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Disambiguazione – Se stai cercando altri signi cati, vedi Calabria (disambigua).
Calabria
regione a statuto ordinario
(IT) Regione Calabria
(EL) Περιφέρεια Καλαβρίας
(AAE) Rajon Kalabrì
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Capoluogo Catanzaro[1]
Presidente Roberto Occhiuto (FI) dal 29-10-2021
Data di
1948[2]
istituzione
Territorio
Coordinate 38°53′30.48″N 16°35′58.2″E
del capoluogo
Coordinate:
38°53′30.48″N 16°35′58.2″E (Mappa)
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Lo stesso argomento in dettaglio: Geogra a della Calabria.
Sila
La Calabria ha una super cie prevalentemente collinare, che si estende per il 49,2% del suo territorio,
presenta ampie zone montuose che coprono il 41,8% del suo territorio, mentre il restante 9% è
pianeggiante:
• A nord il versante meridionale del Massiccio del Pollino al con ne con la Basilicata, con le vette
più elevate della Calabria, il Monte Serra Dolcedorme (2.267 m) e il Monte Pollino (2.248 m);
• Nel nord-ovest, a sud della piana di Campotenese, si elevano i cosiddetti Monti di
Orsomarso dove la cima più alta è il Cozzo del Pellegrino (1.987 m). A sud del passo dello
Scalone ha luogo la Catena Costiera, che si allunga tra la costa tirrenica e le profondi valli dei
umi Crati e Savuto, la cui cima più elevata è il Monte Cocuzzo (1.541 m);
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• Nel centro-nord la Sila, un vasto altopiano con grandi foreste di aghifoglie e latifoglie, la cui
vetta più alta è il Monte Botte Donato (1.928 m). Verso sud-ovest la Sila, si salda attraverso la
valle del Corace, al massiccio del Reventino (1.417 m), che sovrasta il litorale tirrenico di Capo
Suvero e la piana di Sant'Eufemia;
• Tra l'istmo di Catanzaro e il valico della Limina sorgono le Serre calabresi, tra cui spiccano
quelle vibonesi con il Monte Pecoraro (1.423 m), che è la cima più alta. Le Serre si spingono a
sud con un doppio allineamento montuoso no a congiungersi direttamente con
l'acrocoro dell'Aspromonte, la cui vetta più elevata è il Montalto (1.956 m);
• La collina principale è Marcellinara (211 metri).
• Fra le piane di Lamezia Terme e Gioia Tauro, a sud-ovest di Vibo Valentia, si erge il gruppo
del Monte Poro (710 m). La pianura più estesa è quella di Sibari, situata a nord-est della
regione.
CALABRIA
Rilievo Cima più alta Altezza (m)
Massiccio del Pollino Serra Dolcedorme 2.267
Monti di Orsomarso Cozzo del Pellegrino 1.987
Aspromonte Montalto 1.956
Sila Monte Botte Donato 1.928
Catena Costiera Monte Cocuzzo 1.541
Serre calabresi Monte Pecoraro 1.423
Idrogra a[modi ca | modi ca wikitesto]
I umi della Calabria generalmente non presentano uno sviluppo signi cativo, in primis per la forma
stretta e allungata della penisola calabrese, in secondo luogo per la particolare disposizione dei rilievi
montuosi; pertanto, la maggior parte dei umi calabresi sono a carattere torrentizio, fanno eccezione
il Crati e il Neto - i umi più lunghi - che sfociano nel mar Ionio. Tributano anch'essi allo Ionio, ma con
un corso di gran lunga più breve, il Trionto, il Tacina e il Corace; questi ultimi umi, come peraltro il
Neto, nascono dalla Sila. Dall'altopiano della Sila hanno origine anche l'Amato e il Savuto, che insieme
al Lao che scende dal Massiccio del Pollino, sono i maggiori umi del versante tirrenico. Gli altri corsi
d'acqua sono ancora più brevi e hanno le caratteristiche tipiche delle umare in quanto hanno regime
torrentizio, scorrono incassati in stretti versanti a monte per poi riversarsi nelle pianure alluvionali in
ampi alvei ciottolosi, asciutti per gran parte dell'anno, ma che possono riempirsi repentinamente in
occasione di temporali o piogge violente. Inoltre esistono numerosi laghi che sono arti ciali, soprattutto
sull'altopiano della Sila, i principali sono l'Ampollino, l'Arvo, il Cecita, l'Angitola e il Passante.
Geologia[modi ca | modi ca wikitesto]
Lo stesso argomento in dettaglio: Geologia della Calabria.
