Divina Commedia Struttura

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Divina Commedia

La Divina Commedia fu scritta da Dante durante l'esilio, tra il 1308 e il 1320.


Narra un immaginario viaggio del poeta, iniziato l'8 aprile del 1300 e durato sette giorni, attraverso i
tre regni ultraterreni dell'Inferno del Purgatorio e del Paradiso.
Le date di composizione del poema sono incerte ma sappiamo che nel 1314 l’inferno era già concluso,
che il purgatorio si è diffuso intorno al 1315 e che il paradiso è stato scritto nel 1316 e diffuso
dopo la morte dell’autore.

Il racconto, nel suo schema fondamentale, ha un preciso significato allegorico. Dante che, smarritosi
in una selva, per uscirne è condotto prima da Virgilio a visitare l'Inferno e il Purgatorio, e poi da
Beatrice alla visione dei beati e di Dio nel Paradiso, rappresenta l'anima umana che, caduta
nell'errore e nel peccato, riconosce gli sbagli e se ne pente sotto la guida della Ragione o Sapienza
umana (Virgilio). L'anima, così purificata, può poi comprendere le superiori verità della fede, sotto la
guida della Sapienza divina affidata al magistero della Chiesa, cioè della Teologia (Beatrice), e
pervenire alla beatitudine celeste e all'unione con Dio, che è il fine ultimo per cui essa è stata creata
e a cui naturalmente tende.
Dante racconta il suo viaggio nei regni ultraterreni del peccato (inferno), dell’espiazione (purgatorio)
e della salvezza (paradiso).
La complessità e la grandiosità del poema è tale da comprendere teologia, morale, filosofia,
riflessione e passione politica.

È un poema diviso in 3 cantiche, Inferno, Purgatorio e Paradiso, e ogni cantica in 33 canti; pertanto
l'opera, con il canto del proemio, racchiude 100 canti in terzine endecasillabi alternate a rima
incatenata-incrociate (ABAB…), in lingua volgare fiorentina.
(3 e 10 erano per Dante numeri di speciale significato, come simbolo l'uno della Trinità, l'altro di
perfezione).

La Divina Commedia può essere considerata un viaggio verso la salvezza attraverso l'analisi di tutte le
passioni umane che ci allontanano da essa. È un ritratto dell'umanità con i suoi vizi, le sue perversioni e
anche con i suoi aspetti positivi di generosità.

Il viaggio nell'aldilà è tema assai diffuso nel Medioevo occidentale e islamico, ma Dante poco o nulla
derivò da essi, rifacendosi piuttosto all'Eneide di Virgilio. Scopo dichiarato del poema è di riportare
gli uomini sulla via del bene e della verità, mediante la rappresentazione delle pene e dei premi che
attendono rispettivi peccatori e i buoni nella vita eterna

TITOLO Il titolo originario è Comedia. In essa vengono addotti due motivi per spiegare il titolo
conferito: uno di carattere letterario, secondo cui col nome di commedia era usanza definire un
genere letterario che, da un inizio difficoltoso per il protagonista si conclude con un lieto fine, e uno
stilistico, giacché la parola commedia indicava opere scritte in linguaggio medio. Nel poema, infatti, si
ritrovano entrambi questi aspetti: dalla "selva oscura", allegoria dello smarrimento del poeta, si passa
alla redenzione finale, alla visione di Dio nel Paradiso.
E in secondo luogo, i versi sono scritti in volgare e non in latino che, sebbene esistesse già una ricca
tradizione letteraria in lingua del sì, continuava ad essere considerata la lingua per eccellenza della
cultura.
Il titolo di commedia è stato scelto da Dante tenendo presente le leggi della retorica medievale.
L’aggettivo “divina” (“che tratta argomenti oltremondani”, questo il più probabile significato) fu
aggiunto dopo. Difficile è motivare la scelta del titolo dantesco, in quanto l’autore stesso offre
indicazioni controverse. Si penserebbe che sia una scelta in base a criteri stilistici (nel De vulgari
eloquentia egli riprende la classificazione classica e medievale degli stili: uno stile elevato adatto alla
tragedia, uno mediano per la commedia, uno umile per l’elegia), ma se tale indicazione può essere
accettabile per le prime due cantiche, non lo è per la terza, in cui il registro è più elevato.
Poi viene spiegata la definizione e il significato di commedia: “La commedia è un genere di narrazione
poetica differente da tutti gli altri. Differisce dunque dalla tragedia in questo, che la tragedia
all’inizio è pacata e tranquilla e alla fine è grave e orribile.”
La commedia invece presenta all’inizio elementi aspri, ma la sua materia termina felicemente. Questa
definizione riguarda dunque non tanto lo stile quanto la materia trattata. “

