Andre Barbault Un Gigante Della Astrologia Contemporanea
Andre Barbault Un Gigante Della Astrologia Contemporanea
Andre Barbault Un Gigante Della Astrologia Contemporanea
Enzo Barillà
Lo studioso, di fronte all’opera di André Barbault, non può non sentirsi colpito
dalla sua vastità, profondità ed innovazioni introdotte nel corpus dottrinario dell’arte di
Urania.
È giocoforza – almeno nella fase introduttiva di una sia pur sommaria ricognizione
– attenersi ad una cronologia che rinvii ad alcuni dati biografici.
A.B. inizia presto ad interessarsi di astrologia: corre l’anno 1935 e deve ancora
compiere i 14 anni. Vive in campagna a Champignelles, un paesello sperduto della
Borgogna, dipartimento della Yonne. Il fratello Armand, un “nettuniano” dalla mentalità
magica più anziano di 15 anni, lo introdurrà all’arte e sarà per lui un padre spirituale.
Comincia da autodidatta, leggendo libri di George Muchery e di Antarès, ma presto
il suo spirito razionale lo stacca dall’astrologia divinatoria e imprende a raccogliere dati di
nascita di personaggi illustri nel campo delle arti, scienze, lettere e politica; li metterà giù
ordinatamente su una ventina di quaderni. Ho avuto modo di vederne alcuni, scritti in
bella grafia, durante una visita nella sua casa di montagna a Labaroche, in Alsazia,
nell’agosto dell’anno 2000.
Il passo successivo è lo studio di opere storiche e letterarie, onde costruirsi una
cultura e controllare i dati astrologici alla luce dell’esperienza. Più tardi, dirà di avere
trascorso una dozzina d’anni della sua vita a leggere quasi esclusivamente biografie:
voleva studiare i personaggi i cui dati riempivano i suoi quaderni. Indi, la passione per
l’astrologia mondiale, sempre sotto la guida di Armand, e la crisi conseguente al
fallimento previsionale relativo allo scoppio della II guerra mondiale. André decide di
ripartire da zero e studia i cicli planetari principiando da un livello elementare: la
congiunzione del Sole con gli altri pianeti. Contemporaneamente si applica all’astronomia
e, grazie agli scritti di René Allendy, scopre Freud e la psicoanalisi.
Trasferitosi a Parigi nell’immediato dopoguerra, si inserisce facilmente nel miglior
ambiente astrologico della capitale. Frequenta il Centre International d’Astrologie (C.I.A)
di cui diventa subito elemento propulsore e vice presidente. Ne fonda la “sezione
psicologica”: un nucleo di giovani astrologi che tutti i sabati si riuniscono a casa sua per
discutere e verificare le proprie idee tramite un confronto che spesso assume toni accesi e
vigorosi. Nel 1946, appena venticinquenne, scrive De la psychanalyse à l’astrologie che verrà
pubblicato – arricchito strada facendo – dopo 15 anni d’attesa e che tuttora costituisce un
testo fondamentale per qualunque studioso della nostra materia. Malgrado la sua naturale
propensione alla psicoanalisi, rifiuta la qualifica di specialista in “astrologia
psicoanalitica”, ritenendola limitativa. Prima di tutto perché il Nostro utilizza gli apporti
di tutte le tipologie: la caratterologia, le classificazioni freudiane e junghiane, le scuole
temperamentali e ricorre anche alla grafologia e alla morfopsicologia; infine perché
considera essenziale praticare l’astrologia mondiale.
Chi è veramente André Barbault? Prima di addentrarci nel suo pensiero, lasciamo
che sia egli stesso a rispondere alla nostra domanda partendo, come ogni astrologo che si
rispetti, dall’esame del tema natale.
«So di essere, sento di essere, vivo da uraniano, nella maniera in cui conosco ciò che
rappresenta il simbolo. Urano è un astro essenzialmente di tensione interiore, di presenza
a sé stessi, d’affermazione della personalità. È un fattore di lucidità, di volontarismo,
diciamo di mobilitazione interiore estremamente pronunciato; se c’è una parola che può
particolarmente corrispondere a questo tipo, è la passione. Sono appassionato. Sono un
appassionato nel duplice senso della parola. Nel senso immediato, popolare: essere
appassionato vuol dire appassionarsi alle cose, significa essere molto preso, molto
mobilitato, molto interessato, significa vivere intensamente ciò che si sente. Ma sono
ugualmente un passionale nel senso caratterologico, che definisce il passionale come un
essere che punta tutto su una sola carta, che è raggomitolato su sé stesso, concentrato, che
ha un potere di mobilitazione della propria persona e di raccoglimento su sé stesso. Mi è
quindi possibile mobilitarmi integralmente e totalmente, non solo nell’istante, ma anche e
soprattutto nella lunga durata. Sono l’uomo dall’unica passione; non solamente
appassionato, ma con una passione quasi esclusiva, il cui oggetto può diventare l’asse
della mia vita, se non addirittura il centro durevole dell’esistenza. Ebbene, risulta che, in
quanto uraniano, l’oggetto della mia passione è evidentemente l’astrologia.»
Intervistatrice: C’è un aspetto di cui non ha ancora parlato molto, l’aspetto sconvolgente di Urano.
