Armi, Acciaio e Malattie - Linee Generali

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Jared Diamond

Armi acciaio e malattie

Introduzione

Il libro di Diamond, “Armi, acciaio e malattie”, cerca di fornire una spiegazione unificante per
comprendere il corso più generale della storia. Il presente elaborato ha lo scopo di esporre in modo
sintetico le sue idee in modo tale da avere una più chiara visione di insieme. Le domande da
prendere in considerazione sono: come avvenne lo sviluppo differenziato delle varie culture umane?
Quali sono state le cause remote che hanno provocato queste diversità? Perché furono proprio gli
europei e non altri popoli a conquistare il mondo durante l’era moderna? Per rispondere a queste
domande, si partirà dalle origini della storia dell’umanità fino ad arrivare ai nostri giorni, ponendo
l’attenzione su fattori di tipo ecologico ed ambientale.

Sulle origini dell’uomo


-Le origini dell’uomo sono abbastanza antiche. I nostri parenti più prossimi, tra le specie viventi
sono tre scimmie antropomorfe: il gorilla, lo scimpanzé comune e lo scimpanzé pigmeo o bonobo.
Queste tre specie si trovano solo in Africa, la storia dell’uomo da come ci mostrano i reperti fossili
iniziò proprio nel continente nero circa sette milioni di anni fa (le stime oscillano tra i cinque e i
nuovi milioni). Questo gruppo di scimmie nel corso dei migliaia di anni si sono suddivise in diversi
sottogruppi , uno dei quali diede origine per evoluzione naturale al gorilla, un altro agli scimpanzé e
un altro ancora all’uomo.

- Prima ancora ancora che nascesse un uomo anatomicamente moderno, per milioni di anni fino
all’11 000 a. C sono convissute nel mondo diverse specie di umanoidi in competizione tra loro per
la sopravvivenza. Nell’ordine in cui apparvero, queste specie proto-umane sono note come
Australopithecus africanus, Homo habilis e Homo erectus. Quest’ultimo documentato intorno a 1,7
milioni di anni fa, era grande quasi un uomo moderno, ma il suo cervello era grande meno della
metà del nostro. Dal punto di vista zoologico, l’Homo erectus era più di una scimmia ma certamente
meno di un uomo. Per arrivare a uomini abbastanza moderni tanto da essere classificati come
appartenenti alla nostre specie si dovette aspettare un ulteriore passo evolutivo: l’Homo sapiens. I
primi Homo sapiens erano capaci di usare il fuoco, ma dagli scheletri ritrovati, è stato possibile
scoprire che non possedevano nessuna forma di arte e nessun attrezzo in osso (solo in pietra). Gli
uomini Homo sapiens insidiati in Africa e in Europa, cominciarono a divergere in alcuni particolari
scheletrici e a differenziarsi da quelli asiatici dell’Est. Il genere umano dunque, partendo
dall’Africa, si diffuse il tutto il globo vivendo principalmente come cacciatore-raccoglitore e
muovendosi da Ovest verso Est. In queste migliaia di anni di evoluzione e spostamenti, fecero la
prima comparsa l’uomo di Neanderthal (130 000 – 40 000 a. C) considerato il primo uomo capace
di mostrare preoccupazione per i malati e segni di rispetto per i morti; e infine, dopo il grande balzo
in avanti del 50.000 a. C., comparve l’uomo di Cro-Magnon (50 000 – 30 000 a. C) considerato il
primo uomo capace di utilizzare il linguaggio, la creatività e di realizzare manufatti artistici quali
pitture rupestri, statuine e strumenti musicali.

-L’uomo colonizzò i diversi continenti, partendo da est verso ovest, nel seguente ordine: l’ Africa (7
milioni di di anni fa), Eurasia (già a partire da 1 milione di anni fa), Australia (prima del 40.000 a.
C), Americhe (prima del 12.000). Molte altre isole furono raggiunte più tardi: Creta, Cipro, la
Corsica e la Sardegna tra l’8500 a. C e il 4000 a. C; i Caraibi a partire dal 4000 a. C; la Polinesia e
la Micronesia tra il 1200 a. C e il 1000 d. C; Il Madagascar tra il 300 e l’800 d. C; e l’Islanda nel
900 d. C. Negli ultimi 700 anni anni le uniche terre inabitate e disponibili per gli esploratori europei
sono state le isole più remote dell’Oceano Atlantico e Indiano (come le Azzorre e Seychelles) e
l’Antartide. Partendo da qui come si è sviluppata l’evoluzione dei vari gruppi umani?
L’Eurasia è la più grande massa continentale del pianeta ed è stata occupata per un tempo più lungo
di ogni altra zona del pianeta, eccetto l’Africa; la partenza anticipata dell’Africa sembra non contare
nulla perché è avvenuta in una epoca in cui i nostri antenati erano troppo primitivi.

