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LE TEORIE ATOMICHE

Prof.ssa Serena Ferraro


1
Il concetto di «atomo»
«la materia non è continua come sembra ma è
formata da particelle piccolissime»
Leucippo, 450 a.C.
«la materia è costituita da atomi immutabili,
indivisibili e indistruttibili»
Democrito, 470 a.C.

2
Teoria atomica di Dalton (1803)
UNO DEI MODELLI TEORICI DELLA NATURA PIÙ SIGNIFICATIVI CHE SIA MAI

STATO PROPOSTO È LA TEORIA ATOMICA.

SECONDO QUESTA TEORIA, TUTTE LE SOSTANZE CHIMICHE SONO COSTITUITE

DA PARTICELLE MINUSCOLE CHIAMATE ATOMI.

possono essere creati né distrutti, ma si trasferiscono


interi da un composto all’altro.
gli atomi non possono essere creati né distrutti, ma si
trasferiscono interi da un composto all’altro.
MODELLO ATOMICO DI DALTON
1- la materia è costituita da minuscole particelle chiamate atomi, indivisibili e
indistruttibili.
2- tutti gli atomi di uno stesso elemento sono identici e hanno la stessa
massa.
3- gli atomi di un elemento non possono essere convertiti in atomi di
elementi diversi;
4- gli atomi di un elemento si combinano solo con numeri interi di atomi di
altri elementi;
5- gli atomi non possono essere né creati né distrutti, ma si trasferiscono
interi da un composto all’altro.

4
La natura elettrica della materia
Lo strofinio di qualsiasi oggetto provoca la
comparsa su di esso di una carica elettrica che può
attrarre piccoli oggetti.

Da questo e da molti altri esperimenti deduciamo


che gli atomi hanno parti dotate di una carica
elettrica, la quale può essere positiva o negativa.
Cariche di segno opposto si attraggono, cariche di
segno uguale si respingono.
L’atomo di Thomson

Nel 1897 Joseph John Thomson


identificò gli elettroni,
particelle con carica elettrica negativa
e massa 2000 volte più piccola
di quella dell’atomo di idrogeno.

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L’atomo di Thomson

Nel 1904 Thomson propose


il primo modello atomico in cui si facesse riferimento
a particelle subatomiche.

Egli ipotizzò che l’atomo fosse una sfera carica positivamente


al cui interno si trovavano gli elettroni negativi
in numero tale da neutralizzare la carica positiva; questo modello è
anche noto come modello a «panettone».
7
L’atomo di Rutherford
Nel 1911 Ernest Rutherford elaborò
un modello atomico nucleare
secondo cui:

l’atomo è costituito prevalentemente


da spazio vuoto, al cui interno
si muovono rapidamente gli elettroni,
e da un piccolo nucleo denso e positivo,
dove si trovano i protoni e i neutroni.

La sua ipotesi derivava dalle osservazioni


fatte durante un esperimento in cui
una sottile lamina d’oro veniva colpita
con particelle α emesse da una sostanza radioattiva.
8
L’esperimento di Rutherford

Rutherford determinò la natura delle particelle α


(atomi di elio privi di due elettroni, ioni di elio,
He2+) con le quali poi bombardò una sottilissima
lamina d’oro:
le particelle α
dopo l’urto con
gli atomi d’oro
venivano
raccolte ed
evidenziate su
un apposito
schermo.
L’esperimento di Rutherford

Studiando il comportamento delle particelle α,


Rutherford poté stabilire che:
• gran parte di esse non subiva deviazioni e
attraversava la lamina;
• alcune particelle subivano una deviazione con
angolature diverse rispetto alla direzione
iniziale;
• un numero molto esiguo rimbalzava, ma
violentemente.
L’esperimento di Rutherford

Sulla base dei risultati sperimentali Rutherford


propose un nuovo modello di atomo:
• l’atomo è composto da un nucleo in cui sono
concentrate carica positiva e massa;
• gli elettroni occupano lo
spazio vuoto intorno al
nucleo e vi ruotano
intorno come pianeti;
• il numero di elettroni è
tale da bilanciare la carica
positiva del nucleo.
L’atomo di Rutherford

In contrasto con quanto prevedibile


per il modello di Thomson

12
L’atomo di Rutherford
Rutherford ipotizzò per l’atomo una struttura
planetaria, in cui il nucleo rappresentava il Sole
e gli elettroni si comportavano come i pianeti.