A.B.: Urano non ha solo questo aspetto. Dapprima ho vissuto il mio lato uraniano sotto
l’aspetto inferiore del disadattamento. L’uraniano è un essere piuttosto indipendente,
individualista, personale, non nel senso del possesso ma in quello del distinguersi. La
formula uraniana consiste nel liberare dalla propria persona ciò che c’è di più personale,
ciò che c’è di più autentico, ciò che c’è di più originale. Ed allora, prima che l’essere arrivi a
manifestare questa essenza della sua persona, deve necessariamente passare attraverso
scontri col mondo esterno. Da lì il passaggio per un periodo di disadattamento. Ho quindi
vissuto a lungo come un individuo che non si trovava per niente d’accordo col suo
ambiente, che si cercava e che cercava qualcosa di molto differente dal suo ambiente. Le
conseguenze di tale disadattamento si traducevano più correntemente in una forma di
eccentricità, sotto un aspetto di esagerazione e di estremismo attraverso una tendenza alla
marginalità, alla rottura con l’ambiente, alla crisi in molteplici situazioni.
A.B.: Definisco “intelligenza faustiana” una categoria di pensiero che consiste nell’essere
profondamente curioso a livello viscerale. All’inizio, una curiosità di spirito selvaggio,
un’inquietudine, un tormento del pensiero e quindi una animazione del pensiero alla
ricerca di qualche cosa, alla ricerca di un mistero profondo e di un al di là dell’immediato
evidente, stabilito, e del visibile. Si tratta quindi di un pensiero penetrante, caustico, che ho
chiamato “lo spirito a vite”, perché consiste nel penetrare perforando nell’interno delle
cose e a liberarne il valore profondo. Ora, questo bisogno di luce nella notte delle cose si
accompagna assai bene con la ricerca di un certo mistero di cui l’astrologia costituisce una
possibilità d’approccio, ma l’interesse del tutto particolare che ho avuto per la psicoanalisi,
la psicologia del profondo (diciamo della psicologia dell’inconscio in senso lato, perché
non appartengo ad alcuna scuola di psicoanalisi), questo interesse va, ciò non di meno,
nella direzione di questo dato. Allora, quando guardo il mio tema e vedo che Urano si sta
per levare, che questo Mercurio in Scorpione in VIII sta uscendo dalla culminazione, che
Urano forma questo aspetto con Mercurio, allora capisco benissimo che io abbia potuto
alla fine aprirmi una strada d’avventuriero in questo universo – a quel tempo così
d’avanguardia e così speciale – dell’astrologia. Da uraniano, ho spesso delle reazioni
rapide, fulminanti, soprattutto inattese, sorprendenti. Ma ho parlato solo di un aspetto
della mia personalità; bisognerebbe che io parlassi anche dell’altro mio aspetto principale,
perché sono portatore di diverse componenti della personalità. Ho iniziato ad interpretare
il mio tema parlando solo della dominante, della centrale dell’Io.» (L’astrologie. Entretiens
avec Michèle Reboul, Pierre Horay, Paris, 1978)
Le innovazioni
I successi previsionali
avvenimenti epocali del 1989, e ad accennare per sommi capi ad altri successi che fanno di
André Barbault uno dei più acclamati “mondialisti” contemporanei.
«Tutto iniziò nel 1936», scrive André in un suo articolo pubblicato nel n. 89 (I
trimestre 1990) de l’astrologue, poi ripreso nel capitolo VIII de L’avenir du monde selon
l’astrologie. Armand Barbault in quell’anno stabilisce una correlazione tra le sorti
dell’Unione Sovietica (e tutto ciò che essa ideologicamente e politicamente rappresenta) ed
il ciclo Saturno-Nettuno. L’intuitivo Armand si dedicherà ben presto all’alchimia,
delegando ad André la prosecuzione e sviluppo di una approfondita ricerca storica. Il
Maestro francese attende la nuova congiunzione del 1952-1953 prima di azzardare un
pronostico, che sarà pubblicato sul quotidiano L’Yonne Républicaine del 1 gennaio 1953.