Quando si parla della geologia della Calabria si riferisce generalmente all'Arco calabro, detto anche
"Arco Calabro-Peloritano". Si tratta di una catena montuosa semi-circolare che comincia a sud della
Basilicata e comprende il settore nordorientale della Sicilia, con i Monti Peloritani. Il basamento della
Calabria è costituito principalmente da rocce cristalline e metamor che di età Paleozoica, coperte dai
successivi sedimenti principalmente Neogenici. Le rocce del substrato sono costituite da diverse unità
tettoniche ("falde") sovrapposte le une alle altre e sulle unità degli Appennini meridionali e delle
Maghrebide siciliane.[8]
L'evoluzione Neogenica del Mediterraneo è quella tipica dei sistemi Arco-Fossa di subduzione,
caratterizzata da uno slittamento dell'Arco Calabro verso Sud-Est in concomitanza con l'apertura del
bacino Tirrenico. Il cosiddetto avampaese di questo sistema è costituita dalla piattaforma Apula e dalla
piattaforma Ibleo o "Ragusana". Il Tirreno rappresenta il bacino di retro-arco di questo sistema
di subduzione, dove le parti con af nità africana subducono al di sotto degli elementi di af nità Europea
(Arco calabro).
Per la letteratura scienti ca precedente al 1973 si riferisce a Ogniben (1973). La letteratura storica è
rappresentata dalle pubblicazioni di: Ippolito (1959), Cortese (1895), Limanowski (1913), Quitzow
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(1935), Caire et al. (1960), Caire (1961), Grandjacquet et al. (1961); Ogniben (1969, 1973), Caire
(1970, 1975, 1978), Burton (1971), Amodio-Morelli et al. (1976), Dubois (1976), Grandjacquet and
Mascle (1978). Seguono i lavori di Tortorici, 1981; Rossi e Sartori, 1981; Ghisetti e Vezzani, 1981;
Moussat, 1983; Patacca et al., 1990; Knott e Turco, 1991; Monaco e Tortorici, 2000; van Dijk, 1992; van
Dijk et al., 2000.
La Calabria è una regione ad elevata pericolosità sismica.[9]
Carta geotettonica del Mediterraneo centrale e l'Arco Calabro. La traccia blu indica la
posizione della sezione geotettonica qui in basso. Da van Dijk (1992)[8]
Clima[modi ca | modi ca wikitesto]
Capo Vaticano
Il clima calabrese è generalmente di tipo mediterraneo. Il litorale ionico è più secco e arido di quello
tirrenico che si presenta con un clima più mite. Le temperature in genere lungo le coste non scendono
mai sotto i 10 °C e non salgono mai sopra i 40 °C, con punte di 42-44 °C nei mesi estivi. Lungo
gli Appennini e nelle zone interne, dal Pollino, alla Sila no all'Aspromonte, il clima è montano
appenninico (continentale freddo) con inverni freddi e nevosi, l'estate è tiepida e non mancano
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temporali. Da segnalare l'interessante escursione termica giornaliera, in inverno, nella valle del Crati,
dove anche a quote di pianura possono veri carsi abbondanti nevicate.
Le stazioni meteorologiche uf cialmente riconosciute dall'Organizzazione meteorologica
mondiale presenti nel territorio regionale sono:
• Bonifati
• Calopezzati
• Capo Spartivento
• Catanzaro
• Cosenza
• Crotone-Isola di Capo Rizzuto
• Lamezia Terme
• Monte Scuro
• Punta Alice
• Reggio Calabria
• Vibo Valentia
• Bianchi
Flora[modi ca | modi ca wikitesto]
Le differenti condizioni climatiche della regione favoriscono anche una diversa vegetazione da zona a
zona. Dal livello del mare no ai 600 metri (piano mediterraneo) predomina la macchia mediterranea
con ulivi, lecci e altre piante tipiche del clima mediterraneo. Dai 700 metri no ai 1000 metri (piano della
bassa montagna appenninica), invece, cresce una vegetazione di transizione: castagni e
altre querce hanno la loro dominanza. Dai 1000 metri in su (piano montano) dominano le specie tipiche
del clima di montagna, composte da faggio, abete bianco e pino laricio. Sulle Serre calabresi il piano
montano inizia, in alcuni punti, anche a 800 metri. Da citare il "pino loricato" (Pinus heldreichii), simbolo
indiscusso del Parco nazionale del Pollino: questa antica reliquia vive solo sul Pollino, mentre fuori dal
territorio italiano lo si trova sui Balcani.
