Eurocodice 3 - Progettazione Delle Strutture Di Acciaio
Eurocodice 3 - Progettazione Delle Strutture Di Acciaio
Eurocodice 3 - Progettazione Delle Strutture Di Acciaio
Premessa
Questo documento di studio contiene la versione ufficiale della norma europea sperimentale
ENV 1993-1-1 approvata dal CEN il 24 aprile 1992, nella traduzione italiana effettuata a cura
dell’UNI, aggiornata sulla base del NAD italiano (Sezione III della Parte seconda del D.M. 9/1/96,
“Norme tecniche per il calcolo, l’esecuzione ed il collaudo delle strutture in cemento armato, nor-
male e precompresso e per le strutture metalliche”). Esso contiene inoltre una serie di commenti
che ho ritenuto possano essere utili allo studente che affronta per la prima volta l’esame di questa
norma.
Per differenziare il testo originario dalle aggiunte del NAD italiano e dai miei commenti ho usato il
carattere Times New Roman per il testo originario e il carattere Arial (come quello con cui è scritta
questa premessa) per le aggiunte e i commenti.
Questo documento di studio è per ora solo ad uso interno. Innanzitutto perché non è ancora giuri-
dicamente chiaro fino a che punto la traduzione dell’UNI sia coperta da copyright (una regola fon-
damentale della legislazione italiana è quella della disponibilità delle leggi, ed in base a ciò alcuni
giuristi ritengono che il copyright dell’UNI sia decaduto al momento del recepimento dell’Euroco-
dice 3 tra le norme italiane col D.M. 9/1/96). In secondo luogo perché il lavoro di inserimento dei
commenti è ancora in corso. Si prega pertanto di non diffonderlo.
0. Premessa 3
0. Premessa
0.1. Obiettivi degli Eurocodici
(1) Gli Eurocodici Strutturali comprendono un gruppo di norme relative alla progettazione strut-
turale e geotecnica degli edifici e delle opere di ingegneria civile.
(2) Essi sono redatti per essere utilizzati come documenti di riferimento per i seguenti scopi:
a) come strumento per verificare la conformità delle caratteristiche degli edifici e delle ope-
re di ingegneria civile ai requisiti essenziali della Direttiva 89/106 Prodotti da costruzione
(CPD);
b) come disposizioni quadro per redigere norme tecniche per i prodotti da costruzione.
(3) Essi trattano esecuzione e controllo solo nella misura atta a definire la qualità dei prodotti
usati nella costruzione e il livello di preparazione professionale necessario per soddisfare le
ipotesi assunte nella progettazione.
(4) Fin quando non sarà disponibile la necessaria serie delle norme tecniche sui prodotti e sui
metodi di prova delle loro prestazioni, alcuni degli Eurocodici Strutturali tratteranno taluni di
questi aspetti in specifiche appendici informative.
(6) Nel frattempo, suggerimenti e commenti su questa norma sperimentale dovrebbero essere
inviati alla segreteria del Sottocomitato 3 del CEN/TC 250 al seguente indirizzo:
BSI
2 Park Street
London W1A 2BS
ENGLAND
o al Vostro ente normatore nazionale
(nota nazionale - per l’Italia: UNI
Via Battistotti Sassi, 11
20133 MILANO
tel. 02/70024.1 - fax. 02/70.106.106)
Si prevede che le Autorità di ogni Paese membro assegnino dei valori definitivi a questi ele-
menti di sicurezza.
(2) Molte delle norme di supporto, compresi gli Eurocodici che attribuiscono valori per le azioni
da considerare e le misure richieste per la protezione contro l’incendio, non saranno disponi-
bili per il periodo in cui verrà pubblicata questa norma sperimentale. Si anticipa quindi che
verrà pubblicato da ogni Paese membro o dall’organismo di normazione un Documento di
Applicazione Nazionale (NAD) che fornirà valori definitivi per gli elementi di sicurezza, fa-
rà riferimento alle norme di supporto compatibili e rappresenterà una guida a livello naziona-
le per l’applicazione di questa norma sperimentale.
(3) Resta inteso che questa norma sperimentale verrà usata insieme al NAD valido nel Paese in
cui vengono svolti i lavori di edilizia o ingegneria civile.
0.5.1. Generalità
(1) Lo scopo dell’Eurocodice 3 è definito in 1.1.1 e lo scopo della presente parte
dell’Eurocodice 3 è definito in 1.1.2. Parti aggiuntive dell’Eurocodice 3 in preparazione sono
indicate in 1.1.3; quest’ultime si occuperanno di tecnologie o applicazioni aggiuntive e fa-
ranno da completamento e da supplemento alla presente parte.
(2) Nell’usare in pratica la presente norma sperimentale si deve fare particolare attenzione alle
affermazioni e alle condizioni indicate in 1.3.
(3) Nello sviluppo della presente norma sperimentale sono stati preparati documenti di riferi-
mento che danno commenti e giustificazioni per alcune delle cose che si trovano nella pre-
sente parte.
(2) Sono pure indicate al progettista le informazioni che si riferiscono a strutture particolari che
si devono fornire per definire le esigenze di esecuzione.
(3) Inoltre vengono definite le autorizzazioni ed altri dettagli pratici che il progettista deve usare
nei calcoli.
SOMMARIO
1. Introduzione
1.1. Scopo
1.1.1. Scopo dell’Eurocodice 3
1.1.2. Scopo della parte 1-1 dell’Eurocodice 3
1.1.3. Ulteriori parti dell’Eurocodice 3
1.2. Distinzione fra principi e regole applicative
1.3. Ipotesi
1.4. Definizioni
1.4.1. Termini comuni a tutti gli Eurocodici
1.4.2. Termini speciali impiegati nella parte 1-1 dell’Eurocodice 3
1.5. Unità S.I.
1.6. Simboli usati nella parte 1-1 dell’Eurocodice 3
1.6.1. Lettere latine maiuscole
1.6.2. Lettere greche maiuscole
1.6.3. Lettere latine minuscole
1.6.4. Lettere greche minuscole
1.6.5. Indici
1.6.6. Uso degli indici nella parte 1-1 dell’Eurocodice 3
1.6.7. Convenzioni per gli assi delle membrature
2. Principi di progettazione
2.1. Requisiti fondamentali
2.2. Definizioni e classificazioni
2.2.1. Stati limite e situazioni di progetto
2.2.2. Azioni
2.2.3. Proprietà dei materiali
2.2.4. Dati geometrici
2.2.5. Disposizioni di carico e condizioni di carico
2.3. Requisiti del progetto
2.3.1. Generalità
2.3.2. Stati limite ultimi
2.3.3. Coefficienti parziali di sicurezza per gli stati limite ultimi
2.3.4. Stato limite di servizio
2.4. Durabilità
2.5. Resistenza al fuoco
3. Materiali
3.1. Generalità
3.2. Acciaio strutturale
3.2.1. Scopo
3.2.2. Proprietà dei materiali per acciaio laminato a caldo
3.2.3. Proprietà dei materiali per acciaio profilato a freddo
3.2.4. Dimensioni, massa e tolleranze
3.2.5. Valori di calcolo dei coefficienti del materiale
3.3. Elementi di giunzione
8 Eurocodice 3 - Progettazione delle strutture in acciaio
3.3.1. Generalità
3.3.2. Bulloni, dadi e rosette
3.3.3. Altri tipi di dispositivi di collegamento precaricati
3.3.4. Chiodi
3.3.5. Elettrodi
7. Fabbricazione e montaggio
7.1. Generalità
7.1.1. Finalità
7.1.2. Requisiti
7.2. Specifica di progetto
7.3. Limitazioni per la fabbricazione
7.4. Preparazione del materiale
7.5. Collegamenti bullonati
7.5.1. Fori
7.5.2. Tolleranze nei fori per i dispositivi di giunzione
7.5.3. Bulloni
7.5.4. Dadi
7.5.5. Rosette
7.5.6. Serraggio dei bulloni
7.5.7. Superfici di contatto resistenti allo scorrimento
7.5.8. Accoppiamento delle superfici di contatto
7.6. Collegamenti saldati
7.7. Tolleranze
7.7.1. Tipi di tolleranze
7.7.2. Applicazione delle tolleranze
7.7.3. Tolleranze di montaggio normali
7.7.4. Tolleranze di fabbricazione
Sommario 11
9. Fatica
9.1. Generalità
9.1.1. Principi
9.1.2. Finalità
9.1.3. Limitazioni
9.1.4. Casi in cui è necessaria la valutazione della resistenza a fatica
9.1.5. Definizioni
9.1.6. Simboli
9.2. Carico di fatica
9.3. Coefficienti parziali di sicurezza
9.3.1. Generalità
9.3.2. Coefficienti parziali di sicurezza per il carico di fatica
9.3.3. Coefficienti parziali di sicurezza per la resistenza a fatica
9.3.4. Valori raccomandati di γM1
9.4. Spettri delle tensioni di fatica
9.4.1. Calcolo delle tensioni
9.4.2. Campo di variazione delle tensioni nel metallo base
9.4.3. Campo di variazione delle tensioni nei giunti saldati
9.4.4. Spettro di progetto del campo di variazione delle tensioni
9.5. Procedure per la valutazione della resistenza a fatica
9.5.1. Generalità
9.5.2. Valutazione della resistenza a fatica basata sul campo di variazione delle tensioni nominali
9.5.3. Valutazione della resistenza a fatica basata sui campi di variazione delle tensioni geometriche
9.6. Resistenza a fatica
9.6.1. Generalità
9.6.2. Curve di resistenza a fatica per i dettagli classificati
9.6.3. Curve di resistenza a fatica per i dettagli non classificati
9.7. Fattori che influenzano la resistenza a fatica
9.7.1. Campi di variazione delle tensioni in dettagli costruttivi non saldati o sottoposti a trattamento
termico di distensione
9.7.2. Influenza dello spessore
9.7.3. Curve modificate della resistenza a fatica
9.7.4. Prospetti di classificazione dei dettagli costruttivi
K 7.1. Generalità
K 7.2. Aste di parete a sezione quadra o circolare e correnti a sezione quadra
K 7.3. Sezioni rettangolari
K 8. Giunti saldati fra aste di parete a sezione tubolare e correnti con sezioni a I oppure ad H
K 9. Simboli usati nei prospetti
Prospetti:
1.1. Lista dei termini corrispondenti nelle lingue della Comunità (da completare per altre lingue)
2.1. Valori di progetto per le azioni da impiegare nella combinazione delle azioni
2.2. Coefficienti parziali di sicurezza per le azioni sulle strutture di edifici per situazioni di progetto
persistenti e transitorie
3.1. Valori nominali della resistenza di snervamento fy e della resistenza a rottura per trazione fu per
acciai strutturali conformi alla EN 10025 o prEN 10113
3.2. Spessori massimi per elementi strutturali caricati staticamente che non richiedono riferimento
all’appendice C
3.3. Valori nominali della resistenza allo snervamento fyb e della resistenza a rottura per trazione fub
per i bulloni
4.1. Valori limite raccomandati per gli spostamenti verticali
5.2.1. Ipotesi di progetto
5.3.1. Rapporti massimi larghezza-spessore per elementi compressi (fogli da 1 a 4)
5.3.2. Elementi compressi interni
5.3.3. Elementi compressi sporgenti
5.5.1. Coefficienti di imperfezione
5.5.2. Coefficienti di riduzione
5.5.3. Selezione della curva di instabilità per una sezione trasversale
6.5.1. Fattori riduttivi β2 e β3
6.5.2. Categorie di collegamenti bullonati
6.5.3. Resistenza di progetto dei bulloni
6.5.4. Resistenza di progetto a rifollamento – Basata sul diametro del bullone
6.5.5. Resistenza di progetto dei chiodi
6.5.6. Condizioni geometriche per piastre nei collegamenti con perni
6.5.7. Resistenza di progetto per collegamenti a perno
6.6.1. Tipologie comuni di giunti saldati
14 Eurocodice 3 - Progettazione delle strutture in acciaio
Figure:
1.1. Dimensioni ed assi delle sezioni
4.1. Inflessioni da prendere in considerazione
5.2.1. Relazione bi-lineare tensioni-deformazioni
5.2.2. Relazione alternativa bi-lineare tensioni-deformazioni (da usare solo per l’analisi elastoplastica)
5.2.3. Sostituzione delle imperfezioni laterali iniziali con forze orizzontali equivalenti
5.2.4. Forze orizzontali equivalenti
5.2.5. Forza stabilizzante equivalente
5.2.6. Forze nel controvento in corrispondenza di discontinuità dell’elemento compresso
Sommario 15
5.2.7. Telaio di edificio con travi che collegano ciascuna colonna a ciascun livello di impalcato
5.2.8. Meccanismo con spostamenti laterali che implica la presenza di cerniere plastiche nelle colonne
solo in corrispondenza delle basi
5.3.1. Sezioni trasversali di classe 4 – forza assiale
5.3.2. Sezioni trasversali di classe 4 – momento flettente
5.4.1. Fori sfalsati
5.4.2. Angolari con fori in entrambe le ali
5.4.3. Sollecitazioni nel pannello d’anima dovute a momento flettente, forza assiale e forza trasversale
5.5.1. Valori di progetto delle imperfezioni di freccia iniziali equivalenti e e0,d
5.5.2. Resistenza allo snervamento media fya di sezioni strutturali cave in profilato a freddo
5.5.3. Coefficienti di momento equivalente uniforme
5.6.1. Geometria delle bande diagonali di trazione
5.6.2. Geometria del pannello di estremità
5.6.3. Sollecitazione delle bande di trazione diagonali
5.6.4. Interazione fra resistenza all’instabilità per taglio e momento resistente
5.7.1. Forze applicate attraverso una piattabanda
5.7.2. Lunghezza del tratto di contatto rigido
5.7.3. Larghezze efficaci per la resistenza all’instabilità dell’anima
5.7.4. Sezione trasversale efficace degli irrigidimenti
5.9.1. Sistemi di tralicciatura a singola diagonale sulle facce opposte degli elementi principali
5.9.2. Sistemi di tralicciatura accoppiati ad altri componenti perpendicolari all’asse longitudinale della
membratura
5.9.3. Membratura tralicciata compressa
5.9.4. Lunghezza di libera inflessione dei correnti con sezione ad L nelle membrature tralicciate
5.9.5. Membratura calastrellata compressa
5.9.6. Membrature composte da elementi ravvicinati
5.9.7. Membrature in angolari calastrellati posti a croce
6.5.1. Simboli per la spaziatura dei dispositivi di giunzione
6.5.2. Spaziatura sfalsata – compressione
6.5.3. Spaziatura in componenti tesi
6.5.4. Distanze dalle estremità e dal bordo per fori asolati
6.5.5. Area efficace a taglio nel meccanismo “block shear”
6.5.6. Collegamenti angolari
6.5.7. Distribuzione delle forze fra i dispositivi di giunzione
6.5.8. Forze per effetto leva
6.5.9. Effetto dei dettagli costruttivi sulle forze per effetto leva
6.5.10. Giunti a sviluppo longitudinale
6.5.11. Giunto a singola sovrapposizione con un bullone
6.5.12. Momento flettente in un perno
6.6.1. Saldatura a cordoni d’angolo a tratti
6.6.2. Saldature a singolo cordone d’angolo e saldature di testa da un solo lato a parziale penetrazione
6.6.3. Sezione efficace della gola di saldature entro scanalature in sezioni strutturali cave rettangolari
6.6.4. Sezione efficace della gola di saldature entro scanalature in sezioni piene
6.6.5. Per evitare strappi lamellari
6.6.6. Altezza di gola di una saldatura a cordoni d’angolo
6.6.7. Altezza di gola di una saldatura a cordoni d’angolo a forte penetrazione
6.6.8. Saldature di testa a parziale penetrazione
6.6.9. Saldature di testa a T
6.6.10. Larghezza efficace di un giunto a T non irrigidito
6.7.1. Collegamenti di tipo misto
6.9.1. Modellazione di un collegamento quale molla rotazionale
6.9.2. Definizione di relazioni momento-rotazione approssimate
6.9.3. Proprietà di una relazione momento-rotazione di progetto
6.9.4. Relazione momento-rotazione con una rotazione iniziale a cerniera
6.9.5. Rigidezza rotazionale Sj
16 Eurocodice 3 - Progettazione delle strutture in acciaio
Procedimenti:
PREFAZIONE
Nota di redazione
La prefazione sarà basata sul modello di prefazione in corso di stesura dal EC-CG. Quando
questa sarà disponibile, il paragrafo 1.3(3) sarà trasferito dal punto 1 alla prefazione stessa.
18 Eurocodice 3 - Progettazione delle strutture in acciaio
1. Introduzione
1.1. Scopo
1)
Per il significato di questi termini, vedere il punto 1.4.1(2)
2)
Attualmente allo stato di bozza
1. Introduzione 19
Regole Applicative premettendo la lettera P al numero che individua il punto (in ana-
logia alle convenzioni tipografiche usate per l’Eurocodice 2).
(4) Le Regole applicative sono metodi generalmente riconosciuti che seguono i principi e soddi-
sfano i loro requisiti.
(5) È consentito l’uso di regole progettuali alternative alle Regole Applicative fornite dal-
l’Eurocodice sempre che sia dimostrato che tali regole alternative soddisfano i relativi prin-
cipi e siano almeno equivalenti in rapporto alla resistenza, funzionalità e durata raggiunta
dalla struttura.
(6) Le Regole Applicative sono stampate in questo carattere Helvetica. Questa è una Regola
Applicativa.
Nota: Questa indicazione era riportata nel testo stampato dall’UNI. Nel presente testo le
Regole Applicative sono stampate con il carattere Times New Roman, e si distin-
guono dai Principi per la mancanza della lettera P prima del numero che individua il
punto (in analogia alle convenzioni tipografiche usate per l’Eurocodice 2).
1.3. Ipotesi
(1) Si considerano le seguenti ipotesi di base:
− i progetti sono svolti da personale adeguatamente qualificato ed esperto;
− un adeguato livello di supervisione e di controllo qualità è sempre attivo negli stabilimen-
ti , negli impianti e in cantiere;
− la costruzione è eseguita da personale provvisto della necessaria abilità ed esperienza;
− i materiali da costruzione ed i prodotti impiegati corrispondono a quelli indicati in questo
Eurocodice o nelle relative specifiche dei materiali e prodotti;
− sarà assicurata una manutenzione adeguata della struttura;
− la struttura sarà impiegata in conformità alla destinazione d’uso prevista dal progetto.
(2) I metodi di progettazione proposti sono validi soltanto alla condizione che anche i requisiti
dell’esecuzione e costruzione, indicati al punto 7, siano soddisfatti.
(3) I valori numerici indicati con: sono forniti a titolo indicativo. Altri valori possono es-
sere indicati dai Paesi membri.
1.4. Definizioni
3)
Questa definizione è in accordo con la ISO 6707/1.
4)
La ISO 6707/1 fornisce la stessa definizione ma aggiunge “or a construction works having such an arrangement” (o
una costruzione avente tale disposizione).Per l’Eurocodice questa aggiunta non è stata usata allo scopo di facilitare le
traduzioni e non creare ambiguità.
1. Introduzione 21
− tipo di costruzione: Tipo di “costruzione” che indica l’uso previsto, per esempio: casa di
abitazione, edificio industriale, ponte stradale.
− tipo di struttura: Tipologia strutturale che indica la disposizione degli elementi struttura-
li, quale per esempio: trave, struttura reticolare, arco, ponte sospeso.
− materiale da costruzione: Materiale usato nella costruzione, quale: calcestruzzo, acciaio,
legno, muratura.
− sistema costruttivo: indicazione del materiale strutturale principale, quale: costruzione di
calcestruzzo armato, costruzione di acciaio, costruzione di legno, costruzione di muratura.
− procedimento esecutivo: Metodo mediante il quale la costruzione verrà realizzata. Per
esempio: gettata in opera, prefabbricata, eseguita a sbalzo.
− sistema strutturale: Elementi portanti di un edificio o di un’opera di ingegneria civile e
modo secondo il quale si suppone che tali elementi funzionino per la definizione del mo-
dello.
(3) I termini equivalenti nelle diverse lingue della Comunità europea sono riportati nel prospetto
1.1.
Prospetto 1.1 – Lista dei termini corrispondenti nelle lingue della Comunità
(da completare per altre lingue)
Constructions
Construction Bauwerk Costruzione Bouwwerk Construcción
works
(Bau) Ausfüh-
Execution Exécution Esecuzione Uitvoering Ejecución
rung
Draag
Structure Structure Tragwerk Struttura Estructura
Constructie
Type of build-
Nature de cons- Art des Bau- Tipo di costru- Natureleza de la
ing or civil en- Type bouwwerk
truction werks zione construcción
gineering works
Form of struc- Type de struc- Art des Trag- Type draag Tipo de
Tipo di struttura
ture ture werks constructie estructura
Baustoff; Werk-
Construction Matériau de Materiale da Constructie Material de
stoff (nur im
material construction costruzione materiaal construcción
Stahlbau)
Type of con- Mode de cons- Sistema costrut- Modo de
Bauweise Bowwijze
struction truction tivo construcción
Method of con- Procédé de Procedimento Procedimento
Bauverfahren Bouwmethode
struction exécution esecutivo de ejecución
Structural sys- Système struc- Sistema struttu- Constructief Sistema
Tragsystem
tem tural rale systeem estructural
• continui, nei quali solo le proprietà strutturali delle membrature necessitano di essere
considerate nell’analisi globale;
• semplici, nei quali non è richiesto che i collegamenti resistano ai momenti.
− analisi globale: La determinazione di un gruppo congruente di forze interne e di momenti
in una struttura, che sono in equilibrio con un gruppo particolare di azioni sulla struttura.
− lunghezza di sistema: Distanza fra due punti adiacenti in corrispondenza dei quali una
membratura è controventata rispetto agli spostamenti laterali in un dato piano, o fra uno
di tali punti e l’estremità della membratura.
− lunghezza di libera inflessione: Lunghezza di sistema di una membratura avente le e-
stremità incernierate, ma per il resto simile, la quale ha la stessa resistenza all’instabilità
di una membratura assegnata.
− progettista: Persona adeguatamente qualificata ed esperta, responsabile del progetto
strutturale.
1.6.5. Indici
A Accidentale; area
a Valore medio (resistenza allo snervamento)
a, b … Prima, seconda alternativa
b Valore nominale (resistenza allo snervamento)
*)
l può essere sostituito da L o O (manoscritto o similare) per certe lunghezze oppure per evitare confusione con 1 (nu-
merico) o con I (maiuscolo).
24 Eurocodice 3 - Progettazione delle strutture in acciaio
b Rifollamento; instabilità
b Bullone; trave; calastrello
C Capacità
c Sezione trasversale
c Calcestruzzo; colonna
com Compressione
cr Critico
d Progetto; diagonale
dst Instabilizzante
E Effetto delle azioni (con d o k)
E Eulero
eff Efficace
e Efficace (con ulteriori indici)
el Elastico
ext Esterno
f Ala; dispositivo di giunzione
g Lordo
G Azione permanente
h Altezza; più alto
h Orizzontale
i Interno
inf Inferiore; più basso
i, j, k Indici (in sostituzione di valori numerici)
j Giunto
k Caratteristica
l Più basso
L Lungo
LT Laterale-torsionale
M Materiale
M (Ammesso per) momento flettente
m Flettente; media
max Massimo
min Minimo
N (Ammesso per) forza assiale
n Normale
net Netto
nom Nominale
o Foro; iniziale; esterno
o Instabilità locale
o Punto di momento nullo
ov Sovrapposizione
p Lamiera; perno di cerniera; imbottitura
p Precarico
p Parziale; azione tagliante per punzonamento
pl Plastico
Q Azione variabile
R Resistenza
r Chiodo; vincolo
rep Rappresentativo
S Forza interna; momento interno
s Sollecitazione a trazione
s Scorrimento; piano
s Rigido; irrigidimento
ser Servizio; funzionalità
stb Stabilizzante
sup Superiore; più alto
1. Introduzione 25
*)
Per chiarezza, quando necessario.
26 Eurocodice 3 - Progettazione delle strutture in acciaio
2. Principi di progettazione
2.1. Requisiti fondamentali
(1) Una struttura deve essere progettata e costruita in modo tale che:
− con una probabilità accettabile essa rimarrà idonea all’uso al quale è destinata tenendo
conto della sua durata prevista e del suo costo; inoltre:
− essa sopporterà, con un adeguato grado di affidabilità, tutte le azioni e tutti gli effetti che
hanno probabilità di intervenire durante l’esecuzione e l’esercizio ed avrà una durata ade-
guata in relazione ai costi di manutenzione.
(2) La struttura deve inoltre essere progettata in modo tale che, a seguito di esplosioni, urti o
conseguenze di errori umani, il suo danneggiamento non sia sproporzionato rispetto alla cau-
sa originaria.
P(3) Il danno potenziale deve essere limitato o evitato attraverso la scelta di una o più delle se-
guenti precauzioni:
− evitare, eliminare o ridurre i rischi che la struttura deve sostenere;
− selezionare una tipologia strutturale che abbia ridotta sensibilità ai rischi considerati;
− selezionare una tipologia strutturale ed un progetto capaci di resistere adeguatamente alla
rimozione accidentale di un singolo elemento;
− assicurare il collegamento della struttura nel suo insieme.
(4) Le caratteristiche sopra indicate possono essere soddisfatte attraverso la scelta di materiali
idonei, attraverso un adeguato progetto e studio dei dettagli costruttivi ed attraverso
l’indicazione delle procedure per il controllo della produzione, costruzione ed uso, come ne-
cessario per il particolare progetto.
− situazioni accidentali
2.2.2. Azioni
2.2.2.1. Definizioni e principale classificazione*)
(1) Un’azione (F) è:
− una forza (carico) applicata alla struttura (azione diretta); oppure:
− una deformazione imposta (azione indiretta), per esempio effetti della temperatura o asse-
stamento.
(2) Le azioni sono classificate:
(i) secondo la loro variazione nel tempo:
− azioni permanenti (G), per esempio il peso proprio delle strutture, equipaggiamenti,
impianti ausiliari e fissi;
− azioni variabili (Q), per esempio carichi imposti, carichi di vento o carichi di neve;
− azioni accidentali (A), per esempio esplosioni o urti di veicoli.
Nota: il termine “accidentale” qui usato è una traduzione letterale dell’inglese “accidental”
che vuol dire eccezionale. Sarebbe stato preferibile utilizzare il termine “ecceziona-
le”, come del resto fa l’Eurocodice 2.
(ii) secondo la loro variazione nello spazio:
− azioni fisse, per esempio il peso proprio [ma vedere 2.3.2.3(2) per le strutture molto
sensibili alla variazione del peso proprio];
− azioni libere, che derivano da diverse disposizioni delle azioni, per esempio carichi
mobili imposti, carichi di vento, carichi di neve.
P(3) Classificazioni supplementari correlate alla risposta della struttura sono date nelle prescri-
zioni relative.
2.2.2.2. Valori caratteristici delle azioni
(1) I valori caratteristici Fk sono specificati:
− nella ENV 1991 Eurocodice 1 o nelle altre norme per i carichi; oppure:
− dal cliente, o dal progettista dopo aver consultato il cliente, purché siano rispettati i valori
minimi prescritti dalle relative norme per i carichi o dalle competenti Autorità.
(2) Per le azioni permanenti dove il coefficiente di variazione è ampio o dove le azioni hanno
probabilità di variare durante la vita della struttura (per esempio per alcuni carichi permanen-
ti imposti) si è fatta distinzione fra due valori caratteristici, uno superiore (Gk,sup) ed uno infe-
riore (Gk,inf). Altrove è sufficiente un solo valore caratteristico (Gk).
P(3) Nella maggior parte dei casi il peso proprio della struttura può essere calcolato sulla base
delle dimensioni nominali e masse specifiche medie.
(4) Per le azioni variabili il valore caratteristico Qk corrisponde in alternativa:
− al valore superiore avente una probabilità assegnata di non essere superato, o al valore in-
feriore avente una probabilità definita di non essere raggiunto durante un certo periodo di
riferimento, prendendo in considerazione la durata della vita prevista della struttura o la
durata assunta della situazione di progetto; oppure:
− al valore specificato.
(5) Per le azioni accidentali il valore caratteristico Ak (quando applicabile) corrisponde general-
mente ad un valore specificato.
2.2.2.3. Valori rappresentativi delle azioni variabili*)
(1) Il valore rappresentativo principale è il valore caratteristico Qk.
(2) Gli altri valori rappresentativi sono correlati al valore caratteristico Qk attraverso un fattore
ψi. Questi valori sono definiti come:
− valore di combinazione: ψ0 Qk (vedere 2.3.2.2);
− valore frequente: ψ1 Qk (vedere 2.3.4);
*)
Definizioni più complete dei valori rappresentativi si troveranno nella ENV 1991 Eurocodice 1.
2. Principi di progettazione 29
2.3.1. Generalità
(1) Si deve verificare che nessuno stato limite pertinente venga superato.
(2) Si devono considerare tutte le relative situazioni di progetto e condizioni di carico.
(3) Si devono considerare possibili variazioni rispetto alle direzioni o posizioni delle azioni as-
sunte.
(4) I calcoli devono essere svolti usando appropriati modelli di progetto (integrati, se necessario,
da prove) coinvolgendo tutte le relative variabili. I modelli devono essere sufficientemente
precisi per pronosticare il comportamento strutturale, commisurati alla qualità delle lavora-
zioni che si prevede raggiungere ed alla affidabilità delle informazioni sulle quali il progetto
è basato.
*)
Regole dettagliate sulle disposizioni di carico e sulle condizioni di carico sono fornite nella ENV 1991 Eurocodice 1.
2. Principi di progettazione 31
Sd ≤ Rd [2.7]
dove:
Sd è il valore di progetto di una forza interna o di un momento (o di un rispettivo vettore
di numerose forze interne o momenti); e
Rd è la corrispondente resistenza di progetto;
facendo corrispondere tutte le proprietà strutturali con i rispettivi valori di progetto.
(3) Quando si considera lo stato limite di trasformazione di una struttura in un meccanismo, si
deve verificare che il meccanismo si instauri solo se le azioni eccedono i loro valori di pro-
getto - facendo corrispondere tutte le proprietà strutturali con i rispettivi valori di progetto.
(4) Quando si considera uno stato limite di stabilità indotto da effetti del secondo ordine, si deve
verificare che la instabilità intervenga solo se le azioni superano i loro valori di progetto -
facendo corrispondere tutte le proprietà strutturali con i rispettivi valori di progetto. Le se-
zioni devono inoltre essere verificate in accordo con quanto riportato in (2).
(5) Quando si considera uno stato limite di rottura per fatica, si deve verificare che il valore di
progetto dell’indicatore di danno Dd non ecceda l’unità (vedere punto 9).
(6) Quando si considerano gli effetti delle azioni, si deve verificare che:
Ed ≤ Cd [2.8]
dove:
Ed è la capacità di progetto per il particolare effetto delle azioni che si sta considerando;
Gd è il valore di progetto di quell’effetto delle azioni.
2.3.2.2. Combinazioni di azioni
(1) Per ciascuna condizione di carico i valori di progetto Ed degli effetti delle azioni devono essere
determinati dalle regole di combinazione introducendo i valori di progetto delle azioni che sono
indicati nel prospetto 2.1.
Prospetto 2.1 - Valori di progetto per le azioni da impiegare nella combinazione delle azioni
*)
Regole dettagliate sulle combinazioni delle azioni sono fornite nella ENV 1991 Eurocodice 1.
32 Eurocodice 3 - Progettazione delle strutture in acciaio
P(8) I pesi propri di parti sostanzialmente similari di una struttura (o di elementi non strutturali
sostanzialmente uniformi) possono essere trattati come parti separate, sfavorevole e favore-
vole, di una singola azione permanente.
(9) Per le strutture di edifici, gli speciali coefficienti parziali di sicurezza indicati in 2.3.3.1(3) si
applicano alle parti sfavorevole e favorevole di una singola azione permanente, come descrit-
to in 2.3.2.3(2).