Vale la pena riportarlo integralmente. «Dato che il partito comunista russo è nato sotto la
congiunzione del 1881, ed ha conquistato il potere sotto quella del 1917, se ne deve
dedurre che l’annata 1953 sarà importantissima per l’U.R.S.S. Infatti il regime sovietico si
trova alla fine del ciclo e, contemporaneamente, a un rinnovamento di esso. Ponderando la
fine del ciclo, si è indotti a pensare a rimaneggiamenti interni, forse a un cambiamento di
guardia tra gli statisti del Cremino. Quanto al rinnovamento del ciclo, bisogna prevedere
in tutto il mondo un nuovo impulso della causa comunista o, per lo meno, della causa
rivoluzionaria. La politica sovietica desterà echi in quelle nazioni che, sino adesso, le erano
rimaste contrarie oppure indifferenti.» (Le pronostic expérimental en astrologie)
Commentando la propria previsione, egli scrive successivamente (siamo ora nel 1973):
«Con grande sorpresa del mondo intero, Stalin muore il 5 marzo 1953: è l’inizio di una
nuova era per l’U.R.S.S. e per il comunismo. Da una parte, Mosca si scopre una vocazione
rivoluzionaria non ancora manifestata, sostenendo la causa della decolonizzazione e dei
nazionalismi afro-asiatici. Dall’altra, rompe il proprio isolamento, rivelando la propria
solidarietà politica con il nascente “terzo mondo”.» A pag. 198 (trad. it.) dello stesso testo
(siamo sempre nel 1973), ritornando sul quadro astrale del futuro 1989, l’Autore insiste:
«Alcuni anni più in là, scopriremo un trio planetario veramente eccezionale: Saturno,
Urano e Nettuno si incontreranno sui primi gradi del Capricorno, nel corso degli anni 1988
e 1989: questo incontro si protrarrà sino al 1992; ma l’annata più significativa dovrebbe
essere quella del 1989, con una triplice opposizione iupiteriana a questa triplice
congiunzione. È a questo punto che potrebbe stabilirsi e concretarsi la sorte dell’umanità
durante tutto il XXI secolo, con l’inizio poco prima del 2000 sotto la triplice congiunzione
Giove-Urano-Saturno del 1997.» Ma già nel 1967 nell’eccellente e ineguagliato lavoro Les
astres et l’Histoire si poteva leggere, a pag. 297, le seguenti profetiche parole: «Si capirà
meglio tutto il valore di questo triplice incontro planetario – la più grande riunione astrale
di tutto il XX secolo! – osservando il presente quadro che ci riporta indietro nel tempo. […]
I due “gareggianti” sono noti: l’America e la Russia, che rappresentano il principio
capitalista e quello comunista. […] Ora, si vede bene, questi due gareggianti sono a fine
corsa, sia l’uno che l’altro, per l’ultima destinazione del 1988-1989, scadenza in cui il
mondo tende a rinnovarsi per partorire una nuova società. Senza dubbio, il grande
incontro della nostra storia tende quindi a presentarsi a questo triplo incrocio lineare che
va dal 1988 al 1992…»
Il Nostro doveva ritornare ancora sull’argomento in L’astrologie mondiale (1979) dove
a pag. 250 (della trad. it.) si può leggere: «Quando si sa che il ciclo Urano-Nettuno in corso
si evolve parallelamente alle fortune e sfortune della nostra società detta capitalista, così
come i cicli Saturno-Urano scandiscono i tempi caratteristici del polo di “destra” di questa
società: imperialista, totalitaria, fascista, e i cicli di Saturno-Nettuno le fasi specifiche del
polo della sua “sinistra”: sindacalista socialista, comunista, si può concepire come la
fusione in uno stesso momento ed in uno stesso luogo di questi tre cicli possa
rappresentare un tempo capitale del rinnovamento del mondo attuale.»
Le medesime idee, sia pure con leggere varianti, erano proposte nell’ambito di
numerose conferenze internazionali alle quali André era chiamato a partecipare: Stoccarda
e Capri nell’ottobre 1983, Rio de Janeiro nel novembre 1985, Zurigo nel maggio 1987,
Vienna nel settembre 1988, senza contare i numerosi articoli di successivo affinamento
apparsi su l’astrologue a partire già dal n. 80 (IV trimestre 1987), per concludere con un
forte “Tempeste sul 1989-1990” apparso sul n. 85 (I trimestre 1989) dove si può leggere
testualmente – tra l’altro – di «insurrezioni popolari, massicce proteste di piazza col rischio
di rovesciamento di potere»
Mi sia consentito una piccolo ricordo personale.
Nell’agosto 1989 mi trovavo in vacanza in Grecia quando mi capitò sotto mano il
quotidiano tedesco Die Welt. Lessi di una marea di profughi che stava abbandonando con
ogni mezzo la Germania Est per riversarsi, attraverso l’Ungheria e l’Austria, nella
Germania federale. Le autorità ungheresi (di cui conoscevo la scrupolosità alla frontiera
per esperienza diretta di qualche anno prima) chiudevano entrambi gli occhi. Dissi a me
stesso: è la fine del comunismo.
Ed ora uno sguardo sull’albo d’oro previsionale di André Barbault che traccia un
bilancio riferito alla data del suo libro-intervista del marzo 1978.
«Dalla congiunzione Saturno-Plutone del 1947, ho previsto il nuovo regime
rivoluzionario della Cina Popolare che suonava le campane a morto del colonialismo in
Asia. Dalla quadratura Urano-Nettuno degli anni ’50, il tempo della “guerra fredda”.
Dalla congiunzione Saturno-Nettuno del 1953, un’era nuova per l’Unione Sovietica (la
morte di Stalin). Dalla congiunzione Giove-Saturno del 1960, la costituzione dell’Europa
dei sei. Dal sestile Urano-Nettuno del 1963, la coesistenza pacifica. Dalle opposizioni
sovrapposte Saturno-Urano e Saturno-Plutone del 1965, una crisi cino-americana
attraverso uno stato di guerra in Asia. Dalla tripla congiunzione Giove-Urano-Plutone del
1968-1969 un clima di crisi rivoluzionaria mondiale e la nascita dell’astronautica. Dalla
congiunzione Giove-Nettuno del 1970-1971, il tempo dei grandi negoziati (conclusione
degli accordi di Berlino). Dai trigoni sovrapposti Saturno-Urano e Saturno-Plutone del
1971-1972, un riavvicinamento o accordo cino-americano. Dal semi quadrato Urano-
Nettuno del 1973, la crisi della coesistenza pacifica. Dall’abbassamento dell’indice ciclico
del 1975, la comparsa di una crisi mondiale (la crisi economica). Non sono troppo
scontento dell’insieme delle mie interpretazioni, di cui fornisco il quadro e i riferimenti in
Le pronostic expérimental en astrologie. Ovviamente, presentarvi questo bilancio in modo così
sommario non restituisce il clima reale delle esperienze. Bisogna sapere che le
interpretazioni vengono fatte molto tempo prima degli avvenimenti che niente lascia
presagire. Sicché, quando nel 1962 annuncio l’arrivo della coesistenza pacifica, c’era così
poco motivo di crederci che un collega previde l’opposto, una guerra russo-americana.
