata richiesta di documenti che integrino o completino la documentazione
presentata e che non siano già nella disponibilità dell'amministrazione o che questa non
possa acquisire autonomamente. In tal caso, il termine ricomincia a decorrere dalla data di
ricezione della documentazione integrativa.
6. Il provvedimento finale, che lo sportello unico provvede a notificare all’interessato, è
adottato dal dirigente o dal responsabile dell’ufficio, entro il termine di trenta giorni dalla
proposta di cui al comma 3. Qualora sia indetta la conferenza di servizi di cui al medesimo
comma, la determinazione motivata di conclusione del procedimento, assunta nei termini
di cui agli articoli da 14 e seguenti della legge 7 agosto 1990, n. 241, e successive
modificazioni, è, ad ogni effetto, titolo per la realizzazione dell’intervento. Il termine di cui
al primo periodo è fissato in quaranta giorni con la medesima decorrenza qualora il
dirigente o il responsabile del procedimento abbia comunicato all’istante i motivi che
ostano all’accoglimento della domanda, ai sensi dell’articolo 10-bis della citata legge n. 241
del 1990, e successive modificazioni. Dell’avvenuto rilascio del PdiC è data notizia al
pubblico mediante affissione all’albo pretorio. Gli estremi del PdiC sono indicati nel cartello
esposto presso il cantiere, secondo le modalità stabilite dal regolamento edilizio.
7. I termini di cui ai commi 3 e 5 sono raddoppiati nei soli casi di progetti particolarmente
complessi secondo la motivata risoluzione del responsabile del procedimento.
8. Decorso inutilmente il termine per l’adozione del provvedimento conclusivo, ove il
dirigente o il responsabile dell’ufficio non abbia opposto motivato diniego, sulla domanda
di PdiC si intende formato il silenzio-assenso, fatti salvi i casi in cui sussistano vincoli relativi
all’assetto idrogeologico, ambientali, paesaggistici o culturali, per i quali si applicano le
disposizioni di cui agli articoli da 14 e seguenti della legge 7 agosto 1990, n. 241.
9. Il termine per il rilascio del PdiC per gli interventi di cui all'articolo 22, comma 7, del Dpr
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1. Nei casi di richiesta di PdiC relativo a impianto produttivo di beni e servizi, l’istruttoria
formale si svolge nel rispetto di quanto stabilito dal Dpr 160/2010 e smi; gli impianti
produttivi di che trattasi sono tutti quelli relativi alle imprese dei settori primario, secondario
e terziario.
1. Il DdS, entro i 15 giorni successivi alla scadenza del termine per l’istruttoria del progetto,
preso atto dell’istruttoria e visti l’eventuale parere della CEd e la proposta del Rup, invita il
richiedente per la notificazione del provvedimento di PdiC.
2. Il PdiC è rilasciato dal dirigente o responsabile dello sportello unico nel rispetto delle leggi,
dei regolamenti e degli strumenti urbanistici.
3. Il PdiC è rilasciato con allegata una copia degli elaborati di progetto approvati e deve
essere ritirato entro 60 giorni dalla notifica, previo pagamento degli eventuali oneri dovuti;
in presenza di validi e comprovati motivi che impediscano il ritiro del provvedimento nei
termini e su richiesta del titolare, il DdS può prorogare tale termine perun periodo massimo
di 180 giorni dalla data della notifica.
1. Decorso senza risposta il termine complessivo per l’istruttoria e il rilascio del provvedimento,
il richiedente il PdiC può, con atto notificato o trasmesso in plico raccomandato con avviso di
ricevimento, sollecitare il DdS all’esecuzione degli adempimenti nei 15 giorni successivi, fatto
salvo il diritto di ricorrere contro il silenzio- rifliuto fatti salvi i casi in cui sussistano vincoli
ambientali, paesaggistici o culturali, per i quali si applicano le disposizioni di cui al comma 9
del Dpr 380/2001.
2. Decorso inutilmente il termine di cui al precedente comma 1, l’interessato può inoltrare
istanza al Presidente dell’Amministrazione provinciale, il quale, sostituendosi all’Ac
inadempiente, nomina, con proprio decreto, entro i 15 giorni successivi, un commissario ad
acta (CadA).
3. Il CadA, nel termine di 30 giorni dalla nomina, adotta il provvedimento conclusivo del
procedimento afferente alla richiesta di PdiC.
4. Il CadA, nei 5 giorni dalla nomina, richiede il parere della CEd, qualora istituita, e la relazione
dell’Utc; gli organi interpellati trasmettono gli atti di relativa competenza entro 10 giorni dalla
richiesta.
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REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE
COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
5. Nel caso di inutile decorso del termine di cui al precedente comma 4, il CadA può acquisire
parere, anche rivolgendosi a professionisti esterni all’Ac.
6. Il CadA richiede, altresì, nello stesso termine previsto al precedente comma 4, il parere
della Clp, ove sia prescritto il rilascio del parere ambientale; in tal caso la Clp provvede nel
termine di 10 giorni.
7. Gli oneri finanziari relativi all’attività del CadA di cui al presente articolo cadono interamente
a carico del Comune.
Art. 188 - Efficacia temporale, decadenza, annullamento, revoca e rinnovo del PdiC
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1. Il PdiC in deroga alle Nta del Puc, del Pua, alle norme di altri piani o programmi di settore, o
del Ruec, può essere rilasciato esclusivamente per edifici o impianti pubblici e di pubblica
utilità e a condizione che la deroga non comporti modifiche ai piani sovracomunali e nel
rispetto del DLgs 42/2004.
2. Per gli interventi di ristrutturazione edilizia, attuati anche in aree industriali dismesse, è
ammessa la richiesta di PdiC anche in deroga alle destinazioni d'uso, previa deliberazione del
Consiglio comunale che ne attesta l'interesse pubblico, a condizione che il mutamento di
destinazione d'uso non comporti un aumento della superficie coperta prima dell'intervento
di ristrutturazione, fermo restando, nel caso di insediamenti commerciali, quanto disposto
dall'articolo 31, comma 2, del DLgs 201/2011, convertito, con modificazioni, dalla legge
214/2011 e smi.
3. La deroga, nel rispetto delle norme igieniche, sanitarie e di sicurezza, può riguardare
esclusivamente i limiti di densità edilizia, di altezza e di distanza tra i fabbricati di cui alle
norme di attuazione degli strumenti urbanistici generali ed esecutivi, nonché, nei casi di cui
al comma 2, le destinazioni d'uso, fermo restando in ogni caso il rispetto delle disposizioni di
cui agli articoli 7, 8 e 9 del decreto ministeriale 2 aprile 1968, n. 1444.
4. I poteri di deroga possono essere esercitati esclusivamente nel rispetto delle seguenti
condizioni:
a) per la realizzazione di interventi urgenti ammessi a finanziamento pubblico, finalizzati
alla tutela della salute e dell’igiene pubblica, a recupero di condizioni di agibilità e
accessibilità di infrastrutture e di edifici pubblici e privati, nonché alla salvaguardia
dell’incolumità pubblica e privata, che si siano resi necessari in conseguenza di calamità
naturali o catastrofi, o di eventi naturali o connessi con l’attività dell’uomo, rilevanti ai
fini dell’attività di protezione civile;
b) per interventi pubblici o di interesse pubblico, o generale, da realizzarsi anche a cura
di privati;
5. Il PdiC in deroga è rilasciato dal DdS su conforme deliberazione del Cc.
6. Dell’avvio del procedimento viene data comunicazione agli interessati, tramite lo Sue, ai sensi
dell’art. 7 della legge 241/1990.
7. Ai fini del PdiC in deroga, si intende per edificio o impianto pubblico o di pubblica utilità, ogni
edificio o impianto di interesse pubblico qualificato dalla sua rispondenza ai fini perseguiti
dalla pubblica amministrazione nello svolgimento delle sue funzioni.
8. Sono fatte salve le disposizioni contenute nel DLgs 42/2004 e nella legge 394/1991.
1. I PdiC rilasciati, con specificazione del titolare e della localizzazione dell’opera da eseguire,
sono pubblicate in elenco all’albo pretorio per 15 giorni consecutivi.
2. Chiunque abbia interesse, per la tutela di situazioni giuridicamente rilevanti, può chiedere
l’accesso agli atti del PdiC e ai relativi allegati, presso lo Sue; la richiesta di accesso è
ammessa solo previa citazione di sufficienti elementi identificativi del PdiC e in ottemperanza
al vigente regolamento comunale per l’accesso agli atti e alle informazioni.
3. Il rilascio del PdiC fa comunque salvi e impregiudicati i diritti di terzi e non esonera gli
interessati dal rispetto, sotto la propria completa responsabilità, di ogni norma di legge o
regolamento vigente in materia.
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REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE
COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
1. Il PdiC è trasferibile ai successori o aventi causa del titolare, purché ne abbiano i requisiti, i
quali, a tale scopo, devono richiederne al DdS il cambio di intestazione, allegando copia
autentica del documento comprovante il relativo trasferimento del titolo di proprietà o di
godimento, oppure autocertificazione degli estremi del documento stesso e della sua
registrazione e trascrizione alla Conservatoria dei registri immobiliari (RRii).
2. Tale trasferimento si configura come semplice voltura e non comporta alcuna altra modifica
all’atto di PdiC; dell’avvenuta voltura viene data comunicazione al richiedente.
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REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE
COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
in via di delega, alla stessa amministrazione comunale, il termine di trenta giorni di cui al
comma 1 decorre dal rilascio del relativo atto di assenso. Ove tale atto non sia favorevole, la
denuncia è priva di effetti.
8. Nel caso dei vincoli e delle materie oggetto dell'esclusione di cui al comma 4, qualora
l'immobile oggetto dell'intervento sia sottoposto ad un vincolo la cui tutela non compete
all'amministrazione comunale, ove il parere favorevole del soggetto preposto alla tutela non
sia allegato alla segnalazione, il competente ufficio comunale convoca una conferenza di
servizi ai sensi degli articoli 14, 14-bis, 14-ter, 14-quater, della legge 7 agosto 1990, n. 241. Il
termine di trenta giorni di cui al comma 1 decorre dall'esito della conferenza. In caso di esito
non favorevole, la segnalazione è priva di effetti.
9. La sussistenza del titolo è provata con la copia della segnalazione certificata di inizio attività
da cui risulti la data di ricevimento della segnalazione, l'elenco di quanto presentato a corredo
del progetto, l'attestazione del professionista abilitato, nonché gli atti di assenso
eventualmente necessari.
10. Il dirigente o il responsabile del competente ufficio comunale, ove entro il termine indicato al
comma 1 sia riscontrata l'assenza di una o più delle condizioni stabilite, notifica all'interessato
l'ordine motivato di non effettuare il previsto intervento e, in caso di falsa attestazione del
professionista abilitato, informa l'autorità giudiziaria e il consiglio dell'ordine di appartenenza.
È comunque salva la facoltà di ripresentare la denuncia di inizio attività, con le modifiche o le
integrazioni necessarie per renderla conforme alla normativa urbanistica ed edilizia.
11. Ultimato l'intervento, il progettista o un tecnico abilitato rilascia un certificato di collaudo
finale, che va presentato allo sportello unico, con il quale si attesta la conformità dell'opera al
progetto presentato con la segnalazione certificata di inizio attività. Contestualmente
presenta ricevuta dell'avvenuta presentazione della variazione catastale conseguente alle
opere realizzate ovvero dichiarazione che le stesse non hanno comportato modificazioni del
classamento. In assenza di tale documentazione si applica la sanzione di cui all'articolo 37,
comma 5 del Dpr 380/2001.
1. Nei casi in cui si applica la disciplina della segnalazione certificata di inizio attività di cui
all'articolo 19 della legge 7 agosto 1990, n. 241, prima della presentazione della segnalazione,
l'interessato può richiedere allo sportello unico di provvedere all'acquisizione di tutti gli atti di
assenso, comunque denominati, necessari per l'intervento edilizio, o presentare istanza di
acquisizione dei medesimi atti di assenso contestualmente alla segnalazione. Lo sportello
unico comunica tempestivamente all'interessato l'avvenuta acquisizione degli atti di assenso.
Se tali atti non vengono acquisiti entro il termine di cui all'articolo 20, comma 3 del Dpr
380/2001, si applica quanto previsto dal comma 5-bis del medesimo articolo.
2. In caso di presentazione contestuale della segnalazione certificata di inizio attività e
dell'istanza di acquisizione di tutti gli atti di assenso, comunque denominati, necessari per
l'intervento edilizio, l'interessato può dare inizio ai lavori solo dopo la comunicazione da parte
dello sportello unico dell'avvenuta acquisizione dei medesimi atti di assenso o dell'esito
positivo della conferenza di servizi.
3. Le disposizioni di cui ai commi 1 e 2, si applicano anche alla Cila, qualora siano necessari atti
di assenso, comunque denominati, per la realizzazione dell'intervento edilizio.
4. All’interno delle zone omogenee A) di cui al decreto del Ministro dei lavori pubblici 2 aprile
1968, n. 1444, e in quelle equipollenti secondo l’eventuale diversa denominazione adottata
dalle leggi regionali, i comuni devono individuare con propria deliberazione, da adottare entro
il 30 giugno 2014, le aree nelle quali non è applicabile la segnalazione certificata di inizio
attività per interventi di demolizione e ricostruzione, o per varianti a permessi di costruire,
comportanti modifiche della sagoma. Senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza
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REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE
COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
pubblica, decorso tale termine e in mancanza di intervento sostitutivo della regione ai sensi
della normativa vigente, la deliberazione di cui al primo periodo è adottata da un Commissario
nominato dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Nelle restanti aree interne alle zone
omogenee A) e a quelle equipollenti di cui al primo periodo, gli interventi cui è applicabile la
segnalazione certificata di inizio attività non possono in ogni caso avere inizio prima che siano
decorsi trenta giorni dalla data di presentazione della segnalazione. Nelle more dell’adozione
della deliberazione di cui al primo periodo e comunque in sua assenza, non trova applicazione
per le predette zone omogenee A) la segnalazione certificata di inizio attività con modifica
della sagoma.
gettito, anche derivante dal gioco, nonché di quelli previsti dalla normativa per le costruzioni
in zone sismiche e di quelli imposti dalla normativa comunitaria, essi sono comunque sostituiti
dalle autocertificazioni, attestazioni e asseverazioni o certificazioni di tecnici abilitati relative
alla sussistenza dei requisiti e dei presupposti previsti dalla legge, dagli strumenti urbanistici
approvati o adottati e dai regolamenti edilizi, da produrre a corredo della documentazione di
cui al comma 1, salve le verifiche successive degli organi e delle amministrazioni competenti.
4. La denuncia, corredata delle dichiarazioni, attestazioni e asseverazioni nonché dei relativi
elaborati tecnici, può essere presentata mediante posta raccomandata con avviso di
ricevimento, ad eccezione dei procedimenti per cui è previsto l’utilizzo esclusivo della modalità
telematica; in tal caso la denuncia si considera presentata al momento della ricezione da parte
dell’amministrazione.
5. La segnalazione certificata di inizio attività è corredata dall'indicazione dell'impresa cui si
intende affidare i lavori ed è sottoposta al termine massimo di efficacia pari a tre anni. La
realizzazione della parte non ultimata dell'intervento è subordinata a nuova segnalazione.
L'interessato è comunque tenuto a comunicare allo sportello unico la data di ultimazione dei
lavori.
6. Nel caso dei vincoli e delle materie oggetto dell'esclusione di cui al comma 1-bis, qualora
l'immobile oggetto dell'intervento sia sottoposto ad un vincolo la cui tutela compete, anche
in via di delega, alla stessa amministrazione comunale, il termine di trenta giorni di cui al
comma 1 decorre dal rilascio del relativo atto di assenso. Ove tale atto non sia favorevole, la
denuncia è priva di effetti
7. Nel caso dei vincoli e delle materie oggetto dell'esclusione di cui al comma 1-bis, qualora
l'immobile oggetto dell'intervento sia sottoposto ad un vincolo la cui tutela non compete
all'amministrazione comunale, ove il parere favorevole del soggetto preposto alla tutela non
sia allegato alla segnalazione, il competente ufficio comunale convoca una conferenza di
servizi ai sensi degli articoli 14, 14-bis, 14-ter, 14-quater, della legge 7 agosto 1990, n. 241. Il
termine di trenta giorni di cui al comma 1 decorre dall'esito della conferenza. In caso di esito
non favorevole, la segnalazione è priva di effetti.
8. La sussistenza del titolo è provata con la copia della segnalazione certificata di inizio attività
da cui risulti la data di ricevimento della segnalazione, l'elenco di quanto presentato a corredo
del progetto, l'attestazione del professionista abilitato, nonché gli atti di assenso
eventualmente necessari.
9. Il dirigente o il responsabile del competente ufficio comunale, ove entro il termine indicato al
comma 1 sia riscontrata l'assenza di una o più delle condizioni stabilite, notifica all'interessato
l'ordine motivato di non effettuare il previsto intervento e, in caso di falsa attestazione del
professionista abilitato, informa l'autorità giudiziaria e il consiglio dell'ordine di appartenenza.
È comunque salva la facoltà di ripresentare la denuncia di inizio attività, con le modifiche o le
integrazioni necessarie per renderla conforme alla normativa urbanistica ed edilizia.
10. Ultimato l'intervento, il progettista o un tecnico abilitato rilascia un certificato di collaudo
finale, che va presentato allo sportello unico, con il quale si attesta la conformità dell'opera al
progetto presentato con la segnalazione certificata di inizio attività. Contestualmente
presenta ricevuta dell'avvenuta presentazione della variazione catastale conseguente alle
opere realizzate ovvero dichiarazione che le stesse non hanno comportato modificazioni del
classamento. In assenza di tale documentazione si applica la sanzione di cui all'articolo 37,
comma 5, ai sensi del Dpr 380/2001.
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REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE
COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
1. Con Decreto Dirigenziale n. 119 del 16/10/2017 della DG Governo del territorio, lavori pubblici
e protezione civile della Regione Campania sono stati approvati i modelli unificati da
presentare agli uffici comunali competenti relativi agli interventi non subordinati e
subordinati al rilascio di titolo abilitativo. Tale modulistica è riportata in allegato al presente
Ruec.
1. Anche al di fuori del campo di applicazione del Dpr 160/2010, art. 4, e smi, al fine della
semplificazione dell’azione amministrativa, ogni qual volta sia opportuno effettuare un
esame contestuale di vari interessi pubblici coinvolti in un procedimento amministrativo,
può essere indetta una CdS secondo quanto previsto dalla legge 241/1990, e smi.
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REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE
COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
1. Con ordinanza del DdS possono essere eseguiti, senza alcun atto amministrativo preventivo
di cui all’Art. 241 del presente Ruec:
a) lavori per eliminare un pericolo imminente per la pubblica e privata incolumità;
b) opere di tutela per l’igiene pubblica;
c) opere di manutenzione ordinaria e straordinaria per il miglioramento della qualità
urbana;
d) ripristini dello stato dei luoghi illegittimamente modificato.
2. Nei casi di cui al precedente comma 1, il DdS assegna, nella medesima ordinanza, un
tempo congruo per l’esecuzione dei lavori.
3. Scaduto il termine assegnato e decorrente dalla data di notifica, il DdS può intervenire
d’ufficio ed a spese dell’intimato, fatte salve le responsabilità penali dovute al mancato
intervento.
4. Avverso all’ordinanza di cui al precedente comma 1, l’intimato può ricorrere entro il
termine assegnato, dimostrando l’insussistenza dell’urgenza o dell’interesse pubblico.
1. Nei casi di richiesta di PdiC o Dia Scia in sanatoria, ai sensi del Dpr 380/2001, art. 36 e smi,
se l’intervento risulta conforme alla disciplina urbanistica ed edilizia vigente sia al momento
della realizzazione dello stesso, sia al momento della presentazione della domanda, e ove
ricorrano le condizioni di legge, la richiesta può essere presentata al DdS, secondo le
procedure del presente Ruec.
2. Alla richiesta devono essere allegati, oltre alla documentazione e agli elaborati i progetto:
a) relazione descrittiva dell’intervento, con riferimento alla sua conformità agli strumenti
urbanistici generali e di attuazione approvati ed al non contrasto con quelli adottati, al
momento della presentazione della richiesta;
b) elaborati grafici nei quali siano evidenziate con distinta grafia le opere preesistenti
regolarmente eseguite, e le opere eseguite in difformità;
c) dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà, nella quale sia esplicitamente denunciata
la data di avvenuta esecuzione delle opere in difformità, per le quali si richiede la
sanatoria.
2bis Tra gli elaborati da allegare alle istanze di condono ai sensi della legge 47/85 e della legge
724/94, è prescritta la redazione di un progetto di riqualificazione, al fine di un miglior
inserimento del manufatto abusivo nel contesto paesistico (1).
3. Il rilascio del PdiC in sanatoria è subordinato al pagamento, a titolo di oblazione, del
contributo di costruzione in misura doppia, ovvero, in caso di gratuità a norma di legge, in
misura pari a quella prevista dall’Art. 249 del presente Ruec; nell’ipotesi di intervento
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REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE
COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
realizzato in parziale difformità, l’oblazione è calcolata con riferimento alla parte di opera
difforme dal PdiC.
4. Sulla richiesta di sanatoria il DdS, eventualmente sentita la CEd, si pronuncia entro 60 giorni;
trascorso inutilmente tale termine, la richiesta deve intendersi respinta.
(1) Comma così aggiunto dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio SABAP
per l’Area Metropolitana di Napoli con nota prot. 5902 del 11/04/2019.
1. Nei casi di realizzazione abusiva di opere di minore entità, classificabili come manutenzione
straordinaria e/o opere interne, senza aumento di volume di superficie utile e senza
modifica della sagoma fondamentale e dei prospetti e purché venga regolarmente
asseverato il rispetto dei requisiti igienici e di sicurezza, dette abusività si ritengono sanate
a tutti gli effetti quando siano trascorsi 10 anni dalla ultimazione delle relative opere.
2. Nei casi di cui al precedente comma 1, non si procede all’applicazione d’ufficio delle relative
sanzioni, fermo restando che è sempre possibile per l’interessato chiedere la
regolarizzazione dei suddetti abusi, ai sensi del Dpr 380/2001 art. 37 e smi, con il pagamento
delle sanzioni ivi previste.
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REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE
COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
1. Alla richiesta di PdiC devono essere allegati gli elaborati di progetto, in tre copie, nella
generalità dei casi, oltre alle copie eventualmente da trasmettere agli enti esterni al Comune
per acquisire i necessari pareri e approvazioni.
2. Tutti gli elaborati di progetto devono essere riducibili in formato Uni A4, ed essere privi di
correzioni, abrasioni o riporti e devono essere consegnati anche su supporto informatico.
3. Tutti gli elaborati di progetto devono contenere, in testata, l’indicazione dell’intervento e
l’ubicazione, il titolo dell’elaborato, le generalità del progettista o dei progettisti abilitati.
4. Nel caso di varianti in corso d’opera, deve essere indicato, con chiarezza, negli elaborati
grafici il numero del PdiC sul quale è richiesta la variante e il numero progressivo della variante
stessa, la firma del titolare e la firma e il timbro professionale del progettista o dei progettisti,
individuando, se del caso, il coordinatore referente per l’intera opera.
5. Gli elaborati di progetto richiesti sono:
a) planimetria in scala 1:200 con individuazione delle soluzioni progettuali dell’area di
intervento, nella quale sia rappresentata, nelle sue linee, dimensioni, quote generali e
di distanza, l’opera progettata; devono, inoltre, essere indicati i parcheggi, le
alberature e il verde, le recinzioni, gli ingressi pedonali e carrabili e quant’altro possa
occorrere ai fini di chiarire esaustivamente i rapporti fra l’opera e l’ambiente
circostante, sia esso pubblico che privato; la planimetria è da predisporsi salvo quanto
ulteriormente previsto dalla relazione sul sito di intervento di cui all’Art. 180 del
presente Ruec.
b) prospetti in scala 1:100 dell’opera e almeno due sezioni significative; si devono
evidenziare le scelte dei materiali impiegati e dei cromatismi risultanti;
c) piante in scala 1:100 di tutti i piani dell’opera, adeguatamente quotati, con l’indicazione
delle Su e delle destinazioni d’uso dei singoli locali; per descrivere le destinazioni dei
locali è raccomandato l’uso delle funzioni con riferimento alla normativa vigente in
materia di destinazione d’uso e alle categorie catastali;
d) per interventi sull’esistente, piante, almeno due sezioni, prospetti, in scala 1:100,
indicanti, con adeguati graficismi e campiture, le demolizioni (in giallo), le parti di
nuova costruzione (in rosso) e le parti da sostituire o da consolidare (in verde);
e) planimetria ed eventuali prospetti o sezioni in scala 1:100 per indicare:
- rete e colonne montanti esterne per il trasporto dei gas e posizione dei
contatori divisionali;
- rete elettrica esterna e posizione dei contatori e dei dispersori;
- rete idrica esterna, dal contatore dell’azienda distributrice ai contatori
divisionali se posti in batteria;
- tracciato delle reti di smaltimento delle acque bianche e nere e le caratteristiche
tecniche dei sistemi di smaltimento;
- eventuale impianto di depurazione delle acque di scarico industriali e nere;
- tracciato esterno per forniture varie (teleriscaldamento, ecc.);
- impianti tecnologici esterni (centrali di trattamento aria, gruppi refrigeratori
d’acqua, torri evaporative, ecc.) con indicazione dei livelli di potenza sonora di
tutte le apparecchiature e della pressione sonora massima in prossimità delle
pareti degli edifici circostanti;
- posizionamento in pianta della centrale termica e relativi locali accessori;
- particolari costruttivi e ubicazione delle canne fumarie per lo smaltimento dei
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REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE
COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
Art. 206 - Elaborati di progetto per interventi su edifici con vincoli di tutela
1. Per interventi di recupero per conservazione su edifici vincolati o tutelati, gli elaborati di
progetto devono contenere, oltre agli elementi di cui all’Art. 205 del presente Ruec, i
seguenti:
a) rilievo delle aree scoperte, in scala 1:2.000 e 1:100, con specie, stato e dimensioni delle
essenze vegetali, muri, cancelli, scale, pavimentazioni, elementi decorativi, e ogni altro
elemento caratterizzante;
b) rilievo dello stato edilizio, in scala 1:50, con tutte le piante, i prospetti esterni e
interni, e le sezioni necessarie alla completa descrizione dell’organismo architettonico;
con l’indicazione dei sistemi strutturali, delle tecniche costruttive, delle patologie
edilizie, dei materiali edili e di finitura, nonché di tutti gli elementi architettonici,
speciali e decorativi, sia aventi carattere palese, sia evidenziati attraverso analisi e
sondaggi;
c) rilievo di particolari architettonici e decorativi, in scala 1:20, sostituibile con
un’esauriente documentazione fotografica nel caso si tratti di elementi sottoposti solo
a restauro;
d) documentazione storica, in quanto esistente, comprendente planimetrie storiche,
rilievi antichi, stampe, documenti, certificati storici catastali, fotografie e quant’altro
possa contribuire alla conoscenza dell’edificio;
e) relazione illustrativa sullo stato di conservazione dell’edificio e sulle tecniche di
intervento che si intende seguire, con specifico riferimento ai vari tipi di strutture e di
materiali, alle finiture e alle coloriture, come dettagliato nella scheda del colore per
l’edilizia storica.
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REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE
COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
1. A corredo delle domande di autorizzazione per interventi in zona agricola, oltre ai documenti
di rito e a quanto già previsto dal presente Ruec, deve essere prodotta la seguente
documentazione:
a) elaborato di progetto consistente in una planimetria, in scala non inferiore a 1:500,
in cui siano indicati, ed esattamente localizzati, l’insieme degli elementi che
concorrono all’organizzazione funzionale del fondo nel suo complesso, con
l’indicazione delle distanze prescritte dalle Nta del Puc, con riferimento alla residenza,
agli annessi rustici, agli spazi di ricovero, di sosta e manovra dei veicoli, alle eventuali
recinzioni e alla sistemazione delle alberature, ove previste;
b) capitolo della relazione illustrativa del progetto in cui sono indicati gli indirizzi
produttivi, il riparto colturale, eventuali forme di riconversione aziendale o di
ristrutturazione fondiaria, il carico umano, il fabbisogno di stanze e di fabbricati di
servizio conseguenti alle strutture produttive agricole e alla capacità zootecnica;
c) elaborati cartografici, in scala non inferiore ad 1:1.000, che correlino la superficie
aziendale e le aree di intervento edificatorio al territorio circostante, alle sue
infrastrutture con particolare riferimento al sistema idrografico e viabilistico, alle fonti
di approvvigionamento idrico, ai modi di smaltimento e di depurazione degli scarichi
idrici inquinanti, alla rete elettrica, idrica o all’impiantistica sostituiva degli
allacciamenti e quant’altro di interesse urbanistico e ambientale.
2. I progetti edilizi devono opportunamente contenere il rilievo dendrologico e l’indicazione
sulla planimetria generale, in scala non inferiore a 1:500, delle varie essenze legnose esistenti,
oltre ad essere corredati da una documentazione fotografica dello stato di fatto.
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REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE
COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
-
TITOLO VI - REQUISITI GENERALI DELLE OPERE EDILIZIE
1. Le prescrizioni tecniche del Ruec, hanno una formulazione di tipo esigenziale, cioè sono basate
sul riconoscimento delle esigenze generali a cui devono rispondere gli spazi esterni di fruizione
collettiva in ambito urbano, o anche, eventualmente, extraurbano, se preordinati a tale
fruizione.
2. Per requisito tecnico si intende la specifica condizione tecnica, comunque realizzata, che
soddisfi un’esigenza riconosciuta.
3. I requisiti sono suddivisi nelle due categorie, dei requisiti cogenti e dei requisiti raccomandati.
4. Nel caso di spazi esterni o edifici sottoposti a vincolo di tutela, la prestazione si intende
richiesta nei limiti consentiti dal rispetto del vincolo stesso.
1. I requisiti degli spazi urbani aperti e degli edifici, sono di due tipi: cogenti e raccomandati; salvo
diversa, specifica indicazione, i requisiti si intendono cogenti.
2. Sono definiti cogenti i requisiti obbligatori, nell’ambito del rispettivo campo di applicazione,
per le diverse categorie di opere, in quanto essenziali per la resistenza, la sicurezza, l’igiene
ambientale, la fruibilità, l’accessibilità, la protezione dal rumore, il risparmio energetico, la
durevolezza, la qualità morfologica e la gestione delle opere.
3. Sono definiti raccomandati i requisiti che, pur ritenuti importanti ai fini sopra menzionati, non
sono resi obbligatori dal Ruec e, quindi, non condizionano l’approvazione dei progetti e la
certificazione della conformità edilizia delle opere.
4. Ai fini della legittimità dei titoli abilitanti alle trasformazioni, deve essere garantito il
soddisfacimento dei requisiti cogenti, di cui al precedente comma 2, qualora le relative
specifiche di prestazione ne indichino un livello minimo, ovvero facciano riferimento a norme
vigenti, pertinenti allo specifico intervento.
5. Nei casi di interventi edilizi o urbanistici sull’esistente, possono essere previsti livelli di
prestazione più contenuti, comunque finalizzati al miglioramento dell’esistente; quando
riguardino solo parte di immobili, le norme prestazionali del presente Ruec si applicano alla
sola porzione oggetto di intervento, fatte salve le ulteriori esigenze di adeguamento
strettamente correlate.
negli elaborati del Puc, hanno carattere obbligatorio e si intendono come interamente
trascritte nel corpo del presente Ruec.
2. L’edificazione in generale e l’esecuzione di ogni altro intervento correlato sono subordinati
all’osservanza delle prescrizioni e raccomandazioni contenute nella Relazione di cui al comma
1, ferma restando la necessaria esecuzione di indagini geognostiche specifiche e di ogni altro
accertamento preventivo di carattere geologico e geotecnico.
3. Le trasformazioni devono rispettare tutte le norme vigenti in materia di tutela idrogeologica e
tutela del suolo.
4. Nell’esecuzione di qualunque tipo di intervento è prescritto il rispetto delle norme tecniche
vigenti per le costruzioni da realizzarsi in zona sismica, ivi compreso l’adeguamento
antisismico delle costruzioni preesistenti, che costituisce, con i relativi interventi, un’unica e
organica operazione tecnica.
5. Gli interventi di nuova costruzione devono sempre perseguire l’idoneità statica e antisismica
preventiva delle strutture edilizie.
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REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE
COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
-
TITOLO VII - IMMOBILI SOGGETTI A VINCOLO
Art. 213 - Disciplina relativa agli immobili soggetti a vincolo
1. Con Decreto Legislativo n. 42 del 22/01/2004, Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai
sensi dell'articolo 10 della legge 6 luglio 2002 n. 137, vengono sottoposti a vincolo di tutela
gli immobili che presentano interesse artistico, storico, archeologico o etnoantropologico,
così come si riporta in Allegato ALLEGATO B - ELENCO NORMATIVE al presente Ruec.
1. Sono soggette alla presente legge le cose, immobili e mobili, che presentano interesse
artistico, storico, archeologico o etnografico.
2. Negli elementi e complessi di interesse archeologico sono ammesse solamente le misure e gli
interventi di tutela e di valorizzazione, nonché gli interventi funzionali allo studio,
all’osservazione, alla pubblica fruizione del bene, previsti da piani o progetti di iniziativa
pubblica definiti dal Comune di intesa con la competente Soprintendenza.
3. Fino al momento della vigenza dei piani o progetti di cui al comma 2, sono ammesse soltanto
attività di studio, di ricerca, di scavo e di restauro, a opera, ove previsto ai sensi delle leggi
vigenti, della competente Soprintendenza o dei soggetti da questa autorizzati, oppure, negli
altri casi, degli enti e degli istituti scientifici autorizzati dal Comune.
