Le Terme Dei Romani

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LE TERME DEI ROMANI

Le prime terme a Roma si ebbero alla fine del III secolo a.c. iniziando da quelle private, i
"Balnea" , di derivazione greca, che però erano tutt'altro. I primi balnea erano poco spaziosi,
senza le decorazioni alle pareti e riscaldati solo da qualche braciere, con piccole vasche
dove vi si versava acqua precedentemente scaldata da forni a legna, dove potevano fare
bagni caldi anche quelli che non aveva la possibilità i farlo nella propria casa.

Poi i Balnea si ampliarono e si moltiplicarono: nel 33 a.c. da un censimento di Agrippa a


Roma se ne contavano 170, che divennero 1000 nel IV secolo d.c. oltre a 11 grandi Terme
imperiali. Con Agrippa, alla fine della Repubblica, venne reso gratuito l'accesso ai balnea e
proprio Agrippa tra il 25 ed il 19 d.c. fece costruire nel Campo Marzio, nei pressi del
Pantheon il primo grande edificio balneare al quale si dette il nome di "Termae".

Purtroppo delle Terme di Agrippa non ci rimane niente, queste si distinguevano dai balnea
per essere più grandi, per la perfezione degli impianti, per il numero delle stanze, per il
sistema di riscaldamento e per la ricchezza delle decorazioni.

LE DECORAZIONI

Da Seneca sappiamo che le pareti delle terme erano dotate di grandi specchi circolari, di
marmi alessandrini e di Numidia, di mosaici, con soffitto di vetro o di marmo di Thaos, statue
e colonne preziose ornavano gli ambienti.
I pavimenti delle terme erano di marmi pregiati, marmi bianco candido o colorati, con i marmi
delle zoccolature e delle specchiature parietali che si accompagnavano a pitture e scene di
vario genere.

Diffusi nelle terme erano anche i "mosaici" a tessere in bianco e nero, o a colori distesi sui
pavimenti, o come rivestimento interno delle vasche con motivi di pesci.

Vi era una enorme varietà di elementi decorativi:

- geometrici

- floreali,

- o del mare e dell'acqua,

- con pesci e delfini,

- divinità del mare, ninfe, tritoni e nereidi.

Nelle palestre invece i soggetti decorativi erano di ginnasti ed atleti. In altri vi erano decorati
dei sandali, per ricordare ai bagnanti di indossarli quando passavano negli ambienti
riscaldati.

Ovunque statue e colonne, immagini di divinità, ritratti di uomini illustri, copie e rielaborazioni
di capolavori famosi, ed elementi originali di grandi maestri, come il bronzo di Lisippo,
l'"Apoxymenos" che Agrippa aveva fatto collocare al centro delle Terme di Agrippa a Campo
Marzio, perchè le opere d'arte dovevano poter essere ammirate da tutti.
LO SCHEMA DELLE TERME

Le terme imperiali, avevano uno schema di base:

- gli ambienti del bagno erano disposti in successione verticale, lungo un unico asse a
formare il settore centrale dell'edificio, e tutti gli altri, duplicati e collocati da una parte e
dall'altra di quelli principali a formare due settori laterali tra loro identici e simmetrici.

- Dal settore centrale a partire dal lato dell'ingresso si succedevano i seguenti ambienti:

1. natatio,
2. aula basilicale con funzione di frigidarium, tepidarium e calidarium.

- In ognuno dei due settori laterali, dopo il vestibolo d'ingresso, si susseguivano:

1. l'apoderio all'altezza della natatio,


2. la palestra all'altezza della basilica,
3. una serie di sale riscaldate in successione orizzontale all'altezza del calidario.
Al centro di tutto il complesso ed in comunicazione con ognuno dei suoi settori si trovava:

l'Aula Basilicale, al centro dell'intero complesso termale

- con il frigidario,

- il tepidario

- e il calidario.

In ognuno di questi settori laterali, dopo il vestibolo d'ingresso, si susseguivano:

- l'apoderio all'altezza della natatio,

- la palestra all'altezza della basilica,

- ed una serie di sale riscaldate in successione all'altezza del calidario.

La complessa e razionale planimetria serviva a facilitare l'afflusso delle persone nelle varie
sale, sembra che nelle terme di Caracalla potessero stare fino a 1600 bagnanti, il doppio
delle Terme di Diocleziano.

Il percorso aveva un andamento "anulare", attraversava tutti gli ambienti principali e


secondari,

- cominciava nell'apodario,

- passava per la palestra e le sue sale minori,

- arrivava al calidario,

- da questo al tepidario,

- da questo arrivava all'aula basilicale e all'annesso frigidario,

- continuava fino alla natatio che era la piscina,

- per tornare nuovamente all'apodario.


Vi era anche la simmetria degli ambienti minori nei due settori laterali dell'edificio balneare
che davano la possibilità di due percorsi anulari contemporanei con punti di partenza e di
arrivo indipendenti.

Di solito l'ambiente termale era posto sul piano terra, ma con ambienti anche nel piano
superiore aperti al pubblico, come probabilmente doveva essere nelle Terme di Caracalla. Il
recinto esterno delle terme, era destinato a diversi usi, e vi erano:

- biblioteche,

- auditorii,

- sale d'esposizione e di ritrovo,

- ninfei,

- latrine,

In genere questi ambienti esterni erano a pianta centrale, con esedre ed aule absidate, con
spazi liberi ed aperti dotati di portici e giardini, che bilanciavano il chiuso dell'impianto
balneare.

L'ingresso termale era una parete continua, con mura altissime, mosse dalle sporgenze
degli absidi, delle rotonde e aperti dalla successione dei grandi varchi delle porte e delle
finestre. La bellezza e la grandiosità delle terme è nella costante ricerca di equilibrio tra gli
spazi e le proporzioni, con una magistrale sequenza di spazi chiusi e aperti, in un organico e
razionale alternarsi di spazi minori e maggiori, e in una coerente distribuzione architettonica
funzionale e strutturale.
GLI ACQUEDOTTI

Il rifornimento idrico termale era assicurato dagli acquedotti, dei capolavori di architettura e
di esecuzione. Già Agrippa aveva fatto costruire, nel Campo Marzio, l'acquedotto dell'Acqua
Vergine per alimentare le sue Terme, acqua che sorge presso Marino, nella zona dei Colli
Albani, e arriva a Roma dalle alture del Pincio, per mezzo di condotte sotterranee.
Mentre le Terme di Traiano erano alimentate dall'Acqua Traiana, una diramazione
dell'acquedotto,

- per alimentare le Terme di Caracalla venne costruito un ramo dell'Acqua Marcia che prese
il nome di Acqua Antoniniana,

- e per le Terme di Diocleziano vi fu una ulteriore diramazione dell'acqua Marcia e prese il


nome di Acqua Iovia.

- Per le Terme di Nerone, in un primo tempo si usò l'Acqua Vergine che alimentava anche le
vicine Terme di Agrippa, successivamente si utilizzò l'acquedotto Alessandrino. L'acqua non
arrivava direttamente dentro gli stabilimenti termali ma veniva raccolta in apposite cisterne.