Flora
Origini del nome[modi ca | modi ca wikitesto]
Nell'era augustea dell'Impero Romano l'attuale regione era conosciuta come Bruttium,
dalla popolazione che l'abitava. Ancora prima, attorno al XV secolo a.C., queste terre erano conosciute
con il nome di Italia, dalla popolazione degli Itali, discendenti degli enotri. I Greci indicarono l'origine del
nome in Ouitoulía dal vocabolo "Italòi" (plurale di Italós), termine con il quale i coloni achei che giunsero
nelle terre dell'attuale Calabria ambiguamente designavano sia i Vituli, una popolazione che abitava le
terre a sud dell'istmo di Catanzaro, il cui etnonimo era etimologicamente relato al vocabolo indicante il
toro, animale sacro ai Vituli e da loro divinizzato, che i tori stessi: il greco italós infatti è di derivazione
italica, speci camente deriva dalla osco-umbra uitlu, toro appunto (vedasi il latino uitellus, forma con
suf sso diminutivo che signi ca vitello). Ouitoulía venne così a signi care "terra dei Vituli" o "terra dei
tori". A supporto di questa ipotesi, nella parte meridionale della penisola calabrese, laddove si sviluppò
la più grande civiltà italica, prima dell'avvento di Roma, esistono toponimi di origine magnogreca (alcuni
tradotti in latino dai Normanni) probabilmente facenti capo alla più antica etimologia di terra
dei tori (dei bovini): Bova, Bovalino, Taurianova, Gioia Tauro, ecc.
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Il nome Calabria designava in origine la penisola salentina, che era compresa nella regione
augustea Regio II Apulia et Calabria, mentre l'odierna Calabria insieme all'attuale Basilicata formava
la Regio III Lucania et Bruttii. Ma quando le due penisole dell'Italia meridionale furono uni cate
dai Bizantini, il nome di Calabria fu usato per identi care anche la regione del Bruzio; successivamente,
con la perdita dei possessi bizantini nel Salento in favore dei Longobardi, il nome fu utilizzato per
designare soltanto l'attuale penisola calabrese, che mantiene tuttora il nome. Durante il basso
Medioevo e l'età moderna il termine Calabria venne trasformato in Calabrie, con lo sdoppiamento del
territorio nelle due province napoletane di Calabria Ulteriore e Calabria Citeriore.
Il nome Calabria viene da Calabrī, da confrontare con i Γαλάβριοι (Galábrioi) della Penisola
balcanica (dalla quale forse deriva anche l'etnico Calabrī).[10] L'origine sembra essere
una radice preromana *cal-/cala-[11] o *calabra-/galabra-, che compare anche in calaverna e calabrosa,
nonché in calabria, nome comune della pernice di monte (Lagopus muta),[12] che signi cherebbe
"roccia", "concrezione calcarea o ghiacciata". A sostegno di questa tesi Latham (1859)[13] riporta tribù di
Galabri o Calabri nelle regioni orientali dell'odierno Kossovo, ricche di giacimenti minerari di oro e di
argento e afferma che Iapigi e Iapodi erano contigui ai Galabri e, “for all pratical purposes”, erano la
stessa popolazione e che “word for word” Galabri è lo stesso che Calabri. Latham afferma inoltre che in
Italia ci sono Iapigi chiamati Calabri, nei Balcani ci sono Iapodi anche detti Calabri. Con il nome di Iapigi
venivano indicati anche i Messapi e i Calabri[14]. È dunque probabile che migranti abili nelle tecniche
minerarie abbiano popolato le zone dell’Italia meridionale prossime a giacimenti per loro interessanti.
Quelli delle Serre (Pazzano) e quelli ricchissimi del monte Mula (anche qui oro e argento) furono
coltivati anche in tempi remoti. "Mula" è uno dei molti toponimi calabresi derivati da antiche lingue del
vicino oriente[15].[Se gli antichi Calabri erano stanziati nel Salento, cosa c'entravano i monti dell'attuale Calabria?]
Un'altra ipotesi vuole che il termine Calabria derivi invece dal greco antico kalón-bryōn ([terra] che fa
sorgere il bene/il bello), ad indicare la fertilità del suo territorio. Ne fa riferimento, ad esempio, il poeta e
storico cinquecentesco Francesco Grano da Cropani nel suo poemetto De situ laudibusque
Calabriae[16], in cui, nell'elogiare le bellezze della Calabria, accenna anche alla presunta esistenza della
suddetta origine etimologica ("[...] se è vero che nella lingua greca il termine kalon signi ca bello, e brio
indica lo zampillare [...]"[17]).
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L'Italia secondo i greci, corrispondente all'attuale Calabria
Le prime tracce della presenza dell'uomo in Calabria risalgono al Paleolitico come testimoniano i
ritrovamenti nelle grotte di Praia a Mare e il graf to del Bos primigenius della Grotta del
Romito a Papasidero, una gura di bovide incisa nella roccia 12.000 anni fa. Durante l'era dei
metalli giunsero nuove popolazioni, uno degli insediamenti più importanti risalente a quel periodo è il
complesso di Torre Galli nei pressi di Vibo Valentia, inoltre, nei pressi di Roccella Ionica, sul nire degli
anni sessanta, furono condotti degli scavi che riportarono alla luce una necropoli risalente all'età del
ferro, così come, negli anni cinquanta, in Contrada Ronzo a Calanna a poca distanza dall'abitato si
scoprì la necropoli di un villaggio protostorico databile ai secoli XI- X a.c, importanti reperti ritrovati sono
conservati a Reggio Calabria nel Museo nazionale della Magna Grecia. Nei pressi di Girifalco, in
contrada Carìa, fu rinvenuta una necropoli del Neolitico superiore durante gli ultimi anni del XIX
secolo dallo storico e archeologo Armando Lucifero nella quale reperì il cranio di Carìa.[18][19]
Mitologia[modi ca | modi ca wikitesto]
Secondo il mito, Aschenez, pronipote di Noè, mercante semita ed inventore della barca a remi, giunse
tre generazioni dopo il diluvio universale sulle sponde dove fu fondata Reggio.