Da cacciatori-raccoglitori a conquistatori

-Dopo la nascita dell’uomo anatomicamente moderno, è bene chiedersi come è avvenuta la sua
differenziazione sociale e culturale. In primo luogo, come è stato possibile che alcuni popoli da
cacciatori-raccoglitori sono diventati agricoltori; e in secondo luogo, come mai nella storia sono
stati visti popoli dominatori e dominati: in altre parole perché gli europei riuscirono nella conquista
degli indiani d’America e ai secondi non balenò nemmeno l’idea di provare a conquistarli a sua
volta?

-Alla prima domanda, si può rispondere prendendo in considerazione un esperimento naturale di


evoluzione storica: la storia dei moriori e maori delle isole della Polinesia. Le due società persero i
contatti tra loro per 500 anni, entrambi provenienti dallo stesso ceppo presero strade diverse: i primi
divennero una cultura pacifica che continuò a cacciare animali e raccogliere frutta; i secondi invece
iniziarono a diventare degli agricoltori e attuarono una politica più aggressiva volta a sgominare e
dominare i moriori. Come è nata questa differenziazione? Per Diamond la risposta va cercate nelle
condizioni ambientali ed ecologiche delle isole in cui si ritrovarono. I moriori non poterono
sviluppare l’agricoltura a causa del freddo presente nelle isole Chetam, delle ridotte dimensioni
della loro isola e della sua collocazione geografica che la rendeva piuttosto isolata dalle altre.
D’altro canto i maori essendo su in isola più grande di estensione e con un clima più temperato più
favorevole all’agricoltura trovarono conveniente addomesticare piante per sfamarsi. In entrambe le
società, l’ambiente naturale ha inciso profondamente sulla loro economia, politica, tecnologia e
sulla densità della loro popolazione. Sono ben cinque i fattori ambientali fondamentali da tenere a
mente sullo sviluppo delle società umane: il clima, l’orografia, le risorse marine, l’estensione,
l’isolamento. Le popolazioni polinesiane che hanno sviluppato l’agricoltura in terreni e climi
particolarmente favorevoli e che hanno avuto più contatti con le isole vicine (senza essere isolate da
barriere naturali) vantarono una più altra produttività alimentare, generando un aumento delle
dimensioni e la densità dei vari gruppi umani. L’aumento della densità a sua volta, fece crescere il
loro sviluppo tecnico, la loro organizzazione sociale, la loro economia e politica. Il massimo grado
di evoluzione tecnica, economica, sociale e politica è stato raggiunto nelle isole Tonga e nelle
Hawaii dove in questi arcipelaghi si formarono vere e proprie dinastie di lavori specializzati:
costruttori di canoe, marinai, carpentieri, uccellatori e tatuatori. Evidentemente, nel bilancio
complessivo le isole Tonga e le Hawaii possedevano delle buone condizioni ambientali che ne
permisero lo sviluppo. Queste influenze ambientali sono importanti, ma non vanno prese come delle
variabili certamente determinanti e universali.