LE CISTERNE

Le Cisterne, contenitori giganti di enormi quantità di acqua, erano costituite da un gran


numero di ambienti a tenuta stagna e coperti a volta, intercomunicanti e disposti in file
affiancate. Le Cisterne erano una complessa rete di distribuzione dell'acqua con tubazioni in
piombo o in terracotta portavano acqua nelle acque per il bagno freddo e nella piscina
natatoria, mentre l'acqua che doveva essere scaldata veniva convogliata nel settore dei forni
ed una volta scaldata veniva convogliata nelle vasche apposite.

La Cisterna delle Terme di Traiano è conosciuta come Cisterna delle Sette Sale era formata
da nove lunghi ambienti. La Cisterna delle Terme di Caracalla aveva 18 ambienti affiancati.
Gli ?acquari? erano gli addetti specializzati alle cisterne e alle condutture dell'acqua.
IL FORNO

I fornaciari erano gli addetti specializzati ai forni. Il Forno si trovava nella parte centrale
dell'edificio balneare, e comunque in prossimità del reparto delle acque calde, era un
ambiente a cielo aperto agibile da uno o più corridoi, con fosse circolari per la combustione,
delimitate da banconi in muratura sui quali venivano poggiate le caldaie, infine terminavano
con una imboccatura chiusa da un portello metallico o da lastre in pietra refrattaria.

I forni erano alimentati a legna, legna che veniva accantonata in speciali depositi in un
quantitativo tale sufficiente per almeno 1 mese. Nelle Terme di Caracalla c'erano 50 forni,
veniva preferito il legno di abete che non faceva troppo fumo e non sporcava troppo. La
cenere raccolta veniva setacciata e destinata alle lavanderie ed impiegata come detersivo.
LE CALDAIE

Le caldaie erano in genere di bronzo, e la parte lambita dalle fiamme in piombo, e poste in
una camicia in muratura per dare meno dispersione al calore. Vi erano anche caldaie a
batteria nelle quali l'acqua veniva riscaldata a temperature diverse, le caldaie comunicavano
tra di loro a mezzo di tubi e fornite di rubinetti. Con questo sistema si aveva un risparmio
energetico.

L'acqua delle piscine veniva poi convogliata per il lavaggio degli ambienti prima di andare a
finire nelle fognature. Il riscaldamento era ottenuto con il sistema della circolazione di aria
calda sotto il pavimento e dietro le pareti attraverso vespai e intercapedini, questo sistema di
riscaldamento era adottato anche nelle dimore romane.

Si deve l'invenzione ad un certo Caio Sergio Orata di Pozzuoli che era un ricco allevatore di
ostriche del Lago di Lucrino, vissuto tra la fine del II secolo ed inizi del I secolo a.c., nella
zona dei campi Flegrei e delle "Fumarole", ricreò artificialmente questo fenomeno.

Si faceva circolare aria calda prodotta dalla combustione di fascine di legna che venivano
fatte bruciare in appositi forni messi in comunicazione con il vespaio, questo sistema venne
detto "bagno sospeso" o "balnea pensilis", il sistema fu perfezionato con la creazione di
pareti doppie, con delle intercapedini, nelle quali veniva fatta passare l'aria calda.
LA FINE DELLE TERME

Tutte le grandi terme vennero utilizzate e tenute in efficienza fino al V secolo d.c., nel VI
secolo il re goto Teodorico promosse il restauro delle Terme di Caracalla, ma la fine
definitiva delle terme sopraggiunse nel 537 quando i Goti di Vige assediarono Roma
tagliando gli acquedotti che rifornivano di acqua la città, l'interruzione
dell'approvvigionamento idrico determinò la cessazione di ogni attività ed il declino delle
terme, oltre che dell'impero romano d'occidente.

- Le Terme di Caracalla, le Terme Surane e le Terme deciane vennero usate come cimiteri,
come ricovero per pellegrini, forestieri e ammalati da parte di enti religiosi,

- Le Terme Alessandrine o Terme di Nerone a Campo Marzio furono adibite a diaconia con
annesso cimitero e così sopravvissero fino ai secoli X e XI.

- Le altre Terme furono adibite a vigne ed orti, e a cave di materiali più o meno pregiati che
venivano riciclati per le nuove costruzioni, venivano anche prelevati i marmi per farne calce
in calcare approntate sul posto.
Nel Rinascimento, artisti come il Bramante, Michelangelo, Raffaello e Sangallo attenti alle
antiche vestigia, proposero di ripristinare la Roma dei Cesari in quella dei Papi, e le terme
furono oggetto dei loro studi, disegni e ricerche, lasciandoci cosi delle preziose
testimonianze utili per conoscere quanto poi il tempo avrebbe distrutto.

Lo stesso Michelangelo trasformò l'area basilicale delle Terme di Diocleziano nella Basilica
di Santa Maria degli Angeli, Michelangelo la realizzò tra gli anni 1563 e 1566 con un
semplice geniale adattamento nel rispetto dell'antico edificio.

IL BAGNO TERAPEUTICO

Il Bagno terapeutico venne all'epoca appoggiato da medici illustri come Asclepiade, Celso,
Antonio Musa, e Galeno, era una pratica terapeutica basata sull'alternanza di bagni in acqua
calda e fredda, dopo una abbondante sudorazione, che aiuta il ricambio, la circolazione e la
disintossicazione.
PAVIMENTO ANTICO ROMANO IN
SANTA PUDENZIANA

LE TERME

TERME ETRUSCHE

Le Terme Etrusche: probabilmente realizzate al tempo di Traiano ad opera di un certo


Claudio Etrusco in una zona, forse tra il Quirinale e il Pincio.
TERME AURELIANE

Le Terme Aureliane, sempre in zona Trastevere.

TERME COMMODIANE

Le terme Commodiane fatte edificare dal liberto di Commodo, di nome Cleandro, erano nella
zona dove poi sorsero le Terme di Caracalla.
TERME LATERANENSI

Se ne scorgono reperti tra la via dei Laterani e via dell'Amba Aradam, in particolare di una
grande sala quadrata con finestroni ad arco databili al III sec. d.c.

TERME DECIANE

Le Terme Deciane, zona Aventino, Roma, Rione XII Ripa, fatte costruire nel 242-250 d.c.
dall'Imperatore Decio, e restaurate dai figli di Costantino, Costante e Costanzo, si
distinguevano dalle altre terme per essere destinate a servire una zona aristocratica di
Roma, e quindi di dimensioni ridotte rispetto alle altre destinate anche al popolo.
TERME DI AGRIPPA

Le Terme di Agrippa si trovavano nella zona del Pantheon, a Roma, furono fatte edificare da
Marco Vipsanio Agrippa, genero di Augusto nel Campo Marzio, furono una delle prime
grandi terme imperiali di carattere pubblico e le prime probabilmente chiamate con il termine
"termae".