4. Si applicano le disposizioni di cui alla Legge 1 giugno 1939, n. 1089 e smi.
1. Sono beni paesaggistici gli immobili e le aree di cui all’art.134 del DLgs 42/2004 e smi:
a) gli immobili e le aree indicati all'articolo 136 della DLgs 42/2004, individuati ai sensi
degli articoli da 138 a 141 del DLgs 42/2004;
b) le aree indicate all'articolo 142 del DLgs 42/2004;
c) gli immobili e le aree comunque sottoposti a tutela dai piani paesaggistici previsti dagli
articoli 143 e 156 del DLgs 42/2004.
2. Nelle aree sottoposte a vincolo paesaggistico ai sensi della parte III del DLgs. 42/2004
l’autorizzazione paesaggistica è prescritta per l’esecuzione di ogni tipo di intervento che
possa arrecare “pregiudizio ai valori paesaggistici oggetto di protezione” secondo l’art. 146
DLgs. 42/2004 e smi.
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REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE
COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
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1. Il Dpr 380/2001, art. 5, istituisce nel comune, nell'ambito della propria autonomia
organizzativa, la formazione di un ufficio denominato sportello unico per l’edilizia (Sue),
anche mediante esercizio in forma associata delle strutture, o accorpamento,
disarticolazione, soppressione di uffici o organi già esistenti, che cura tutti i rapporti fra il
privato, l'amministrazione e, ove occorra, le altre amministrazioni tenute a pronunciarsi in
ordine all'intervento edilizio oggetto della richiesta di permesso o di segnalazione certificata
di inizio attività.
2. Lo Sue assume i compiti ed esercita le responsabilità nelle forme stabilite dalla vigente
normativa e dal Ruec.
3. Lo Sue si pone come punto privilegiato di contatto tra il privato e l'Ac, fungendo da
interlocutore tra il cittadino e le altre amministrazioni chiamate a pronunciarsi in ordine a
procedimenti edilizi, proponendosi come garante di tempi certi e procedure semplificate.
4. I cittadini e i tecnici che necessitino di informazioni o vogliano attivare un procedimento
attinente l'edilizia e l'urbanistica devono rivolgersi allo Sue che provvederà all'accettazione,
protocollatura, ricezione e consegna di tutta la documentazione relativa a: Dia Scia; PdiC;
accesso e copie di atti amministrativi; deposito frazionamenti; attività edilizia libera;
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COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
1. Lo Sportello unico per le attività produttive (Suap) riceve i procedimenti riconducibili alle
disposizioni del Dpr 447/1998, come modificato dal Dpr 440/2000 e smi, anche quando
vengano erroneamente incardinati presso altri uffici ed amministrazioni, purché riguardanti
interventi localizzati nell’ambito del territorio comunale e attivati dal soggetto che
assumerà la titolarità della progettata attività.
2. Rientrano nelle competenze del Suap tutti i procedimenti aventi per oggetto la
localizzazione degli impianti produttivi di beni e servizi, ancorché disciplinati da specifiche
normative di settore, la loro realizzazione, ristrutturazione, ampliamento, cessazione,
riattivazione e riconversione dell’attività produttiva, nonché l’esecuzione di opere interne agli
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REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE
COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
edifici adibiti ad uso di impresa; rientrano tra gli impianti di cui all’oggetto quelli relativi a
tutte le attività di produzione di beni e servizi, ivi incluse le attività agricole, commerciali e
artigiane, le attività turistiche e alberghiere, i servizi resi dalle banche e dagli intermediari
finanziari, i servizi di telecomunicazioni, in particolare per la installazione di infrastrutture per
telefonia cellulare.
3. Nei casi in cui la localizzazione degli impianti sia in contrasto con le previsioni degli strumenti
urbanistici comunali vigenti, la variante è approvata in base al procedimento semplificato
mediante CdS di cui all’0 del presente Ruec.
4. In sede di individuazione delle aree da destinare all’insediamento di impianti produttivi, il
consiglio comunale può subordinare l’effettuazione degli interventi alla redazione di un piano
per gli insediamenti produttivi.
5. L’Ac definisce, entro 6 mesi dall’approvazione del presente Ruec, linee guida, da approvare
con deliberazione di Cc, finalizzate alla definizione di criteri in base ai quali procedere
all’accoglimento o al respingimento delle richieste relative alla localizzazione degli impianti in
contrasto con le previsioni degli strumenti urbanistici comunali vigenti.
6. La localizzazione degli impianti necessita dell’esistenza delle opere di urbanizzazione o di
apposita convenzione con i richiedenti al fine di procedere alla realizzazione delle medesime
contemporaneamente alla realizzazione degli interventi.
7. Lo Suap assume i compiti ed esercita le responsabilità nelle forme stabilite dalla vigente
normativa.
8. Lo sportello unico assicura, previa predisposizione di un archivio informatico contenente i
necessari elementi informativi, a chiunque vi abbia interesse, l’accesso gratuito, anche in via
telematica, a:
a) informazioni sugli adempimenti necessari per le procedure previste dal
regolamento;
b) l’elenco delle domande di autorizzazione presentate;
c) lo stato del loro iter procedurale;
d) tutte le informazioni utili disponibili a livello regionale comprese quelle concernenti
le attività promozionali.
9. Il Suap si pronuncia sulla conformità, allo stato degli atti, in possesso della medesima, dei
progetti preliminari sottoposti al suo parere alla normativa e ai vigenti strumenti di
pianificazione urbanistica e territoriale, senza che ciò pregiudichi la definizione dell'eventuale
successivo procedimento autorizzatorio.
1. Il Servizio Urbanistica riceve i procedimenti connessi alle varianti generali allo strumento
urbanistico vigente e ai Pua, all’istruttoria dei Pua di iniziativa privata, all’istruttoria o redazione
dei Pua di iniziativa pubblica, alla redazione di regolamenti e convenzioni urbanistiche, ecc.
2. Il S.U. assume i compiti ed esercita le responsabilità nelle forme stabilite dalla vigente
normativa.
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REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE
COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
1. La commissione edilizia comunale (CEd) di cui alla legge 1150/1942, art. 33, può essere abolita
ai sensi della legge 449/1997, art. 41, nel qual caso non si applica il presente articolo.
2. La CEd, nel caso in cui il Comune intenda mantenerla, costituisce l’organo consultivo del
Comune stesso nel campo urbanistico ed edilizio ed esprime pareri sulla legittimità tecnico-
amministrativa degli interventi proposti in conformità alle normative comunali, regionali e
statali e agli strumenti urbanistici operanti sul territorio.
3. Nel campo urbanistico, la CEd esprime il suo parere obbligatorio in ordine all’assetto
morfologico e funzionale della struttura urbana e territoriale o delle singole opere e sugli
aspetti inerenti agli obiettivi e agli indirizzi di qualità architettonica e paesistico- ambientale,
riguardanti:
a) strumenti urbanistici generali e loro varianti;
b) strumenti urbanistici attuativi e loro varianti;
c) Ruec e sue modificazioni;
d) accordi di programma (AdiP) ai sensi della legge 142/1990, art. 27, e smi;
e) progetti per i quali è convocata la CdS di cui alla legge 241/1990, art. 14, e smi;
f) programmi dei lavori pubblici di cui del DLgs 163/2006, art. 128, e smi;
g) programmi integrati di interventi di cui alla legge 179/1992 e relativa Lr n. 3/1996;
h) programmi di recupero urbano (Pru) di cui alla legge 493/1993, art. 11;
i) altri piani e programmi aventi per oggetto la organizzazione del territorio;
j) deliberazioni consiliari attinenti alla materia urbanistica.
4. La CEd esprime, inoltre, pareri, se richiesti dal Comune, sulla interpretazione degli strumenti
urbanistici generali, esecutivi e sul Ruec e loro varianti, di norme statali e regionali in materia,
dei piani territoriali e settoriali sovraordinati al Puc; i suddetti pareri sono resi entro 45 giorni
dalla formale richiesta inoltrata al presidente della CEd.
5. Nel campo edilizio, la CEd esprime il proprio parere obbligatorio, in ordine alla legittimità
tecnico-amministrativa degli interventi proposti in conformità alle normative comunali,
regionali e statali e agli strumenti urbanistici operanti sul territorio, nonché sugli aspetti
formali, compositivi ed estetici, dei progetti delle opere edilizie e del loro inserimento nel
contesto urbano e ambientale;
6. In particolare, sono sempre sottoposti al parere obbligatorio della CEd:
a) temi di carattere generale, anche sulla base di esempi specifici connessi a richieste di
PdiC, loro varianti, annullamento o revoche;
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REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE
COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
1. La CEd è nominata, con decreto sindacale, all’inizio del mandato amministrativo ed è composta:
a) dal sindaco o assessore al ramo, all’uopo delegato, in qualità di presidente;
b) da un esperto nelle discipline urbanistico-edilizie, in qualità di vicepresidente;
c) da un architetto;
d) da un ingegnere civile o con indirizzo di laurea ad esso assimilabile;
e) da un geometra o perito edile;
f) da un geologo;
g) da un agronomo;
h) da un avvocato esperto in legislazione urbanistica, edilizia, ambientale e paesistica;
i) da un laureato in lettere o in architettura esperto in storia dell’architettura.
2. I componenti la CEd, ad esclusione del presidente, non possono far parte di organi o istituzioni
ai quali, per legge, è demandato un parere specifico ed autonomo sulla materia.
3. Per i componenti la CEd vigono le incompatibilità sulle nomine previste dallo statuto comunale.
4. La CEd resta in carica per la durata del consiglio comunale (Cc) e i suoi componenti non possono
essere confermati per il periodo consecutivo a quello di attività; è fatto salvo quanto stabilito
dalla legge 444/1994, art. 3, e smi, in materia di disciplina della proroga degli organi
amministrativi.
5. I membri che non partecipano a tre sedute consecutive, senza giustificati motivi, decadono
dalla carica, su certificazione del presidente.
6. In caso di dimissioni, decadenza o morte di uno o più membri della CEd, si provvede alla relativa
sostituzione, con le modalità sopra enunciate e per il solo periodo residuo di durata in carica
della CEd; in tal caso, il sostituto può essere riconfermato per il periodo consecutivo a quello di
attività sempreché quest’ultimo non sia stato di durata superiore alla metà di quello ordinario.
7. Segretario della CEd, senza diritto di voto, è un impiegato con qualifica tecnica dell’ufficio
tecnico comunale (Utc), all’uopo designato dal competente dirigente.
8. Il compenso del componente la CEd è fissato con deliberazione di Gc.
1. La CEd si riunisce nella sede municipale, tutte le volte che il presidente lo ritenga necessario.
La convocazione deve essere comunicata per iscritto dal presidente e pervenire almeno 3 giorni
prima della seduta. Le riunioni della CEd sono valide se interviene la metà più uno dei
componenti, tra i quali il presidente o il vicepresidente; il numero legale dei componenti la
commissione deve essere verificato al momento di ogni votazione.
2. L’ordine del giorno della riunione della CEd, suddiviso eventualmente per tematiche
omogenee, contiene tutte le pratiche trasmesse dal Rup, secondo l’ordine di presentazione. I
pareri sui progetti posti all’ordine del giorno devono essere espressi entro il termine
inderogabile di 30 giorni dal ricevimento degli atti; decorso tale termine senza la formulazione
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REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE
COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
dei pareri della CEd, il Rup formula la proposta motivata all’autorità competente per
l’emanazione del provvedimento.
3. La CEd, qualora lo ritenga necessario per l’espressione del parere, può procedere ad un
supplemento di istruttoria per i seguenti motivi:
a) convocazione dei progettisti nel corso della riunione della CEd per chiarimenti relativi
agli elaborati presentati;
b) necessità di sopralluogo.
4. Il progettista può chiedere di essere sentito dalla CEd, la quale decide in merito a maggioranza.
Il parere della CEd è espresso nella prima riunione utile successiva alla presa d’atto degli
ulteriori elementi di valutazione e, comunque entro 60 giorni dal ricevimento degli atti,
trasmessi dal Rup alla CEd.
5. La CEd, su argomenti di particolare rilevanza, può invitare alle adunanze, senza diritto di voto,
esperti di particolari settori o materie e rappresentanti delle categorie sociali interessate.
6. La CEd sui progetti, esaminati secondo l’ordine di ricevimento, esprime:
a) parere favorevole, con eventuali motivazioni;
b) parere favorevole con prescrizioni architettoniche non sostanziali, sempre motivato;
c) parere contrario, sempre motivato.
7. È valido il parere approvato a maggioranza dei componenti presenti; in caso di parità, il voto
del presidente o, in mancanza, del vicepresidente determina la valutazione.
8. I componenti della CEd non possono presenziare all’esame dei progetti da essi elaborati o
all’esecuzione dei quali siano comunque interessati; la partecipazione al voto su un’opera
edilizia costituisce, per i membri della CEd, motivo di incompatibilità a eseguire la
progettazione, anche parziale o esecutiva, la direzione lavori o la esecuzione dell’opera
medesima; la trasgressione comporta la revoca, a opera del sindaco, da membro della CEd e la
segnalazione all’Ordine o al Collegio professionale di appartenenza dell’iscritto.
9. È presente ai lavori della CEd il tecnico comunale Rup che ha curato l’istruttoria dei progetti o
degli atti da valutare.
10. Delle adunanze della CEd viene redatto verbale firmato dal presidente, dal segretario e da
almeno due componenti; il segretario, inoltre, appone sui disegni di progetto la dicitura:
“Esaminato nella seduta del dalla CEd”, completata dalla propria vidimazione.
11. I pareri della CEd sono resi noti al pubblico, in forma sommaria, con appositi elenchi da
pubblicare all’albo pretorio e possono essere richiesti in forma integrale da chiunque ne abbia
interesse, nel rispetto delle procedure sull’acquisizione degli atti di competenza comunale.
1. Ai sensi dell’art. 148 del DLgs 42/2004, al fine di garantire un’adeguata tutela del paesaggio,
nonché di fornire un supporto qualificato per l’esercizio delle competenze delegate al Comune
in materia di autorizzazione paesaggistica di cui all’art. 146 del DLgs 42/2004, è istituita la
Commissione locale per il paesaggio (Clp).
2. Nell’ambito dei procedimenti autorizzatori preventivi di cui all’art. 146 del DLgs 42/2004, la
Clp esprime il proprio parere sugli interventi comportanti modifiche all’aspetto esteriore di
aree ed edifici ricadenti in ambiti sottoposti a vincolo paesaggistico ai sensi del DLgs. n.
42/2004.
3. L’Amministrazione Comunale potrà avvalersi della Clp in qualsiasi altra specifica circostanza in
cui è ritenuta opportuna l’acquisizione di un parere per l’assunzione di provvedimenti
amministrativi, nel rispetto del principio di differenziazione tra attività di tutela paesaggistica
ed esercizio di funzioni amministrative in materia urbanistico-edilizia.
4. L'Amministrazione, accerta la compatibilità paesaggistica dell'intervento, acquisendo il parere
obbligatorio della Clp ed entro il termine di quaranta giorni dalla ricezione dell'istanza, fatta
salva la richiesta di necessarie integrazioni, trasmette la richiesta di autorizzazione, corredata
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REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE
COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
1. La Clp viene convocata su iniziativa del Responsabile dell’attività di tutela paesaggistica con
avviso di convocazione.
2. Per la validità delle sedute della Commissione è necessaria la presenza di almeno tre dei
componenti esperti.
3. Il componente che si assenta, senza giustificato motivo, per tre sedute consecutive deve
essere dichiarato decaduto dalla carica e va sostituito dal Consiglio comunale nella successiva
riunione.
4. In caso di assenza del componente, protrattasi per quattro sedute consecutive, ancorché
giustificata, il Consiglio comunale, su proposta del Presidente, può legittimamente disporne
la surroga.
5. Il parere è reso a maggioranza dei voti; in caso di parità è decisivo il voto del presidente che
svolge anche funzioni di segretario.
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REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE
COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
6. Il verbale dell’adunanza potrà essere sottoscritto anche solo dal presidente e da uno degli
esperti che ha votato a favore.
7. In caso di dichiarazione di voto contrario o di astensione di taluno dei componenti, il verbale
dovrà darne atto.
8. Il parere deve essere congruamente motivato, con riferimento alla compatibilità
dell’intervento con i valori paesaggistici riconosciuti dal vincolo.
1. La Clp si riunisce, nella sede municipale, almeno quattro volte al mese e, in via straordinaria,
tutte le volte che il presidente lo ritenga necessario.
2. Le riunioni, convocate anche in base ad una programmazione mensile, contenente data e ora
dei lavori, deve essere comunicata per iscritto dal presidente e pervenire almeno tre giorni
prima della prima seduta programmata.
3. Le riunioni della Clp sono valide se interviene la metà più uno dei componenti, tra i quali il
presidente; il numero legale dei componenti la commissione deve essere verificato al
momento di ogni votazione.
4. L’ordine del giorno della riunione, suddiviso eventualmente per tematiche omogenee, deve
contenere tutte le pratiche trasmesse dal Rup, secondo l’ordine di presentazione cronologico
ed è attestato dal presidente della Clp; quest’ultimo, per documentate esigenze di urgenza o
per specifiche categorie di lavori, può sottoporre alla Clp un diverso ordine del giorno delle
istanze da esaminare, dandone tempestiva comunicazione, per conoscenza, alla Gc.
5. Con delibera di Gc possono essere indicate al presidente della Clp specifiche priorità
nell’esame delle istanze.
6. I pareri sui progetti posti all’ordine del giorno devono essere espressi entro il termine
inderogabile di 30 giorni dal ricevimento degli atti.
7. La Clp, qualora lo ritenga necessario per l’espressione del parere, può procedere ad un
supplemento di istruttoria, di durata non superiore a 10 giorni, per i seguenti motivi:
a) convocazione dei progettisti nel corso della riunione della Clp per chiarimenti relativi
agli elaborati presentati;
b) necessità di sopralluogo.
8. Il progettista può chiedere di essere sentito dalla Clp, la quale decide in merito a maggioranza.
9. Il parere della Clp è espresso nella prima riunione utile successiva alla presa d’atto degli
ulteriori elementi di valutazione.
10. La Clp, su argomenti di particolare rilevanza, può invitare alle adunanze, senza diritto di voto,
esperti di particolari settori o materie.
11. La Clp sui progetti, esaminati secondo l'ordine di ricevimento, esprime:
a) parere favorevole, con eventuali motivazioni;
b) parere favorevole con prescrizioni non sostanziali, sempre motivato;
c) parere contrario, sempre motivato.
12. In caso di parere contrario, alle motivazioni, deve seguire l’indicazione delle soluzioni di
massima da adottare ai fini dell’ottenimento del parere favorevole, se conseguibile; è valido
il parere approvato a maggioranza dei componenti presenti; in caso di parità, il voto del
presidente determina la valutazione.
13. I componenti della Clp non possono presenziare all'esame dei progetti da essi elaborati o
all'esecuzione dei quali siano comunque interessati e, più in generale, non possono svolgere
attività professionale nel territorio comunale connesse alle professioni di ingegnere,
architetto e urbanista, nel qual caso, il presidente della Clp segnala l’evenienza al Cc che,
ricorrendone le condizioni, nella prima seduta utile, dichiara decaduto il componente indicato
e provvede alla sua sostituzione.
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REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE
COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
14. È presente ai lavori della Clp il tecnico comunale, responsabile del singolo procedimento in
esame, che ha curato l’istruttoria dei progetti o degli atti da valutare.
15. Delle adunanze della Clp viene redatto verbale firmato dal presidente, dal segretario e da
almeno due componenti. Il segretario, inoltre, appone sui disegni di progetto la dicitura:
“Esaminato nella seduta del _______dalla Clp”, completata dalla propria vidimazione.
16. I pareri della Clp sono resi noti al pubblico, in forma sommaria, con appositi elenchi da
pubblicare all’Albo pretorio e possono essere richiesti in forma integrale da chiunque ne abbia
interesse, nel rispetto delle procedure sull’acquisizione degli atti di competenza comunale.
17. Acquisito il parere obbligatorio ma non vincolante della Clp, il DdS o il responsabile Utc
emette, entro 10 giorni, il decreto paesaggistico di cui al DLgs 42/2004.
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a) criteri e procedure per il supplemento di istruttoria ai sensi dell’Art. 226, comma 7 del
presente Ruec;
b) regolamentazione dell’esame delle varianti progettuali, con particolare attenzione alla
semplificazione procedurale, nel caso di modifiche non significative dal punto di vista
formale e compositivo;
c) indicazioni preliminari o suggerimenti ricavabili dall’esperienza e criteri a cui la CLP si
atterrà per la formulazione dei propri pareri;
d) chiarezza progettuale nella presentazione dei progetti relativamente a leggibilità,
analisi funzionale, importanza dei particolari costruttivi e degli aspetti cromatici,
rapporto tra opera progettata e ambiente circostante;
e) criteri per la valutazione della qualità architettonica e formale degli interventi,
improntati al rispetto delle architetture tipiche locali.
2. I documenti di cui al precedente comma 1, sono trasmessi alla Gc, alle competenti
Commissioni consiliari permanenti e al Cc, che ne prendono atto nella prima seduta utile.
3. Qualora le CLP che si susseguono non adottino propri indirizzi, continuano a valere quelli
formulati dalle precedenti commissioni.
4. Fermo restando la competenza della Regione di integrare i contenuti della relazione
paesaggistica di cui al Dpcm 12.12.2005 o di introdurre semplificazioni ai criteri di redazione
e ai contenuti della stessa per le diverse tipologie di intervento, la CLP può proporre eventuali
interpretazioni del suo articolato da sottoporre al preventivo parere della competente
Soprintendenza.
1. Entro il 31 gennaio di ciascun anno, la Clp redige un rapporto consuntivo sull’attività svolta
nel corso dell’anno precedente e lo trasmette alla Gc e al Cc.
2. Il rapporto, di cui al precedente comma 1, deve comprendere, tra l’altro, i dati statistici relativi
al numero delle sedute tenute e all’ammontare del tempo impiegato, al numero delle pratiche
disbrigate, suddivise per tipologia e per determinazione assunta, al numero delle pratiche
giacenti e al programma dei lavori finalizzato alla loro definizione; esso può contenere
eventuali suggerimenti volti alla modifica e miglioramento del quadro normativo comunale e
sovracomunale.
3. Al termine del proprio mandato, la Clp redige un rapporto consuntivo sulla propria attività,
che viene trasmesso alla nuova Clp, finalizzato a favorire eventuali aggiornamenti,
modificazioni e integrazioni degli indirizzi di qualità paesaggistico- ambientale.
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REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE
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1. Il certificato d’uso (Cdu) indica, per ciascun immobile, o parte di esso, compreso in un
unico tipo di zona territoriale omogenea (Zto), la destinazione urbanistica di Zto, gli usi
previsti e consentiti, i tipi e le modalità di intervento, gli indici ed i parametri urbanistici ed
edilizi e altri eventuali vincoli e prescrizioni di natura territoriale, ambientale, urbanistica ed
edilizia contenuti in piani, progetti e regolamenti di competenza del Comune o resi noti al
Comune.
2. Per gli insediamenti esistenti perimetrati nell’elaborato del Ruec denominato “Componente
urbanistica”, si rimanda alle disposizioni dell’Art. 169
3. Nei casi di immobili ricadenti in più zone urbanistiche distinte nel Puc, può essere rilasciato
un solo Cdu, con le prescrizioni relative alle singole parti, oppure possono essere rilasciati
certificati distinti.
4. Il Cdu tiene luogo anche del certificato di destinazione d’uso del suolo di cui alla legge
94/1982 e del certificato di destinazione urbanistica di cui al Dpr 380/2001, art. 30.
1. L’avente titolo al rilascio del PdiC, ha diritto a chiedere al dirigente del settore (DdS) il
rilascio del Cdu.
2. La richiesta, redatta in duplice copia su apposito modello con allegata planimetria catastale di
riferimento, deve indicare tutti gli elementi utili per identificare l’immobile in oggetto, il suo
stato d’uso attuale e la consistenza edilizia eventualmente esistente, formulati in forma di
autocertificazione.
3. Una copia della richiesta viene restituita al richiedente con la data di presentazione.
4. La richiesta stessa diventa parte integrante del Cdu rilasciato e la veridicità degli elementi
esposti condiziona la validità del Cdu stesso.
1. Il Cdu è rilasciato dal DdS, entro 30 giorni dal ricevimento della richiesta, e secondo
l’ordine di ricevimento della stessa.
2. Il Cdu conserva validità per un anno dal rilascio e comunque fino a quando non intervengano
modificazioni degli strumenti urbanistici o della normativa vigenti.
3. Per il rilascio del Cdu, il corrispettivo dovuto dal richiedente è computato in relazione a
ciascuna particella catastale disgiunta e a ciascuna Zto urbanistica distinta, interessate
dall’immobile oggetto del Cdu.
1. Sui progetti di opere edilizie, l’avente titolo alla richiesta di PdiC o alla Dia Scia, come pure
il progettista incaricato, può richiedere un parere preventivo che, oltre alle opere edilizie,
può riguardare strumenti urbanistici di attuazione, la cui formazione sia già stata autorizzata
dal Comune.
2. Con il parere preventivo, su di un progetto preliminare, il Comune esprime le proprie
valutazioni circa la conformità urbanistica ed edilizia dell’intervento nonché in merito agli
aspetti formali e di inserimento nel contesto urbano e paesistico-ambientale dell’opera da
eseguire, fornendo eventuali indicazioni per la redazione del progetto definitivo.
3. Le valutazioni espresse con il parere preventivo, in merito alle scelte progettuali generali
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REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE
COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
definite dal progetto preliminare, vincolano il Comune nel successivo esame del progetto
definitivo, a meno che siano intervenute modificazioni normative.
4. La formulazione del parere preventivo è raccomandata, in particolare, nel caso di opere
edilizie su immobili vincolati o di interventi relativi a edifici e complessi edilizi di rilevante
interesse.
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REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE
COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
1 Il contributo di costruzione di cui all’Art. 238 è costituito da due sezioni: regole per il
calcolo e costi e tabelle.
2 Le regole per il calcolo sono aggiornate con delibera di Gc.
3 Ogni 5 anni il Comune, con deliberazione dell’organo competente, provvede ad aggiornare gli
oneri di urbanizzazione primaria e secondaria, in conformità all’indice revisionale per i costi
delle opere edilizie determinato dalla Regione in relazione ai riscontri e prevedibili costi delle
opere di urbanizzazione primaria, secondaria e generale.
4 Il contributo è determinato con riferimento alla data di rilascio del titolo edilizio abilitante,
ovvero al trentesimo giorno successivo alla data della presentazione della Dia Scia.
5 Le varianti al PdiC o alla Dia Scia che incidono sul calcolo del contributo, ne determinano
l'adeguamento: per le varianti si applicano le tariffe vigenti alla data del rilascio del PdiC in
variante, ovvero a quella del compimento del trentesimo giorno successivo alla presentazione
della Dia Scia in variante.
6 Alla domanda di PdiC e alla Dia Scia sono allegati i documenti e i prospetti di calcolo del
contributo per le diverse tipologie di intervento, sottoscritti dal progettista e dal committente,
secondo la modulistica predisposta dall’Ufficio.
1 Il contributo commisurato all'incidenza degli oneri di urbanizzazione non è dovuto nelle ipotesi
previste dal Dpr 380/2001, art.17, e sulla base di quanto ulteriormente specificato nei
successivi comma 2, 3 e 4.
2 Ai sensi del Dpr 380/2001, art. 17, comma 3, lettera a), e del DLgs 99/2004, ai fini dell'esenzione
dal contributo, l'imprenditore agricolo professionale è tenuto a presentare al Comune apposita
certificazione attestante i requisiti richiesti di cui al DLgs 99/2004, art. 1, comma 5 ter.
3 Ai sensi del Dpr 380/2001, art. 17, comma 3, lettera b), per edifici unifamiliari si intendono
quelli comprendenti un’unica Uia direttamente aerata e con almeno un fronte esterno, in
mappa catastale identificata da un'unica particella e un unico subalterno; non sono comunque
considerate tali le Uia derivanti dalla suddivisione o ristrutturazione di edifici comprendenti più
Uia; il carattere di edificio unifamiliare deve essere presente sia prima che dopo l'intervento.
4 Ai sensi del Dpr 380/2001, art. 17, comma 3, lettera c), ai fini dell'esenzione dal contributo
occorre che l'opera da costruire sia pubblica o di interesse pubblico e venga realizzata o da un
ente pubblico o da altro soggetto per conto di un ente pubblico; la gratuità si intende
ovviamente limitata alle opere edilizie strettamente funzionali all'esercizio del servizio
pubblico.
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REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE
COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
1. L'importo dello scomputo, totale o parziale, del contributo è dato dal costo delle opere di
urbanizzazione per le quali è autorizzata la realizzazione diretta.
2. Nel caso in cui il costo delle opere realizzate direttamente superi l'ammontare degli oneri
tabellari, non è dovuto alcun conguaglio da parte del Comune a favore del titolare del titolo
edilizio abilitante.
3. Nell'ipotesi in cui l'importo delle opere realizzate direttamente sia inferiore a quello degli
oneri tabellari, il titolare del titolo edilizio abilitante deve corrispondere la differenza a favore
del Comune.
4. La mancata realizzazione, nei termini previsti, delle opere di urbanizzazione per le quali è
autorizzata l'esecuzione diretta a scomputo, determina l'obbligo di corrispondere al Comune
l'importo pari al costo delle stesse, oltre agli interessi legali a decorrere dalla data della
prevista ultimazione dei lavori.
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REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE
COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
1. Qualora non vengano realizzati gli interventi per i quali sia stato versato il contributo, il
Comune è tenuto al rimborso delle relative somme; gli interessi decorrono dal compimento
del sessantesimo giorno dalla data della presentazione della domanda di restituzione.
2. In caso di realizzazione parziale degli interventi è dovuta la restituzione del contributo
relativo alla sola parte non realizzata.
3. Non deve essere restituito il contributo corrispondente ai costi delle opere realizzate
direttamente.
Art. 251 - Sanzioni per l’omesso o ritardato versamento del contributo di costruzione
1. Nel caso di opere urgenti da realizzarsi in esecuzione di ordinanza emanata dal sindaco ai
sensi del DLgs 267/2000, art. 58, non è richiesta l’Aa, limitatamente alle opere ingiunte.
2. Quando le opere urgenti siano necessarie per evitare un pericolo o danno grave, imprevisto e
imprevedibile, l’interessato, sotto sua personale responsabilità, può procedere alla loro
esecuzione anche senza la preventiva Aa, con l’obbligo di segnalarlo al DdS o ad altro ufficio
competente, e di richiedere l’Aa stessa entro i successivi 15 giorni.
3. L’Aa non è richiesta, altresì, per l’esecuzione di opere in ottemperanza ad un provvedimento
di repressione di un abuso edilizio.
1. L’Aa è sempre rilasciata sotto la condizione che, nel momento in cui questa abbia termine o
decada o, comunque, vengano a mancare le condizioni per la sua validità e per il
mantenimento in essere di quanto autorizzato e l’atto autorizzativo venga revocato, il titolare
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REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE
COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
provveda a rimuovere le opere in oggetto e a ripristinare lo stato dei luoghi e degli edifici
che abbiano subito alterazioni o a darne comunque idonea risistemazione.
2. L’obbligo al ripristino dello stato dei luoghi è assunto dal titolare ed, eventualmente,
trasferito al suo avente causa, con la richiesta stessa dell’Aa; in caso di inottemperanza
provvederà il Comune ai sensi di legge, a spese dell’inadempiente.
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REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE
COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
1. Il titolare di PdiC deve comunicare al DdS la data di inizio dei lavori prima del loro
effettivo inizio a mezzo raccomandata o consegna a mano al protocollo generale, redigendo
la comunicazione, in conformità ad apposito modello, sottoscritto anche dal direttore dei
lavori e dall’impresa esecutrice.
2. Nella comunicazione di inizio lavori devono sempre essere indicati i nominativi e le relative
qualifiche degli operatori incaricati e, quindi, responsabili della direzione dei lavori, della
sicurezza del cantiere, dell’esecuzione delle opere e della sorveglianza; qualunque variazione
degli operatori deve essere comunicata per iscritto al DdS entro 15 giorni.
3. Alla comunicazione occorre anche allegare, ove del caso:
a) comunicazione, se dovuta, dell’autorizzazione sismica ai sensi della Lr n 9/1983;
b) comunicazione della nomina di un tecnico abilitato al collaudo in corso d’opera, ai sensi
della Lr n. 9/1983;
c) se non inviata precedentemente, documentazione inerente al contenimento dei
consumi energetici, ai sensi della legge 10/1991 e smi;
d) documentazione di previsione di impatto acustico, anche con riferimento all’attività di
cantiere;
e) autorizzazione all’allacciamento alla fognatura comunale;
f) eventuali nulla-osta degli enti erogatori di servizi, se interessati dai lavori.
1. Le varianti a PdiC già rilasciati, possono essere richieste al DdS prima dell’inizio dei lavori,
o anche in corso d’opera ma, comunque, prima che se ne sia ultimata l’esecuzione.
2. Le procedure per la richiesta, l’istruttoria e il rilascio dei PdiC a dette varianti, sono
disciplinate in analogia a quanto disposto agli articoli precedenti.
3. Le varianti possono essere considerate di due tipi: essenziali e non essenziali.
4. Le varianti sono considerate essenziali quando si verificano una o più delle seguenti
condizioni:
a) mutamento di destinazione d’uso che implichi variazione degli standard urbanistici
previsti dal Dm n. 1444/1968;
b) aumento consistente della cubatura o della superficie di solaio da valutare in relazione
al progetto approvato;
c) modifiche sostanziali dei parametri urbanistico-edilizi del progetto approvato ovvero
della localizzazione dell’edificio sull’area di pertinenza;
d) mutamento delle caratteristiche dell’intervento edilizio assentito;
e) violazione delle norme vigenti in materia edilizia antisismica, quando non attenga a
fatti procedurali.
5. Non possono ritenersi comunque variazioni essenziali quelle che incidono sulla entità
delle cubature accessorie, sui volumi tecnici e sulla distribuzione interna delle singole
unità abitative.