-La seconda domanda sembra apparentemente mettere in gioco altre cause. Il 15 novembre del 1532
si verificò uno dei momenti più emblematici nella storia dei rapporti tra l’Europa e l’America:
l’incontro tra tra l’imperatore inca Atahualpa e il conquistador spagnolo Francesco Pizarro nella
città andina di Cajamarca. Pizarro fece prigioniero Atahualpa, lo tenne in ostaggio per otto mesi,
durante i quali si fece consegnare il più spropositato ricatto della storia (circa 80 metri cubi d’oro!),
e infine, rimangiandosi ogni promessa lo fece uccidere. La fine di Atahualpa fu un evento decisivo
nella conquista dell’impero inca. Probabilmente gli spagnoli avrebbero vinto in ogni caso essendo
dotati di una tecnologia superiore ma non certo con l’incredibile facilità con cui avvenne. I motivi
che permisero a Pizarro di catturare Atahualpa sono gli stessi che determinarono il risultato di tanti
scontri analoghi tra colonizzati e colonizzatori in epoca moderna. Gli spagnoli vinsero nel Nuovo
Mondo per via della loro superiorità militare, basata su armi da fuoco, lame in acciaio e cavalleria;
le epidemie di malattie infettive endemiche in Eurasia; la tecnologia navale; l’organizzazione
politica degli stati europei che permise il finanziamento di questa enorme impresa; la tradizione
scritta, grazie alla quale gli europei possedevano il vantaggio dell’informazione e di conoscenze del
tutto sconosciute agli inca. In breve: “Armi, acciaio e malattie”. Ma molto prima che le spade e
l’acciaio e i fucili furono inventati, fattori analoghi a questi permisero l’espansione di altri popoli
non europei. Sebbene “Armi, acciaio e malattie” sono i motivi che rispondere alla domanda, non
sono altro che le cause prossime di qualcosa di più grande dietro. In altre parole, bisogna chiedersi
il perché gli inca non avevano inventati fucili e le navi, non sono sbarcati in Europa a cavallo di
qualche temibile animale, non hanno trasmesso a noi malattie epidemiche, perché la loro
organizzazione politica non era tanto complessa quanto la nostra; insomma l’obiettivo principale
sarà quello di individuare le cause più remote.

Sull’origine delle “Armi dell’acciaio e delle malattie”


-Le “Armi, l’acciaio e le malattie” sono solo le cause prossime che portarono gli Spagnoli alla
vittoria nel Nuovo Mondo. Gli spagnoli le avevano gli inca no. Come mai i secondi non le avevano
dunque? Da dove sono nate? La risposta è semplice: grazie all’agricoltura. Popoli diversi nell’arco
della storia abbracciarono l’agricoltura in tempi diversi e alcuni come gli aborigeni australiani non
lo fecero mai. Ma come è nata l’agricoltura? Per molto tempo è stata una strategia utile alla
sopravvivenza che ha convissuto in contemporanea con la caccia e la raccolta di frutti, ma questa fu
possibile solo nel momento in cui avvenne la domesticazione di specie animali e vegetali. Ma come
è avvenuta la domesticazione di pianti e animali? Procedendo a ritroso in questo modo e ponendoci
domande del genere è possibile risalire alle cause più remote che ci consentono di comprendere il
perché alcuni popoli hanno avuto una diversa linea evolutiva.

Cause prossime e remote


-Il seguente schema (leggendolo dall’alto verso il basso) mostra un riepilogo schematico di
quell’insieme di fattori che portarono dalle cause remote (come l’orientamento degli assi
continentali) alle cause prossime (cavalli fucili, malattie ecc). Per esempio, le malattie infettive
fecero la loro comparsa in zone ricche di specie addomesticabili; questo in parte perché, grazie
all’agricoltura che ne conseguì, nacquero in quelle stesse società sovrappopolate che ne facilitarono
il propagarsi delle epidemie; in parte perché gli agenti patogeni umani si evolsero a partire da quelli
degli animali domestici. Questo schema è alla base della tesi di Diamond presentata nel libro.
Asse continentale in direzione est ovest (cause più remote)

Facilità di diffusione delle specie Ampia disponibilità di


specie addomesticabili

Domesticazione di molte specie animali e vegetali

Nascita dell’agricoltura, surplus alimentare, immagazzinamento

Società sedentarie numerose, densamente popolate, socialmente stratificate

Tecnologia: è autocatalitica:
Più densità di
popolazione,
più società in
competizione tra loro,
più potenziali inventori

Navigazione
transoceanica
(cause prossime)

Armi da fuoco,
spade d’acciaio
(cause prossime) Cultura scritta, Malattie epidemiche Cavalli
Nascita dello Stato (cause prossime) (cause prossime)
(cause prossime)

I due assi del mondo


-Nel mondo sono presenti due assi: uno est-ovest e uno nord-sud. L’Eurasia come continente è stato
avvantaggiato: la presenza dell’asse est-ovest ha facilitato la diffusione di piante e animali
consentendo all’agricoltura di potersi sviluppare più rapidamente rispetto a un continente come
l’Africa o le Americhe orientate lungo l’asse nord-sud. Non solo piante e animali, ma la presenza di
un asse favorevole in un continente (e quindi le sue condizioni geografiche) ha facilitato l’accesso e
la circolazione ad altri popoli a idee, tecnologie, informazioni, alfabeti, governi sempre più
centralizzati, malattie e cosi via.