La costruzione si trovava immediatamente a sud del Pantheon, probabilmente erano


alimentate dall'Acquedotto dell'Acqua Vergine costruito tra il 25 ed il 19 a.c, che alimenta
oggi la Fontana di Trevi, probabilmente si estendevano tra la via dei Cesari e la via di Torre
Argentina, il limite meridionale corrispondeva probabilmente all'attuale largo Argentina, e la
parte settentrionale verso la via di Santa Chiara.

Le terme sorgevano nella zona più depressa del Campo Marzio, il luogo in precedenza
malsano era chiamato Palude della Capra, ovvero Palus Caprae, venne poi bonificato, ed
erano vicine allo "Stagnum", che era un grande bacino di acqua, che si trovava la parte
occidentale delle terme, bacino d'acqua usato come piscina dai frequentatori delle terme.
Nel 12 a.c., alla morte di Agrippa le terme passarono al libero uso del popolo romano,
all'interno vi era la splendida statua bronzea dell'Apoxyomenos, l'atleta che si deterge,
capolavoro di Lisippo, che Agrippa volle fosse esposta all'ingresso, oggi possiamo
ammirarne una copia in marmo esposta ai Musei Vaticani ritrovata nel 1849 a Trastevere in
una via che fu ribattezzata vicolo dell'Atleta.

Agrippa aveva fatto esporre nelle sue terme anche altre opere e statue di artisti illustri
dell'epoca. Nell'80 d.c. un enorme incendio devastò l'intera area del Campo Marzio. Le
terme, vennero poi restaurate da Tito e da Domiziano. Ebbero ancora un sostanziale
restauro tra il 120 e il 125 d.c. ad opera dell'imperatore Adriano che ristrutturò tutta la zona
del Pantheon. Altri interventi ci furono ad opera di Settimio Severo e poi di Massenzio e dei
suoi figli Costantino, Costanzo e Costante.

Da testimonianze storiche le terme di Agrippa erano ancora funzionanti nel 344 - 345.

Probabilmente già a partire dal VII secolo vennero smantellate ed i materiali riciclati per altre
costruzioni, nei pressi vi era anche una calcara che riduceva il marmo in calce. In epoca
medievale la zona era densamente popolata e quanto rimaneva delle terme di Agrippa
venne riutilizzato per la costruzione di case e botteghe che sopravvivono ancora oggi.

Le testimonianze di queste terme si hanno da disegni di Baldassarre Peruzzi e del Palladio.


Resti delle terme di Agrippa sono visibili all'arco della Ciambella.
TERME DI NERONE

A Nerone si deve l'iniziativa di dare stabilmente carattere pubblico alle Terme, per il piacere
del popolo e per evitare pestilenze e malattie contagiose, perchè l'acqua era
straordinariamente sempre rinnovata come non accade neppure nelle piscine di oggi. Le
Terme di Nerone, del 70 d.c. unirono il balneum romano e il gimnasio greco, infatti erano
dette "Gimnasium Neronis".

Le Grandi Terme imperiali avevano:

- lo "spogliatoio" detto "apodyterium", un ambiente rettangolare o quadrato con volte a botte


o a crociera non riscaldato e dotato di una fontana o di una piccola vasca per le abluzioni
personali, lungo le pareti vi erano panche di marmo o in muratura con cuscini e tappeti sui
quali i bagnanti potevano sedersi, sulle pareti mensole e spazi per riporre gli abiti.

- il "caldarium", a pianta poligonale/circolare, con nicchie e copertura a cupola o


rettangolare, con volte a crociera o a catino, con vasca per il bagno caldo ad immersione
detta "alveus", era generalmente rotonda e munita tutto intorno di gradini; Questa occupava
l'intero spazio centrale dell'ambiente, con vasche minori, e fontane di acqua fredda.

L'alveus era orientato a sud-ovest per sfruttare il calore del sole pomeridiano e sporgeva
dall'edificio balneare, con ampie finestre ad arco chiuse con lastre di vetro opache di piccole
e medie dimensioni. Le prime vetrate furono di micascisto e talvolta di alabastro.

- Il "Tepidarium" era un ambiente dotato di un modesto riscaldamento, a pianta centrale o


quadrata, con absidi e con una o più vasche con acqua tiepida, sedili e panchine alle pareti,
alle volte era utilizzato come ulteriore spogliatoio, e in questo caso alle pareti era dotato di
nicchie per il deposito degli effetti personali e delle vesti.
- Il "Frigidarium", in genere al centro dell'impianto termale, con una enorme aula basilicale,
detta "basilica delle terme", con copertura a triplice crociera; il frigidarium era munito di
numerose vasche di acqua fredda collocate entro grandi nicchie o esedre, e si apriva su uno
dei lati maggiori sulla "Natatio", un grande vano rettangolare a cielo aperto, delimitato da alte
mura e quasi interamente occupato dalla piscina natatoria, nelle terme più grandiose, uno
dei lati lunghi era decorato da grandi ninfei, fontane monumentali, con ordini sovrapposti di
colonne, di nicchie, e di edicole contenenti statue.

- La "Palestra", era un grande cortile interno, circondato su almeno 3 lati da portici con vari
ambienti destinati ai giochi e agli esercizi fisici al coperto, dove avvenivano unzioni,
aspersioni di sabbia, strigliatura, massaggi. Numero si schiavi addetti alle terme offrivano i
vari servizi di unzioni e massaggi.

Le Terme di Nerone, dette anche Terme Alessandrine, erano nella zona del Pantheon,
furono costruite un secolo più tardi rispetto alle terme di Agrippa, erano il secondo più
importante stabilimento termale della Roma imperiale. Gli ambienti erano distribuiti in modo
assiale e simmetrico, furono rifatte nel III secolo da Severo Alessandro, tant'è che poi
vennero chiamate Terme Alessandrine.

Le terme di Nerone furono costruite agli inizi degli anni 60, prima del grande incendio che
devastò Roma, nel 64 d.c. si trovavano anche queste come le terme di Agrippa nel Campo
Marzio, a nord ovest del Pantheon, e a poca distanza da queste ultime, si trovavano in
un'area compresa tra piazza della Rotonda e Corso Rinascimento, e tra la via delle Coppelle
e piazza Sant'Eustachio.

- Ci sono ancora resti sotto palazzo Madama,

- negli scantinati di palazzo Giustiniani e di palazzo Patrizi,

- resti dell'abside orientale sono visibili in un cortile di piazza Rondanini


- e resti di due colonne monolitiche di granito rosa con capitelli in marmo bianco ritrovate nel
sottosuolo della chiesa di San Luigi dei Francesi, sono state rialzate accanto ad un grosso
frammento di architrave in via di Sant'Eustachio,

- mentre altre 2 colonne si trovano nel lato sinistro del pronao del Pantheon, e qui collocate
nel 1666, sotto Papa Alesandro VII, in sostituzione di quelle originarie gravemente
danneggiate.

- mentre un'altra colonna ritrovata nel 1875 sotto la salita de Crescenzi, venne collocata nel
1896 davanti alla Breccia di Porta Pia, in occasione del 25 anniversario della presa di Roma.