(10) Per le strutture di edifici i normali coefficienti parziali di sicurezza dati in 2.3.3.1(1) si appli-
cano alle azioni permanenti diverse da quelle indicate in (9).
P(11) Per azioni permanenti definite con precisione o rigorosamente controllate si potranno adotta-
re nelle altre parti dell’Eurocodice 3 rapporti inferiori dei coefficienti parziali di sicurezza.
(12) Quando l’incertezza sul valore di una dimensione geometrica influenza significativamente la
verifica dell’equilibrio statico, questa dimensione deve essere utilizzata nella verifica con il
valore più sfavorevole che essa può ragionevolmente raggiungere.
Prospetto 2.2 - Coefficienti parziali di sicurezza per le azioni sulle strutture di edifici per si-
tuazioni di progetto persistenti e transitorie
Azioni Azioni variabili (γQ)
permanenti Una con il suo valore Le altre con i loro valori
(γG) caratteristico di combinazione
Effetto favorevole γF,inf | 1,0*)| --**) --**)
Combinazione frequente:
∑ Gk , j + ψ1,1 Qk ,1 + ∑ ψ 2,i Qk ,i [2.15]
j i >1
∑G
j
k, j + Qk ,1 [2.17]
2.4. Durabilità
(1) Allo scopo di garantire una adeguata durata della struttura occorre prendere in considerazio-
ne i seguenti fattori fra loro interconnessi:
− l’impiego della struttura;
− i requisiti di prestazione
− le condizioni ambientali previste;
− la composizione, proprietà e prestazioni dei materiali;
− la forma degli elementi ed i dettagli costruttivi;
− la qualità delle lavorazioni e l’entità dei controlli;
− le misure protettive particolari;
− la manutenzione probabile durante la vita prevista.
(2) Le condizioni ambientali interne ed esterne devono essere stimate durante la fase di progetto
per valutare il loro effetto in relazione alla durata e per predisporre adeguati provvedimenti
da adottare per la protezione dei materiali.
Nota: il NAD italiano aggiunge il seguente comma:
(3) Devono essere prese accurate precauzioni per evitare gli effetti della corrosione. In
assenza di specifiche misure si applicano le cautele di cui al punto 7.1.1. (Spessori
limite) della Parte Seconda del presente decreto ministeriale.
Il NAD italiano richiama inoltre l’attenzione degli utilizzatori di EC3 sugli spessori mi-
nimi (4 mm) per le strutture saldate [punto 6.6.1. comma (2) capoverso 3 di EC3].
3. Materiali
3.1. Generalità
(1) Le proprietà dei materiali specificate in questo punto sono quelle richieste per l’elaborazione
del progetto.
(2) Altre proprietà sono indicate nelle rispettive “Norme di riferimento” definite nell’appendice
B.
3.2.1. Scopo
(1) Questa parte 1-1 dell’Eurocodice 3 si riferisce alla progettazione di strutture fabbricate con
acciaio conforme alla “Norma di riferimento” 1: vedere l’appendice B.
(2) II presente codice può essere anche impiegato per altri acciai strutturali purché esistano dati
adeguati per giustificare l’applicabilità delle relative regole di progettazione a fabbricazione.
Le procedure per la esecuzione a valutazione delle prove devono essere conformi ai punti 2 e
8 di questa parte 1-1 ed i requisiti per le prove devono corrispondere con quelli richiesti dalla
“Norma di riferimento” 1.
(3) Per acciai ad alta resistenza si rimanda all’appendice D (in preparazione).
Prospetto 3.1 - Valori nominali della resistenza di snervamento fy e della resistenza a rottura
per trazione fu per acciai strutturali conformi alla EN 10025 o prEN 10113
Spessore t mm *)
Tipo nominale
di acciaio t ≤ 40 mm 40 mm < t ≤ 100 mm **)
2
fy (N/mm ) fu (N/mm2) fy (N/mm2) fu (N/mm2)
EN 10025:
Fe 360 235 360 215 340
Fe 430 275 430 255 410
Fe 510 355 510 335 490
prEN 10113:
Fe E 275 275 390 255 370
Fe E 355 355 490 335 470
*)
t è lo spessore nominale dell’elemento.
**)
63 mm per piastre ed altri prodotti piatti in acciaio alle condizioni di consegna da TM a prEN 10113-3.
(2) I valori nominali del prospetto 3.1 possono essere adottati nei calcoli quali valori caratteristi-
ci.
(3) In alternativa, per un intervallo più ampio di spessori, si possono impiegare i valori nominali
specificati nella EN 10025 e prEN 10113.
3. Materiali 37
(4) Valori simili possono essere adottati per profilati cavi lavorati a caldo.
(5) Per acciai ad alta resistenza si rimanda all’appendice D (in preparazione).
3.2.2.2. Analisi plastica
(1) L’analisi plastica (vedere 5.2.1.4) può essere usata nell’analisi globale della struttura o dei
suoi elementi a condizione che l’acciaio soddisfi i seguenti ulteriori requisiti:
− il rapporto fra la resistenza minima a rottura per trazione specificata fu e la resistenza mi-
nima di snervamento specificata fy soddisfi la condizione:
fu / fy ≥ 1,2
− l’allungamento a rottura nel caso di lunghezza fra i riferimenti di 5,65 A0 (dove A0 è
l’area della sezione trasversale originaria) non sia minore del 15%;
− il diagramma tensioni-deformazioni mostri che la deformazione a rottura εu corrisponden-
te alla resistenza a rottura per trazione fu sia almeno 20 volte la deformazione a snerva-
mento εy corrispondente alla resistenza di snervamento fy.
(2) Gli acciai delle classi elencate nel prospetto 3.1 possono soddisfare questi requisiti.
3.2.2.3. Tenacità
(1) Il materiale deve avere sufficiente tenacità per evitare rottura fragile alla minima temperatura
di servizio che si prevede possa verificarsi durante la vita prevista della struttura.
P(2) Nei casi normali di membrature saldate o non saldate di strutture per edifici soggetti a carichi
statici o di fatica (con l’esclusione di urti) non sono necessarie ulteriori verifiche nei riguardi
della rottura fragile qualora siano soddisfatte le condizioni indicate nel prospetto 3.2.
P(3) Per acciai ad alta resistenza si rimanda all’appendice D (in preparazione).
P(4) Per tutti gli altri casi si deve fare riferimento all’appendice C.
Prospetto 3.2 - Spessori massimi per elementi strutturali caricati staticamente che non richie-
dono riferimento all’appendice C
Tipo di acciaio e Massimo spessore (mm) per temperatura minima di servizio di
grado 0 °C -10 °C -20 °C
Condizione di ser-
vizio
S1 S2 S1 S2 S1 S2
EN 10025(1):
Fe 360 B 150 41 108 30 74 22
Fe 360 C 250 110 250 75 187 53
Fe 360 D 250 250 250 212 250 150
Fe 430 B 90 26 63 19 45 14
Fe 430 C 250 63 150 45 123 33
Fe 430 D 250 150 250 127 250 84
Fe 510 B 40 12 29 9 21 6
Fe 510 C 106 29 73 21 52 16
Fe 510 D 250 73 177 52 150 38
Fe 510 DD (2) 250 128 250 85 250 59
prEN 10113(3)
Fe E 275 KG(4) 250 250 250 192 250 150
Fe E 275 KT 250 250 250 250 250 250
Fe E 355 KG(4) 250 128 250 85 250 59
Fe E 355 KT 250 250 250 250 250 150
Condizioni di servizio(5): S1In alternativa: S2 Saldati, in trazione.
- non saldati, oppure
- in compressione.
In entrambi i casi,questo prospetto suppone la velocità di carico R1 e le conseguenze della condi-
zione di collasso C2, vedere l’appendice C.
38 Eurocodice 3 - Progettazione delle strutture in acciaio
3.3.1. Generalità
(1) I dispositivi di giunzione devono essere adatti all’impiego al quale sono destinati.
P(2) I dispositivi idonei di giunzione includono bulloni, elementi di giunzione ad attrito, chiodi e
saldature, ciascuno conforme alla “Norma di riferimento” pertinente: vedere l’appendice B.
Prospetto 3.3 - Valori nominali della resistenza allo snervamento fyb e della resistenza
a rottura per trazione fub per i bulloni
Classe del bullone 4.6 4.8 5.6 5.8 6.8 8.8 10.9
2
fyb (N/mm ) 240 320 300 400 480 680 900
2
fub (N/mm ) 400 400 500 500 600 800 1000
3.3.2.2. Bulloni precaricati
(1) Bulloni ad alta resistenza possono essere usati come bulloni precaricati con coppia di serrag-
gio controllata qualora essi siano conformi ai requisiti per bulloni precaricati della “Norma di
riferimento” 3.
(2) Altri tipi idonei di bulloni ad alta resistenza possono essere anche usati quali bulloni precari-
cati con coppia di serraggio controllata qualora ciò sia concordato fra il cliente, il progettista
e le competenti autorità.
3.3.4. Chiodi
(1) Le caratteristiche meccaniche, dimensioni e tolleranze dei chiodi di acciaio devono essere
conformi alla “Norma di riferimento” 5: vedere l’appendice B.
3.3.5. Elettrodi
(1) Tutti gli elettrodi devono essere conformi alla “Norma di riferimento” 4: vedere l’appendice
B.
(2) I valori specificati della resistenza allo snervamento, resistenza a rottura per trazione, allun-
gamento a rottura ed il valore minimo di energia Charpy con intaglio a V del metallo di ap-
porto devono essere uguali o migliori dei valori corrispondenti specificati per il tipo di ac-
ciaio da saldare.
40 Eurocodice 3 - Progettazione delle strutture in acciaio
4.1. Principi
(1) Gli stati limite di servizio per costruzioni di acciaio sono (vedere anche 2.2.1.1 ):
− deformazioni o spostamenti che compromettono l’aspetto esteriore o l’uso efficiente della
struttura (includendo il malfunzionamento dei macchinari e dei servizi);
− vibrazioni, oscillazioni o spostamenti laterali che creano fastidio agli occupanti
dell’edificio o danno ai suoi contenuti;
− danni alle finiture o agli elementi non strutturali a causa di deformazioni, spostamenti,
vibrazioni, oscillazioni o spostamenti laterali.
(2) Per evitare di oltrepassare questi limiti è necessario limitare le deformazioni, spostamenti e
vibrazioni.
P(3) Ad eccezione dei casi in cui valori limite specifici siano concordati fra il cliente, il progetti-
sta e le competenti Autorità. si devono applicare i valori limite assegnati in questo punto.
P(4) Qualora si adotti una analisi plastica globale per lo stato limite ultimo, si deve verificare
l’eventualità che si abbia anche una ridistribuzione plastica delle forze e dei momenti allo
stato limite di servizio. Ciò è consentito solo quando si potrà dimostrare che tale condizione
non sarà ripetuta. Tale eventualità deve inoltre essere tenuta in conto nel calcolo delle de-
formazioni.
(5) Quando si impiegano bulloni precaricati nei collegamenti di categoria B [vedere 6.5.3.1(3)],
i requisiti dati in 6.5.8 devono essere soddisfatti per la resistenza allo scorrimento allo stato
limite di servizio
4.2.1. Requisiti
(1) Le strutture di acciaio ed i componenti devono essere dimensionati in modo tale che gli
spostamenti rimangano nei limiti concordati fra il cliente, il progettista e le competenti
autorità ed essere idonei all’uso ed all’occupazione previsti ed alla natura dei materiali che
devono essere sostenuti.
P(2) I limiti raccomandati per gli spostamenti sono forniti in 4.2.2. In alcuni casi limiti più rigoro-
si (o eccezionalmente limiti meno rigorosi) risulteranno appropriati per adattarsi all’uso
dell’edificio o alle caratteristiche dei materiali di rivestimento o per assicurare l’idonea ope-
ratività di ascensori, ecc.
P(3) I valori dati in 4.2.2 sono valori empirici. Essi sono da intendersi quali valori di confronto
con i risultati dei calcoli e non devono essere interpretati come criteri di prestazione.
P(4) I valori di progetto dati in 2.3.4 per le combinazioni non frequenti devono essere usati in
concomitanza con i valori limite indicati in 4.2.
P(5) Nel calcolo degli spostamenti si deve tenere in debito conto ogni effetto del secondo ordine,
la rigidezza rotazionale di ogni nodo semirigido e la possibile presenza di deformazioni pla-
stiche che intervengano allo stato limite di servizio.
Nota: il NAD italiano aggiunge il seguente comma:
(6) Qualora non vengano assunte particolari precauzioni progettuali e costruttive, la
snellezza non deve superare i valori di cui al punto 5.1.4. della Parte Seconda del
presente decreto.
4.3.1. Requisiti
(1) Nel progetto bisogna prendere idonei provvedimenti riguardo agli effetti di carichi imposti
che possono produrre urti, vibrazioni, ecc.
P(2) Gli effetti dinamici da considerare allo stato limite di servizio sono le vibrazioni causate dai
macchinari e le oscillazioni prodotte dalla risonanza armonica.
P(3) Le frequenze proprie delle strutture o parti di strutture devono essere sufficientemente diffe-
renti da quelle della sorgente di eccitazione in modo da evitare risonanza.
P(4) I valori di progetto dati in 2.3.4 per le combinazioni frequenti devono essere impiegati in
concomitanza con i valori limite assegnati in 4.3.
5.1.1. Generalità
(1) Le strutture di acciaio ed i componenti devono essere dimensionati in modo tale che siano
soddisfatti i requisiti per il rispetto dei principi della progettazione allo stato limite ultimo
descritti in 2.
(2) I coefficienti parziali di sicurezza γM devono essere assunti come segue:
− resistenza delle sezioni trasversali di classe l, 2 o 3*) γM0 = | 1,1 |
− resistenza delle sezioni trasversali di classe 4 γM1 = | 1,1 |
− resistenza delle membrature alla instabilità γM1 = | 1,1 |
− resistenza delle sezioni nette in corrispondenza delle forature per i bulloni γM2 = | 1,25 |
− resistenza dei collegamenti punto 6
Nota: il NAD italiano modifica così i coefficienti γM:
− resistenza delle sezioni trasversali di classe l, 2 o 3 γM0 = | 1,05 |
− resistenza delle sezioni trasversali di classe 4 γM1 = | 1,05 |
− resistenza delle membrature alla instabilità γM1 = | 1,05 |
− resistenza delle sezioni nette
in corrispondenza delle forature per i bulloni γM2 = | 1,20 |
5.1.5. Travi
(1) Le membrature soggette alla flessione devono essere verificate per:
− la resistenza delle sezioni trasversali (5.4);
− la resistenza all’instabilità flesso-torsionale(5.5.2);
− la resistenza all’imbozzamento per taglio (5.6);
− la resistenza all’imbozzamento dell’anima indotto dalle ali (5.7.7);
*)
Per la classificazione delle sezioni trasversali vedere 5.3.
44 Eurocodice 3 - Progettazione delle strutture in acciaio
5.1.8. Fatica
(1) Quando una struttura è sottoposta a fluttuazioni ripetute dei carichi, deve essere verificata la
sua resistenza a fatica.
(2) Per costruzioni di acciaio con profilati laminati a caldo e per sezioni strutturali cave lavorate
a caldo o a freddo si devono soddisfare i requisiti dati al punto 9.
P(3) Per costruzioni di acciaio con profilati sagomati a freddo le regole di progettazione fornite
nella ENV 1993-1-3 (Eurocodice 3: Parte 1.3)*) riguardano solo strutture caricate prevalen-
temente in maniera statica. Si raccomanda di non utilizzare i profilati sagomati a freddo nelle
strutture soggette a fatica a meno che non siano disponibili dati adeguati che dimostrino che
la resistenza a fatica è sufficiente.
P(4) Per le strutture degli edifici la verifica a fatica non è normalmente richiesta eccetto che per:
− le membrature che sostengono dispositivi di sollevamento o carichi mobili;
− le membrature che sostengono macchine vibranti;
− le membrature sottoposte ad oscillazioni indotte dal vento;
− le membrature soggette ad oscillazioni indotte dalla folla.
*)
In preparazione.
5. Stati limite ultimi 45
P(9) Al fine di evitare difficoltà di calcolo impiegando un elaboratore elettronico per l’analisi ela-
sto-plastica, in alternativa si può usare, se necessario, la relazione bi-lineare tensioni-
deformazioni indicata nella fig. 5.2.2.
P(10) Qualora si effettui una analisi elasto-plastica si può assumere che sia sufficiente, nel caso di
strutture per edifici, applicare i carichi attraverso una serie di incrementi, arrestandoli al rag-
giungimento dell’intero carico di progetto. Le sollecitazioni interne cosi determinate vengo-
no poi utilizzate per verificare la resistenza delle sezioni trasversali e la resistenza delle
membrature all’instabilità.
P(11) Nel caso di strutture per edifici non è solitamente necessario considerare gli effetti della pla-
sticità alternata.
P(6) Qualora sia necessario calcolare il carico critico elastico di collasso di un telaio per sposta-
mento laterale, si devono considerare gli effetti di ciascun collegamento semi-rigido, indi-
pendentemente dal tipo di analisi, elastica o plastica. che sia usata per l’analisi globale del te-
laio.
P(7) Quando sono impiegati collegamenti semi-rigidi. si deve usare il valore iniziale della rigi-
dezza rotazionale (vedere 6.9.2) per il calcolo dei carichi critici elastici o delle lunghezze di
libera inflessione.
5.2.2.2. Intelaiature semplici
P(1) Nelle intelaiature semplici si può assumere che i collegamenti fra le membrature non svilup-
pino momenti. Nella analisi globale si può assumere che le membrature siano effettivamente
collegate mediante cerniere.
P(2) Si raccomanda che i collegamenti soddisfino i requisiti per i collegamenti idealmente
incernierati, in alternativa:
a) come indicato in 6.4.2.1;
b) come indicato in 6.4.3.1.
5.2.2.3. Intelaiature continue
P(1) Si raccomanda che l’analisi elastica sia basata sull’ipotesi di una completa continuità, con
collegamenti rigidi che soddisfino i requisiti indicati in 6.4.2.2.
P(2) Si raccomanda che l’analisi rigido-plastica sia basata sull’ipotesi di una completa continuità,
con collegamenti a completo ripristino di resistenza che soddisfino i requisiti indicati in
6.4.3.2.
P(3) Si raccomanda che l’analisi elastico-plastica sia basata sull’ipotesi di una completa continui-
tà, con collegamenti rigidi a completo ripristino di resistenza che soddisfino i requisiti indi-
cati in 6.4.2.2 e 6.4.3.2.
*)
Sarà preparato successivamente.
5. Stati limite ultimi 49
5.2.4. Imperfezioni
5.2.4.1. Principi
(1) Margini adeguati devono essere introdotti per tener conto degli effetti delle imperfezioni rea-
li, incluse le sollecitazioni residue e le imperfezioni geometriche quali la mancanza di verti-
calità, la mancanza di rettilineità, la mancanza di accoppiamento e le inevitabili eccentricità
minori presenti nei collegamenti reali.
(2) Possono essere usate adeguate imperfezioni geometriche equivalenti, i cui valori rispecchino
i possibili effetti di tutti i tipi di imperfezioni.
(3) Gli effetti delle imperfezioni devono essere considerati nei seguenti casi:
a) analisi globale;
b) analisi dei sistemi di controvento;
c) calcolo delle membrature.
5.2.4.2. Modalità di applicazione
(1) Le imperfezioni devono essere tenute in considerazione nella analisi includendo opportune
quantità addizionali, comprendenti le imperfezioni del telaio, le imperfezioni delle membra-
ture e le imperfezioni per l’analisi del sistema controventante.
(2) Gli effetti delle imperfezioni del telaio forniti in 5.2.4.3 devono essere inclusi nell’analisi
globale della struttura. Le forze ed i momenti risultanti vanno utilizzati nel calcolo delle
membrature.
(3) Gli effetti delle imperfezioni del sistema controventante forniti in 5.2.4.4 devono essere con-
siderati nella analisi del sistema controventante stesso e dei suoi supporti. Le forze risultanti
devono essere usate per il calcolo delle membrature.
(4) Gli effetti delle imperfezioni delle membrature (vedere 5.2.4.5) possono essere trascurati du-
rante lo svolgimento della analisi globale, ad eccezione dei telai a nodi spostabili (vedere
5.2.5.2) nel caso di membrature soggette a forze di compressione, che abbiano collegamenti
resistenti a momento e per le quali:
Af y
λ > 0,5 [5.1]
N Sd
dove:
NSd è il valore di progetto della forza di compressione;
λ è la snellezza adimensionale nel piano (vedere 5.5.1.2) in assenza di spostamenti late-
rali, calcolata adottando una lunghezza di libera inflessione pari all’interpiano.
Nota: per il NAD italiano, il punto precedente è sostituito da:
(4) Gli effetti delle imperfezioni delle membrature (vedere punto 5.2.4.5.) possono esse-
re trascurati durante lo svolgimento della analisi globale qualora si utilizzino le imper-
fezioni geometriche equivalenti del telaio definite al successivo punto 5.2.4.3.; nei
casi in cui si adottano nell’analisi le imperfezioni geometriche massime ammesse per
il telaio (di cui al punto 7.7. di EC3) devono essere messe in conto anche le imperfe-
zioni equivalenti delle membrature (definite nella fig. 5.5.1. di EC3).
5.2.4.3. Imperfezioni del telaio
(1) Gli effetti delle imperfezioni devono essere considerati nella analisi del telaio attraverso una
imperfezione geometrica equivalente sotto forma di una imperfezione laterale iniziale φ de-
terminata dalla relazione:
φ = k ks φ0 [5.2]
50 Eurocodice 3 - Progettazione delle strutture in acciaio
con φ0 = 1/200
k c = 0,5 + 1 / nc con la limitazione kc ≤ 1,0
e k s = 0,2 + 1 / n s con la limitazione ks ≤ 1,0
dove:
nc è il numero delle colonne per piano;
ns è il numero dei piani.
(2) Nel computo di nc devono essere incluse solo le colonne soggette ad un carico verticale NSd
pari ad almeno il 50% del valor medio di carico verticale per colonna nel piano considerato.
(3) In nc devono essere considerate solo le colonne che si estendono attraverso tutti i piani inclu-
si in ns Nella determinazione di ns devono essere conteggiati solo quei livelli di impalcato o
di copertura che sono collegati a tutte le colonne incluse in nc
Nota - Qualora più di una combinazione di nc ed ns soddisfi queste condizioni, una qualsiasi
di queste combinazioni può essere adottata in sicurezza.
(4) Queste imperfezioni laterali iniziali si applicano in tutte le direzioni orizzontali, ma necessi-
tano di essere considerate in una direzione alla volta.
(5) Devono pure essere considerati i possibili effetti torsionali sulla struttura prodotti da
spostamenti laterali non simmetrici, su due facce opposte.
P(6) Qualora risulti più conveniente, l’imperfezione laterale iniziale può essere sostituita con un
sistema equilibrato di forze orizzontali equivalenti: vedere fig. 5.2.3.
P(7) Nei telai per edifici a travi e colonne si raccomanda di applicare queste forze orizzontali e-
quivalenti a ciascun livello di impalcato o di copertura e di definirle come proporzionali ai
carichi verticali applicati alla struttura a quel livello, come mostrato nella fig. 5.2.4.
P(8) Si raccomanda di determinare le reazioni orizzontali a ciascun appoggio usando l’imperfe-
zione laterale iniziale e non le forze orizzontali equivalenti. In assenza di carichi orizzontali
effettivi la reazione orizzontale netta è zero.
Fig. 5.2.3 - Sostituzione delle imperfezioni laterali iniziali con forze orizzontali equivalenti
(3) Qualora il sistema di controvento sia impiegato per stabilizzare una trave, si raccomanda di
ricavare la forza N nella fig. 5.2.5 tramite la formula:
N = M/h
dove:
M è il momento massimo della trave;
h è l’altezza totale della trave.
(4) In corrispondenza dei punti dove le travi o le membrature compresse sono discontinue, si de-
ve anche verificare che il sistema di controvento sia in grado di resistere ad una forza locale
addizionale pari a krN/100 applicata ad esso attraverso ciascuna trave o membratura com-
pressa e di trasmettere questa forza ai punti adiacenti ai quali la trave o la membratura com-
pressa è vincolata (vedere fig. 5.2.6).
(5) Nella verifica per questa forza locale devono essere inoltre incluse le eventuali forze esterne
agenti sul sistema di controvento, ma possono essere omesse le forze derivanti dalla imperfe-
zione indicata in (1).
5.2.4.5. Imperfezioni delle membrature
(1) Normalmente gli effetti delle imperfezioni sul calcolo delle membrature devono essere
incorporati usando le equazioni di instabilità indicate in questo Eurocodice.
(2) In alternativa, per una membratura compressa, l’imperfezione di freccia iniziale specificata
in 5.5.1.3 può essere inclusa in una analisi del secondo ordine della membratura.
(3) Qualora sia necessario (in accordo con 5.2.4.2) tener conto delle imperfezioni delle membra-
ture nella analisi globale, si devono includere le imperfezioni specificate in 5.5.1.3 e si deve
svolgere una analisi globale del secondo ordine.
Fig. 5.2.7- Telaio di edificio con travi che collegano ciascuna colonna a ciascun livello di impalcato
(2) Per tutti i telai, compresi quelli a nodi spostabili, deve essere inoltre verificato che disponga-
no di una adeguata resistenza al collasso in assenza di spostamenti laterali.
P(3) Si raccomanda che nella verifica si consideri l’eventualità di meccanismi di collasso di inter-
piano.
(4) I telai con coperture a falda non triangolarizzate devono inoltre essere verificati per instabili-
tà di tipo “snap through”.
(5) L’utilizzo della analisi rigido-plastica che prevede la formazione delle cerniere plastiche
nelle colonne va limitato ai casi in cui possa essere dimostrato che le colonne sono in grado
di formare cerniere con capacità rotazionale sufficiente: vedere 5.2.7.
5.2.6.2. Analisi elastica di telai a nodi spostabili
(1) Qualora si usi l’analisi elastica globale, si devono includere gli effetti del secondo ordine,
direttamente, usando l’analisi elastica del secondo ordine, oppure indirettamente attraverso
una delle seguenti alternative:
(a) mediante l’analisi elastica del primo ordine con amplificazione dei momenti prodotti
dagli spostamenti laterali;
(b) mediante l’analisi elastica del primo ordine con lunghezze di libera inflessione che ten-
gano conto degli spostamenti laterali.
P(2) Quando si impiega l’analisi globale elastica del secondo ordine, per il progetto delle mem-
brature si possono usare le lunghezze di libera inflessione nel piano in assenza di spostamenti
laterali.
P(3) Con il metodo della amplificazione dei momenti prodotti dagli spostamenti laterali, i mo-
menti prodotti dagli spostamenti laterali ricavati da una analisi elastica del primo ordine si
raccomanda che siano incrementati moltiplicandoli per il rapporto:
1
[5.7]
VSd
1−
Vcr
dove:
VSd è il valore di progetto del carico verticale totale;
Vcr è il valore critico elastico di collasso per spostamenti laterali.
P(4) Si raccomanda di non utilizzare il metodo dell’amplificazione dei momenti prodotti dagli
spostamenti laterali qualora il rapporto rispetto al carico critico VSd/Vcr sia maggiore di 0,25.
Nota: per il NAD italiano, il punto precedente è sostituito da:
P(4) Nei casi in cui il rapporto Vsd / Vcr risulta maggiore di 0.25 gli effetti del secondo or-
dine dovranno essere inclusi direttamente nell’analisi globale e non è consentito
l’uso dei metodi indiretti di cui al precedente comma (1).
P(5) I momenti prodotti dagli spostamenti laterali sono quelli associati con la traslazione
orizzontale della sommità del piano in rapporto alla parte inferiore di quel piano. Essi sono
generati dai carichi orizzontali e possono pure essere causati dai carichi verticali qualora la
struttura oppure i carichi siano asimmetrici.
P(6) In alternativa alla determinazione diretta di VSd/Vcr, nel caso di telai a travi e colonne, come
descritto in 5.2.5.2(4), si può usare la seguente approssimazione:
V Sd δ V
= [5.8]
Vcr h H
dove:
δ, h, H e V sono definiti in 5.2.5.2(4).
P(7) Quando si usa il metodo dell’amplificazione dei momenti prodotti dagli spostamenti laterali,
si raccomanda di usare per il calcolo delle membrature le lunghezze di libera inflessione nel
piano in assenza di spostamenti laterali.
P(8) Qualora per il calcolo delle colonne si usi l’analisi elastica del primo ordine con lunghezze di
libera inflessione nel piano calcolate tenendo conto degli spostamenti laterali, i momenti
prodotti dagli spostamenti laterali nelle travi e nei collegamenti trave-colonna si raccomanda
56 Eurocodice 3 - Progettazione delle strutture in acciaio
che siano amplificati almeno di 1,2 salvo che sia dimostrata l’idoneità di un valore inferiore
attraverso una adeguata analisi.
Nota: per il NAD italiano, il punto precedente è sostituito da:
P(8) Qualora per il calcolo delle colonne si usi l’analisi elastica del primo ordine con lun-
ghezze di libera inflessione nel piano calcolate tenendo conto degli spostamenti late-
rali, i momenti prodotti dagli spostamenti laterali nelle travi, nelle colonne e nei colle-
gamenti trave-colonna devono essere amplificati almeno di 1,2 salvo che sia dimo-
strata l’idoneità di un valore inferiore attraverso una adeguata analisi.
5.2.6.3. Analisi plastica di telai a nodi spostabili
(1) Quando si impiega una analisi plastica globale, si devono tenere in debito conto gli effetti del
secondo ordine per gli spostamenti laterali.
P(2) Ciò dovrebbe essere generalmente fatto direttamente usando l’analisi elastico-plastica del se-
condo ordine; vedere 5.2.1.4.
P(3) Comunque, in alternativa, nei seguenti casi può essere impiegata - come indicato al successi-
vo (4) – l’analisi rigido-plastica tenendo indirettamente in conto gli effetti del secondo ordi-
ne.
(a) Telai alti uno o due piani, nei quali:
− non si hanno cerniere plastiche localizzate nelle colonne;
− le colonne soddisfano quanto indicato in 5.2.7.
(b) Telai con basi incastrate, nei quali il collasso per spostamenti laterali implica la presen-
za di cerniere plastiche nelle colonne solo in corrispondenza della base incastrata (vede-
re fig. 5.2.8) ed il progetto è basato su un meccanismo incompleto nel quale le colonne
sono calcolate per rimanere elastiche per il momento di cerniera plastica calcolato.
P(4) Nei casi indicati in (3) VSd/Vcr non deve superare 0,20 e tutte le sollecitazioni ed i momenti
devono essere amplificati attraverso il rapporto indicato in 5.2.6.2(3).
P(5) Si raccomanda di effettuare il calcolo delle membrature usando le lunghezze di libera infles-
sione nel piano in assenza di spostamenti laterali. Si raccomanda di tenere in debito conto gli
effetti delle cerniere plastiche.
Fig. 5.2.8 - Meccanismo con spostamenti laterali che implica la presenza di cerniere plastiche nelle
colonne solo in corrispondenza delle basi
P(2) Si può ritenere che questo criterio sia soddisfatto quando è impiegata una analisi elastico-
plastica globale, a condizione che le sezioni trasversali soddisfino i requisiti indicati in 5.3.3.
P(3) Quando si ha la presenza di cerniere plastiche nelle colonne di telai progettati mediante
l’analisi del primo ordine rigido-plastica, si raccomanda che le colonne soddisfino quanto se-
gue:
− nei telai controventati
λ ≤ 0,40 A f y / N Sd [5.9]
− nei telai non controventati
λ ≤ 0,32 A f y / N Sd [5.10]
dove:
λ è la snellezza nel piano, definita in 5.5.1.2, basata sulla lunghezza di sistema.