Sulla nascita dell’agricoltura


Se gli uomini per migliaia di anni hanno vissuto di caccia e di raccolta dei frutti, come mai ad un
certo punto decisero di coltivare? I primi agricoltori erano assai più gracili e malnutriti dei loro
colleghi cacciatori-raccoglitori, erano più soggetti a malattie e morivano in media prima. Nessun
vantaggio dunque per una vita da agricoltore. Eppure negli ultimi 10 000 anni la tendenza è stata
evidente: i cacciatori-raccoglitori si convertirono in massa in contadini. Quali sono state le cause
che determinarono questa scelta? Quattro sono i fattori in gioco:

1) Un primo fattore riguarda il declino delle risorse naturali. Negli ultimi 13 000 anni vivere di
caccia e di raccolta è stato sempre più difficile, perché le specie su cui si può contare sono diventate
(sopratutto gli animali) sempre meno numerose, o sono scomparse del tutto. Alla fine del
Pleistocene gran parte degli animali di grossa taglia si sono estinti, portando l’uomo a preferire
l’agricoltura come strategia di sopravvivenza.
2) Un secondo fattore è dovuto al rapido aumento della disponibilità di specie animali e vegetali
addomesticabili a scapito di quelle irrimediabilmente selvatiche. Ad esempio, i cambiamenti
climatici del Pleistocene nel Vicino Oriente ampliarono in modo considerevole l’area di diffusione
dei cereali selvatici, che poterono essere raccolti molto facilmente in grandi quantità dalle
popolazioni locali. Da questo alla domesticazione di grano e orzo il passo fu semplice.
3) Un altro fattore può essere ricercata nei crescenti progressi tecnologici in settori che si sarebbero
rilevati utili per la vita agricola, cioè nella raccolta, trasformazione e stoccaggio del cibo.
4) Il quarto fattore è dato dal legame di causa-effetto (in entrambi i sensi) tra la crescita della
produzione di cibo. In tutte le aree dove la documentazione archeologica è chiara abbiamo prove del
fatto che il passaggio all’agricoltura è accompagnato da un aumento dell’affollamento riuscendo
così a sfamare un maggior numero di persone più efficientemente.

- Questi 4 fattori ci aiutano a capire perché nella Mezzaluna fertile l’agricoltura sia comparsa
nell’8500 a. C. Nel 18 500 era conveniente più conveniente fare il cacciatore rispetto che fare
l’agricoltore per via della presenza di mammiferi di grossa taglia. A questi quattro fattori se ne
aggiunge un quinto:
5) I cacciatori-raccoglitori divennero agricoltori in alcune aree del pianeta già perché confinavano
con quest’ultimi. Gli agricoltori confinanti essendo più numerosi e in possesso di una tecnologia
superiore, di malattie e di eserciti dominarono i cacciatori-raccoglitori importando non solo usi e
costumi ma anche il modello dell’agricoltura. I pochi cacciatori-raccoglitori che sono riusciti a
sopravvivere hanno avuto dalla loro parte barriere geografiche o ecologiche che hanno agito come
un potente freno all’immigrazione di popoli stranieri.

- Domanda di riflessione. È possibile pensare che le condizioni ambientali presenti in due luoghi
diversi del globo hanno influito sulla nascita dell’agricoltura? Vediamolo in pratica, mostrando un
esempio e un controesempio.

Esempio. Motivazioni per cui Nella Mezzaluna fertile fu più facile la nascita dell'agricoltura.

1) Area di grande estensione dal clima mediterraneo con una maggiore diversità animale e vegetale.
2) Forti escursioni stagionali con conseguente crescita delle piante.
3) Diversità orografica con conseguente biodiversità
4) La biodiversità ha permesso l’abbondare di specie animali di grossa taglia che furono utilizzati
come forza motrice nei campi.
5) Sconvenienza in quest’area di optare per uno stile di vita da cacciatore-raccoglitore. Pochi grandi
fiumi e lo sbocco sul mare era limitato, la pesca e la raccolta di molluschi non erano attività
produttive. Dopo lo sterminio di branchi di gazzelle, fu molto più conveniente iniziare a coltivare.