Gli elettroni ruotavano attorno al


nucleo a grande velocità lungo
traiettorie circolari.
La velocità dell’elettrone doveva
essere tale che la forza centrifuga
generata dalla rotazione
bilanciasse in ogni istante la forza
di attrazione elettrostatica del
nucleo positivo.

13
L’atomo di Rutherford
Pur partendo da evidenze sperimentali, il modello di
Rutherford non spiegava il comportamento degli elettroni.

Secondo le leggi dell’elettromagnetismo l’elettrone avrebbe dovuto


perdere energia nel tempo, finendo per collassare sul nucleo. Gli elettroni
infatti quando vengono accelerati irradiano energia sotto forma di ONDE
ELETTROMAGNETICHE. 14
La radiazione elettromagnetica

La luce può essere considerata come


una particolare forma di onda elettromagnetica
che si genera dall’oscillazione su piani perpendicolari
di un campo elettrico e di un campo magnetico.

15
La radiazione elettromagnetica
L’onda è caratterizzata da:

lunghezza d’onda (λ)


distanza tra due massimi dell’onda.
Si misura in nanometri (1 nm = 10–9 m)

16
La radiazione elettromagnetica
L’onda è caratterizzata da:

ampiezza (A)
massima altezza della cresta dell’onda
rispetto alla base.

17
La radiazione elettromagnetica
L’onda è caratterizzata da:
frequenza (ν)
numero di oscillazioni compiute dall’onda
nell’unità di tempo.
Si misura in hertz (1 Hz = s–1)
periodo (T)
intervallo di tempo in cui l’onda compie
un’oscillazione completa.
Corrisponde al reciproco della frequenza: T = ν–1
velocità di propagazione (per la luce c)
rapporto tra lunghezza d’onda e periodo.
Nel vuoto ha un valore costante: c = 3·108 m/s

C =λx ν

18
La radiazione elettromagnetica
Le onde elettromagnetiche esistono in un intervallo
di frequenze e lunghezze d’onda limitato detto
spettro elettromagnetico.

Con il termine luce si intende generalmente la parte visibile dello spettro, che si estende tra
l’ultravioletto e i raggi infrarossi.
19
L’atomo di Bohr

Un gas compresso incandescente,


così come un solido o un liquido, emette luce bianca
che, scomposta da un prisma di vetro,
origina uno spettro continuo.

20
L’atomo di Bohr

Un gas rarefatto incandescente


emette solo alcune lunghezze d’onda caratteristiche
che, scomposte da un prisma di vetro,
originano uno spettro a righe, caratteristico per ogni
elemento chimico.

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La teoria dei quanti
La teoria quantistica
formulata da Max Plank nel 1900 afferma che:
nei processi fisici l’energia non può
essere scambiata dalla materia in qualsiasi
quantità, ma a «pacchetti» di energia,
cioè in quantità ben definite, dette quanti.

La luce si può considerare costituita da pacchetti di energia


detti FOTONI. L’energia dei quanti/fotoni è proporzionale
alla frequenza della radiazione (onda) secondo l’equazione
di Plank:
E = energia di un quanto
h = 6,63 · 10–34 J · s (costante di
E=h·ν Planck)
ν = frequenza della radiazione
22
L’atomo di Bohr

Nel 1913 Niels Bohr ipotizzò che gli spettri


di emissione di un atomo
fossero in relazione con i suoi elettroni.

Applicando la teoria quantistica


all’ipotesi della struttura planetaria
dell’atomo di Rutherford, elaborò un modello
capace di spiegare la frequenza
delle righe di emissione dell’atomo di idrogeno.

LA MATERIA EMETTE SOLO DISCRETE


QUANTITA’ DI RADIAZIONI CON ENERGIA
PROPORZIONALE ALLA FREQUENZA DELLA
RADIAZIONE STESSA.
23
L’atomo di Bohr

Gli elettroni si distribuiscono solo a particolari distanze


dal nucleo, descrivendo orbite di raggio r = 53n2 pm
e possedendo valori quantizzati di energia.

24
L’atomo di Bohr

Un elettrone si muove su orbite circolari, chiamate


stazionarie, con raggi e energie definite.
L’energia di un elettrone aumenta
all’aumentare del raggio dell’orbita.