P(4) Nei telai progettati mediante l’analisi globale rigido-plastica, per le colonne sedi di cerniere
plastiche si raccomanda inoltre di verificare la resistenza alla instabilità nel piano utilizzando
lunghezza di libera inflessione uguali alle loro lunghezze di sistema.
P(5) Ad eccezione del metodo indicato in 5.2.6.3 (3) (b), si raccomanda di non usare l’analisi glo-
bale rigido-plastica del primo ordine per telai non controventati aventi più di due piani.
5.3.1. Principi
(1) Quando si adotti l’analisi plastica globale, le membrature devono essere in grado di formare
cerniere plastiche aventi sufficiente capacità rotazionale per permettere che avvenga la ridi-
stribuzione dei momenti flettenti richiesta.
(2) Qualora sia impiegata l’analisi globale elastica, qualunque classe di sezione trasversale può
essere adottata per le membrature a condizione che il calcolo delle membrature tenga in con-
siderazione le possibili limitazioni alla resistenza delle sezioni trasversali a causa dell’imboz-
zamento locale.
5.3.2. Classificazione
(1) Si definiscono le 4 seguenti classi di sezioni trasversali:
− Classe 1: sono quelle sezioni trasversali in grado di sviluppare una cerniera plastica aven-
te la capacità rotazionale richiesta per l’analisi plastica.
− Classe 2: sono quelle sezioni trasversali in grado di sviluppare il proprio momento resi-
stente plastico, ma che hanno una capacità rotazionale limitata.
− Classe 3: sono quelle sezioni trasversali nelle quali le tensioni calcolate nelle fibre esterne
compresse della membratura di acciaio possono raggiungere la resistenza allo snervamen-
to, ma l’instabilità locale può impedire lo sviluppo del momento resistente plastico.
− Classe 4: sono quelle sezioni trasversali per le quali è necessario mettere esplicitamente in
conto gli effetti dell’instabilità locale nel determinare il loro momento resistente o la loro
resistenza a compressione.
(2) Per le sezioni trasversali della classe 4 possono essere usate le larghezze efficaci per tenere in
debito conto la riduzione di resistenza dovuta agli effetti dell’instabilità locale: vedere 5.3.5.
(3) La classificazione di una sezione trasversale dipende dai rapporti dimensionali di ciascuno
dei suoi elementi compressi.
(4) Gli elementi compressi includono ogni elemento della sezione trasversale che sia totalmente
o parzialmente compresso, a causa di una forza assiale o di un momento flettente, per la
combinazione di carico considerata.
(5) I vari elementi compressi in una sezione trasversale (quali anima o ala) possono, in generale,
appartenere a classi differenti.
(6) Una sezione trasversale è normalmente classificata indicando la più alta (meno favorevole)
classe dei suoi elementi compressi.
58 Eurocodice 3 - Progettazione delle strutture in acciaio
(7) In alternativa, la classificazione di una sezione trasversale può essere definita indicando en-
trambe le classificazioni, sia dell’anima che dell’ala.
P(8) Il prospetto 5.3.1 raccomanda i rapporti dimensionali limite per elementi a compressione
delle classi 1, 2 e 3. Un elemento che non soddisfi ai limiti per la classe 3 viene considerato
di classe 4.
5.3.4. Requisiti per le sezioni trasversali quando si usa l’analisi globale elastica
(1) Quando si usa l’analisi globale elastica, lo scopo della classificazione delle sezioni trasversali
è quello di identificare se la resistenza di una sezione trasversale sia limitata dalla sua resi-
stenza all’instabilità locale.
(2) Quando tutti gli elementi compressi di una sezione trasversale soddisfino i limiti assegnati
nel prospetto 5.3.1 per le sezioni trasversali della classe 2, la sezione trasversale può essere
considerata in grado di sviluppare interamente il suo momento resistente plastico.
(3) Quando tutti gli elementi compressi di una sezione trasversale soddisfino i limiti indicati nel
prospetto 5.3.1 per le sezioni trasversali della classe 3, la sua resistenza può essere basata, in
ipotesi conservativa, su una distribuzione elastica delle tensioni nella sezione trasversale, li-
mitata alla resistenza allo snervamento nelle fibre estreme.
P(4) Qualora lo snervamento avvenga inizialmente dal lato teso rispetto all’asse neutro, le riserve
plastiche della zona tesa possono essere utilizzate nel determinare la resistenza di una sezio-
ne trasversale di classe 3, usando il metodo descritto nella ENV 1993-1-3 (Eurocodice 3:
Parte 1-3)*)
*)
In preparazione.
5. Stati limite ultimi 59
d = h − 3t ( t = t f = tw )
Distribuzione ten-
sioni negli elemen-
ti (compressione
positiva)
Distribuzione ten-
sioni negli elemen-
ti (compressione
positiva)
(compressione positiva)
Sezioni cave (b-3tf)/tf ≤ 33 ε (b-3tf)/tf ≤ 42 ε
1 laminate
Altre b/tf ≤ 33 ε b/tf ≤ 42 ε
Sezioni cave (b-3tf)/tf ≤ 38 ε (b-3tf)/tf ≤ 42 ε
2 laminate
Altre b/tf ≤ 38 ε b/tf ≤ 42 ε
(compressione positiva)
c) Ali sporgenti:
(compressione positiva)
10ε 10ε
Laminata c/tf ≤ 10ε c/tf ≤ c/tf ≤
α α α
1
9ε 9ε
Saldata c/tf ≤ 9ε c/tf ≤ c/tf ≤
α α α
11ε 11ε
Laminata c/tf ≤ 11ε c/tf ≤ c/tf ≤
α α α
2
10ε 10ε
Saldata c/tf ≤ 10ε c/tf ≤ c/tf ≤
α α α
(compressione positiva)
Laminata c/tf ≤ 15ε c / t f ≤ 23ε kσ
Per kσ vedere il pro-
3
spetto 5.3.3.
Saldata c/tf ≤ 14ε c / t f ≤ 21ε kσ
235 fy 235 275 355
ε=
fy ε 1 0,92 0,81
62 Eurocodice 3 - Progettazione delle strutture in acciaio
d) Angolari:
(compressione positiva)
h b+h
3 ≤ 15ε : ≤ 11,5ε
t 2t
1 d/t ≤ 50ε2
2 d/t ≤ 70ε2
3 d/t ≤ 90ε2
fy 235 275 355
235
ε= ε 1 0,92 0,81
fy
ε2 1 0,85 0,66
5. Stati limite ultimi 63
P(5) La resistenza di una sezione trasversale avente l’ala compressa di classe 2 ma l’anima di
classe 3 può essere determinata, in alternativa, trattando l’anima come un’anima efficace di
classe 2 con l’area efficace ridotta, usando il metodo fornito nella ENV 1994-1-1 (Eurocodi-
ce 4: parte 1-1).*)
(6) Quando uno qualsiasi degli elementi compressi di una sezione trasversale è di classe 4 la se-
zione trasversale va classificata come di classe 4, vedere 5.3.5.
5.3.5. Proprietà efficaci delle sezioni trasversali per sezioni trasversali di classe 4
(1) Le proprietà efficaci delle sezioni trasversali per le sezioni trasversali di classe 4 devono es-
sere basate sulle larghezze efficaci degli elementi compressi: vedere 5.3.5(2).
P(2) Si raccomanda di calcolare le larghezze efficaci degli elementi piatti compressi usando il
prospetto 5.3.2 per gli elementi interni e il prospetto 5.3.3 per gli elementi esterni.
P(3) Il fattore di riduzione r può essere ottenuto, in modo approssimato, come di seguito indicato:
− quando λ p ≤ 0,673 :
ρ=1
− quando λ p > 0,673 :
λ p − 0,22
ρ= 2
[5.11]
λp
dove:
λ p è la snellezza del pannello data dalla formula:
fy ( b / t)
λp = =
σ cr (28,4 ε kσ )
nella quale:
t è lo spessore pertinente;
σcr è la tensione critica di instabilità del pannello;
kσ è il coefficiente di imbozzamento corrispondente al rapporto ψ fra le tensioni ricavato
dal prospetto 5.3.2 o dal prospetto 5.3.3 come opportuno;
b è la larghezza pertinente (vedere il prospetto 5.3.1) ricavata come segue:
b=d per le anime;
b=b per gli elementi a piattabanda interni (eccetto RHS);
b = b − 3t per anime di RHS;
b=c per ali sporgenti;
b = (b + h )/ 2 per angolari a lati uguali;
b = h oppure (b + h )/ 2 per angolari a lati disuguali.
*)
In preparazione.
64 Eurocodice 3 - Progettazione delle strutture in acciaio
ψ = +1 :
beff = ρ b
be1 = 0,5beff
be 2 = 0,5beff
1 >ψ ≥ 0 :
beff = ρ b
2beff
be1 =
5 −ψ
be 2 = beff − be1
ψ < 0:
1 > ψ ≥ 0:
beff = ρc
ψ < 0:
ψ =σ1/σ2 +1 0 -1 +1 ≥ ψ ≥ -1
Coefficiente di
0,43 0,57 0,85 0,57 - 0,21ψ + 0,07ψ2
imbozzamento kσ
1 > ψ ≥ 0:
beff = ρc
ψ < 0:
beff = ρ bc = ρ c/(1-ψ)
P(4) Per determinare le larghezze efficaci degli elementi di piattabanda, il rapporto ψ fra le ten-
sioni usato nel prospetto 5.3.2 o nel prospetto 5.3.3 può essere ricavato in base alle proprietà
della sezione trasversale lorda.
P(5) Per determinare la larghezza efficace di un’anima, il rapporto ψ fra le tensioni usato nel pro-
spetto 5.3.2 può essere ottenuto usando l’area efficace dell’ala compressa escludendo l’area
lorda dell’anima.
P(6) In generale l’asse neutro della sezione trasversale efficace traslerà di una quantità e rispetto
alla posizione dell’asse neutro della sezione lorda (vedere le fig. 5.3.1 e 5.3.2). Si raccoman-
da di tenere ciò in considerazione nel calcolo delle proprietà della sezione trasversale effica-
ce.
P(7) Qualora la sezione trasversale sia soggetta ad una forza assiale, si raccomanda di usare il me-
todo indicato in 5.4.8.3 per tenere in considerazione il momento addizionale ∆M fornito da.
∆M = N eN [5.12]
dove:
eN è lo spostamento dell’asse neutro quando la sezione trasversale efficace è soggetta ad
una compressione uniforme (vedere fig. 5.3.1);
N ha segno positivo per la compressione.
P(8) Ad eccezione di quanto indicato in (9), per maggiore economia la snellezza del pannello
λ p di un elemento può essere determinata usando la tensione di compressione massima
σcom.Ed calcolata in quell’elemento anziché la resistenza allo snervamento fy, a condizione che
questa sollecitazione σcom.Ed sia basata sulle larghezze efficaci beff di tutti gli elementi com-
pressi. Questa procedura richiede generalmente un calcolo iterativo nel quale ψ è determina-
to nuovamente ad ogni ciclo dalle tensioni calcolate sulla sezione trasversale efficace definita
alla fine del ciclo precedente, includendo le tensioni derivanti dal momento addizionale ∆M.
P(9) Quando si verifica la resistenza all’instabilità di una membratura usando le indicazioni forni-
te in 5.5, i valori di Aeff, eN e Weff devono essere calcolati utilizzando valori della snellezza del
pannello λ p di un elemento basati sulla sua resistenza allo snervamento fy.
*)
In preparazione.
5. Stati limite ultimi 67
5.4.1. Generalità
(1) La presente prescrizione riguarda la resistenza delle sezioni trasversali delle membrature, la
quale può essere limitata da:
− la resistenza plastica della sezione lorda;
68 Eurocodice 3 - Progettazione delle strutture in acciaio
− la resistenza della sezione netta in corrispondenza dei fori per dispositivi di giunzione;
− gli effetti di diffusione per taglio del carico (“shear lag effects”);
− la resistenza all’instabilità locale;
− la resistenza all’instabilità per taglio.
P(2) La resistenza plastica di una sezione trasversale può essere verificata attraverso la ricerca di
una distribuzione di tensioni che equilibri le forze ed i momenti interni senza superare la
resistenza allo snervamento, a condizione che questa distribuzione tensionale sia possibile
considerando le deformazioni plastiche associate.
(3) Oltre ai requisiti indicati in questo punto, deve essere verificata anche la resistenza
all’instabilità della membratura (vedere 5.5).
P(4) Qualora applicabile, si raccomanda di verificare anche la stabilità del telaio (vedere 5.2.1.2 e
5.2.6).
5.4.3. Trazione
(1) Per le membrature soggette a trazione assiale il valore di progetto della forza di trazione NSd
in corrispondenza di ciascuna sezione trasversale deve soddisfare la relazione:
NSd ≤ Nt.Rd [5.13]
dove:
Nt.Rd è la resistenza di progetto a trazione della sezione trasversale, pari al valore minore
fra:
a) la resistenza plastica di progetto della sezione lorda:
A fy
N pl .Rd =
γM0
b) la resistenza ultima di progetto della sezione netta in corrispondenza dei fori per i
dispositivi di giunzione:
A f
N u .Rd = 0,9 net u
γM2
*)
In preparazione.
70 Eurocodice 3 - Progettazione delle strutture in acciaio
(2) Per le giunzioni di categoria C progettate per resistere allo scorrimento allo stato limite ulti-
mo (vedere 6.5.3.1), la resistenza plastica di progetto della sezione netta in corrispondenza
dei fori per i dispositivi di giunzione Nnet.Rd non deve essere assunta maggiore di:
Anet f y
N net .Rd = [5.14]
γM0
P(3) Per angolari collegati su una sola ala vedere anche 6.5.2.3 e 6.6.10. Si raccomanda di appli-
care considerazioni simili anche ad altri tipi di sezioni collegate attraverso parti sporgenti,
quali le sezioni a T ed i profilati a C.
(4) Qualora sia richiesto un comportamento duttile, la resistenza plastica di progetto Npl.Rd deve
risultare inferiore alla resistenza ultima di progetto della sezione netta in corrispondenza dei
fori per i dispositivi di giunzione Nu..Rd, cioè:
Nu..Rd ≥ Npl.Rd [5.15]
Ciò sarà soddisfatto se:
A f y γ
0,9 net ≥ M 2
A fu γ M 0
5.4.4. Compressione
(1) Per le membrature soggette a compressione assiale il valore di progetto della forza di com-
pressione NSd in corrispondenza di ciascuna sezione trasversale deve soddisfare la relazione:
NSd ≤ Nc.Rd [5.16]
dove:
Nc.Rd è la resistenza di progetto a compressione della sezione trasversale, pari al valore mi-
nore fra:
a) la resistenza plastica di progetto della sezione lorda:
A fy
N pl .Rd =
γM0
b) la resistenza di progetto all’instabilità locale della sezione lorda:
Aeff f y
N 0.Rd =
γ M1
dove:
Aeff è l’area efficace della sezione trasversale (vedere 5.3.5).
(2) La resistenza di progetto a compressione della sezione trasversale Nc.Rd può essere determi-
nata come segue:
A fy
Sezioni trasversali di classe 1,2 o 3: N c.Rd =
γM0
Aeff f y
Sezioni trasversali di classe 4 N c.Rd =
γ M1
P(3) Nel caso di sezioni non simmetriche di classe 4 si raccomanda di usare il metodo indicato in
5.4.8.3 per tener conto del momento addizionale ∆M dovuto alla eccentricità dell’asse neutro
della sezione efficace: vedere 5.3.5(7).
(4) Inoltre va verificata la resistenza della membratura all’instabilità: vedere 5.5.1.
(5) I fori per i dispositivi di giunzione non devono essere tenuti in conto nelle membrature com-
presse eccetto che per i fori maggiorati o asolati.
Mc.Rd è il momento resistente di progetto della sezione trasversale, pari al valore minore fra:
a) il momento resistente plastico di progetto della sezione lorda:
W pl f y
M pl .Rd =
γM0
b) il momento resistente di progetto all’instabilità locale della sezione lorda:
Weff f y
M 0. Rd =
γ M1
dove:
Weff è il modulo di resistenza della sezione efficace (vedere 5.3.5);
c) il momento resistente ultimo di progetto della sezione netta in corrispondenza dei
fori per i dispositivi di giunzione M u.Rd (vedere 5.4.5.3).
(2) Per le sezioni trasversali di classe 3 il momento resistente di progetto della sezione lorda de-
ve essere assunto pari al momento resistente elastico di progetto dato da:
Wel f y
M el .Rd = [5.18]
γM0
(3) Per le combinazioni di momento flettente ed azione tagliante si rimanda a5.4.7.
(4) Inoltre va verificata la resistenza della membratura alla instabilità flesso-torsionale (vedere
5.5.2).
5.4.5.2. Flessione attorno ad un asse
(1) In assenza di azione tagliante, il momento resistente di progetto di una sezione trasversale
senza forature per i dispositivi di giunzione può essere determinato come segue:
W pl f y
Sezioni trasversali di classe 1 o 2: M c.Rd =
γM0
Wel f y
Sezioni trasversali di classe 3: M c.Rd =
γM0
Weff f y
Sezioni trasversali di classe 4: M c.Rd =
γ M1
5.4.5.3. Fori per i dispositivi di giunzione
(1) Non è necessario considerare i fori per i dispositivi di giunzione nell’ala tesa a condizione
che per l’ala tesa si abbia:
A f .net f y γ M 2
0,9 ≥ [5.19]
A f f u γ M 0
(2) Quando Af.net/Af è inferiore a questo limite, si può assumere un’area ridotta dell’ala che soddi-
sfi il limite.
(3) Non è necessario considerare i fori per i dispositivi di giunzione nella zona tesa dell’anima a
condizione che il limite indicato in (1) sia soddisfatto per la zona tesa completa comprenden-
do sia l’ala tesa che la zona tesa dell’anima.
(4) Non è necessario considerare i fori per i dispositivi di giunzione nella zona compressa della
sezione trasversale ad eccezione dei fori maggiorati o asolati.
5.4.5.4. Flessione deviata
(1) Per la flessione intorno ad entrambi gli assi va impiegato il metodo fornito in 5.4.8.
5.4.6. Taglio
(1) II valore di progetto dell’azione tagliante VSd in ogni sezione trasversale deve soddisfare la
relazione:
VSd ≤ Vpl.Rd [5.20]
dove:
Vpl.Rd è la resistenza a taglio plastica di progetto data da:
72 Eurocodice 3 - Progettazione delle strutture in acciaio
( f y / 3)
V pl .Rd = Av
γM0
dove:
Av è l’area resistente a taglio.
(2) L’area resistente a taglio Av può essere determinata come segue:
a) Profilati laminati ad I ed H, carico parallelo all’anima A − 2 b t f + (t w + 2 r ) t f
b) Profilati laminati a C, carico parallelo all’anima A − 2 b t f + (t w + r ) t f
c) Sezioni saldate ad I, H ed a cassone, carico parallelo
all’anima Σ (d t w )
d) Sezioni saldate ad I, H, C ed a cassone, carico parallelo
alle ali A − Σ (d t w )
e) Profilati cavi rettangolari laminati di spessore uniforme:
carico parallelo all’altezza Ah
(b + h)
Ab
carico parallelo alla larghezza
(b + h)
f) Sezioni cave circolari e tubi
A
di spessore uniforme 2
π
g) Piatti e barre piene A
dove:
A è l’area della sezione trasversale;
b è la larghezza totale;
d è l’altezza dell’anima;
h è l’altezza totale;
r è il raggio di raccordo;
tf è lo spessore dell’ala;
tw è lo spessore dell’anima.
P(3) Per gli altri casi si raccomanda di determinare A v in modo analogo.
P(4) Per semplicità il valore d i A v d i un profilato laminato ad I, H o a C, con carico parallelo
all’anima, può essere preso paria 1,04htw.
P(5) Nei casi appropriati le formule citate in (2) possono essere applicate ai componenti di una se-
zione composta.
P(6) Se lo spessore dell’anima non è costante, si raccomanda di assumere tw pari allo spessore mi-
nimo.
P(7) Deve essere inoltre verificata la resistenza all’instabilità per taglio come specificato in 5.6
quando:
− per una anima non irrigidita:
d
> 69ε
tw
− per una anima irrigidita:
d
> 30ε kτ
tw
dove:
kτ è il coefficiente di imbozzamento per tensioni tangenziali (vedere 5.6.3);
235
ε= (fy in N/mm2).
fy
(8) Non è necessario considerare i fori per i dispositivi di giunzione nelle anime a condizione
che:
5. Stati limite ultimi 73
fy
Av.net ≥ Av [5.21]
fu
Quando Av.net è inferiore a questo limite, si può assumere una area resistente a taglio efficace
Av.net (fu/fy)
(9) Inoltre deve essere verificato alle estremità della membratura il criterio del meccanismo a ta-
glio tipo “block shear” indicato in 6.5.2.2.
M N .Rd = M pl .Rd 1 − Sd
N pl .Rd
ed il criterio diventa:
2
M Sd N
+ Sd ≤ 1 [5.24]
M pl . Rd N pl .Rd
(3) Nelle sezioni munite di ali, la riduzione del momento resistente plastico teorico causata dalla
presenza di piccole forze assiali è controbilanciata dall’incrudimento e può essere trascurata.
74 Eurocodice 3 - Progettazione delle strutture in acciaio
Comunque, per la flessione attorno all’asse y-y, si deve tener conto dell’effetto dello sforzo
assiale sul momento plastico quando lo sforzo assiale supera metà della resistenza plastica a
trazione dell’anima od un quarto della resistenza plastica a trazione della sezione trasversale,
considerando la minima delle due. In modo analogo, per la flessione attorno all’asse z-z, si
deve tenere conto dell’effetto dello sforzo assiale quando esso supera la resistenza plastica
dell’anima.
P(4) Per le sezioni trasversali senza fori per i bulloni, nel caso dei profilati laminati di comune
impiego a I o H si possono usare le seguenti approssimazioni:
(1 − n)
M Ny .Rd = M pl . y .Rd con la limitazione MNy.Rd ≤ Mpl.y.Rd [5.25]
(1 − 0,5a )
per n ≤ a: MNz.Rd = Mpl.z.Rd
n − a 2
per n > a: M Nz .Rd = M pl . Rd 1 − [5.26]
1 − a
dove:
N Sd
n=
N pl .Rd
( A − 2bt f )
a= con la limitazione a ≤ 0,5
A
P(5) L’equazione fornita in (4) può essere pure usata per profili saldati ad I o H aventi ali uguali.
P(6) Le approssimazioni date in (4) possono essere ulteriormente semplificate (per i profilati la-
minati di comune impiego ad I o H) ottenendo le seguenti equazioni:
M Ny .Rd = 1,11 M pl . y.Rd (1 − n) con la limitazione a ≤ 0,5 [5.27]
per n ≤ 0,2: MNz.Rd = Mpl.z.Rd
per n > 0,2: M Nz .Rd = 1,56 M pl . z.Rd (1 − n)(n + 0,6) [5.28]
P(7) Per le sezioni trasversali senza fori per i bulloni, nel caso dei profilati strutturali cavi a sezio-
ne rettangolare di uniforme spessore possono essere usate le seguenti approssimazioni:
(1 − n)
M Ny .Rd = M pl . y .Rd con la limitazione MNy.Rd ≤ Mpl.y.Rd [5.29]
(1 − 0,5aw )
(1 − n)
M Nz.Rd = M pl . z .Rd con la limitazione MNz.Rd ≤ Mpl.z.Rd [5.30]
(1 − 0,5a f )
dove:
( A − 2bt )
aw = con la limitazione aw ≤ 0,5
A
( A − 2ht )
af =
A
P(8) Le equazioni indicate in (7) possono essere anche usate per i profilati scatolari saldati aventi
ali uguali ed anime uguali, assumendo:
( A − 2bt f )
aw = con la limitazione aw ≤ 0,5
A
( A − 2ht w )
af = con la limitazione af ≤ 0,5
A
P(9) Le approssimazioni indicate in (7) possono essere ulteriormente semplificate per i profilati
strutturali cavi a sezione rettangolare di uniforme spessore, come segue:
− per una sezione quadrata:
M N .Rd = 1,26 M pl .Rd (1 − n) con la limitazione MN.Rd ≤ Mpl.Rd [5.31]
− per una sezione rettangolare:
M Ny .Rd = 1,33M pl . y .Rd (1 − n) con la limitazione MNy.Rd ≤ Mpl.y.Rd [5.32]
5. Stati limite ultimi 75
(1 − n)
M Nz. Rd = M pl . z.Rd con la limitazione MNz.Rd ≤ Mpl.z.Rd [5.33]
ht
0,5 +
A
P(10) Per le sezioni trasversali senza fori per i bulloni, nel caso dei tubi circolari di spessore uni-
forme può essere impiegata la seguente approssimazione:
M N .Rd = 1,04 M pl .Rd (1 − n1, 7 ) con la limitazione MN.Rd ≤ Mpl.Rd [5.34]
P(11) Per la flessione deviata può essere usato il seguente criterio approssimato:
α β
M y.Sd M .
+ z Sd ≤ 1 [5.35]
M Ny .Rd M Nz.Rd
dove:
α e β sono costanti, le quali possono conservativamente essere assunte di valore unitario,
altrimenti come di seguito indicato.
− Per profilati ad/ e H:
α = 2; β = 5n con la limitazione β ≥1
− Per tubi a sezione circolare:
α = 2; β = 2
− Per profilati cavi a sezione rettangolare:
1,66
α=β= con la limitazione α=β≤6
1 − 1,13 n 2
− Per sezioni rettangolari piene e piastre:
α = β = 1,73+1,8 n3
N Sd
Nelle precedenti equazioni n=
N pl .Rd
P(12) Quale ulteriore approssimazione conservativa è possibile usare il seguente criterio:
N Sd M y.Sd M z .Sd
+ + ≤1 [5.36]
N pl .Rd M pl . y .Rd M pl . z .Rd
σ xm. Ed
quando ≤0 allora k = 1 − β m
σ z .Ed
σ
quando xm.Ed >0:
σ z.Ed
− se β m ≤ 0,5 allora k = 0,5(1 + β m )
− se β m > 0,5 allora k = 1,5(1 − β m )
P(3) Se il valore di progetto dell’azione tagliante VSd non supera il 50% della resistenza plastica di
progetto a taglio Vpl.Rd , il criterio indicato in (2) può essere adottato senza alcuna modifica
che tenga conto del taglio.
P(4) Qualora VSd ecceda il 50% di Vpl.Rd , si raccomanda di modificare il criterio indicato in (1)
nell’equazione:
2 2
σ x.Ed σ z. Ed σ x.Ed σ z.Ed
+ − ≤1− ρ [5.43]
f yd f yd f yd f yd
dove:
2
2V
ρ = Sd − 1
V pl .Rd
P(5) Quando VSd eccede il 50% di V pl.Rd ed il momento resistente è basato su una ridistribuzione
plastica delle tensioni nella sezione trasversale, può essere impiegato il seguente criterio ap-
prossimato:
2 2
σ xm.Ed σ z .Ed σ . σ .
+ − k xm Ed z Ed ≤ 1 − β m − ρ [5.44]
f yd f yd f yd f yd
dove:
k e β m sono definiti in (2).
P(6) Si raccomanda di determinare il valore efficace della sollecitazione trasversale σz.Ed dovuta
ad un carico concentrato assumendo che esso sia distribuito uniformemente su una lunghezza
s pari al valore minore fra l’altezza d dell’anima e l’interasse a fra gli irrigidimenti trasversali
dell’anima.
P(7) Si raccomanda di determinare il valore efficace della sollecitazione trasversale σz.Ed dovuta
ad un carico distribuito su una lunghezza compresa fra gli irrigidimenti trasversali dell’anima
ed avente ampiezza minore del loro interasse in modo analogo assumendo che esso sia di-
stribuito su una lunghezza s determinata come indicato in (6).
P(8) Si raccomanda di verificare gli effetti delle forze di compressione trasversali sulla resistenza
all’instabilità locale dell’anima: vedere 5.3.6.
P(9) Si raccomanda inoltre di verificare la resistenza all’imbozzamento e la resistenza
all’instabilità dell’anima: vedere 5.7.4 e 5.7.5.
78 Eurocodice 3 - Progettazione delle strutture in acciaio
dove:
φ = 0,5 1 + α (λ − 0,2) + λ ;
2
α è un coefficiente di imperfezione;
βA A fy λ
λ= = βA ;
N cr λ1
λ è la snellezza per la modalità di instabilità pertinente;
E
λ1 = π = 93,9 ε ;
fy
235
ε= (fy in N/mm2);
fy
Ncr è la forza elastica critica per la modalità di instabilità pertinente.
(2) Il coefficiente di imperfezione a corrispondente alla curva di instabilità appropriata va otte-
nuto dal prospetto 5.5.1.
(3) I valori del coefficiente di riduzione χ per le varie snellezze adimensionali λ possono essere
ottenuti dal prospetto 5.5.2.
(4) In alternativa, le membrature a sezione costante possono essere verificate usando l’analisi del
secondo ordine: vedere 5.5.1.3(4) e (6).
80 Eurocodice 3 - Progettazione delle strutture in acciaio
Curva di kδ
α eeff
instabilità γM1 = 1,05 γM1 = 1,10 γM1 = 1,15 γM1 = 1,20
a 0,21 l/600 0,12 0,23 0,33 0,42
b 0,34 l/380 0,08 0,15 0,22 0,28
c 0,49 l/270 0,06 0,11 0,16 0,20
d 0,76 l/180 0,04 0,08 0,11 0,14
Membrature a sezione variabile:
Usare il valore di Wel/A o Wpl/A al centro della lunghezza di libera inflessione l.
Fig. 5.5.1 - Valori di progetto delle imperfezioni di freccia iniziali equivalenti e0,d
Prospetto 5.5.3. – Selezione della curva di instabilità per una sezione trasversale
Instabilità
Curva di
Sezione trasversale Limiti attorno
instabilità
all’asse
Sezioni laminate ad I h/b > 1,2:
tf ≤ 40 mm y-y a
z-z b
40 mm < tf ≤ 100 mm y-y b
z-z c
h/b ≤ 1,2:
tf ≤ 100 mm y-y b
z-z c
tf > 100 mm y-y d
z-z d
Sezioni saldate ad I
tf ≤ 40 mm y-y b
z-z c
tf > 40 mm y-y c
z-z d
Sezioni cave
laminate a caldo tutti a
profilate a freddo
- uso di fyb*) tutti b
profilate a freddo
- uso di fya*) tutti c
saldature spesse e
y-y c
b / tf < 30
z-z c
b / tw < 30
tutti c
(4) Le sezioni strutturali cave in profilato a freddo vanno verificate usando in alternativa:
(a) la resistenza allo snervamento fyb del materiale della lamiera dalla quale la membratura è
stata ottenuta per piegatura a freddo, con la curva di instabilità b;
(b) la resistenza allo snervamento media fya della membratura dopo la profilatura a freddo,
determinata in conformità con la definizione data nella fig. 5.5.2, con la curva di instabi-
lità c.
5.5.1.5. Lunghezza di libera inflessione
(1) La lunghezza di libera inflessione l di una membratura compressa, avente entrambe le estre-
mità efficacemente mantenute in posizione rispetto agli spostamenti laterali, può essere as-
sunta, in ipotesi conservativa, uguale alla sua lunghezza di sistema L.
(2) In alternativa la lunghezza di libera inflessione l può essere determinata usando l’appendice
E.
La resistenza allo snervamento media fya può essere determinata attraverso prove sulla sezione in
vera grandezza oppure come segue:
k n t2
f ya = f yb + ( f u − f yb )
Ag
dove:
fyb, fu è la resistenza allo snervamento a trazione e resistenza a rottura per trazione del materiale
base come definito nel seguito, in N/mm2
t è lo spessore del materiale, in mm;
Ag è l’area della sezione trasversale lorda, in mm2
k è il coefficiente dipendente dal tipo di profilatura:
k=7 per laminatura a freddo;
k=5 per altri metodi di profilatura;
n è il numero delle pieghe a 90° nella sezione aventi un raggio interno < 5t (pieghe a frazioni
di 90° devono essere conteggiate come frazioni di n);
fya non deve superare fu o 1,2 fyb.