Controesempio. La Nuova Guinea ci offre un istruttivo controesempio alla storia della Mezzaluna
fertile. Anche qui l’agricoltura è nata in modo spontaneo, ma il suo sviluppo è stato frenato
dall’assenza di cereali e legumi e di animali addomesticabili, dalla conseguente mancanza di
proteine e dalla limitazione posta dalle elevate altitudini.
1) Mancanza di cereali addomesticabili presenti nella Mezzaluna fertile e in Cina.
2) Mancanza di animali di grossa taglia con conseguente carenza di proteine tanto da diffondersi il
cannibalismo.
3) Le specie indigene coltivate sono povere di calorie perché crescono ad altitudine elevate
-In quali zone ebbe origine l’agricoltura?
Sono state identificate cinque aree: Mezzaluna Fertile (8500 a. C. ), Cina (prima del 7.500 a. C) ,
Mesoamerica( prima del 3500 a. C), Ande e bacino amazzonico ( prima del 3500 a. C) e gli Stati
uniti Orientali (2500 a. C. ) . Altre quattro possibili candidate con margine di incertezza: il Sahel,
l’Africa equatoriale occidentale, l’Etiopia e la Nuova Guinea.

-La diffusione dell’agricoltura e dell’allevamento.


In tre o quattro zone le specie fondatrici furono fornite dal Vicino Oriente, L’agricoltura e
l’allevamento non furono un’invenzione europea, ma furono portati all’esterno grazie a specie non
indigene; solo in un secondo tempo i contadini europei riuscirono a addomesticare una specie
locale, il papavero, che si diffuse poi verso Oriente. L’agricoltura e l’allevamento comparvero in
modo spontaneo in poche aree del pianeta, con tempi assai diversi, e si diffusero da questi nuclei
originari in due modi: tramite l’apprendimento delle tecniche da parte dei popoli confinanti, o con
l’invasione da parte dei primi agricoltori (e anche questo avvenne in momenti assai diversi nelle
varie parti del mondo). In alcune aree in cui le condizioni climatiche erano favorevoli, tuttavia,
l’agricoltura non nacque mai spontaneamente né fu portata in tempi preistorici, e l’uomo vi
continuò a vivere per millenni come cacciatore e raccoglitore fino a quando non venne in collisione
con il mondo moderno. I popoli che divennero agricoltori per primi si guadagnarono un grande
vantaggio sulla strada che porta alle armi, all’acciaio e alle malattie: da allora, la storia è una lunga
serie di scontri impari tra chi aveva qualcosa e chi no. Dunque, avere piante e animali a
disposizione fece una bella differenza.1

-Quali furono le conseguenze dell’agricoltura?


L’agricoltura portò chiaramente con sé due vantaggi rispetto alla condizione di cacciatore-
raccoglitore e uno svantaggio non di poco conto.

1) il primo vantaggio fu la fine di una vita vita nomade con la conseguenza di non controllare più le
nascite attraverso una serie di stratagemmi poiché incapaci di sostentare tutte le bocche della tribù
(aborto, infanticidio, astinenza sessuale ecc).
2) Il secondo vantaggio fu un la nascita di un surplus alimentare e di un sistema di tassazione
adeguato a garantire l’esistenza di una classe di soldati di professione capace di organizzare una
guerra di espansione meglio di quanto possa fare una banda di nomadi (l’inizio della navigazione

1 Per ulteriore approfondimento, su quali specie di piante e animali fossero presenti nei diversi continenti guardare la
tabella a pagina 73 del libro.
transoceanica ne è un esempio). In conclusione, si formò lo Stato e le altre classi della società: i
sacerdoti, che danno alla guerra una giustificazione religiosa; gli artigiani tra cui spadai e gli
armaioli (da qui le armi e le armature in acciaio); e gli scribi e gli intellettuali, cui spetta il compito
di conservare e tramandare l’informazione (la cultura scritta).
3) Lo svantaggio fu l’origine delle malattie epidemiche provenienti dallo stare troppo a contatto con
gli animali domestici nei campi di lavoro.