LINGUAGGIO Ma commedia anche perché Dante utilizza molteplici e vari stili: mescola il
linguaggio alto e solenne con il linguaggio medio e il volgare; il linguaggio medio o il volgare viene
utilizzato da Dante per descrivere le bassezze delle anime infernali e le pene più orrende e
degradanti dell’inferno, mentre il linguaggio alto e solenne viene utilizzato dall’autore per descrivere
la gioia del paradiso.

LA COSMOLOGIA DANTESCA Riguardo al modo di concepire il cosmo, Dante si rifà alla teoria
dell’astronomo Tolomeo, detta appunto teoria tolemaica o geocentrica, la cui validità è stata messa in
discussione da Copernico. La Terra è ritenuta sferica e si trova al centro dell’universo che coincide
con il sistema solare, al di sopra di essa ruotano nove sfere concentriche comprese da una decima,
l’Empireo immobile e sede di Dio e dei beati. I pianeti invece sono incastonati nei vari cieli a cui si dà
un nome. La Terra è costituita da due emisferi: quello artico o boreale, e quello antartico o australe o
delle acque. Il primo a differenza del secondo è completamente disabitato. I confini del primo sono
costituiti a est dal fiume Gange e ad ovest dalle Colonne d’Ercole (stretto di Gibilterra). Nei pressi di
Gerusalemme si trova il centro delle terre emerse dell’emisfero boreale e si trova l’ingresso
dell’inferno costituito da un’immensa voragine a forma di imbuto, formatasi in occasione della
ribellione a Dio di una parte degli angeli guidati da Lucifero; essi vennero infatti precipitati sulla
Terra, che, per evitare di riceverli si aprì dando luogo alla suddetta voragine. La massa di Terra
eccedente andò a costituire la montagna del Purgatorio, al centro dell’emisfero delle acque,
raggiungibile attraverso un cunicolo che collega il centro della Terra, dove si trova Lucifero, alla
spiaggia del purgatorio.

INFERNO
Il male, cioè il peccato secondo la chiesa cristiana nasce da tre atteggiamenti: l’incontinenza
(l’abbandonarsi agli istinti naturali senza utilizzare la ragione), la violenza (contro Dio,contro se
stesso e contro il prossimo) e la froda (compiere del male usando l’inganno). L’inferno risulta diviso in
3 grandi aree suddivise a loro volta da nove cerchi. Lucifero è piantato nel fondo del baratro
infernale e con le sue tre bocche manciulla in eterno Giuda (traditore di Gesù e della chiesa) , Bruto e
Cassio (traditori di Cesare e quindi dell’impero). Le pene inventate da Dante sono regolate dalla legge
del contrappasso.
La vera e propria descrizione dell'Inferno ha inizio nel Canto III (nel precedente Dante muove
semplicemente dei dubbi alla sua guida riguardo il viaggio che stanno per compiere); quando il poeta si
smarrisce in una selva che viene immaginata nelle vicinanze di Gerusalemme; lo salva l’anima di Virgilio
che accompagna Dante nel lungo viaggio tra i regni dell’inferno e del purgatorio. Virgilio non riesce ad
andare in paradiso, dove c’è Beatrice come guida, perché è morto senza conoscere la fede cristiana.
Come abbiamo detto precedentemente l’inferno si presenta come una grande voragine a forma di cono
e l’ingresso è segnato dal fiume Acheronte, sulle rive del quale si trovano le anime, trasportate da
Caronte, di coloro che sono morti nel peccato e qui, in base alla gravità del peccato commesso, si
decide la pena che dovrà subire l’anima per l’eternità. Lungo le pareti del cono ci sono dei vasti cerchi
sui quali si trovano posto le anime dei dannati.
Qui, nel Vestibolo, oltre alle anime in attesa di essere portate dalla parte opposta, stanno gli ignavi,
quelli che in vita non vollero prendere posizioni, e che sono rifiutati sia dall'Inferno che dal Paradiso.
Passato l'Acheronte, sulla barca del traghettatore Caronte, i due attraversano il primo cerchio, il
Limbo, dove stanno le anime pure di coloro che non furono battezzati (come i bambini morti subito
dopo la nascita), e si trovano anche (in un luogo a parte dominato da un "nobile castello") gli "spiriti
magni" dell'antichità (compreso Virgilio stesso); quindi Dante e il suo "maestro" entrano nell'Inferno
vero e proprio. Alla porta di questo sta Minosse, che, da giudice giusto quale fu, decreta il cerchio
dove le anime dannate dovranno scontare la loro pena; ad ogni cerchio, infatti, corrisponde un peccato,
più grave se il numero è maggiore. Superato Minosse, i due si ritrovano nel secondo cerchio, dove sono
puniti i lussuriosi tra cui spiccano le anime di Cleopatra ed Elena di Troia (celebri anche i versi su
Paolo e Francesca) che raccontano la loro vita e Francesca la sua passione amorosa verso Paolo
Malatesta, quindi i golosi, in eterna punizione che consiste nell'essere divorati da Cerbero e gli avari e
i prodighi.