L’incremento della resistenza allo snervamento dalla lavorazione a freddo non deve essere utiliz-
zato per membrature che sono saldate, ricotte, zincate (dopo la profilatura) o soggette dopo la pro-
filatura a trattamento termico che possa produrre “softening”.
Materiale base.
Il materiale base è la lamiera piana dalla quale le sezioni sono ottenute mediante profilatura a
freddo.
Fig. 5.5.2 - Resistenza allo snervamento media fya di sezioni strutturali cave in profilato a freddo
Weff . y
βw = per sezioni trasversali di classe 4;
W pl . y
χLT è il coefficiente di riduzione per l’instabilità flesso-torsionale.
(2) II valore di χLT per la snellezza adimensionale appropriata λ LT può essere determinato dalla
equazione:
1
χ LT = con la limitazione χLT ≤ 1 [5.49]
φ LT + φ 2LT − λ LT
2
nella quale:
φ LT = 0,5 1 + α LT (λ LT − 0,2) + λ LT
2
P(3) Si raccomanda di assumere i valori dei coefficienti di imperfezione αLT per l’instabilità fles-
so-torsionale pari a:
αLT = 0,21 per le sezioni laminate;
αLT = 0,49 per le sezioni saldate.
P(4) I valori del coefficiente di riduzione χLT per la snellezza adimensionale appropriata λ LT pos-
sono essere attenuti dal prospetto 5.5.2 con λ = λ LT e χ = χLT usando:
− per le sezioni laminate:
curva a (α = 0,21)
− per le sezioni saldate:
curva c (α = 0,49)
(5) Il valore di λ LT può essere determinato dalla equazione:
β w W pl . y f y λ LT
λ LT = = βw
M cr λ1
dove:
E
λ1 = π = 93,9 ε
fy
235
ε= ( fy in N/mm2)
fy
Mcr è il momento critico elastico per instabilità flesso-torsionale.
(6) Informazioni per il calcolo di Mcr (o per il calcolo diretto di λLT) sono fornite nell’appendice
F.
(7) Quando risulta la snellezza adimensionale λ LT ≤ 0,4 , non è necessario tenere in conto gli ef-
fetti della instabilità flesso-torsionale.
(8) Per una trave completamente controventata non è necessaria la verifica per l’instabilità fles-
so-torsionale.
M Sd N
σ com.Ed = − ψ vec t . Sd [5.50]
Wcom A
dove:
Wcom è il modulo di resistenza elastico per le fibre compresse estreme;
Nt.Sd è il valore di progetto della trazione assiale.
P(4) Si raccomanda di effettuare la verifica usando un momento interno efficace di progetto Meff.Sd
ottenuto dalla equazione:
Meff.Sd = Wcom σcom.Ed
P(5) Si raccomanda di calcolare il momento resistente di progetto all’instabilità Mb.Rd usando le
indicazioni fornite al punto 5.5.2.
N Sd k y M y .Sd k M
+ + z z.Sd ≤ 1 [5.53]
fy fy fy
χ min A Wel . y Wel . z
γ M1 γ M1 γ M1
dove:
ky, kz, e χmin sono definiti come al punto (1);
µ y = λ y (2β My − 4) con la limitazione µ y ≤ 0,90
µ z = λ z (2β Mz − 4) con la limitazione µ z ≤ 0,90
(4) Le membrature aventi sezioni trasversali di classe 3 e per le quali l’instabilità flesso-
torsionale è una potenziale modalità di collasso devono inoltre soddisfare la condizione:
N Sd k LT M y.Sd k M
+ + z z .Sd ≤ 1 [5.54]
fy fy fy
χz A χ LT Wel . y Wel . z
γM1 γM1 γM1
(5) Le membrature aventi sezioni trasversali di classe 4 e soggette all’azione combinata di fles-
sione e sforzo normale devono verificare la relazione:
N Sd k ( M y.Sd + N Sd eNy ) k z ( M z .Sd + N Sd eNz )
+ y + ≤1 [5.56]
fy fy fy
χ min Aeff Weff . y Weff . z
γM1 γM1 γM1
dove:
ky, kz, e χmin sono definiti in (1), ma usando Aeff invece di A, vedere 5.3.5(9);
µy e µz sono definiti in (3), ma addizionando NSd eN a MSd quando si determina b;
Aeff, Weff.y, Weff.z, eN.y ed eN.z sono definiti in 5.4.8.3.
(6) Le membrature aventi sezioni trasversali di classe 4 e per le quali l’instabilità flesso-
torsionale è una potenziale modalità di collasso devono inoltre soddisfare la condizione:
N Sd k ( M y .Sd + N Sd eNy ) k z ( M z .Sd + N Sd eNz )
+ LT + ≤1 [5.57]
fy fy fy
χ z Aeff χ LT Weff . y Weff . z
γM1 γM1 γM1
dove:
k LT è definito in (2), ma usando Aeff invece di A, vedere 5.3.5(9);
µ LT è definito in (2), ma addizionando NSde Ny a My.Sd quando si determina β M.LT
(7) I coefficienti di momento equivalente uniforme β M.y , β M.z e βM.LT devono essere desunti dalla
fig. 5.5.3 in funzione dell’andamento del diagramma del momento flettente fra i punti con-
troventati come segue:
coefficiente: momento attorno all’asse: punti controventati in direzione:
β M.y y-y z-z
β M.z z-z y-y
βM.LT y-y y-y
5. Stati limite ultimi 87
Momenti all’estremità
β M ,ψ = 1,8 − 0,7 ψ
β M ,Q = 1,4
β M = βM , ψ +
MQ
∆M
(β M ,Q − β M ,ψ )
5.6.1. Principi
(1) Le anime con d/tw maggiore di 69 ε per anime non irrigidite, oppure di 30 ε k τ [vedere
5.4.6(7)] per anime irrigidite, devono essere verificate per resistere all’instabilità per taglio.
(2) La resistenza all’instabilità per taglio dipende dal rapporto altezza-spessore d/tw e dalla spa-
ziatura di eventuali irrigidimenti d’anima intermedi.
(3) La resistenza all’instabilità per taglio può inoltre dipendere dall’ancoraggio delle bande dia-
gonali di trazione attraverso gli irrigidimenti di estremità o le piattabande. L’ancoraggio for-
nito dalle piattabande è ridotto dalle sollecitazioni longitudinali prodotte dal momento flet-
tente e dallo sforzo normale.
(4) Tutte le anime aventi d/tw maggiore di 69 ε devono essere munite di irrigidimenti trasversali
agli appoggi.
[ (
τba = 1 − 0,625 λ w − 0,8 )] f yw
3
c) per λ w ≥ 1,2 :
0,9 f yw
τba =
λw 3
dove:
λw è la snellezza dell’anima fornita da:
f yw / 3 d / tw
λw = =
τ cr 37,4 ε k τ
dove:
τcr è la resistenza critica elastica a taglio;
kτ è il fattore di imbozzamento per taglio.
P(3) Il fattore di imbozzamento per taglio kτ, è determinato come segue:
- Per le anime munite di irrigidimenti trasversali agli appoggi ma senza irrigidimenti
trasversali intermedi:
kτ = 5,34
- Per le anime munite di irrigidimenti trasversali agli appoggi e di irrigidimenti trasversali
intermedi con a/d < 1:
5,34
kτ = 4 +
(a / d )2
- Per le anime munite di irrigidimenti trasversali agli appoggi e di irrigidimenti trasversali
intermedi con a/d ≥ 1:
4
k τ = 5,34 +
(a / d )2
5.6.4. Metodo delle bande diagonali di trazione
5.6.4.1. Resistenza all’instabilità per taglio
P(1) Con il metodo delle bande diagonali di trazione. si raccomanda di determinare la resistenza
di progetto all’instabilità per taglio Vbb.Rd dall’equazione:*)
Vbb.Rd =
[d (tw τbb ) + 0,9(g tw σbb senφ)] [5.59]
γM1
dove:
σbb è la resistenza delle bande diagonali di trazione, ottenuta dall’equazione:
σbb = 2
f yw − 3τbb
2
+ ψ2 − ψ
nella quale ψ = 1,5 τbb sen 2φ
dove:
φ è l’inclinazione delle bande diagonali di trazione;
g è la larghezza delle bande diagonali di trazione: vedere fig. 5.6.1;
τbb è la resistenza iniziale all’instabilità per taglio.
P(2) Si raccomanda che la resistenza iniziale all’instabilità per taglio τbb sia determinata come di
seguito indicato:
a) per λ w ≤ 0,8 :
f yw
τbb =
3
b) per 0,8 < λ w < 1,25 :
90 Eurocodice 3 - Progettazione delle strutture in acciaio
[ (
τbb = 1 − 0,8 λ w − 0,8 )] f
yw
3
c) per λ w ≥ 1,25 :
1 f yw
τbb = 2
λ w 3
Nelle precedenti equazioni λ w corrisponde a quanto indicato in 5.6.3(2):
P(3) La larghezza delle bande diagonali di trazione g è data da:
g = d cos φ − (a − sc − st ) senφ
dove:
sc e st sono le lunghezze di ancoraggio delle bande diagonali di trazione rispettivamente
lungo le piattabande compressa e tesa, ottenute dalla formula:
2 M Nf .Rk
s= con la limitazione s≤a
senφ t w σbb
dove:
M Nf.Rk è il momento resistente plastico ridotto della piattabanda.
P(4) Nel calcolo del momento resistente plastico di una piattabanda, si raccomanda di trascurare
eventuali pieghe del bordo o irrigidimenti della piattabanda. Il momento resistente plastico
ridotto M Nf.Rk , che tiene conto della forza longitudinale Nf.sd nella piattabanda (dovuto al
momento flettente MSd ed a qualsiasi forza assiale NSd nella membratura), è dato dall’equa-
zione:
N f .Sd
2
M Nf .Rk = 0,25 b t f f yf 1 −
2 [5.60]
(b t f f yf / γ M 0
dove:
b e tf sono la larghezza e lo spessore della relativa piattabanda.
5.6.4.2. Inclinazione delle bande diagonali di trazione
P(1) L’inclinazione delle bande diagonali di trazione φ varia fra un minimo di θ/2 ed un massimo
di θ, dove θ è la pendenza del pannello diagonale fornita dalla equazione:
d
θ = arctan
a
P(2) Il valore minimo θ /2 corrisponde al caso in cui le piattabande sono interamente utilizzate per
resistere al momento flettente nella membratura. Il valore massimo θ si applica nella condi-
zione delle bande diagonali di trazione complete con s = a.
P(3) Il valore appropriato di φ in tutti gli altri casi è il valore (compreso fra i limiti θ/2 e θ) che
fornisce il valore massimo della resistenza di progetto all’instabilità per taglio Vbb.Rd.
P(4) Qualunque altro valore di φ (compreso fra i limiti θ /2 e θ) è conservativo. Si può approssi-
mativamente assumere φ = θ /1,5. In alternativa possono essere eseguite delle iterazioni per
trovare il valore ottimale di φ.
5.6.4.3. Pannelli di estremità
P(1) Ad eccezione del caso in cui sia predisposto un irrigidimento terminale idoneo ad ancorare le
bande diagonali di trazione. si raccomanda che i pannelli di estremità siano progettati usando
il metodo post-critico semplificato descritto in 5.6.3.
P(2) Qualora venga usato un idoneo irrigidimento terminale, che soddisfi il criterio indicato in (4),
si raccomanda che la resistenza di progetto all’instabilità per taglio sia determinata come in-
dicato in 5.6.4.1; si raccomanda che la lunghezza di ancoraggio sc venga invece ricavata co-
me indicato in (3): vedere fig. 5.6.2.
P(3) Nel caso in cui si impieghi un singolo irrigidimento di estremità. di larghezza bs e spessore ts.
si raccomanda che la lunghezza di ancoraggio sc deve essere determinata mediante l’equazio-
ne:
2 M pl .1 + M pl .2
sc = con la limitazione sc ≤ a [5.61]
senφ 2 t w σbb
dove:
N 2
1
M pl .1 = 0,25 b t f f yf 1 −
2 f
b t f f yf
N f1 = g t w σbb cos φ
Mpl.2 è il minore fra MNf e MNs
2
Fbb
M Nf = 0,25 b t f f yf 1 −
2
b t f f yf
Ns2
2
M Ns = 0,25 bs t s2 f ys 1 −
b t f
s s ys
Fbb = t w ss σbb cos 2 φ
Ns2 = t w sc σbb sen 2φ
ss = d − (a − st ) tan φ
P(4) Si raccomanda che un singolo irrigidimento di estremità, al quale è richiesto di resistere alla
forza di ancoraggio della banda diagonale di trazione Fbb, soddisfi il criterio:
M pl .2 + M pl .3 ≥ 0,5 Fbb s s [5.62]
dove:
92 Eurocodice 3 - Progettazione delle strutture in acciaio
2
N
M pl .3 = 0,25bs t s2 f ys 1 − s 3
bs t s f ys
con N s3 = VSd − τbb (d − ss )
P(5) Se un irrigidimento terminale non soddisfa il criterio indicato in (4). può essere adottato un
valore di φ maggiorato, tale che la lunghezza di ancoraggio ss deve essere sufficientemente
ridotta affinché il criterio risulti soddisfatto. Ciò a condizione che un valore ridotto della resi-
stenza all’instabilità per taglio sia quindi determinato per il pannello di estremità corrispon-
dente a questo valore di φ maggiorato.
5.6.4.4. Dettagli degli irrigidimenti terminali
P(1) Si raccomanda che le saldature che collegano l’irrigidimento terminale alla piattabanda supe-
riore siano calcolate per resistere a Mpl.2, Fbb e Ns2.
P(2) In alternativa alla piastra singola mostrata nella fig. 5.6.2 è possibile usare un irrigidimento
terminale doppio, purché l’espressione per il calcolo indicata in 5.6.4.3 sia conseguentemente
adattata.
5.6.6. Saldature
P(1) Le forze usate per verificare le saldature anima-piattabanda devono essere compatibili con i
campi di sollecitazione nei pannelli d’anima in funzione del metodo utilizzato per determina-
re la resistenza all’instabilità per taglio.
P(2) Si raccomanda che il progetto delle saldature anima-irrigidimento sia congruente con le ipo-
tesi di progetto formulate per i pannelli d’anima.
P(3) Le sollecitazioni di trazione nei pannelli d’anima da impiegare per il metodo delle bande dia-
gonali di trazione sono indicate nella fig. 5.6.3.
5. Stati limite ultimi 93
Mf.Rd è il momento resistente plastico di progetto di una sezione trasversale costituita dalle
sole piattabande, prendendo in considerazione la larghezza efficace beff della piatta-
banda compressa: vedere 5.3.5;
V ba.Rd è il valore di progetto della resistenza all’instabilità per taglio indicata in 5.6.3.
Quando è pure applicata una forza assiale NSd , si raccomanda di ridurre il valore di Mf.Rd con-
seguentemente (vedere 5.4.8).
P(2) Non è necessario ridurre la resistenza di progetto della sezione trasversale al momento flet-
tente ed alla forza assiale per tener conto della azione tagliante, purché VSd non deve essere
maggiore del 50% di Vba.Rd
P(3) Qualora VSd sia maggiore del 50% di V ba.Rd , si raccomanda che sia soddisfatto il criterio se-
guente:
2V
2
( )
M Sd ≤ M f .Rd + M pl .Rd − M f . Rd 1 − Sd
− 1 [5.67]
Vba.Rd
Quando è pure applicata una forza assiale NSd, allora si raccomanda che Mpl.Rd sia sostituito
con il momento resistente plastico ridotto MN.Rd (vedere 5.4.8).
Nota – (3) si applica alle sezioni trasversali di classe 1, 2, 3 e 4 purché la resistenza di pro-
getto appropriata per quella classe di sezioni trasversali, in assenza di forza di ta-
glio, non sia superata.
P(4) L’interazione fra l’azione tagliante ed il momento flettente è illustrata nella fig. 5.6.4(a).
5.6.7.3. Metodo delle bande diagonali di trazione.
P(1) Si può assumere che la sezione trasversale sia verificata, trascurando l’effetto della forza di
taglio sulla resistenza flessionale di progetto, se i seguenti criteri sono entrambi soddisfatti:
M Sd ≤ Mf.Rd [5.68a]
V Sd ≤ V bw.Rd [5.68b]
dove:
MSd e VSd sono presi ciascuno pari al rispettivo valore massimo all’interno del pannello fra
gli irrigidimenti trasversali adiacenti dell’anima;
Mf.Rd è il momento resistente plastico di progetto di una sezione trasversale costituita
dalle sole piattabande, prendendo in considerazione la larghezza efficace beff della
piattabanda compressa: vedere 5.3.5;
Vbw.Rd è la resistenza all’instabilità per taglio “dell’anima isolata”.
Quando è pure applicata una forza assiale NSd, si raccomanda che il valore di Mf.Rd sia conse-
guentemente ridotto (vedere 5.4.8).
P(2) La resistenza all’instabilità per taglio “dell’anima isolata” Vbw.Rd è il valore specifico di Vbb.Rd
come riportato in 5.6.4 nel caso in cui le piattabande resistono al momento MSd uguale a Mf.Rd
e conseguentemente a quanto riportato in 5.6.4.1(4) il momento resistente plastico ridotto
della piattabanda MNf.Rk è pari a zero.
P(3) Per una sezione avente piattabande uguali ed in assenza di forza assiale, si raccomanda che
Vbw.Rd sia calcolato assumendo:
sc = st = 0 e φ = θ/2
P(4) Qualora VSd non sia maggiore del 50% di Vbw.Rd, la resistenza di progetto della sezione tra-
sversale. soggetta al momento flettente ed alla forza assiale, non necessita di essere ridotta
per tener conto della azione tagliante.
P(5) Quando VSd sia maggiore del 50% di Vbw.Rd e comunque minore di Vbw.Rd, si raccomanda di
soddisfare il criterio seguente:
2V
2
( )
M Sd ≤ M f .Rd + M pl .Rd − M f . Rd 1 − Sd
− 1 [5.69]
Vbw.Rd
Quando è pure applicata una forza assiale NSd, allora si raccomanda di sostituire Mpl.Rd con il
momento resistente plastico ridotto MN.Rd (vedere 5.4.8).
5. Stati limite ultimi 95
Figura 5.6.4 - Interazione fra resistenza all’instabilità per taglio e resistenza flessionale
Nota - (5) si applica alle sezioni trasversali di classe 1, 2, 3 e 4 purché la resistenza di pro-
getto appropriata per quella classe di sezioni trasversali in assenza di azione ta-
gliante, non sia superata.
P(6) Nel caso in cui VSd sia maggiore di Vbw.Rd si raccomanda di soddisfare il seguente criterio:
V Sd ≤ V bb.Rd [5.70]
dove:
V bb.Rd viene ottenuto come in 5.6.4.1, considerando MSd e NSd come in 5.6.4.1(4).
P(7) L’interazione fra forza di taglio e momento flettente è mostrata nella fig. 5.6.4(b). In questa
figura, Vb0.Rd è il valore specifico di V bb.Rd per il caso in cui MSd = 0.
96 Eurocodice 3 - Progettazione delle strutture in acciaio
5.7.1. Principi
(1) La resistenza di un’anima non irrigidita alle forze trasversali, applicate attraverso una
piattabanda. è governata da una delle seguenti modalità di collasso:
- schiacciamento dell’anima in vicinanza della piattabanda, accompagnato dalla deforma-
zione plastica della piattabanda;
- imbozzamento dell’anima sotto forma di un’instabilità localizzata e schiacciamento
dell’anima in prossimità della piattabanda. accompagnato dalla deformazione plastica del-
la piattabanda;
- instabilità dell’anima estesa a gran parte dell’altezza della membratura.
(2) Viene fatta distinzione fra le due seguenti modalità di applicazione del carico:
- forze applicate attraverso una piattabanda e contrastate dalle azioni taglianti resistenti nel-
l’anima: vedere fig. 5.7.1(a);
- forze applicate ad una piattabanda e trasferite attraverso l’anima direttamente all’altra
piattabanda: vedere fig. 5.7.1(b).
P(3) Quando le forze sono applicate attraverso una piattabanda e sono contrastate dalle azioni ta-
glianti nell’anima, si raccomanda che la resistenza dell’anima alle forze trasversali sia presa
pari al valore minore fra:
- la resistenza allo schiacciamento (vedere 5.7.3);
- la resistenza all’imbozzamento (vedere 5.7.4).
P(4) Quando le forze sono applicate ad una sola piattabanda e sono trasferite attraverso l’anima
direttamente all’altra piattabanda, si raccomanda che la resistenza dell’anima alle forze tra-
sversali sia presa pari al valore minore fra:
- la resistenza allo schiacciamento (vedere 5.7.3),
- la resistenza all’instabilità (vedere 5.7.5).
P(5) Nei casi pratici in cui i dettagli costruttivi siano tali da suscitare dubbi circa la modalità di
comportamento prevalente, si raccomanda di considerare tutte le tre modalità.
P(6) Si raccomanda che inoltre sia considerato l’effetto della forza trasversale sul momento resi-
stente della membratura: vedere 5.3.6 e 5.4.10.
P(7) La resistenza all’imbozzamento di un’anima irrigidita valutata fra le posizioni in cui sono di-
sposti gli irrigidimenti dell’anima è in linea di principio simile a quella di un’anima non irri-
gidita, con qualche incremento dovuto alla presenza degli irrigidimenti.
2
bf f yf γ 0 σ f .Ed
s y = 2t f 1− M [5.72]
tw f yw f yf
dove:
σf.Ed è la tensione longitudinale nella piattabanda.
Con la limitazione che bf non sia preso maggiore di 25t f.
o più approssimativamente:
2
γ M 0 σ f . Ed
s y = 2(hR + t f ) 1 − [5.76]
f yf
dove:
hR è l’altezza della rotaia di scorrimento;
lf è il momento d’inerzia della piattabanda attorno al suo asse baricentrico orizzontale;
lR è il momento d’inerzia della rotaia di scorrimento attorno al suo asse baricentrico oriz-
zontale;
kR è una costante da determinare come segue:
- quando la rotaia di scorrimento è montata direttamente sulla piattabanda: kR = 3,25;
- qualora fra la rotaia di scorrimento e la piattabanda sia interposta una adeguata im-
bottitura resiliente di spessore non inferiore a 5 mm: kR = 4,0.
beff = h
beff = h 2 + ss2
h
beff = +a
2
con la limitazione:
beff ≤ h
1 2 s
beff = h + ss2 + a + s
2 2
con la limitazione:
beff ≤ h 2 + ss2
E Aw
k
d f yf A fc
≤ [5.81]
tw dE
1+
3 r f yf
dove:
r è il raggio di curvatura della piattabanda compressa.
P(4) Quando la trave ha irrigidimenti d’anima trasversali, il valore limite di d/tw può essere incre-
mentato di conseguenza.
5.8.1. Generalità
(1) Le strutture a maglie triangolari quali le travi reticolari e le controventature con reticolo
triangolare soggette ad azioni prevalentemente statiche possono essere analizzate assumendo
che le estremità delle membrature siano idealmente incernierate.
(2) In tali strutture la resistenza al carico di punta delle membrature compresse può essere
determinata secondo quanto esposto in 5.5.1 per le membrature compresse o in 5.5.4 per la
flessione e compressione assiale. La lunghezza di libera inflessione può essere determinata
come descritto in 5.8.2. Per le membrature compresse composte vedere 5.9.
P(3) Per il calcolo di angolari quali aste di parete: vedere 5.8.3.
P(4) Per il progetto di torri tralicciate ed antenne: vedere la parte 3 dell’Eurocodice 3.
P(2) Si raccomanda che questo rapporto di snellezza modificata λ eff venga usato con la curva di
instabilità c indicata in 5.5.1 per determinare la resistenza all’instabilità.
P(3) Qualora per le connessioni di estremità di aste di parete in angolari siano usati bulloni singoli
o quando le connessioni di estremità abbiano una ridotta rigidezza, si raccomanda che
l’eccentricità sia tenuta in considerazione come indicato in 5.5.4 e la lunghezza di libera
inflessione l sia assunta pari alla lunghezza di sistema L.
5.9.1. Principi
(1) Le membrature compresse composte, costituite da due o più elementi principali, collegati in-
sieme ad intervalli in modo da formare una singola membratura composta. devono essere
progettate introducendo una imperfezione geometrica equivalente comprendente una freccia
iniziale e0 non minore di l/500.
(2) La deformazione della membratura composta deve essere presa in considerazione nel deter-
minare le forze interne ed i momenti negli elementi principali. nei collegamenti interni ed in
tutti gli elementi secondari quali tralicci o calastrelli.
(3) II calcolo degli elementi principali e secondari deve essere verificato impiegando i metodi
descritti in 5.4 e 5.5. I collegamenti interni devono essere verificati come indicato nel punto
6.
P(4) I metodi di calcolo descritti in 5.9.2 e 5.9.5 sono applicabili solo alle membrature composte
con due elementi principali, ad eccezione dei casi in cui sia esplicitamente dichiarato che essi
possono essere applicati alle membrature aventi più di due componenti principali.
P(5) Oltre alla forza assiale, si raccomanda che siano tenute in debito conto le eventuali forze o
momenti applicati alla membratura quali gli effetti del peso proprio o la resistenza della
membratura al vento.
l
e0 = (vedere 5.9.1);
500
π 2 E I eff
N cr =
l2
Sv è la rigidezza a taglio dei tralicci (l’azione tagliante richiesta per produrre una de-
formazione unitaria a taglio).
P(2) Valori di Sv per vari sistemi di tralicciature sono riportati nella fig. 5.9.3.
5.9.2.5. Resistenza all’instabilità dei correnti
P(1) Si raccomanda che la lunghezza di libera inflessione di un corrente nel piano di un sistema a
traliccio sia presa pari alla lunghezza di sistema a fra le connessioni del traliccio.
P(2) In una membratura costituita da quattro correnti formati da angolari a lati uguali con tralicci
in entrambe le direzioni, la lunghezza l di libera inflessione per l’instabilità intorno all’asse
più debole dipende dalla disposizione dei tralicci. vedere fig. 5.9.4.
5.9.2.6. Forze nei tralicci
P(1) Si raccomanda che nei tralicci le forze adiacenti alle estremità della membratura siano deri-
vate dalla forza di taglio interna Vs pari a:
π Ms
Vs = [5.87]
l
dove:
106 Eurocodice 3 - Progettazione delle strutture in acciaio
Ms è ricavato da 5.9.2.4.
La forza Nd in un elemento diagonale è data dalla equazione:
V d
Nd = s [5.88]
n h0
dove:
d, n ed h0 sono ricavati dalla fig. 5.9.3.
Sistema Sv
n E Ad a h02
2d 3
n E Ad a h02
d3
n E Ad a h02
A h3
d 3 1 + d 03
Av d
N Sd e 0
MS =
N N
1 − Sd − Sd
N cr Sv
l
e0 = (vedere 5.9.1);
500
π 2 E I eff
N cr =
l2
P(2) Purché il criterio indicato in 5.9.3.2(6) risulti soddisfatto, si raccomanda che la rigidezza al
taglio Sv sia presa pari a:
2 π2 E I f
Sv = [5.92]
a2
P(3) Qualora il criterio indicato in 5.9.3.2(6) non risulti soddisfatto, si raccomanda di tenere in
considerazione la flessibilità dei calastrelli, determinando Sv dalla relazione
24 E I f 2 π2 E I f
Sv = con la limitazione Sv ≤ [5.93]
2
2 I f h0 a2
a 1 +
n Ib a
5.9.3.5. Resistenza all’instabilità dei correnti
P(1) Si raccomanda che la lunghezza di libera inflessione di un corrente nel piano dei calastrelli
sia presa pari alla lunghezza di sistema a fra i baricentri dei calastrelli.
5.9.3.6. Momenti e forze di taglio prodotti dalla calastrellatura
P(1) Si raccomanda che i calastrelli, i loro collegamenti ai correnti ed i correnti stessi siano verifi-
cati per i momenti e le forze nel pannello terminale indicate nella fig. 5.9.5, dove la forza in-
terna di taglio Vs si considera pari a:
π Ms
Vs = [5.94]
l
dove:
MS è ricavato da 5.9.3.4.
P(2) Per gli scopi di questa verifica, si raccomanda di assumere la forza assiale in ciascun corrente
pari a 0,5NSd anche quando vi siano solo tre pannelli lungo lo sviluppo della membratura.
P(3) Nel caso di correnti aventi sezione trasversale non simmetrica (quali le sezioni a C), per gli
scopi di questa verifica, i momenti resistenti plastici ridotti, da impiegare nell’equazione ri-
portata in 5.4.8.1(11), possono essere presi come il valore medio fra i momenti flettenti posi-
tivo e negativo.
6.1.1. Generalità
(1) Tutti i collegamenti devono avere una resistenza di progetto tale che la struttura rimanga ef-
ficiente e sia in grado di soddisfare tutti i requisiti fondamentali per il progetto indicati nel
punto 2.
(2) I coefficienti parziali di sicurezza γM devono essere assunti come di seguito indicato:
− resistenza dei collegamenti bullonati: γMb = | 1,25 |
− resistenza dei collegamenti chiodati: γMr = | 1,25 |
− resistenza dei collegamenti con perni: γMp = | 1,25 |
− resistenza dei collegamenti saldati: γMw = | 1,25 |
− resistenza allo scorrimento: γMs = vedere 6.5.8.1
− resistenza delle giunzioni di travi reticolari in profilati
cavi: γMj vedere l’appendice K
− resistenza degli elementi e sezioni trasversali: γM0, γM1 e γM2 vedere 5.1.1
Nota: il NAD italiano modifica così i coefficienti γM:
− resistenza dei collegamenti bullonati: γMb = | 1,35 |
− resistenza dei collegamenti chiodati: γMr = | 1,35 |
− resistenza dei collegamenti con perni: γMp = | 1,35 |
− resistenza dei collegamenti saldati: saldature d’angolo γMw = | 1,35 |
a
saldature I classe γMw = | 1,05 |
a
saldature II classe γMw = | 1,20 |
(3) I collegamenti soggetti a fatica devono inoltre soddisfare i requisiti indicati nel punto 9.
6.2. Intersezioni
(1) I componenti che convergono in un giunto devono di norma essere posizionati in modo che i
loro assi baricentrici si incontrino in un punto.
(2) Quando nelle intersezioni ci sono eccentricità, esse devono essere tenute in considerazione,
ad eccezione del caso di particolari tipi di strutture ove sia stato dimostrato che ciò non è ne-
cessario.
P(3) Nel caso di collegamenti bullonati di angolari e profilati a T aventi almeno due bulloni per
collegamento, gli assi di truschino dei bulloni possono essere considerati al posto degli assi
baricentrici in relazione alla intersezione nelle giunzioni.
6.4.1. Generalità
(1) Le caratteristiche strutturali dei collegamenti devono essere tali da realizzare le ipotesi fatte
nell’analisi della struttura e nella progettazione degli elementi.
(2) I collegamenti possono essere classificati:
− secondo la rigidità: vedere 6.4.2;
− secondo la resistenza: vedere 6.4.3.
(3) I tipi di collegamenti devono essere conformi al prospetto 5.2.1 in funzione delle ipotesi di
progetto del componente e del metodo di analisi globale: vedere 5.2.2.
P(3) La rigidità di un collegamento a completo ripristino di resistenza deve essere tale che, sotto i
carichi di progetto, le rotazioni nelle cerniere plastiche necessarie non eccedano le loro capa-
cità di rotazione.
6.4.3.3. Collegamenti a parziale ripristino di resistenza
(1) La resistenza di progetto di un collegamento a parziale ripristino di resistenza non può essere
inferiore a quella necessaria a trasmettere le forze ed i momenti di progetto, ma può essere
inferiore a quella dell’elemento collegato.
(2) La capacità di rotazione di un collegamento a parziale ripristino di resistenza in corrispon-
denza di una cerniera plastica deve essere sufficiente per permettere, sotto i carichi di proget-
to, lo sviluppo di tutte le cerniere plastiche necessarie.