Le armi e l’acciaio. Sulla tecnologia


-La tecnologia, in forma di armi e mezzi di trasporto, è il mezzo più immediato grazie al quale
alcuni popoli hanno soggiogato altri e allargato i loro domini; è il fattore più importante nelle grandi
dinamiche storiche. Come mai furono gli europei e non gli africani e gli americani a svilupparla per
prima? Secondo Diamond, le invenzioni nascono quando esiste un bisogno comune fortemente
sentito, a cui la tecnologia esistente non dà risposta o risponde in modo parziale. Gli inventori
potenziali, spinti dall’attrattiva del denaro o dalla gloria, capiscono il bisogno e cercano di
soddisfarlo; alla fine qualcuno riesce a escogitare una soluzione migliorativa, che la società fa sua
sempre che sia compatibile dal punto di vista culturale e tecnico. In verità diversi casi storici
mostrano non è tanto la necessità e il bisogno che spinge all’invenzione quanto l’opposto: spesso
molte invenzioni nascono perché gli inventori per lungo tempo giocherellano con i loro modelli,
finché un giorno non si accorgono che quell’oggetto può soddisfare un bisogno specifico. Una volta
constatata l’utilità di una invenzione il passo successivo è quello di persuadere la società ad
adottarla. Inizialmente non tutte le invenzioni vengono accettate, anzi vi è una forte ostinazione da
parte della società (ad esempio gli inglesi provarono riluttanza a ad accettare la luce elettrica nelle
strade).

- Come fu possibile la tecnologia?


Gli storici hanno avanzato ben 14 ragioni per spiegare la nascita della tecnologia. Diamond non
essendo soddisfatte di queste, è sempre a sostegno della tesi che, in ultima istanza, questa fu
possibile per via delle giuste condizioni ambientali e geografiche.2 I popoli lungo l’asse est-ovest,
privi di barriere ambientali con altri popoli già in possesso di tecnologie più avanzate, furono più
ricettivi all’innovazione. L’ambiente e la geografia hanno influenzato i popoli ad accettare con
maggiore o minore facilità un tipo di tecnologia ma non sono variabili determinanti. Infatti, è

2 Su questo punto cfr. pp. 196-203


accaduto che alcune tecnologie per una serie di fattori imprevedibili e anche culturali siano state
rifiutate da un popolo provocando una regressione tecnologica: ad esempio in Giappone i samurai
rifiutarono i fucili per lungo tempo in linea con le loro tradizioni oppure in Cina venne proibita la
produzione di orologi meccanici. La tecnologia di un popolo quindi, non dipende dalle sue
invenzioni autonome, ma dal grado di diffusione delle idee e delle tecnica della società che fu
possibile grazie alla presenza di ostacoli ambientali tra i popoli non insuperabili.

-La tecnologia si autoalimenta: progredisce più rapidamente in vaste aree di risorse aree ricche di
risorse, abitate da popolazioni numerose, divise in società in competizione tra loro, all’interno dei
quali esistono molti potenziali inventori. Per concludere, i tre fattori chiave che portarono la nascita
della tecnologia furono: nascita dell’agricoltura, facilità di contatto e dimensioni della popolazione.

Sull’origine della scrittura


-La conoscenza è potere. La scrittura è una fonte di potere nelle società moderne, perché rende
possibile trasmettere la conoscenza meglio, più rapidamente e più lontano. È vero che alcuni popoli,
come gli inca, riuscirono comunque a governare degli imperi senza la scrittura, ed è anche vero che
non sempre gli alfabetizzati sconfiggono gli analfabeti, come impararono a loro spese i romani con
gli unni. Ma l’espansione in America, Australia e Siberia rappresenta comunque l’esito più comune
di queste vicende. In tutte le conquiste, la scrittura marciò di pari passo con le armi, i germi e i
governi. Attraverso la scrittura si potevano trasmettere ordini, indicare zone fertili e descrivere
potenziali pericoli, tenere e amministrare territori. Ma perché solo alcuni popoli arrivarono alla
scrittura? Le dinamiche sono più o meno simili a quelle già viste sulla diffusione della tecnologia.

-Inventare un sistema di scrittura dal nulla deve essere stato incomparabilmente più difficile che
prenderne in prestito uno dai vicini e adattarlo dalle proprie esigenze. I primi scribi dovettero
pensare a cose che oggi diamo per scontate: ad esempio escogitare un modo per suddividere il
flusso della lingua in unità di base, fossero queste parole, sillabe o fonemi; individuare una forma
standard per queste unità. I pionieri della scrittura riuscirono in qualche modo a farcela senza avere
a disposizione esempi della “cosa” che stavano costruendo. Poiché questo indubbiamente è un
compito difficile, non ci stupisce il fatto che l’invenzione autonoma della scrittura sia stata un
evento assai raro nella storia dell’umanità. Solo due sono i popoli che ci riuscirono senza ombra di
dubbio: i sumeri prima del 3000 a. C. e gli indiani del Mesoamerica prima del 600 a. C.; a questi si
possono aggiungere gli egiziani intorno al 3000 a. C. e con molto probabilità i cinesi prima del 1300
a. C. Tutti gli altri sistemi di scrittura comparsi nel mondo furono certamente copiati, modellati o
perlomeno ispirati da quelli degli altri popoli. Era molto più semplice copiare qualcosa piuttosto che
inventarlo dal nulla.