6. Gli interventi di cui al precedente comma 4, effettuati su immobili sottoposti a vincolo
storico, artistico, architettonico, archeologico, paesistico e ambientale, nonché su immobili
ricadenti in parchi o in aree protette nazionali o regionali, sono considerati in totale
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REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE
COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
difformità dal PdiC; tutti gli altri interventi sui medesimi immobili sono considerati variazioni
essenziali.
7. Le varianti essenziali comportano il rilascio di un nuovo PdiC, sostitutivo di quello precedente,
con l’indicazione di nuovi termini di inizio e di fine lavori; mentre il precedente PdiC viene
archiviato d’ufficio; se i lavori delle opere abilitate con il provvedimento originario hanno già
avuto inizio, la data del provvedimento di variante si assume come nuova data di inizio lavori.
8. Le varianti non essenziali comportano il rilascio di un’ulteriore PdiC che si affianca
semplicemente al precedente, senza modificarne i termini di inizio e fine lavori; è fatto salvo
quanto previsto dall’Art. 258 del presente Ruec.
9. Le varianti non essenziali, che non incidono sui parametri urbanistici e sulle volumetrie, non
cambiano la destinazione d’uso e la categoria edilizia, non alterano la sagoma dell’edificio, non
comportano modifiche alle regole e ai caratteri compositivi dei prospetti e non contrastano
con le prescrizioni contenute nel provvedimento abilitativo, possono attuarsi mediante Scia,
sempreché rientrino nell’ambito di applicazione di tale procedura.
1. Sono varianti in corso d’opera, realizzabili mediante Scia, le varianti a PdiC che:
a) risultano conformi agli strumenti urbanistici e al Ruec vigenti e non in contrasto con
quelli adottati;
b) non incidono sui parametri urbanistici e sulle volumetrie;
c) non modificano la sagoma dell'edificio;
d) non modificano le superfici utili dell'edificio e delle singole Ui;
e) non modificano la destinazione d'uso e la categoria edilizia delle costruzioni e delle
singole Ui, nonché il numero di queste ultime;
f) non interessano interventi di restauro, come definiti all’Art. 83 del presente Ruec;
g) non interessano immobili vincolati ai sensi del DLgs 42/2004 e smi;
h) non violano le eventuali prescrizioni contenute nel PdiC.
2. La richiesta di approvazione delle varianti in corso d’opera deve essere presentata in
unica soluzione progettuale, in conformità all’apposito modello, anche successivamente alla
realizzazione delle stesse, ma comunque prima della dichiarazione di ultimazione dei lavori.
3. La richiesta deve contenere la dichiarazione di un progettista, dotato di abilitazione idonea
rispetto all’intervento richiesto, in merito alla conformità della variante alle ipotesi di cui al
precedente comma 1.
4. Alla richiesta devono essere allegati gli elaborati grafici, in tre copie, nei quali siano evidenziate
le varianti richieste, con apposita distinta grafia per le parti non realizzate o da demolire, per
quelle di nuova costruzione e per le parti da sostituire o da consolidare.
5. La richiesta e gli elaborati grafici devono essere firmati dal titolare del PdiC e dal progettista.
6. Il DdS approva la variante in corso d’opera, a seguito della verifica della dichiarazione di
conformità, operata dagli uffici comunali competenti con le modalità richieste per il controllo
dei progetti.
7. Ai fini dell'attività di vigilanza urbanistica ed edilizia tali Dia Scia costituiscono parte
integrante del procedimento relativo al PdiC dell'intervento principale.
1. Per motivi di forza maggiore, cioè imprevedibili e inevitabili, estranei alla volontà ed alla
responsabilità del titolare, che siano sopravvenuti a ritardare i lavori durante la loro
esecuzione, il termine di fine lavori indicato nell’atto abilitativo all’attività edilizia può
essere prorogato, prima della scadenza, con apposito provvedimento del DdS.
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REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE
COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
2. La proroga può essere richiesta dal titolare, documentando i motivi di forza maggiore
sopravvenuti a ritardare i lavori.
3. La proroga può essere concessa per un periodo massimo di un anno dalla data di scadenza
dell’atto abilitativo.
1. Per tutte le opere edilizie eseguite con PdiC, Scia e Cila nei 30 giorni successivi alla fine dei
lavori, nel rispetto del termine fissato nell’atto abilitativo, salvo nuova richiesta per le opere
non realizzate, deve essere comunicata al DdS, tramite lo Sue e in forma documentabile,
la fine dei lavori.
2. La comunicazione di fine lavori, redatta in conformità ad apposito modello, deve essere
firmata dal titolare, dal direttore dei lavori e dall’impresa esecutrice; ove del caso, contiene
anche l’indicazione del collaudatore incaricato.
3. In caso di mancata comunicazione di fine lavori, sulla base delle risultanze di apposito
sopralluogo, per la parte di lavori non ultimata il PdiC viene archiviato per decadenza.
1. A conclusione delle opere, per ogni Ui oggetto di intervento edilizio, deve essere compilata
una scheda tecnica descrittiva, anche per gli effetti di cui all’art. 481 del cp, a cura di tecnico
abilitato incaricato dal titolare dell’intervento edilizio.
2. La scheda, compilata in conformità ad apposito modello, deve indicare:
a) i dati catastali, urbanistici ed edilizi utili alla esatta individuazione dell’unità stessa, con
l’eventuale riferimento all’unità edilizia originaria;
b) i dati metrici e dimensionali previsti dal progetto e realizzati;
c) i livelli dei requisiti cogenti e raccomandati stabiliti dal Ruec per quel tipo di opera;
d) i livelli dei requisiti cogenti e raccomandati dichiarati in sede di progetto;
e) i livelli dei requisiti cogenti e raccomandati forniti dall’opera realizzata;
f) nel caso di attività produttive caratterizzate da significative interazioni con l’ambiente,
gli elementi utili alle verifiche in merito ai requisiti previsti dalla normativa vigente in
materia di igiene e sicurezza nei luoghi di vita e di lavoro, e in merito ai requisiti connessi
alle eventuali prescrizioni derivanti dalla valutazione preventiva dell’Asl.
3. La scheda deve altresì contenere la dichiarazione che sono stati regolarmente effettuati
tutti i controlli, in corso d’opera e finali, prescritti dal Ruec in capo alla direzione dei lavori, e
che l’opera realizzata è conforme al progetto approvato o asseverato, alle eventuali varianti
approvate o asseverate e alla normativa europea, nazionale e regionale vigente.
4. Copia della scheda è conservata dal Comune, ed è rilasciata a richiesta dei soggetti aventi
titolo.
5. La scheda tecnica descrittiva, con i suoi eventuali aggiornamenti in caso di interventi
successivi, costituisce la base per la eventuale formazione del fascicolo di uso e
manutenzione del fabbricato, a cura del proprietario o dell’amministratore condominiale.
1. La sussistenza delle condizioni di sicurezza, igiene, salubrità, risparmio energetico degli edifici
e degli impianti negli stessi installati, valutate secondo quanto dispone la normativa vigente,
nonché la conformità dell'opera al progetto presentato e la sua agibilità sono attestati
mediante segnalazione certificata.
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REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE
COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
2. Ai fini dell'agibilità, entro quindici giorni dall'ultimazione dei lavori di finitura dell'intervento,
il soggetto titolare del PdiC, o il soggetto che ha presentato la segnalazione certificata di inizio
di attività, o i loro successori o aventi causa, presenta allo sportello unico per l'edilizia la
segnalazione certificata, per i seguenti interventi:
a) nuove costruzioni;
b) ricostruzioni o sopraelevazioni, totali o parziali;
c) interventi sugli edifici esistenti che possano influire sulle condizioni di cui al comma 1.
3. La mancata presentazione della segnalazione, nei casi indicati al comma 2, comporta
l'applicazione della sanzione amministrativa pecuniaria da euro 77 a euro 464.
4. Ai fini dell'agibilità, la segnalazione certificata può riguardare anche:
a) singoli edifici o singole porzioni della costruzione, purché funzionalmente autonomi,
qualora siano state realizzate e collaudate le opere di urbanizzazione primaria relative
all'intero intervento edilizio e siano state completate e collaudate le parti strutturali
connesse, nonché collaudati e certificati gli impianti relativi alle parti comuni;
b) singole unità immobiliari, purché siano completate e collaudate le opere strutturali
connesse, siano certificati gli impianti e siano completate le parti comuni e le opere di
urbanizzazione primaria dichiarate funzionali rispetto all'edificio oggetto di agibilità
parziale.
5. La segnalazione certificata di cui ai commi da 1 a 4 è corredata dalla seguente
documentazione:
a) attestazione del direttore dei lavori o, qualora non nominato, di un professionista
abilitato che assevera la sussistenza delle condizioni di cui al comma 1;
b) certificato di collaudo statico di cui all'articolo 67 del Dr 380/2001 ovvero, per gli
interventi di cui al comma 8-bis del medesimo articolo, dichiarazione di regolare
esecuzione resa dal direttore dei lavori;
c) dichiarazione di conformità delle opere realizzate alla normativa vigente in materia di
accessibilità e superamento delle barriere architettoniche di cui all'articolo 77, nonché
all'articolo 82 del Dr 380/2001;
d) gli estremi dell'avvenuta dichiarazione di aggiornamento catastale;
e) dichiarazione dell'impresa installatrice, che attesta la conformità degli impianti
installati negli edifici alle condizioni di sicurezza, igiene, salubrità, risparmio energetico
prescritte dalla disciplina vigente ovvero, ove previsto, certificato di collaudo degli
stessi.
6. L'utilizzo delle costruzioni di cui ai commi 2 e 4 può essere iniziato dalla data di presentazione
allo sportello unico della segnalazione corredata della documentazione di cui al comma 5. Si
applica l'articolo 19, commi 3 e 6-bis, della legge 7 agosto 1990, n. 241.
7. Il Comune, nell'ambito delle proprie competenze, disciplina le modalità di effettuazione dei
controlli, anche a campione e comprensivi dell'ispezione delle opere realizzate.
8. La presentazione della segnalazione certificata di agibilità non impedisce l’esercizio del
potere di dichiarazione di inagibilità di un edificio o di parte di esso ai sensi dell’articolo 222
del regio decreto 27 luglio 1934, n. 1265.
1. Nei casi di impianti produttivi di beni e servizi per i quali le norme vigenti richiedano il
collaudo preventivo, questo può essere effettuato con la procedura accelerata di cui al
Dpr 160/2010, art. 10.
2. La trasmissione al Suap della documentazione relativa all’ultimazione dei lavori consente
l'immediato esercizio dell'attività.
3. Il titolare presenta allo Suap la richiesta di collaudo, rivolta al DdS, indicando i nominativi
dei collaudatori indipendenti, abilitati per le diverse competenze, costituenti la
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REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE
COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
commissione di collaudo.
4. Il Suap cura la trasmissione entro 5 giorni della documentazione di cui al comma 2 alle
amministrazioni ed agli uffici comunali competenti che sono tenuti ad effettuare i controlli
circa l'effettiva rispondenza dell'impianto alla normativa vigente entro i successivi 90 giorni,
salvo il diverso termine previsto dalle specifiche discipline regionali.
1. Il Comune, con deliberazione della Gc, istituisce e aggiorna l’elenco dei tecnici verificatori
dei quali avvalersi, ove necessario, per adempiere ai compiti di verifica analitica della
conformità delle opere edilizie.
2. Possono far parte dell’elenco i tecnici della pubblica amministrazione e quelli
periodicamente segnalati dai rispettivi Ordini o Collegi professionali, che risultino
specificamente qualificati nelle materie che sono oggetto delle verifiche da eseguire.
3. Per le verifiche analitiche, il Comune può anche stipulare apposite convenzioni con strutture
pubbliche o private tecnicamente qualificate.
4. È incompatibile con l’incarico di tecnico verificatore l’aver partecipato in qualunque forma
alla progettazione, alla direzione lavori, al collaudo e alla costruzione dell’opera.
1. Nei casi in cui ciò sia espressamente richiesto nel provvedimento di PdiC, prima dell’inizio
lavori, il titolare deve presentare al DdS richiesta di visita di controllo, per l’assegnazione sul
terreno dei capisaldi planimetrici e altimetrici ai quali deve essere riferita la costruzione, oltre
ai punti di immissione degli scarichi nella fognatura comunale e ai punti di presa
dell’acquedotto, ove esista, e di tutti gli altri impianti esistenti relativi alle opere di
urbanizzazione primaria.
2. Le operazioni di cui al precedente comma 1 sono eseguite da personale dell’Utc, o da
personale messo a disposizione dal concessionario o dall’assuntore dei lavori, sotto la
direzione di un funzionario comunale.
3. Delle operazioni di cui al precedente comma 1 è redatto verbale, che viene sottoscritto
anche dalle parti private per presa d’atto.
4. La visita deve essere eseguita da parte dell’Utc entro 15 giorni dalla richiesta.
5. Trascorso il termine per l’effettuazione della visita, di cui al precedente comma 4, i lavori
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REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE
COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
possono essere iniziati; in tal caso il direttore dei lavori trasmette al Comune una apposita
relazione, sottoscritta anche dall’impresa esecutrice, che contenga in modo dettagliato le
quote di livello degli edifici riferite ai capisaldi individuati e alle opere di urbanizzazione
primaria esistenti, come indicato al precedente comma 1.
6. La mancata richiesta della visita di controllo prima dell’inizio lavori verrà comunicata al Corpo
di polizia municipale per i provvedimenti di competenza, mentre la visita stessa verrà
disposta d’ufficio.
7. In base alle risultanze della visita di controllo per le verifiche di tracciato e delle quote
planimetriche e altimetriche, il DdS, su referto del tecnico verificatore, per ragioni
urbanistiche di pubblico interesse e fatto salvo il diritto verso terzi, può stabilire, in accordo
con il direttore dei lavori, allineamenti esecutivi diversi da quelli indicati nei progetti e negli
strumenti urbanistici approvati.
8. Tali allineamenti esecutivi sono contenuti nel verbale della visita di controllo e riportati negli
elaborati grafici di progetto, con la vidimazione del DdS.
1. Ogni cantiere deve essere provvisto di tabella ben visibile con indicazione dell’opera,
degli estremi del titolo abilitativo, dei nominativi del titolare, del progettista responsabile
dell’intera opera, degli altri eventuali progettisti aventi specifiche responsabilità, del direttore
dei lavori, del responsabile della sicurezza, dell’impresa esecutrice e installatrice e del
responsabile del cantiere.
2. Il costruttore, il titolare e i tecnici addetti, nell’ambito delle loro rispettive competenze e
mansioni, sono responsabili verso terzi della conduzione dei lavori e di quanto ne deriva; in
particolare, devono prendere tutti i provvedimenti necessari affinché siano ridotti gli effetti
molesti di scarichi, polveri, rumori, ecc., e la loro propagazione nell’ambiente.
3. Ogni cantiere deve essere sicuro e ben organizzato, in conformità alle norme del DLgs
81/2008 e smi, per le prescrizioni di salute e sicurezza da effettuare nei cantieri; deve essere
recintato decorosamente e mantenuto libero da materiali inutili o dannosi, per tutta la
durata dei lavori e anche durante le loro eventuali interruzioni; apposito contenitore deve
essere allestito per la raccolta di materiali di scarto non inerti, da conferire successivamente
presso gli impianti di recupero e/o smaltimento.
4. Sul fronte strada il cantiere deve essere opportunamente segnalato anche per i non vedenti,
e deve essere garantito un adeguato passaggio pedonale a margine, utilizzabile anche dai
portatori di disabilità motoria; con segnalazioni di pericolo e di ingombro, diurne e notturne,
integrate da illuminazione stradale, e gestite dall’impresa esecutrice che ne è responsabile.
5. Per l’occupazione di suolo pubblico, il titolare deve presentare, al responsabile
dell’applicazione della tariffa occupazione spazi ed aree pubbliche, separata domanda di
concessione del suolo per la durata dei lavori, con indicazione planimetrica dell’area da
includere nel recinto del cantiere; la concessione è rinnovabile, soggetta a tassazione e al
versamento cauzionale per la rimessa in pristino integrale del suolo alla scadenza, secondo
le norme del DLgs 507/1993 e in base alla relativa classificazione territoriale comunale; in
sede stradale, è richiesto il rispetto del DLgs 285/1992.
6. Gli addetti alla vigilanza che, nell’effettuare sopralluoghi, constatino la non osservanza di
leggi e di regolamenti, sono tenuti a informare le autorità competenti, fatto salvo il potere
del sindaco di adottare i provvedimenti necessari nei casi di pericolo per la pubblica
incolumità, per l’igiene e di offesa per il pubblico decoro.
1. Nel caso in cui, nel corso dell’esecuzione dei lavori, vengano effettuati ritrovamenti di
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REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE
COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
1. Si considerano:
a) opere in conglomerato cementizio armato normale, quelle composte da un complesso
di strutture in conglomerato cementizio ed armature che assolvono ad una funzione
statica;
b) opere in conglomerato cementizio armato precompresso, quelle composte di strutture
in conglomerato cementizio ed armature nelle quali si imprime artificialmente uno
stato di sollecitazione addizionale di natura ed entità tali da assicurare
permanentemente l'effetto statico voluto;
c) opere a struttura metallica quelle nelle quali la statica è assicurata in tutto o in parte
da elementi strutturali in acciaio o in altri metalli.
2. Tutte le costruzioni di cui al comma 1, la cui sicurezza possa comunque interessare la pubblica
incolumità devono essere sottoposte a collaudo statico.
3. Il collaudo deve essere eseguito da un ingegnere o da un architetto, iscritto all’albo da almeno
dieci anni, che non sia intervenuto in alcun modo nella progettazione, direzione, esecuzione
dell’opera.
4. Contestualmente alla denuncia prevista dall’articolo 65 del Dpr 380/2001, il direttore dei
lavori è tenuto a presentare presso lo sportello unico l’atto di nomina del collaudatore scelto
dal committente e la contestuale dichiarazione di accettazione dell’incarico, corredati da
certificazione attestante le condizioni di cui al comma 3.
5. Quando non esiste il committente ed il costruttore esegue in proprio, è fatto obbligo al
costruttore di chiedere, anteriormente alla presentazione della denuncia di inizio dei lavori,
all'ordine provinciale degli ingegneri o a quello degli architetti, la designazione di una terna
di nominativi fra i quali sceglie il collaudatore.
6. Completata la struttura con la copertura dell’edificio, il direttore dei lavori ne dà
comunicazione allo sportello unico e al collaudatore che ha 60 giorni di tempo per effettuare
il collaudo.
7. In corso d’opera possono essere eseguiti collaudi parziali motivati da difficoltà tecniche e da
complessità esecutive dell’opera, fatto salvo quanto previsto da specifiche disposizioni.
8. Il collaudatore redige, sotto la propria responsabilità, il certificato di collaudo in tre copie che
invia al competente ufficio tecnico regionale e al committente, dandone contestuale
comunicazione allo sportello unico. Il deposito del certificato di collaudo statico equivale al
certificato di rispondenza dell'opera alle norme tecniche per le costruzioni previsto
dall'articolo 62 del Dpr 380/2001.
9. La segnalazione certificata è corredata da una copia del certificato di collaudo.
10. Per gli interventi di riparazione e per gli interventi locali sulle costruzioni esistenti, come
definiti dalla normativa tecnica, il certificato di collaudo è sostituito dalla dichiarazione di
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COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
1. Il Rup, entro 30 giorni dalla segnalazione certificata di agibilità e dalla presentazione di tutti
i documenti allegati necessari, verifica la conformità edilizia dell’opera eseguita rispetto al
progetto assentito o asseverato, avvalendosi degli uffici competenti e, ove del caso, di
tecnici compresi nell’apposito elenco di cui all’Art. 259 del presente Ruec.
2. Eventuale documentazione integrativa necessaria, che non possa essere acquisita
autonomamente dall’Ac, può essere richiesta, una sola volta, entro 15 giorni dalla
presentazione di cui sopra e, in tal caso, il termine di 30 giorni ricomincia a decorrere per
intero dalla presentazione della documentazione stessa.
3. Il controllo prende in esame la documentazione di progetto, quella relativa all’esecuzione,
nonché l’opera realizzata, svolgendo tutte le verifiche di completezza e di coerenza delle
asseverazioni e della relativa documentazione in ordine al rispetto dei requisiti cogenti del
presente Ruec e alla rispondenza dell’opera alle previsioni di progetto e agli atti
amministrativi, nonché a quanto stabilito dalla normativa urbanistica, edilizia ed igienica.
4. Qualora i risultati delle verifiche evidenzino differenze e/o necessità di ulteriori
approfondimenti, il Rup comunica agli interessati tali risultanze, invitandoli a produrre le
relative controdeduzioni entro un termine prefissato, fatta salva comunque ogni altra
successiva azione conseguente ai sensi di legge.
1. In tutti i casi in cui le opere eseguite, a norma degli strumenti urbanistici e del Ruec, sono
sottoposte a prescrizioni metriche dimensionali, nelle misure lineari è ammessa una
tolleranza massima di scostamento, come prevista dall’art. 34 comma 2ter del Dpr 380/2001
e smi.
2. La tolleranza di cui al precedente comma 1 non è ammessa quando lo scostamento avviene
in violazione di diritti di terzi o in violazione di valori limite fissati da norme di legge.
1. Il Comune periodicamente, con deliberazione della Gc, fissa i criteri di scelta e la consistenza
di un campione di opere edilizie da sottoporre alla procedura di verifica analitica,
comprendendovi tutte quelle relative ad attività produttive caratterizzate da significative
interazioni con l’ambiente.
2. Nel caso di opera compresa nel campione preordinato alla procedura di verifica analitica, il
Rup comunica agli interessati l’avvio della procedura di verifica analitica.
3. L’attestazione della conformità contenuta nella scheda tecnica descrittiva, in tal caso, viene
annotata con riserva di verifica analitica; la scheda stessa, pertanto, se debitamente
compilata e firmata, esplica i suoi effetti nei confronti dei terzi e per l’usabilità delle opere,
ma la sua validità resta subordinata all’esito positivo della verifica.
4. La verifica analitica viene effettuata a cura e spese del Comune; il titolare delle opere edilizie
è tenuto a prestare l’assistenza necessaria.
5. La verifica analitica viene completata entro 180 giorni dalla relativa comunicazione.
6. Conseguentemente all’esito positivo della verifica, viene convalidata la scheda tecnica
descrittiva dell’opera, sulla quale vengono altresì riportati i risultati delle prove eseguite e,
in allegato, copia delle relative documentazioni tecniche di collaudo.
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REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE
COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
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REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE
COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
1. I requisiti tecnici si riferiscono, a seconda dei casi, alle esigenze di base riconosciute come
essenziali per gli edifici, in senso globale e fruitivo, e definite secondo la Direttiva n. 89/106/Ce.
2. La lista delle esigenze è la seguente:
a) Resistenza meccanica e stabilità: l’edificio deve essere concepito e costruito in modo
tale che le azioni cui può essere sottoposto durante la costruzione e l’utilizzazione non
provochino: il crollo dell’intero edificio o di una sua parte; deformazioni e fessurazioni
di importanza inammissibile; danni alle altre parti dell’opera o alle attrezzature, in
seguito a deformazione degli elementi portanti; danni accidentali sproporzionati alla
causa che li ha provocati.
b) Sicurezza in caso di incendio: l’edificio deve essere concepito e costruito in modo
che, in caso di incendio: la capacità portante dell’edificio sia garantita per un periodo
di tempo determinato; la produzione e la propagazione del fuoco e del fumo all’interno
delle opere siano limitate; la propagazione del fuoco a opere vicine sia limitata; gli
occupanti possano lasciare l’opera o essere soccorsi altrimenti; sia presa in
considerazione la sicurezza delle squadre di soccorso.
c) Igiene dell’ambiente: l’edificio deve essere concepito e costruito in modo da non
compromettere l’igiene o la salute degli occupanti o dei vicini e, in particolare, in
modo da non provocare: sviluppo di gas tossici; presenza nell’aria di particelle
pericolose; emissione di radiazioni pericolose; inquinamento o tossicità dell’acqua o
del suolo; difetti nell’eliminazione di acque di scarico, fumi, rifiuti solidi o liquidi;
formazione di umidità sulle pareti dell’opera o in altre parti.
d) Sicurezza nell’impiego: l’edificio deve essere concepito e costruito in modo che la
sua utilizzazione non comporti rischi di incidenti inammissibili quali: scivolate, cadute,
collisioni, bruciature, folgorazioni, ferimenti a seguito di esplosioni.
e) Accessibilità e fruibilità: l’edificio deve essere concepito e costruito in modo tale da
garantire agli utenti la massima fruibilità degli spazi in funzione della destinazione
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REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE
COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
d’uso; inoltre, devono essere considerate le specifiche esigenze dei bambini e degli
utenti diversamente abili o comunque a mobilità limitata, in ordine alle problematiche
relative all’accessibilità e fruibilità degli spazi e delle attrezzature e all’abbattimento
delle barriere architettoniche.
f) Protezione contro il rumore: l’edificio deve essere concepito e costruito in modo che
il rumore cui sono sottoposti gli occupanti e le persone situate in prossimità si
mantenga a livelli che non nuocciano alla loro salute e tali da consentire soddisfacenti
condizioni di benessere, di sonno, di riposo e di lavoro.
g) Risparmio energetico: l’edificio ed i relativi impianti di riscaldamento, raffreddamento
e areazione devono essere concepiti e costruiti in modo che il consumo di energia
durante l’utilizzazione delle opere sia moderato, tenuto conto delle condizioni
climatiche, senza che ciò pregiudichi il benessere termoigrometrico degli occupanti.
1. Nella progettazione ed esecuzione degli edifici deve esserne assicurata la buona qualità
architettonica, evitandone un eccessivo impatto visivo e ponendo un particolare riguardo alla
cura dei dettagli.
2. Nelle costruzioni residenziali e accessorie, ove ammesse, deve evitarsi il ricorso a forme di
finto rustico, a “linguaggi vernacolari” e a stili tradizionali non autoctoni.
3. I complessi edilizi devono essere realizzati con criteri generali di ordine e decoro.
4. In sede di esame e approvazione dei progetti e di vigilanza sulla loro esecuzione, si deve, tra
l’altro, tenere conto delle prescrizioni e raccomandazioni di carattere formale e funzionale per
il trattamento delle facciate e delle coperture di cui al presente Ruec.
5. Si può derogare alle indicazioni sugli aspetti di carattere formale nel caso di progetti ai quali
sia motivatamente e indiscutibilmente attribuibile un’elevata qualità architettonica.
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REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE
COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
1. L’aerazione naturale e il riscontro d’aria in tutte le Uia degli edifici possono essere conseguiti
mediante la realizzazione di cortili, a condizione che gli stessi rispettino i requisiti di cui ai
seguenti commi.
2. I cortili, quando ammessi, devono avere il cielo completamente libero.
3. Il rapporto tra la superficie del cortile e quella delle pareti che lo recingono, o che lo possono
recingere in base all'altezza degli edifici consentita, non deve essere inferiore ad 1/4.
4. Il lato minore dei cortili interni non può essere inferiore al valore minimo fissato dagli
strumenti urbanistici vigenti per il distacco tra gli edifici.
5. Nei cortili esistenti deve essere favorito l’inserimento del verde, laddove possibile, anche
tramite l’eliminazione di muri di confine di cortili adiacenti, originariamente unitari.
6. Per le unità edilizie di nuova costruzione comprendenti più di 5 Uia, almeno un quarto
dell’area cortiliva deve essere attrezzato per il gioco, la ricreazione e la pratica sociale.
1. Le scale degli edifici plurifamiliari non possono avere larghezza delle rampe inferiore a 1,20 m
e devono risultare coerenti con la normativa vigente sia in funzione delle tipologie e degli usi
sia in relazione alla garanzia di trasporto delle persone per soccorso.
2. Le scale che collegano più di due piani devono, di norma, essere aerate e illuminate
direttamente dall'esterno o per mezzo di finestre, con apertura della superficie di almeno 1,00
mq per ogni piano, o per mezzo di torrino di aerazione o lucernario, con aperture della
superficie pari ad almeno 0,40 mq per ogni piano.
3. Gli infissi devono essere agevolmente apribili e pulibili ed è vietato realizzare aperture dalle Ui
verso le scale per l'aerazione dei locali contigui.
4. Le scale devono essere agevoli e sicure sia alla salita che alla discesa, con rapporti
pedata/alzata conformi alle norme di buona tecnica, ed essere sempre dotate di corrimano.
5. All'interno delle Ui, per utilizzo a carattere privato, sono ammesse scale con larghezza utile
non inferiore a 1,00 m.
6. Scale a chiocciola o similari, con larghezza utile non inferiore a 60 cm, sono ammesse solo
all'interno delle singole Ui per utilizzo a carattere privato, purché consentano l’agevole
evacuazione di persone.
7. Sono escluse dalla regolamentazione del presente articolo le scale di sicurezza per le quali
vigono le specifiche norme di settore.
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REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE
COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
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REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE
COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
1. Balconi, pensiline e aggetti di qualsiasi tipo devono avere superfici orizzontali protette da
manto impermeabile e devono essere muniti di gocciolatoio su tutti i lati; il deflusso e lo
smaltimento delle acque piovane è risolto in modo tale da non arrecare inconvenienti ai piani
sottostanti e alle pareti dell’edifico e da evitare scolature laterali nei punti di attacco alla
parete.
2. La costruzione di balconi è sempre consentita nei limiti di quanto disciplinato dal cc e di quanto
previsto dal presente Ruec.
3. Il piano di calpestio dei balconi deve essere a una quota di almeno 5 cm inferiore a quella del
pavimento dell'ambiente interno adiacente.
4. Ogni aggetto, di qualsiasi tipo e dimensione, deve essere munito di gocciolatoio, tale da
impedire scolatura di acqua verso le superfici di intradosso e verso quelle verticali dell’edificio.
5. È consentita la realizzazione di pensiline su finestre, balconi e terrazzi a livello fino a una
sporgenza massima di 1,20 m; la struttura non deve avere appoggi verticali.
1. Le coperture di tutti gli edifici devono essere particolarmente curate, onde costituire un
elemento di integrazione nel paesaggio.
2. Le coperture degli edifici produttivi, in dipendenza delle esigenze funzionali degli stabilimenti,
possono comunque essere piane, curve, voltate in serie, a shed, a spioventi.
3. Delle coperture devono essere curate la coerenza formale e le valenze cromatiche, con
particolare riguardo ai manti di copertura e ai particolari, quali bordi, cornicioni, gronde, e, in
generale, gli elementi di dettaglio.
4. Sono da evitare tipi e forme diversificate in continuità di quota nello stesso corpo di fabbrica.
5. Sono da evitare coperture in lamiera ondulata o grecata in vista.
6. Non è consentito lasciare a vista le guaine impermeabili, anche con verniciatura protettiva;
tutti i tipi di copertura devono essere rifiniti con manti di idonei materiali non precari.
7. I colori da adottare devono essere scelti ponendo attenzione all’integrazione nel paesaggio
con criteri analoghi a quelli indicati per le facciate, evitando colori di soverchiante impatto
visivo e tinte soggette a rapida, eccessiva e irregolare alterazione nel tempo.
1. Allo scopo di proteggere le superfici esterne, il coronamento dell’edificio, sia nel caso di
copertura a tetto, sia di copertura a terrazzo, deve sempre aggettare su tutti i lati in misura
proporzionata all'altezza delle fronti e alle caratteristiche costruttive ed estetiche dei prospetti
e degli infissi e fino ad un massimo determinato dall’eventuale balcone sottostante di 80
centimetri.
(1) Comma così modificato dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio
SABAP per l’Area Metropolitana di Napoli con nota prot. 5902 del 11/04/2019.
1. I parapetti delle finestre, dei balconi e delle terrazze dei nuovi edifici nonché le ringhiere delle
scale che costituiscono la difesa verso il vuoto, devono avere un’altezza minima di 1,05 m ed
essere inattraversabili da una sfera di diametro di 0,10 m.
2. Nei luoghi di lavoro i parapetti devono essere realizzati in conformità alle norme di
prevenzione degli infortuni sul lavoro.
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REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE
COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
1. I gazebo, di cui all’Art. 28 del presente Ruec, possono essere realizzati su terrazzi a livello
dell’alloggio, su terrazzi di copertura e in giardini e cortili di pertinenza dell’Uia.
2. Il gazebo deve essere posto in opera senza lavori edilizi, ma ancorato al suolo con idonea
bullonatura.
3. È consentita la copertura ad incannucciata o in tessuto di superficie in proiezione orizzontale
non superiore ai 25,00 mq ed altezza non superiore a 3,00 m.
4. L’altezza massima è fissata in 2,50 m. Eventuali pannellature laterali grigliate possono avere
superficie massima pari al 50% del lato interessato. Le superfici di ingombro del gazebo
devono essere pari al 35% della superficie del terrazzo o del giardino, fino ad un massimo di
40 mq per terrazzi e giardini superiori a 100 mq.
1. I pergolati, di cui all’Art. 42 del presente Ruec, sono realizzati in giardini e cortili di pertinenza
di Ui e/o edifici.
2. Gli elementi costituenti il pergolato non possono superare l’altezza massima di 2,50 m e la
somma delle loro superfici non può superare il 30% dell’area cortiliva e/o del giardino.
1. Le tettoie, di cui all’Art. 64 del presente Ruec, sono realizzabili, per un’altezza massima di
3,00 m, esclusivamente in aderenza agli edifici, utilizzando le murature perimetrali o
mediante appoggio su pilastrini aventi una sporgenza massima non superiore a 1/3 della
profondità dell’edificio computata perpendicolarmente alla muratura perimetrale di
appoggio.
2. È necessario il rispetto delle distanze dai confini e dagli edifici, a meno di sporgenze
inferiori a 1,50 m.
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REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE
COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
SABAP per l’Area Metropolitana di Napoli con nota prot. 5902 del 11/04/2019.