P(3) La capacità di rotazione di un collegamento può essere dimostrata per via sperimentale. La
dimostrazione sperimentale non è richiesta quando siano impiegate soluzioni che, per espe-
rienza, hanno dimostrato di possedere caratteristiche adeguate.
P(4) La rigidità di un collegamento a parziale ripristino di resistenza deve essere tale che, sotto i
carichi di progetto, non sia superata la capacità di rotazione di nessuna delle cerniere plasti-
che necessarie.
aumentato, se necessario, per assicurare una adeguata resistenza al rifollamento: vedere 6.5.5
e 6.5.6.
P(2) L'interasse p2 fra le file dei dispositivi di giunzione, misurato perpendicolarmente alla dire-
zione di applicazione del carico (vedere fig. 6.5.1) non deve normalmente essere minore di
3,0 d0. Tale interasse può essere ridotto a 2,4 d0 purché la resistenza di progetto al rifolla-
mento venga di conseguenza ridotta: vedere 6.5.5 e 6.5.6.
6.5.1.6. Interasse massimo per elementi compressi
P(1) L’interasse p1, dei dispositivi di giunzione in ciascuna fila e la spaziatura p2 fra le file dei di-
spositivi di giunzione non devono superare il valore minore fra 14 t e 200 mm. Le file adia-
centi dei dispositivi di giunzione possono essere sfalsate simmetricamente: vedere fig. 6.5.2.
P(2) L’interasse fra i centri dei fori dei dispositivi di giunzione non deve inoltre superare il valore
massimo per soddisfare i requisiti relativi all’instabilità locale per un elemento interno.
6.5.1.7. Interasse massimo per elementi tesi
P(1) Per gli elementi tesi l’interasse p1,i, fra i centri dei dispositivi di giunzione nelle file interne
può essere doppio del valore indicato in 6.5.1.6(1) per gli elementi compressi purché l’inte-
rasse p1,0 della fila esterna lungo ciascun bordo non ecceda il valore indicato in 6.5.1.6(1):
vedere fig. 6.5.3.
P(2) Entrambi questi valori potranno essere moltiplicati per 1,5 nel caso di elementi non esposti
alle intemperie o non soggette ad altre azioni corrosive.
6.5.1.8. Fori asolati
P(1) La distanza minima e3 dalla mezzeria di un foro asolato all’estremità adiacente o al bordo di
qualsiasi parte (vedere la fig. 6.5.4) non deve essere minore di 1,5 d0.
P(2) La distanza minima e4 dal centro del raggio di estremità di un foro asolato all’estremità adia-
cente o al bordo di una qualsiasi parte (vedere fig. 6.5.4) non deve essere minore di 1,5 d0.
Fig. 6.5.4 - Distanze dalle estremità e dal bordo per fori asolati
a) Estremità semplice
b) Estremità mortesata
fu
L3 = Lv + a1 + a3 con la limitazione L3 ≤ (Lv + a1 + a 3 − n d 0.v )
fy
dove:
a1, a2, a3 e Lv sono indicate in fig. 6.5.5;
d è il diametro nominale del dispositivo di giunzione;
d0.t è la larghezza della superficie trazionata del foro, in genere il suo diametro,
ma per fori asolati orizzontali si deve considerare la lunghezza dell’asola;
d0.v è la larghezza della superficie del foro soggetta a taglio, in genere il diametro
del foro, ma per fori asolati verticali si deve considerare la lunghezza
dell’asola;
n è il numero dei fori per dispositivi di giunzione nella superficie soggetta a
taglio
t è lo spessore dell’anima o della squadretta;
k è un coefficiente con i seguenti valori:
− per una fila di bulloni: k = 0,5;
− per due file di bulloni: k = 2,5.
6.5.2.3. Angolari collegati ad una sola ala
(1) Nel caso di elementi non simmetrici o non collegati simmetricamente quali gli angolari col-
legati ad una sola ala, per la determinazione della resistenza di progetto si devono considera-
re l’eccentricità dei dispositivi di giunzione nei collegamenti di estremità e gli effetti della
spaziatura e delle distanze dei bulloni dal bordo.
P(2) Gli angolari collegati su una sola ala mediante una sola fila di bulloni (vedere fig. 6.5.6) pos-
sono essere trattati come caricati assialmente e la resistenza ultima di progetto della sezione
netta può essere determinata come segue:
2,0 (e 2 − 0,5 d 0 ) t f u
con 1 bullone: N u . Rd = [6.2]
γM2
β A f
con 2 bulloni: N u .Rd = 2 net u [6.3]
γM2
β A f
con 3 o più bulloni: N u .Rd = 3 net u [6.4]
γM2
dove:
β2 e β3 sono fattori riduttivi dipendenti dal passo p1 indicati nel prospetto 6.5.1; per valori
intermedi di p1 il valore di b può essere determinato mediante interpolazione linea-
re;
A net è l’area netta dell’angolare; per un angolare a lati disuguali collegato attraverso
l’ala più piccola, A net deve essere assunto uguale all’area netta di un angolare a lati
uguali equivalente avente la dimensione dell’ala coincidente con l’ala minore.
P(3) La resistenza di progetto all’instabilità di un elemento compresso (vedere 5.5.1) deve essere
basata sull’area della sezione trasversale lorda ma non deve essere assunta maggiore della re-
sistenza di progetto della sezione trasversale indicata in (2).
Lineare Plastica
M Sd
Fh.Sd =
5p
(a) Distribuzione proporzionale alla distanza (b) Possibile distribuzione plastica con 1 di-
dal centro di rotazione spositivo di giunzione resistente a VSd e 4
2 2 resistenti a MSd
M Sd V
Fv.Sd = + Sd M
Fv.Sd = Sd
5p 5 p 6p
Plastica Plastica
(c) Possibile distribuzione plastica con 3 di- (d) Possibile distribuzione plastica con 3 di-
spositivi di giunzione resistenti a VSd e 2 spositivi di giunzione resistenti a VSd e 4
resistenti a MSd resistenti a MSd
M M
Fv.Sd = Sd Fv.Sd = Sd − 2 Fb.Rd
4p 2p
Resistenza a rifollamento:*)
2,5 α f ub d t
Fb.Rd =
γ Mb
dove: α è il minore fra:
e1 p 1 f
; 1 − ; ub oppure 1,0
3 d0 3 d0 4 fu
Resistenza a trazione:
0,9 f ub As
Ft .Rd =
γ Mb
(8) Bulloni M12 e M14 possono pure essere usati in fori con 2 mm di gioco purché:
− per i bulloni delle classi 4.8, 5.8, 6.8 o 10.9 la resistenza di progetto a taglio Fv.Rd sia presa
pari a 0.85 volte il valore indicato nel prospetto 6.5.3;
− la resistenza di progetto a taglio Fv.Rd (ridotta eventualmente come sopra indicato) sia non
inferiore alla resistenza di progetto al rifollamento Fb.Rd
(9) I valori forniti nel prospetto 6.5.3 per la resistenza di progetto a rifollamento si applicano so-
lo quando la distanza dal bordo e2 non sia minore di 1,5 d0 e l’interasse p2, misurato trasver-
salmente alla direzione di applicazione del carico, è almeno 3,0 d0.
(10) Se e2 si riduce a 1,2 d0 e/o p2 si riduce a 2,4 d0, allora la resistenza a rifollamento Fb.Rd deve
essere ridotta a 2/3 del valore dato dal prospetto 6.5.3. Per valori intermedi 1,2d0 < e2 ≤ 1,5d0
e/o 2,4 d0 ≤ p2 < 3 d0 il valore di Fb.Rd può essere determinato mediante interpolazione lineare.
P(11) Per i bulloni impiegati in fori aventi gioco foro-bullone normale (vedere 7.5.2), dal prospetto
6.5.4 possono essere ottenuti valori conservativi della resistenza di progetto a rifollamento
Fb.Rd, basati sul diametro del bullone d.
6. Collegamenti soggetti a carichi statici 125
Prospetto 6.5.4 - Resistenza di progetto a rifollamento - Basata sul diametro del bullone
Valori conservativi per bulloni impiegati in fori aventi gioco foro-bullone normale (vedere 7.5.2)
con γMb = 1,25 – basati sul diametro del bullone d
Resistenza a trazione:
0,9 f ur A0
Ft .Rd =
γ Mr
A0 è l’area del foro del chiodo;
d0 è il diametro del foro del chiodo;
fur è la specificata resistenza a trazione ultima del chiodo.
126 Eurocodice 3 - Progettazione delle strutture in acciaio
(5) Per valori inferiori di e2 e/o p2 sarà applicata a Fb.Rd la stessa riduzione indicata in 6.5.5(10)
per i bulloni.
(6) Per acciaio di tipo Fe 360 il valore di fur del chiodo ribattuto (“as driver”) può essere preso
pari a 400 N/mm2.
P(7) Quale regola generale, la lunghezza di serraggio di un chiodo non deve superare 4,5 d per
chiodature eseguite a martello e 6,5 d per chiodature realizzate alla pressa.
6.5.8.2. Precarico
(1) Per i bulloni ad alta resistenza conformi alla “Norma di riferimento” 3, aventi coppia di ser-
raggio controllata in conformità alla “Norma di riferimento” 8, la forza di progetto di preca-
rico Fp.Cd, da usarsi nei calcoli di progetto, deve essere la seguente:
Fp.Cd = 0,7 f ub As [6.8]
(2) Qualora siano impiegati altri tipi di bulloni precaricati o altri tipi di dispositivi di giunzione
precaricati, la forza di progetto di precarico F p.Cd deve essere concordata fra il cliente, il pro-
gettista e le Autorità competenti.
6.5.8.3. Coefficiente di attrito
(1) Il valore di progetto del coefficiente di attrito µ dipende dalla classe del trattamento superfi-
ciale specificata come indicato nella “Norma di riferimento” 8. II valore di µ deve essere
preso come segue:
µ = 0,50 per superfici di classe A;
µ = 0,40 per superfici di classe B;
µ = 0,30 per superfici di classe C;
µ = 0,20 per superfici di classe D.
(2) La classificazione di ogni trattamento superficiale deve essere basata su prove su campioni
rappresentativi delle superfici impiegate nella struttura, utilizzando la procedura descritta
nella “Norma di riferimento” 8.
(3) Qualora le superfici di contatto siano state trattate in conformità alla “Norma di riferimento”
8, i seguenti trattamenti superficiali possono essere classificati senza ulteriore sperimenta-
zione.
Nella classe A:
− superfici sabbiate meccanicamente o a graniglia, esenti da incrostazioni di ruggine e da
vaiolature;
− superfici sabbiate meccanicamente o a graniglia e metallizzate a spruzzo con alluminio;
− superfici sabbiate meccanicamente o a graniglia e metallizzate a spruzzo con una vernice
a base di zinco certificata per assicurare un coefficiente di attrito non minore di 0,5.
Nella classe B:
− superfici sabbiate meccanicamente o a graniglia e verniciate con silicato di zinco alcalino
applicando uno spessore dello strato di 50-80 µm.
Nella classe C:
− superfici pulite mediante spazzolatura o alla fiamma, esenti da incrostazioni di ruggine.
Nella classe D:
− superfici non trattate.
6.5.8.4. Combinazione di trazione e taglio
(1) Qualora un collegamento ad attrito sia soggetto ad una forza di trazione Ft, oltre all’azione di
taglio Fv che tende a provocare lo scorrimento, la resistenza allo scorrimento di un bullone
deve essere assunta come segue.
− Categoria B: collegamento resistente allo scorrimento allo stato limite di servizio:
k s n µ (F p.Cd − 0,8 Ft .Sd .ser )
Fs. Rd .ser = [6.9]
γ Ms.ser
− Categoria C: collegamento resistente allo scorrimento allo stato limite ultimo:
k s n µ (F p.Cd − 0,8 Ft .Sd )
Fs. Rd = [6.10]
γ Ms.ult
(2) Qualora, in un collegamento a momento, la forza di trazione applicata sia controbilanciata da
una forza di contatto nel lato compresso, non è richiesta alcuna riduzione della resistenza allo
scorrimento.
128 Eurocodice 3 - Progettazione delle strutture in acciaio
Fig. 6.5.9 - Effetto dei dettagli costruttivi sulle forze per effetto leva
6. Collegamenti soggetti a carichi statici 129
o in 6.5.6, secondo il caso, deve essere ridotta moltiplicandola per un coefficiente di riduzio-
ne βp dato da:
9d
βp = [6.13]
8 d + 3tp
P(2) Nel caso di doppi collegamenti a taglio con piatti di imbottitura disposti ad entrambi i lati del
giunto, tp deve essere preso come lo spessore dell’imbottitura più spessa.
P(3) I dispositivi di giunzione addizionali richiesti in conseguenza dell’introduzione del coeffi-
ciente di riduzione βp possono essere disposti estendendo l’imbottitura.
Prospetto 6.5.6 - Condizioni geometriche per piastre nei collegamenti con perni
FSd γ Mp 2 d0 FSd γ Mp d0
a≥ + : c≥ +
2 t fy 3 2 t fy 3
FSd γ Mp
t≥ : d 0 ≤ 2,5 t
fy
6. Collegamenti soggetti a carichi statici 131
(3) Le piastre dei perni predisposte per incrementare l’area netta di una membratura o per au-
mentare la resistenza a rifollamento di un perno devono avere dimensione sufficiente per tra-
smettere la forza di progetto dal perno alla membratura e devono essere disposte in modo da
evitare eccentricità.
6.5.13.3. Calcolo dei perni
(1) I momenti flettenti in un perno devono essere calcolati come indicato nella fig. 6.5.12.
(2) Allo stato limite ultimo le forze di progetto ed i momenti in un perno non devono eccedere le
relative resistenze di progetto fornite dal prospetto 6.5.7.
6.6.1. Generalità
(1) I collegamenti eseguiti per saldatura devono soddisfare i requisiti relativi ai materiali ed i re-
quisiti costruttivi specificati nei punti 3 e 7.
(2) Le prescrizioni indicate in 6.6 si applicano nelle seguenti circostanze.
− Acciai strutturali saldabili che soddisfano i requisiti indicati in 3.2 e nel punto 7.
− Saldature eseguite mediante un processo di saldatura ad arco, definito in accordo con il
documento EN..... “Processi di saldatura”*) come segue:
111 - saldatura ad arco con elettrodi rivestiti;
114 - saldatura ad arco a filo animato (senza gas di protezione);
12 - saldature ad arco sommerso;
131 - saldature MIG (“metal inert gas”);
135 - saldature MAG (“metal active gas”);
136 - saldature a filo animato (con gas di protezione attivo);
141 - saldature TIG (“tungsten inert gas”).
− Spessori dei materiali di 4 mm e più. Per saldature di materiali più sottili si rinvia alla
ENV 1993-1-3 Eurocodice 3, parte 1-3.*)
− Giunti nei quali il metallo d’apporto è compatibile con il metallo base in termini di pro-
prietà meccaniche.
(3) Le saldature soggette a fatica devono inoltre soddisfare i requisiti indicati nel punto 9.
Il NAD italiano aggiunge:
Al punto 6.6.1. comma (1) di EC3 si deve intendere aggiunto tutto quanto contenuto nel pa-
ragrafo 2.4. (Saldature) della Parte Seconda del presente decreto.
Ulteriori indicazioni per quanto riguarda la scelta dei materiali di apporto e le precauzioni per
evitare l’insorgere di cricche a freddo in zona termicamente alterata o in saldatura si posso-
no reperire ai punti 2.5.1. e 9.9.4. della CNR 10011/86 (Bollettino Ufficiale C.N.R. - XXVI - n.
164 - 1992).
Ulteriori indicazioni per quanto riguarda le prove di qualifica dei procedimenti di saldatura si
possono reperire al punto 2.5.2. della CNR 10011/86.
Ulteriori indicazioni per la definizione delle classi delle saldature, per quanto riguarda
l’estensione dei controlli non distruttivi ed i criteri di accettabilità dei difetti si possono reperire
al punto 2.5.3. della CNR 10011/86.
Si modifica nel modo seguente il punto 6.6.1. di EC3 comma (2), titolo secondo,
procedimento 136:
136 - saldatura ad arco con filo animato (con gas di protezione inerte o attivo).
*)
In preparazione
6. Collegamenti soggetti a carichi statici 133
Saldatura a
cordoni
d’angolo
Saldatura di
testa
Saldatura di
testa a
penetrazione
completa*)
Saldatura di
testa a
penetrazione
parziale*)
Saldatura
entro fori
Saldatura
entro (vedere le fig. 6.6.3 e 6.6.4)
scanalature
*)
Talvolta si possono eseguire le saldature testa a testa senza preparazione dei lembi.
134 Eurocodice 3 - Progettazione delle strutture in acciaio
12 t
16 t 12 t
0,75 b minore tra i 1 minore dei
L0 ≥ L0 ≥ 16 t1 minore dei tre L0 ≥
0,75 b1 due 200 mm 0,25 b quattro
200 mm
Fig. 6.6.2 - Saldature a singolo cordone d’angolo e saldature di testa da un solo lato
a parziale penetrazione
136 Eurocodice 3 - Progettazione delle strutture in acciaio
(14) Quando una saldatura a singolo cordone d’angolo è usata per trasmettere una forza perpendi-
colare al suo asse longitudinale, l’eccentricità della saldatura (relativa alla retta di azione del-
la forza da contrastare) deve essere tenuta in considerazione.
P(15) Normalmente non ci sono eccentricità di questa natura nei collegamenti saldati di sezioni
strutturali cave.
6.6.2.3. Saldature a cordoni d’angolo
(1) Le saldature a cordoni d’angolo nei fori o negli intagli possono essere usate solo per trasmet-
tere il taglio o per prevenire l’instabilità o la separazione di parti sovrapposte.
(2) Il diametro di un foro o la larghezza di un intaglio per saldature a cordoni d’angolo non deve
essere inferiore a quattro volte lo spessore dell’elemento che lo contiene.
(3) Le estremità di tale intaglio devono essere semi-circolari, ad eccezione di quelle estremità
che si estendono fino al bordo della parte interessata.
6.6.2.4. Saldature di testa
(1) Per saldatura di testa a completa penetrazione si intende una saldatura di testa nella quale la
penetrazione del metallo base è completa e riguarda l’intero spessore del giunto.
(2) Per saldatura di testa a parziale penetrazione si intende una saldatura di testa nella quale la
penetrazione è inferiore all’intero spessore del metallo base.
(3) Una saldatura di testa da un solo lato a parziale penetrazione non deve essere usata per tra-
smettere un momento flettente attorno all’asse longitudinale della saldatura se questo produ-
ce sollecitazioni alla radice della saldatura, né per trasmettere una forza di trazione di rile-
vante entità perpendicolare all’asse longitudinale della saldatura in situazioni che produrreb-
bero effettivamente tale momento flettente.
P(4) Una saldatura di testa da un solo lato a parziale penetrazione può essere usata quale parte di
un gruppo di saldature attorno al perimetro di una sezione strutturale cava [vedere fig.
6.6.2(b)], ma non deve essere usata nella situazione indicata nella fig. 6.6.2(d).
(5) Quando una saldatura di testa da un solo lato a parziale penetrazione è usata per trasmettere
una forza perpendicolare al suo asse longitudinale, l’eccentricità della saldatura (relativa alla
retta di azione della forza da contrastare) deve essere tenuta in considerazione.
P(6) Normalmente non ci sono eccentricità di questa natura nei collegamenti saldati di sezioni
strutturali cave.
(7) Non devono essere usate saldature di testa discontinue.
6.6.2.5. Saldature entro fori od intagli
Il NAD italiano aggiunge:
Questo tipo di saldatura non è ammesso per giunti fortemente sollecitati a trazione e/o sog-
getti a feno-meni di fatica.
(1) Le saldature entro fori od intagli non devono essere usate per resistere ai carichi esterni ap-
plicati di trazione, ma possono essere usate:
− per trasmettere il taglio; oppure
− per prevenire l’instabilità o la separazione di parti sovrapposte; oppure
− per collegare i componenti di elementi composti.
(2) II diametro di un foro per saldatura entro fori o la larghezza di un’asola per saldatura entro
intagli deve essere di almeno 8 mm maggiore dello spessore della parte forata.
(3) Le estremità di un intaglio devono avere forma semicircolare o altrimenti devono avere gli
angoli arrotondati con un raggio di curvatura non minore dello spessore della parte che con-
tiene l’intaglio, ad eccezione di quelle estremità che si estendono fino al bordo della parte in-
teressata.
(4) Negli elementi spessi fino a 16 mm lo spessore di una saldatura entro fori od intagli deve es-
sere uguale allo spessore dell’elemento. Lo spessore di una saldatura entro fori od intagli in
elementi spessi oltre 16 mm deve essere pari ad almeno metà dello spessore dell’elemento e
non inferiore a 16 mm.
6. Collegamenti soggetti a carichi statici 137
(5) L’interasse fra i centri delle saldature entro fori od intagli non deve eccedere il valore neces-
sario per prevenire l’instabilità locale.
6.6.2.6. Saldature entro scanalature
Il NAD italiano aggiunge:
Questo tipo di saldatura non è ammesso per giunti fortemente sollecitati a trazione e/o sog-
getti a feno-meni di fatica.
(1) Nelle sezioni strutturali cave rettangolari l’altezza di gola efficace per saldature in scanalatu-
re formate da una o due superfici curve a V (vedere fig. 6.6.3) deve essere determinata a
mezzo di saldature su saggi operativi in ogni condizione di esecuzione.
(2) I saggi operativi devono essere sezionati e misurati per stabilire le tecniche di saldatura che
assicureranno, in produzione, l’ottenimento della sezione di gola di progetto.
(3) Per tondi pieni deve essere usata la stessa procedura per determinare l’altezza di gola effica-
ce di saldatura nei casi indicati in fig. 6.6.4.
Fig. 6.6.4 - Sezione efficace della gola di saldature entro scanalature in sezioni piene
P(2) Le saldature la cui lunghezza efficace è inferiore a 40 mm oppure a 6 volte l’altezza di gola,
secondo quale dei due è il valore maggiore, devono essere trascurate ai fini della trasmissio-
ne delle forze.
(3) Qualora la distribuzione delle tensioni lungo una saldatura sia fortemente influenzata dalla
rigidezza degli elementi o parti giuntate, la disuniformità nella distribuzione delle tensioni
può essere trascurata purché la resistenza di progetto sia ridotta corrispondentemente.
P(4) Le larghezze efficaci dei giunti saldati calcolati per trasferire i carichi trasversali ad una piat-
tabanda non irrigidita di un profilo ad I, H o di una sezione scatolare devono essere ridotte
come specificato in 6.6.8.
P(5) Le resistenze di progetto delle saldature nei giunti lunghi devono essere ridotte come specifi-
cato in 6.6.9.
Il NAD italiano aggiunge:
Il comma (1) del punto 6.6.5.1. di EC3 deve essere integrato nel modo seguente.
La lunghezza efficace sarà assunta pari a quella reale del cordone, purché questo non
abbia estremità palesemente mancanti o difettose.
Il comma (5) del punto 6.6.5.1. di EC3 si applica ai giunti lunghi a sovrapposizione.
6.6.5.2. Altezza di gola
(1) L’altezza di gola, a, di una saldatura a cordoni d’angolo deve essere presa come l’altezza del
triangolo più grande che può essere inscritto fra i lembi e la superficie della saldatura, misu-
rata perpendicolarmente al lato esterno di questo triangolo: vedere fig. 6.6.6.
P(2) L’altezza di gola di un cordone di saldatura non deve essere minore di 3 mm.
(3) Nel determinare la resistenza di una saldatura a cordoni d’angolo a forte penetrazione si può
prendere in considerazione la profondità di penetrazione (vedere fig. 6.6.7), purché sia dimo-
strato mediante prove preliminari che la penetrazione richiesta può essere effettivamente rea-
lizzata.
Fig. 6.6.7 - Altezza di gola di una saldatura a cordoni d’angolo a forte penetrazione
P(4) Nel caso di saldature a cordoni d’angolo eseguite con processo automatico ad arco sommer-
so, l’altezza di gola può essere aumentata del 20% oppure 2 mm, secondo quale dei due è il
valore inferiore, senza ricorrere a prove preliminari.
Il NAD italiano prescrive di sostituire il comma (4) del punto 6.6.5.2. di EC3 con il testo se-
guente.
(4) La altezza effettiva di gola è quella teorica incrementata del 50% della penetrazione
minima rilevata su non meno di tre macrografie, ricavate da saggi di certificazione
del procedimento o da specifici giunti di prova (almeno un giunto avente lunghezza >
500 mm; tre macrografie ricavate una in mezzeria, due a 50 mm dalle estremità).
6.6.5.3. Resistenza per unità di lunghezza
(1) La resistenza di progetto per unità di lunghezza di una saldatura a cordoni d’angolo deve es-
sere determinata usando o il metodo seguente [indicato nei punti da (2) a (4)], oppure il me-
todo alternativo fornito nell’appendice M.
(2) La resistenza di una saldatura a cordoni d’angolo risulta adeguata se, in ciascun punto della
sua lunghezza, la risultante di tutte le forze per unità di lunghezza trasmesse dalla saldatura
non supera la sua resistenza di progetto Fw.Rd.
(3) Indipendentemente dall’orientamento della saldatura, la resistenza di progetto per unità di
lunghezza Fw.Rd deve essere determinata dalla equazione:
Fw.Rd = f vw.d a [6.14]
dove:
fvw.d è la resistenza di progetto a taglio della saldatura.
(4) La resistenza di progetto a taglio fvw.d della saldatura deve essere determinata dall’equazione:
f / 3
f vw.d = u [6.15]
βw γ w
dove:
fu è la resistenza nominale a rottura per trazione dell’elemento più debole costituente il
giunto;
βw è l’opportuno coefficiente di correlazione.
P(5) Il valore del coefficiente di correlazione β w deve essere preso come segue:
Resistenza a rottura Coefficiente di
Tipo di acciaio
per trazione fu correlazione β w
EN 10025:
Fe 360 360 N/mm2 0,8
Fe 430 430 N/mm2 0,85
Fe 510 510 N/mm2 0,9
prEN 10113:
Fe E275 390 N/mm2 0,8
Fe E 355 490 N/mm2 0,9
6. Collegamenti soggetti a carichi statici 141
P(6) Per valori intermedi di fu il valore di β w può essere determinato mediante interpolazione line-
are.
- quella rilevata nelle sezioni macrografiche, con i criteri di cui al comma 4 del pun-
to 6.6.5.2. (nel caso di preparazioni diverse da quelle previste dalla UNI 11001 e
comunque quando si voglia tener conto della penetrazione).
Anche i giunti a T a parziale penetrazione con preparazione da un solo lato si verifi-
cano come i cordoni d’angolo, indipendentemente dalla entità della mancanza di pe-
netrazione.
Giunto a T di testa a parziale penetrazione calcolabile come un giunto testa-testa a
piena penetrazione [la mancanza di penetrazione nominale cnom è indicata a titolo di
esempio, dovendosi applicare per la sua determinazione quanto specificato al com-
ma (1) del punto 6.6.6.3].
La figura 6.6.9. di EC3 viene sostituita dalla seguente figura.
an om .1 + an om .2 ≥ t
cn om ≤ t / 5 oppure cn om ≤ 3 mm
Fig. 6.6.9.
P(3) L’altezza di gola deve essere presa pari all’altezza di gola nominale meno 2 mm [vedere fig.
6.6.9(b)], salvo che un valore maggiore si dimostri giustificato da prove preliminari.
Il NAD italiano sostituisce il comma (3) con il testo seguente.
(3) I giunti a T a piena penetrazione si verificano con criteri identici a quelli indicati per i
giunti testa - testa a piena penetrazione (punto 6.6.6.1.).
t 2f fy
con la limitazione beff ≤ tw + 2 r + 7 [6.16]
tp f yp
dove:
fy è la resistenza di progetto dell’elemento strutturale;
fyp è la resistenza di progetto della piastra.
P(3) Se beff è minore di 0, 7 volte l’intera larghezza, il giunto deve essere irrigidito.
P(4) Per una sezione scatolare la larghezza efficace beff deve essere ottenuta dall’equazione:
beff = 2 t w + 5 t f
t 2f fy
con la limitazione beff ≤ 2 tw + 5 [6.17]
tp f yp
(5) Le saldature che collegano la piastra alla piattabanda devono avere una resistenza di progetto
per unità di lunghezza non minore della resistenza di progetto per unità di larghezza della
piattabanda.
P(4) Per cordoni di saldatura più lunghi di 1,7 m che collegano irrigidimenti trasversali in mem-
brature composte, il coefficiente riduttivo β Lw può essere preso come β Lw.2 dato dall’equa-
zione:
L
β Lw.2 = 1,1 − w [6.19]
17
con le limitazioni β Lw.2 ≤ 1,0 e β Lw.2 ≥ 0,6
dove:
Lw è la lunghezza della saldatura, in metri.
6.8.1. Generalità
(1) Questo punto si riferisce al dimensionamento di giunzioni presenti entro la lunghezza di una
membratura o di un’altra componente della struttura.
(2) I giunti devono essere progettati in modo da mantenere le membrature collegate nella loro
mutua posizione.
(3) Se possibile le membrature devono essere disposte in modo che l’asse baricentrico degli e-
lementi del collegamento coincida con l’asse baricentrico della membratura collegata. Quan-
do esiste eccentricità, bisogna tenere in considerazione le forze che ne risultano.
(2) Quale approssimazione del comportamento reale, un collegamento trave-colonna può essere
rappresentato da una molla rotazionale che collega gli assi della colonna e della trave nel lo-
ro punto d’intersezione, come indicato nella fig. 6.9.1.
(3) In generale l’effettiva relazione momento-rotazione di un collegamento trave-colonna non è
lineare.
(4) Una relazione momento-rotazione di progetto approssimata può essere derivata da una rela-
zione più accurata adottando una qualunque curva appropriata, compresa una approssima-
zione linearizzata (per esempio: bi-lineare o tri-lineare), purché la curva approssimata si trovi
completamente al di sotto della caratteristica più accurata: vedere fig. 6.9.2.
(5) Una relazione momento-rotazione di progetto (vedere fig. 6.9.3) deve definire tre proprietà
principali, come di seguito indicato:
− il momento resistente (vedere 6.9.3);
− la rigidezza rotazionale (vedere 6.9.4);
− la capacità di rotazione (vedere 6.9.5).
P(6) Quando si adotta l’analisi elastica globale non è necessario considerare la capacità di rota-
zione dei collegamenti rigidi o semi-rigidi: vedere 6.4.2.
(7) In alcuni casi il comportamento momento-rotazione di un collegamento trave-colonna com-
prende una rotazione iniziale dovuta allo scorrimento dei bulloni o alla mancanza di contatto,
come indicato nella fig. 6.9.4. Dove ciò accada, nella relazione momento-rotazione di
progetto deve essere anche incluso un comportamento iniziale a cerniera fino a una rotazione
φ0 rispetto alla colonna: vedere fig. 6.9.4(b).
Fig. 6.9.8 - Limiti raccomandati per la classificazione dei collegamenti trave-colonna come rigidi
(2) Le saldature devono essere dimensionate per avere resistenza e duttilità sufficienti a consen-
tire la ridistribuzione di tensioni distribuite in modo non uniforme ed a permettere una ridi-
stribuzione dei momenti flettenti secondari.
6.11.2. Tirafondi
(1) Tirafondi dovranno essere previsti, se necessario, per resistere agli effetti dei carichi di pro-
getto. Essi dovranno essere dimensionati per resistere alla trazione causata da forze di solle-
vamento ed alla trazione prodotta dai momenti flettenti, secondo il caso.
(2) Ai fini del calcolo delle forze di trazione dovute ai momenti flettenti, il braccio interno non
dovrà essere assunto superiore alla distanza fra il baricentro dell’area di contatto sul lato
compresso ed il baricentro dei gruppo dei bulloni sul lato teso, tenendo conto delle tolleranze
nel posizionamento dei tirafondi.