Quando, nel 1963, io situo la probabilità dello sbarco sulla Luna in occasione della grande
congiunzione del 1968-1969, nello stesso momento uno dei grossi nomi dell’astrofisica in
Francia, Dauvillier, professore di fisica cosmica al Collegio di Francia, dichiara che un
problema fondamentale resta irrisolto e che non se ne parla nemmeno di allunare fino a
quando lo resterà. Allo stesso modo, la famosa stretta di mano di Nixon e Mao che stupì il
mondo, io l’ho annunciata nel 1965-1966 (quanto meno nel suo spirito) per l’anno 1971-
1972 quando, più che mai, nel mezzo della guerra del Viet Nam, vigeva un’assoluta
incompatibilità tra Washington e Pechino.» (L’astrologie. Entretiens avec Michèle Reboul)
Ma procediamo.
Nel corso dell’intervista in occasione dei 75 anni di André, gli formulai la seguente
domanda (cfr. Ricerca ’90 n. 28 – ottobre 1996):
D. Lei è noto per aver sviluppato la teoria dei cicli planetari in astrologia mondiale,
ma dà anche particolare risalto all’analisi astrologica individuale. Come concilia
personalmente questi interessi così diversi?
R. Non ci sono qui due fronti opposti, bensì il massimo di apertura a ventaglio, con l’uno
che rinvia all’altro. Così, ciò che mi ha insegnato in astrologia mondiale la congiunzione
del Sole con i pianeti mi ha fatto capire il valore della congiunzione solare nel tema. Ed
è meglio conoscere entrambi quando il soggetto è coinvolto nella storia del proprio
tempo. Non si può essere un astrologo completo se non si tiene almeno un piede
nell’astrologia mondiale.
congiunzione Saturno-MC a 11° di Capricorno? Chi avrebbe potuto mai pensare che Kohl
avrebbe rivestito un ruolo storico di primo piano, diventando il cancelliere della
riunificazione tedesca? Si poteva benissimo temere per la sua vita (potere delle dignità e
delle debilità: se il Saturno di Hitler era in esilio, il suo è in domicilio). Ma gli scostamenti
sono assai frequenti.»(L’avenir du monde selon l’astrologie)
Astrologia e psicoanalisi
quelle più conformi alla propria natura. Sappiamo che nessuna forza esterna può agire
stabilmente e intensamente sull’animo senza avere la complicità di una forza interiore. Il
carattere e il destino sono due aspetti di uno stesso determinismo naturale, al punto che la
separazione dell’uomo dal suo destino non potrebbe che essere artificiale: infatti non è
possibile distinguere le tendenze profonde dell’individuo dalla sua esistenza.»(De la
psychanalyse à l’astrologie, trad. it., p. 42, 43)
Ecco trovato il nesso, il ponte che collega l’interno umano all’esterno astronomico.
«Fra l’astro e l’uomo non si stabilisce una concatenazione di cause e di effetti; al contrario,
l’astro e l’uomo sono coinvolti in una simultaneità globale per cui l’astro è il segno
dell’uomo come l’uomo è il segno dell’astro.» (op. cit., p. 26, 27)
Rimane ora da chiarire la natura di questa “simultaneità globale”. Ancora una volta
ci soccorre la psicologia del profondo di C. G. Jung, di cui Barbault si dimostra esperto
conoscitore. In una indimenticabile conferenza pubblica tenuta a Firenze il 23 maggio 1994
(e che trovò risonanza in un articolo a 4 colonne sul quotidiano “Il Giorno” del 31/5/1994
intitolato “Stelle, specchio degli affetti – A Firenze André Barbault, il grande astrologo
amico di Jung”), conferenza originata dall’invito della rivista junghiana Klaros, il Maestro
francese afferma: «Ebbene, quel che scopre Jung è che “il cielo stellato è infatti il libro
aperto della proiezione cosmica, del riflesso dei mitologemi, degli archetipi” secondo
quanto afferma in Riflessioni teoriche sull’esistenza della psiche. Nella misura in cui l’uomo
crea gli dèi e il cielo a propria immagine (e nella forza coesiva del soffio spirituale che
eleva gli uomini quando si incarnano, uomini percorsi da un fremito universale e
collettivamente condotti da un’intuizione alimentata nel rifugio di un cielo strettamente
unito alla terra), il significato umano va prima di quello astrale, che corrisponde al primo
per mezzo di una “proiezione” da parte dell’inconscio collettivo: attraverso la mediazione
degli dèi, insomma, l’uomo si rappresenta egli stesso nella figurazione del cosmo. Vera
cattedrale dai mille volti, migliaia di uomini unificati da una struttura spirituale identica
ritagliano nella stessa sostanza vivente le immagini degli stessi dèi, plasmano le figure
degli stessi tipi, ricavate da uno stesso cuore e “immaginate” da uno stesso spirito. Questa
visione astrologica tradizionale del firmamento come fenomeno inconscio di proiezione,
Jung non cessa di ripeterla. Afferma così in Psicologia e alchimia: “Nelle … stelle …
l’umanità scoprì le dominanti dell’inconscio, gli dèi, così come le bizzarre qualità
psicologiche dello zodiaco, una proiezione completa della caratterologia.” Non occorre
riportare, credo, le numerose citazioni dello stesso tipo che Jung ripete nelle Riflessioni