Più tardi, secondo il mito greco, circa 850 anni prima della guerra di Troia, vi sarebbero dunque
giunti Enotrio e Peucezio (riportato anche come Paucezio), di stirpe enotria e pelasgica, originari
del Peloponneso, in Ausonia, abitata già dagli Ausoni.
Secondo la leggenda Enotrio avrebbe regnato per 71 anni e alla sua morte gli sarebbe succeduto il
glio Italo ("uomo forte e savio" secondo quanto narra Dionigi di Alicarnasso) che regnò su una
popolazione "Italòi"[20] che occupavano la penisola nella zona situata a sud dell'Istmo di Catanzaro, che
oggi sono la province di Catanzaro, Vibo Valentia e Reggio Calabria, dalla quale l'Ausonia avrebbe
preso il nuovo nome di "Italia", come riportano Tucidide ("quella regione fu chiamata Italia da Italo, re
arcade") e Virgilio (Eneide, III). Sappiamo comunque da Dionigi di Alicarnasso (1 11,2-4; 12,1)
e Diodoro Siculo che gli "Ausoni" (abitanti dell'Ausonia) erano stanziati nella zona di Reggio già intorno
al XVI secolo a.C..
Periodo italico[modi ca | modi ca wikitesto]
Tali popolazioni dunque (Ausoni-Enotri-Itali, di origine indoeuropea, Italici appartenenti al gruppo latino-
falisco), avrebbero abitato prevalentemente le zone costiere. I Lucani (Italici indoeuropei, appartenenti
al gruppo osco-umbro), abitavano nella regione che da essi prese il nome di "Lucania", a nord della
Calabria. L'entroterra della Calabria (chiamato in seguito dai Romani "Bruttium"), fu abitato
principalmente dai Bruzi (di temperamento bellicoso, chiamati Brutti o Bretti, strettamente imparentati
coi Lucani) oltre che da genti di origine iberica. Il centro nevralgico di questo popolo era Consentia,
l'attuale Cosenza, la quale venne eletta dalle tribù dei Bruzi, dopo essersi coalizzate in una lega,
"capitale" della regione. Fu occupata dai Romani assieme al resto della Magna Grecia nel 265 a.C., ma
durante la seconda guerra punica si ribellò a Roma per allearsi con Annibale, per poi ritornare sotto il
saldo controllo della repubblica romana dopo la scon tta del condottiero cartaginese.
Periodo greco antico[modi ca | modi ca wikitesto]
Lo stesso argomento in dettaglio: Magna Grecia e Bruzi.
Capo Colonna
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Mura greche al lungomare di Reggio Calabria
Di fondamentale importanza è lo sbarco dei Greci sulle coste calabresi, i quali strapparono le terre
ai Lucani (costretti a rifugiarsi nell'entroterra e nella parte settentrionale della Calabria), e si
mescolarono con gli altri popoli autoctoni, dando vita ad una cultura meticcia, greco-italica,
estremamente orida nei secoli successivi. I Greci fondarono orenti colonie, così magni centi da
guadagnarsi l'appellativo di Magna Grecia (Grande Grecia), così importanti da superare, in alcuni casi,
la stessa madrepatria.
Tra l'VIII ed il IV secolo a.C. infatti orivano su tutta la costa numerose ed importanti città della Magna
Grecia, come Rhegion, Kroton, Locri Epize ri, Metauros e Sybaris, e numerose sub-colonie fondate
dalle colonie stesse quali: Kaulon, Hipponion, Medma, Terina e Scolacium.
La storia delle poleis magnogreche vide primeggiare politicamente ed economicamente le città
di Reggio come padrona dello Stretto di Messina e della Calabria meridionale, di Locri Epize ri nella
parte centrale della regione, e di Crotone in quella settentrionale, in una storia fatta di alterne alleanze e
con itti interni tra le tre potenze della regione.
Successivamente, con la pressione delle popolazioni italiche dei Bruzi e dei Lucani (che conquistarono
anche la gran parte delle poleis greche), e con l'avvento di Roma, la Magna Grecia iniziò il suo declino,
dovuto anche ad una continua lotta per il predominio tra le poleis.
Periodo romano[modi ca | modi ca wikitesto]
Cartina di Monteleone di Calabria (attuale Vibo Valentia) disegnata nel 1710, in alto a
destra è visibile lo stemma dei Pignatelli duchi di Monteleone, sotto lo stemma della
città e a destra di questo gli stemmi delle famiglie nobili di Monteleone.