Superato poi lo Stige, nelle fangose acque del quale sono puniti iracondi e accidiosi, traghettati sulla
riva opposta dalla barca di Flegiàs, creatura infernale, i due entrano (grazie anche all'intervento di un
angelo e dopo numerosi tentativi di entrare) nella Città di Dite, dove sono puniti coloro "che l'anima
col corpo morta fanno", cioè gli epicurei e gli eretici in generale: tra gli eretici incontrano Farinata
degli Uberti, uno dei più famosi personaggi dell'Inferno dantesco.
Superata la città, il poeta e la sua guida scendono uno scosceso burrone (l'alta ripa), oltre il quale
incontrano il terzo fiume infernale, il Flegetonte, un fiume di sangue bollente; questo fa parte del
primo dei tre gironi in cui è diviso il VII cerchio, quello in cui sono puniti i violenti tra cui degno di
nota è il Minotauro ucciso da Teseo con l'aiuto di Arianna. All'interno del Flegetonte, scontano la
loro pena i violenti verso il prossimo; oltre la sua sponda (che Dante e Virgilio raggiungono grazie
all'aiuto del centauro Nesso), invece, trasformati in arbusti perennemente attaccati da delle arpie,
stanno i violenti contro sé stessi, cioè i suicidi (dove troviamo Pier della Vigna) e gli scialacquatori;
mentre nell'ultimo girone, in una landa infuocata, stanno i violenti contro Dio, la Natura e l'Arte,
ossia i bestemmiatori, i sodomiti (tra cui Brunetto Latini) e gli usurai. Superato il VII cerchio,
Dante e Virgilio, discesa un burrato in groppa a Gerione, raggiungono l'VIII cerchio chiamato
Malebolge, dove sono puniti i fraudolenti, il quale è diviso in dieci bolge, fossati a forma di cerchi
concentrici, scavati nella roccia e digradanti verso il basso, alla base dei quali si apre il Pozzo dei
Giganti. Superate le bolge (nelle quali sono puniti, in ordine, ruffiani, adulatori, simoniaci, indovini,
barattieri, ipocriti, ladri, consiglieri fraudolenti), i due accedono nel IX ed ultimo cerchio, dove sono
puniti i traditori. Questo cerchio è invece diviso in quattro zone, coperte dalle acque gelate del
Cocito; nella prima, chiamata Caina (da Caino, che uccise il fratello Abele), sono puniti i traditori dei
parenti, nella seconda, la Antenorea (da Antenore, che consegnò il Palladio di Troia ai nemici greci), vi
stanno i traditori della patria, nella terza, la Tolomea (dal re Tolomeo XIII, che al tempo di Cesare
uccise il suo ospite Pompeo), si trovano i traditori degli ospiti, e infine nella quarta, la Giudecca (da
Giuda Iscariota, che tradì Gesù), sono puniti i traditori dei benefattori. Di quest'ultima zona vengono
nominati solo tre peccatori, Cassio, Bruto e Giuda Iscariota, la cui pena è quella di essere maciullati
dalle tre bocche di Lucifero, che qui ha la sua dimora. Scendendo lungo il suo corpo peloso, Dante e
Virgilio raggiungono una grotta e scendono per alcune scale: Dante è stupito: non vede più la schiena di
Lucifero ma Virgilio gli spiega che si trova nell'Emisfero Australe, la natural burella, che li condurrà
alla spiaggia del Purgatorio, alla base della quale usciranno poco dopo "a riveder le stelle".
PURGATORIO
Dal centro della Terra Dante e Virgilio si arrampicano per uno stretto passaggio fino ad arrivare alla