teoriche sull’esistenza della psiche o in Psicologia e alchimia. Bisogna tuttavia sottolineare che
l’argomento è davvero basilare, poiché l’unificazione dell’anima umana e dell’universo
costituisce il fondamento psichico dell’astrologia.» (L’astrologia, psicologia del profondo
dell’antichità, in Klaros n. 1-2, giugno/dicembre 1995)
Le logiche conclusioni risalivano peraltro già al 1975: «Al livello della nostra
indagine epistemologica, l’astrologia è dunque – originariamente e diacronicamente, così
com’è nata ed è giunta fino a noi – un sistema creato dall’anima umana per l’anima
umana; in essa, infatti, è la Psiche stessa a ricercarsi e a configurarsi ad immagine
dell’universo, suo specchio. Si può, dunque, definire la sua fenomenologia: l’animo umano
al tempo stesso come soggetto e come oggetto, nell’universo e di fronte ad esso. Questo ci
riconduce a dire che l’inconscio – in cui la tendenza affonda le sue radici – è il regno del
fenomeno astrologico: esso è il “luogo” in cui l’astrologia ha avuto i suoi natali, in cui
l’astrologia popolare attinge la sua fede, in cui l’astrologia dotta foggia la sua filosofia
della vita, in cui la pratica astrologica è perpetuamente operante… Per non dire poi delle
questa dialettica deriva che il solo modo di fare il pronostico è che l’interprete sia
perfettamente al corrente delle condizioni di vita dell’interpretato, delle sue aspirazioni e
progetti, così come dei suoi timori o apprensioni, delle sue risorse o degli ostacoli e
dell’ambiente in cui vive. Ogni configurazione si può decifrare solo a partire dalla
situazione data del soggetto, che tende ad attecchire sulle iniziative di quest’ultimo, se non
nasce in lui un nuovo modo di vivere in maniera conforme al suo campo d’esistenza. […]
Risulta quindi, da questa stessa dialettica, che ogni previsione non costituisce che un
approccio di percezione anticipata dell’avvenire. Da un dato avvenimento che deve
capitare in conseguenza di un complesso insieme di dati, nei quali si incrociano l’uomo e
l’ambiente, l’analisi non permette di scorgere che qualche indizio. Al punto da poter dire
che, invece di prevedere davvero l’avvenire, l’astrologia non fa altro, quasi sempre, che
illuminarci su di esso. Le è possibile, eventualmente, annunciare l’avvenimento stesso,
afferrato globalmente, e anche di porlo nell’ordine di una doppia scala qualitativa e
quantitativa. Spesso, però, l’avvenimento propriamente detto le sfugge, e il suo pronostico
si limita ad esprimere la nota della gamma astrale che dà la nota o il clima di vita
dell’evento stesso: con Venere, tendenza all’amore, all’affetto, alla simpatia, al benessere,
alla felicità, alla gioia, alla fortuna; con Marte, tendenza aggressiva di scontro, d’urto, di
violenza, ecc. Per cui, si arriva a sostituire l’interrogazione passiva di un “che cosa mi
accadrà” con la domanda più ragionevole di un “che cosa posso sperare?” in funzione di
una data situazione o di un dato progetto. […] La più ricca scoperta a cui giungiamo è che,
se l’astrologia molto spesso non permette che un pronostico relativo, il contenuto di esso si
spinge, in compenso, molto più avanti nel rivelare l’essere nel suo divenire, poiché
attraverso la configurazione è l’essere profondo che parla al di là dell’evento. Nel cuore
della persona, nella sua costellazione interiore, si trova il filo della storia patologica,
amorosa, professionale, spirituale o altro, che cerchiamo di seguire attraverso una
successione di transiti. L’individuo racchiude in sé stesso la ragione della sua esistenza,
espressa dall’ordinamento delle configurazioni. Andando a questa sorgente interna
dell’essere, il soggetto può scoprire, almeno parzialmente, il senso del suo destino: è
dunque l’intelligibilità dell’umano che si profila dietro la previsione delle manifestazioni
esistenziali. […] Ma al di sopra di ogni cosa, se la previsione astrologica così concepita è la
migliore, perché realizzazione più concreta del motto socratico “conosci te stesso”,
spiraglio verso la propria verità già pieno di promesse, essa contribuisce inoltre a
realizzarsi in modo superiore accedendo alla vetta della propria piramide, ove divenire sé
stesso diventa stato di perfezione. Rispetto alle nostre configurazioni, abbiamo già
evidenziato una possibile oscillazione fra un destino consentito e un destino voluto, il
primo vissuto per inclinazione naturale a sposare la propria tendenza e a seguire le
proprie astralità, il secondo liberamente scelto per priorità data nel realizzarsi
volontariamente nelle esigenze dell’Io. Giova esaltare la virtù del libero arbitrio e la
grandezza della libertà. Pure tuttavia, l’astrologia ci rivela una percezione più sottile della
realtà umana. Essa c’insegna che non si può confondere destino consentito e destino
subìto, e che il destino voluto non è obbligatoriamente superiore al destino consentito.