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Gioiosa Jonica Castello e Teatro
Con la conquista del Regno di Sicilia nel 1266 da parte Carlo I d'Angiò, inizio la dominazione angioina,
con il trasferimento della capitale del regno da Palermo a Napoli. È di questo periodo la più ampia
diffusione del sistema feudale. A causa della rivolta dei Vespri Siciliani (1282) il Regno di Sicilia si
ritrova diviso in due parti: l'isola siciliana, in mano agli aragonesi, e la parte continentale, tenuta
dagli angioini. L'inizio effettivo di tale suddivisione è con la pace di Caltabellotta del 1302, quando la
Calabria entra a far parte del Regnum Siciliae citra Pharum (o Regno di Napoli).
La Dinastia dei d'Angiò, poi articolatasi negli Angiò-Durazzo e Angiò-Valois, costituendo la
cosiddetta Dinastia dei Capetingi, resistette no al 1442.
Nel frattempo, a Catanzaro, la tessitura assunse un’importanza considerevole. I progressi dell’arte della
seta sono testimoniati dal dono di uno stupendo parato in velluto verde stellato in oro, che la città fece
a Ladislao di Durazzo nel 1397, per gratitudine dell’esenzione da alcune gravezze sulla tintoria. Questo
parato era di tanto merito che il re lo adoperò per far tappezzare la sala del trono in Castel Capuano.
Da quel momento l’arte progredì sempre di più, al punto da meritare privilegi e pergamene da parte dei
sovrani[26].
Alla Dinastia dei Capetingi fece seguito la Dinastia Trastámara d'Aragona di Napoli. Nel 1442 Alfonso V
d'Aragona, conquistando i territori degli Angioini, assegnò il territorio di Reggio a Catanzaro, poiché
Reggio aveva appoggiato il suo avversario Renato d'Angiò, ma una ventina di anni dopo
nel 1465 Ferdinando I d'Aragona (Ferrante) riassegnò il titolo di capoluogo a Reggio. Il
periodo aragonese consacrò Cosenza come la più importante città del reame nel campo del diritto
(1494-1557). Dopo Napoli diventa la seconda città ad avere una cartogra a e nel 1511 nasce
l'Accademia Cosentina fondata da Aulo Giano Parrasio e portata al suo massimo splendore
da Bernardino Telesio, il più grande dei cosentini illustri, de nito da Francesco Bacone il primo degli
uomini nuovi.
Nel XV secolo, l'industria serica di Catanzaro riforniva quasi tutta l'Europa ed era venduta in grandi ere
a mercanti spagnoli, veneziani, genovesi, orentini e olandesi. Catanzaro divenne la capitale europea
della seta con un grande allevamento di bachi da seta che produceva tutti i pizzi e merletti utilizzati
in Vaticano. La città era famosa per la sua raf nata fabbricazione di sete, velluti, damaschi e broccati[27].
Nel 1519, l'Imperatore Carlo V riconobbe formalmente la crescita dell'industria della seta catanzarese,
consentendo alla città di istituire un consolato dell'artigianato della seta, incaricato di regolamentare e
controllare le varie fasi di una produzione che orì per tutto il Cinquecento[28].
Nel XVI secolo, la Calabria fu caratterizzata da un forte sviluppo demogra co ed economico, dovuto
principalmente alla crescente domanda di prodotti serici e alla contemporanea crescita dei prezzi, e
divenne uno dei più importanti mercati mediterranei per la seta[29].
In questo periodo in Calabria fu confermata la divisione nelle due province di Calabria Citeriore (o Citra)
e Calabria Ulteriore (o Ultra) governate inizialmente da un solo magistrato, poi dal 1582 le due province
furono amministrate da due distinti governatori:
• uno a Cosenza per la Calabria Citeriore: il capoluogo nel XVI secolo attraversò
un'impressionante oritura umanistica e segnò una rinascita intellettuale, tanto che venne
de nita Atene della Calabria[30];
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• uno a Reggio per 11 anni dal 1582 al 1592, poi a Catanzaro per oltre 220 anni dal 1593 al 1816
per la Calabria Ulteriore[31]. Per un breve periodo fu capoluogo della provincia
anche Monteleone.
Era moderna[modi ca | modi ca wikitesto]
Lo stesso Regno di Napoli subì diverse dominazioni: le dinastie degli Asburgo, di Spagna e
d'Austria, Borbone, e per un breve periodo un fratello e un generale di Napoleone,
rispettivamente Giuseppe Bonaparte e Gioacchino Murat, quest'ultimo giustiziato nella cittadina
di Pizzo.