superficie di Gerusalemme dove si trova la montagna del Purgatorio ai cui piedi si trova una spiaggia.
In cui vengono purificate le anime che hanno commesso peccati di poca importanza prima di
raggiungere la perfezione necessaria per accedere al Paradiso.
Le anime dei morti in Grazia di Dio vengono radunate a Ostia alla foce del Tevere da un angelo
nocchiero, che le conduce al purgatorio dopo averle imbarcate su di un vascello agilissimo.
Tale regno può essere diviso in tre parti: l’Antipurgatorio (quella inferiore) purgatorio vero e proprio
(quella centrale) e paradiso terrestre (quella superiore).
L’ANTIPURGATORIO è costituito dalla spiaggia dell’isola; da un primo balzo o ripiano (morti di morte
naturale che si pentirono in fin di vita); da un secondo balzo (morti di morte violenta che si pentirono
in fin di vita).
IL PURGATORIO Dante immagina sette balze o cornici o ripiani concentrici e non a spirale, in
ciascuno delle quali si purifica uno dei sette vizi capitali e dove l’anima deve soggiornare per un tempo
proporzionale alla gravità del vizio. Nella prima sono puniti i superbi, nella seconda gli invidiosi, nella
terza gli iracondi, nella quarta gli accidiosi, nella quinta gli avari e i prodighi, nella sesta i golosi, nella
settima i lussuriosi.
IL PARADISO TERRESTRE è costituito da una “divina foresta spessa e viva” dove l’anima si
purifica definitivamente in due fiumi, il Letè e l’Eunoè prima di salire al paradiso. La divisione in
peccati è in questo regno ricondotta a un principio di bene, l'amore che può essere o naturale, cioè
innato, o d'animo, vale a dire soggetto alla ragione. Il primo è sempre senza errore, il secondo può
errare o per " malo obietto" quando tende al male, o per "bono obietto" quando tende al sommo bene.
Esso non può essere fonte di peccato se tende a Dio con la giusta misura; e si volge al male dà luogo
Peccati di superbia, invidia, ira; se a dio con poco vigore all'accidia; se ai beni terreni con troppo
vigore, ai peccati di avarizia, gola, lussuria.

Il parametro fondamentale che viene assunto è quello dell’amore verso Dio, e gli spiriti penitenti sono
collocati a seconda del vizio che ha reso imperfetto il loro amore. In cima al monte del purgatorio è
collocato il Paradiso: lì Dante viene lasciato da Virgilio e incontra Beatrice.  

PARADISO
Beatrice condurrà Dante attraverso i 9 cieli concentrici che circondano la Terra, compresi a loro
volta nell’Empireo o cielo di pura luce, sede permanente di Dio e dei beati, che sono collocati in una
“candida rosa”, cioè un immenso anfiteatro da cui contemplano Dio e in ciò consiste la loro
beatitudine.
Dante immagina quindi che le anime scendano a incontrare il poeta nel cielo che per sua virtù
meglio rappresenta il carattere della loro vita terrena. Cosi Dante riesce a stabilire ancora una
volta una tripartizione dei cieli e delle anime, in base alla distribuzione tra coloro che si sono
guadagnati il Paradiso grazie alle virtù proprie della vita mondana, della vita attiva e della vita
contemplativa. Ad esempio il pianeta Marte predispone alla combattività, quindi nel cielo omonimo il 5°
si incontreranno gli spiriti militanti per la fede.

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