25
L’atomo di Bohr

• Per passare ad un livello energetico superiore


un elettrone assorbe quanti di energia, mentre
per tornare a un’orbita con energia inferiore
emette un fotone di opportuna frequenza.
• L’energia del fotone emesso
corrisponde alla differenza di energia
delle due orbite tra cui avviene la transizione. 26
L’atomo di Bohr

27
Uno scaffale per gli elettroni

• Un elettrone che si trova in una certa orbita possiede


l’energia associata a quel livello
• I livelli più vicini al nucleo hanno meno energia, quelli
più lontani ne hanno di più
• Le orbite e quindi le energie permesse sono poche e
ben precise
• Come in uno scaffale: i libri possono trovare posto
solo ad altezze ben precise, in corrispondenza di un
ripiano
• Gli elettroni possono
occupare solo i livelli a atomo
distanze ed energie ben
precise
• I livelli intermedi sono da
considerarsi “proibiti”
e-
e-
• Tra due livelli c’è una
differenza di energia e-
corrispondente ad un
“pacchetto” di precise e-
dimensioni
e- e-
• Se si fornisce una e -

confezione di energia e-
adatta…
• …è possibile promuovere E5 E4 E3 E2 E1 nucleo
un elettrone dal livello
fondamentale a quello
• Pacchetti d’energia diversi non sono assorbiti
eccitato
dall’atomo e gli elettroni non si spostano verso livelli
che risultano proibiti
• lo stato dell’atomo in condizioni di quanto
stabilità ed energia minima si
atomo
definisce fondamentale
• l’atomo che ha assorbito un
pacchetto di energia opportuno
raggiunge lo stato eccitato
• quando l’atomo assorbe un e-
pacchetto d’energia e l’elettrone e-
utilizza questa energia per e-
raggiungere un livello più alto,
l’elettrone si definisce promosso -
luce
e

nucleo L1 L L
2 3
RIASSUMENDO…

•Il modello di atomo di Bohr quindi spiega il fenomeno degli


spettri di emissione
•L’organizzazione degli elettroni in livelli energetici stabili era
in ottimo accordo con l’esistenza degli spettri atomici
•L’atomo funzionerebbe come un filtro assorbendo solo i
pacchetti energetici compatibili con i suoi salti elettronici e
successivamente restituendoli sotto forma di fotoni.
•Si ottengono emissioni energetiche ben precise a lunghezze
d’onda caratteristiche
•L’atomo può essere riconosciuto proprio da queste tipiche
risposte spettrali

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L’elettrone «onda»

Secondo Louis-Victor de Broglie e le leggi della


meccanica quantistica l’elettrone poteva essere
descritto come corpuscolo e come un’onda
(dualismo onda-particella) la cui lunghezza
dipende dalla sua massa m e dalla sua velocità v.

h
λ=
m·v
Principio di indeterminazione

Nel 1927 Werner Karl Heisemberg enunciò


il principio di indeterminazione:

è impossibile conoscere
contemporaneamente la velocità
e la posizione di un elettrone.

Si possono fare solo valutazioni probabilistiche: possiamo


conoscere la probabilità che una particella si trovi in un
determinato punto o che abbia una certa velocità.
Per meglio comprendere il significato del
principio di indeterminazione possiamo
fare un paragone con la fotografia.
Quando si fotografa un oggetto in
movimento è difficile fare un’istantanea
che renda il senso della velocità e, allo
stesso tempo, rappresenti bene
l’oggetto. Infatti se scegliamo tempi
d’esposizione bassi, otterremo una
immagine ben definita ma ferma,
mentre, con tempi alti otterremo delle
immagini mosse che rendono bene il
senso della velocità, ma non danno una
rappresentazione fedele dell’oggetto.
L’atomo di Schrödinger

Il nostro compito è ora quello di combinare le proprietà


ondulatorie dell’elettrone con il modello nucleare dell’atomo. Il
modello attuale venne proposto nel 1926 da Edwin Schrödinger,
uno scienziato austriaco, il quale concepì un’equazione
matematica atta a descrivere gli elettroni dal punto di vista
quantomeccanico.

L’equazione di Schrödinger permette di


calcolare la probabilità di trovare
l’elettrone in una data zona dello spazio.
L’«orbitale» atomico

• La regione dello spazio nella quale è più probabile rinvenire un


elettrone è associata a ciò che chiamiamo orbitale atomico;
• Un buon modo per rappresentare un orbitale è immaginare di
fotografare molte volte l’elettrone attorno al nucleo, utilizzando
sempre la stessa pellicola: otterremmo un risultato rappresentabile
come in figura con tanti puntini, uno per ogni istantanea
dell’elettrone; otterremo cioè una sorta di nuvola elettronica che
avvolge il nucleo (le regioni più dense sono i punti in cui l’elettrone
transita di più) .
I modelli atomici

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