1. Piccoli box in legno, destinati a ripostiglio, deposito attrezzi da giardino, biciclette, sono
consentiti nel numero massimo di uno per ciascuna Uia, devono essere appoggiati al suolo
direttamente o mediante blocchi in corrispondenza degli angoli e avere inbombro esterno
non superiore a 4,00 m e altezza massima non superiore a 2,30 m.
2. Piccole serre, destinate al ricovero di piante da giardino, sono consentite nel numero
massimo di uno per ciascuna Uia e devono essere realizzate con struttura metallica o in legno,
chiuse esclusivamente con film plastico o vetro, appoggiate al suolo e prive di
pavimentazione e di plinti di fondazione, con superficie massima di 10,00 mq ed altezza
massima non superiore a 2,20 m.
3. Barbecue o piccoli forni, anche in muratura, sono consentiti nel numero massimo di uno per
ciascuna Uia purché di superficie complessiva, compresi gli accessori (piani di appoggio,
contenitori per legna, ecc.) non superiore a 5,00 mq ed altezza massima, escluso il comignolo,
non superiore 2,50 m.
4. Per i manufatti di cui sopra è prevista la distanza minima di ml. 3,00 dal confine di proprietà.
5. La loro realizzazione è ammessa previa presentazione di comunicazione al Comune.
6. Al di fuori dei parametri prescritti costituiscono nuove costruzioni a tutti gli effetti.
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COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
1. La costruzione di serre o impianti serricoli, di cui all’Art. 54 del presente Ruec, è consentita
secondo le modalità della Lr n. 8/1995 e smi.
2. Le serre, per non essere considerate costruzioni, devono avere le superfici di inviluppo
realizzate con materiali che consentono il passaggio della luce e avere altezza massima di 3,00
m in gronda e di 5,00 6,00 m al culmine, se a falda, e di 4,00 m, se a copertura piana.
3. Il Rcf non deve superare 0,30 0,75 mq/mq.
4. Il volume delle serre non rientra nell’applicazione dell’Iff.
5. Le serre di tipo stagionale vanno sottoposte ad autorizzazione non sono assoggettate a titolo
abilitativo, ai sensi dell’Art. 6, comma 1, lettera e) del DPR 380/2001 e dell’Allegato 1 al
Dm 2 marzo 2018, e sono consentite esclusivamente nelle zona agricole E3, di cui all’art. 75
delle Nta del Puc, secondo quanto previsto dal Puc.
6. Le serre di tipo permanente sono considerate come annessi rustici e sottoposte al rilascio di
PdiC non oneroso Scia gratuita e sono consentite solo nelle parti di zona agricola non
interessata da alcun vincolo.
7. Nella realizzazione degli impianti serricoli è vietato il ricorso a opere murarie eccedenti il piano
di campagna o l’utilizzazione di pannelli prefabbricati che richiedano l’esecuzione di opere
murarie, ovvero di altre tecniche di posa in opera che non ne consentano l’immediato e
semplice smontaggio.
8. Sono consentite solo opere murarie, non continue, entroterra, strettamente necessarie
all’ancoraggio al suolo di detti impianti.
9. Per l’installazione di serre, la distanza non può essere inferiore a 6,00 3,00 m dai fondi
confinanti, a 10,00 5,00 m dalla viabilità pubblica, a 10,00 m dai fabbricati destinati a civili
abitazioni.
10. Al fine di tutelare i valori storici e culturali del paesaggio agrario, l’installazione delle serre è
consentita nelle aree ad alberazione nulla o rada, con esclusione dei terreni particolarmente
acclivi o sistemati a terrazze e dei terreni compresi entro una fascia altimetrica di 30 m al di
sotto dei crinali o al di sopra delle incisioni idrogeologiche.
11. Gli impianti non possono costituire aggregazioni compatte, e devono assicurare fasce
perimetrali non impermeabilizzate e idonee al deflusso delle acque.
12. È consentita la realizzazione di vasche entroterra per la raccolta e l’accumulo delle acque
meteoriche, che risulta obbligatoria nel caso in cui gli impianti serricoli determinino un
Rapporto di copertura fondiario superiore a 0,30 mq/mq, e comunque non superiore a 0,75
mq/mq.
13. Ai sensi dell’articolo 1, comma 3, della Lr 13/2010:
a) per gli impianti serricoli fino a 1 ettaro di superficie, l’avanserra è realizzabile nella
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COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
Art. 293 - Manufatti per il ricovero degli animali da cortile, domestici e per cavalli
5. Per il ricovero di cavalli possono essere installati box in legno nel numero massimo di 3, con
superficie massima di 14 mq per ogni cavallo.
6. Al fine di limitare fenomeni di disturbo della quiete pubblica e di inquinamento acustico tali
manufatti dovranno essere collocati a congrua distanza da edifici abitativi esistenti e dovranno
inoltre essere adottati idonei accorgimenti e dispositivi, anche nella tenuta degli animali, per
il contenimento di tali fenomeni.
7. I manufatti per la custodia dei cani e dei gatti devono rispettare le seguenti caratteristiche:
per ciascun cane e fino a un massimo di 3 cani deve essere assicurato lo spazio minimo di 8,00
mq; per ciascun cane oltre 3 cani e fino a 5 cani deve essere assicurato lo spazio minimo di
4,00 mq. Inoltre i nuovi box devono essere pavimentati con materiale lavabile e dotato di
idonee griglie di scarico per il loro lavaggio.
8. I suddetti parametri e prescrizioni devono essere rispettati anche nel caso di operatori che
svolgono attività cinotecnica.
1. I manufatti precari, comprese le serre ad uso privato, sono strutture leggere necessarie per
utilizzazioni di breve durata strettamente legate all'attività agricola o alla stagione venatoria,
ne é tassativamente vietato l'uso abitativo, ricreativo e/o artigianale seppure temporaneo o
saltuario.
2. Nella comunicazione al Comune devono essere contenute:
a) le motivate esigenze produttive, le caratteristiche, le dimensioni dei manufatti;
b) l'indicazione su planimetria catastale del punto in cui è prevista l'installazione;
c) il periodo di utilizzazione e mantenimento del manufatto, con la specificazione della
data di installazione e di quella di rimozione, comunque non superiore a due anni dalla
data indicata per l'installazione;
d) l'impegno a realizzare il manufatto in legno, o con altri materiali leggeri, salvo diversa
esigenza da motivare;
e) l'impegno alla rimozione del manufatto al termine del periodo di utilizzazione fissato;
f) la compatibilità dell’intervento con eventuali vincoli interessanti l’area di installazione.
1. Sotto il profilo della sicurezza sanitaria e ambientale, ferma restando l’obbligatorietà della
preventiva valutazione di impatto ambientale (Via), ove richiesta dalle norme vigenti, il
Comune accerta il rispetto delle vigenti norme amministrative e tecniche, ivi comprese quelle
relative alla Via, concernenti in particolare:
a) le emissioni inquinanti in atmosfera;
b) le emissioni nei corpi idrici o in falde sotterranee;
c) le industrie qualificate come insalubri;
d) l’inquinamento acustico all’interno e all’esterno dell’impianto produttivo;
e) l’inquinamento elettromagnetico;
f) le misure di contenimento dei consumi energetici.
1. Le norme di cui al presente capitolo si applicano negli interventi di nuova edificazione e negli
interventi di ristrutturazione mediante demolizione e ricostruzione.
2. I requisiti relativi ai locali di abitazione, agli spazi di servizio e ai locali accessori, di cui al
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COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
presente capitolo, si applicano anche a uffici, negozi, studi professionali, ambulatori medici o
laboratori, salvo diversa specifica regolamentazione.
1. Prima del rilascio del PdiC, il Comune acquisisce la notifica o la dichiarazione relativa agli
impianti comportanti rischi di incidenti rilevanti, la dichiarazione relativa al rispetto della
normativa comunitaria in materia, nonché la relazione sull’adozione delle misure previste nel
prescritto rapporto di sicurezza relativo all’impianto.
2. Il certificato di agibilità o di utilizzazione, o qualunque altro certificato sostitutivo dei medesimi
previsto dalla legge, è subordinato al preventivo accertamento del rispetto delle vigenti norme
amministrative e tecniche concernenti in particolare:
a) la prevenzione degli incendi;
b) la sicurezza degli impianti elettrici;
c) l’installazione di apparecchi a pressione;
d) l’installazione di apparecchi a pressione contenenti Gpl.
1. Costituisce barriera architettonica, di cui all’Art. 19 del presente Ruec, qualsiasi dislivello
superiore a 5 cm non provvisto di rampa o altro impianto meccanico che consenta a fruitori
diversamente abili e/o in carrozzella il suo superamento.
2. Nel caso il superamento di barriere architettoniche avvenga attraverso l’utilizzo di rampe, esse
non possono avere pendenza superiore all’8%, nei soli casi in cui sia dimostrata l’impossibilità
di realizzare rampe di pendenza pari al 5 %.
3. In tutti i nuovi edifici, residenziali e non, ovvero in quelli esistenti oggetto di ristrutturazione,
sopraelevazione, ampliamento, nonché a tutti gli interventi di modifica di aree esterne
condominiali o accessibili dal pubblico, si applicano le norme del presente Ruec e quelle della
vigente legislazione nazionale e regionale in materia di superamento delle barriere
architettoniche.
4. Nei nuovi edifici di edilizia economica e popolare o che comunque godano di agevolazioni,
sovvenzioni o contributi pubblici, è fatto obbligo di realizzare alloggi accessibili e fruibili da
portatori di handicap in carrozzella per una quota di almeno il 5% delle Ui residenziali
comprese nell’intervento, comunque in misura non inferiore a un alloggio per ciascun
intervento.
5. Negli edifici o nei locali pubblici o aperti al pubblico, ivi compresi negozi di qualsiasi genere e
pubblici esercizi, nonché sedi di associazioni e circoli privati, è fatto obbligo di provvedere alla
rimozione delle barriere architettoniche che impediscono l’accessibilità, in occasione di
qualunque intervento eccedente la manutenzione ordinaria, a meno che tali edifici o locali
non siano compresi nel centro storico e abbiano caratteristiche tali da non consentire la
rimozione di dette barriere senza snaturare le caratteristiche formali del manufatto e del
tessuto urbano circostante.
6. I negozi, i pubblici esercizi e le sedi di associazioni e circoli privati devono adeguare la
dotazione di servizi igienici alle prescrizioni per renderli fruibili dai portatori di handicap
quando sia obbligatoria la dotazione di servizi per il pubblico, o ancorché tale permanenza sia
riservata ai soci, sia in occasione di interventi eccedenti la manutenzione ordinaria, sia in caso
di variazione di destinazione d’uso, anche senza opere, o di semplice variazione di
utilizzazione.
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1. Sale destinate a riunioni, conferenze o spettacoli rivolti al pubblico sotto qualsiasi forma e
luoghi destinati al culto, realizzati in edifici nuovi e non, devono essere accessibili e utilizzabili
anche da parte di persone con ridotta o impedita capacità motoria.
2. La norma si applica anche nel caso di edifici esistenti che mutino destinazione o utilizzazione,
anche in assenza di opere, nonché nei casi di ristrutturazione o restauro di edifici esistenti,
anche se viene mantenuta la stessa destinazione o utilizzazione precedente, fatte salve le
esigenze dettate da vincoli storici o monumentali, nel qual caso devono essere studiate le
soluzioni possibili in relazione alle caratteristiche tutelate dal vincolo, a meno che tali edifici o
locali non siano compresi nel centro storico ed abbiano caratteristiche tali da non consentire
la rimozione di dette barriere, senza snaturare le caratteristiche formali del manufatto e del
tessuto urbano circostante.
3. La zona fruibile deve essere raggiungibile mediante percorsi continui dall’esterno, raccordati
con rampe o con ascensore; sono consentiti i montascale solo nel caso di edifici esistenti e nel
caso che le strutture e le esigenze di conservazione non consentano le altre soluzioni.
4. La zona fruibile deve essere dotata di stalli liberi, ricavati tra le file delle poltrone e riservati
alla sosta di sedie a rotelle, nel numero di almeno un posto per i primi 50 posti e di un posto
per i successivi 100 posti o frazione.
5. Lo stallo, la cui pavimentazione deve essere orizzontale, deve avere lunghezza non inferiore a
1,20 m, larghezza non inferiore a 1,10 m e spazio libero, anteriore o posteriore, di larghezza
pari a quella dello stallo e profondità non inferiore a 1,20 m.
1. Ai fini del presente articolo, per strutture ricettive si intendono alberghi, pensioni, villaggi
turistici, residenze alberghiere, campeggi, residenze agrituristiche.
2. Nelle strutture ricettive tutte le parti comuni devono essere accessibili anche a persone con
ridotta o impedita capacità motoria.
3. Nel caso che il numero di stanze od alloggi sia inferiore a 10, almeno una stanza od alloggio
deve essere accessibile e fruibile e dotata di arredi, servizi igienici, percorsi interni e spazi di
manovra che consentano un agevole uso da parte di persona su sedia a ruote; nel caso che il
numero sia superiore a 10, le stanze o gli alloggi accessibili e muniti delle caratteristiche
suddette devono essere due ogni 40 o frazione.
4. Nelle strutture ricettive l’accessibilità deve essere garantita esclusivamente da rampe o
ascensori, sia nel caso di nuove costruzioni che nel caso di restauri o ristrutturazioni di edifici
esistenti, con o senza mutamento di destinazione d’uso.
5. Nei villaggi turistici e nei campeggi, oltre a tutti i servizi e le attrezzature comuni, deve essere
accessibile e dotato di servizi, che ne rendano agevole l’uso da parte di persone su sedie a
ruote, almeno il 5% delle superfici destinate al soggiorno degli ospiti, con un minimo di due
unità.
6. Nel caso di servizi igienici comuni deve essere garantita l’esistenza di almeno un servizio
igienico per portatori di handicap ogni 40 ospiti o frazione.
1. Ai fini del presente articolo, per spazi di relazione si intendono tutti gli spazi destinati a
mostra e vendita nel caso di attività commerciali, tutti gli spazi di lavoro negli uffici e gli spazi
di riunione, di incontro ed eventualmente di somministrazione, nel caso dei circoli privati.
2. In tutti gli edifici o parti di edifici aperti al pubblico, sia per l’esercizio di attività commerciali
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che per lo svolgimento di attività direzionali, culturali o ricreative, ivi compresi i circoli privati
anche se con accesso limitato ai soci, deve essere garantita l’accessibilità agli spazi di
relazione.
3. Nel caso di nuovi edifici o di restauro o ristrutturazione di edifici esistenti, anche senza
mutamento di destinazione d’uso, l’accessibilità deve essere garantita da ascensori,
piattaforme mobili o rampe; è escluso l’uso di apparecchi montascale, se non nel caso di
interventi di restauro e previa dimostrazione che le altre soluzioni siano incompatibili con
le esigenze di conservazione del bene architettonico, a meno che tali edifici o locali non siano
compresi nel centro storico e abbiano caratteristiche tali da non consentire la rimozione di
dette barriere, senza snaturare le caratteristiche formali del manufatto e del tessuto
urbano circostante.
4. Nei nuovi edifici, nel restauro o ristrutturazione totale o parziale di immobili e in caso di
mutamento di destinazione d’uso, deve essere comunque garantita la presenza di almeno un
servizio igienico accessibile e fruibile dai portatori di handicap in carrozzella se si superano i
250 mq di Su, compresa quella di locali di servizio o di supporto.
5. Nel caso di nuovi edifici o loro parti, destinati ad uffici, laboratori o negozi, e nel caso di
ristrutturazioni o restauri di edifici con tali destinazioni e caratteristiche, dotati di Ui di ridotte
dimensioni, ma la cui somma superi i 250 mq di Su, deve essere individuato almeno un
servizio igienico fruibile da portatori di handicap in carrozzella accessibile dagli spazi comuni.
6. Qualora, per le dimensioni dell’edificio, siano previsti più nuclei di servizi igienici, il numero
dei servizi accessibili deve essere incrementato in proporzione.
7. Negli edifici o loro parti destinati ad attività sociali, scolastiche, culturali, sanitarie,
assistenziali, sportive, sia pubbliche che private, almeno un servizio igienico per ogni piano
deve essere accessibile e fruibile da persona su sedia a ruote.
8. Studi medici e ambulatori privati, sia di nuova costruzione che ricavati in edifici esistenti, con
o senza mutamento di destinazione d’uso, devono essere dotati di almeno un servizio igienico
accessibile e fruibile da persona su sedia a ruote.
1. Fatto salvo l’obbligo di osservare le prescrizioni del Dm 01.02.1986 e smi ad oggetto “Norme
di sicurezza antincendi per la costruzione e l'esercizio di autorimesse e simili”, in tutti i nuovi
edifici condominiali le autorimesse, singole o collettive, devono essere accessibili, ovvero, se
a livello diverso dal piano terra, devono essere servite da ascensori o altri mezzi di
sollevamento che raggiungano la stessa quota di stazionamento delle auto; tale quota può
essere raccordata anche mediante rampe con pendenza massima dell’8% purché di modesto
sviluppo lineare che comunque non deve superare i 10,00 m, così come prescritto dalle
normative vigenti sull’abbattimento delle barriere architettoniche.
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COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
2. Ogni nuovo edificio condominiale deve disporre, nella misura minima di uno ogni 50 o frazione
di 50, di posti auto di larghezza non inferiore a 3,20 m da riservarsi agli eventuali veicoli a
servizio di persone disabili contrassegnati da apposita simbologia.
3. Nella quota parte di alloggi di edilizia residenziale pubblica o che comunque godano di
agevolazioni, sovvenzioni o contributi pubblici, immediatamente accessibili, devono essere
reperiti posti auto, con le caratteristiche descritte al precedente comma 2, in numero pari a
quello degli alloggi predisposti per portatori di handicap.
1. Gli impianti sportivi devono consentire la partecipazione e l’attività per persone portatrici di
handicap mediante la predisposizione di spazi ed attrezzature idonee.
2. Ogni impianto sportivo, pubblico o privato, deve garantire almeno uno spogliatoio accessibile
delle dimensioni minime di 3,10 m per 1,80 m e porta apribile verso l’esterno; tutti gli elementi
accessori in esso contenuti devono essere posizionati ad altezza tale da poter essere utilizzati
da portatori di handicap in carrozzella.
3. Ogni impianto sportivo pubblico o privato deve garantire almeno una cabina doccia per sesso
accessibile delle dimensioni minime di 1,80 m per 1,80 m e porta apribile verso l’esterno; tutti
gli elementi accessori in esso contenuti devono essere posizionati ad altezza tale da poter
essere utilizzati da portatori di handicap in carrozzella.
4. Le tribune e gli altri spazi riservati al pubblico devono prevedere, in zona che garantisca una
buona visibilità delle competizioni che vi si svolgono, spazi riservati ai portatori di handicap,
accessibili delle dimensioni minime di 1,10 m per 1,20 m e spazio libero anteriore o posteriore
di pari larghezza e profondità non inferiore a 1,20 m, con pavimentazione orizzontale,
delimitazione per mezzo di protezione di altezza minima di 80 cm ed in numero di uno ogni
300 posti o frazione nei grandi impianti; nei piccoli impianti il numero dei posti riservati della
stessa tipologia e dimensioni sopra riportate non può essere inferiore a 5.
1. Ai fini del presente Ruec, sono considerati locali di abitazione permanente e locali abitabili
tutti quei locali nei quali la permanenza di una o più persone non ha carattere di saltuarietà e
può durare l’intera giornata; rientrano nella presente definizione:
a) soggiorni, cucine, cucine-pranzo e camere da letto in edifici di abitazione individuale e
collettiva;
b) uffici, studi, aule scolastiche, sale di lettura, gabinetti medici ed ambulatori;
c) negozi di vendita, sale di esposizione, sale di riunione, sale da gioco, palestre;
d) officine, laboratori, locali destinati in genere a d attività di lavoro, cucine collettive;
e) garages non destinati al solo posteggio delle macchine;
f) magazzini, depositi o archivi, con posto di lavoro fissi.
2. Sono considerati locali accessori e di servizio, non abitabili, quelli nei quali la permanenza delle
persone ha carattere di saltuarietà e risulta nella giornata limitata nel tempo; rientrano nella
presente definizione:
a) servizi igienici e bagni, ingressi, corridoi, disimpegni, tavernette a servizio di singole
abitazioni;
b) vani scala;
c) ripostigli;
d) garages di solo posteggio;
e) salette di macchinari che necessitano solo di avviamento o di scarsa sorveglianza;
f) lavanderie, stenditoi e legnaie.
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1. La dimensione delle Uia è espressa in mq di superficie utile (Su); con Su si intende la superficie
abitabile, ossia quella di ambienti abitativi, accessori e di servizio con le caratteristiche definite
all’Art. 308 del presente Ruec.
2. La Su delle singole Uia non può essere inferiore a 45 mq, fatti salvi i casi di intervento su Ui siti
nel centro storico, laddove non sia possibile realizzare alloggi di pezzatura superiore senza
danneggiare la originaria conformazione dell’immobile stesso.
3. Indipendentemente dalla tipologia proposta, gli edifici di nuova costruzione con 5 o più Uia
devono prevedere il 40%, arrotondato all’unità, delle stesse con Su pari o superiore a 60 mq;
ogni 10 Uia deve essere realizzata almeno 1 Uia con Su pari o superiore a 80 mq; sono esclusi
dal rispetto del presente comma gli interventi di qualsiasi tipologia qualora di competenza del
Comune.
4. Ogni Uia deve essere dotata di almeno un servizio igienico, uno spazio di cottura, un ripostiglio.
5. Ai fini del raggiungimento della superficie minima, non vanno computate le cantine, i garages,
nonché i locali accessori di altezza inferiore a quella prevista dall’Art. 308 del presente Ruec.
1. Le Ui ad uso diverso dall’abitazione, nelle quali non siano previsti usi meramente accessori,
devono essere dotate di almeno un servizio igienico avente superficie minima di 1,20 mq e
larghezza minima di 1,00 m, con porta di accesso apribile verso l’esterno dotata di serratura
di emergenza azionabile dall’esterno; il servizio igienico deve essere dotato di antibagno con
lavabo.
2. I locali ad uso diverso dall’abitazione, destinati alla permanenza di persone non limitata nel
tempo (negozi, uffici, studi professionali, ecc.), non possono avere una superficie minore di
9,00 mq, con larghezza minima di 2,70 m.
3. I precedenti commi 1 e 2 si applicano solo a Ui di nuova formazione, o nell’ambito della
ristrutturazione di interi edifici; sono comunque esclusi i chioschi.
1. Le dimensioni minime dei locali abitabili non devono essere inferiori ai seguenti valori:
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2. Nel caso di soffitto inclinato l'hu media non deve essere inferiore a 2,70 m, con un minimo di
1,80 m; nel caso di solai con travi a vista l’hu, misurata al tavolato, non deve essere inferiore
a 2,70 m; non vengono computate nella Su e nel calcolo dell’hu media le parti dei locali aventi
altezza inferiore a 1,80 m.
3. Negli interventi su edifici esistenti ricadenti nella Zto A e su edifici di interesse storico,
architettonico, ambientale, nonché nel recupero a uso abitativo di sottotetti esistenti l'hu del
primo servizio igienico può essere ridotta a 2,20 m e per ulteriori servizi igienici a 2,00 m.
4. Gli altri vani accessori devono avere un’altezza media non minore di 2,20 m.
1. Le cucine, gli spazi di cottura, i bagni e i servizi igienici, fatti salvi ulteriori requisiti previsti nel
presente Ruec, devono avere le seguenti caratteristiche:
a) i pavimenti e le pareti, fino ad un’altezza di 1,80 m, devono avere la superficie
impermeabile e lavabile; è vietato l’uso della moquette;
b) le cucine e gli spazi di cottura devono essere forniti di un condotto
prevalentemente a sviluppo verticale, prolungato sopra la linea di gronda del tetto,
per l’aspirazione dei vapori e delle esalazioni e, eventualmente, un altro per il
convogliamento dei fumi di combustione;
c) i servizi igienici devono essere dotati di sistema di areazione naturale o forzata;
d) l’ambiente contenente il wc non può essere in comunicazione con il locale cucina o il
locale soggiorno, ma deve essere disimpegnato, mediante serramenti, da apposito
vano, quale antibagno, corridoio o altro; il lavabo può essere collocato nell’antibagno:
in questo caso la superficie dell’antibagno concorre a formare la superficie del servizio
igienico;
e) le cucine non possono costituire transito obbligato per i servizi igienici;
f) il servizio igienico principale inserito all’interno di un’Uia deve essere accessibile da
spazi comuni; deve essere dotato di wc, lavabo, vasca da bagno o doccia; gli ulteriori
servizi igienici possono essere dotati di solo wc e lavabo;
g) le Ui ad uso diverso della abitazione devono essere dotate di almeno un servizio
igienico avente porta di accesso apribile verso l’esterno dotata di serratura di
emergenza azionabile dall’esterno; il servizio igienico deve essere dotato di anti- wc
con lavabo;
h) i servizi igienici di laboratori destinati alla preparazione e/o alla detenzione di prodotti
alimentari devono essere ad uso esclusivo del personale ed essere dotati di antibagno,
con porta a battente, ove è collocato un lavabo;
i) i servizi igienici dei centri commerciali, mercati e strutture simili possono essere
comuni, ognuno con le caratteristiche proprie dei locali abitabili, in numero rapportato
a quello delle unità servite, alla loro natura, al numero degli addetti (indicativamente
pari a un servizio ogni 15 addetti) e alla presumibile affluenza di utenti.
2. Rimangono ferme le prescrizioni di cui al Dpr 327/1980 e smi.
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1. Ai locali adibiti ad attività produttive non occasionali, con destinazione d’uso industriale, sono
applicate le prescrizioni di cui al Dpr 303/1956, al DLgs 626/1994, DLgs 242/1996 e loro
modifiche e integrazioni.
2. In particolare, in sede di progettazione ed esecuzione dei lavori e, in generale, nell’esercizio
delle attività pubbliche e private ammesse nelle rispettive Zto, si applicano le norme
contenute nel DLgs 626/1994 e smi, in attuazione delle Direttive Cee riguardanti il
miglioramento della sicurezza e della salute dei lavoratori sul luogo di lavoro.
1. I depositi e i luoghi di vendita di combustibili, solidi, liquidi o gassosi devono essere a piano
terreno, con ingresso dalla pubblica via o dal cortile.
2. Di norma, i depositi e i magazzini di capienza superiore ai 1.000 mc devono essere tenuti fuori
dal centro abitato.
3. Per i depositi e i magazzini di minore entità è consentita l’attivazione anche nell’interno
dell’abitato nel caso in cui i locali siano provvisti di fitta rete metallica alle finestre e coperti da
volta reale, con pareti e soffitta di strutture incombustibili o resi resistenti al fuoco con efficaci
rivestimenti.
4. Le aperture di comunicazione con i locali di abitazione e con la gabbia delle scale devono
essere convenientemente coperte.
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a sue esclusive cure e spese, tutti quei lavori e opere che, a semplice richiesta dell’Ac, siano
ritenuti indispensabili in conseguenza di variazione, per qualsiasi esigenza da essa decisa, della
livelletta del suolo stradale circostante o della pavimentazione sovrapposta.
6. Il concessionario, di cui al precedente comma 4, è altresì responsabile di tutti i danni e gli
inconvenienti che possono comunque derivare al suolo stradale, alle proprietà private poste
nel sottosuolo, ai pedoni in dipendenza di inconvenienti connessi alla cattiva esecuzione e/o
manutenzione di intercapedini, griglie e opere comunque a servizio di locali interrati o
seminterrati.
7. Il concessionario, di cui al precedente comma 4, nulla può pretendere dal Comune per
eventuali infiltrazioni di acqua, di umidità dal suolo stradale, dai condotti immondi o dai lavori
sulla sede stradale, né per eventuali variazioni alla forma o struttura della pavimentazione cui
è sottoposta l’intercapedine o il locale interrato.
8. I lavori e le opere, posti a carico del concessionario, di cui al precedente comma 4, dal presente
Ruec o dall’atto di Aa e/o concessione, saranno eseguiti secondo le prescrizioni e sotto la
sorveglianza dell’Utc competente; in caso di mancata o difettosa esecuzione, si procederà
all’esecuzione di ufficio in danno del concessionario.
1. Gli ambienti destinati al ricovero degli autoveicoli devono rispettare le vigenti disposizioni in
materia di prevenzione degli incendi, in relazione alla disposizione e dimensionamento delle
aperture di ventilazione e, in generale, alla loro compatibilità con gli spazi abitabili delle Ui.
2. I materiali e le finiture da utilizzare per la realizzazione dei manufatti destinati a box e
autorimessa devono essere armonizzati con il contesto in cui sono collocati.
3. Le pavimentazioni dei box-auto e delle autorimesse devono essere impermeabili e facilmente
lavabili.
4. Le coperture di autorimesse interrate devono garantire che non si verifichino infiltrazioni
d’acqua.
5. Le autorimesse interrate e seminterrate devono essere raggiungibili con rampe aventi
pendenze e caratteristiche costruttive conformi alla vigente normativa, dotate di idoneo
spazio laterale per la sicurezza dei movimenti pedonali.
6. È fatto salvo quanto disposto in materia di prevenzione incendi.
1. Non è ammesso l’uso abitativo del piano terreno per i locali prospettanti su spazi pubblici, di
uso pubblico o condominiale, fatta eccezione per particolari tipologie edilizie che lo prevedano
espressamente.
2. L'altezza del piano terreno è stabilita in relazione alla destinazione ed è, eventualmente,
fissata dagli strumenti urbanistici vigenti.
3. Può essere ammessa la costruzione di alloggi a piano rialzato se l'alloggio è fornito di giardino
antistante; in tal caso, i davanzali delle finestre del piano abitabile più basso devono essere
posti almeno a 2,00 m dal livello del marciapiede.
1. Nelle nuove costruzioni, e nel caso di variazione di destinazione d’uso di edifici esistenti, i locali
destinati a negozi, fermo restando le previsioni degli strumenti urbanistici vigenti e la
compatibilità con le destinazioni di Zto, devono avere:
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COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
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1. Tra i locali di servizio in comune, di cui all’Art. 40 del presente Ruec, oltre a quelli tecnici, di
collegamento e di deposito, sono compresi quelli destinati al gioco dei bambini e ad altre varie
attività collettive; questi ultimi locali ad uso sociale devono essere previsti in tutte le nuove
costruzioni condominiali che contengano più di 4 Ui residenziali, in misura non inferiore a 2
mq/alloggio, con un minimo di 20 mq, non collocati al piano interrato.
1. Nel rispetto delle norme tecniche di settore vigenti, a tutti gli edifici si applicano
obbligatoriamente tutte le disposizioni in materia di uso razionale dell’energia, ai fini del
contenimento del relativo consumo, e di sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili.
1. La superficie permeabile (Sp), di cui all’Art. 80 del presente Ruec, deve essere lasciata in
permanenza priva di pavimentazioni o di altri manufatti che impediscano alle acque
meteoriche di raggiungere naturalmente e direttamente la falda acquifera.
2. Ai fini del computo della Sp le superfici pavimentate con elementi alveolati posati a secco, si
considerano permeabili nella misura del 50%.
3. A seconda della tipologia di Zto e dell'uso urbanistico specifico, il Rp minimo o l'incidenza
percentuale minima che deve essere attribuita alla Sp nei progetti di sistemazione della
porzione scoperta delle Sf è fissata dagli strumenti urbanistici vigenti.
4. La minima dotazione di alberature di alto fusto da attribuire alla porzione permeabile che,
comunque, non deve essere inferiore ad un albero ogni 100 mq.
1. Per garantire all’edificio le migliori condizioni del microclima interno attraverso l’utilizzo delle
risorse energetiche rinnovabili, cercando di coprire la maggior parte del fabbisogno tramite
l’apporto solare, nelle nuove edificazioni è obbligatorio posizionare l’asse longitudinale
principale dell’edificio lungo la direzione est-ovest, con una tolleranza massima di 45°, quando
non sussistano impedimenti documentabili. L’orientamento verso sud, permette di ricevere il
massimo della radiazione solare in inverno, quando è più richiesta, mentre in estate, con la
maggiore altezza del sole sull’orizzonte, l’edificio, opportunamente schermato, riceve meno
radiazioni.
2. È preferibile che l’edificio abbia sul lato sud una superficie vetrata pari al 40% della
complessiva, mentre sul lato nord le aperture devono avere dimensione ridotta.
3. Gli spazi abitativi con maggiore esigenza di riscaldamento e illuminazione, devono essere
disposti a sud-est, sud e sud-ovest.
4. Possono essere concesse deroghe in relazione alla disposizione del lotto, alla presenza di
ombre portate generate da elementi naturali e/o artificiali, oppure nel caso vengano
presentate soluzioni alternative che dimostrino, con dettagliate relazioni tecniche, vantaggi
energetici.
166
REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE
COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
1. Nel rispetto del Dpr 246/1993, di particolari eventuali disposizioni e/o vincoli di natura diversa
esistenti, nonché delle tradizioni costruttive locali, nelle nuove edificazioni e nelle
ristrutturazioni totali è raccomandato impiegare materiali che abbiano le seguenti
caratteristiche:
a) durabilità
b) reperibilità
c) assenza di emissioni nocive (vapori, particelle, polveri, radioattività) durante
produzione, posa, esercizio e rimozione;
d) proprietà che non favoriscano lo sviluppo di muffe, batteri o microrganismi;
e) igroscopicità e traspirabilità;
f) antistaticità e ridotta conducibilità elettrica;
g) buona resistenza al fuoco ed assenza di emissione di fumi nocivi e tossici in caso di
incendio;
h) assenza di radioattività;
i) provenienza da risorse rinnovabili o riciclate;
j) i materiali di base devono essere riciclabili (pre-assemblaggio) al fine di favorire la
limitazione della quantità di rifiuti edilizi, specie se indifferenziati;
k) i prodotti finiti devono poter essere riutilizzati in caso di demolizione o ristrutturazione;
l) provenienza da processi produttivi e di trasformazione e trasporto a ridotto consumo,
il più possibile esenti da nocività per i lavoratori e di ridotto impatto ambientale;
m) devono essere prodotti con materie prime abbondanti e rinnovabili;
n) se destinati ad uso strutturale, devono conservare le caratteristiche di resistenza
meccanica per un tempo sufficiente secondo norma;
o) devono conservare le proprie caratteristiche fisiche e prestazionali;
p) devono essere facilmente riparabili e adattabili a ristrutturazioni e riparazioni
dell’immobile;
q) oltre a limitare il consumo di energia per il trasporto, devono preservare l’identità
architettonica dell’ambiente valorizzando esperienze e tradizioni dell’industria e
dell’artigianato locale;
r) vanno impiegati solo legni di provenienza locale e da zone temperate a riforestazione
programmata. Il legno tropicale non dovrebbe essere utilizzato per l’elevato costo
ambientale del trasporto e i danni all’ecosistema;
s) vanno impiegati principalmente materiali di produzione locale e tradizionali (pietra,
legno, laterizio), al fine di incentivare il recupero e la salvaguardia del mercato e delle
risorse socio-culturali legati alla tradizione produttiva locale.