(3) I tirafondi dovranno essere ancorati alla fondazione o tramite piegatura a gancio, o con
l’inserimento di una rosetta o di un altro elemento appropriato annegato nel calcestruzzo, che
distribuisca il carico.
(4) Se non sono previsti elementi speciali che resistano all’azione tagliante, quali connettori di
taglio per contatto o connettori a barra, si dovrà dimostrare che una resistenza sufficiente a
trasferire l’azione tagliante fra la colonna e la fondazione è assicurata attraverso una delle seguenti
modalità:
− la resistenza di attrito della giunzione fra la piastra di base e la fondazione;
− la resistenza a taglio dei tirafondi;
− la resistenza a taglio della parte circostante della fondazione.
7. Fabbricazione e montaggio
7.1. Generalità
7.1.1. Finalità
(1) Questo punto specifica i requisiti minimi delle lavorazioni richiesti per la fabbricazione ed il
montaggio al fine di garantire che le ipotesi di progetto di questo Eurocodice siano soddisfat-
te e che, quindi, il livello di sicurezza strutturale desiderato possa essere raggiunto.
(2) I requisiti minimi si riferiscono a strutture soggette prevalentemente a carichi statici. Qualità
delle lavorazioni più elevate e livelli di controllo e prove più rigorosi possono rendersi ne-
cessari per le strutture nelle quali prevale il fenomeno della fatica, in funzione dei dettagli di
progetto e della resistenza a fatica richiesta (vedere il punto 9) o per altre ragioni.
(3) Qualsiasi requisito addizionale specifico per strutture particolari dovrà essere dichiarato nella
specifica di progetto.
7.1.2. Requisiti
(1) Accertato che tutti gli acciai strutturali, i dispositivi di giunzione e gli elettrodi per la saldatu-
ra siano conformi ai requisiti indicati nel punto 3, le lavorazioni dovranno essere conformi
alle seguenti norme di riferimento.
− Norma di riferimento n. 6: Fabbricazione di strutture in acciaio
− Norma di riferimento n. 7: Montaggio di strutture in acciaio
− Norma di riferimento n. 8: Montaggio di bulloni precaricati
− Norma di riferimento n. 9: Saldatura di strutture in acciaio
Nota - Per i dettagli sulle nonne di riferimento da 6 a 9 vedere appendice B.
(2) Nel caso di utilizzo di qualche materiale alternativo o addizionale, i requisiti specificati in (1)
dovranno essere integrati per quanto necessario in modo da assicurare un livello di sicurezza
equivalente.
b) quando prevalgono i fenomeni di fatica e sono adottati nel progetto i dettagli costruttivi
delle categorie 140 o 160 (vedere il punto 9);
c) quando il progetto per le azioni sismiche o le azioni accidentali presuppone una defor-
mazione plastica.
(2) Qualora si presenti una qualunque delle situazioni elencate in (1), le zone che si richiedono
essere esenti da incrudimento del materiale dovranno essere identificate nella specifica di
progetto.
(3) Nelle zone richieste di essere esenti da incrudimento del materiale le restrizioni specificate
nella norma di riferimento n. 6 dovranno essere applicate nelle seguenti situazioni:
a) bordi tagliati alla fiamma o tranciati;
b) fori punzonati;
c) marcatura;
d) attacchi provvisori saldati;
e) riparazioni della superficie mediante saldatura.
Nota - La condizione (e) influenza le condizioni di fornitura del materiale: vedere la norma
di riferimento n 1.
P(4) Tutte le zone ove sono richieste limitazioni riguardo all’incrudimento devono essere chiara-
mente indicate nei disegni.
7.5.1. Fori
(1) I fori per i bulloni possono essere trapanati o punzonati, salvo diversa specifica.
Il NAD italiano aggiunge al comma (1) la seguente prescrizione.
È sempre escluso l’impiego della fiamma nella lavorazione dei fori.
(2) Quando sono richiesti fori trapanati, essi possono essere pre-punzonati ed alesati.
(3) Quando sono richiesti fori a testa svasata, l’angolo di svasatura dovrà corrispondere a quello
dei bulloni a testa svasata normalizzati come specificato dalla norma di riferimento n. 3, sal-
vo che siano prescritti bulloni a testa svasata speciali non normalizzati.
P(4) Si deve curare che la profondità della svasatura sia sufficiente ad ospitare la testa del bullo-
ne. Qualora ciò implichi la svasatura di più di uno strato di piatti, le modalità per
l’esecuzione devono essere stabilite nella specifica di progetto.
P(5) I fori asolati dovranno essere, in alternativa, o asolati in una sola operazione, oppure realiz-
zati punzonando o trapanando due fori circolari e completati da taglio alla fiamma e rifinitu-
ra di alta qualità in modo da assicurare che il bullone possa muoversi liberamente per tutta la
lunghezza dell’asola.
7.5.3. Bulloni
(1) Quando il progetto è basato su bulloni aventi il gambo non filettato disposto nel piano di ta-
glio, dovranno essere specificate le appropriate misure per assicurare che, dopo aver tenuto
conto delle tolleranze, né la parte filettata, né l’avvio della filettatura giacciano nel piano di
taglio.
(2) Esclusi i casi proibiti dalla specifica di progetto, possono essere usati bulloni con la filettatu-
ra fino alla testa.
(3) La lunghezza di un bullone non precaricato dovrà essere tale che, dopo aver tenuto conto
delle tolleranze:
− la parte filettata del gambo dopo il serraggio sporga oltre il dado; e
7. Fabbricazione e montaggio 163
− almeno un intero filetto (oltre all’avvio della filettatura) rimanga libero fra il dado ed il
tratto non filettato del gambo.
(4) La lunghezza di un bullone precaricato dovrà essere tale che, dopo aver tenuto conto delle
tolleranze:
− la parte filettata del gambo dopo il serraggio sporga oltre il dado; e
− almeno quattro filetti (in aggiunta all’avvio della filettatura) rimangano liberi fra il dado e
la parte non filettata del gambo.
7.5.4. Dadi
(1) Nelle strutture soggette a vibrazioni saranno presi provvedimenti per evitare l’allentamento
dei dadi.
P(2) Se nelle strutture soggette a vibrazioni sono impiegati bulloni non precaricati, i dadi devono
essere resi fissi attraverso dispositivi che evitano l’allentamento od altri dispositivi meccani-
ci.
P(3) Per i dadi dei bulloni precaricati si può assumere che siano sufficientemente resi fissi dalla
normale procedura di serraggio.
7.5.5. Rosette
(1) Le rosette non sono richieste per i bulloni non precaricati, ad eccezione dei seguenti casi.
a) Dovrà essere usata una rosetta rastremata qualora la superficie sia inclinata di oltre 3°
rispetto ad un piano perpendicolare all’asse del bullone.
b) Le rosette dovranno essere usate dove ciò sia necessario a causa del requisito, prescritto
dalla specifica di progetto, di impiegare un bullone più lungo al fine di tenere i filetti del
bullone fuori dal piano di taglio o fuori da un foro calibrato.
(2) Per i bulloni precaricati dovranno essere usate rosette temprate nei seguenti casi.
a) Una rosetta temprata dovrà essere disposta sotto la testa del bullone o sotto il dado,
secondo quale sarà la parte che verrà girata.
b) Una rosetta temprata dovrà pure essere disposta sotto la parte che non gira (testa del
bullone o dado) se prescritto nella specifica di progetto.
c) Una rosetta rastremata temprata dovrà essere usata, se necessario, per assicurare che la
parte che gira gravi su una superficie perpendicolare all’asse del bullone.
d) Una rosetta rastremata temprata dovrà essere usata sotto la parte che non gira quando la
superficie è inclinata di oltre 3° rispetto ad un piano perpendicolare all’asse del bullone.
Si applicano, ad integrazione del comma (1), le indicazioni del punto 7.10.2. Parte Seconda
del presente decreto (D.M. 9/1/96) circa le modalità di preparazione delle superfici di contat-
to.
(2) Se in una giunzione resistente ad attrito sono usate imbottiture in acciaio, bisogna assicurare
che anche le loro superfici di contatto siano preparate nella condizione specificata.
7.7. Tolleranze
Scostamento
Criterio di verifica Descrizione
ammissibile
Inclinazione di una
colonna fra livelli di e ≤ 0,002 h
impalcato adiacenti
Inclinazione di una
colonna in un edificio
monopiano, che non regge e ≤ 0,0035 h
un carroponte, non
appartenente ad un portale
a telaio
Criterio di verifica
Inclinazione delle colonne di un telaio a portale
che non reggono un carroponte
Descrizione
Scostamento ammissibile
Inclinazione individuale delle colonne:
e1 ≤ 0,010 h ; e 2 ≤ 0,010 h
Inclinazione media di un telaio:
e1 + e2
≤ 0,002 h dove: e1 ≥ e2
2
Fig. 7.2.2 - Tolleranze normali dopo il montaggio - Parte 2°
(3) Gli scostamenti dell’interasse fra i singoli bulloni appartenenti al gruppo di bulloni di
fondazione per ciascuna membratura non dovranno eccedere i seguenti valori:
a) per i bulloni annegati rigidamente, fra i centri dei bulloni: ± 5 mm;
b) peri bulloni alloggiati in manicotti, fra i centri dei manicotti: ± 10 mm.
(g) Le configurazioni di prova (comprendenti gli accorgimenti per assicurare una sufficiente re-
sistenza e rigidezza dei telai di carico e di sostegno e le distanze di rispetto per gli sposta-
menti, ecc.).
(h) La determinazione dei punti di misura e dei metodi di misura e registrazione (per esempio:
l’andamento nel tempo delle deformazioni, forze, spostamenti).
(i) La determinazione del tipo e modalità di controllo dell’applicazione del carico (controllato
attraverso le tensioni, controllato attraverso le deformazioni, ecc.).
(k) La precisione richiesta per le misure e per gli strumenti di misura.
(6) Tutti i dettagli sul campionamento o sulla realizzazione dei campioni dovranno essere ripor-
tati in relazione e si dovranno effettuare misure su questi campioni prima dell’inizio delle
prove al fine di dimostrare che il progetto dei provini sia stato realizzato correttamente; in
caso contrario i provini dovranno essere modificati.
8.5. Documentazione
(1) La seguente documentazione dovrà far parte della relazione di prova:
− il programma di prova (inclusa qualsiasi revisione);
− le descrizioni e specifiche per tutti i campioni;
− i dettagli delle configurazioni di prova;
− i dettagli della esecuzione delle prove;
− i risultati delle prove necessari per la valutazione dei risultati delle prove.
9. Fatica 171
9. Fatica
9.1. Generalità
9.1.1. Principi
(1) Lo scopo della progettazione di una struttura nei riguardi dello stato limite di fatica è di assi-
curare, con un accettabile livello di probabilità, che la sua prestazione sia soddisfacente du-
rante l’intera vita di progetto, in modo tale che la struttura abbia scarse probabilità di collas-
sare a causa di fenomeni di fatica o di richiedere riparazioni di danni prodotti dalla fatica.
(2) Il livello di sicurezza richiesto dovrà essere ottenuto applicando gli appropriati coefficienti
parziali di sicurezza (vedere 9.3).
9.1.2. Finalità
(1) Questo punto presenta un metodo generale per la valutazione della resistenza a fatica delle
strutture e degli elementi strutturali che sono soggetti a fluttuazioni ripetute delle tensioni.
(2) Le procedure di valutazione della resistenza a fatica presuppongono che le strutture siano pu-
re conformi ai requisiti di questo Eurocodice per gli altri stati limite.
(3) Le procedure di valutazione della resistenza a fatica descritte in questo punto sono applicabili
quando tutti gli acciai strutturali, i dispositivi di giunzione ed i materiali di consumo per le
saldature sono conformi ai requisiti specificati nel punto 3.
9.1.3. Limitazioni
(1) Per la valutazione della resistenza a fatica, tutte le sollecitazioni nominali [vedere 9.1.5(7)]
dovranno risultare all’interno dei limiti elastici del materiale. L’intervallo dei valori di pro-
getto di tali sollecitazioni non dovrà superare 1,5 fy per le tensioni normali oppure 1,5 f y / 3
per le tensioni tangenziali.
(2) Le resistenze a fatica specificate in questo punto sono applicabili alle strutture aventi una i-
donea protezione contro la corrosione, soggette esclusivamente a condizioni moderate di ag-
gressività ambientale, quali le normali condizioni atmosferiche (profondità dei punti di cor-
rosione ≤ 1 mm).
(3) Le procedure di valutazione della resistenza a fatica fornite in questo punto sono applicabili
solo alle strutture soggette a temperature non maggiori di 150 °C.
(c) per un dettaglio per il quale è specificato un limite di fatica ad ampiezza costante ∆σD ,
la massima ampiezza delle tensioni (nominali o geometriche) ∆σ soddisfa l’equazione:
∆σ D
γ Ff ∆σ ≤ [9.3]
γ Mf
9.1.5. Definizioni
(1) fatica: Danno di una parte strutturale, dovuto alla graduale propagazione di una cricca in se-
guito a ripetute fluttuazioni delle sollecitazioni.
(2) carico di fatica: Un gruppo di tipici eventi di carico descritti dalle posizioni dei carichi, dalla
loro intensità e dalla relativa frequenza di ricorrenza.
(3) eventi di carico: Una sequenza definita di carichi applicati alla struttura che dà luogo ad un
certo andamento delle tensioni nel tempo.
(4) carico di fatica equivalente ad ampiezza costante: Carico ad ampiezza costante semplifi-
cato che rappresenta gli effetti della fatica degli eventi di carico reali di ampiezza variabile.
(5) andamento delle tensioni nel tempo: Una registrazione, oppure una determinazione, della
variazione delle tensioni in un punto particolare di una struttura durante un evento di carico.
(6) campo di variazione delle tensioni: Differenza algebrica fra i due estremi di un particolare
ciclo di tensioni facente parte di un andamento temporale delle tensioni ( ∆σ = σ max − σ min
oppure ∆τ = τ max − τ min ).
(7) tensione nominale: Una tensione nel metallo base in prossimità della potenziale cricca, cal-
colata in accordo alla semplice teoria della resistenza elastica dei materiali, escludendo tutti
gli effetti della concentrazione delle tensioni.
(8) tensione nominale modificata: Una tensione nominale incrementata di un coefficiente ap-
propriato di concentrazione delle tensioni, per tenere conto della discontinuità geometrica
che non è stata tenuta in considerazione nella classificazione del particolare dettaglio costrut-
tivo.
(9) tensione geometrica: La tensione massima principale nel metallo base adiacente al piede del
cordone di saldatura, tenendo in considerazione gli effetti della concentrazione delle tensioni
dovute alla geometria globale di un particolare dettaglio costruttivo, ma escludendo gli effetti
di concentrazioni locali degli sforzi dovuti alla geometria della saldatura ed alle discontinuità
nella saldatura e nel metallo base adiacente.
Nota - La sollecitazione geometrica è pure conosciuta come tensione di picco (“hot spot
stress”).
(10) metodo del flusso (“Rainflow”) e metodo del serbatoio (“Reservoir”): Metodi particolari
di determinazione di uno spettro di ∆ di tensioni a partire da un dato andamento delle tensio-
ni nel tempo.
Nota - Sono due versioni dello stesso metodo di base.
(11) spettro dei ∆ di tensioni: Istogramma delle frequenze di ricorrenza per tutti i ∆ di tensioni di
differente ampiezza registrati o calcolati per un particolare evento di carico.
(12) spettro di progetto: L’insieme di tutti gli spettri dei ∆ di tensione relativi alla valutazione
della resistenza a fatica: vedere fig. 9.1.1.
(13) campo di variazione delle tensioni equivalente, ad ampiezza costante: Il campo di varia-
zione delle tensioni ad ampiezza costante che determinerebbe lo stesso danneggiamento a fa-
tica dello spettro reale ad ampiezza variabile, qualora il confronto sia fatto sulla base della
regola di Miner.
P(14) Per comodità l’ampiezza del ciclo di tensione equivalente può essere scelta in modo da corri-
spondere a una vita di 2 milioni di cicli.
(15) vita a fatica: Il numero totale di cicli di variazione delle tensioni che si prevede produca un
collasso per fatica.
9. Fatica 173
9.1.6. Simboli
γFf Coefficiente parziale di sicurezza per carichi di fatica
γMf Coefficiente parziale di sicurezza per la resistenza a fatica
σmax , σmin Valori massimo e minimo in un ciclo di tensione
∆σ Campo di variazione delle tensioni nominali (tensione normale)
∆σD . Limite di fatica ad ampiezza costante
∆σR Resistenza a fatica (tensione normale)
∆σC Valore di riferimento della resistenza a fatica a 2 milioni di cicli (tensione
normale)
∆σE Campo di variazione delle tensioni equivalente, ad ampiezza costante (ten-
sione normale)
∆σE.2 Campo di variazione delle tensioni equivalente, ad ampiezza costante (ten-
sione normale) a 2 milioni di cicli
∆σL Limite per i calcoli a fatica (“cut-off limit”)
∆τ Campo di variazione delle tensioni nominali (tensione tangenziale)
∆τ R Resistenza a fatica (tensione tangenziale)
∆τ E Campo di variazione delle tensioni equivalente, ad ampiezza costante (ten-
sione tangenziale)
∆τ E.2 Campo di variazione delle tensioni equivalente, ad ampiezza costante (ten-
sione tangenziale) a 2 milioni di cicli
∆τC Valore di riferimento della resistenza a fatica a 2 milioni di cicli (tensione
tangenziale)
m Pendenza di una curva di resistenza a fatica con valori di 3 e/o 5
174 Eurocodice 3 - Progettazione delle strutture in acciaio
(2) I carichi usati per la valutazione della resistenza a fatica dovranno essere valori caratteristici
con una sufficiente e definita affidabilità, rappresentativi dei carichi di servizio per la vita di
progetto richiesta alla struttura.
(3) Il carico di fatica può comprendere differenti eventi di carico che sono definiti attraverso
complete sequenze dei carichi della struttura, ciascuna caratterizzata dalla loro relativa fre-
quenza di ricorrenza, come pure dalla loro intensità e posizione geometrica.
(4) Gli effetti dinamici dovranno essere considerati quando la risposta della struttura contribui-
sce a modificare lo spettro di progetto.
(5) In assenza di informazioni più accurate, possono essere impiegati i coefficienti di amplifica-
zione dinamica usati per lo stato limite statico.
(6) Gli effetti degli eventi di carico dovranno essere rappresentanti degli andamenti delle tensio-
ni nel tempo: vedere 9.1.5(5).
P(7) I modelli di carico usati per la valutazione della resistenza a fatica di certe strutture
come ponti e gru devono tenere in considerazione possibili cambiamenti delle condi-
zioni di servizio, quali la crescita del traffico o i cambiamenti nell’entità dei carichi.
P(8) Tali futuri cambiamenti dovranno anche essere tenuti in debito conto quando sia ne-
cessario basare la valutazione della resistenza a fatica su registrazioni di andamenti
temporali delle tensioni.
P(9) Calcoli di progetto semplificati possono essere basati su un carico di fatica equiva-
lente, che rappresenti gli effetti della fatica dello spettro completo degli eventi di ca-
rico.
P(10) Il carico di fatica equivalente può variare con le dimensioni e la posizione dell’ele-
mento strutturale.
9.3.1. Generalità
(1) I valori dei coefficienti parziali di sicurezza da impiegarsi dovranno essere concordati fra il
cliente, il progettista e le Autorità pubbliche competenti, quando necessario, considerando:
− la facilità di accesso per ispezione e riparazione e la probabile frequenza di interventi di
ispezione e manutenzione;
− gli effetti di collasso.
P(2) L’ispezione può individuare cricche da fatica prima che sia causato il successivo danno. Tale
ispezione è di tipo visivo salvo diversa prescrizione nella specifica di progetto.
Nota – L’ispezione in servizio non è una prescrizione dell’Eurocodice 3 parte 1 e, se richie-
sta, deve essere oggetto di un accordo.
P(3) In qualsiasi circostanza non è tollerabile la possibilità di collasso globale senza che si abbia-
no condizioni di pre-allarme.
P(4) Le difficoltà di accesso per ispezione o riparazione possono essere tali da rendere impratica-
bili l’individuazione o la riparazione delle cricche. Il cliente deve essere reso consapevole di
ciò in modo che possano essere presi i provvedimenti per l’esecuzione delle ispezioni.
P(3) Il carico di fatica dato nell’Eurocodice per le azioni (EC1) prevede già un valore appropriato
del coefficiente parziale di sicurezza γ Ff .
P(4) Salvo dove diversamente indicato nelle parti successive di questo Eurocodice, o nella relati-
va norma sui carichi, al carico di fatica può essere applicato un valore di γ Ff = | 1,0 |
9.5.1. Generalità
(1) La verifica di sicurezza dovrà essere svolta:
− in termini di danneggiamento cumulativo confrontando il danno verificatosi con il danno
limite; oppure:
− in termini di ∆σE comparandola con la resistenza a fatica per un numero assegnato di cicli
di tensione.
(2) Per una determinata categoria di dettagli costruttivi le tensioni da considerare possono essere
normali o tangenziali od entrambe.
(3) Quando un dettaglio costruttivo è definito nei prospetti di classificazione dei dettagli (pro-
spetti da 9.8.1 a 9.8.7), si dovrà usare il campo di variazione delle tensioni nominali: vedere
9.5.2.
178 Eurocodice 3 - Progettazione delle strutture in acciaio
(4) Gli effetti delle discontinuità geometriche che non sono parte del dettaglio costruttivo vero e
proprio, quali forature, smussi ed angoli rientranti, dovranno essere valutati separatamente, o
mediante un’analisi opportuna oppure mediante appropriati coefficienti di concentrazione
delle tensioni, per determinare il campo di variazione delle tensioni nominali modificato
(5) Qualora un dettaglio costruttivo differisca da un dettaglio definito nei prospetti di classifica-
zione dei dettagli per la presenza nello stesso dettaglio di una discontinuità geometrica, dovrà
essere usato il campo di variazione delle tensioni geometriche (vedere 9.5.3).
(6) Per i dettagli costruttivi non inclusi nei prospetti di classificazione dei dettagli, si dovrà usare
il campo di variazione delle tensioni geometriche (vedere 9.5.3).
9.5.2. Valutazione della resistenza a fatica basata sul campo di variazione delle tensioni nominali
9.5.2.1. Carichi ad ampiezza costante
(1) Per i carichi ad ampiezza costante il criterio per la valutazione della resistenza a fatica è il
seguente:
∆σ R
γ Ff ∆σ ≤ [9.5]
γ Mf
dove:
∆σ è il campo di variazione delle tensioni nominali;
∆σR è la resistenza a fatica per la relativa categoria dei dettagli costruttivi (vedere 9.8) per
il numero totale di cicli di sollecitazione N durante la vita di progetto richiesta.
9.5.2.2. Carichi ad ampiezza variabile
(1) Per carichi ad ampiezza variabile definiti da uno spettro di progetto, la valutazione della resi-
stenza a fatica dovrà essere basata sulla regola di Palmgren-Miner del danno cumulativo.
(2) Qualora la massima escursione delle tensioni dovuta ai carichi ad ampiezza variabile sia più
alta del limite di fatica ad ampiezza costante, allora dovrà essere adottato uno dei seguenti ti-
pi di valutazione della resistenza a fatica:
a) danneggiamento cumulativo: vedere (3);
b) ampiezza costante equivalente: vedere (7).
(3) Una valutazione del danneggiamento cumulativo può essere svolta usando:
dove: Dd = ∑ i
n
Dd ≤ 1 [9.6]
Ni
dove:
ni è il numero dei cicli di ampiezza ∆σi durante la vita di progetto richiesta;
Ni è il numero dei cicli di ampiezza γFf γMf ∆σi che causa il collasso per la relativa categoria
dei dettagli costruttivi (vedere 9.8).
(4) I calcoli del danneggiamento cumulativo dovranno essere basati su curve di resistenza a fati-
ca, rappresentate con andamento rettilineo in scala bilogaritmica, dei seguenti tipi:
a) una retta con coefficiente angolare m = 3;
b) una spezzata con due tratti con coefficienti angolari (m = 3 e m = 5) ed avente il punto
angoloso in corrispondenza del limite di fatica ad ampiezza costante;
c) una spezzata con due tratti con coefficienti angolari m = 3 e m = 5 ed un tratto orizzon-
tale (limite per i calcoli a fatica “cut-off”) in corrispondenza di N= 100 milioni di cicli;
d) nel caso descritto in 9.6.2.2(2), una retta con coefficiente angolare m = 5 ed un limite
per i calcoli a fatica in corrispondenza di N = 100 milioni di cicli.
P(5) Il caso (c) è il più generale. Campi di variazione delle tensioni al di sotto del limite per i cal-
coli a fatica possono essere trascurati.
P(6) Quando si adotta il caso (c) con un limite di fatica ad ampiezza costante ∆σD a 5 milioni di
cicli, Ni può essere calcolato come segue:
∆σ D
− se γ Ff ∆σi ≥ :
γ Mf
9. Fatica 179
3
∆σ D / γ Mf
N i = 5 × 10
6
[9.7]
γ Ff ∆σi
∆σ D ∆σ L
− se > γ Ff ∆σi ≥ :
γ Mf γ Mf
5
∆σ D / γ Mf
N i = 5 × 10 6
[9.8]
γ Ff ∆σi
∆σ L
− se γ Ff ∆σi < :
γ Mf
Ni = ∞ [9.9]
(7) Una valutazione della resistenza a fatica equivalente ad ampiezza costante può essere svolta
verificando il criterio:
∆σ R
γ Ff ∆σ E ≤ [9.10]
γ Mf
dove:
∆σE è il campo di variazione delle tensioni equivalente, ad ampiezza costante, che, per un
assegnato numero di cicli, porta allo stesso danneggiamento cumulativo dello spettro
di progetto;
∆σR è la resistenza a fatica per la relativa categoria dei dettagli costruttivi (vedere 9.8),
per lo stesso numero di cicli usato per determinare ∆σE.
P(8) Può essere adottata una ipotesi conservativa nella valutazione di ∆σE e ∆σR usando una curva
di resistenza a fatica di pendenza m = 3.
P(9) Più in generale ∆σE può essere calcolata tenendo in considerazione la curva di resistenza a fa-
tica a doppia pendenza ed il limite per i calcoli a fatica indicati nella fig. 9.1.2.
P(10) In alternativa, una valutazione della resistenza a fatica equivalente ad ampiezza costante può
essere svolta verificando lo specifico criterio:
∆σC
γ Ff ∆σ E .2 ≤ [9.11]
γ Mf
dove:
∆σE.2 è il campo di variazione delle tensioni equivalente ad ampiezza costante per 2 milio-
ni di cicli,
∆σC è il valore di riferimento della resistenza a fatica a 2 milioni di cicli per la pertinente
categoria dei dettagli costruttivi (vedere 9.8).
9.5.2.3. Campo di variazione delle tensioni tangenziali
(1) Il campo di variazione delle tensioni tangenziali nominali, ∆τ dovrà essere trattato in modo
simile al campo di variazione delle tensioni normali nominali, ma usando una singola costan-
te di pendenza m = 5.
P(2) Per tensioni tangenziali Ni può essere calcolato come segue:
∆τ
− se γ Ff ∆τi ≥ L :
γ Mf
5
∆τC / γ Mf
N i = 2 × 10 6
[9.12]
γ Mf ∆τi
∆τ
− se γ Ff ∆τi < L :
γ Mf
Ni = ∞ [9.13]
180 Eurocodice 3 - Progettazione delle strutture in acciaio
Dd .τ = ∑
ni
per i campi di variazione delle tensioni tangenziali ∆τi.
Ni
(5) Quando si usano i campi di variazione delle tensioni equivalenti ad ampiezza costante, que-
sto criterio generalmente diventa:
3 3
γ Ff ∆σ E γ Ff ∆τ E
+ ≤1 [9.15]
∆σ R / γ Mf ∆τ R / γ Mf
P(6) In alternativa, una valutazione della resistenza può essere svolta usando ∆σ E e ∆τ E , ad am-
piezza costante:
3 3
γ Ff ∆σ E .2 γ Ff ∆τ E .2
+ ≤1 [9.16]
∆σC / γ Mf ∆τC / γ Mf
(7) I campi di variazione delle tensioni nelle saldature dovranno essere determinate come speci-
ficato in 9.4.3. Le componenti di danno per le sollecitazioni normali e tangenziali dovranno
essere determinate separatamente impiegando la regola di Palmgren-Miner, e successiva-
mente combinate usando il seguente criterio:
Dd .σ + Dd .τ ≤ 1 [9.17]
nel quale:
Dd .σ = ∑ i
n
per i ∆ di tensione normale σw, definita in 9.4.3;
Ni
Dd .τ = ∑
ni
per i ∆ di tensione tangenziale τw definita in 9.4.3.
Ni
9.5.3. Valutazioni della resistenza a fatica basate sui campi di variazione delle tensioni geometriche
(1) La tensione geometrica è la massima tensione principale nel metallo base adiacente
all’attacco del cordone di saldatura prendendo in considerazione solo la geometria comples-
siva della giunzione, escludendo gli effetti delle concentrazioni locali di sforzi dovute alla
geometria della saldatura ed alle discontinuità all’attacco del cordone di saldatura.
(2) Si dovrà trovare il massimo valore di ∆ delle tensioni geometriche considerando varie posi-
zioni all’attacco del cordone di saldatura intorno al giunto saldato o alla zona di concentra-
zione degli sforzi.
(3) Le tensioni geometriche possono essere determinate usando coefficienti di concentrazione
degli sforzi ottenuti da formule parametriche all’interno del loro dominio di validità, da una
analisi ad elementi finiti o da un modello sperimentale.
9. Fatica 181
(4) Una valutazione della resistenza a fatica basata sui ∆ delle tensioni geometriche dovrà essere
trattata in modo simile alle valutazioni indicate in 9.5.2, ma sostituendo il ∆ delle tensioni
nominali con il ∆ delle tensioni geometriche.
(5) La resistenza a fatica da usare nelle valutazioni basate su i ∆ delle tensioni geometriche do-
vrà essere determinata facendo riferimento a quanto indicato in 9.6.3.
9.6.1. Generalità
(1) La resistenza a fatica per le tensioni normali è definita da una serie di curve logaritmiche
log ∆σ R − log N , ciascuna delle quali si applica ad una tipica categoria di dettagli costrutti-
vi. Ogni categoria di dettagli costruttivi è identificata da un numero che rappresenta, in
N/mm2, il valore di riferimento ∆σ C della resistenza a fatica a 2 milioni di cicli (vedere fig.
9.6.1). I valori usati sono valori arrotondati, corrispondenti alle categorie dei dettagli costrut-
tivi riportate nel prospetto 9.6.1.
(2) Le curve di resistenza a fatica per le tensioni normali nominali sono definite da:
log N = log a − m log ∆σ R [9.18]
dove:
∆σ R è la resistenza a fatica;
N è il numero di cicli di tensione;
m è il coefficiente angolare delle curve di resistenza a fatica, avente valore 3 e/o 5;
log a è una costante che dipende dalla curva a cui ci si riferisce (vedere 9.6.2.1).
(3) Curve di resistenza a fatica simili sono usate per le tensioni tangenziali: vedere fig. 9.6.2 e
prospetto 9.6.2.
P(4) Le curve sono basate su indagini sperimentali rappresentative ed includono quindi gli effetti
di:
− concentrazioni locali di tensione dovute alla geometria della saldatura;
− dimensione e forma delle discontinuità accettabili;
− direzione delle tensioni,
− tensioni residue;
− condizioni metallurgiche;
− in alcuni casi, i processi di saldatura ed i trattamenti migliorativi successivi alla saldatura.
(5) Quando dati sperimentali sono usati per stabilire la categoria di classificazione di un partico-
lare dettaglio costruttivo, il valore ∆σR corrispondente al valore di N pari a 2 milioni di cicli,
dovrà essere calcolato per una probabilità di sopravvivenza (per log M pari al 95% con un in-
tervallo di confidenza pari al 75%, considerando la deviazione standard e la dimensione dei
campione. Il numero dei punti ricavati dai dati di prova (non minore a 10) dovrà essere con-
siderato nella analisi statistica.