Nel 1806, regnante Giuseppe Bonaparte, fratello di Napoleone, Calabria e Basilicata insorsero contro il
regime napoleonico, appoggiati dalla otta e dalle truppe inglesi, dando luogo alla
cosiddetta Insurrezione calabrese. Questa, nata contro i francesi e in sostegno ai borbonici, durò due
anni e vide fra i vari capitani degli insorti loborbonici sia militari di professione che banditi comuni. La
repressione del moto antifrancese fu af data, principalmente, ai generali Andrea Massena e Jean
Maximilien Lamarque, i quali riuscirono a frenare la ribellione, anche se con espedienti estremamente
crudeli, come accadde ad esempio nel cosiddetto massacro di Lauria, perpetrato dai soldati di
Massena.
Ultimi secoli[modi ca | modi ca wikitesto]
(1/2)▶
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1-Reggio Calabria
2-Catanzaro
2-Corigliano-Rossano
3-Lamezia Terme
Evoluzione demogra ca[modi ca | modi ca wikitesto]
Di seguito si riportano gli elenchi della popolazione[34] residente negli enti intermedi e nei 30 comuni più
grandi.
5 150.702 1.150,64
Vibo Valentia
Comuni[modi ca | modi ca wikitesto]
Lo stesso argomento in dettaglio: Comuni della Calabria.
Provincia/Città Super cie
Pos. Comune Abitanti
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15221,90 www.regione.calabria.
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Simboli[modi ca | modi ca wikitesto]
Lo stesso argomento in dettaglio: Simboli della Calabria.
•
•
Stemma
•
Gonfalone
•
Bandiera
Lo stemma della Regione Calabria (approvato ed adottato in versione de nitiva con Legge regionale 15
giugno 1992, n. 6) racchiude in cornice ovale quattro dei simboli che rappresentano la Calabria:
1. il pino laricio (Pinus nigra laricio)
2. il capitello dorico
3. la croce greca
4. la croce potenziata.
Onori cenze[modi ca | modi ca wikitesto]
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Attestato e medaglia di bronzo
dorata di eccellenza di I classe
di pubblica benemerenza del
Dipartimento della Protezione
civile
«Per la partecipazione
all'evento sismico del 6 aprile
2009 in Abruzzo, in ragione
dello straordinario contributo
reso con l'impiego di risorse
umane e strumentali per il
superamento dell'emergenza.»
— D.P.C.M. 11 ottobre 2010, ai
sensi dell'art.5, comma 5, del
D.P.C.M. 19 dicembre 2008.
Giunta e consiglio regionale[modi ca | modi ca wikitesto]
Lo stesso argomento in dettaglio: Giunta regionale della
Calabria, Consiglio regionale della Calabria e Presidenti della Calabria.
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Sfruttamento del territorio calabrese ed insediamenti urbani
La Calabria è una delle regioni italiane più povere, nonostante l'alto tasso di economia nascosta renda
inquanti cabile l'effettiva ricchezza della Regione. La presenza di una delle principali organizzazioni
criminali, la lontananza dei mercati e la carenza cronica di infrastrutture infatti rende il tessuto
economico calabrese notevolmente fragile e troppo legato alle variazioni economiche congiunturali.
Varie zone della regione basano gran parte della loro economia sul turismo estivo soprattutto lungo
la costa Ionica catanzarese, nell'area tirrenica reggina e nell'area tirrenica cosentina e reggina, su tutto
il versante costiero della provincia di Vibo Valentia. Discretamente sviluppato, nonostante le
potenzialità, il turismo invernale in Sila.
Agricoltura[modi ca | modi ca wikitesto]
Nel settore primario, l'agricoltura è sviluppata soprattutto nella coltivazione di ulivi (la regione è al
secondo posto in Italia per la produzione di olio, dopo la Puglia), di viti e di agrumi.
La Calabria produce circa un quarto della produzione nazionale di agrumi;[40] in particolare, nella
regione si concentra circa il 62% della produzione totale di clementine[41], e la quasi totalità delle
produzioni di bergamotto[42] e cedro (98% del totale).[43] Quest'ultimo è coltivato nel tratto di costa
tirrenica cosentina, tra i comuni di Tortora, Santa Maria del Cedro e Diamante, che per questo motivo è
nota come Riviera dei Cedri; il bergamotto si produce quasi esclusivamente nella fascia costiera della
provincia di Reggio[44]. Le clementine di Calabria sono, invece, coltivate nelle zone di pianura esistenti
nella regione: la Piana di Sibari e Corigliano nel cosentino, la Piana di Lamezia nel catanzarese, la
Piana di Gioia Tauro-Rosarno e la Locride nel reggino[45] e sono ormai diventate un prodotto
ortofrutticolo italiano a indicazione geogra ca protetta[46]. Nella zona di Rocca Imperiale viene prodotto
il Limone IGP[47].
Con il 29% delle aree sul totale della super cie agricola, la Calabria si piazza al terzo posto tra le
regioni UE che hanno più terreni coltivati con metodo biologico[48].