2. È opportuno impiegare materiali con le caratteristiche sopra elencate anche nei casi di
manutenzione ordinaria e straordinaria.
167
REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE
COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
1. È sempre consentito, nei limiti stabiliti dal presente articolo, l’aumento del volume prodotto
dagli aumenti di spessore delle murature esterne realizzati per esigenze di isolamento o inerzia
termica o per la realizzazione di pareti ventilate.
2. Per limitare la trasmissione del calore attraverso i componenti opachi dell’edificio a contatto
con l’esterno, negli edifici di nuova costruzione, negli ampliamenti e nelle ristrutturazioni, è
obbligatorio attuare interventi sull’involucro tali da rispettare i valori di trasmittanza, così
come indicato nella legge 10/1991 e smi; è possibile ottenere tali risultati anche attraverso un
maggiore spessore delle murature esterne ai fini di aumentare l’inerzia termica, per particolari
tecniche di isolamento, per la realizzazione di pareti ventilate, nei limiti di quanto stabilito al
successivo comma 3.
3. Ai sensi del DLgs 115/2008, art. 11, nel caso di edifici di nuova costruzione, lo spessore delle
murature esterne, delle tamponature o dei muri portanti, superiori allo spessore
convenzionale minimo di 30 cm, il maggiore spessore dei solai e tutti i maggiori volumi e
superfici necessari ad ottenere una riduzione minima del 10% dell'indice di prestazione
energetica previsti dal DLgs 192/2005, e smi, certificata con le modalità di cui al medesimo,
non sono considerati nei computi per la determinazione di Vt, di Slp e nei Rct, con riferimento
alla sola parte eccedente i 30 cm e fino ad un massimo di ulteriori 25 cm per gli elementi
verticali e di copertura e di 15 cm per quelli orizzontali intermedi; nel rispetto dei predetti
limiti è permesso derogare, nell'ambito delle pertinenti procedure di rilascio dei titoli abitativi
di cui al Dpr 380/2001, a quanto previsto dalle normative nazionali, regionali o dai regolamenti
edilizi comunali, in merito alle distanze minime tra edifici e dai confini, alle distanze minime
di protezione del nastro stradale, nonché alle altezze massime degli edifici.
4. Ai sensi del DLgs 115/2008, art. 11, nel caso di interventi di riqualificazione energetica di edifici
esistenti che comportino maggiori spessori delle murature esterne e degli elementi di
copertura necessari a ottenere una riduzione minima del 10% dei limiti di trasmittanza previsti
dal DLgs 192/2005, e smi, certificata con le modalità di cui al medesimo, è permesso derogare,
nell'ambito delle pertinenti procedure di rilascio dei titoli abitativi di cui al Dpr 380/2001, a
quanto previsto dalle normative nazionali, regionali o dai regolamenti edilizi comunali, in
merito alle distanze minime tra edifici e alle distanze minime di protezione del nastro stradale,
nella misura massima di 20 cm per il maggiore spessore delle pareti verticali esterne, nonché
alle altezze massime degli edifici, nella misura massima di 25 cm, per il maggior spessore degli
elementi di copertura; la deroga può essere esercitata nella misura massima da entrambi gli
edifici confinanti.
5. È indispensabile che il progetto sia redatto da un tecnico di provata esperienza e con l’ausilio
di software dedicati, in quanto l’adozione di talune tecniche di isolamento termico efficienti
per l’inverno, potrebbero essere peggiorative in estate.
6. Ai fini dell’isolamento termico dell’involucro, è importante considerare:
a) la scelta dei materiali di tamponatura perimetrale e la scelta di serramenti esterni che
garantiscano dispersioni contenute sia dal punto di vista conduttivo che da quello
della tenuta all’aria;
b) la realizzazione di tetti ventilati e l’uso di barriere anti-radianti;
c) evitare e limitare ponti termici strutturali e di forma;
168
REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE
COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
d) l’uso di vetri doppi per tutte le esposizioni in quanto di grande efficacia sia dal
punto di vista energetico che economico;
e) l’uso di materiali di finitura superficiale opportuni, selezionati in base al loro indice di
riflessione solare, deve consentire di aumentare l’albedo del tetto e delle facciate;
f) l’adozione di collettori solari sul tetto, che consente di schermare il tetto stesso e di
utilizzare la radiazione solare intercettata.
7. Si richiama, a integrazione del presente articolo, la Dgr n. 659/2007 e smi – Obiettivo D1:
miglioramento prestazioni energetiche involucro – controllo trasmittanza involucro.
1. Per garantire il mantenimento di un buon livello qualitativo dell’aria all’interno degli ambienti
edificati, evitando di gravare sui consumi energetici per la climatizzazione, è obbligatorio negli
edifici di nuova costruzione e nelle ristrutturazioni totali, usare i seguenti accorgimenti per
favorire la ventilazione naturale:
a) adottare serramenti apribili e con infissi a bassa permeabilità all’aria atti a garantire
adeguati ricambi d’aria d’infiltrazione per evitare fenomeni di condensa superficiale;
b) adottare bocchette o griglie di ventilazione regolabili inserite nel serramento.
2. Si richiama, a integrazione del presente articolo, la Dgr n. 659/2007 e smi – Obiettivo D5:
miglioramento del benessere ambientale– ventilazione/ricambi d’aria.
1. Ai fini del benessere ambientale interno in edilizia e del risparmio energetico, è obbligatorio
169
REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE
COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
per gli edifici pubblici, gli edifici destinati al terziario e le parti comuni degli edifici residenziali
privati, adottare le seguenti misure:
a) progettare in maniera efficiente la distribuzione dei punti luce degli ambienti, avendo
cura che vi sia una ottimale e adeguata illuminazione artificiale, al fine di garantire il
benessere visivo per ogni tipo di attività prevista e la sicurezza di circolazione degli
utenti;
b) utilizzare sorgenti luminose a basso assorbimento elettrico e alta resa cromatica;
c) impiegare dispositivi che permettano di contenere i consumi di energia dovuti
all’illuminazione, come interruttori locali, interruttori a tempo, sensori di presenza,
sensori di illuminazione naturale;
d) prevedere, nelle aree comuni (private, condominiali o pubbliche) dispositivi illuminanti
posti ad altezze diverse per le zone carrabili e per quelle pedonali o ciclabili, ma sempre
con il flusso luminoso orientato verso il basso, per ridurre al minimo le dispersioni
verso la volta celeste e il riflesso sugli edifici (riduzione dell’inquinamento luminoso).
2. È opportuno perseguire obiettivi di riduzione dell’inquinamento da fonti elettromagnetiche
preferendo tipi d’impianto e disposizioni che garantiscano:
a) la riduzione dei livelli di esposizione ai campi elettrici e magnetici a bassa frequenza
(50Hz);
b) l’impiego di apparecchiature e dispositivi elettrici ed elettronici a bassa produzione di
campo elettromagnetico;
c) la conformazione adatta ad evitare le alterazioni del campo elettromagnetico;
d) la schermatura delle linee elettriche, obbligatoria per le zone notte;
e) il passaggio dei cavi in zone con minor permanenza abitativa;
f) la doppia linea di tensione con utilizzo di disgiuntore di corrente (bioswitch);
g) la corretta disposizione degli elettrodomestici negli ambienti.
3. Si richiama, ad integrazione del presente articolo, la Dgr n. 659/2007 e smi – Obiettivo D3:
miglioramento efficienza impianti elettrici.
1. Per gli edifici nuovi e per gli immobili interessati da ristrutturazione totale, è obbligatorio, da
parte del costruttore, del proprietario o del locatario, munirsi della certificazione energetica
dell’immobile.
2. La certificazione di cui al precedente comma 1 è rilasciata dagli uffici comunali su richiesta
dell’interessato, che deve presentare:
a) il modello di richiesta predisposto dall’Ac ;
b) una scheda tecnica o attestato energetico elaborata da un tecnico abilitato,
contenente le informazioni sul fabbisogno energetico dell’immobile, sulle
caratteristiche impiantistiche dello stesso e sulla procedura numerica eseguita per
arrivare all’attribuzione della classe energetica; per gli edifici nuovi è possibile fare
riferimento agli elaborati, inerenti alla legge 10/1991 e smi, presentati in sede di
richiesta del titolo abilitativo.
3. La certificazione rilasciata dall’Ac ha la validità di 5 anni e può essere rinnovata per un periodo
di ulteriori 5 anni presentando apposita dichiarazione attestante che nell’edificio i componenti
edilizi e impiantistici hanno mantenuto la loro efficienza.
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REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE
COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
1. Così come per le coperture, anche per le tompagnature degli edifici è opportuno considerare
l’utilizzo di specie vegetali per la realizzazione di una coltre verde, con fini e benefici analoghi
a quelli riportati all’Art. 330, comma 1, del presente Ruec, e con un ulteriore vantaggio
costituito dalla valenza estetica del manto vegetale in facciata.
2. Esistono varie tecniche di realizzazione di pareti verdi, molte delle quali brevettate dalle ditte
installatrici, che possono essere ricondotte essenzialmente alle due seguenti tipologie:
a) con vegetali a radicamento e crescita su substrato verticale, come specificato al
successivo comma 3;
b) con vegetali a radicamento remoto e a crescita su griglia verticale, come specificato al
successivo comma 4.
3. Alla tipologia con vegetali a radicamento e crescita su substrato verticale appartengono gli
interventi più complessi dal punto di vista realizzativo e manutentivo ma che offrono maggiori
possibilità espressive in quanto consentono la utilizzazione di specie vegetali varie e distribuite
sui pannelli verticali a seconda delle esigenze e della volontà progettuale. I substrati sono
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REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE
COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
1. Nelle zone ad alto rischio radon, per i nuovi edifici e le ristrutturazioni dell’intero immobile, è
obbligatorio prevedere per i locali posti al livello più basso dell’edificio, interrati o comunque
a contatto del terreno, adeguate tecniche di isolamento e ventilazione, attuate tramite:
a) solaio rialzato di almeno 40 cm dal terreno e dotato di opportuni strati impermeabili
ai fluidi, posti al di sotto del piano di calpestio;
b) camera d’aria o vespaio in pietrame atti a consentire la ventilazione tra il suddetto
solaio e il terreno;
c) canali di aerazione su tutti i lati dell’edificio che mettano in comunicazione diretta la
camera d’aria con l’esterno, curando che gli sfiati non siano in prossimità di aperture
dell’edificio.
2. Si richiama, ad integrazione del presente articolo, la Dgr n. 659/2007 e smi – Obiettivo D7:
riduzione effetto gas radon.
1. Il benessere psico-fisico degli individui all’interno degli edifici, si raggiunge anche attraverso il
controllo sonoro indoor, conseguito riducendo gli apporti di rumore provenienti dall’esterno
e quelli dovuti alla trasmissione interna all’edificio stesso; per conseguire tale obiettivo, è
opportuno attuare le seguenti strategie progettuali:
a) remotizzazione rispetto alle fonti di rumore; posizionare, cioè, l’edificio lontano dai
luoghi d’emissione (strade di grande traffico, attività produttive rumorose, ecc.) o,
comunque, interporre elementi schermanti, preferibilmente naturali, come rilievi del
terreno, fasce di verde, ecc.;
b) isolamento dell’involucro esterno, ottenuto tramite la massa stessa delle
tompagnature, o impiegando, sempre per le pareti opache, doppi strati con all’interno
materiale fonoassorbente di origine naturale; per gli infissi, è opportuno utilizzare vetri
stratificati o vetricamera con lastre di spessore differente e telai a bassa permeabilità
all’aria (essendo tali tecniche analoghe a quelle adoperate per l’isolamento termico,
risulta vantaggiosa una progettazione integrata dei due tipi d’intervento);
c) distribuzione opportuna degli ambienti interni, collocando quelli che richiedono
maggiore protezione sonora lontano dalle fonti esterne rumorose e non a diretto
contatto con gli ambienti interni dove si produce più rumore;
d) isolamento delle partizioni interne, tramite l’eliminazione dei ponti sonori e l’uso di
materiali naturali o di tecniche d’isolamento (ad esempio, pavimenti flottanti e
controsoffittature).
2. Si richiama, ad integrazione del presente articolo, la Dgr n. 659/2007 e smi – Obiettivo D5:
miglioramento del benessere ambientale – isolamento acustico di facciata/isolamento
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REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE
COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
1. Le serre bioclimatiche, di cui all’Art. 55 del presente Ruec, devono essere conformi alle
prescrizioni di cui ai successivi comma.
2. La specifica finalità del risparmio energetico conseguibile mediante serra bioclimatica deve
essere certificata nella relazione tecnica, nella quale deve essere valutato il guadagno
energetico, tenuto conto dell’irraggiamento solare, su tutta la stagione di riscaldamento.
3. Tutti i calcoli, sia per l’energia dispersa che per l’irraggiamento solare, devono essere
sviluppati secondo le norme Uni 10344 e 10349.
4. La struttura di chiusura deve essere completamente trasparente, fatto salvo l’ingombro della
struttura di supporto; la serra solare deve essere apribile e dotata di opportune schermature
mobili o rimovibili per evitare il surriscaldamento estivo.
5. Ciascuna serra solare non deve determinare nuovi locali riscaldati o comunque atti a
consentire la presenza continuativa di persone.
6. La slp della serra solare, in ogni caso, non può eccedere il 10% della Slp dell’edificio o dell’Ui a
servizio della quale viene realizzata.
7. Le serre solari devono essere progettate a cura di un tecnico abilitato in modo da integrarsi
armonicamente nell’organismo edilizio e gli elaborati devono essere consegnati in sede di
richiesta di PdiC o di Dia Scia.
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REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE
COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
Art. 337 - Opere edili pubbliche e private - prescrizioni per la redazione di progetti
1. Per la protezione e la qualificazione dell’ambiente naturale esistente, nella redazione di
progetti di opere edili, sia pubbliche che private, è opportuno seguire i sottoelencati
accorgimenti:
a) almeno il 70% delle alberature complessivamente messe a dimora deve essere
costituito da latifoglie decidue;
b) gli alberi di alto fusto messi a dimora devono: avere circonferenza del tronco, a 1,00
m da terra, non inferiore a 10-12 cm; disporre di idoneo “pane di terra”; provenire
da specifico allevamento vivaistico; disporre di chiome e apparato radicale integro;
risultare di buona qualità merceologica; disporre di garanzia all’attecchimento;
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REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE
COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
piante.
9. Con provvedimento motivato, per motivi igienici o di decoro, può essere imposta la
manutenzione, la conservazione e la ricomposizione del verde, dei fossati, delle siepi e di altri
spazi anche con la messa a dimora di essenze compatibili con l’intorno urbano.
10. La vegetazione può oltrepassare il limite fra la proprietà privata ed il sedime stradale solo
quando l’aggetto dei rami sia a quota superiore a 4,00 m rispetto al medesimo.
11. È fatto obbligo ai proprietari di alberi, o di altra vegetazione adiacente alla via pubblica, di
effettuare i tagli necessari affinché non sia intralciata la viabilità veicolare e pedonale o
compromessa la leggibilità della segnaletica, la visione di eventuali specchi riflettenti e la
visibilità della carreggiata; qualora, per qualsiasi causa, cadano sul piano stradale, alberi,
arbusti o ramaglie afferenti a terreni privati, il proprietario dei medesimi ha l’obbligo di
rimuoverli il più presto possibile.
12. Gli scavi per la posa in opera di nuova impiantistica tecnologica interrata (tubazioni gas, acqua,
energia elettrica, linee telefoniche, fognature, ecc.), devono osservare distanze e precauzioni
tali da non compromettere gli apparati radicali delle piante.
13. Le aree a bosco, a parco, nonché le aree di pertinenza delle alberature, non devono essere
utilizzate per depositi di materiale di qualsiasi tipo.
14. Alla base delle piante, e per una superficie adeguatamente ampia, deve essere evitata
l’impermeabilizzazione del terreno.
15. Sono ammissibili rimozioni o modificazioni delle alberature esistenti quando: derivino
situazioni di pericolo; la malattia della pianta non consenta un intervento di cura e/o
conservazione con spese tollerabili; la rimozione degli alberi sia necessaria per prevalenti ed
inderogabili interessi pubblici.
16. È comunque obbligo dei proprietari la difesa fitosanitaria per impedire, in base alla normativa
vigente, la diffusione delle principali malattie.
17. Ogni progetto relativo alla formazione, al rifacimento e al completamento di aree verdi deve
illustrare i criteri di scelta:
a) delle specie arboree in base alla facilità di attecchimento, alla stabilità, alla crescita,
alla resistenza al vento, alla manutenibiltà in rapporto al sito interessato;
b) delle specie vegetali in base agli effetti di controllo ambientale;
c) delle aree a prato in riferimento alla forma, alle pendenze, ai drenaggi, alle specie
arboree individuate;
d) del sesto di impianto e della distanza delle alberature dai confini con spazi pubblici e
privati e con gli edifici prospicienti.
18. In assenza di indicazioni, si applicano le distanze dettate dall’art. 892 del cc.
19. La realizzazione di superfici a verde in sostituzione di pavimentazioni è opportuna e deve
essere perseguita ogni qualvolta si renda necessario ridurre gli effetti di rinvio della radiazione
solare al fine di ottenere un miglioramento delle condizioni di temperatura radiante media
ambientale, così come riportato nell’Art. 325 del presente Ruec.
20. È fatta salva la possibilità per i proprietari di presentare progetti in deroga alle norme del
presente capo del regolamento purché opportunamente motivate, da sottoporre al parere dei
competenti uffici comunali.
1. Il presente articolo si applica agli esemplari arborei aventi circonferenza del tronco, rilevata a
1,00 m dal suolo, uguale o superiore a 60 cm, nonché agli alberi con più tronchi se almeno uno
di essi ha circonferenza uguale o superiore a 50 cm. Sono esclusi dalla presente normativa gli
interventi che interessano le alberature connesse con l’esercizio dell’attività agricola e
produttiva (piantagioni di arboricoltura da legno o da frutto), nonché gli abbattimenti ordinati
da sentenze giudiziarie o decisi per ragioni di pubblica incolumità dalle autorità pubbliche
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REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE
COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
competenti.
2. L’abbattimento dei soggetti arborei è consentito solo in caso di:
a) problemi fitopatologici;
b) grave interferenza e/o danni causati delle alberature con manufatti, linee aeree o nel
sottosuolo;
c) riassetto del giardino su progetto qualificato (deve essere presentato in allegato alla
domanda il progetto di ristrutturazione, redatto e firmato da un tecnico abilitato in
materia), composto da: relazione tecnica dello stato di fatto con rilievo dendrologico
e motivazioni degli eventuali abbattimenti, planimetria riportante le alberature
destinate all’abbattimento; relazione di progetto; documentazione fotografica;
relativa planimetria di progetto;
d) eccessiva densità di impianto;
e) realizzazione di opere edili o interventi edilizi.
3. Un albero correttamente piantato e coltivato, in assenza di patologie specifiche, non necessita
di potature; la potatura rappresenta, pertanto, un intervento che riveste un carattere di
straordinarietà.
4. Gli interventi di capitozzatura, cioè i tagli che interrompono la gemma apicale dell’albero, e
quelli praticati sulle branche superiori a 60 cm di circonferenza sono vietati.
5. Fatti salvi casi particolari, debitamente documentabili (quali tutori vivi delle piantate, gelsi,
salici da capitozza, arte topiaria, pubblica utilità, ecc.), le potature devono essere effettuate
sull’esemplare arboreo interessando branche e rami di circonferenza non superiore a 60 cm e
praticando i tagli all’inserimento della branca o ramo di ordine superiore su quella inferiore, e
cioè ai “nodi” o biforcazioni, in modo da non lasciare porzioni di branca e di ramo privi di più
giovani vegetazioni apicali; tale tecnica risulta comunemente definita “potatura a tutta cima
tramite tagli di ritorno”.
6. I danneggiamenti che compromettono la vita della pianta vengono considerati a tutti gli effetti
abbattimenti non consentiti.
7. Il cittadino che ha la necessità di abbattere un albero di sua proprietà, avente le caratteristiche
descritte al comma 2, fa richiesta all’Ufficio preposto al verde del Comune comunicando le
seguenti informazioni tramite raccomandata con ricevuta di ritorno:
a) generalità del proprietario richiedente, indirizzo e numero di telefono;
b) indirizzo del luogo dell’intervento;
c) numero e specie degli esemplari dei quali si richiede l’autorizzazione
all’abbattimento;
d) motivi della richiesta;
e) documentazione fotografica attestante chiaramente lo stato di fatto, comprendente
almeno due foto, scattate da diverse angolazioni;
f) specie con cui si intende sostituire l’esemplare da abbattere, tenendo in
considerazione quelle consigliate e il relativo spazio da garantire per il futuro
sviluppo dei nuovi alberi.
8. Con riferimento alla richiesta di cui al precedente comma 7, fatte salve le eventuali
competenze di altri enti e/o soggetti pubblici o privati, l’Ufficio preposto al verde può
esprimere un diniego entro 30 giorni dalla data di arrivo della richiesta; dopo tale termine, in
assenza di comunicazioni da parte dell’Ufficio stesso, si può procedere all’abbattimento.
L’Ufficio si riserva la facoltà di richiedere documentazione integrativa entro 30 giorni
dall’arrivo della richiesta; in tal caso i termini del procedimento vengono sospesi fino alla data
di arrivo delle integrazioni all’Ufficio preposto al verde.
9. Ai fini di tutelare l’avifauna cittadina, si consiglia di non effettuare gli abbattimenti nei periodi
in cui avviene la riproduzione, ovvero dall’inizio di aprile a luglio, salvo che l’abbattimento non
debba essere eseguito per la tutela della pubblica incolumità.
10. Gli alberi abbattuti devono essere sostituiti con altrettanti esemplari, salvo i casi in cui la
sostituzione sia incompatibile con gli spazi a disposizione; nel momento in cui il richiedente
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REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE
COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
inoltra il modulo all’Ufficio preposto al verde, è tenuto ad indicare la specie o le specie con cui
intende sostituire l’esemplare o gli esemplari da abbattere.
11. In caso di grave e imminente pericolo per l’incolumità delle persone possono essere effettuati
i necessari lavori di messa in sicurezza dell’area interessata, anche mediante l’abbattimento
dell’albero o degli alberi pericolosi, in deroga a quanto previsto ai precedenti commi 7 e 8. In
tali casi deve essere data preventiva comunicazione all’Ufficio preposto al verde prima
dell’inizio dei lavori ed entro 5 giorni deve essere presentata la documentazione necessaria,
unitamente ad una dettagliata relazione tecnica a firma di un tecnico abilitato, di valutazione
di stabilità dell’albero o degli alberi, comprovante le esigenze che hanno determinato i lavori
di somma urgenza. Nel caso in cui la valutazione di stabilità non venisse presentata,
l’abbattimento verrà considerato effettuato senza autorizzazione e, pertanto, sanzionabile.
1. Si ritiene integralmente richiamato quanto contenuto nell’Art. 340 del presente Ruec.
2. I requisiti atti ad assicurare la difesa contro i rumori nell’edificio devono essere verificati,
tenendo conto delle prescrizioni generali stabilite nel piano di zonizzazione acustica, per
quanto concerne:
a) isolamento acustico normalizzato per via aerea tra ambienti adiacenti e sovrapposti,
definito come Dn = L1 - L2 + 10 log T/T0, in cui: L1 è il livello di pressione sonora,
in dB, misurato nell’ambiente emittente nel quale è collocata la sorgente sonora; L2 è
il livello di pressione sonora, in dB, misurato nell’ambiente ricevente; T è il tempo di
riverberazione, in secondi, dell’ambiente ricevente; T0 è il tempo di riverberazione di
riferimento pari a 0,5 secondi;
b) isolamento acustico normalizzato tra ambiente interno e ambiente esterno, definito
come sopra ma con emissione effettuata in ambiente esterno;
c) rumorosità provocata dai servizi e dagli impianti dell’immobile;
d) rumore da calpestio, definito come Ln = L – 10 log T/T0 in cui: L è il livello di pressione
sonora in dB misurato nell’ambiente ricevente quando sul pavimento dell’ambiente
emittente agisce la macchina normalizzata generatrice di calpestio, T è il tempo di
riverberazione, in secondi, dell’ambiente ricevente; T0 è il tempo di riverberazione di
riferimento pari a 0,5 secondi.
1. Le misure atte a verificare i requisiti di cui all’articolo precedente devono essere effettuate in
opera.
2. La valutazione dei risultati delle misure, ai fini del controllo della loro rispondenza ai limiti
richiesti, deve avvenire secondo le prescrizioni di cui alle raccomandazioni internazionali Iso
140R e Iso 717R ed eventuali smi.
3. La strumentazione e i metodi di misura devono essere conformi alla normativa International
electronichal commission (Iec).
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REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE
COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
1. Nel caso di spazi abitativi confinanti con spazi destinati a pubblico esercizio, attività artigianali,
commerciali, industriali, ricreative, o aree a forte concentrazione di traffico, devono essere
previsti, a cura del costruttore, indici di fonoisolamento maggiori di 10 dB rispetto alla tabella
di cui all’Art. 342 del presente Ruec.
2. Se del caso, può essere disposto, in sede di titolo edilizio abilitativo, il confinamento delle
sorgenti di rumore in altre parti dell’edificio ovvero dichiarata l’incompatibilità delle stesse
con la destinazione con conseguente disattivazione.
1. Senza l’effetto di altre fonti di rumore, nell’alloggio non deve rilevarsi un livello sonoro
maggiore di 68 dB quando al piano superiore venga messa in funzione la macchina
normalizzata generatrice di calpestio.
2. È prescritto, in ogni caso, uno spessore minimo di 25 cm dei solai e delle murature a confine
con altre unita immobiliari o con spazi condominiali; minori spessori possono essere consentiti
se vengono utilizzati isolanti acustici di comprovata efficacia.
1. Le recinzioni devono essere realizzate nel rispetto delle norme relative alla distanza dal ciglio
stradale, alla sicurezza del traffico e della visibilità richiesta dall’ente proprietario della strada
o dall’autorità preposta alla sicurezza del traffico e comunque del Ncs e del RegNcs.
2. I proprietari dei terreni confinanti col suolo pubblico, nel centro urbano, devono recingere
solidamente la proprietà privata; la stessa disposizione può essere estesa anche a qualunque
altra zona del territorio comunale, quando ciò sia necessario alla sicurezza, al decoro o sia
necessario nel pubblico interesse.
3. La recinzione deve realizzarsi, fatte salve le autorizzazioni del caso, con muratura, cancellata
o altre difese stabilmente infisse al suolo e di aspetto decoroso.
4. Le nuove recinzioni o la manutenzione e la sostituzione di quelle esistenti sono consentite con
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1. Il Comune applica e mantiene, sulle pareti esterne di edifici privati prospicienti gli spazi
pubblici, targhe o indicatori di toponomastica urbana, targhe direzionali, cartelli o altri mezzi
di segnaletica stradale, orologi, lapidi commemorative, ecc.
2. Il Comune stabilisce le modalità attuative per la apposizione degli elementi di cui al precedente
comma 1 e le caratteristiche tecniche delle soluzioni da adottare; devono conformarsi ai
modelli stabiliti dal Comune anche le indicazioni relative alla presenza di servizi.
3. Qualora l’installazione di targhe, tabelle, orologi, lapidi, ecc., riguardi pareti non prospettanti
su spazi pubblici, la stessa non è assoggettata a provvedimenti abilitativi, purché l’edificio
interessato non sia soggetto a vincolo ai sensi della legislazione vigente.
4. In caso sia stato necessario rimuovere provvisoriamente l’indicatore apposto sulla parete per
l’esecuzione di lavori di ristrutturazione e manutenzione esterna degli edifici, il proprietario è
tenuto alla sua ricollocazione nella precedente posizione. Soluzioni diverse possono essere
concordate o autorizzate dall’Ufficio Competente.
5. È vietato coprire, con insegne o altro, gli indicatori toponomastici (targhe viarie, numeri civici).
1. Il Comune, attraverso l’ufficio competente, assegna a ogni accesso diretto di edificio il numero
civico e i relativi subalterni alle Ui, facendo apporre, a spese dei titolari, l’indicatore del numero
assegnato, ai sensi della legge 1228/1954 e smi, e del relativo regolamento di esecuzione.
2. Il titolare riceve in consegna l’indicatore ed è tenuto a conservarlo e a mantenerlo sempre
visibile nel posto ove è stato collocato; lo stesso dicasi, ove del caso, per eventuali targhe
toponomastiche e per eventuali targhe illustrative della storia e della progettazione
dell’edificio.
3. I numeri civici devono essere indicati su targhe di materiale resistente, eventualmente
luminescenti nelle zone rurali.
4. Nelle Zto A del Puc il materiale è di tipo lapideo e di tonalità chiara tale da essere ben
contestualizzato con l'edificio.
5. Le targhe devono essere apposte, preferibilmente in alto a destra di ciascun portone o, in caso
di cancello, sul pilastro destro; devono essere ben visibili e individuabili, non coperti da alberi
o da altro.
1. In occasione della costruzione di nuovi edifici ovvero della ristrutturazione completa o parziale
di alcune Ui, aperte su una stessa scala o su uno stesso cortile, il proprietario è tenuto a
richiedere l'attribuzione dei numeri interni, relativi alle singole Ui, i quali saranno apposti a
cura e spese del proprietario stesso.
2. L'assegnazione dei numeri interni, di cui al precedente comma 1, avviene dopo la
presentazione all’Ufficio toponomastica di un elaborato grafico, corrispondente all'ultimo
titolo edilizio acquisito, che individua gli accessi esterni all’edificio, nonché tutti gli accessi
relativi alle singole Ui.
3. I numeri civici devono essere indicati su targhe di materiale resistente e collocate,
possibilmente, in alto a destra di ciascun accesso all'Ui.
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1. I requisiti tecnici si riferiscono, a seconda dei casi, alle esigenze di base riconosciute come
essenziali per la qualità degli spazi esterni comunque destinati a una fruizione collettiva in
ambito urbano o assimilabile.
2. La lista delle esigenze è la seguente:
a) Fruibilità: lo spazio esterno deve essere concepito e costruito in modo tale da garantire
alla generalità degli utenti la sua massima accessibilità e fruibilità in funzione degli usi
previsti e prevedibili a cui è destinato; in particolare, devono essere considerate
le specifiche esigenze dell’infanzia e degli utenti disabili in ordine alla fruizione degli
ambiti spaziali e dei loro allestimenti funzionali.
b) Sicurezza: lo spazio esterno deve essere concepito e costruito in modo tale da garantire
che la sua fruizione da parte della generalità degli utenti, e dei bambini in particolare, e
per tutti gli usi in esso previsti e prevedibili, non comporti rischi di incidenti e infortuni
inammissibili, quali scivolate, cadute, investimenti, collisioni, crolli, bruciature,
folgorazioni, intossicazioni, e consenta agevolmente la prestazione di eventuali
operazioni di soccorso.
c) Igiene e qualità ambientale: lo spazio esterno deve essere concepito e costruito in modo
tale da garantire che la sua fruizione, per tutti gli usi previsti e prevedibili, possa
avvenire senza comportare rischi o compromissioni per l’igiene e per la qualità
dell’ambiente, naturale e costruito, inteso in senso globale.
d) Benessere: lo spazio esterno deve essere concepito e costruito in modo tale da
garantire che la sua fruizione, per tutti gli usi previsti e prevedibili, possa avvenire in
condizioni di soddisfacente benessere per la generalità degli utenti, in rapporto alle
normali esigenze fisiologiche di fruizione ambientale.
e) Durevolezza: lo spazio esterno deve essere concepito e costruito in modo tale da
garantire nel tempo la durata delle sue componenti, e il mantenimento delle loro
caratteristiche e funzionalità, nelle normali condizioni d’uso e sotto l’azione degli agenti
esterni ordinari e prevedibili.
f) Gestione e manutenzione: lo spazio esterno deve essere concepito e costruito in modo
tale da consentire che durante l’uso possano essere effettuate in modo sicuro, agevole,
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1. Il verde pubblico attrezzato e i parchi urbani devono essere sistemati secondo criteri di tipo
naturalistico ed evitando rigide geometrie, con alberature, disposte a gruppi o a macchie, di
essenze tipiche prevalentemente autoctone e mediterranee, intervallati da radure sistemate
a prato, stagni o laghetti, macchie di arbusti e cespugli, e con vialetti pedonali e ciclabili.
2. Le specie arboree da impiegare sono preferibilmente: albero di Giuda (cercis siliquastrum),
alloro (laurus nobilis), carrubo (ceratonia siliqua), leccio (quercus ilex), melograno (punica
granatum), olmo (ulmus campestris etc.), palma nana (chamaerox humilis), pino domestico
(pinus pinea), pino marittimo (pinus pinaster) e pino d’Aleppo (pinus alepensis); sui limiti del
parco prossimi ad attività produttive od impianti, sono indicati olivi (olea europaea), o altre
specie idonee, disposti a spalliera.