La pianta delle Terme di Nerone ci è nota da un disegno del Palladio e di Antonio da


Sangallo il Giovane, erano ancora in uso nel V secolo.
TERME DI TITO

Terme di Tito, erano alle pendici dell'Esquilino, a Colle Oppio, in via delle Terme di Tito, uno
dei più antichi esempi di terme di tipologia "imperiale", vennero inaugurate da Tito nell'anno
80 d.c., più o meno in concomitanza con l'inaugurazione del Colosseo, forse le terme di Tito
erano in origine i balnea privati della Domus Aurea di Nerone, infatti queste erano
immediatamente adiacenti al lato orientale della Domus Aurea, e si deve alla Gens Flavia la
successiva destinazione di queste terme ad uso pubblico, nell'intento di restituire al popolo
gli spazi urbani usurpati da Nerone.

L'edificio occupava le pendici meridionali del Colle Oppio, sono visibili alcuni resti ed altri
sono interrati e sono visibili nello spazio aperto verso il Colosseo. Delle terme di Tito, se ne
conosce la pianta che fu disegnata dal Palladio. Vi erano anche spazi aperti, mentre il
complesso balneare era sul versante meridionale, probabilmente l'ingresso principale
doveva essere sul lato settentrionale e al centro dell'area aperta, saliva dalla valle del
Colosseo con un grande propileo porticato, probabilmente queste terme erano in
collegamento con il sottostante lago della Domus Aurea, lo Stagnum, poi sostituito dal
Colosseo.

Queste terme vennero restaurate ai tempi di Adriano, e già dal 238 d.c., non se ne ha
menzione, il che fa supporre che il suo abbandono sia avvenuto precocemente. Anche
queste terme come le altre furono sottoposte alla spoliazione sistematica dei materiali
pregiati, alcuni marmi vennero riutilizzati nel 1590 per la decorazione delle cappelle laterali
della Chiesa del Gesù. Sia dalle terme di Tito che dalle terme di Traiano derivano il bacino di
granito grigio riutilizzato per la fontana al centro del cortile del Belvedere, ai Musei Vaticani
in Vaticano.
TERME DI TRAIANO

Le Terme di Traiano, a Roma, si trovano nella zona di colle Oppio, furono costruite per
iniziativa dell'Imperatore Traiano che dette loro il suo nome, l'architetto che realizzò l'opera
fu Apollodoro di Damasco.

Le terme di Traiano furono in realtà costruite sulle rovine dell'ala residenziale della Domus
Aurea, che scomparve così appena quarant'anni dopo la sua costruzione, ed erano un'opera
molto più ambiziosa delle prime terme romane.

Furono erette tra il 104 e il 109 d.c. da Traiano e costruite non solo sulla Domus Aurea
interrata a seguito della Damnatio Memoriae di Nerone, ma su altri edifici, come quello
dell’affresco della “Città Dipinta”, ed in parte edificate, con un nuovo e rivoluzionario
orientamento sud-ovest per maggiore luce e calore.
Furono il prototipo delle terme imperiali, e il più grande edificio termale esistente allora al
mondo, con un'estensione di ben 4 ettari.

Come riportato nei Fasti Ostiensi, il 22 giugno 109 d.c. Traiano aprì al pubblico il grandioso
impianto termale edificato sul versante meridionale del colle Oppio, che forse occupava
anche una parte dei vicini giardini di Mecenate.

TERME SURANE

"Nel 1934-1935 alcuni scavi sotto la chiesa di S. Prisca sull’Aventino portarono alla scoperta
di un complesso di abitazioni risalenti al I sec. d.c.., inizialmente ritenuti l’abitazione del
futuro Imperatore Traiano, identificato successivamente nelle strutture rinvenute nel
sottosuolo della Piazza del Tempio di Diana. Si ritiene che si tratti della casa e delle Terme di
Lucio Licinio Sura, politico e generale molto influente sotto Traiano. Ciò sarebbe confermato
dalla Forma Urbis Severiana, che in quest’area, adiacente al Tempio di Diana, indica la
presenza delle Terme Surane."
Le Terme Surane, Thermae Surane o Balneum Surar, erano all'Aventino, nella zona intorno
alla chiesa di Santa Prisca, vennero edificate su iniziativa di Lucio Licinio Sura, corregionale,
amico e collaboratore di Traiano che le avrebbe poi dedicate all'amico, forse gli edifici delle
terme sorsero su preesistenti costruzioni appartenenti allo stesso Sura.

Intono alla zona di Santa Prisca sono stati ritrovati notevoli resti di ambienti termali di età
Traianea. La loro planimetria è conservata quasi per intero in alcuni frammenti che possono
essere collegati tra loro e darci la pianta marmorea severiana, corredati anche dall'iscrizione
Balneum Sura, tutto l'impianto, ridotto, rispetto alle terme imperiali, erano formate dal
balneum e da una serie di ambienti allineati in modo rettilino tra loro comunicanti e da uno
spazio aperto porticato sui 3 lati forse destinato alla palestra.

Vi è una iscrizione ritrovata in loco e forse pertinente ad un architrave, la quale ci racconta di


un restauro fatto eseguire da Gordiano nel 414 delle terme Surane che il sacco di Alarico
distrusse insieme a tutta la zona dell'Aventino. Probabilmente queste terme, erano utilizzate
solo dagli abitanti del colle Aventino che appartenevano alla XII regio, un quartiere popolare.
TERME DI CARACALLA

Terme di Caracalla, zona Aventino, dette anche Thermae Antoninianae o Thermae


Caeacallae, gli imponenti resti sono visibili alla Passeggiata Archeologica, furono edificate
nel III secolo tra il 212 e il 217 dall'Imperatore Caracalla il cui vero nome era Marco Aurelio
Severo Antonino Bassiano, e per questo si chiamarono Thermeae Antoniniane vennero
inaugurate con libero ingresso per il pubblico nel 216 d.c.

Tra gli anni 222 e 235 le terme vennero completate dai successori di Caracalla : Eliogabalo
e Severo Alessandro, gli antichi le definirono magnificentissime, per grandezza vennero poi
superate dalle terme di Diocleziano. Nel V secolo le terme di Caracalla erano elencate tra le
meraviglie dell'Urbe.

Vennero restaurate al tempo dell'imperatore Diocleziano e poi da Costantino, e nel VI secolo


dal re Teodorico, poco tempo prima che fossero rese inagibili nel 537 per il taglio degli
acquedotti da parte dei Goti durante l'assedio di Roma.

A seguito dell'abbandono delle terme di Caracalla nei secoli VI e VII nella parte centrale del
complesso si insediò un ospizio per il ricovero e l'assistenza dei pellegrini, probabilmente
collegato alla vicina chiesa dei Santi Nereo e Achilleo.

Successivamente tutta l'area perimetrale venne occupata da un sepolcreto, le antiche


strutture durante il periodo di abbandono vennero usate anche come abitazione, finchè tutto
il complesso termale non venne ridotto a "terreno agricolo", con prevalenza di vigneti gestiti
da enti e comunità ecclesiastiche e dai proprietari delle ville della zona.