(6) Dovrà essere opportunamente tenuto in considerazione il fatto che le tensioni residue sono di
ridotta entità nei campioni in scala ridotta. Le curve di resistenza a fatica risultanti dovranno
essere corrette per tenere in debito conto il maggior effetto delle tensioni residue nelle strut-
ture a grandezza reale.
P(7) I livelli di discontinuità accettabili sono definiti nella norma di riferimento n. 9. vedere l’ap-
pendice B.
(8) Si forniscono definizioni separate delle curve di resistenza a fatica per:
− i dettagli classificati, per i quali si applica il campo di variazione delle tensioni nominali
(vedere 9.6.2);
− i dettagli non classificati, per i quali si applica il campo di variazione delle tensioni geo-
metriche (vedere 9.6.3).
182 Eurocodice 3 - Progettazione delle strutture in acciaio
Fig. 9.6.1 - Curve della resistenza a fatica per campi di variazione delle tensioni normali
9. Fatica 183
Prospetto 9.6.1 - Valori numerici per le curve di resistenza a fatica per campi di variazione
delle tensioni normali
(6) Le curve di resistenza a fatica per le escursioni delle tensioni tangenziali nominali sono mo-
strate nella fig. 9.6.2. Esse hanno coefficiente angolare m = 5. Per queste curve non vi è limi-
te di fatica ad ampiezza costante, ma il limite per i calcoli a fatica a 100 milioni di cicli si ap-
plica come per le escursioni delle tensioni normali nominali.
(7) I valori corrispondenti per il calcolo della resistenza a fatica sono dati nel prospetto 9.6.2.
(8) La categoria dei dettagli 100 si riferisce al metallo base, a saldature di testa a completa pene-
trazione ed ai bulloni in accoppiamento di precisione che lavorano a taglio.
(9) La categoria dei dettagli 80 si riferisce a saldature a cordoni d’angolo ed a saldature di testa a
parziale penetrazione che lavorano a taglio.
Prospetto 9.6.2 - Valori numerici per le curve di resistenza a fatica per campi di variazione
delle tensioni tangenziali
Campo di variazione
Categoria
log a per N < 108 delle tensioni al limite
dei
per i calcoli a fatica
dettagli
(N = 108)
∆τC
(m = 5) ∆τL
(N/mm2)
(N/mm2)
100 16,301 46
80 15,801 36
184 Eurocodice 3 - Progettazione delle strutture in acciaio
Fig. 9.6.2 - Curve della resistenza a fatica per campi di variazione delle tensioni tangenziali
Fig. 9.6.3 - Curve della resistenza a fatica per giunzioni di travi reticolari tubolari
Prospetto 9.6.3 - Valori numerici per le curve di resistenza a fatica per elementi cavi
Campo di variazione delle ten-
Categoria log a per N < 108
sioni al limite per i calcoli a
dei dettagli
fatica (N = 108)
∆σC
∆σL
(N/mm2) (m = 5)
(N/mm2)
90 16,051 41
71 15,551 32
56 15,051 26
50 14,801 23
45 14,551 20
36 14,051 16
186 Eurocodice 3 - Progettazione delle strutture in acciaio
(5) Le azioni nelle membrature possono essere determinate trascurando l’effetto delle eccentrici-
tà e della rigidezza della giunzione, assumendo collegamenti incernierati, purché vengano
considerati gli effetti dei momenti flettenti secondari per valutare i ∆ delle tensioni.
(6) In assenza di una rigorosa modellazione della giunzione e verifica degli sforzi, gli effetti dei
momenti flettenti secondari possono essere presi in considerazione moltiplicando i ∆ delle
tensioni dovute alle azioni assiali negli elementi per appropriati coefficienti come segue:
− per giunzioni in travi reticolari composte da profilati cavi a sezione circolare: vedere pro-
spetto 9.6.4;
− per giunzioni in travi reticolari composte da profilati cavi a sezione rettangolare: vedere
prospetto 9.6.5.
(7) Per chiarimenti inerenti la terminologia usata nei prospetti 9.6.4 e 9.6.5: vedere prospetto
9.8.7.
Prospetto 9.6.4 - Coefficienti per tenere in conto i momenti flettenti secondari nelle giunzioni
di travi reticolari composte da profilati cavi a sezione circolare
Elementi
Tipo di giunzione Correnti Diagonali
verticali
Giunzione con Tipo K 1,5 1,0 1,3
distacco Tipo N 1,5 1,8 1,4
Giunzione con Tipo K 1,5 1,0 1,2
sovrapposizione Tipo N 1,5 1,65 1,25
Prospetto 9.6.5 - Coefficienti per tenere in conto i momenti flettenti secondari nelle giunzioni
di travi reticolari composte da profilati cavi a sezione rettangolare
Elementi
Tipo di giunzione Correnti Diagonali
verticali
Giunzione con Tipo K 1,5 1,0 1,5
distacco Tipo N 1,5 2,2 1,6
Giunzione con Tipo K 1,5 1,0 1,3
sovrapposizione Tipo N 1,5 2,0 1,4
9.7.1. Campi di variazione delle tensioni in dettagli costruttivi non saldati o sottoposti a trattamento
termico di distensione
(1) Nei dettagli costruttivi non saldati o nei dettagli costruttivi saldati sottoposti a trattamento
termico di distensione, il ∆ efficace delle tensioni da usare nella valutazione della resistenza
a fatica dovrà essere determinato sommando la componente di trazione del ∆ di tensione ed il
60% della componente di compressione del ∆ di tensione.
Prospetto 9.7.1 - Valori numerici per le curve modificate della resistenza a fatica per campi
di variazione delle tensioni normali
log a per N < 108 Campo di variazione Campo di variazione
Categoria delle tensioni al limite delle tensioni al limite
dei N ≤ 107 N ≥ 107 di fatica ad ampiezza per i calcoli a fatica
dettagli costante (N = 108)
(N = 107)
Prospetto 9.8.4 - Collegamenti saldati con saldature non soggette e carichi - Foglio 1 di 2
196 Eurocodice 3 - Progettazione delle strutture in acciaio
Prospetto 9.8.4 - Collegamenti saldati con saldature non soggette a carichi - Foglio 2 di 2
9. Fatica 197
APPENDICE B
(normativa)
Norme di riferimento
B 1. Campo di applicazione
(1) Questa parte 1.1 dell’Eurocodice 3 cita 10 norme di riferimento. Esse definiscono le norme
di prodotto e di esecuzione relative alle strutture in acciaio, progettate in accordo con
l’Eurocodice 3: parte 1.1.
B 2. Definizioni
*)
In preparazione
Appendice B 205
(9) Norma europea EN ... “Barre di acciaio laminate a caldo, piatte, quadre e tonde - Dimensio-
ni”. (Quando disponibile)
(10) Norma europea EN ... “Barre di acciaio quadre laminate a caldo – Dimensioni”. (Quando di-
sponibile)
(11) Norma europea EN ... “Barre di acciaio tonde laminate a caldo – Dimensioni”. (Quando di-
sponibile)
B 2.2.2. Profili strutturali laminati a caldo
(1) Norma europea prEN 10210-2 “Profili di acciaio finiti a caldo - Dimensioni e tolleranze” (In
preparazione)
(2) ISO 657 “Profili di acciaio laminati a caldo”:
− parte 14: Profili strutturali finiti a caldo, proprietà dimensionali e di sezione”, come se-
gue:
− fatta eccezione del fatto che l’acciaio deve essere EN 10025.
B 2.2.3. Profili strutturali finiti a freddo
(1) Norma europea prEN 10219-2 “Profili strutturali di acciaio piegati a freddo - Dimensioni e
tolleranze”. (In preparazione)
(2) ISO 4019 “Profili strutturali di acciaio finiti a freddo - Dimensioni e proprietà delle sezioni”.
B 2.2.4. Profilati piegati a freddo, diversi dai tubolari strutturali
(1) Per membrature a parete sottile e per lamiere piegate a freddo, si faccia riferimento
all’Eurocodice 3, prENV 1993-1-3, parte 1.3. (In preparazione)
B 2.3. Tolleranza
B 2.3.1. Profilati laminati a caldo, diversi dai tubolari strutturali
(1) Norma europea prEN 10034 “Profilati strutturali di acciaio ad I e ad H - Tolleranze sulla
forma e sulle dimensioni”. (In preparazione)
(2) Norma europea prEN 10056 “Angolari strutturali di acciaio a lati uguali ed a lati diversi -
Tolleranze sulla forma e sulle dimensioni”. (In preparazione)
(3) Norma europea EN ... “Profilati a C laminati a caldo ad ali rastremate e ad ali parallele - Di-
mensioni e tolleranze”. (Quando disponibile)
(4) Norma europea EN ... “Profilati a T laminati a caldo - Dimensioni e tolleranza”. (Quando di-
sponibile)
(5) Norma europea EN... “Profili a bulbo laminati a caldo - Dimensioni e tolleranza”. (Quando
disponibile)
(6) Norma europea EN ... “Profili a T ricavati da profili ad I laminati a caldo - Dimensioni e tol-
leranze”. (Quando disponibile)
(7) Norma europea EN ... “Barre quadrate di acciaio laminate a caldo – Tolleranze”. (Quando
disponibile)
(8) Norma europea EN... “Barre tonde di acciaio laminate a caldo – Tolleranze”. (Quando
disponibile)
B 2.3.2. Profili strutturali
(1) Norma europea prEN 10210-2 “Profili di acciaio finiti a caldo - Dimensioni e tolleranze”. (in
preparazione)
(2) Norma europea prEN 10219-2 “Profili strutturali in acciaio piegati a freddo - Dimensioni e
tolleranze”. (In preparazione)
B 2.3.3. Profili formati a freddo, diversi dai tubolari strutturali
(1) Per membrature a parete sottile e per lamiere piegate a freddo si faccia riferimento all’Euro-
codice 3, prENV 1993-1-3. (In preparazione)
206 Eurocodice 3 - Progettazione delle strutture in acciaio
APPENDICE C
(informativa)
C 2. Metodi di calcolo
C 2.5. Parametri
(1) Si potranno ottenere dal prospetto C 2 i valori delle costanti che devono essere adottati per le
categorie S, R e C.
(2) Nel prospetto C 3 sono dati i valori della temperatura TCV della prova di resilienza Charpy V
per acciai di qualità standard secondo EN 10025.
(3) Nel prospetto C 3 sono pure dati i valori della temperatura TCV per acciaio secondo prEN
10113.
C 2.6. Calcoli
(1) Il fattore critico di intensificazione delle tensioni K1C, convenzionale, da richiedere è dato
dalla equazione:
f yl t
K1C = ( γ C α) 0,55 [C 2]
1,226
nella quale:
1
α=
t t
k a + kb ln + kc
t1 t1
(2) Si otterrà la minima temperatura di servizio Tmin dalla equazione:
Tmin = 1,4 TCV + 25 + β + (83 − 0,08 f yl )[k d ]
0 ,17
[C 3]
nella quale:
β = 100 (ln K1C - 8,06)
210 Eurocodice 3 - Progettazione delle strutture in acciaio
APPENDICE E
(informativa)
E 1. Principi
(1) La lunghezza di libera inflessione O di una membratura compressa è la lunghezza di una
membratura, per il resto ad essa eguale, con “estremi incernierati” (gli estremi sono vincolati
contro i movimenti laterali ma liberi di ruotare nel piano di libera inflessione) che ha la stes-
sa resistenza al carico di punta.
(2) In assenza di più accurate valutazioni, la lunghezza teorica di libera inflessione per instabilità
critica elastica può venire adottata conservativamente.
(3) Si può usare una lunghezza di libera inflessione equivalente per riferire la resistenza alla in-
stabilità di una membratura, soggetta ad un carico non uniforme, a quella di una membratura,
per il resto analoga, soggetta a carico uniforme.
(4) Si può usare una lunghezza di libera inflessione equivalente per riferire la resistenza alla in-
stabilità di una membratura non uniforme a quella di una membratura uniforme sotto condi-
zioni analoghe di carico e di vincolo.
Fig. E 2.1 - Rapporto di lunghezza di libera inflessione O/L per una colonna
nel modo a nodi fissi
Fig. E 2.2 - Rapporto di lunghezza di libera inflessione O/L per una colonna
nel modo a nodi spostabili
212 Eurocodice 3 - Progettazione delle strutture in acciaio
K c + K1
η1 =
K c + K1 + K11 + K12
Kc + K 2
η2 =
K c + K 2 + K 21 + K 22
Fig. E 2.4 - Coefficienti di distribuzione per colonne continue
(7) Per telai di edifici con solai in calcestruzzo, purché il telaio abbia schema regolare ed il cari-
co sia uniforme, di solito è abbastanza accurato supporre che i coefficienti di rigidezza effi-
cace della trave siano quelli che figurano nel prospetto E 2.
214 Eurocodice 3 - Progettazione delle strutture in acciaio
Prospetto E 2 - Coefficiente di rigidezza efficace K per una trave in un telaio di edificio con
solai di calcestruzzo
Condizioni di carico per la trave Modo a nodi fissi Modo a nodi spostabili
Travi che sostengono direttamente
1,0 I/L 1,0 I/L
i solai di calcestruzzo
Altre travi con carichi diretti 0,75 I/L 1,0 I/L
Travi aventi solo momenti d’estremità 0,5 I/L 1,5 I/L
P(8) Qualora, per lo stesso caso di carico, il momento di progetto in una qualsiasi delle travi supe-
ra Wel fy/γM0, si raccomanda che la trave sia considerata incernierata in quel punto o in quei
punti.
P(9) Qualora una trave ha collegamenti nominalmente incernierati, si raccomanda che essa sia
considerata incernierata in quel punto o in quei punti.
P(10) Qualora una trave ha collegamenti semirigidi, si raccomanda di ridurre di conseguenza il co-
efficiente di rigidezza efficace.
P(11) Qualora le travi sono soggette a forze assiali, si raccomanda di adeguare di conseguenza i lo-
ro coefficienti di rigidezza efficace. Si possono usare funzioni di stabilità. Come semplice al-
ternativa, si può trascurare l’aumento del coefficiente di rigidezza, causato dalla trazione as-
siale, e si possono considerare gli effetti della compressione assiale, usando le approssima-
zioni conservative date nel prospetto E 3.
Prospetto E 3 - Formule approssimate per i coefficienti di rigidezza ridotta di una trave per
compressione assiale
Condizioni di vincolo rotazionale all’estremo Coefficiente di rigidezza efficace K della trave
lontano della trave (purché la trave resti elastica)
I N
1,0 1 − 0,4
N E
Incastrata
L
I N
Incernierata 0,75 1 − 1,0
L NE
Rotazione uguale all’estremo vicino (doppia I N
1,5 1 − 0,2
curvatura) L NE
Rotazione uguale ed opposta a quella I N
0,5 1 − 1,0
dell’estremo vicino (curvatura singola) L NE
π2 E I
In questo prospetto N E =
L2
P(12) Invece di leggere i valori nelle fig. E 2.1 ed E 2.2 si possono usare come approssimazioni
conservative le equazioni empiriche che seguono:
(a) modo a nodi fissi (fig. E 2.1)
= 0,5 + 0,14 (η1 + η 2 ) + 0,055 (η1 + η 2 )
I 2
[E 5]
L
oppure, in alternativa:
I 1 + 0,145 (η1 + η 2 ) − 0,265 η1 η 2
= [E 6]
L 2 − 0,364 (η1 + η 2 ) − 0,247 η1η 2
(b) modo a nodi spostabili (fig. E 2.2)
I 1 − 0,2 (η1 + η 2 ) − 0,12 η1η 2
= [E 7]
L 1 − 0,8 (η1 + η 2 ) − 0,6 η1 η 2
Appendice F 215
APPENDICE F
(informativa)
Instabilità flesso-torsionale
F 1.1. Principi
(1) Il momento critico elastico per instabilità flesso-torsionale di una trave, avente sezione tra-
sversale simmetrica uniforme con ali uguali, sotto condizioni normali di vincolo a ciascun e-
stremo, caricata attraverso il suo centro di taglio e soggetta ad un momento uniforme, è dato
dalla seguente equazione:
π 2 EI z I w L2 G I t
M cr = + [F 1]
L2 I z π2 EI z
E
dove: G=
2 (1 + ν)
It è la costante di torsione;
Iw è la costante di ingobbamento,
Iz è il momento di inerzia attorno all’asse minore;
L è la lunghezza della trave fra i punti che hanno vincolo laterale.
(2) Le condizioni normali di vincolo a ciascun estremo sono:
− vincolo al movimento laterale;
− vincolo alla rotazione intorno all’asse longitudinale;
− libero di ruotare nel piano.
F 1.2. Formula generale per sezioni trasversali simmetriche rispetto all’asse minore
(1) Nel caso di una trave avente sezione trasversale uniforme simmetrica rispetto all’asse mino-
re, per flessione rispetto all’asse maggiore, il momento critico elastico per instabilità flesso-
torsionale è dato dalla equazione generale:
π 2 E I z k I w (kL ) G I t
2 2
M cr = C1 2
+ + C z (
− C z ) (
2
− C z − C z )
j [F 2]
(kL ) k w I z π EI z
2 2 g 3 j 2 g 3
dove:
C1, C2 e C3 sono i coefficienti che dipendono dalle condizioni di carico e di vincolo
all’estremo;
k e kw sono i coefficienti di lunghezza efficace;
z g = za − zs
∫ (y )
+ z 2 z dA
2
z j = z s − 0,5 A
Iy
za è la coordinata del punto dove viene applicato il carico;
zs è la coordinata del centro di taglio.
Nota - Vedere F 1.2(7) e (8) per le convenzioni sui segni e F 1.4(2) per le approssimazioni
di zj.
(2) I coefficienti di lunghezza efficace k e kw variano da 0,5 per incastro completo a 1,0 quando
non vi è incastro, con 0,7 quando vi è un estremo incastrato ed un estremo libero.
P(3) Il coefficiente k si riferisce alla rotazione di un estremo nel piano. Esso è analogo al rapporto
O/L di una membratura compressa.
P(4) Il coefficiente kw si riferisce all’ingobbamento di un estremo. Se non si è posto un vincolo
apposito per l’ingobbamento, si raccomanda di prendere kw uguale a 1,0.
216 Eurocodice 3 - Progettazione delle strutture in acciaio
(5) Nei prospetti F 1.1 ed F 1.2 sono dati i valori di C1, C2 e C3 per vari casi di carico, quali ven-
gono indicati dalla forma del diagramma del momento flettente sulla lunghezza L fra i vinco-
li laterali. I valori sono dati in corrispondenza ai differenti valori di k.
P(6) Per i casi con k = 1,0, il valore di C1 per un qualsiasi rapporto di momento agli estremi, co-
me indicato nel prospetto F l.1, è dato approssimativamente dall’equazione:
C1 = 1,88 − 1,40 ψ + 0,52 ψ 2 con C1 ≤ 2,70 [F 3]
Prospetto F 1.1 - Valori dei coefficienti C1, C2 e C3 corrispondenti ai valori del coefficiente k:
momento all’estremità
Appendice F 217
(7) La convenzione sui segni per determinare zj, vedere fig. F 1.1, è la seguente:
− zj, è positivo per l’ala in compressione;
− zj. è positivo quando l’ala con il valore maggiore di Iz è in compressione al punto di
momento massimo.
(8) La convenzione sui segni per determinare zg è la seguente:
− per carichi di gravità, zg è positivo per carichi applicati al di sopra del centro di taglio;
− nel caso generale, zg è positivo per carichi che agiscono dal loro punto di applicazione
verso il centro di taglio.
( )
2
M cr = C1 + + C2 z g − C2 z g
2
2
[F 4]
(kL ) k w I z π EI z
2
(2) Per la condizione di carico di momento agli estremi è C2 = 0 e per carichi trasversali applicati
nel centro di taglio è z g = 0. Per questi casi:
I w (kL )2 G I t
2
π2 E I z k
M cr = C1 + [F 5]
(kL )2 k π 2 EI z
w Iz
218 Eurocodice 3 - Progettazione delle strutture in acciaio
F 1.4. Travi con sezioni trasversali uniformi con un solo asse di simmetria ed ali diverse
(1) Per una sezione ad I con ali diverse:
I w = β f (1 − β f ) I z hs2 [F 7]
dove:
I fc
βf =
I fc + I ft
Ifc è il momento di inerzia dell’ala in compressione rispetto all’asse minore della sezio-
ne;
Ift è il momento di inerzia dell’ala in trazione rispetto all’asse minore della sezione;
hs è la distanza fra i centri di taglio delle ali.
P(2) Per zj si possono usare le seguenti equazioni approssimate:
Appendice F 219
F 2. Snellezza
F 2.1. Generalità
(1) Il rapporto di snellezza λ LT per instabilità flesso-torsionale è dato da:
λ
λ LT = LT β w [F 12]
λ1
dove:
E
λ1 = π = 93,9 ε
fy
235
ε= (fy in N/mm2)
fy
βw = 1 per sezioni trasversali di classe 1 o classe 2 ;
W .
β w = el y per sezioni trasversali di classe 3;
W pl . y
Weff . y
βw = per sezioni trasversali di classe 4.
W pl . y
(2) Il rapporto di snellezza geometrica λLT per l’instabilità flesso-torsionale è per tutte le classi di
sezioni dato da:
π 2 E W pl . y
λ LT = [F 13]
M cr
L / i LT
λ LT =
(L / a LT )2
C1 1 +
4
25,66
[F 15]
dove:
Iw
a LT =
It
(2) Per un profilo semplice ad I oppure ad H (senza irrigidimenti di bordo):
I h2
Iw = z s [F 16]
4
dove:
hs = h - tf
P(3) Per una sezione trasversale doppiamente simmetrica, il valore di i LT è dato dall’equazione:
I I
iLT = 4 z 2 w [F 17]
W pl .y
oppure, con una leggera approssimazione, da:
Iz
iLT = [F 18]
( A − 0,5 t w hs )
P(4) Per profili laminati a I oppure ad H, che si conformano alla “Norma di riferimento” 2, si pos-
sono usare le approssimazioni conservative che seguono:
L / iLT
λ LT = [F 19]
2
1 L / iLT
C1 4 1 +
20 h / t f
oppure:
0,9 L / iz
λ LT = [F 20]
2
1 L / iz
C1 4 1 +
20 h / t f
P(5) Per qualsiasi profilo con sezione aperta ad I oppure ad H con ali uguali, la equazione appros-
simata che segue è conservativa:
L / iz
λ LT = [F 21]
2
1 L / iz
C1 4 1 +
20 h / t f
P(6) Si possono includere i casi con k < 1,0 e/o kw < 1,0 usando le equazioni:
W pl2 . y
kL 4
Iz Iw
λ LT = [F 22]
2
k kL G I t 2
C1 4 + 2
kw π E Iw
oppure:
kL / iLT
λ LT = [F23]
(kL / aLT )2
2
k
C1 4 +
kw 25,66
oppure per profili laminati standard ad I oppure ad H:
Appendice F 221
kL / iLT
λ LT = [F 24]
2
1 kL / iLT
2
k
C1 4 +
kw 20 h / t f
oppure:
0,9 kL / iz
λ LT = [F 25]
2
1 kL / iz
2
k
C1 4 +
kw 20 h / t f
oppure per un qualsiasi profilo con sezione aperta ad I oppure ad H con ali uguali:
kL / iz
λ LT = [F 26]
2
1 kL / iz
2
k
C1 +
4
kw 20 h / t f
P(7) Tranne quando si è previsto un apposito vincolo all’ingobbamento, si raccomanda di prende-
re k w uguale a 1,0.
P(8) Si possono includere i casi con carico trasversale applicato al di sopra del centro di taglio
(zg > 0) o sotto il centro di taglio (zg < 0), usando l’equazione:
W pl2 . y
kL 4
I z Iw
λ LT = [F 27]
2 I
k ( kL) 2 G I t
C1 + 2 + (C2 Z g ) 2 z − C2 Z g z
I
kw π E Iw Iw I w
oppure, in alternativa, l’equazione:
kL / iLT
λ LT = [F 28]
2 2
k (kL / a LT ) 2 2 C2 Z g 2 C2 Z g
C1 + + −
k w 25,66 hs hs
oppure per profili standard laminati con sezioni ad I oppure ad H, l’equazione:
kL / iLT
λ LT = [F 29]
2 2
1 kL / iLT 2 C2 Z g 2 C2 Z g
2
k
C1 + + −
kw 20 h / t f hs
hs
oppure, in alternativa, l’equazione:
0,9 kL / iz
λ LT = [F 30]
2 2
1 kL / iz 2 C2 Z g 2 C2 Z g
2
k
C1 + + −
kw
20 h / t f hs hs
oppure, per un qualsiasi profilo con sezione aperta ad I oppure ad H con ali uguali, l’equazio-
ne:
kL / i z
λ LT = [F 31]
2
1 kL / i z
2 2
k 2 C2 Z g 2 C2 Z g
C1 + + −
20 h / t f h
kw s hs
Appendice J 223
APPENDICE J
(normativa)
Collegamenti trave-colonna
J 1. Campo di applicazione
P(2) La qualità dell’acciaio del piatto di rinforzo dell’anima deve essere simile a quella della co-
lonna.
P(3) La larghezza bs deve essere tale che le saldature, che collegano il piatto di rinforzo
dell’anima, si estendano fino all’estremità del raccordo (vedere fig. J 2.1).
P(4) La lunghezza ls deve essere tale che il piatto di rinforzo dell’anima si estenda lungo tutta la
larghezza efficace dell’anima in trazione ed in compressione (vedere fig. J 2.1).
P(5) Lo spessore ts non deve essere minore dello spessore twc dell’anima della colonna.
P(6) Il piatto di rinforzo dell’anima deve essere saldato tutto all’intorno (vedere fig. J 2.1). Le
saldature devono avere una sezione di gola a pari a uno dei seguenti valori:
(a) quando si richiede che il piatto di rinforzo dell’anima aumenti la resistenza dell’anima a
taglio oppure a compressione:
t
a≥ s [J 1]
2
(b) quando si richiede che il piatto di rinforzo dell’anima aumenti la resistenza dell’anima a
trazione [vedere J 2.3.2(4)]:
− saldature longitudinali di testa:
a ≥ ts [J 2]
− saldature trasversali e saldature longitudinali a cordoni d’angolo.
t
a≥ s [J 3]
2
P(7) Quando la larghezza bs di un piatto di rinforzo dell’anima è maggiore di 40 ε ts, si deve di-
sporre una fila di saldature entro fori o di bulloni per garantire una collaborazione adeguata
fra il piatto di rinforzo e l’anima della colonna (vedere fig. J 2.2). Devono essere soddisfatti i
seguenti requisiti:
e1 ≤ 40 ε t s
e2 ≤ 40 ε t s
p ≤ 40 ε t s
d0 ≥ ts
dove:
e1 è la distanza dei fori dall’estremità;
e2 è la distanza dei fori dal bordo;
p è il passo dei fori;
d0 è il diametro dei fori;
235
ε= (fy in N/mm2)
fy
Fig. J 2.2 - Spaziatura delle saldature entro fori o dei bulloni per piatto di rinforzo dell’anima
Appendice J 227
Ft .Rd =
[ ]
f yb t fb (t wc + 2 2 ac ) + 7 f yc t 2fc
[J 6]
γM 0
f yb t fb (twc + 2 2 ac + 7 t fc )
ma: Ft .Rd ≤ [J 7]
γM 0
P(2) Se la resistenza di progetto Ft.RD, ottenuta da P(1) non soddisfa la condizione che segue, il
giunto deve essere irrigidito:
0,7 f yb t fb b fb
Ft . Rd ≥ [J 8]
γM 0
dove:
bfb è la larghezza dell’ala della trave.
P(3) Le saldature che collegano l’ala della trave alla colonna devono venire progettate in modo
che sviluppino l’intera resistenza di progetto dell’ala della trave fyb tfb bfb/ γM0
J 2.3.2. Anima di colonna non irrigidita
P(1) La resistenza di progetto dell’anima di una colonna non irrigidita, soggetta a forza di trazione
trasversale, è data dalla equazione:
f yc t wc beff
Ft .Rd = [J 9]
γM 0
P(2) In un collegamento saldato, la larghezza efficace dell’anima della colonna (vedere fig. J 2.3)
è data dalle seguenti espressioni:
− per una colonna in profilo laminato ad I oppure ad H:
beff = t fb + 2 2 ab + 5 (t fc + rc ) [J 10]
− per una colonna in profilo saldato ad I oppure ad H:
(
beff = t fb + 2 2 ab + 5 t fc + 2 ac ) [J 11]
P(3) L’anima non irrigidita di una colonna può venire rinforzata aggiungendo un piatto di rinforzo
dell’anima (vedere J 2.2).
P(4) La resistenza di progetto a trazione di un’anima di colonna con un piatto di rinforzo dell’a-
nima, in conformità a J 2.2, dipende dall’ampiezza della sezione di gola delle saldature
longitudinali che collegano il piatto di rinforzo dell’anima [vedere J 2.2(6) (b)]. Lo spessore
efficace t w. e f f dell’anima può essere valutato in uno dei modi che seguono:
− quando le saldature longitudinali sono saldature di testa con un’altezza della sezione di
gola a ≥ ts:
− con un piatto di rinforzo dell’anima:
tw.eff = 1,5 twc [J 12]
− con piatti di rinforzo dell’anima da entrambi i lati.
t w.eff = 2,0 t wc [J 13]
− quando le saldature longitudinali sono saldature a cordoni d’angolo con un’altezza della
sezione di gola a ≥ ts / 2 allora sia per uno sia per due piatti di rinforzo dell’anima:
tw.eff = 1,4 t wc [J 14]
Fig. J 2.5 - Pannello d’anima di colonna non irrigidito soggetto a forza di taglio
Appendice J 231
dove:
Av è l’area di taglio della colonna, come definita in 5.4.6(2).
P(2) Inoltre si deve controllare, se necessario, la resistenza all’instabilità per taglio [vedere
5.4.6(7)].
P(3) Un’anima di colonna non irrigidita può venire rinforzata mediante un piatto di rinforzo, co-
me indicato in J 2.2.
P(4) Nel calcolo della resistenza di progetto a taglio di un pannello d’anima con un piatto di rin-
forzo, si può aumentare la sua area di taglio Av di bstwc. Non si devono fare ulteriori aumenti
di Av se vengono aggiunti piatti di rinforzo da entrambi i lati dell’anima.
J 2.5.2. Pannello d’anima di colonna irrigidito
P(1) Quando vengono usati irrigidimenti diagonali d’anima (vedere fig. J 2.6) per aumentare la
resistenza a taglio di un’anima di colonna, questi devono essere progettati per resistere alle
forze di trazione e compressione trasmesse alla colonna dalle ali delle travi
P(2) Le saldature fra irrigidimenti e le ali della colonna devono essere progettate in modo da resi-
stere alle forze negli irrigidimenti.
P(3) Le saldature fra gli irrigidimenti e l’anima della colonna non devono essere dimensionate
in base a specifici requisiti statici.
Sj =
( )
E hb − t fb t wc
2
[J 18]
2
1 Fi
∑ k F
i i . Rd
dove:
Sj è la rigidezza secante con riferimento ad uno specifico valore del momento M nel
collegamento (M ≤ M Rd );
ki è il coefficiente di rigidezza per il componente i;
Fi è la forza nel componente i del collegamento dovuta al momento M, ma non minore
di F i.Rd /1,5;
F i.Rd è la resistenza di progetto del componente i del collegamento.
P(2) In un collegamento non irrigidito saldato, si devono prendere i fattori di rigidezza ki nel mo-
do seguente:
− anima della colonna, zona soggetta a taglio : k1 = 0,24
− anima della colonna, zona tesa : k2 = 0,8
− anima della colonna, zona compressa : k3 = 0,8
P(3) Per ogni componente irrigidito, il relativo coefficiente ki di rigidezza deve essere assunto u-
guale all’infinito.