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Lungo la fascia tirrenica, tra le provincie di Vibo Valentia, Catanzaro e Cosenza, è coltivata la
famosa Cipolla rossa di Tropea, che nel 2008 ha ottenuto la certi cazione IGP[49].
In Calabria sono coltivate diverse varietà di chi, tra i quali il co dottato di Cosenza che ha ottenuto il
riconoscimento DOP[50]. Il Dottato viene coltivato per l’essiccazione e utilizzato per i dolci tipici della
tradizione locale. Con la pubblicazione sulla Gazzetta uf ciale del DDG 19253 del 30/04/19 (Modi che
del Registro nazionale delle varietà delle piante da frutto: elenco nuove accessioni idonee per il
Servizio Nazionale di Certi cazione Volontaria) il Fico Dottato Bianco di Cosenza è stato iscritto come
prodotto di eccellenza[51].
Le pesche e le nettarine calabresi sono notevolmente migliorate in termini di sapore, qualità, sicurezza
e servizio. Una parte della produzione viene venduta sul mercato interno, principalmente ai rivenditori al
dettaglio. Il restante viene esportato in Nord Europa, principalmente Scandinavia e Germania[52]. In
Calabria, viene coltivata una varietà pregiata di pesca nettarina, nota come merendella[53]. La super cie
stimata di merendelle si aggira intorno ai 60 ettari, di cui oltre cinquanta si trovano nell’area della piana
di Lamezia, e la restante parte sulla fascia ionica catanzarese[54].
Ad Acconia, ogni anno vengono prodotte oltre 20.000 tonnellate di fragole. Il 70% della produzione
locale viene esportato nei mercati del nord dove il prodotto è molto richiesto e apprezzato, mentre un
quinto circa varca anche i con ni esteri[55].
Longobardi è nota per le coltivazioni di una varietà particolare di melanzana originaria del territorio, la
Melanzana Violetta, che ha ottenuto il marchio De.C.O.[56][57].
Essendo una regione piuttosto montuosa e con un'ampia super cie boschiva, la Calabria è la prima
regione esportatrice di funghi porcini[58].
Sull'altopiano silano è coltivata la patata della Sila IGP[59], che ha origini antiche e ha da sempre svolto
un ruolo importante nell'economia locale. Nei boschi delle montagne calabresi è molto diffusa anche la
produzione di castagne[60].
Tra i comuni di Cardinale, Simbario e Torre di Ruggiero è ampiamente diffusa la coltivazione
di nocciole[61]. La cultivar prevalente sul territorio regionale è la Tonda Calabrese, ma non mancano
piccole super ci coltivate con Tonda Romana e Tonda di Giffoni.
La Calabria vanta una centenaria tradizione nella produzione di liquirizia e ne è la maggior produttrice
in Italia. La liquirizia di Calabria dal 2011 è protetta dal marchio DOP[62].
Nella provincia di Cosenza e in quella di Reggio Calabria viene coltivato lo zafferano[63].
Nella provincia di Catanzaro, fra i comuni di San Floro e Cortale[64], è ancora praticata l'antica tradizione
della gelsibachicoltura, l'allevamento del baco da seta abbinato alla coltivazione del gelso.
Il principale mercato agricolo è Catanzaro, sede del COMALCA, il principale mercato agro-alimentare
della Calabria. Molto praticato anche l'allevamento, soprattutto di ovini e caprini nelle aree
dell'entroterra. Numerosi sono gli allevamenti di bovini tra cui spicca la razza podolica. Troviamo forme
di allevamento semi-intensivo, brado e semibrado. Nell'allevamento brado, i bovini pascolano per tutto
l'anno all'aperto e nei periodi estivi avviene il fenomeno della transumanza delle mandrie verso i monti
di Sila e Pollino ricchi di pascoli freschi. Nel periodo di ottobre inizia la demonticazione verso i pascoli
collinari marini. Anche la pesca è discretamente sviluppata.
Artigianato[modi ca | modi ca wikitesto]
L'arte della tessitura, in Calabria, è tra le più antiche e radicate nel territorio e, nonostante il notevole
ridimensionamento economico e geogra co del suo ambito, rimangono attivi alcuni centri d’eccellenza
in cui si riproducono pregiati manufatti in seta, lana, cotone, lino, ginestra e canapa, secondo i più
antichi dettami della tradizione[65][66]. Diffusa ancora oggi su tutto il territorio regionale, con
caratterizzazioni che variano da zona a zona, è forse la produzione artigianale che meglio di altre
rappresenta le diverse "anime" culturali della regione. San Giovanni in Fiore e Longobucco, antiche
cittadine silane, sono rinomate per i loro tappeti, coperte e arazzi artistici, realizzati con tecniche e
attrezzature simili a quelli usati dai fabbricanti orientali[67][68]. L'"ozaturu" è il copriletto tipico, variopinto,
presente in tutti i corredi da sposa e derivante dalla tradizione dei telai diffusi in ogni casa del paese.