Tale era il degrado che i ruderi divennero cava di materiali pregiati, e da qui si prelevarono
marmi, metalli, colonne, cornici e architravi. Alcuni frammenti architettonici delle terme di
Caracalla furono utilizzati per la chiesa di Santa Maria in Trastevere, tre capitelli sono nel
Duomo di Pisa, e anche qui, come accadde per altri monumenti dell'antica Roma, la zona
divenne una cava di calcare, dove i marmi venivano trasformati in calce.

Dal XV secolo inizia la documentazione relativa ai ritrovamenti di maggior rilievo; nel


Medioevo le Terme conosciute con i nomi di Antoniniana, Palatium, Antoninianum, furono
oggetto di studio da parte dei grandi architetti dell'epoca. Tra le scoperte, le più importanti
avvennero durante il pontificato di Papa Paolo III Farnese, nel 1547 vennero rivenute opere
"minori"come alcuni busti degli Antonini, una statua di Minerva, una di baccante, una
presunta vestale, una di Venere e di un'ermafrodita.

Tornarono alla luce il colossale gruppo del supplizio di Dirce, detto "Toro Farnese" e il
gigantesco Ercole in riposo detto "Ercole Farnese" copia dell'originale bronzeo di Lisippo, la
grande Flora di ispirazione attica del V secolo a.c., opere che divennero parte della
collezione Farnese e che ora si trovano al Museo Nazionale di Napoli.

Venne scoperta anche una enorme colonna in granito portata a Firenze nel 1561 ed eretta a
piazza Santa Trinità, mentre le due grandi vasche monolitiche in granito bigio egiziano
lunghe 5,50 metri vennero riutilizzate nel 1612 per le fontane di piazza Farnese.

Nel XIX sono stati condotti scavi ed indagini che nel 1824 portarono al recupero di grandi
lembi di mosaico pavimentale policromo con 28 figure di atleti che erano parte di una delle
palestre ed conservati nel Museo Gregoriano Profano, ai Musei Vaticani, in Vaticano.
Un primo scavo documentato risale al 1912, e ancora c'è molto da scavare. Sono continui gli
interventi di manutenzione, di restauro e di consolidamento delle strutture. Nel 1938 vennero
istallati tra il tepidario e il calidario gli impianti del Teatro dell'Opera, rimasti in piedi fino al
1993. Oggi le terme di Caracalla rappresentano l'esempio più grandioso, completo e meglio
conservato di una grande terma imperiale.

Le Terme di Caracalla sviluppano in senso monumentale lo schema già perfezionato e


ampiamente collaudato nelle terme di Traiano. Le terme di Caracalla si presentano con il
corpo massiccio dell'edificio centrale, propriamente balneare, posto nel mezzo di una vasta
area aperta, ed interamente circondata da un recinto comprendente portici, sale, esedre e
ambienti minori.

Il complesso sorge sulle pendici del colle Aventino, chiamato Aventino Minore volto verso la
via Appia, la zona già in antico occupata da ville, giardini, case private, non lontana dalla
zona popolare che si trovava tra porta Capena e il Circo Massimo. Per realizzare l'enorme
spianata a terrazzo sulla quale le terme vennero costruite furono necessari grandi lavori di
sbancamento del terreno.

Sono stato ritrovati anche i resti di una domus adrianea che è a 10 metri sotto il livello
attuale delle terme. Verso valle venne aperta un'ampia strada rettilinea, parallela e adiacente
al complesso termale denominata via Nova. Il recinto esterno è delimitato da un muro alto e
poderoso, quasi quadrato con i lati di 337 m X 328 m.

All'ingresso principale vi era un portico con una serie di ambienti su due piani probabilmente
adibiti a botteghe e faceva da sostegno al terrapieno. Portico e ambienti giravano tra di loro
identici e caratterizzati dalla presenza di due ampie esedre al'interno delle quali vi erano una
sala rettangolare absidata e aperta con una fronte di 8 colonne, e ai due lati un ambiente
ottagonale coperto a cipolla ed un altro rettangolare e absidato, probabilmente entrambi
riscaldati.

Il lato a sud-ovest era dotato di una scalinata per l'accesso alle terme direttamente
dall'Aventino ed era occupato al centro da una conserva d'acqua della capacità di 10.000
mc, parzialmente affondata nel terreno in pendio e formata da 18 vani coperti a volta e
intercomunicanti, disposti in doppia fila.

L'alimentazione era assicurata da una diramazione dell'Acqua Marcia, detta "Aqua


Antoniniana". Ai due lati della cisterna vi erano due grandi sale absidate e tripartite utilizzate
come biblioteche. Davanti alla cisterna, e verso l'interno, vi era una lunga gradinata coi due
lati minori curvilinei, una sorta di mezzo stadio che forse poteva essere una monumentale
fontana a cascata. L'edificio centrale dei bagni si sviluppava su una superficie rettangolare
con i lati di 220 m X 114 m.

Vi si accedeva attraverso 4 ingressi ed era organizzato sull'asse minore con la successione


degli ambienti principali, natatio, aula basilicale, tepidario e calidario, mentre sull'asse
maggiore vi era la collocazione simmetrica dei vestiboli e degli spogliatoi, delle palestre a
loro volta contornate da vari ambienti e da due serie di 4 aule minori di fianco al calidario.

Questa planimetria offriva un doppio percorso anulare, in modo che i bagnanti potessero
usufruire di due distinti percorsi simmetrici, che partendo dagli spogliatoi andavano a
confluire nella sequenza centrale del calidario, del tepidario, del frigidario, per concludersi
separatamente nei rispettivi punti di partenza, ossia negli spogliatoi. Nelle sue strutture
murarie tutto l'edificio delle Terme di Caracalla è in un buono stato di conservazione,
l'ingresso attuale è di quelli che si aprivano direttamente nel corpo centrale dei bagni.
TERME SETTIMIANE

Le Terme Settimiane nella zona di Trastevere forse dovute a Settimio Severo nei pressi di
quella che sarà la Porta Settimiana delle Mura Aureliane.

TERME SEVERIANE

Terme Severiane, dette Terme di Settimio Severo, sorgono sul Palatino, subito dopo l'esedra
dell'ippodromo e sono fondate per la maggior parte sopra un piano artificiale, già preparato
da Domiziano, prolungando tutto l'angolo sud del colle mediante colossali costruzioni a più
piani, spinte fin sopra le gradinate del Circo Massimo.

Dalla terrazza delle terme Severiane si gode una bellissima vista fino ai colli Albani e
Tuscolani sui quali c'è il Monte Cave luogo sacro ove era stato edificato il Tempio a Giove
Laziale. Le terme Severiane sono disposte su diversi piani, e le prime ricerche
archeologiche pontificie vennero avviate sotto Papa Pio IX e negli ultimi anni sono state
oggetto di ampi restauri.

Gli edifici termali risalgono al periodo di Domiziano che probabilmente voleva dotare il
palazzo imperiale di grandi terme, oggi si possono ammirare grandi ambienti in parte
interrati in buono stato di conservazione. La costruzione delle terme venne proseguita da
Settimio Severo, da cui presero il nome, e successivamente il complesso venne definito da
Massenzio.