P(4) Si può assumere che un collegamento saldato, nel quale l’anima della colonna è irrigidita sia
nella zona tesa sia nella zona compressa, sia un collegamento rigido (vedere 6.4.2.2).
J 3.1. Limitazioni
P(1) Il punto J 3 considera i collegamenti che rispettino le seguenti condizioni:
− si suppone che tutti i collegamenti trave-colonna bullonati abbiano solo due bulloni per
ciascuna riga di bulloni;
Appendice J 233
− si suppone che la parte esterna alla trave di una flangia di estremità estesa abbia una sola
riga di bulloni;
− si suppone che la parte esterna alla trave di una flangia di estremità estesa non sia irrigidi-
ta.
P(2) Alcune parti dei metodi dati in J 3 possono essere applicate anche alle parti corrispondenti di
altri tipi di collegamento.
P(3) La rigidezza rotazionale valutata per lo stato limite di esercizio è ragionevolmente accurata,
ma, in alcuni casi, la rigidezza rotazionale, valutata per lo stato limite ultimo, è inferiore a
quella effettiva
(12) Per la flangia di estremità della trave, ci si assicuri che la somma delle forze delle righe di bul-
loni, ottenuta dal passo (11) per ciascun gruppo di righe di bulloni, non ecceda 2 Mpl.Rd /m per
la lunghezza efficace della flangia, ottenuta da J 3.4.4, usando i valori pertinenti di Mpl.Rd e di
m per la flangia.
(13) Se è necessario per soddisfare la condizione al passo (12), si riduca in proporzione la forza in
ciascuna riga di bulloni.
(14) Per la flangia di estremità della trave, ci si assicuri che la massima forza di una riga di bul-
loni, ottenuta dal passo (13), in una riga qualsiasi di bulloni non adiacente ad un irrigidi-
mento oppure ad una ala collegata alla flangia di estremità, non superi 2 Mpl.Rd/m per una
lunghezza efficace della flangia uguale al minore fra 4m + 1,25e e 2πm.
(15) Se è necessario per soddisfare la condizione al passo (14), si riduca in proporzione la forza
in ciascuna riga di bulloni.
(16) Per l’anima della colonna, ci si assicuri che la massima forza per riga di bulloni, ottenuta
dal passo (15), in qualsiasi riga di bulloni che non sia adiacente ad un irrigidimento della
colonna, non superi la resistenza dell’anima della colonna nella zona in trazione (vedere J
3.4.6) per una larghezza efficace dell’anima della colonna uguale alla lunghezza efficace
dell’ala della colonna ottenuta al passo (10).
(17) Se è necessario per soddisfare la condizione al passo (16), si riduca in proporzione la forza
in ciascuna riga di bulloni.
(18) Si controlli la resistenza della zona in trazione dell’anima della trave, adiacente alla flan-
gia di estremità, nel medesimo modo usato per l’anima della colonna (vedere da J 3.4.6 a
J 3.4.7) prendendo in considerazione sia la totalità di ciascun gruppo di righe di bulloni
sia la singola riga critica di bulloni in base al passo (14).
(19) Se è necessario per soddisfare la condizione al passo (18), si riduca in proporzione la forza
in ciascuna riga di bulloni.
(20) Si determini il valore di progetto del momento resistente del collegamento M Rd mediante
la formula:
M Rd = Ft1. Rd
∑ hi2 [J 21]
h1
dove:
F t1.Rd è il valore di progetto della resistenza efficace della riga di bulloni più lontana
dal centro di resistenza della zona di compressione;
h1 è la distanza dalla riga di bulloni più lontana del centro di resistenza della zona
di compressione;
hi è la distanza di una riga di bulloni qualsiasi dal centro di resistenza della zona di
compressione.
n 4 M pl . Rd l t 2f f y / γ M 0
λ= β= =
m m ∑ Bt . Rd m ∑ Bt .Rd
Fig. J 3.3 - Effetti della geometria del collegamento sul modo di collasso di un elemento a T
dove:
σn.Ed e fy sono in N/mm2.
P(4) Il modo di collasso e la resistenza massima di progetto devono essere determinate conside-
rando tutte le righe di bulloni nella zona di trazione come un unico gruppo che agisca tutto
insieme in un singolo elemento a T equivalente.
P(5) A questo scopo, si deve supporre che l’elemento a T equivalente sia in equilibrio con un altro
elemento a T simile. Si deve usare il valore più basso di e tra quelli relativi all’ala della co-
lonna e alla flangia d’estremità della trave per determinare n ma si deve usare il valore effet-
tivo di e per l’ala della colonna per determinare leff.
P(6) Si deve determinare, come descritto in J 3.4.5, la resistenza efficace reale di progetto per cia-
scuna riga di bulloni, tenendo conto della compatibilità in termini di forze con la zona di tra-
zione della flangia d’estremità della trave.
Fig. J 3.5 - Ala di colonna con contropiastra nella zona di trazione del collegamento
Appendice J 241
Fig. J 3.6 - Lunghezze efficaci delle ali di elementi a T equivalenti che rappresentano
un’ala di colonna irrigidita
(d) per gli altri bulloni, se di estremità:
le f f . d = 0,5 p + 2 m + 0,625 e [J 46]
le f f . d = 4 m + 1,25 e [J 47]
le f f . d = 2π m [J 48]
dove il rapporto α viene ottenuto dalla fig. J 3.7.
P(3) Si devono trattare i gruppi di righe di bulloni poste a ciascun lato di un irrigidimento qualsia-
si, collegato alla flangia di estremità, come elementi a T equivalenti separati che possono so-
vrapporsi. Nelle flange estese, si devono trattare anche i gruppi di righe di bulloni, sopra e
sotto l’ala in trazione della trave, come elementi a T equivalenti separati che possono so-
vrapporsi. Si devono determinare separatamente per ciascun gruppo di righe di bulloni il
modo di collasso e la resistenza massima di progetto.
P(4) A tale scopo, si deve supporre che ciascun elemento a T equivalente sia in equilibrio con un
altro elemento a T simile. Per determinare n si deve usare il minore dei valori di e relativi al-
la flangia di estremità e all’ala della colonna, ma si deve usare il valore effettivo di e per la
flangia di estremità per determinare lef f .
P(5) Si deve determinare, nel modo descritto in J 3.4.5, la resistenza efficace reale di progetto per
ciascuna riga di bulloni, tenendo conto della compatibilità in termini di forze con la zona di
trazione dell’ala della colonna.
P(6) Per garantire che le saldature fra le ali della trave e la flangia di estremità abbiano una capa-
cità di deformazione sufficiente, esse devono venire progettate per resistere agli effetti di un
momento uguale al minore fra:
− il momento plastico di progetto della trave M p l . R d ;
− γ volte il momento resistente di progetto del collegamento.
dove:
γ = 1,4 per un telaio controventato [J 49]
oppure:
γ = 1,7 per un telaio non controventato [J 50]
Appendice J 243
m1
λ1 =
m1 + e
m2
λ2 =
m1 + e
P(3) Si devono ottenere le resistenze efficaci di progetto per le singole righe di bulloni usando il
metodo di calcolo J 3.3.
P(4) Si può supporre che la resistenza efficace di progetto per ciascuna riga di bulloni agisca in
corrispondenza della linea che congiunge i centri dei bulloni della riga.
J 3.4.6. Anima di colonna non irrigidita
P(1) La resistenza di progetto dell’anima di una colonna non irrigidita, soggetta a forza trasversa-
le di trazione, è data da:
f yc t wc beff
Ft .Rd = [J 9]
γM 0
P(2) In un collegamento bullonato, si deve prendere la larghezza efficace per la verifica
dell’anima della colonna a trazione uguale alla lunghezza efficace totale relativa alla distri-
buzione dei bulloni nella zona in trazione del collegamento, ottenuta da J 3.4.1.
P(3) Si può rinforzare un’anima di colonna non irrigidita aggiungendo un piatto di rinforzo in
conformità con J 2.2; vedere J 2.3.2(4).
J 3.4.7. Anima di colonna irrigidita
P(1) La resistenza di progetto dell’anima di una colonna irrigidita, soggetta ad una forza trasver-
sale di trazione, è almeno uguale alla resistenza di progetto dell’ala della trave, purché gli ir-
rigidimenti soddisfino ai requisiti specificati in J 2.3.3(1).
f yc t wc beff
ma: Fc.Rd ≤ [J 16]
γM 0
dove:
σ n . E d è la tensione normale massima di compressione nell’anima della colonna dovuta a
forza assiale e flessione.
P(2) In un collegamento bullonato, la larghezza efficace dell’anima della colonna soggetta a com-
pressione, è data da:
- per un profilo laminato ad I oppure ad H:
beff = t fb + 2 2 a p + 2 t p + 5 (t fc + rc ) [J 51]
- per un profilo saldato ad I oppure ad H:
beff = t fb + 2 2 a p + 2 t p + 5 (t fc + 2 ac ) [J 52]
P(3) Inoltre si deve verificare, secondo le prescrizioni date in 5.7.5, la resistenza dell’anima della
colonna a instabilità secondo un comportamento “a colonna”, come indicato nella fig. J 2.4.
P(4) Il modo “a nodi spostabili”, mostrato nella fig. J 2.4(b), deve venire impedito mediante op-
portuni ritegni.
P(5) L’anima di una colonna non irrigidita può venire rinforzata mediante un piatto in conformità
con J 2.2; vedere J 2.4.1(6).
J 3.5.2. Anima di colonna irrigidita
P(1) La resistenza di progetto di un’anima di colonna irrigidita, soggetta ad una forza trasversale
di compressione, è uguale almeno alla resistenza di progetto dell’ala della trave, purché gli
irrigidimenti soddisfino ai requisiti specificati in J 2.3.3(1).
E h12t wc
Sj = 2
[J 53]
µ Fi
∑ ki
i Fi.Rd
dove:
Sj è la rigidezza secante relativa ad un particolare valore M del momento nel collegamen-
to (M ≤ MRd);
MRd è il momento resistente di progetto del collegamento;
h1 è la distanza della prima riga di bulloni sotto l’ala tesa della trave dal centro di resi-
stenza della zona di compressione, eccetto nel caso indicato in (8);
µi è un coefficiente correttivo; vedere (5) e (6) più sotto;
ki è il coefficiente di rigidezza per il componente i, vedere da (2) a (4);
Fi, è la forza nel componente i del collegamento dovuta al momento M;
Fi.Rd è la resistenza di progetto dei componente i del collegamento. Per i componenti da 2 a
6 il valore di Fi non deve essere minore di Fi.Rd/1,5.
P(2) In un collegamento non irrigidito, i coefficienti di rigidezza ki devono essere presi nel modo
seguente:
− anima della colonna, zona a taglio k1 = 0,24
− anima della colonna, zona di trazione k2 = 0,8
− anima della colonna, zona di compressione k3 = 0,8
t 3fc
− ala della colonna, zona di trazione k4 =
4 m 2t wc
2 As
− bulloni, zona di trazione k5 =
lb t wc
te3
− flangia di estremità, zona di trazione k6 =
12 λ 2 m 2t wc
te3
ma k6 ≥
4 m 2t wc
dove:
lb è la lunghezza utile del bullone, che può essere presa come lunghezza totale di presa
(spessore del materiale più rosette) più metà della somma dell’altezza della testa del
bullone e dell’altezza del dado;
λ2 è definito nella fig. J 3.7.
P(3) Se la colonna ha un irrigidimento nella zona di trazione:
t 3fc t 3fc
k4 = ma k ≥
12 λ 2 m 2t wc
4
4 m 2t wc
P(4) Per qualsiasi altro componente irrigidito, il relativo coefficiente di rigidezza deve essere pre-
so uguale ad infinito.
P(5) Per i = 1, 2 oppure 3, il coefficiente correttivo µi deve essere preso uguale ad 1.
P(6) Per i = 4, 5 oppure 6, il coefficiente correttivo µi deve essere ottenuto come:
h F
µ1 = 1 1.Rd
M Rd
dove:
F 1.Rd è la forza nella prima linea di bulloni sotto l’ala tesa della trave corrispondente al
momento resistente di progetto M Rd , tranne per quanto indicato in (8).
P(7) In un collegamento con flangia di estremità estesa, si deve calcolare la rigidezza rotazionale
Sje, tenendo conto della parte esterna alla trave della flangia e si deve adottare il maggiore fra
i due valori Sj e Sje come rigidezza rotazionale del collegamento.
P(8) Quando si calcoli Sje, la distanza h1 deve essere misurata dalla linea di bulloni nella parte e-
sterna della flangia al centro di resistenza della zona di compressione e si deve prendere
248 Eurocodice 3 - Progettazione delle strutture in acciaio
F 1.Rd come la forza in quella linea di bulloni che corrisponde a M Rd . Il coefficiente di rigi-
dezza k6 si deve prendere pari a:
te3
k6 =
4 mx2 t wc
dove:
mx è definito nella fig. J 3.8.
P(9) Si può assumere che un collegamento bullonato con flangia di estremità sia un collegamento
rigido quando siano soddisfatte entrambe le condizioni seguenti:
(a) la colonna ha irrigidimenti d’anima sia nella zona di trazione sia nella zona di compres-
sione;
(b) il momento resistente viene determinato usando il metodo J 3.2.
APPENDICE K
(normativa)
K l. Generalità
P(1) Questa appendice dà regole applicative dettagliate per determinare le resistenze statiche di
giunti uniplanari in strutture reticolari, composte da tubolari rettangolari, circolari oppure
quadri o da combinazioni di questi con profili aperti.
P(2) Le resistenze statiche dei giunti sono espresse in funzione delle massime resistenze assiali di
progetto delle aste di parete.
P(3) Queste regole sono valide sia per tubolari finiti a caldo, come definito in 3.2.2, che per tubo-
lari formati a freddo, come definito in 3.2.3.
P(4) Si raccomanda che la resistenza nominale allo snervamento dei tubolari finiti a caldo e la re-
sistenza nominale allo snervamento del materiale base dei tubolari formati a freddo non siano
maggiori di 355 N/mm2.
P(5) Si raccomanda di soddisfare le condizioni date in 6.10.1.
P(6) Si raccomanda che lo spessore nominale della parete dei tubolari non sia minore di 2,5 mm.
P(7) Si raccomanda che lo spessore nominale della parete di un corrente tubolare non sia maggio-
re di 25 mm, tranne il caso nel quale siano state prese misure speciali per assicurarsi che le
proprietà dei materiale siano adeguate in tutto lo spessore.
P(8) Si raccomanda che il coefficiente parziale di sicurezza per la resistenza del giunto sia preso
uguale a:
γMj= | 1,1 |
K 2. Definizioni
P(1) In questa appendice, un giunto uniplanare in una struttura reticolare significa un collegamen-
to fra membrature giacenti in un unico piano e che trasmettono primariamente forze assiali.
P(2) Si definisce intervallo g la distanza, misurata lungo la faccia del corrente con cui avviene il
collegamento, fra le code delle aste di parete adiacenti, vedere la fig. K 1(a).
P(3) La sovrapposizione λ0v è definita come (q / p) x 100%, come indicato nella fig. K 1(b).
P(4) In K 9 sono definiti i simboli usati nei prospetti di questa appendice.
K 3. Campo di applicazione
P(1) Si possono usare le regole applicative date in questa appendice solo quando sono soddisfatte
le condizioni seguenti:
(a) Si raccomanda che le membrature abbiano sezioni trasversali di classe 1 oppure di clas-
se 2.
(b) Si raccomanda che gli angoli fra i correnti e le aste di parete e fra le aste di parete adia-
centi non siano minori di 30°.
(c) I momenti risultanti da eccentricità possono venire trascurati nel calcolo della resistenza
del giunto, purché le eccentricità siano entro i seguenti limiti:
− 0,55 d 0 ≤ e ≤ 0,25 d 0 [K la]
− 0,55 h0 ≤ e ≤ 0,25 h0 [K lb]
dove:
e è l’eccentricità, come definito nella fig. K 2;
d 0 è il diametro del corrente;
h 0 è l’altezza del corrente nel piano della trave reticolare.
P(2) Si raccomanda che le membrature, che si incontrano in un giunto, abbiano gli estremi prepa-
rati in modo tale che la forma della sezione trasversale non venga modificata.
P(3) Nei giunti intervallati, si raccomanda che l’intervallo fra le aste di parete non sia minore di
(t1 + t2), per garantire che lo spazio sia adeguato per formare saldature soddisfacenti.
P(4) Nei giunti sovrapposti, si raccomanda che la sovrapposizione sia sufficiente a garantire che il
collegamento delle aste di parete sia adeguato ad un soddisfacente trasferimento del taglio da
una membratura all’altra.
P(5) Quando i diagonali che si sovrappongono hanno spessori diversi, si raccomanda che la
membratura più sottile si sovrapponga alla membratura più spessa.
P(6) Quando le aste di parete che si sovrappongono hanno classi di resistenza diverse, si racco-
manda che la membratura con minore tensione di snervamento si sovrapponga alla membra-
tura con maggiore tensione di snervamento.
K 4. Analisi
P(1) La distribuzione degli sforzi assiali in una trave reticolare può essere determinata nell’ipotesi
che le membrature siano collegate da giunti a cerniera.
Appendice K 251
P(2) Si possono trascurare i momenti secondari nei giunti, causati dalla rigidezza effettiva alla
flessione degli stessi, purché:
− la geometria del giunto sia entro il campo di validità specificato nei prospetti K 6.1, K 7.1
oppure K 8.1, a seconda del caso;
− il rapporto fra la lunghezza del sistema e l’altezza delle membrature nel piano della trave
non sia minore di:
− 12 per i correnti;
− 24 per le aste di parete.
P(3) Si possono trascurare le eccentricità entro i limiti dati in K 3.
P(4) Per quanto attiene alla fatica vedere punto 9.
K 5. Saldature
P(1) Nei giunti saldati, si raccomanda che il collegamento sia normalmente eseguito lungo l’intero
perimetro del tubolare per mezzo di una saldatura di testa, una saldatura a cordoni d’angolo
oppure una combinazione delle due. Tuttavia, non è necessario che, in giunti che si sovrap-
pongono solo in parte, la parte nascosta del collegamento sia saldata.
P(2) Si raccomanda che la resistenza di progetto della saldatura per lunghezza unitaria di perime-
tro non sia normalmente minore della resistenza di progetto a trazione della sezione trasver-
sale della membratura per lunghezza unitaria di perimetro.
P(3) Si raccomanda di determinare lo spessore di gola richiesta come definito in 6.6.5.
P(4) Il criterio dato in (2) sarà soddisfatto se lo spessore di gola di una saldatura a cordoni
d’angolo soddisfa le seguenti condizioni:
− per acciaio EN 10025:
a
per Fe 360: ≥ 0,84 α [K 2a]
t
a
per Fe 430: ≥ 0,87 α [K 2b]
t
a
per Fe 510: ≥ 1,01 α [K 2c]
t
− per acciaio prEN 10113:
a
per Fe E 275: ≥ 0,91 α [K 2d]
t
a
per Fe E 355: ≥ 1,05 α [K 2e]
t
Quando γMj = 1,1 e γMw = 1,25, il valore di α è 1,0. Altrimenti si raccomanda di determinare α
mediante l’equazione:
1,1 γ Mw
α= [K 3]
γ Mj 1,25
P(5) Il criterio riportato in (2) può essere superato quando dimensioni di saldatura più piccole
possono essere giustificate tenendo conto sia della resistenza sia della capacità di deforma-
zione e/o della capacità di rotazione.
P(4) Per giunti fuori dal campo di validità dato nel prospetto K 6.1, si raccomanda di condurre
un’analisi più dettagliata. Si raccomanda inoltre che questa analisi tenga conto dei momenti
secondari nei giunti, causati dalla rigidezza alla flessione degli stessi.
Prospetto K 6.1 - Campo di validità per giunti saldati fra profilati tubolari circolari
di
0,2 ≤ ≤ 1,0
d0
di
5≤ ≤ 25
2 ti
d0
5≤ ≤ 25
2 t0
d0
5≤ ≤ 20 (Giunti a X)
2 t0
λ 0 v ≥ 25 %
g ≥ t1 + t 2
Prospetto K 6.2 - Resistenze di progetto per giunti saldati fra profilati tubolari circolari
254 Eurocodice 3 - Progettazione delle strutture in acciaio
K 7. Giunti saldati fra aste di parete tubolari e correnti tubolari a sezione quadra o rettangolare
K 7.1. Generalità
P(1) Si raccomanda che i valori di progetto delle forze assiali interne sia nelle aste di parete che
nei correnti allo stato limite ultimo non superino le resistenze di progetto delle membrature
determinate come definito al punto 5.
P(2) Si raccomanda che i valori di progetto delle forze assiali interne nelle aste di parete allo stato
limite ultimo non superino, inoltre, le resistenze di progetto dei giunti.
Prospetto K 7.1 - Campo di validità per giunti saldati fra aste di parete e sezione tubolare quadrata o circolare e correnti a sezione tubolare quadrata*)
256 Eurocodice 3 - Progettazione delle strutture in acciaio
Prospetto K 7.2 - Resistenze di progetto per giunti saldati fra aste di parete a sezione tubolare
quadrata o circolare e correnti a sezione tubolare quadrata
Appendice K 257
K 8. Giunti saldati fra aste di parete a sezione tubolare e correnti con sezione ad I oppure ad H
P(1) Si raccomanda che i valori di progetto delle forze assiali interne sia nelle aste di parete che
nei correnti allo stato limite ultimo non superino le resistenze di progetto delle membrature
determinate come definito al punto 5.
P(2) Nei giunti di tipo intervallato, si raccomanda di determinare le resistenze di progetto dei cor-
renti che tengano conto della forza di taglio trasferita fra le aste di parete per mezzo dei cor-
renti stessi, come definito in 5.4.9, trascurando i momenti secondari associati, nel modo se-
guente:
V
- quando Sd ≤ 0,5 :
V pl .Rd
f y 0 A0
N 0.Rd = [K 4]
γM 0
VSd VSd
- quando > 0,5 con: ≤ 1,0
V pl .Rd V pl . Rd
2 VSd
2
f y0 A0 − Av − 1
V pl .Rd
N 0.Rd = [K 5]
γM 0
P(3) Si raccomanda che i valori di progetto delle forze assiali interne nelle aste di parete allo stato
limite ultimo non superino le resistenze di progetto dei giunti.
P(4) Purché la geometria dei giunti sia entro il campo di validità dato nel prospetto K 8.1, si rac-
comanda che le resistenze di progetto dei giunti siano determinate usando le equazioni date
nel prospetto K 8.2.
P(5) Per giunti fuori dal campo di validità dato nel prospetto K 8.1, si raccomanda di condurre
una analisi più dettagliata. Si raccomanda che questa analisi tenga conto anche dei momenti
secondari nei giunti causati dalla rigidezza flessionale degli stessi.
Prospetto K 8.1 - Campo di validità per giunti saldati fra aste di parete a sezione tubolare e correnti con sezione ad I oppure ad H
Appendice K 259
Prospetto K 8.2 - Resistenze di progetto per giunti saldati fra aste di parete e sezione tubolare
e correnti con sezione ad I oppure ad H
260 Eurocodice 3 - Progettazione delle strutture in acciaio
Giunti a K, N, T, X, Y e KT sono descrizioni abbreviate per i tipi di giunti mostrati nella fig.
K 5.
APPENDICE L
(normativa)
L 1. Piastre di base
P(1) Le colonne devono essere fornite di adeguate piastre di base in acciaio per distribuire le forze
di compressione nelle parti compresse della colonna su un’area di contatto sufficiente a che
la pressione di contatto non superi la resistenza di progetto fj del giunto (malta e calcestruz-
zo).
P(2) Il momento resistente MRd per unità di lunghezza di una linea di articolazione plastica nella
piastra di base, nella zona di compressione oppure nella zona di trazione, deve essere preso
uguale a:
t2 fy
mRd = [L 1 ]
6 γM 0
P(3) Si deve assumere che le forze trasferite alla fondazione dagli elementi in compressione della
colonna siano distribuite uniformemente dalla piastra di base, come mostrato nella fig. L
1(a). La pressione risultante sull’area di contatto non deve superare la resistenza di contatto fj
del giunto e la larghezza c della zona di contatto addizionale non deve superare:
fy
c= [L 2]
3 f j γM 0
dove:
t è lo spessore della piastra di base in acciaio;
fy è la resistenza allo snervamento del materiale della piastra di base in acciaio.
P(4) Quando l’aggetto della piastra è minore di c, si deve prendere l’area di contatto efficace co-
me indicato nella fig. L 1(b).
P(5) Quando l’aggetto della piastra di base è maggiore di c, la parte di aggetto in eccesso a c deve
essere trascurata; vedere la fig. L 1(c).
P(6) La resistenza di contatto fj del giunto deve essere determinata con la formula:
f j = β j k j f cd [L3]
dove:
βj è il coefficiente di giunto, che può essere preso uguale a 2/3, purché la resistenza carat-
teristica della malta non sia minore di 0,2 volte la resistenza caratteristica del calcestruz-
zo della fondazione e lo spessore della malta non sia maggiore di 0,2 volte la larghezza
minima della piastra di base in acciaio;
k j è il coefficiente di concentrazione;
fcd è il valore di progetto della resistenza cilindrica di compressione del calcestruzzo, data
da:
f
f cd = ck
γc
dove:
fck è la resistenza di compressione caratteristica del calcestruzzo determinata in con-
formità con UNI ENV 1992-1-1 Eurocodice 2: parte 1-1;
γ c è il coefficiente parziale di sicurezza per il materiale relativo al calcestruzzo se-
condo Eurocodice 2: parte 1-1.
Appendice L 263
− a1 = 5 b1 ma a1 ≥ a [L 5d]
P(9) Per b1 si deve prendere il minore fra i seguenti valori:
− b1 = b1 + 2 br [L 6a]
− b1 = 5 b1 [L 6b]
− b1 = b + h [L 6c]
− b1 = 5 a1 ma b319 ≥ b [L 6d]
P(10) Quando la base della colonna è posta su una piastra di fondazione di calcestruzzo, si deve te-
nere debito conto della resistenza flessionale e della resistenza al punzonamento della piastra
di calcestruzzo.
L2. Tirafondi
P(1) I tirafondi devono essere progettati per resistere agli effetti dei carichi di progetto. Essi devo-
no fornire resistenza alla trazione dovuta alle forze di sollevamento ed ai momenti flettenti,
secondo il caso.
P(2) Se non vengono fomiti elementi speciali per resistere al taglio, quali elementi tozzi o connet-
tori a barra, si deve dimostrare che la resistenza al taglio dei tirafondi o la resistenza per attri-
to della piastra di base è sufficiente a trasferire la forza di taglio di progetto.
P(3) Quando si calcolano le forze di trazione nei tirafondi dovute a momenti flettenti, non si deve
prendere un braccio interno maggiore della distanza fra il baricentro dell’area di contatto sul
lato in compressione ed il baricentro del gruppo di bulloni, tenendo conto delle tolleranze re-
lative alla posizione dei tirafondi.
P(4) Si deve determinare la resistenza di progetto dei tirafondi con le indicazioni date in 6.5.5.
Appendice L 265
APPENDICE M
(normativa)
fu
e σ⊥ ≤
γ Mw
dove:
fu e β w sono quelli definiti in 6.6.5.3.
APPENDICE Y
(informativa)
Y 1. Generalità
(1) Può essere necessario eseguire prove quando:
(a) i modelli di calcolo specificati nei punti da 4 a 6 non sono sufficienti per una particolare
struttura o componente strutturale, o possono portare a risultati non economici [vedere
le prove (1) e (2) più sotto];
(b) la resistenza di progetto di un componente o di una struttura deve essere stabilita a parti-
re dalla conoscenza della sua resistenza ultima [vedere la prova (3) più sotto];
(c) è richiesta la conferma della consistenza di una produzione di componenti o di strutture,
giustificata da prove all’origine [vedere la prova (4) più sotto];
(d) deve essere stabilito il comportamento attuale di una struttura esistente perché la sua re-
sistenza è in dubbio [vedere la prova (1) più sotto].
(2) Per affrontare queste situazioni viene presentato un principio per quattro tipi di prove:
(i) una prova per accettazione allo scopo di confermare il comportamento generale di una
struttura (vedere Y 4.l);
(ii) una prova di resistenza ai carichi ultimi richiesti (vedere Y 4.2);
(iii) una prova di collasso per determinare la resistenza ultima ed il modo di collasso (vedere
Y 4.3);
(iv) una prova di controllo per stabilire la consistenza della produzione (vedere Y 4.4).
(3) Queste procedure di controllo valgono solo per strutture di acciaio.
P(4) Per lamiere e per membrature lavorate a freddo, sono stati sviluppati i metodi di prova che
sono specificati in ENV 1993-1-3 [Eurocodice 3: parte 1-3 (in preparazione)].
P(5) Per strutture di costruzioni miste di acciaio e calcestruzzo si deve fare riferimento a ENV
1994-1-1 (Eurocodice 4: parte 1-1).
P(6) Prove di modelli in scala o di elementi soggetti a carichi fluttuanti, che possono produrre fa-
tica, aventi lo scopo di diventare un criterio di progetto, non sono prese in considerazione in
questa appendice.
(2) Quando si deve costruire un certo numero di elementi per un progetto comune e uno o più
prototipi vengono provati per confermare la loro resistenza, gli altri possono essere accettati
senza ulteriori prove, purché siano simili in tutti gli aspetti importanti ai prototipi; vedere Y
4.4.
P(3) Prima di eseguire la prova di resistenza, il campione deve essere prima sottoposto e soddisfa-
re alla prova di accettazione descritta in Y 4.1.
(4) Il carico di prova per una prova di resistenza deve essere basato sul carico di progetto calco-
lato per lo stato limite ultimo, quale è dato nel punto 2, per la combinazione appropriata di
carichi permanenti e variabili.
(5) La resistenza del complesso sotto prova dipenderà dalle proprietà del materiale. Le resistenze
effettive allo snervamento di tutti i materiali di acciaio nel complesso devono essere determi-
nate da prove su campioni.
(6) Si deve ricavare il valore medio della resistenza fym allo snervamento da prove di questo tipo,
tenendo in dovuto conto l’importanza di ciascun elemento nel complesso.
(7) II carico di prova Ftest.s (includendo il peso proprio) sarà determinato da:
f ym
Ftest .s = γ M 1 FSd .ult [Y 1]
fy
dove:
FSd.ult è il carico di progetto per lo stato limite ultimo.
(8) A questo carico non ci dovrà essere collasso per instabilità oppure rottura di una parte qual-
siasi del campione.
(9) Quando si rimuove il carico di prova, lo spostamento si dovrà ridurre di almeno il 20%.
FRd =
(
0,9 Ftest . R. min f y / f ym ) [Y 2]
γM1
dove:
Ftest.R.min è il minimo risultato di prova;
fym è il valore medio della resistenza allo snervamento; vedere Y 4.2(6).
(12) Nel caso di un collasso del tipo a rottura improvvisa (“fragile”), la resistenza di progetto può
essere determinata da:
FRd =
(
0,9 Ftest . R. min f y / f um ) [Y 3]
γM1
dove:
fum è il valore medio della resistenza ultima a trazione determinato nello stesso modo di
fym; vedere Y 4.2(6).
(13) Nel caso di un collasso del tipo a rottura improvvisa per instabilità (“fragile”), la resistenza
di progetto dovrà essere determinata da:
FRd =
(
0,75 Ftest .R. min f y / f ym ) [Y 4]
γM1
(14) Nel caso di collasso del tipo instabilità duttile, nel quale la snellezza relativa l può essere de-
terminata in modo affidabile, la resistenza di progetto può [in alternativa ad (11)] essere de-
terminata da:
FRd =
[( )(
0,9 Ftest .R. min χ f y χ m f ym )] [Y 5]
γM1
dove:
χ è il coefficiente di riduzione per la relativa curva di instabilità (vedere 5.5.1);
χm è il valore di χ quando la resistenza allo snervamento è f ym.