3. Tra le specie arbustive da impiegare si indicano: corbezzolo (arbutus unedo), erica (erica
arborea), lentisco (pistacia lentiscus), mirto (mirtus communis), oleandro (nerium oleander),
papiro (cyperus papyrus), rosmarino (rosmarinus officinalis).
4. Specie ulteriori da quelle di cui ai precedenti commi 2 e 3 possono essere introdotte
rispettando l’indicazione di riproporre l’ambiente della macchia mediterranea.
5. Le aree a prato possono essere del tipo modellato o a graminacee.
6. La sistemazione a parco deve tenere conto dei fattori di esposizione, soleggiamento, umidità,
in relazione alle caratteristiche e al ciclo vegetativo delle specie impiegate, entro un generale
criterio di rinaturalizzazione del territorio e di rigenerazione delle risorse ambientali.
7. Sedili e altri elementi di arredo devono essere distribuiti con parsimonia e ben integrati
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nell’insieme naturalistico.
8. I vialetti pedonali e le piste ciclabili devono avere le dimensioni minime necessarie ed essere
realizzati in battuto o ghiaietto, con tassativa esclusione di pavimentazioni in cemento, manti
bituminosi e ogni altra superficie impermeabile.
9. La sistemazione a parco pubblico deve coprire omogeneamente non meno del 75% dell’area
principale destinata a verde pubblico attrezzato; sulla superficie residua devono essere
omogeneamente concentrate le attrezzature per lo sport e lo svago (campi da calcetto, da
tennis, di bocce, ecc.).
10. Si possono realizzare solo le sistemazioni a terra necessarie per le pratiche sportive all’aperto,
mentre le attrezzature di servizio all’attività sportiva dovranno avere carattere di installazioni
temporanee.
11. Sono ammesse pertanto, quali strutture in elevazione, unicamente:
a) palchi e tribune per spettatori interamente smontabili;
b) coperture provvisorie e temporanee, quali cupole pressostatiche e simili, purché
realizzate con elementi prefabbricati leggeri, interamente rimovibili, che non
comportino strutture di fondazione o di sostegno permanenti;
c) altre installazioni temporanee per i servizi necessari alle pratiche sportive, per il ristoro
e lo svago, costituiti da elementi aventi le medesime caratteristiche costruttive indicate
al punto precedente.
12. I servizi essenziali per le attività sportive (spogliatoi, docce, w.c., ecc.), che non sia possibile
allocare nelle installazioni temporanee, possono eccezionalmente essere ricavati al di sotto
del piano di campagna naturale o sistemato, se interamente ricoperti da uno strato di almeno
30 cm di terreno coltivabile a prato e con accesso posto sul limite della zona.
13. Nella zona sono consentite le categorie di intervento necessarie per la realizzazione delle
opere previste, oltre agli interventi di configurazione del terreno per la sistemazione a parco,
nonché tutte le opere relative alla manutenzione delle aree a verde, delle attrezzature sportive
e dei relativi servizi.
14. Gli interventi sono promossi da parte di operatori pubblici ed enti istituzionalmente
competenti per la realizzazione di opere e impianti.
15. Nelle aree pubbliche destinate al tempo libero e al gioco, nelle aree a verde e nei giardini
possono essere realizzati e affidati in gestione a privati, manufatti (chioschi, edicole, punti di
ristoro, ecc.) funzionali a migliorare la fruizione di detti spazi pubblici.
1. Si intende per arredo urbano l’insieme degli elementi (attrezzature, impianti ed oggetti) che
caratterizzano l’ambiente urbano e concorrono a determinarne la valenza visiva e formale
(paesaggio urbano) e la valenza funzionale (condizioni d’uso degli spazi pubblici).
2. A titolo esemplificativo, sono opere di arredo urbano:
a) monumenti, lapidi e cippi commemorativi;
b) fontane, fioriere e oggetti decorativi e artistici;
c) insegne e indicatori segnaletici e pubblicitari;
d) pensiline, cabine e box di pubblico servizio;
e) apparecchi di illuminazione e per altri servizi tecnici;
f) costruzioni leggere da giardino e per i giochi infantili, prive di copertura;
g) tende di copertura, aggettanti o altrimenti sostenute;
h) sedili, dissuasori di sosta, gettacarta, reggibiciclette, ecc.
3. Gli elementi di arredo urbano devono essere realizzati con ordine e decoro, al fine di
migliorare la qualità e la vivibilità dell’ambiente costruito.
4. Allo scopo di ordinare e unificare i caratteri tecnologici e formali degli elementi di arredo
urbano, e, in generale, per assicurare la migliore fruizione degli spazi pubblici attraverso la
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qualificazione formale e funzionale di tali elementi, il Comune può procedere alla elaborazione
di un piano comunale dell’arredo urbano,
5. Il piano comunale dell’arredo urbano, di cui al precedente comma 4, concerne le operazioni
di organizzazione, attrezzaggio e finitura, degli spazi pubblici comprendente:
a) un abaco degli elementi di arredo per le strade, le aree verdi attrezzate e gli altri spazi
pubblici (chioschi, panchine, lampioni, gettacarte, parapetti, transenne);
b) un abaco dei tipi predisposti per le recinzioni, le siepi e le bordure a verde;
c) un abaco con i particolari tecnici per le opere di pavimentazione e cordolatura dei
marciapiedi e degli altri spazi pedonali;
d) una normativa recante criteri unitari e coordinati per insegne, iscrizioni, cartelli di
segnaletica, cartelloni e oggetti pubblicitari, nonché per le caratteristiche formali e la
collocazione di attrezzature ed elementi ripetitivi a funzione tecnica (tombini, griglie,
bocche antincendio, cabine di distribuzione degli impianti).
6. I progetti esecutivi contenenti elementi normati nel piano comunale dell’arredo urbano
devono essere redatti in conformità di questo.
1. I chioschi e le edicole, di cui all’Art. 8 del presente Ruec, collocati su aree pubbliche devono
essere realizzati con criteri costruttivi che si armonizzino con l’ambiente circostante e non
devono rappresentare ostacolo alla circolazione, nel rispetto delle norme del Ncs e del relativo
regolamento di esecuzione e di attuazione.
2. La realizzazione dei chioschi e delle edicole, sia in forma provvisoria che permanente, è
valutata in considerazione dell’utilità pubblica del servizio svolto e della compatibilità delle
dimensioni in relazione alla loro definizione funzionale e agli elementi caratterizzanti il
contesto in cui devono essere situati.
1. Lungo tutti gli edifici, da costruirsi ex novo, in fregio a spazi pubblici, deve essere costruito il
marciapiede a cura e spese dei proprietari degli edifici stessi.
2. Le nuove strade e, laddove possibile, quelle esistenti, devono essere dotate di marciapiedi e/o
passaggi o percorsi pedonali, pubblici o da assoggettare a servitù di passaggio pubblico,
realizzati conformemente alle norme di legge relative all’eliminazione delle barriere
architettoniche.
3. I percorsi pedonali o marciapiedi, in assenza di altra possibile soluzione, devono essere protetti
e separati dalla carreggiata tramite dissuasori di traffico, utili anche ad evitare la sosta dei
veicoli.
4. I materiali per la pavimentazione dei marciapiedi o dei percorsi pedonali devono essere di tipo
antisdrucciolevole, compatto e omogeneo.
5. Eventuali griglie e altri manufatti interessanti la pavimentazione devono essere del tipo
“antitacco” con fessure di larghezza o diametro non superiore a 1,50 cm; e i grigliati, a
elementi paralleli, devono comunque essere posti con gli elementi ortogonali al senso di
marcia prevalente.
6. Per l’accesso a spazi o a edifici pubblici e di uso pubblico, nelle zone a prevalente destinazione
residenziale, devono essere individuati passaggi preferenziali, con attraversamenti della
viabilità stradale raccordati con rampe al marciapiede.
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1. Al fine di incentivare l’uso della bicicletta quale mezzo di trasporto individuale, il Comune
promuove la realizzazione di percorsi ciclabili, alternativi al transito veicolare; nelle zone
centrali i percorsi ciclabili possono avere carattere di promiscuità con quelli pedonali.
2. Le piste ciclabili di nuova realizzazione devono avere larghezza minima di 1,50 m per i sensi
unici e 2,50 m per i doppi sensi di percorrenza.
3. Nel caso le piste ciclabili siano affiancate a percorsi veicolari, devono essere definite con
apposito segno grafico, diversificazione della pavimentazione e, laddove possibile, con cordoli
o altri elementi di separazione e protezione atti a garantire la massima sicurezza per i ciclisti.
4. Per la pavimentazione devono adottarsi materiali coerenti con quelli esistenti nel contesto in
cui il percorso si inserisce.
1. Prima della realizzazione di opere interrate su suolo pubblico, di uso pubblico o privato gravato
da specifica servitù, è fatto obbligo di consultare le aziende, le amministrazioni e, in generale,
tutti i soggetti che gestiscono la rete dei servizi e dei relativi impianti, nonché il servizio
fognatura comunale, al fine di determinare l’eventuale interferenza tra le opere da realizzare
e le suddette reti e, nel caso di realizzazione di nuove reti di servizi o tratti di esse, le
prescrizioni tecniche relative alla loro realizzazione.
2. Il tracciato dei servizi canalizzati per gli impianti a rete per la distribuzione comprende: rete
idrica, elettrica, fognaria, degli impianti di telecomunicazione telefonica-telematica, della
pubblica illuminazione e del gas metano.
3. Nell’esecuzione degli interventi di natura urbanistica, le opere relative alla viabilità
comprendono la realizzazione di sottoservizi predisposti per le canalizzazioni degli impianti a
rete progettati e realizzati unitariamente e congiuntamente alle opere stradali.
4. Le reti di sottoservizi vanno collocate preferibilmente in un unico cunicolo interrato a tracciato
unificato in tunnel a passo d’uomo ispezionabile, da realizzare all’interno della sede stradale
in corrispondenza del marciapiede; la rete di distribuzione del gas va collocata in un ulteriore
cunicolo interrato ispezionabile.
5. Gli impianti tecnici e i relativi volumi, da prevedersi sulla copertura degli edifici, ove non
diversamente specificato nella disciplina delle singole Zto, devono essere arretrati rispetto alle
facciate di almeno 2,40 m e contenuti nell’altezza massima di 2,40 m.
6. Gli impianti di ricezione delle trasmissioni radiotelevisive che prevedono l’installazione di
antenne, anche satellitari, devono essere realizzati con un sistema centralizzato in tutti i casi
di interventi di nuova costruzione, di restauro, di ristrutturazione edilizia o di ristrutturazione
urbanistica estesi all’intero fabbricato.
7. Gli impianti che producono emissioni radioattive o elettromagnetiche devono, in ogni caso,
sottostare alle norme di regolamenti e prescrizioni nazionali, regionali, provinciali e comunali.
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e dalle strade.
4. Tali manufatti devono tuttavia rispettare le disposizioni relative ai rapporti minimi di
permeabilità dei suoli.
5. Nei comparti, per i quali l’ente Gestore disponga l’obbligo di realizzazione di una nuova cabina
elettrica, essa dovrà preferibilmente essere ricavata entro il perimetro dell’area di
trasformazione, in posizione accessibile e quanto più possibile circondata da pareti che isolino
e proteggano gli ambienti confinanti dalla propagazione di campi elettromagnetici.
6. Al fine di non arrecare pregiudizio ai contesti in cui si collocano, le stazioni di pompaggio e di
decompressione del gas possono essere realizzate anche in sottosuolo prevedendo comunque
le necessarie aperture per consentirne la facile ispezione.
7. Le nicchie contatori ed i locali destinati ad accogliere gruppi di misurazione privati ed impianti
similari dovranno essere ricavati entro la sagoma delle recinzioni rivolte verso la pubblica via,
onde consentire un agevole lettura e manutenzione da parte degli operatori delle società di
gestione delle reti di sottoservizi.
8. La loro realizzazione dovrà, quanto più possibile, risultare integrata con il contesto edilizio ed
ambientale circostante, contenendo massimamente le dimensioni, evitando di mascherare
l’edificio principale o la prospettiva visuale in corrispondenza di incroci stradali, limitando
sporti e sopraelevazioni oltre l’estradosso della recinzione, impiegando altresì materiali e
forme omogenee con quelle dei manufatti a cui si accostano.
1. Il commercio su aree pubbliche è disciplinato dalla vigente normativa in materia e dal Siad ed
è consentito soltanto sulle aree stabilite e con i limiti e le modalità per esso previste.
2. Le fiere saranno tenute nelle piazze e nei luoghi pubblici in conformità agli strumenti
urbanistici e di settore vigenti.
3. La concessione della Aa per occupazione di suolo pubblico è fatta alle condizioni previste dal
presente Ruec e dal regolamento occupazione spazi e aree pubbliche.
1. Le occupazioni di suolo pubblico, con o senza la presenza di manufatti e/o impianti, sono di
due tipi:
a) permanenti, quando l’occupazione è preordinata a una durata non inferiore a un anno;
b) temporanei, quando l’occupazione è preordinata a una durata inferiore a un anno.
2. Gli interventi di occupazione di suolo pubblico sono consentiti previo rilascio di autorizzazione
all’occupazione di suolo pubblico e pagamento della tassa di occupazione di suolo pubblico o
del canone istituito dal Comune.
3. Gli interventi di occupazione di suolo pubblico, quando comportino opere edilizie la cui
consistenza lo richieda, sono sottoposti al regime abilitativo proprio delle stesse.
1. L’esecuzione dei lavori di scavo deve avvenire nel rispetto delle norme vigenti in materia di
sicurezza, garantendo la pubblica incolumità e la tutela dei beni pubblici e privati, con
particolare attenzione alla rimozione dei detriti e alla protezione, segnalazione e delimitazione
degli scavi aperti alla fine di ogni ciclo di lavoro, procedendo sollecitamente alla loro copertura.
2. Devono, in particolare, essere rispettate le norme di cui al vigente Ncs e al RegNcs, sollevando
l’Ac da qualsiasi responsabilità.
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1. Passi carrai e rampe carraie, di qualunque tipo, quando riguardano una sede stradale, sono
regolati da quanto contenuto nel RegNcs.
2. Gli interventi sono sottoposti ad Aa, rilasciata dal competente Settore.
1. Per motivi di sicurezza e razionalizzazione della circolazione, è, in ogni caso, vietato l’accesso
diretto dalle strade non locali ai nuovi lotti con esse confinanti.
2. Gli accessi ai lotti esistenti posti direttamente sulle predette strade non locali devono essere
spostati sulla viabilità locale, esistente o di progetto, con eccezione per i lotti non contigui a
strade locali, per i quali l’ingresso diretto dalle non locali costituisca l’unica possibilità di
accesso.
3. Gli accessi devono comunque essere arretrati rispetto al confine stradale di almeno 5,00 m,
per una lunghezza non inferiore a 10,00 m nel caso di insediamenti produttivi, allo scopo di
agevolare le manovre degli autoveicoli in entrata ed uscita, in modo da costituire un golfo di
fermata, ove necessario.
4. L’adeguamento degli accessi alle precedenti disposizioni deve essere effettuato
contemporaneamente ai lavori di sistemazione o realizzazione della viabilità.
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1. Sulle aree libere di superficie pari o superiore a 2.000 mq, sempre che non confligga con il
mantenimento del verde, con l’orografia dei luoghi, con gli eventuali vincoli di natura
idrogeologica, ambientale e paesaggistica, è consentito lo svolgimento delle seguenti attività:
a) sportive;
b) di svago;
c) culturali.
2. Per l’esercizio di tali attività, sempre che a esse sia riservato un lotto minimo di 2.000 mq, che
non sia di pertinenza o comunque a servizio di un edificio o di insieme di edifici, è ammessa la
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1. L’accesso veicolare alle aree di pertinenza delle costruzioni è consentito tramite passi carrabili;
la loro realizzazione è soggetta ad autorizzazione, previo assenso dell’ente gestore delle strade
o degli spazi da cui si accede, nel rispetto delle norme dettate dal Ncs, dal RegNcs e
dall’eventuale piano generale del traffico urbano.
2. Nel caso in cui la costruzione fronteggi più spazi pubblici, l’accesso è consentito da quello di
minor traffico, fatti salvi i casi di comprovata impossibilità.
3. L’accesso ad uno spazio privato tramite più passi carrabili può essere concesso se giustificato
da esigenze di viabilità interna o esterna.
4. L’accesso veicolare alle singole Ui deve avvenire dagli spazi interni comuni, salvo situazioni di
comprovata impossibilità per gli interventi sul patrimonio edilizio esistente.
5. Nella realizzazione delle uscite dei passi carrabili verso il suolo pubblico, devono essere
adottati tutti gli accorgimenti necessari a garantire una buona visibilità, ferma restando la
distanza minima di 12,00 m delle predette uscite dagli angoli delle strade, e di 50,00 m dal
punto di tangenza delle curve, salvo situazioni di comprovata impossibilità, dovuta alla
particolare geometria del lotto interessato, debitamente autorizzate.
6. Nei casi in cui la larghezza della strada, compresi i marciapiedi, sia inferiore ai 10,00 m, in
corrispondenza delle intersezioni stradali deve prevedersi, nelle recinzioni o nei nuovi edifici,
uno smusso d’angolo costituito da un arretramento di almeno 3,00 m per ogni lato.
7. Nelle nuove costruzioni la larghezza del passo carrabile non deve essere inferiore a 3,00 m.
8. Nei nuovi insediamenti produttivi deve essere in ogni caso garantita, e idoneamente
dimostrata in sede progettuale, la capacità di passaggio dei mezzi pesanti preposti al servizio
della produzione.
9. Gli accessi carrabili esistenti possono essere conservati nello stato in cui si trovano; tuttavia in
caso di loro modifica, gli stessi devono essere adeguati alle previsioni del presente articolo.
10. Nei casi in cui la riconversione o l’eventuale modifica della tipologia produttiva o di vendita di
un immobile terziario o produttivo, ovvero il subentro di attività lavorative comportino un
maggiore impatto sul traffico di autovetture o mezzi pesanti, si determina la necessità di
adeguare le aperture dei passi carrabili esistenti alle previsioni del presente articolo;
11. Con riferimento ai precedenti comma 9 e 10, sono ammesse deroghe nei casi in cui venga
dimostrata l’impossibilità di eseguire le modifiche necessarie, ovvero laddove sia necessario il
rispetto dei canoni compositivi di facciata per immobili ricadenti nel centro storico oppure di
riconosciuto valore storico o monumentale.
12. Nelle nuove costruzioni, la distanza minima tra il cancello di accesso agli spazi pertinenziali e
la carreggiata, o tra quest’ultima e la rampa di collegamento a spazi interrati o situati a livello
inferiore a quello di accesso, è pari a 5,00 m al netto dello spazio del marciapiede pubblico.
13. I manufatti destinati al ricovero dei veicoli e le eventuali rampe di accesso devono essere
rispondenti alla vigente normativa di prevenzione incendi.
14. È ammesso l’accesso agli spazi destinati al ricovero degli autoveicoli tramite sistemi di
elevazione e movimentazione meccanizzata e automatizzata; gli spazi di attesa antistanti il
dispositivo di prelevamento meccanizzato delle autovetture devono essere dimensionati in
modo tale da non comportare ostacolo ai flussi di traffico veicolare sulla pubblica via.
15. I parcheggi pubblici e privati aventi capacità di parcamento maggiore di 50 posti auto devono
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essere dotati di adeguati spazi di attesa, disposti tra l’accesso dalla strada pubblica e l’inizio
della rampa, dimensionati in maniera tale da evitare ripercussioni sul traffico veicolare.
16. Qualora, neI caso di interventi su edifici esistenti, i cancelli o le porte di accesso veicolare
prospettino direttamente sulla pubblica strada senza disporre dello spazio utile alla manovra
di ingresso/uscita dei veicoli, gli stessi devono essere automatizzati con comando di apertura
a distanza e dotati di dispositivi atti a garantire la sicurezza degli utenti della strada, quali
specchi, telecamere, ecc.
1. AI fini della applicazione delle norme di cui al presente articolo, si definisce “strada privata” lo
spazio di collegamento che consente l’accesso a più fondi contermini, altrimenti interclusi.
2. Gli enti o i soggetti proprietari delle strade, di cui al precedente comma 1, devono provvedere:
a) alla pavimentazione e illuminazione delle stesse;
b) alla manutenzione ordinaria e pulizia della carreggiata, dei marciapiedi e delle
alberature presenti;
c) alla manutenzione straordinaria volta a garantire la piena efficienza delle aree di
sedime e del manto stradale;
d) all’apposizione e manutenzione della segnaletica prescritta;
e) alla realizzazione e manutenzione delle opere di raccolta e scarico delle acque
meteoriche, fino alla loro immissione nei collettori comunali.
3. Le strade private devono essere contraddistinte da apposito segnale.
4. Il Comune può richiedere ai proprietari di installare sbarre apribili o sistemi simili per la
chiusura al traffico di tali strade.
5. Qualunque guasto o rottura si verifichi sul pavimento o griglie o telai dei portici o marciapiedi
di proprietà privata soggetta a servitù di pubblico passaggio, deve essere prontamente
riparato a cura e spese del proprietario il quale, deve comunque segnalare il guasto all’Ac.
6. I portici, le scale, gli anditi dei caseggiati e di qualsiasi edificio privato e tutte le località private
di libero accesso al pubblico, nessuna eccettuata, devono essere, nelle ore di notte,
convenientemente illuminati; ove non siano illuminati devono essere chiusi al tramonto.
Quando nella proprietà vi siano più accessi, all’accendersi della lampade della illuminazione
pubblica, deve provvedersi a che rimanga aperto un solo accesso e che sia illuminato fino
all’alba.
1. Gli interventi di tutela e uso delle risorse naturali sono rivolti alla salvaguardia dell’ambiente
naturale e all’uso equilibrato delle risorse del suolo e del sottosuolo.
2. Concerne la realizzazione di opere di difesa idrogeologica, di salvaguardia del suolo e delle
risorse idriche, arboree, faunistiche, nonché il restauro del paesaggio, anche con il
consolidamento dei pendii e dei costoni instabili, mediante la riconfigurazione della giacitura
del suolo necessaria e sufficiente a garantirne la stabilità e la eliminazione di qualsiasi fonte di
pericolo per la pubblica e privata incolumità.
3. È consentito il ripristino di sentieri e percorsi pedonali di accesso ai luoghi panoramici.
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COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
1. Gli strumenti urbanistici comunali possono prevedere che per tutte le trasformazioni del
territorio che implicano il passaggio da suolo libero (non sigillato, ovvero agricolo nel suo stato
di fatto o nella sua potenzialità) a suolo urbanizzato, indipendentemente dalla loro
destinazione urbanistica, si debbano rispettare i criteri ispirati al principio della
compensazione ecologica preventiva.
2. I criteri ispirati al principio della compensazione ecologica preventiva sono i seguenti:
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riflessione (ci) in base all’area (Ai) di ogni superficie, in modo da poter controllare i
parametri di re-irraggiamento così come riportato alla lettera a) del presente comma 2:
𝑛𝑛
𝑐𝑐1 𝐴𝐴1 + 𝑐𝑐2 𝐴𝐴2 +. . . +𝑐𝑐𝑛𝑛 𝐴𝐴𝑛𝑛1
𝐶𝐶𝐶𝐶 = �
𝐴𝐴1 + 𝐴𝐴2 +. . . +𝐴𝐴𝑛𝑛
𝑖𝑖=1
4. Per quanto riguarda gli edifici, è opportuno disporre la vegetazione, o altri schermi, in modo
tale da massimizzare l’ombreggiamento estivo delle seguenti superfici, riportate in ordine di
priorità:
a) le superfici vetrate e/o trasparenti esposte a sud e sud-ovest;
b) le sezioni esterne di dissipazione del calore degli impianti di climatizzazione, i tetti
e le coperture;
c) le pareti esterne esposte a ovest, a est e a sud;
d) le superfici capaci di assorbire radiazione solare entro 6,00 m dall’edificio;
e) il terreno entro 1,50 m dall’edificio.
5. Per ottenere un efficace ombreggiamento degli edifici occorre che gli alberi utilizzati vengano
piantati a distanze tali che la chioma venga a situarsi a:
a) non più di 1,50 m di distanza dalla facciata da ombreggiare quando esposta a est o
ovest;
b) non più di 1,00 m di distanza dalla facciata da ombreggiare quando esposta a sud;
c) anche le parti più basse delle pareti perimetrali degli edifici esposte a est e ovest,
vengano ombreggiate per mezzo di cespugli.
6. Anche l’uso di rampicanti sulle facciate è raccomandato in quanto consente buone riduzioni
dell’assorbimento della radiazione solare in estate e una riduzione delle dispersioni per
convezione in inverno.
7. È consigliato, inoltre, compatibilmente con vincoli di natura artistica e architettonica, il ricorso
al verde anche per le coperture, realizzando “tetti verdi”, di cui all’Art. 330 del presente Ruec;
tale scelta, se correttamente applicata (isolamento delle coperture, verifica dei carichi
strutturali, forme di manutenzione del verde, ecc.), oltre al controllo dell’albedo della
copertura, può avere il duplice effetto di miglioramento dell’inerzia termica e di drenaggio
del deflusso delle acque meteoriche così evitando, in caso di precipitazioni di eccezionale
entità, ulteriore sovraccarico alla rete fognaria.
8. Ogni intervento di piantumazione deve prevedere l’uso di essenze che: dimostrino un buon
adattamento all’ambiente urbano; siano preferibilmente caratteristiche del luogo; abbiano
solo in estate una chioma folta, in modo da consentire apporti solari invernali, particolarmente
se disposte a sud del sito; la riduzione degli apporti solari estivi indesiderati è massima quando
alberi, cespugli e copertura verde del terreno sono combinati opportunamente nella
progettazione del paesaggio dell’area.
9. Per quanto riguarda l’ombreggiamento delle zone adibite a parcheggio, o di altre zone stradali
utilizzate per lo stazionamento dei veicoli, risultati significativi vengono ottenuti attenendosi
alle seguenti prescrizioni:
a) almeno il 10% dell’area lorda del parcheggio sia costituita di copertura verde;
b) il numero di alberi piantumati garantisca che la superficie coperta dalla loro chioma sia
almeno il 50% dell’area lorda;
c) il perimetro dell’area sia delimitato da una cintura di verde di altezza non inferiore a
1,00 m e di opacità superiore al 75%.
10. È necessario predisporre un adeguato piano di irrigazione e manutenzione di tutte le aree
verdi previste.
11. Deve essere previsto un sistema di raccolta e di riutilizzazione delle acque meteoriche e/o una
loro dispersione negli spazi a verde attraverso un idoneo progetto di smaltimento atto a
garantire la dispersione, per processi lenti, delle acque meteoriche.
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COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
1. Ai fini della rigenerazione ambientale e urbana delle aree degradate e vulnerabili, nei Pua
dovranno essere perseguite le seguenti azioni:
- l’incremento, nelle aree urbane, produttive, periurbane e rurali, della copertura degli
alberi nelle aree verdi al fine di tutelare il livello di qualità dei corpi idrici, di
salvaguardare la risorsa suolo, di contribuire alla gestione del rischio da alluvioni ed
all’adattamento del cambiamento climatico;
- la sistemazione a verde di aree scoperte private di edifici esistenti, di unità immobiliari,
di pertinenze o recinzioni, di aree commerciali di impianti produttivi, utilizzando
vegetazione arborea ed arbustiva che favorisca la conservazione dell’originale
equilibrio di ruscellamento ed infiltrazione nonché cenosi miste, sempreverdi e
caducifoglie, per ottimizzare la rimozione degli inquinanti;
- la creazione di zone cuscinetto con aree verdi con vegetazione di alberi ed arbusti
(buffer strips, barriere vegetali, cinture verdi etc.);
- l’incremento della diversità vegetale nelle aree verdi urbane, nonché nelle aree rurali
(siepi) con specie vegetali autoctone coerenti con le caratteristiche edafiche e
ecologiche del territorio anche per garantire l’aumento della biodiversità e la piena
funzionalità dei servizi ecosistemici;
- la creazione di reti: viali alberati e le alberate da considerare come “parchi lineari” utili
per la connessione ecologica del verde urbano e periurbano a sostegno della riduzione
degli spazi asfaltati.
(2) Articolo così aggiunto dall’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Meridionale
con nota prot. 3841 del 01/04/2019.
1. I rifiuti solidi urbani di produzione domestica e simili devono essere smaltiti in conformità alle
normative vigenti e con particolare riferimento all’apposito regolamento comunale, in assenza
del quale valgono le norme specificate ai successivi commi.
2. I rifiuti solidi putrescibili non possono essere conservati nell’interno degli spazi di abitazione,
di servizio o accessori, anche se posti in adatto contenitore, per un termine superiore alle 24
ore, salvo speciali deroghe da concedersi dal sindaco su parere dell’Asl.
3. Gli abitanti devono avere cura di raccogliere i rifiuti solidi urbani di produzione domestica in
appositi contenitori, come sacchetti, a ciò destinati, senza alcuna dispersione. I rifiuti devono
essere conferiti tempestivamente, ai luoghi di raccolta predisposti, anche in modo
differenziato e, comunque, secondo il piano di raccolta predisposto dal Comune.
1. Si ritiene integralmente richiamato quanto contenuto nell’Art. 334, comma 2, del presente
Ruec.
2. Sono vietate le canne di caduta per i rifiuti solidi urbani di produzione domestica.
a) avere superficie liscia di facile pulizia e con raccordi interni arrotondati ed essere
costruiti in materiale resistente;
b) avere dispositivi di apertura con comando a pedale;
c) essere posizionati alla massima distanza possibile dagli edifici e posti su platea
impermeabile;
d) essere predisposti per il caricamento automatico;
e) se mobili e ubicati in spazi accessibili al traffico, devono essere dotati di idoneo
impianto frenante e muniti di segnalazione catarifrangente;
f) devono essere sottoposti a periodici lavaggi e disinfezioni.
2. I cassoni raccoglitori devono ricevere esclusivamente rifiuti domestici chiusi negli appositi
sacchetti contenitori.
1. Qualora sia stato dato inizio, da parte dell’Ac o dell’Azienda preposta, a una raccolta
differenziata dei materiali riciclabili, come vetro, carta, plastica, ecc., questa avverrà secondo
le modalità previste dal Settore competente.
1. Il Comune promuove e favorisce le iniziative e gli interventi edilizi che, con riguardo alla loro
progettazione, costruzione e utilizzo, perseguono obiettivi di miglioramento ambientale della
città, dal punto di vista culturale, della vivibilità, della sua piena possibilità di utilizzo, della
qualità formale degli spazi costruiti, anche mediante il ricorso a consorsi.
1. La ridefinizione e il rinnovamento dell’aspetto urbano sono in gran parte affidati alle nuove
costruzioni, che devono perseguire il miglioramento delle condizioni insediative.
2. Il progetto delle nuove costruzioni deve contenere precise indicazioni relative ai colori e ai
materiali da adottarsi, nonché alle caratteristiche delle sistemazioni esterne, con riguardo alle
aree pavimentate, a quelle permeabili, alla dotazione di impianti tecnologici interrati,
all’arredo urbano e all’illuminazione.
3. Nella realizzazione delle facciate dei nuovi edifici, ovvero di quelle degli edifici oggetto di
ristrutturazione, devono essere utilizzati rivestimenti e materiali di finitura di alta qualità, atti
a conferire ai manufatti la migliore resistenza agli agenti atmosferici, a garantire sicurezza e
armonico inserimento nel circostante contesto urbano.
4. Quando la nuova costruzione risulti arretrata rispetto ai preesistenti allineamenti, la
sistemazione delle aree prospettanti sui suoli pubblici deve tendere a valorizzare la
fruibilità degli adiacenti spazi urbani, utilizzando materiali e finiture in armonia con quelli
preesistenti; eventuali spazi liberi determinatisi a seguito di arretramento devono essere
oggetto di attenta progettazione, che preveda la loro sistemazione a verde o pavimentata,
funzionalmente coordinata con l’adiacente pavimentazione pubblica.
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1. Tutti gli edifici e tutte le aree libere devono essere mantenuti, in ogni loro parte, in piena
conformità alle esigenze e disposizioni in materia di sicurezza, di igiene e di decoro pubblico,
nel territorio sia urbano che extraurbano, a cura del titolare responsabile dell’immobile.
2. Il DdS può far eseguire in ogni momento, dal personale tecnico e sanitario, ispezioni per
accertare le condizioni degli edifici e delle aree, ferme restando le prerogative del sindaco,
quale autorità sanitaria locale.
3. Quando le condizioni di sicurezza, di igiene e di decoro pubblico vengano a mancare, il titolare
deve provvedere agli interventi necessari, nei termini eventualmente fissati da apposita
ordinanza del sindaco.
4. Anche in assenza di ordinanza del sindaco, quand si determini una situazione di pericolo
incombente, il titolare deve provvedere a rimuoverne le condizioni mediante un intervento
urgente effettuato sotto la sua personale responsabilità; tale intervento non necessita di
provvedimento abilitativo, ma deve essere immediatamente comunicato al DdS e
regolarizzato nei successivi 30 giorni.
5. Ove il titolare non provveda, si da corso all’applicazione delle sanzioni di legge e, inoltre, il
Comune ha facoltà di procedere in danno del titolare stesso per far eseguire quelle opere di
sgombero, di riparazione, di ripulitura e di ritinteggiatura che risultassero necessarie.
1. Ai fini del rilascio del provvedimento edilizio, il progetto, qualora contempli aree esterne
all’edificio, deve prevedere la loro sistemazione, nonché la loro illuminazione, che deve essere
coerente con gli elementi già adottati dal Comune per la sistemazione dei limitrofi spazi
pubblici, e deve rispettare le vigenti normative tecniche, anche con riguardo all’inquinamento
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luminoso.
2. Nella predisposizione del progetto di sistemazione delle aree inedificate del lotto devono
privilegiarsi soluzioni tendenti alla maggiore realizzazione di superfici a verde.