All'interno ci sono, canalizzazioni e sistemi di riscaldamento. Domiziano aveva allacciato le


terme Severiane, all'acquedotto Neroniano con delle arcate che partivano dalla scomparsa
Porta Capena attraversavano il Celio e il Palatino sulla odierna via di San Gregorio fino
all'Arco di Dolabella e Silano.

Lo splendido edificio venne demolito nel XVI secolo per ordine di Papa Sisto V, che utilizzò i
materiali per l'edificazione del palazzo della Cancelleria e per la costruzione della sua
cappella alla Basilica di Santa Maria Maggiore.

Sul Palatino, in direzione di porta Capena, sul lato del Circo Massimo si vedono le
magnifiche arcate Severiane, salendo sulla sommità del Palatino, da cui si accede dai Fori
Romani, su via dei Fori Imperiali, vicino al Colosseo, si gode la vista di Roma a 360 gradi.

Le terme Severiane si trovano a lato dello Stadio Palatino, il percorso attraversa il piano alto
del Palatino con il settore del palazzo imperiale identificato come "Complesso Severiano"
situato nell'angolo sud - est del Palatino e distinto in due parti le arcate e le terme.
TERME DI DIOCLEZIANO

Le Terme di Diocleziano, a Roma, si trovano nella zona della Stazione Termini e piazza della
Repubblica, a via delle Terme di Diocleziano, tra piazza della Repubblica e largo di Villa
Peretti, fanno parte del Rione XVIII Castro Pretorio, la loro edificazione venne iniziata nel
298 dall'Imperatore Massimiano e proseguite dall'Imperatore Diocleziano, vennero
completate dopo l'abdicazione dei due Imperatori tra il 305 e il 306.

Le terme si estendevano su un'area di quasi 14 ettari era il più grande degli edifici termali
della città di Roma e del mondo romano capaci di essere utilizzate contemporaneamente da
3000 persone, il doppio delle Terme di Caracalla.
Costruite in opera laterizia erano alimentate da una diramazione dell'Acqua Marcia detta
anche Aqua Jovia che arrivava dalla Porta Tiburtina con un manufatto utilizzato fino al 1879
dall'Acqua Felice, e faceva capo a una cisterna di forma trapezoidale, a più navate, originate
da file di pilastri e lunga oltre 90 m, la cosi detta botte Termini, situata nella zona dei giardini
delle terme, questa botte venne distrutta tra il 1860 e il 1876 per la costruzione della prima
stazione ferroviaria di Roma.

Le terme di Diocleziano avevano un recinto di 380 m X 365 m, ed erano dotate di esedre e


di altri ambienti, sul lato della attuale piazza della Repubblica si apriva al centro una grande
esedra. La tradizione vuole che per la costruzione di questo enorme complesso siano stati
impiegati anche prigionieri cristiani. La vita delle terme fu complicata fin dagli inizi. Vennero
semidistrutte dal goto Alarico durante il sacco di Roma del 410 e abbandonate divennero
come molti altri monumenti romani cava di marmo e travertino per altre nuove costruzioni.

Le aule furono usate di volta in volta come doma dei cavalli, rifugio abusivo di senza tetto,
abitazione privata e altri svariati usi. Molti artisti vennero ad ispirarsi di fronte ai ruderi delle
terme di Diocleziano, Andrea Palladio le disegnò in ogni dettaglio. Poi nel 1560 il tepidarium
delle terme venne utilizzato per l'edificazione della basilica di Santa Maria degli Angeli.

Nel 1575 Papa Gregorio XIII destinò una parte delle terme a magazzino di frumento, oggi
l'edificio è usato dalla Facoltà di Magistero che in passato era la Scuola Normale Femminile.

Papa Paolo V nel 1612 ingrandì i granai e Papa Urbano VIII li restaurò. Papa Clemente XI
per salvare dalla rovina l'aula rotonda che dava sul Viminale, ridusse anche questa a
granaio.

Le terme subirono danni ma mai come l'opera del Vanvitelli che rivoluzionò l'orientamento
della Chiesa di Santa Maria degli Angeli e i fabbricati circostanti, dove si trovava il
calidarium. Scomparve la Botte Termini, vennero aperte le strade di via Nazione e via
Cernaia, e venne sistemata la piazza davanti alla stazione ferroviaria. Le terme furono
utilizzate a varie riprese come caserma, prigione, magazzino militare fino ad avere la loro
degna sistemazione come parte e sede del Museo Nazionale Romano, che si trova in via del
Museo dell Terme.

Le terme di Caracalla erano l'espressione completa e perfetta dello stabilimento termale, già
di per se abbastanza grandi, ma le Terme di Diocleziano le superarono in estensione e
grandezza. Costruite in 7 - 8 anni, tra il 298 e il 305 d.c., a 100 anni da quelle di Caracalla,
erano nell'area tra il Viminale e il Quirinale, oggi compresa tra piazza della Repubblica, un
tempo chiamata piazza dell'Esedra, piazza dei Cinquecento e le vie Volturno, e Venti
Settembre.

Per ottenere lo spazio necessario all'edificazione delle terme venne smantellata la zona da
numerosi edifici privati, case di abitazione, che vennero debitamente acquistate, e sconvolta
la viabilità preesistente del vicus Longus, dell'Alta Semita e vicus Collis Viminalis. Per
l'approvvigionamento idrico venne edificata una diramazione dell'acqua Marcia detta Aqua
Iovia che iniziava subito dopo la porta Tiburtina con una serie di arcate utilizzate fino al 1879
dall'Acqua Felice di Papa Sisto V, che veniva raccolta in una cisterna, che si trovava su un
lato del recinto termale, dove oggi c'è viale Enrico De Nicola.
La cisterna aveva una pianta trapezoidale divisa in più navate, da file di pilastri e lunga 90
metri, chiamata "Botte Termini" venne distrutta quando fu edificata la Stazione Ferroviaria, la
attuale Stazione Termini. Le Terme di Diocleziano replicavano lo schema delle Terme di
Caracalla, nel suo perimetro successivamente sono state inserite la chiesa di Santa Maria
degli Angeli e la chiesa di San Bernardo, il complesso dell'ex convento dei Certosini,
occupato oggi dal Museo Nazionale Romano, dagli Horrea Ecclesiae i granai Clementini,
dall'ex Planetario e dall'ex Casa del Passeggero, una facoltà universitaria, scuole, un museo
delle cere.

Durante i secoli di degrado e di abbandono le terme furono depredate degli arredi e dei
materiali preziosi, e lo spazio del Palazzo di Diocleziano, o Palatium Diocletiani, nome delle
terme in epoca medievale, fu sfruttato per insediarvi chiese e conventi, case ad uso
abitativo, depositi, botteghe.

Nel XVI secolo la zona fu trasformata in orti e giardini, successivamente occupati da una
Certosa posta nell'edificio centrale mentre le strutture periferiche vennero in parte adibite a
magazzini per l'Annona frumentaria. Nel 1561 , Papa Pio IV fece trasformare da
Michelangelo la parte centrale dell'edificio balneare nella Basilica di Santa Maria degli
Angeli. Tra il 1586 e il 1589 i ruderi della zona del Calidario, le cui sale erano chiamate
"Massicci di Termini", venero distrutte per ricavarne materiale per la villa Peretti Montaldo di
Papa Sisto V.