Essa ci rivela che la pianificazione della volontà può arrivare a fabbricare obbiettivi fittizi
dietro i quali si perde l’individuo il cui essere diurno è diviso dall’essere notturno,
condizione di una vita che può andare alla deriva. Mentre invece una certa apertura verso
sé stessi porta allo stato di grazia di un destino in cui il giorno e la notte dell’essere si
sposano nell’identificazione dell’astralizzato con le sue astralità. Il che vuol dire “fare
quello per cui si è nati”. » (La prévision de l’avenir par l’astrologie, trad. it. pag. 221 e seg.)
Sole, Marte e Urano sono caldi e secchi: il loro elemento è il fuoco, il temperamento bilioso.
Venere e Giove sono umidi e caldi: il loro elemento è l’aria, il temperamento sanguigno.
Luna e Nettuno sono freddi e umidi: il loro elemento è l’acqua, il temperamento
flemmatico.
Mercurio e Saturno sono secchi e freddi: il loro elemento è la terra, il temperamento
melanconico,
con Plutone ancora incerto, ma piuttosto tendente al secco.
È naturale che l’analisi dei principi elementari applicati all’astrologia debba servire
soprattutto a stabilire una caratterologia. A questo punto cediamo la parola all’Autore; chi
legge si accorgerà ben presto della rivoluzionaria portata della dottrina degli elementi
ippocratici, se condotta alle sue logiche conseguenze in astrologia.
«L’astrologo odierno che evoca gli elementi dello zodiaco, dimenticando il fondamentale
riferimento alla quadripartizione stagionale, salta subito sul gioco delle quattro triplicità
senza sapere che fa uso di un registro di valori completamente differente da quello che
abbiamo trattato fino ad ora. Certamente, oltre alla ripartizione stagionale evocata
all’istante, esiste in certo qual modo un’estensione delle due quaternità (degli elementi e
dei principi elementari) allo zodiaco, tramite il canale delle signorie planetarie. Così, il
Capricorno è sotto il dominio di Saturno, è la dimora di Saturno; è quindi naturale che sia
della stessa natura del suo maestro. Possiamo quindi precisare quanto segue: lo zodiaco
degli elementi è lo zodiaco planetario.
Ciascun segno è dotato dell’elemento del pianeta governatore. Così, il Fuoco regna nei
segni marziali dell’Ariete e dello Scorpione, come nel segno solare del Leone; la Terra nei
segni mercuriali dei Gemelli e della Vergine, così come nei segni saturniani del Capricorno
e dell’Acquario; l’Aria nei segni venusiani del Toro e della Bilancia, così come nel segno
gioviale del Sagittario; e l’Acqua nel segno lunare del Cancro e nel segno nettuniano dei
Pesci. È il planetarismo quello che ritroviamo qui, prolungato in una ricostituzione
zodiacale, ed è lui che deve servire di riferimento per le nostre interpretazioni di tipo
temperamentale. Se ora si accoppia la ripartizione stagionale e questa planetarizzazione, si
è portati a dire che il più sanguigno dei segni sarebbe il Toro, il più bilioso il Leone, il più
nervoso la Vergine e il più linfatico i Pesci. È vero che è delicato quantificare: prendiamo il
nervoso, ad esempio: la Vergine – in quanto più secca – prevale sul Capricorno, più
freddo? Di sfuggita, ricordiamo la fortuna religiosa della croce dei segni fissi con la
riproduzione del Cristo circondato dal tetramorfo sul timpano del portale d’ingresso di
diverse chiese e cattedrali: Angoulême, Arles, Burgos, Cantorbéry, Chartres, Moissac… I
quattro segni sono lì diventati i simboli evangelici con l’aquila, l’angelo - simbolo di San
Matteo -, il toro, ed il leone da cui San Marco è inseparabile. Cosmicità del cristianesimo
che si prolunga con i risplendenti rosoni a dodici raggi, che richiamano il Cristo circondato
dai suoi dodici apostoli. […] Torniamo alle triplicità zodiacali. Certamente, si ritrova un
fondo comune minimo con lo zodiaco planetario per due segni su tre con il Fuoco, la Terra
e l’Acqua, ma è su un registro completamente differente che si pone questo programma
triplicitario, con i valori elementari che non hanno più gli stessi significati, al punto che, se
non si fa attenzione, si sbocca puramente e semplicemente sul controsenso. Due segni sono
particolarmente parlanti a questo proposito. Prendiamo subito lo Scorpione. Vi si trova
effettivamente un valore d’acqua, ma è un’acqua di fuoco simile all’urina, ai mestrui, allo
sperma, alla lava vulcanica, all’alcool, all’acqua forte… e la liquidità non fa altro che
sottolineare ciò che prevale, il trasporto igneo. Vediamo ora il Toro. Che vi si noti un
valore di terra, è di tutta evidenza; segno primaverile e venusiano, evoca la zolla di terra
grassa ed odorosa del prato di maggio. Realtà concreta di una terra compatta, densa,