3. Nella progettazione delle superfici a verde devono utilizzarsi soluzioni che si armonizzino con
quelle adottate o previste dal Comune per la sistemazione a verde degli spazi pubblici limitrofi
(analoghe alberature e tipi di piantumazione) nel rispetto del regolamento comunale del verde
e degli strumenti urbanistici vigenti.
4. La superficie permeabile, drenante e scoperta, di pertinenza di edifici di nuova costruzione,
deve rispettare quanto previsto nelle Nta degli strumenti urbanistici vigenti.
5. In tutte le aree permeabili è fatto assoluto divieto di depositare, anche temporaneamente,
sostanze inquinanti e/o nocive.
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12. I colori da adottare devono essere in armonia con i caratteri dell’intero edificio e con quelli
presenti negli edifici vicini, con particolare riferimento all’importanza artistica di questi ultimi.
13. L’installazione di insegne, mezzi pubblicitari, nelle aree adiacenti alla viabilità non deve essere
in contrasto con le norme del Ncs e del regolamento comunale per l’imposta sulla pubblicità
e sulle pubbliche affissioni e, in particolare, dell’eventuale piano generale degli impianti
pubblicitari.
14. Gli interventi di cui al precedente comma 13 sono autorizzati dal competente Settore tributi,
ufficio affissioni, previo parere della Clp, nei casi in cui il sito interessato dall’installazione
ricada in zona sottoposta a vincolo paesaggistico ambientale, ovvero laddove particolari
esigenze di tutela dell’ambiente circostante lo richiedano.
1. È facoltà dell’Ac porre lapidi o targhe commemorative sui prospetti degli edifici fronteggianti
spazi pubblici o di uso pubblico, fatto salvo il parere favorevole della proprietà dell’edificio.
2. Qualora, venga demolito un immobile sul quale erano affisse lapidi commemorative o stemmi
di interesse pubblico, il proprietario deve riconsegnarli all’Ac, salvo il caso che sia prevista la
loro ricollocazione sull’edificio ricostruito in sito e fatti salvi eventuali diritti di proprietà.
1. Tutte le opere edilizie riguardanti edifici pubblici e privati aperti al pubblico che sono
suscettibili di limitare l'accessibilità e la visitabilità di cui alla sezione prima del presente capo,
sono eseguite in conformità alle disposizioni di cui alla legge 30 marzo 1971, n. 118, e
successive modificazioni, alla sezione prima del presente capo, al regolamento approvato con
Dpr 24 luglio 1996, n. 503, recante norme per l’eliminazione delle barriere architettoniche, e
al decreto del Ministro dei lavori pubblici 14 giugno 1989, n. 236.
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REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE
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2. Per gli edifici pubblici e privati aperti al pubblico soggetti ai vincoli di cui al decreto legislativo
29 ottobre 1999, n. 490 (ora d.lgs. n. 42 del 2004 - n.d.r.), nonché ai vincoli previsti da leggi
speciali aventi le medesime finalità, nel caso di mancato rilascio del nulla osta da parte delle
autorità competenti alla tutela del vincolo, la conformità alle norme vigenti in materia di
accessibilità e di superamento delle barriere architettoniche può essere realizzata con opere
provvisionali, come definite dall'articolo 7 del Dpr 7 gennaio 1956, n. 164 (disposizione
abrogata, ora il riferimento è agli articoli 122 e seguenti del d.lgs. n. 81 del 2008 - n.d.r.), sulle
quali sia stata acquisita l’approvazione delle predette autorità.
3. Alle comunicazioni allo sportello unico dei progetti di esecuzione dei lavori riguardanti edifici
pubblici e aperti al pubblico, di cui al comma 1, rese ai sensi dell'articolo 22 del Dpr 380/2001,
sono allegate una documentazione grafica e una dichiarazione di conformità alla normativa
vigente in materia di accessibilità e di superamento delle barriere architettoniche, anche ai
sensi del comma 2 del presente articolo.
4. Il rilascio del PdiC per le opere di cui al comma 1 del presente articolo è subordinato alla
verifica della conformità del progetto compiuta dall'ufficio tecnico o dal tecnico incaricato dal
comune. Il comune, nell'ambito dei controlli della segnalazione certificata di cui agli Art. 192,
Art. 193 e Art. 194 del presente Ruec, per le opere di cui al comma 1 del presente articolo,
deve accertare che le opere siano state realizzate nel rispetto delle disposizioni vigenti in
materia di eliminazione delle barriere architettoniche.
5. La richiesta di modifica di destinazione d'uso di edifici in luoghi pubblici o aperti al pubblico è
accompagnata dalla dichiarazione di cui al comma 3. I controlli della segnalazione certificata
di cui agli Art. 192, Art. 193 e Art. 194 del presente Ruec, prevedono la verifica della
dichiarazione allo stato dell'immobile.
6. Tutte le opere realizzate negli edifici pubblici e privati aperti al pubblico in difformità dalle
disposizioni vigenti in materia di accessibilità e di eliminazione delle barriere architettoniche,
nelle quali le difformità siano tali da rendere impossibile l'utilizzazione dell'opera da parte
delle persone handicappate, sono dichiarate inagibili.
7. Il progettista, il direttore dei lavori, il responsabile tecnico degli accertamenti per l'agibilità ed
il collaudatore, ciascuno per la propria competenza, sono direttamente responsabili,
relativamente ad opere eseguite dopo l’entrata in vigore della legge 5 febbraio 1992, n. 104,
delle difformità che siano tali da rendere impossibile l’utilizzazione dell’opera da parte delle
persone handicappate. Essi sono puniti con l'ammenda da 5.164 a 25.822 euro e con la
sospensione dai rispettivi albi professionali per un periodo compreso da uno a sei mesi.
8. I piani di cui all'articolo 32, comma 21, della legge n. 41 del 1986, sono modificati con
integrazioni relative all'accessibilità degli spazi urbani, con particolare riferimento
all'individuazione e alla realizzazione di percorsi accessibili, all'installazione di semafori acustici
per non vedenti, alla rimozione della segnaletica installata in modo da ostacolare la
circolazione delle persone handicappate.
1. Per salvaguardare il decoro urbano, gli spazi inedificati e le aree dismesse non possono essere
lasciate in stato di abbandono; all’uopo, i proprietari devono farsi carico della loro
manutenzione periodica.
2. Qualora gli spazi inedificati abbandonati, ovvero edifici, strutture, o loro parti dismesse
determinino, o possano determinare, gravi situazioni di degrado igienico-sanitario, i
proprietari devono provvedere, a propria cura e spese, alla loro adeguata recinzione, nonché
a periodici interventi di pulizia, di eventuale cura del verde e disinfestazione; tanto sia nel caso
di una loro sistemazione, sia in caso di demolizione.
3. La recinzione delle aree di cui ai precedenti commi deve consentirne la visibilità.
4. Per gli immobili dismessi di cui ai precedenti commi devono essere adottati tutti gli
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COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
1. Negli insediamenti produttivi, entro la superficie fondiaria di pertinenza, sulle aree scoperte
devono essere individuate e sistemate:
a) le superfici destinate alla formazione dei parcheggi pertinenziali in superficie e/o
interrati; nel caso di autorimesse realizzate interamente al di sotto del terreno naturale
o sistemato, la relativa superficie non concorre al computo dell’area coperta se
interamente ricoperta da uno strato di almeno 30 cm di terreno coltivabile a prato e
inserita organicamente nella sistemazione dell’area libera;
b) le superfici destinate alla formazione di carreggiate e piazzali adeguati alla
movimentazione di veicoli anche industriali e di merci, possibilmente coincidenti con
le corsie di manovra dei parcheggi;
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REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE
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c) le superfici destinate alla formazione di spazi verdi con alberi di alto fusto, in
relazione all’indice di piantumazione prescritto, devono essere delimitate da muretti
di contenimento non in calcestruzzo, situate a quota +0,40 m rispetto alle superfici
contigue carreggiabili, avere forma regolare, fruire di adeguato soleggiamento ed
essere, di norma, ricavate in piena terra.
2. La sistemazione delle aree verdi deve essere precisata mediante progetto specifico allegato
alla richiesta di PdiC, nel quale siano chiaramente indicati: il rispetto dell’indice di
piantumazione stabilito per la Zto in cui ricade il lotto, la posizione e le essenze degli alberi, il
trattamento delle superfici (a prato, con bassa vegetazione, parzialmente pavimentate,
attrezzate, ecc.), e quanto altro previsto o prescritto in merito dal presente Ruec.
3. Nel caso di interventi finalizzati alla eliminazione senza riedificazione di costruzioni fatiscenti
e incongrue, devono obbligatoriamente essere previste tutte le superfici e le sistemazioni
esterne sopra indicate.
4. Nel caso di interventi di manutenzione straordinaria, ogni eventuale modifica delle aree
scoperte può aver luogo esclusivamente per adeguare le medesime in conformità alle
sistemazioni previste dal presente articolo.
5. La esecuzione delle sistemazioni, nel rispetto delle prescrizioni e in conformità al progetto,
costituisce una delle condizioni inderogabili per il PdiC e per il certificato di agibilità o di
utilizzazione.
1. Ai fini dell’impiego di fonti energetiche rinnovabili, negli edifici nuovi e dove la tipologia edilizia
e le condizioni esistenti lo consentono, è opportuno predisporre un sistema di produzione
elettrico di tipo fotovoltaico, allacciato alla rete elettrica di distribuzione e in grado di coprire
almeno il 10% del fabbisogno annuo dell’immobile.
2. I pannelli fotovoltaici possono essere collocati in copertura o in facciata, fatte salve le
disposizioni diverse per gli edifici sottoposti a vincoli; la collocazione deve essere tale da
garantire la massima efficienza dell’impianto (esposizioni a sud, sud-est, sud-ovest) e la
migliore integrazione all’edificio, preferendo quella strutturale, con i pannelli non giustapposti
ma parte integrante della struttura e dell’architettura stessa dell’immobile.
3. Ai fini della installazione dei pannelli fotovoltaici, è necessario predisporre dei cavedi per il
passaggio dei cavi ed inglobare l’impianto di accumulo e distribuzione all’interno dell’edificio.
4. Il progetto dettagliato per la installazione dei pannelli fotovoltaici, deve essere presentato in
sede di richiesta di PdiC o di Dia Scia.
5. Si richiama, ad integrazione del presente articolo, la Dgr n. 659/2007 e smi – Obiettivo D4:
impiego di fonti energetiche rinnovabili.
1. Nei nuovi edifici e nei casi di ristrutturazione che riguardino gli impianti idrici, è obbligatorio
predisporre tutte quelle tecniche che consentano la razionalizzazione delle risorse idriche
potabili e il riutilizzo delle acque meteoriche e grigie di provenienza domestica.
2. Ai fini del precedente comma 1, per le cassette di scarico dei bagni è obbligatorio predisporre
la regolazione del flusso d’acqua che consenta la fuoriuscita separata e indipendente di due
quantitativi differenti: uno di 5-7 litri ed uno di 7-12 litri.
3. In fase di progettazione, bisogna prevedere una rete dedicata per il riutilizzo delle acque grigie
e piovane.
4. È opportuno, per gli impianti, l’utilizzo di tubazioni in polietilene con barriera all’ossigeno e
scarichi silenziati.
4bis Per le aree destinate agli insediamenti produttivi è necessario prevedere l’impiego di reti
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COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
1. Nelle nuove edificazioni e nei casi di sostituzione della caldaia, è obbligatoria l’installazione di
sistemi di produzione del calore ad alto rendimento, ad esempio, del tipo a condensazione; i
generatori devono riportare il marchio di rendimento energetico pari a quattro stelle, come
definito nell’allegato II del Dpr 660/1996 e smi.
2. È obbligatorio installare sistemi di regolazione locali che garantiscano il mantenimento della
temperatura dei singoli ambienti riscaldati o nelle singole zone aventi caratteristiche di uso e
di esposizione uniformi.
3. Per gli edifici nuovi costituiti da 4 o più Uia, o per volumi maggiori di 1.000 mc, è obbligatorio
l’impiego di impianti di riscaldamento centralizzati ad alto rendimento, che prevedono un
sistema di gestione e contabilizzazione puntuale dei consumi; il locale termico deve essere
predisposto per l’installazione di una sottostazione di scambio della rete di teleriscaldamento.
4. Nelle nuove edificazioni, nelle manutenzioni straordinarie di edifici o singole Ui e, laddove
possibile, ogni qualvolta si interviene sull’impianto di riscaldamento, è opportuno predisporre
l’installazione di sistemi di distribuzione a bassa temperatura, segnatamente pannelli e/o tubi
radianti posti a pavimento, a battiscopa o a parete, alimentati a temperatura di progetto
inferiore o pari a 40°C.
5. Gli impianti termici degli edifici devono essere progettati, installati e utilizzati in piena
conformità con le disposizioni contenute nel Regolamento emanato con Dpr 412/1993 e smi,
e in relazione alla classificazione degli edifici per categorie d’uso di cui all'art.3 dello stesso
Regolamento.
6. Per gli edifici pubblici o di uso pubblico è obbligatorio il ricorso a fonti rinnovabili di energia, ai
sensi dell’art. 5, comma 15, del Regolamento di cui al precedente comma 5.
7. Agli edifici industriali ed artigianali si applicano, in quanto compatibili con le norme sopra
richiamate, le direttive per il contenimento del consumo di energia relativo alla
termoregolazione e climatizzazione, contenute nel Dm 23.11.1982 e smi; la caratteristica di
isolamento termico richiesta per tali edifici deve essere quella prescritta all’art. 7 del citato
Dm.
8. Il certificato di agibilità non può essere rilasciato se il progetto non è corredato dalla
documentazione tecnica indicata all’art. 5 del Dm 23.11.1982 e smi.
9. Si richiama, ad integrazione del presente articolo, la Dgr n. 659/2007 e smi – Obiettivo D2:
miglioramento efficienza energetica impianti termici.
1. Negli edifici di nuova costruzione, per favorire il ricorso a fonti energetiche rinnovabili, è
obbligatorio soddisfare almeno il 50% del fabbisogno di acqua calda sanitaria attraverso
l’impiego di impianti solari termici.
2. Salvo diverse disposizioni vincolanti, gli edifici, i collettori solari, così come indicati al
precedente comma 5, devono essere collocati in copertura o in facciata ed esposti a sud, sud-
est, sud-ovest (ovvero a sud ± 45°); deve essere predisposto un locale tecnico di dimensioni e
caratteristiche adeguate a ospitare i serbatoi di accumulo, nella misura di 50 litri di capacità
per mq di superficie di impianto solare; nel caso si utilizzino collettori solari con serbatoio
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REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE
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incorporato, la collocazione deve garantire che lo stesso non sia visibile dal piano stradale.
3. Si richiama, ad integrazione del presente articolo, la Dgr n. 659/2007 e smi – Obiettivo D4:
impiego di fonti energetiche rinnovabili.
1. Le acque pluviali ricadenti nei singoli lotti che non possono essere assorbite dalla superficie
permeabile prescritta dalle presenti norme, verranno raccolte e immesse nella rete di
smaltimento delle acque chiare, ovvero fatte defluire in conformità alle apposite prescrizioni
formulate dal Comune.
2. È vietato in ogni caso smaltire dette acque nelle proprietà confinanti.
1. Le acque di scarico provenienti dagli immobili devono essere convogliate nella rete fognaria
comunale; l’allacciamento deve essere eseguito secondo le vigenti norme inerenti il
trattamento delle acque reflue e la protezione dall’inquinamento.
2. Le acque piovane di prima pioggia devono essere convogliate nella rete fognaria comunale,
mentre le altre acque meteoriche devono essere smaltite nel rispetto della vigente normativa.
3. Per gli edifici ricadenti in aree sprovviste di rete fognaria devono osservarsi le specifiche
disposizioni di legge.
4. Negli edifici industriali e artigianali comportanti l’utilizzo o il deposito di materiale insalubre o
nocivo, lo smaltimento delle acque di pioggia deve avvenire attraverso un sistema di raccolta
e depurazione, preventivo alla immissione in fogna, da realizzarsi nel rispetto delle vigenti
normative, ovvero privilegiando l’impiego di reti fognarie separate, predisponendo
comunque un sistema di trattamento delle acque di prima pioggia della piattaforma
stradale e delle aree pavimentate destinate al transito e/o alla sosta di automezzi, nel
rispetto dei parametri imposti dal DLgs 152/2006 (1).
5. Le aree già destinate o da destinare a parcheggio, sosta, stazionamento, transito e riparazione
di veicoli a motore, devono essere dotate, ove non già esistenti, di idonei sistemi disoleanti.
6. Nelle aree di salvaguardia di pozzi o sorgenti di acqua, lo spandimento delle acque di pioggia
deve avvenire in conformità a quanto previsto dalla vigente legislazione sulla qualità delle
acque.
7. I condotti e le reti di scarico devono essere dotati di pozzetti di ispezione nonché di idonei
dispositivi a tenuta, ubicati prima del recapito finale, che consentano il campionamento; i
pozzetti d’ispezione e i campionamenti saranno realizzati secondo le indicazioni fornite dal
competente ufficio comunale.
8. Nelle zone dotate di rete fognaria pubblica, nei casi in cui il condotto comunale sia unico, è
consentita l’unificazione delle diverse reti a monte del recapito finale e al limite della
proprietà, fermo restando l’obbligo di consentire l’ispezione e il prelievo di campioni dalle
singole reti e dai singoli insediamenti produttivi.
9. I tubi dell’acqua potabile, delle acque di scarico, del gas e simili devono essere posati alla
distanza minima di 1,00 m dai confini.
10. Per gli impianti di depurazione e trattamento degli scarichi, deve essere realizzato un pozzetto
di prelievo per le analisi, posto all’uscita di questi e immediatamente a monte del recapito
finale o della miscelazione con altre acque di scarico; il pozzetto deve essere a perfetta tenuta
e consentire l’accumulo, anche estemporaneo, di acque di scarico per una profondità di
almeno 50 cm.
11. Tutte le condutture delle reti di scarico, i pozzetti, le vasche di trattamento nonché i relativi
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REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE
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pezzi di assemblaggio e giunzione devono garantire la perfetta tenuta; gli stessi devono essere
realizzati con materiali impermeabili e resistenti.
12. Per impedire eventuali dispersioni nel sottosuolo e per le normali operazioni manutentive,
tutte le vasche interrate riservate al trattamento delle acque di scarico o allo stoccaggio di
acque reflue provenienti da attività lavorative, devono essere dotate di intercapedine
ispezionabile.
(1) Comma così modificato dall’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino
Meridionale con nota prot. 3841 del 01/04/2019.
1. Tutti gli edifici devono essere dotati di apposite canalizzazioni interne relative
all’approvvigionamento e allo smaltimento idrico, alla distribuzione dell’energia elettrica, del
gas, dell’energia termica e alle telecomunicazioni; dette canalizzazioni devono essere
allacciate alle relative reti infrastrutturali secondo le vigenti norme di legge e quelle tecniche
previste dagli enti erogatori dei servizi.
2. In ordine alle telecomunicazioni, deve essere sempre garantita la possibilità di ulteriori
allacciamenti dei servizi a rete connessi allo sviluppo del sistema.
3. Le prescrizioni di cui ai precedenti comma 1 e 2 del presente articolo, nonché le
dotazioni necessarie per consentire il cablaggio della città, sono obbligatori negli
interventi di nuova edificazione e di ristrutturazione edilizia; gli stessi devono essere previsti
anche per gli interventi di manutenzione straordinaria e risanamento conservativo, che
prevedano l’adeguamento dei servizi tecnologici di un intero edificio, fatto salvo il rispetto dei
vincoli imposti nei casi di edifici di valore storico-monumentale.
4. Ai fini della valorizzazione degli spazi pubblici, nel caso risulti necessario installare
apparecchiature di illuminazione pubblica su facciate di edifici, a richiesta del Comune o degli
enti preposti, i proprietari sono tenuti ad acconsentire all’alloggiamento delle predette
apparecchiature sugli edifici di loro proprietà.
5. Il PdiC o altro titolo abilitativo può essere rilasciato purché il relativo progetto edilizio
contempli la installazione di un contatore individuale per ogni unità abitativa, nonché il
collegamento a reti duali, ove già disponibili, ai sensi delle vigenti disposizioni in materia di
diffusione dell’utilizzo di acque meno pregiate e di risparmio delle risorse idriche.
1. Nei locali delle Uia ove siano installati apparecchi a fiamma libera per riscaldamento
autonomo, riscaldamento dell'acqua, cottura dei cibi, ecc., deve affluire la quantità d’aria
qnecessaria per una regolare combustione.
2. Nei locali di cui al precedente comma 1, l'afflusso di aria deve essere realizzato con sistemi di
ventilazione naturale permanente rispondenti alle norme di buona tecnica ed alle normative
vigenti.
3. Per gli impianti a gas per uso domestico si applica quanto previsto nella normativa vigente.
4. In ogni locale ove non vi sia aerazione naturale continua è proibita l'installazione di apparecchi
di combustione a fiamma libera.
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REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE
COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
2. Le canne devono essere di materiale impermeabile, resistente alla temperatura dei prodotti
della combustione e alle loro condensazioni, di sufficiente resistenza meccanica.
3. Le canne devono avere un andamento verticale e, ove non risultasse possibile, un cambio di
direzione che non superi i 30° dalla verticale.
4. I comignoli, fatte salve le disposizioni di cui alle normative vigenti e norme tecniche specifiche,
devono risultare più alti di almeno 1,00 m sul tetto, dei parapetti e di qualunque altro ostacolo
o struttura distante meno di 10,00 m.
Art. 402 - Smaltimento dei rifiuti liquidi e gassosi e trattamento dei fattori inquinanti
1. Le acque di scarico, sia fecali sia industriali, sono soggette alle norme vigenti, in particolare
sugli scarichi dei nuovi insediamenti produttivi, nonché dei regolamenti locali adottati in
attuazione delle correlate disposizioni legislative.
2. Le acque di scarico devono essere convogliate all’impianto di depurazione industriale, fermo
restando l’obbligo di pre-trattamento prima dell’immissione nella fogna principale per gli
impianti produttivi che presentano rilevanti caratteristiche inquinanti, ove ammissibili ai sensi
di tutte le disposizioni richiamate nel presente Ruec.
3. Per gli impianti produttivi, il rilascio di certificato agibilità è subordinato alla presentazione del
relativo progetto dell’impianto di trattamento, con l’obbligo, da parte del richiedente, di
realizzarlo e renderlo funzionante prima dell’avvio dell’attività produttiva, nonché di
assicurarne il regolare e continuativo funzionamento.
4. Il Comune ha facoltà di eseguire periodici accertamenti sul trattamento delle acque di scarico
per verificarne la conformità ai limiti di accettabilità prescritti dalle norme vigenti, e di
ordinare, riscontrando caratteristiche pregiudizievoli all’integrità della condotta fognante,
interventi a totale carico delle aziende interessate, per porre in atto le necessarie cautele a
difesa della salute pubblica.
5. Le lavorazioni svolte negli impianti produttivi devono essere condotte limitando nella misura
consentita l’immissione nell’ambiente di gas e fattori inquinanti, in rigorosa conformità a tutte
le norme vigenti per la prevenzione dell’inquinamento atmosferico e ambientale, con
riferimento ai provvedimenti contro l’inquinamento atmosferico di cui alla legge 615/1966 e
smi e successive disposizioni in materia.
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REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE
COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
2. Le opere e i cantieri sono soggetti a controllo da parte dei preposti organi comunali e, per
quanto di competenza, del Servizio competente per la prevenzione e la sicurezza degli
ambienti di lavoro dell’Asl, ai sensi del DLgs 81/2008 e smi.
3. Il provvedimento abilitativo all’esecuzione delle opere deve sempre essere ritirato prima che
si dia effettivo inizio ai lavori; in caso contrario il DdS richiederà al Corpo di polizia municipale
l’applicazione dei provvedimenti conseguenti.
4. Copia del provvedimento abilitativo all’esecuzione delle opere, come pure degli elaborati di
progetto, approvati e timbrati dall’Ac e, quando dovuto, dalla Soprintendenza ai beni
ambientali e architettonici o archeologici e dal Servizio provinciale difesa del suolo, devono
essere tenuti in cantiere ad uso degli incaricati delle verifiche.
5. Il Comune, per mezzo degli organi competenti, può effettuare, in qualsiasi momento,
visite di controllo per verificare la rispondenza dell’opera edilizia al progetto approvato, al
PdiC, all’asseverazione e alle norme vigenti in materia.
6. Nei casi di edifici sottoposti a vincolo di tutela, le visite di controllo hanno altresì lo scopo di
concordare con il direttore dei lavori eventuali precisazioni sulle caratteristiche delle finiture
esterne, con le relative campionature, per la migliore esecuzione del progetto.
7. Nel caso in cui le visite di controllo accertano l’esecuzione di opere difformi dal progetto
approvato, a meno di varianti ammissibili in corso d’opera prima della scadenza di fine lavori,
si procede ai termini di legge contro le opere abusive.
1. Colui che abita, usa o consente ad altri di utilizzare, a titolo gratuito o oneroso, una Ui,
costruita dopo il 1934, che sia stata dichiarata inagibile, o sia priva di seganalazione
certificata di agibilità o della scheda tecnica descrittiva asseverata o di equivalente
dichiarazione di abitabilità o agibilità o di altra licenza d’uso, è perseguibile ai sensi di legge.
2. Per le Ui di cui al precedente comma 1, il titolare è tenuto a presentare al DdS regolare
richiesta di autorizzazione all’uso, accompagnata dalla documentazione che ne dimostri la
conformità edilizia o comunque l’abitabilità o la usabilità.
3. Qualora all’atto dell’infrazione l’Ui non possieda i requisiti per ottenere la regolare
autorizzazione all’uso, il DdS indicherà le ragioni che ne impediscono l’abitabilità o usabilità,
nonché i provvedimenti tecnici da adottare, e porrà un termine per la sua regolarizzazione,
trascorso infruttuosamente il quale provvederà ai sensi di legge.
1. Per tutto quanto non diversamente previsto dal Ruec in materia di procedimento
amministrativo, sua organizzazione e relative responsabilità, partecipazione e diritto di
accesso, si applicano le norme di cui alla legge 241/1990 e smi, fatti salvi lo Statuto comunale
e gli altri regolamenti comunali in materia.
2. Alle violazioni delle norme del Ruec, si applicano, a seconda dei casi, sulla base delle normative
vigenti, le sanzioni amministrative, le sanzioni civili e fiscali, nonché le sanzioni penali, previste
dal Dpr 380/2001 e smi.
3. Con deliberazione dell’organo competente, il Comune stabilisce l’entità delle sanzioni
amministrative pecuniarie da applicarsi con riferimento ai diversi tipi di violazione del Ruec,
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REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE
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quali abusi edilizi, violazioni amministrative, mancato rispetto della normativa di settore, ecc.
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REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE
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1. Dalla data di entrata in vigore, il Ruec assume piena validità ed efficacia nei confronti di ogni
aspetto relativo alle opere edilizie e al processo di intervento che ne costituiscono l’oggetto.
2. Il Ruec non si applica agli interventi per i quali sia stata regolarmente presentata richiesta di
titolo abilitativo in data antecedente quella di entrata in vigore.
3. È fatta salva l’attuazione dei PdiC rilasciati alla data di adozione in Cc del Ruec, ai sensi dell’art.
29 della Lr n. 16/2004 e smi, purché nel rispetto dei tempi di inizio e fine lavori di cui all’art.
15 del Dpr 380/2001.
4. Per tutto quanto riguarda le procedure amministrative, il Ruec è integrato dalle disposizioni,
in quanto compatibili, contenute nello Statuto comunale e nei relativi regolamenti di
attuazione, ai sensi del DLgs 267/2000 e smi.
1. Dalla data di entrata in vigore del Ruec, sono abrogate tutte le disposizioni regolamentari
emanate dal Comune che contrastino o risultino incompatibili con le norme contenute nel
Ruec stesso.
2. In particolare, il Ruec sostituisce integralmente il regolamento edilizio, nonché tutte le norme
igieniche relative al progetto edilizio, per gli aspetti meramente edilizi, contenute nel vigente
regolamento comunale di igiene.
3. Qualora indicazioni e/o definizioni del presente Ruec risultassero in contrasto con le Nta del
Puc vigente all’atto dell’entrata in vigore del Ruec, dette Nta prevalgono su quelle del presente
Ruec ai fini dell’attuazione del Puc.
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ALLEGATI
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Aa Autorizzazione amministrativa
Ac Amministrazione comunale
AdiP Accordo di programma
Ai Area di insediamento
AT Area di trasformazione
CadA Commissario ad acta
cc Codice civile
Cc Consiglio comunale
Ccu Commissione consiliare urbanistica
CdS Conferenza di servizi
Cdu Certificato d'uso
Ced Commissione edilizia
Ci Capacità insediativa
Clp Commissione locale per il paesaggio
Cu Carico urbanistico
D Distanza
Dc Distanza dai confini
DdS Dirigente del Servizio/Settore
Df Distanza dagli edifici
Dgr Decreto giunta Regione Campania
Dia Denuncia inizia attività
Dim Decreto interministeriale
Gc Giunta comunale
H Altezza dell'edificio
hi Altezza di interpiano
hu Altezza utile
Ialb Indice di piantumazione arborea
Iarb Indice di piantumazione arbustiva
Ied Intervento edilizio diretto
Iff Indice di fabbricabilità fondiaria
Ift Indice di fabbricabilità territoriale
Iup Intervento urbanistico preventivo
Lm Lotto minimo
Lr Legge regionale
Ncs Nuovo codice della strada
Nta Norme tecniche di attuazione
PdiC Permesso di costruire
PdiCc Permesso di costruire convenzionato
PdiR Piano di recupero
Pe Potenzialità edificatoria
Peep Piano per l'edilizia economica e popolare
Pii Programmi integrati di intervento
Pip Piano insediamenti produttivi
Plc Piano di lottizzazione convenzionata
Pp Parere preventivo
Ppe Piano particolareggiato di esecuzione
Prae Piano regionale attività estrattive
Pru Programma di recupero urbano
Psa Piano di sviluppo aziendale
Pua Piano urbanistico attuativo
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DISCIPLINA DEI TITOLI ABILITATIVI, DELL’ESECUZIONE DEI LAVORI E DEL CERTIFICATO DI CONFORMITÀ
A.
EDILIZIA E DI AGIBILITÀ
DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 6 giugno 2001, n. 380 (Testo unico delle disposizioni
legislative e regolamentari in materia edilizia)
DECRETO LEGISLATIVO 29 dicembre 2003, n. 387 (Attuazione della direttiva 2001/77/CE relativa
alla promozione dell'energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato
interno dell'elettricità)
DECRETO DEL MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO 10 settembre 2010 (Linee guida per
l’autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili)
DECRETO LEGISLATIVO 9 aprile 2008, n. 81 (Attuazione dell'articolo 1 della legge 3 agosto 2007,
n. 123, in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro), in particolare articoli
90, comma 9, lettere a), b) e c) e 99
DECRETO LEGISLATIVO 6 settembre 1989, n. 322 (Norme sul Sistema statistico nazionale e sulla
riorganizzazione dell'Istituto nazionale di statistica, ai sensi dell'art. 24 della legge 23 agosto 1988,
n. 400) in particolare l’articolo 7 (circa l’obbligo di fornire dati statistici sui permessi di costruire,
DIA, SCIA, e dell’attività edilizia delle pubbliche amministrazioni (art. 7 DPR n. 380/2001), il cui
rilevamento è stato stabilito, da ultimo, dal Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 31
marzo 2011 – “Approvazione del Programma Statistico Nazionale 2011-2013 Edilizia Pubblica)
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B.1 I limiti inderogabili di densità, altezza, distanza fra i fabbricati e dai confini
DECRETO LEGISLATIVO 30 aprile 1992, n. 285 (Nuovo codice della strada) in particolare articoli 16,
17 e 18
DECRETO INTERMINISTERIALE 1 aprile 1968, n. 1404 (Distanze minime a protezione del nastro
stradale da osservarsi nella edificazione fuori del perimetro dei centri abitati, di cui all'art. 19 della
legge n. 765 del 1967)
DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 11 luglio 1980, n. 753 (Nuove norme in materia di
polizia, sicurezza e regolarità dell'esercizio delle ferrovie e di altri servizi di trasporto) in particolare
Titolo III, articoli da 49 a 60
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REGIO DECRETO 30 marzo 1942, n. 327 (codice della navigazione), in particolare articoli 714 e 715
REGIO DECRETO 27.07.1934 n. 1265 (testo unico leggi sanitarie), in particolare art. 338, come
modificato dall’articolo 28 della legge 1 agosto 2002, n. 166
REGIO DECRETO 25 luglio 1904, n. 523 (Testo unico delle disposizioni di legge intorno alle opere
idrauliche delle diverse categorie) In particolare articolo 96, comma primo, lettera f)
B.2.6 Fascia di rispetto acquedotti (aree di salvaguardia delle acque superficiali e sotterranee
destinate al consumo umano)
DECRETO LEGISLATIVO 3 aprile 2006 n. 152 (Norme in materia ambientale), in particolare articoli 94,
134 e 163
LEGGE 22 febbraio 2001, n. 36 (Legge quadro sulla protezione dalle esposizioni a campi elettrici,
magnetici ed elettromagnetici)
DECRETO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI dell’8 luglio 2003 (Fissazione dei limiti di
esposizione, dei valori di attenzione e degli obiettivi di qualità per la protezione della popolazione
dalle esposizioni ai campi elettrici e magnetici alla frequenza di rete (50 Hz) generati dagli
elettrodotti)
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REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE
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DECRETO LEGISLATIVO 19 novembre 2007 n. 257 (Attuazione della direttiva 2004/40/CE sulle
prescrizioni minime di sicurezza e di salute relative all'esposizione dei lavoratori ai rischi derivanti
dagli agenti fisici - campi elettromagnetici)
DECRETO DEL MINISTERO DELL’INTERNO 24 novembre 1984 (Norme di sicurezza antincendio per il
trasporto, la distribuzione, l'accumulo e l'utilizzazione del gas naturale con densità non superiore a
0,8)
(A decorrere dalla data di entrata in vigore (cioè 4.11.2008) dei DD.M.Svil.Econ. del 16/04/2008 e
del 17/04/2008 sono abrogate le seguenti parti:- le prescrizioni di cui alla parte prima e quarta, per
quanto inerente agli impianti di trasporto, ai sensi del D.M.Svil.Econ.del 17/04/2008,- la Sezione 1
(Disposizioni generali), la Sezione 3 (Condotte con pressione massima di esercizio non superiore a
5 bar), la Sezione 4 (Impianti di riduzione della pressione), la Sezione 5 (installazioni interne alle
utenze industriali) e le Appendici: «Attraversamento in tubo di protezione» e «Cunicolo di
protezione» ai sensi del D.M.Svil.Econ. del 16/04/2008).