Altre demolizioni vennero attuate alla fine dell'Ottocento per l'apertura di via Cernaia, della
piazza Termini, oggi piazza dei Cinquecento, della piazza dell'Esedra, oggi piazza della
Repubblica, e per la costruzione di nuovi grandi palazzi. Solo ai primi del XIX inizio il
consolidamento, il ripristino ed il restauro delle Terme di Diocleziano.

Lo schema delle Terme di Diocleziano era lo stesso di quelle di Caracalla, caratterizzato da


un recinto quadrangolare che racchiudeva una vasta area aperta al centro della quale si
trovava l'edificio balneare. I quattro lati del recinto, che misurava 361 m X 376 m, circa,
erano variamente dotati di esedre e altri ambienti volti versi l'interno. Il lato nordorientale,
lungo l'attuale via Gaeta, e attraverso il Chiostro grande della Certosa, aveva nel suo centro,
più o meno dove oggi si trova via Montebello, l'ingresso principale di tutto il complesso e alle
due estremità in posizione simmetrica due esedre per parte con nicchie e colonne, una delle
quali adibita a latrina.

I due lati di nord-ovest e di sud-est, identiche tra loro, avevano ognuna regolarmente
intervallate altre due esedre e alcuni ambienti minori rispetto a quelli centrali con funzione di
ingressi secondari. Il quarto lato di sud-ovest si apriva al centro con una esedra del diametro
di oltre 140 m al posto della quale oggi si trova l'emiciclo della piazza della Repubblica
aperta nel 1885 con il nome di piazza Esedra.

Questa esedra era fiancheggiata da due sale rettangolari, dove vi erano probabilmente due
biblioteche, una latina e una greca che provenivano dal Foro di Traiano, seguite da ambienti
minori agli angoli da due sale rotonde, l'occidentale è mantenuta quasi intatta, perchè venne
trasformata nel 1598 nella chiesa di San Bernardo con la grande cupola del diametro di 22
metri ornata di file concentriche di cassettoni ottagonali decrescenti verso la sommità e
aperta al centro da un grande foro circolare, oggi chiuso da un lucernaio, e la sala orientale
che si intravede nel fabbricato che fu il granaio dei Clementini tra le vie del Viminale e via
delle Terme di Diocleziano.

L'edificio balneare al centro dello spazio aperto tenuto in gran parte a giardino era
rettangolare con i lati di 240 m X 145 m, aveva sull'asse minore la successione della natatio,
aula basilicale, dove c'erano il tepidario e il calidario, sull'asse maggiore simmetricamente
disposti e uguali, vi erano i vestiboli, gli spogliatoi, le palestre con i portici e altri ambienti
annessi alla basilica, due serie di quattro sale affiancate all'altezza del tepidario e del
calidario.

Una gran parte dell'edificio delle terme di Diocleziano è ancora conservata e riconoscibile. A
piazza della Repubblica sono stati rinvenuti gli antichi resti del quartiere demolito per far
posto alle Terme, e si vede la facciata disadorna della basilica di Santa Maria degli Angeli,
che era una delle absidi centrali del calidario.
Via Cernaia taglia in due l'antico complesso della palestra. Varcato l'ingresso di Santa Maria
degli Angeli, il vestibolo circolare coperto a cupola e con due esedre quadrate ai lati, un
tempo erano occupate da vasche, la navata trasversale della chiesa era l'aula basilicale
delle terme. Fuori del perimetro della chiesa c'è il Museo Nazionale Romano.

La geniale trasformazione dell'ambiente termale delle terme si deve a Michelangelo che


però venne modificata nel Settecento dal Vanvitelli. Tra i ritrovamenti delle Terme di
Diocleziano vi è uno straordinario bacino monolitico di porfido rosso di 4 metri di diametro
con una circonferenza di 14,40 metri che si trova al Museo Pio Clementino in Vaticano, sono
anche conservati i resti dell'iscrizione delle terme e una copia, ove tradotto si legge:

"Al nostro Signor Diocleziano e Massimiano, abilissimi cesari, dedicarono ai romani le Terme
felici Diocleziane che Massimiano Augusto al suo ritorno dall'Africa, in presenza della sua
maestà decise e ordinò di costruire, e consacrò il nome di Diocleziano, suo fratello, dopo
aver acquistato edifici sufficienti a un'opera di tanta grandezza e completatele
sontuosamente in ogni particolare".

Fontana del Chiostro delle Terme di Diocleziano, una fontana di ispirazione della portiana o
forse proprio opera di Giacomo della Porta, si trova al centro del chiostro della Chiesa di
Santa Maria degli Angeli, chiostro voluto dai Certosini, che erano stati custodi prima di San
Ciriaco e dopo di S. Maria degli Angeli,i cui lavori in principio vennero affidati a Michelangelo
che realizzò il "chiostro delle cento colonne" nel 1565, la bella fontana è circondata da
cipressi, tra questi un secco si dice sia stato piantato dallo stesso Michelangelo.
TERME DI COSTANTINO

Le Terme di Costantino in zona Quirinale, furono le ultime grandi terme di Roma, fatte
costruire da Costantino e probabilmente iniziate da Massenzio subito dopo il 315 d.c. nella
zona meridionale del colle Quirinale posta tra i tratti iniziali del vicus Longus e dell'Alta
Semita, occupavano un'area stretta ed allungata compresa tra piazza del Quirinale, la via
XXIV Maggio, via della Consulta e via Nazionale.

Per l'edificazione delle Terme si procedette ad un lavoro di sbancamento e regolarizzazione


del terreno in pendio, e di eliminazione degli edifici preesistenti come gli horrea, i magazzini
pubblici, e domus signorili private. Le terme di Costantino vennero danneggiate da un
incendio nel 367, vennero poi restaurate nel 443 dal prefetto della città Petronius Magnus
Quadratianus, data in cui probabilmente vennero collocati i gruppi scultorei dei Dioscuri, che
ora si trovano al centro della piazza del Quirinale.

Le Terme di Costantino vennero saccheggiate dai Goti di Alarico nel 410, furono restaurate
per l'ultima volta da Teodorico nel VI secolo. Dopo l'abbandono delle terme, in età
medioevale, le strutture vennero variamente utilizzate , qui sorsero le chiese di San
Salvatore, di Sant'Elena, Santo Stefano, e furono occupate da fabbriche private. Nel 1238
una parte del complesso apparteneva alla famiglia Arcioni che l'aveva trasformato in
fortilizio.
Nel Cinquecento, nel settore settentrionale venne costruito il palazzo Ferrerio, poi demolito,
nel 1723 per costruirvi il palazzo della Consulta che era del cardinale Scipione Borghese. Il
settore meridionale venne completamente smantellato tra il 1605 e il 1621 per la costruzione
del palazzo che nel 1709 divenne palazzo Rospigliosi. Resti delle antiche terme di
Costantino, vennero alla luce nei giardini di palazzo Rospigliosi e nei giardini di palazzo
Aldobrandini, ma vennero demoliti nel 1877, per consentire l'apertura della via De Merode
che oggi si chiama via Nazionale.