pesante; sostanza carnale caricata di linfa nutritiva. Il che, giustamente, fa sì che questo
segno di sviluppo sensoriale e di pienezza materiale sia il segno più aereo nell’ordine della
nostra tastiera tradizionale. Volta decisamente le spalle all’elemento Terra della stessa
tastiera che ha valore di precipitato, di contrazione, di concentrazione, di riduzione; questa
Terra, che rappresenta la nostra ossatura calcarea con la scatola cranica e le falangi,
confina, al contrario, con la spoliazione, l’astrazione, lo spirito… Quanto si è lontani dalla
gleba, dal profumo della buona terra contadina del secondo segno. Occorre arrendersi
all’evidenza che il segno non è riducibile al suo patrocinio planetario e che ha un
formalismo che gli è proprio; i suoi elementi devono essere presi nel senso corrente o
volgare del termine, e non nell’accezione del quaternario tradizionale. C’è là una distanza
d’elemento-oggetto ad elemento-soggetto, con il contrasto forma-fondo. Il fuoco
dell’Ariete è il grido del nuovo nato che lo solleva alla vita, è il sorgere del suolo che si
slancia, è un “esisto grazie alla mia intensità”. La Terra del Toro, detentrice dei succhi
nutritivi di un suolo generoso, fa dire: “esisto a partire da ciò che io incorporo e di ciò che
m’appartiene, nell’esercizio dei miei sensi: bramosia e voluttà”. L’Aria dei Gemelli, tanto
poco carnale e così mentale, analoga a un vento o a un soffio dello spirito, conduce a un
“esisto quando mi espando”. Aria dal legame cerebrale che dà un taglio all’aria affettiva
del legame del cuore della Bilancia, e all’aria spirituale del legame dell’anima
dell’Acquario; aria eterea e luminosa, quest’ultima, che si allaccia al registro della Terra-
elemento tramite il suo valore invernale-saturniano, con una scorza d’intensità ignea
uraniana. Orfeo che incanta gli animali: qui, il segno non appartiene ad una categoria fissa.
Per dominio venusiano ed esaltazione saturniana, l’autunnale Bilancia è sanguigna-
nervosa. Il Sagittario è Aria-Fuoco, il veicolo del Fuoco, per il suo slancio, il suo trasporto,
Conclusioni
Abbiamo cercato d’illustrare – nel breve spazio di questo articolo – alcuni concetti
chiave di un’astrologia che sarebbe stata meno ricca, meno persuasiva e, forse, meno
nobile senza quest’uomo straordinario. Abbiamo cercato di farvelo conoscere nella sua
insaziabile curiosità, nella sua travolgente vitalità (a stento potevamo tenere il suo passo,
durante una passeggiata nei boschi di montagna della sua amata residenza di Labaroche),
nella sua fulminante intuizione. Un uomo di grande umanità, onestà intellettuale, di vasta
cultura, di sentimenti sinceri. Uno studioso senza fronzoli e senza orpelli, essenziale,
tagliente come la lama del rasoio ed allo stesso tempo modesto e mai pretenzioso. Un vero
ricercatore, che per tutta la vita ha amato Urania e che – da lei riamato – è entrato di buon
diritto nel suo Panteon insieme ai grandi artefici della rinascita astrologica del secolo alle
nostre spalle. Un uomo che, nato da numerosa famiglia contadina in un paesello della
campagna francese, ha conquistato la Parigi astrologica del dopoguerra e ne ha dominato
la scena per decenni interi. Un Autore che ha venduto milioni di libri, tradotti nelle più
importanti lingue europee. Un uomo che a voi tutti auguro di incontrare, facendo di
questo incontro una delle esperienze più belle, pregnanti e significative della vostra vita.
Come lo è stato per me.
***
17 giugno 2001
APPENDICE
André Barbault era il Vice presidente del Centro Internazionale di Astrologia di Parigi. Egli rivolse
a Jung le seguenti domande:
26/5/1954
Monsieur André Barbault
Parigi
Monsieur,
prima di tutto desidero scusarmi se rispondo con così grande ritardo alla Sua lettera del 19 marzo;
ciò è dovuto al fatto che ero o in ferie o ammalato. Inoltre la mia tarda età purtroppo non mi
consente più di adempiere tutti gli impegni, così come io desidererei.
Ecco le risposte alle Sue domande.
1) Il rapporto tra astrologia e psicologia
Ci sono molti esempi di sorprendenti analogie tra costellazioni astrologiche e fatti psichici, o tra
oroscopo e predisposizione caratteriale. Fino ad un certo grado sussiste perfino la possibilità di una
previsione, per esempio riguardo l'effetto psichico di un transito.
Ci si può aspettare con un grado di probabilità sufficientemente alto che una determinata situazione
psichica sia accompagnata da una analoga configurazione astrologica.
L'astrologia consiste di configurazioni simboliche, come l'inconscio collettivo, del quale si occupa
la psicologia. I pianeti sono gli "dei", simboli delle forze dell'inconscio (in prima linea, accanto ad
altri).