REGIO DECRETO 30 marzo 1942, n. 327 (codice della navigazione), in particolare articolo 55
DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 15 marzo 2010, n. 90 (Testo unico delle disposizioni
regolamentari in materia di ordinamento militare, a norma dell'articolo 14 della legge 28 novembre
2005, n. 246) in particolare il Titolo VI (Limitazioni a beni e attività altrui nell'interesse della difesa)
DECRETO MINISTERIALE 20 aprile 2006 (Applicazione della parte aeronautica del Codice di
navigazione, di cui al DLgs. 9 maggio 2005, n. 96, e successive modificazioni.)
DECRETO LEGISLATIVO 30 aprile 1992, n. 285 (Nuovo codice della strada) in particolare articolo 22
220
REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE
COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
DECRETO DEL MINISTERO DEI LAVORI PUBBLICI 9 maggio 2001 (Requisiti minimi di sicurezza in
materia di pianificazione urbanistica e territoriale per le zone interessate da stabilimenti a rischio di
incidente rilevante)
DECRETO LEGISLATIVO 3 aprile 2006, n. 152 (Norme in materia ambientale), in particolare Parte
Quarta Titolo V “Bonifica di siti contaminati”
221
REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE
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C. VINCOLI E TUTELE
C.1 Beni culturali (immobili che presentano interesse artistico, storico, archeologico o
etnoantropologico)
DECRETO LEGISLATIVO 22 gennaio 2004, n. 42 (Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi
dell'articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137) in particolare Parte II, Titolo I, Capo I
DECRETO LEGISLATIVO 22 gennaio 2004, n. 42 (Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi
dell'articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137) in particolare Parte III
DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 9 luglio 2010, n. 139 (Regolamento recante
procedimento semplificato di autorizzazione paesaggistica per gli interventi di lieve entità, a norma
dell'articolo 146, comma 9, del DLgs 22 gennaio 2004, n. 42, e s.m.i. - Codice dei beni culturali e del
paesaggio)
DECRETO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 12 dicembre 2005 (Individuazione della
documentazione necessaria alla verifica della compatibilità paesaggistica degli interventi proposti, ai
sensi dell'articolo 146, comma 3, del DLgs 22 gennaio 2004, n. 42, e s.m.i. - Codice dei beni culturali
e del paesaggio)
REGIO DECRETO LEGGE 30 dicembre 1923, n. 3267 (Riordinamento e riforma della legislazione in
materia di boschi e di terreni montani)
REGIO DECRETO 16 maggio 1926, n. 1126 (Approvazione del regolamento per l'applicazionedel RDL
30 dicembre 1923, n. 3267, concernente il riordinamento e la riforma della legislazione in materia di
boschi e di terreni montani.)
DECRETO LEGISLATIVO 3 aprile 2006, n. 152 (Norme in materia ambientale), in particolare articolo
61, comma 1, lettera g), e comma 5
DECRETO LEGISLATIVO 3 aprile 2006, n. 152 (Norme in materia ambientale), in particolare articolo
115
REGIO DECRETO 25 luglio 1904, n. 523 (Testo unico sulle opere idrauliche) in particolare articolo 98
REGIO DECRETO 8 maggio 1904, n. 368 (Regolamento per la esecuzione del T.U. della L. 22 marzo
1900, n. 195, e della L. 7 luglio 1902, n.333, sulle bonificazioni delle paludi e dei terreni paludosi) in
particolare TITOLO VI, Capo I (Disposizioni per la conservazione delle opere di bonificamento e loro
pertinenze)
222
REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE
COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
DECRETO LEGISLATIVO 3 aprile 2006, n. 152 (Norme in materia ambientale) in particolare Parti Prima
e Seconda
REGIO DECRETO 27 luglio 1934, n. 1265 (Testo unico delle leggi sanitarie), in particolare articoli 218
e 344
DECRETO LEGISLATIVO 9 aprile 2008, n. 81 (Attuazione dell'articolo 1 della legge 3 agosto 2007, n.
123, in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro), in particolare articoli 63.
65, Allegato IV e Allegato XIII
223
REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE
COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
CIRCOLARE DEL MINISTERO PER LE INFRASTRUTTURE 2 febbraio 2009, n. 617 (Istruzioni per
l’applicazione delle “Nuove norme tecniche per le costruzioni” di cui al D.M. 14 gennaio 2008)
DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 6 giugno 2001, n. 380 (Testo unico delle disposizioni
legislative e regolamentari in materia edilizia)
DECRETO DEL MINISTERO DEI LAVORI PUBBLICI 15 maggio 1985 (Accertamenti e norme tecniche per
la certificazione di idoneità statica delle costruzioni abusive (art. 35, comma 4, Legge 28 febbraio
1985 n. 47), come modificato dal Decreto del M. LL. PP. 20 settembre 1985
DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 6 giugno 2001, n. 380 (Testo unico delle disposizioni
legislative e regolamentari in materia edilizia) in particolare articoli 53, 58, 59, 60, e Parte II, Capo II
(articoli da 64 a 76)
D.4 Eliminazione e superamento delle barriere architettoniche negli edifici privati pubblici e
privati aperti al pubblico
DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 6 giugno 2001, n. 380 (Testo unico delle disposizioni
legislative e regolamentari in materia edilizia) in particolare Parte II, Capo III
LEGGE 5 febbraio 1992, n. 104 (Legge-quadro per l'assistenza, l'integrazione sociale e i diritti delle
persone handicappate) in particolare articolo 24
LEGGE 28 febbraio 1986, n. 41 (Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello
Stato - legge finanziaria 1986), in particolare articolo 32, comma 20, secondo periodo
224
REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE
COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
CIRCOLARE DEL MINISTERO DELL’INTERNO 1 marzo 2002, n 4 (Linee guida per la valutazione della
sicurezza antincendio nei luoghi di lavoro ove siano presenti persone disabili)
DECRETO LEGISLATIVO 3 aprile 2006, n. 152 (Norme in materia ambientale), in particolare Parte
quinta (Norme in materia di tutela dell'aria e di riduzione delle emissioni in atmosfera), Titolo I
(Prevenzione e limitazione delle emissioni in atmosfera di impianti e attività) e Titolo II (Impianti
termici civili)
DECRETO DEL MINISTERO DELL'INTERNO 7 agosto 2012 (Disposizioni relative alle modalità di
presentazione delle istanze concernenti i procedimenti di prevenzione incendi e alla
documentazione da allegare, ai sensi dell'articolo 2, comma 7, del decreto del Presidente della
Repubblica 1° agosto 2011, n. 151)
DECRETO LEGISLATIVO 8 marzo 2006, n. 139 (Riassetto delle disposizioni relative alle funzioni ed ai
compiti del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, a norma dell'articolo 11 della legge 29 luglio 2003,
n. 229)
DECRETO DEL MINISTERO DELL’INTERNO 16 maggio 1987 (Norme di sicurezza antincendi per gli
edifici di civile abitazione)
DECRETO DEL MINISTERO DELL’INTERNO 10 marzo 1998 (Criteri generali di sicurezza antincendio e
per la gestione dell'emergenza nei luoghi di lavoro)
DECRETO DEL MINISTERO DELL’INTERNO 22 febbraio 2006 (Approvazione della regola tecnica di
prevenzione incendi per la progettazione, la costruzione e l'esercizio di edifici e/o locali destinati ad
uffici).
DECRETO DEL MINISTERO DELL’INTERNO 18 settembre 2002 (Regola Tecnica prevenzione incendi
strutture sanitarie)
DECRETO DEL MINISTERO DELL’INTERNO 15 settembre 2005 (Approvazione della regola tecnica di
prevenzione incendi per i vani degli impianti di sollevamento ubicati nelle attività soggette ai
controlli di prevenzione incendi)
225
REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE
COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
DECRETO LEGISLATIVO 9 aprile 2008 , n. 81 (Attuazione dell'articolo 1 della legge 3 agosto 2007, n.
123, in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro)
DECRETO DEL MINISTERO DELL’INTERNO 16 marzo 2012 (Piano straordinario biennale adottato ai
sensi dell'articolo 15, commi 7 e 8, del decreto-legge 29 dicembre 2011, n. 216, convertito, con
modificazioni, dalla legge 24 febbraio 2012, n. 14, concernente l'adeguamento alle disposizioni di
prevenzione incendi delle strutture ricettive turistico-alberghiere con oltre venticinque posti letto,
esistenti alla data di entrata in vigore del decreto del Ministro dell'interno 9 aprile 1994, che non
abbiano completato l'adeguamento alle suddette disposizioni di prevenzione incendi)
DECRETO LEGISLATIVO 9 aprile 2008, n. 81 (Attuazione dell'articolo 1 della legge 3 agosto 2007, n.
123, in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro) in particolare articolo 256
DECRETO LEGISLATIVO 25 luglio 2006, n. 257 (Attuazione della direttiva 2003/18/CE relativa alla
protezione dei lavoratori dai rischi derivanti dall'esposizione all'amianto durante il lavoro)
DECRETO LEGISLATIVO 19 agosto 2005, n. 192 (Attuazione della direttiva 2002/91/CE relativa al
rendimento energetico nell'edilizia)
DECRETO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 14 novembre 1997 (Determinazione dei
valori limite delle sorgenti sonore)
DECRETO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 5 dicembre 1997
(Determinazione dei requisiti acustici passivi degli edifici)
226
REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE
COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA19 ottobre 2011, n. 227 (Regolamento per la
semplificazione di adempimenti amministrativi in materia ambientale gravanti sulle imprese, a
norma dell'articolo 49, comma 4-quater, del decreto- legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con
modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122.) in particolare l’art. 4
DECRETO LEGISLATIVO 3 APRILE 2006 N. 152 (Norme in materia ambientale), in particolare articoli
184-bis, comma 2-bis, 185, comma 1, lettera c), 186 e 266, comma 7.
DECRETO DEL MINISTERO DELL’AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL
TERRITORIO E DEL MARE 10 agosto 2012, n. 161 (Regolamento recante la disciplina dell’utilizzazione
delle terre e rocce da scavo)
227
REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE
COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
DECRETO LEGISLATIVO 6 novembre 2007, n. 193 (Attuazione della direttiva 2004/41/CE relativa ai
controlli in materia di sicurezza alimentare e applicazione dei regolamenti comunitari nel medesimo
settore)
ATTO DELLA CONFERENZA PERMANENTE PER I RAPPORTI TRA LO STATO, LE REGIONI E LE PROVINCE
AUTONOME DI TRENTO E BOLZANO 29 aprile
2010 n. 59 (Accordo, ai sensi dell'articolo 4 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n . 281, tra il
Governo, le Regioni e le Province autonome relativo a "Linee guida applicative del Regolamento n.
85212004/CE del Parlamento europeo e del Consiglio sull'igiene dei
prodotti alimentari")
DECRETO DEL MINISTERO DELL’INTERNO 18 marzo 1996 (Norme di sicurezza per la costruzione e
l’esercizio di impianti sportivi) come modificato e integrato dal Decreto
ministeriale 6 giugno 2005
DELIBERAZIONE DELLA CONFERENZA STATO REGIONI 16 GENNAIO 2003 N. 1605 (Accordo tra il
Ministro della salute, le Regioni e le Province Autonome di Trento e di Bolzano relativo agli aspetti
igienico-sanitari per la costruzione, la manutenzione e la vigilanza delle piscine a uso natatorio)
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REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE
COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
DECRETO LEGISLATIVO 30 dicembre 1992, n. 502 (Riordino della disciplina in materia sanitaria, a
norma dell'articolo 1 della legge 23 ottobre 1992, n. 421), in particolare l’articolo 8-bis
(Autorizzazione, accreditamento e accordi contrattuali) e l’Articolo8-ter(Autorizzazioni alla
realizzazione di strutture e all'esercizio di attività sanitarie e sociosanitarie)
229
REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE
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CONCENTRAZIONE DI REGIMI
ATTIVITÁ REGIME AMINISTRATIVO RIFERIMENTI NORMATIVI
AMMINISTRATIVI
230
REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE
COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
CONCENTRAZIONE DI REGIMI
ATTIVITÁ REGIME AMINISTRATIVO RIFERIMENTI NORMATIVI
AMMINISTRATIVI
231
REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE
COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
CONCENTRAZIONE DI REGIMI
ATTIVITÁ REGIME AMINISTRATIVO RIFERIMENTI NORMATIVI
AMMINISTRATIVI
232
REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE
COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
233
REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE
COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
CONCENTRAZIONE DI REGIMI
ATTIVITÁ REGIME AMINISTRATIVO RIFERIMENTI NORMATIVI
AMMINISTRATIVI
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REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE
COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
CONCENTRAZIONE DI REGIMI
ATTIVITÁ REGIME AMINISTRATIVO RIFERIMENTI NORMATIVI
AMMINISTRATIVI
235
REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE
COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
CONCENTRAZIONE DI REGIMI
ATTIVITÁ REGIME AMINISTRATIVO RIFERIMENTI NORMATIVI
AMMINISTRATIVI
236
REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE
COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
CONCENTRAZIONE DI REGIMI
ATTIVITÁ REGIME AMINISTRATIVO RIFERIMENTI NORMATIVI
AMMINISTRATIVI
237
REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE
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CONCENTRAZIONE DI REGIMI
ATTIVITÁ REGIME AMINISTRATIVO RIFERIMENTI NORMATIVI
AMMINISTRATIVI
Realizzazione di pertinenze
Interventi pertinenziali che le norme tecniche degli strumenti
urbanistici, in relazione alla zonizzazione e al pregio ambientale e
Nel caso in cui si riferisca ad interventi
paesaggistico delle aree, qualifichino come interventi di nuova
per i quali sono necessari altri titoli di
costruzione, ovvero che comportino la realizzazione di un volume
legittimazione, vedi sottosezione 1.1
superiore al 20% del volume dell’edificio principale.
Autorizzazione/ silenzio-assenso ai L’istanza è presentata allo sportello Dpr 380/2001 artt.3,c. 1
17.
sensi dell’art. 20 del dpr n.380/2001 unico del Comune che provvede alla lett e.6) e 20
Elementi costitutivi della fattispecie previsti dalla legge:
convocazione della conferenza dei
• che le norme tecniche degli strumenti urbanistici, in relazione
servizi per l’acquisizione dei titoli
alla zonizzazione e al pregio ambientale e paesaggistico delle aree,
aggiuntivi
qualifichino come interventi di nuova costruzione, ovvero
• che comportino la realizzazione di un volume
superiore al 20% del volume dell’edificio principale
238
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CONCENTRAZIONE DI REGIMI
ATTIVITÁ REGIME AMINISTRATIVO RIFERIMENTI NORMATIVI
AMMINISTRATIVI
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CONCENTRAZIONE DI REGIMI
ATTIVITÁ REGIME AMINISTRATIVO RIFERIMENTI NORMATIVI
AMMINISTRATIVI
240
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CONCENTRAZIONE DI REGIMI
ATTIVITÁ REGIME AMINISTRATIVO RIFERIMENTI NORMATIVI
AMMINISTRATIVI
241
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CONCENTRAZIONE DI REGIMI
ATTIVITÁ REGIME AMINISTRATIVO RIFERIMENTI NORMATIVI
AMMINISTRATIVI
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CONCENTRAZIONE DI REGIMI
ATTIVITÁ REGIME AMINISTRATIVO RIFERIMENTI NORMATIVI
AMMINISTRATIVI
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CONCENTRAZIONE DI REGIMI
ATTIVITÁ REGIME AMINISTRATIVO RIFERIMENTI NORMATIVI
AMMINISTRATIVI
Elementi costitutivi della fattispecie previsti dalla legge: Nel caso in cui la CILA riguardi
Dpr 380/2001 artt. 3
• che le norme tecniche degli strumenti urbanistici, in relazione interventi per i quali sono necessari
34. CILA c. 1 lett. e.6) e 6-bis,
alla zonizzazione e al pregio ambientale e paesaggistico delle aree, altri titoli abilitativi vedi sottosezione
c. 1
qualifichino come interventi di nuova costruzione, ovvero che 1.2
comportino la realizzazione di un volume inferiore al 20% del
volume dell’edificio principale
244
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CONCENTRAZIONE DI REGIMI
ATTIVITÁ REGIME AMINISTRATIVO RIFERIMENTI NORMATIVI
AMMINISTRATIVI
245
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CONCENTRAZIONE DI REGIMI
ATTIVITÁ REGIME AMINISTRATIVO RIFERIMENTI NORMATIVI
AMMINISTRATIVI
246
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CONCENTRAZIONE DI REGIMI
ATTIVITÁ REGIME AMINISTRATIVO RIFERIMENTI NORMATIVI
AMMINISTRATIVI
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CONCENTRAZIONE DI REGIMI
ATTIVITÁ REGIME AMINISTRATIVO RIFERIMENTI NORMATIVI
AMMINISTRATIVI
248
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CONCENTRAZIONE DI REGIMI
ATTIVITÁ REGIME AMINISTRATIVO RIFERIMENTI NORMATIVI
AMMINISTRATIVI
SCIA in sanatoria
Interventi realizzati in assenza di SCIA, o in difformità da essa,
qualora i suddetti interventi risultino conformi alla disciplina
urbanistica ed edilizia vigente sia al momento della presentazione
della domanda. Nel caso in cui la SCIA riguardi
interventi per i quali sono necessari
41. SCIA Dpr 380/2001 art. 37
Elementi costitutivi della fattispecie previsti dalla legge: altri titoli abilitativi vedi sottosezione
Interventi edilizi: 1.2
• realizzati in assenza di SCIA, o in difformità da essa
• se l’intervento risulti conforme alla disciplina urbanistica ed
edilizia vigente sia al momento della realizzazione dello stesso, sia
al momento della presentazione della segnalazione
CONCENTRAZIONE DI REGIMI
ATTIVITÁ REGIME AMINISTRATIVO RIFERIMENTI NORMATIVI
AMMINISTRATIVI
L’istanza di autorizzazione,
contestualmente alle altre eventuali
istanze previste nella presente sezione, Dpr 380/2001 art. 10
sottosezione 1.1 deve essere presentata
Interventi edilizi riconducibili alla tabella di cui all’allegato 1 dpr
43. Autorizzazione allo sportello unico del Comune dpr 151/2011 art.3-
151/2011 categorie B e C.
contestualmente alla domanda di rilascio allegato I, attività
del permesso di costruire. Il Comune categorie B e C
convoca la conferenza di servizi entro 5
giorni dal ricevimento dell’istanza.
249
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CONCENTRAZIONE DI REGIMI
ATTIVITÁ REGIME AMINISTRATIVO RIFERIMENTI NORMATIVI
AMMINISTRATIVI
L’istanza di autorizzazione,
contestualmente alle altre eventuali
istanze previste nella presente sezione,
Autorizzazione più Autorizzazione/ sottosezione 1.1 deve essere presentata Dm n.161/2012 art.5
Attività di utilizzo di terre e rocce da scavo come sottoprodotti che
44. silenzio-assenso decorso il termine di allo sportello unico del Comune Dlgs n.152/2006 art.184-
provengono da opere soggette a VIA o AIA.
90 giorni contestualmente alla domanda di rilascio bis
del permesso di costruire. Il Comune
convoca la conferenza di servizi entro 5
giorni dal ricevimento dell’istanza.
L’istanza di autorizzazione,
contestualmente alle altre eventuali
istanze previste nella presente sezione,
sottosezione 1.1 deve essere presentata
Interventi edilizi che alterano lo stato dei luoghi o l’aspetto esteriore
45. Autorizzazione allo sportello unico del Comune Dlgs 42/2004 art.146
negli edifici e che ricadono in zona sottoposta a tutela paesaggistica.
contestualmente alla domanda di rilascio
del permesso di costruire. Il Comune
convoca la conferenza di servizi entro 5
giorni dal ricevimento dell’istanza.
L’istanza di autorizzazione,
contestualmente alle altre eventuali
istanze previste nella presente sezione,
Interventi che rientrano tra quelli di lieve entità elencati nell’elenco
sottosezione 1.1 deve essere presentata
dell’allegato B al dpr 31/2017, ricadenti in zone sottoposte a tutela
46. Autorizzazione allo sportello unico del Comune Dpr 31/2017
paesaggistica, e che alterano lo stato dei luoghi o l’aspetto esteriore
contestualmente alla domanda di rilascio
deli edifici.
del permesso di costruire. Il Comune
convoca la conferenza di servizi entro 5
giorni dal ricevimento dell’istanza.
250
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COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
CONCENTRAZIONE DI REGIMI
ATTIVITÁ REGIME AMINISTRATIVO RIFERIMENTI NORMATIVI
AMMINISTRATIVI
L’istanza di autorizzazione,
contestualmente alle altre eventuali
istanze previste nella presente sezione,
sottosezione 1.1 deve essere presentata
Interventi edilizi in zone classificate come località sismiche a bassa
47. Autorizzazione più SCIA allo sportello unico del Comune Dpr 380/2001 art.93
sismicità.
contestualmente alla domanda di rilascio
del permesso di costruire. Il Comune
convoca la conferenza di servizi entro 5
giorni dal ricevimento dell’istanza.
L’istanza di autorizzazione,
contestualmente alle altre eventuali
istanze previste nella presente sezione,
sottosezione 1.1 deve essere presentata
Interventi edilizi in zone classificate come località sismiche ad alta e
48. Autorizzazione allo sportello unico del Comune Dpr 380/2001 art.94
media sismicità.
contestualmente alla domanda di rilascio
del permesso di costruire. Il Comune
convoca la conferenza di servizi entro 5
giorni dal ricevimento dell’istanza.
L’istanza di autorizzazione,
contestualmente alle altre eventuali
istanze previste nella presente sezione,
sottosezione 1.1 deve essere presentata
Interventi aventi ad oggetto l’esecuzione di opere e lavori di Dlgs 42/2004 artt.21
49. Autorizzazione allo sportello unico del Comune
qualunque genere su beni culturali. c. 4 e 22
contestualmente alla domanda di rilascio
del permesso di costruire. Il Comune
convoca la conferenza di servizi entro 5
giorni dal ricevimento dell’istanza.
251
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CONCENTRAZIONE DI REGIMI
ATTIVITÁ REGIME AMINISTRATIVO RIFERIMENTI NORMATIVI
AMMINISTRATIVI
L’istanza di autorizzazione,
contestualmente alle altre eventuali
istanze previste nella presente sezione,
sottosezione 1.1 deve essere presentata
Dlgs n.152/2006 art.61 c.5
50. Interventi su immobili sottoposti a vincolo idrogeologico. Autorizzazione allo sportello unico del Comune
Rd 3267/1923
contestualmente alla domanda di rilascio
del permesso di costruire. Il Comune
convoca la conferenza di servizi entro 5
giorni dal ricevimento dell’istanza.
L’istanza di autorizzazione,
contestualmente alle altre eventuali
istanze previste nella presente sezione,
sottosezione 1.1 deve essere presentata
Interventi su immobili in area sottoposta a tutela (fasce di rispetto Dlgs n.152/2006 art.115 c.
51. Autorizzazione allo sportello unico del Comune
dei corpi idrici). 2 Rd 523/1904
contestualmente alla domanda di rilascio
del permesso di costruire. Il Comune
convoca la conferenza di servizi entro 5
giorni dal ricevimento dell’istanza.
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253
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CONCENTRAZIONE DI REGIMI
ATTIVITÁ REGIME AMINISTRATIVO RIFERIMENTI NORMATIVI
AMMINISTRATIVI
L’istanza di autorizzazione,
contestualmente alle altre eventuali
istanze previste nella presente sezione,
sottosezione 1.1 deve essere presentata
Costruzioni o opere in prossimità della linea doganale in mare
53. Autorizzazione allo sportello unico del Comune dlgs 374/1990 art. 19
territoriale.
contestualmente alla domanda di rilascio
del permesso di costruire. Il Comune
convoca la conferenza di servizi entro 5
giorni dal ricevimento dell’istanza.
L’istanza di autorizzazione,
contestualmente alle altre eventuali
istanze previste nella presente sezione,
sottosezione 1.1 deve essere presentata
54. Interventi da realizzare in aree naturali protette. Autorizzazione allo sportello unico del Comune L.n. 394/1991 art.13
contestualmente alla domanda di rilascio
del permesso di costruire. Il Comune
convoca la conferenza di servizi entro 5
giorni dal ricevimento dell’istanza.
L’istanza di autorizzazione,
contestualmente alle altre eventuali
istanze previste nella presente sezione,
sottosezione 1.1 deve essere presentata
Dpr 357/1997 art.5 Dpr
55. Interventi nelle zone appartenenti alla rete “Natura 2000”. Autorizzazione allo sportello unico del Comune
120/2003
contestualmente alla domanda di rilascio
del permesso di costruire. Il Comune
convoca la conferenza di servizi entro 5
giorni dal ricevimento dell’istanza.
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CONCENTRAZIONE DI REGIMI
ATTIVITÁ REGIME AMINISTRATIVO RIFERIMENTI NORMATIVI
AMMINISTRATIVI
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CONCENTRAZIONE DI REGIMI
ATTIVITÁ REGIME AMINISTRATIVO AMMINISTRATIVI RIFERIMENTI NORMATIVI
L’istanza di autorizzazione deve essere
presentata allo sportello unico del
Dpr 380/2001 art. 10
Comune contestualmente alla
Interventi edilizi riconducibili alla tabella di cui all’allegato I del dpr presentazione della CILA/ SCIA. Pertanto
59. CILA/SCIA più autorizzazione dpr 151/2011 art.3-
151/2011 categorie B e C. la CILA/SCIA non hanno effetto fino al
allegato I, attività
rilascio dell’autorizzazione. La conferenza
categorie B e C
dei servizi è convocata entro 5 giorni dal
ricevimento dell’istanza.
L’istanza di autorizzazione deve essere
presentata allo sportello unico del
Comune contestualmente alla Dm n.161/2012 art.5
CILA/SCIA più autorizzazione/
Attività di utilizzo di terre e rocce da scavo come sottoprodotti che presentazione della CILA/ SCIA. Pertanto
60. silenzio-assenso decorso il termine
provengono da opere soggette a VIA o AIA. la CILA/SCIA non hanno effetto fino al Dlgs n.152/2006 art.184-
di 90 giorni
rilascio dell’autorizzazione. La conferenza bis
dei servizi è convocata entro 5 giorni dal
ricevimento dell’istanza.
L’istanza di autorizzazione deve essere
presentata allo sportello unico del
Comune contestualmente alla
Interventi edilizi che alterano lo stato dei luoghi o l’aspetto esteriore presentazione della CILA/ SCIA. Pertanto
61. CILA/SCIA più autorizzazione dlgs 42/2004 art. 146
negli edifici e che ricadono in zona sottoposta a tutela paesaggistica. la CILA/SCIA non hanno effetto fino al
rilascio dell’autorizzazione. La conferenza
dei servizi è convocata entro 5 giorni dal
ricevimento dell’istanza.
L’istanza di autorizzazione deve essere
presentata allo sportello unico del
Interventi che rientrano tra quelli di lieve entità elencati nell’elenco Comune contestualmente alla
dell’allegato B al Dpr 31/2017, ricadenti in zone sottoposte a tutela presentazione della CILA/ SCIA. Pertanto
62. CILA/SCIA più autorizzazione Dpr 31/2017
paesaggistica, e che alterano lo stato dei luoghi o l’aspetto esteriore la CILA/SCIA non hanno effetto fino al
deli edifici. rilascio dell’autorizzazione. La conferenza
dei servizi è convocata entro 5 giorni dal
ricevimento dell’istanza.
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COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
CONCENTRAZIONE DI REGIMI
ATTIVITÁ REGIME AMINISTRATIVO AMMINISTRATIVI RIFERIMENTI NORMATIVI
La segnalazione deve essere presentata
Interventi edilizi in zone classificate come località sismiche a bassa
63. SCIA unica compilando un apposito allegato della Dpr 380/2001 art. 93
sismicità.
SCIA unica.
L’istanza di autorizzazione deve essere
presentata allo sportello unico del
Comune contestualmente alla
Interventi edilizi in zone classificate come località sismiche ad alta e presentazione della CILA/ SCIA. Pertanto
64. CILA/SCIA più autorizzazione Dpr 380/2001 art. 94
media sismicità. la CILA/SCIA non hanno effetto fino al
rilascio dell’autorizzazione. La conferenza
dei servizi è convocata entro 5 giorni dal
ricevimento dell’istanza.
L’istanza di autorizzazione deve essere
presentata allo sportello unico del
Comune contestualmente alla
Interventi aventi ad oggetto l’esecuzione di opere e lavori di presentazione della CILA/ SCIA. Pertanto dlgs 42/2004 art. 21
65. CILA/SCIA più autorizzazione
qualunque genere su beni culturali. la CILA/SCIA non hanno effetto fino al c. 4 e 22
rilascio dell’autorizzazione. La conferenza
dei servizi è convocata entro 5 giorni dal
ricevimento dell’istanza.
L’istanza di autorizzazione deve essere
presentata allo sportello unico del
Comune contestualmente alla Dlgs n.152/2006 art.61
presentazione della CILA/ SCIA. Pertanto c.5
66. Interventi su immobili sottoposti a vincolo idrogeologico. CILA/SCIA più autorizzazione
la CILA/SCIA non hanno effetto fino al
rilascio dell’autorizzazione. La conferenza Rd 3267/1923
dei servizi è convocata entro 5 giorni dal
ricevimento dell’istanza.
L’istanza di autorizzazione deve essere
presentata allo sportello unico del
Comune contestualmente alla Dlgs n.152/2006 art.115
Interventi su immobili in area sottoposta a tutela (fasce di rispetto presentazione della CILA/ SCIA. Pertanto c. 2
67. CILA/SCIA più autorizzazione
dei corpi idrici). la CILA/SCIA non hanno effetto fino al
rilascio dell’autorizzazione. La conferenza Rd 523/1904
dei servizi è convocata entro 5 giorni dal
ricevimento dell’istanza.
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258
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CONCENTRAZIONE DI REGIMI
ATTIVITÁ REGIME AMINISTRATIVO AMMINISTRATIVI RIFERIMENTI NORMATIVI
L’istanza di autorizzazione deve essere
presentata allo sportello unico del
Comune contestualmente alla
Costruzioni o opere in prossimità della linea doganale in mare presentazione della CILA/ SCIA. Pertanto
69. CILA/SCIA più autorizzazione Dlgs n.374/1990 art.19
territoriale. la CILA/SCIA non hanno effetto fino al
rilascio dell’autorizzazione. La conferenza
dei servizi è convocata entro 5 giorni dal
ricevimento dell’istanza.
L’istanza di autorizzazione deve essere
presentata allo sportello unico del
Comune contestualmente alla
presentazione della CILA/ SCIA. Pertanto
70. Interventi da realizzare in aree naturali protette. CILA/SCIA più autorizzazione Ln 394/1991 art.13
la CILA/SCIA non hanno effetto fino al
rilascio dell’autorizzazione. La conferenza
dei servizi è convocata entro 5 giorni dal
ricevimento dell’istanza.
L’istanza di autorizzazione deve essere
presentata allo sportello unico del
Comune contestualmente alla
Dpr 357/1997 art.5
presentazione della CILA/ SCIA. Pertanto
71. Interventi nelle zone appartenenti alla rete “Natura 2000”. CILA/SCIA più autorizzazione
la CILA/SCIA non hanno effetto fino al
Dpr 120/2003
rilascio dell’autorizzazione. La conferenza
dei servizi è convocata entro 5 giorni dal
ricevimento dell’istanza.
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CONCENTRAZIONE DI REGIMI
ATTIVITÁ REGIME AMINISTRATIVO AMMINISTRATIVI RIFERIMENTI NORMATIVI
Cantieri in cui operano più imprese esecutrici oppure un’unica La comunicazione deve essere presentate
74. impresa la cui entità presunta di lavoro non sia inferiore a 200 SCIA unica allo sportello unico del Comune Dlgs n.81/2008 art.99
uomini-giorno. contestualmente alla SCIA unica.
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COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
Interventi edilizi in zone classificate come località La segnalazione è presentata allo sportello unico del
79. SCIA Dpr 380/2001 art. 93
sismiche a bassa sismicità. Comune.
Interventi edilizi in zone classificate come località L’istanza di autorizzazione è presentata allo sportello
80. Autorizzazione Dpr 380/2001 art. 94
sismiche ad alta e media sismicità unico del Comune.
Interventi aventi ad oggetto l’esecuzione di opere e L’istanza di autorizzazione è presentata allo sportello dlgs 42/2004 art. 21
81. Autorizzazione
lavori di qualunque genere su beni culturali. unico del Comune. c. 4 e 22
261
REGOLAMENTO URBANISTICO EDILIZIO COMUNALE
COMUNE DI SANT’ANTONIO ABATE
Costruzioni o opere in prossimità della linea doganale L’istanza di autorizzazione è presentata allo sportello
85. Autorizzazione Dlgs n.374/1990 art.19
in mare territoriale. unico del Comune.
Interventi nelle zone appartenenti alla rete “Natura L’istanza di autorizzazione è presentata allo sportello Dpr 357/1997 art.5 Dpr
87. Autorizzazione
2000”. unico del Comune. 120/2003
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