Purtoppo oggi delle terme di Costatino non è rimasta nessuna traccia, ma ne conosciamo la
pianta grazie ai disegni del Palladio, e alla pianta di Roma del Bufalini del 1551. Da queste
testimonianze se ne deduce che queste terme erano un complesso di dimensioni piuttosto
ridotte rispetto alle altre terme di Roma, e probabilmente perchè non popolari, ma destinate
ad una clientela selezionata e raffinata.

Erano orientate in senso nord - sud come erano orientate le terme antiche fino alle Terme di
Tito. Le terme di Costantino erano limitate al solo edificio balneare e alcuni ambienti, sembra
che fossero assenti i cortili porticati delle palestre sostituiti da una vasta area aperta che al di
la della natatio si estendeva ad emiciclo occupando tutto il settore settentrionale del
complesso e dove si immetteva direttamente l'ingresso principale, in corrispondenza del
grande asse stradale detto Alta Semita.

Non si può escludere la presenza di un ingresso laterale costituito da una monumentale


gradinata sulle pendici occidentali del colle Quirinale, che era di fianco al Tempio di Serapide
verso il Campo Marzio e il Portico Costantiniano che correva proprio ai piedi del colle nella
zona che oggi si chiama della Pilotta. Probabilmente le terme di Costantino erano
riccamente decorate, con sculture, ed è verosimile che i due dioscori del Quirinale facessero
appunto parte delle terme di Costantino, i quali per la presenza dei cavalli dettero nel
medioevo il nome alla zona "contrada Caballi" o "Montecavallo".
I due Dioscuri vennero collocati nella attuale piazza del Quirinale da Papa Sisto V nel 1589.
Provengono dalle Terme di Costantino le statue di Costantino e del figlio Costantino II che
sono sulla balaustra di piazza del Campidoglio e le due statue dei fiumi Nilo e Tevere che
sono sempre a piazza del Campidoglio e situate ai due lati della fontana alla base del
palazzo Senatorio, e la statua dell'imperatore Costantino che si trova nell'atrio della Basilica
di San Giovanni in Laterano, e la grande statua della Dea Roma detta della Giustizia che fu
collocata nella villa esquilina di Papa Sisto V e che oggi si trova nel parco del castello dei
Massimo ad Arsoli.

TERME ELENIANE

Le Terme Eleniane, o Thernae Helenianae, o Terme Helenae, furono edificate all'inizio del III
secolo d.c., nell'estremo orientale del settore del Celio, all'interno del complesso residenziale
severiano del Sessorium, la villa Imperiale di Settimio Severo e rifatte secondo una
iscrizione, dopo un incendio tra il 323 e il 326, per iniziativa della madre di Costantino, Elena
dalla quale presero il nome.

Sorgevano nell'area oggi compresa tra Santa Croce in Gerusalemme e Porta Maggiore,
attraversata dalla via Sommeiller, ma i loro resti ancora visibili nel Cinquecento, furono
completamente smantellati ed interrati al tempo di Papa Sisto V, per la realizzazione di via
Felice. Se ne conosce la pianta delle terme Eleniane attraverso i disegni del Palladio e di
Antonio da Sangallo il Giovane, queste terme erano una sorta di compromesso tra grandi
terme imperiali e i complessi balneari minori.

A breve distanza da queste terme, si trovava una grande cisterna, probabilmente alimentata
da una derivazione dell'acquedotto Alessandrino, formata da due file parallele di sei ambienti
ciascuna, in piccola parte occupata nel Medio Evo da una chiesa, i resti delle terme Eleniane
si trovano tra via Eleniana e via Sommeiller, quello che si vede è quanto rimane dell'intero
complesso.

C'è una iscrizione commemorativa di queste terme che è conservata in Campidoglio, che
dice :

"La nostra signora Elena, madre augusta del venerabile signore nostro Costantino, e nonna
dei nostri felicissimi e fiorentisimi Cesari,(queste) terme, distrutte da un incendio, ripristinò".
TERME DI OLIMPIADE

Le Terme di Olimpiade, Rione Monti, Roma, sono scomparse, erano sul Clivo Viminalis, di
queste non se ne ha traccia a parte una lapide su via Clementina.

TERME NOVATIANE VEDI

Le Terme Novatiane, dette anche Terme Timotine o Timotiane, si possono collocare a via
Urbana, Rione Monti, Roma, erano un complesso termale privato fatto edificare, sembra da
Novato e Timoteo, figli di Pudente, situate dove oggi vediamo la attuale Basilica di Santa
Pudenziana; la valle che separava il colle Viminale dal colle dell'Esquilino, era percorsa un
tempo dall'antico vicus Patricius, oggi via Urbana.
La facciata della chiesa che è oggi al di sotto di quasi 3 m, rispetto al piano stradale, sembra
facesse parte di una antica casa romana a due piani del II secolo, parti di questa antica
domus, diventata poi "titulus Pudentis", sono visibili nei sotterranei della basilica, e qui si
possono vedere anche parti delle terme, che sostituirono la preesistente casa di Pudente,
con degli ambienti coperti a volta, e delle gallerie che facevano parte di questo antico
impianto termale, sarà poi, su questa struttura termale che verrà edificata nel IV o V secolo,
la basilica di S. Pudenziana.

Questo edificio termale detto Terme Novatiane o Timotiane, era formato da un'ampia aula di
28 m per 10 m, e sembra che corrispondesse alla attuale navata centrale della basilica, era
circondata sui quattro lati da una serie di arcate sorrette da colonne, riutilizzate in parte nei
pilastri della navata. Nell'aula centrale c'erano una serie di vasche e piscine, sul lato
occidentale c'era l'aula delle terme riadattata per l'attuale abisde con il mosaico del V secolo.

Quando fu edificata la chiesa, le vasche termali vennero riempite e la sala fu pavimentata


con mosaici policromi, infatti, sono ancora visibili i segni dei contorni di queste vasche sul
pavimento. In seguito, l'impianto termale venne sostituito da un titulus cristiano, come
ricorda una iscrizione funeraria di un certo Leopardus, all'interno della basilica di S.
Pudenziana, oltre ad un mosaico sempre all'interno della chiesa.

Oltre alle terme sono stati individuati i resti di una ricca casa repubblicana, queste antiche
terme avevano una notevole ampiezza, sembra che Novato non fosse il reale costruttore
delle terme ma il capo di un gruppo scismatico presente a Roma nel III secolo, dei cosi detti
Novaziani, che sconfitto da Papa Siricio riconsacrò l'oratorio a San Pietro, per cui sulle terme
costruite sulla casa Pudente, titulus Pudentis, si sarebbe istallata una comunità eretica
contro la quale si scagliò la Chiesa ufficiale, e che successivamente sulle Terme si edificò la
Chiesa di Santa Pudenziana oggi Basilica.

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