2) Il modus operandi delle costellazioni astrologiche
Mi sembra che si tratti in primo luogo di quel parallelismo o di quella "simpatia" che io chiamo
sincronicità, cioè la concordanza acausale che caratterizza i rapporti non spiegabili dal punto di
vista causale, come ad esempio la precognizione, il presentimento, la psicocinesi e anche ciò che si
indica come telepatia. In quanto la causalità è una verità statistica, esistono eccezioni di natura
acausale che appartengono alla categoria di eventi sincronistici (non "sincronici"). Essi hanno a che
fare con il "tempo qualitativo".
3) La mia posizione riguardo l'ipotesi astrologica di un campo psichico esistente sin dalla nascita e
riguardo la spiegazione psicoanalitica dell'eziologia delle nevrosi attraverso le prime esperienze
dell'infanzia.
Lo specifico effetto (patogeno) delle prime esperienze di vita si basa da un lato sugli influssi
ambientali e dall'altro sulla predisposizione psichica, cioè sulla ereditarietà che, a quanto pare, si
può dimostrare nell'oroscopo. Sembra come se l'oroscopo corrispondesse ad un determinato istante
nel dialogo degli dei, cioè degli archetipi psichici.
4) Il tempo qualitativo
Ho usato un tempo questo concetto, però l'ho sostituito con l'idea della sincronicità, come una
analogia alla simpatia o alla corrispondentia (la sympatheia degli antichi) o alla armonia prestabilita
di Leibniz. Il tempo consiste di nulla. È solo un modus cogitandi di cui ci si serve per esprimere e
per formulare il flusso delle cose e degli eventi, così come lo spazio non è altro che un modo per
descrivere l'esistenza di un corpo. Se non succede niente nel tempo e non si trova alcun corpo nello
spazio, allora non esiste né tempo né spazio. Il tempo è sempre ed esclusivamente qualificato dagli
eventi, come lo spazio dall'espansione dei corpi. Perciò il "tempo qualitativo" è una tautologia e non
significa niente, mentre la sincronicità (non il sincronismo) esprime il parallelismo e l'analogia degli
eventi in quanto essi siano acausali. Il "tempo qualitativo" è a sua volta un'ipotesi che vuole chiarire
il parallelismo degli eventi nei concetti di causa ed effetto. Ma in quanto il tempo qualitativo è solo
un flusso delle cose ed inoltre "niente" quanto lo spazio, questa ipotesi conferma solo la tautologia:
il flusso delle cose e degli eventi è la causa del flusso delle cose etc.
La sincronicità respinge la causalità quale spiegazione dell’analogia degli eventi terrestri con le
costellazioni astrali (con l'eccezione della deviazione dei protoni solari e del loro possibile influsso
sugli eventi terrestri). La nega specialmente in tutti i casi di percezione extrasensoriale (EXP),
specialmente nella precognizione, poiché è inimmaginabile che si possa percepire l'effetto di una
causa inesistente o non ancora esistente.
Ciò che si può constatare con l'aiuto dell'astrologia è l'analogia degli avvenimenti terrestri con le
costellazioni astrali, ma non la causa o effetto di una serie di eventi in relazione agli altri (la stessa
costellazione significa ad esempio per la stessa persona una volta una catastrofe ed un'altra un
raffreddore ...).
Tuttavia il problema dell'astrologia non è per nulla semplice.
Esiste questa deviazione dei protoni solari nelle congiunzioni, opposizioni e quadrati da una parte e
in trigoni e sestili dall'altra ed il loro influsso sulla radio e molte altre cose.
Non sta a me giudicare quanto significato deve essere attribuito a questa possibilità. Ad ogni caso,
la posizione dell'astrologia è unica fra i metodi intuitivi, e ci sono ragioni di dubitare della teoria
causale da una parte e dell'esclusiva validità dell’ipotesi sincronistica dall’altra.
5) Ho spesso osservato che una fase psichica chiara e ben definita od un corrispondente evento era
accompagnata da un transito (soprattutto aspetti negativi di Saturno o Urano).
6) La mia principale critica agli astrologi
Se posso permettermi di esprimermi su un argomento a me conosciuto solo superficialmente, direi
che l'astrologo non sempre comprende le indicazioni solo come una possibilità.
L'interpretazione è talvolta troppo letterale e troppo poco simbolica ed è anche troppo personale. Lo
zodiaco ed i pianeti non forniscono alcuna indicazione personale ma sono dati di fatto oggettivi ed
impersonali. Inoltre, interpretando le case dovrebbero essere prese in considerazione diverse chiavi
di lettura.
7) È certo che l'astrologia ha molto da offrire alla psicologia, ma ciò che quest'ultima può offrire
alla sua sorella maggiore è meno visibile. Per quanto io possa giudicare, sarebbe a vantaggio
dell'astrologia se si rendesse conto dell'esistenza della psicologia, soprattutto della psicologia della
persona e dell'inconscio. Sono abbastanza sicuro che si possano imparare alcune cose dal suo
metodo dell'interpretazione del simbolo. Si tratta dell'interpretazione degli archetipi (degli dèi)
comune alle due arti, e delle loro reciproche relazioni.
Soprattutto la psicologia dell'inconscio si occupa della simbolica archetipica.
Spero di avere risposto alle Sue domande.
Je vous présente, monsieur, l'expression de mes sentiments distingués.