La provincia di Catanzaro vanta una grande tradizione nel campo della lavorazione di tessuti e ricami,
soprattutto di seta. Recentemente, diversi giovani hanno dato nuova linfa a quest'attività, sviluppando
progetti di economia sostenibile e solidale[69][70]. Tiriolo e Badolato sono note soprattutto per la
lavorazione del “vancale”[67], il tipico scialle calabrese, realizzato in lana o in seta, indossato
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anticamente sui costumi tradizionali dalla donne per ballare la tarantella, o come decoro ornamentale
delle abitazioni. Tipica a Tiriolo è anche la lavorazione dei pizzi lavorati nemente al tombolo.
A Bisignano viene tramandata dal XVII secolo una tradizionale industria locale di produzioni di liuti[71], e
nei centri di Seminara, Squillace e Gerace la tradizionale produzione di ceramiche artistiche risale al
periodo della Magna Grecia[72].
A Crotone si conserva un’arte antica legata alla lavorazione dell’oro. Numerosi sono i maestri ora ,
come Gerardo Sacco e Michele Af dato, che realizzano preziosi manufatti in oro e argento. Le origini
dell'arte orafa crotonese sono anch'esse legate alla colonizzazione greca, che ha lasciato un’enorme
eredità culturale. L’arte orafa artigiana è rimasta ancorata alle tradizioni come dimostra la tipica
lavorazione della ligrana che, tutt'oggi, ricalca lo stile e le forme dei monili del passato, cari alle
popolazioni che nei secoli popolarono l'area[73].
A Brognaturo le botteghe artigiane si distinguono per l'arte dell'intaglio del legno, nalizzata alla
realizzazione di pregevoli pipe[74].
Stilo è conosciuta sul territorio per la presenza di diverse tipologie di artigiani, tra cui i tessitori, i
ricamatori artistici e i lavoratori di metallo. Ancora oggi si lavorano al telaio tovaglie e "pezzare" che
vengono acquistate nelle ere estive dell'artigianato. I giacimenti minerari del luogo, invece, sono stati
largamente sfruttati dai Borboni. Negli anni Trenta e Quaranta, nel periodo precedente la Seconda
Guerra Mondiale, a Bivongi, un comune reggino, il rame veniva ancora estratto per uso bellico. Di
questa attività rimangono notevoli testimonianze di cui si interessa l'Ecomuseo della Vallata dello
Stilaro[75].
Industria[modi ca | modi ca wikitesto]
A Maierato ha sede lo stabilimento della storica impresa Callipo, rinomata produttrice di tonno in
scatola e in contenitori di vetro, esportato in diversi Paesi. Signi cativa nello stesso comparto è la
presenza della Intertonno Sardanelli a Pizzo Calabro.
A Rossano produce lo stabilimento della storica azienda Liquirizia Amarelli, esistente sin dal 1731, uno
dei maggiori produttori al mondo di liquirizia.
A Soveria Mannelli ha sede il Lani cio Leo, la più antica fabbrica tessile calabrese, fondata nel 1873,
che conserva attivo un monumentale parco macchine di ne Ottocento con cui ancora oggi si realizza
la produzione[76].
A Limbadi si trova la Distilleria Caffo che dal 1915 si occupa della produzione e distribuzione di
bevande alcoliche, tra cui il famoso Vecchio Amaro del Capo.
Di rilievo è la presenza anche di altre industrie agroalimentari, fra le quali emergono Mangiatorella e
Fontenoce, entrambe produttrici di acque minerali[77].
Nel territorio di Pianopoli, si trova la Fornace Dipodi, fondata nel 1929, i cui prodotti comprendono tutti i
tipi di laterizi tradizionali, blocchi portanti per zone sismiche, blocchi termici alveolati e blocchi per
solaio.
A Caraffa ha sede il grande stabilimento per produzioni gra che e servizi di logistica del Gruppo
Abramo, attivo anche nel comparto dei call center con circa 3.000 addetti complessivi.
A Girifalco ha sede un grande centro di imbottigliamento di acque oligominerali Acqua Calabria per la
grande rilevanza delle sorgenti di acque minerali che sgorgano sul monte Covello e dove viene
prodotta la bibita al caffè Brasilena.[78][79][80]
A Rogliano opera la IOM, industria ottica multiservice leader nella produzione di lenti oftalmiche.
Nelle zone di Crotone, Vibo Valentia e Reggio Calabria sono sorte industrie petrolchimiche,
metalmeccaniche e chimiche, farmaceutiche, boschive, conserviere, dolciarie, termoelettriche e
energetica.
Servizi[modi ca | modi ca wikitesto]
Il settore terziario è molto sviluppato a Catanzaro, mentre sono importanti centri commerciali Lamezia
Terme e Cosenza.
La Calabria è la regione italiana con maggior concentrazione di avvocati, con una
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