- Come fu possibile la scrittura?


La scrittura presso i cacciatori raccoglitori non aveva alcuna utilità perché l’informazione orale era
più sufficiente nella loro società per comprendere la pericolosità di una pianta o di un animale o
dove si trovasse una specifica risorsa. Inoltre, in quelle società mancava quel surplus alimentare
generato dall’agricoltura per mantenere la casta degli scribi. L’agricoltura quindi fu una condizione
necessaria che rese possibile la scrittura ma non era sufficiente. Tanto è vero che alcune società
come quelle inca possedevano i requisiti istituzionali ma non arrivarono mai a scrivere. Come si
può spiegare? Dobbiamo ricordare qui che la maggioranza dei popoli dotati di scrittura non se la
inventò da sé ma la acquisì (o fu ispirata a reinventarla) dai popoli confinanti. Molto probabilmente
anche gli inca sarebbero arrivati tra qualche centinaio di anni alla scrittura in modo autonomo ma se
non ci fossero state barriere ambientali tra il Mesoamerica e le Ande l’avrebbero utilizzata molto
prima importandola dai loro vicini indiani. L’isolamento dovuto alle barriere ambientali e la
distanza di 2000 km delle Ande al primo centro di scrittura hanno influenzato lo sviluppo della
società inca che non conobbe la scrittura. Un caso analogo è anche successo nelle isole Tonga e
nelle Hawaii: stati in formazione ma incapaci di leggere e scrivere perché vissuti in condizioni di
isolamento da altri centri di scrittura. Ancora una volta fattori come l’ecologia e l’ambiente
risultano essere cruciali. Meno isolamento con altri dovuto alle barriere ambientali e più possibilità
per un popolo di imparare a scrivere.

Sull’origine delle malattie


-L’agricoltura portò anche la nascita delle malattie, che fecero la loro comparsa nelle società
agricole a causa della presenza di animali. I virus di vaiolo, morbillo e influenza, ad esempio sono
mutazioni di virus ancestrali che colpivano gli animali. I pastori furono le prime vittime delle nuove
malattie, ma anche i primi a sviluppare delle forme di immunità. Quando una popolazione resistente
a un virus entra in contatto con un’altra in cui lo stesso virus è ignoto, quest’ultima viene
regolarmente decimata: in alcuni casi il tasso di mortalità arriva al 99%. E sappiamo che questo
fatto (un regalo dei nostri animali domestici), fu decisivo nella conquista delle Americhe,
dell’Australia, del Sudafrica e della Polinesia.
-Che ruolo ebbero le malattie nella storia del mondo?
Gli europei avendo praticato l’agricoltura migliaia di anni prima rispetto altre zone del mondo ed
essendo vissuti a contatto con animali domestici per un più lungo periodo di tempo hanno
sviluppato anche prima rispetto altri popoli resistenze di tipo immunitario e genetico. Quando i
conquistadores andarono nel Nuovo Mondo, non dovettero nemmeno impugnare le armi per
spazzare via gli indiani perché furono anticipati dalle malattie di cui erano portatori. Nei due secoli
successivi al 1492, la popolazione indigena che si aggirava intorno ai venti milioni scomparve per il
95%. Vaiolo, morbillo, influenza e tifo si alternarono dapprima come principali cause di morte; poi
arrivarono i rinforzi: difterite, malaria, orecchioni, pertosse, peste, tubercolosi e febbre gialla.
Mentre una dozzina di malattie letali giungeva nel Nuovo Mondo, praticamente nessuna compiva il
percorso inverso (unica eccezione si pensa la sifilide). D’altronde da dove potevano provenire
queste malattie? Gli americani nel loro continente avevano pochi animali domestici (tacchino, lama
e la cavia) e non possedevano mammiferi di grossa taglia perché l’80% di essi si era estinto alla fine
dell’ultima glaciazione, 13 000 anni fa. I pochi animali che erano stati addomesticati non avevamo
molte probabilità di trasmettere malattie, se confrontati con i buoi o con i maiali. Inoltre, con questi
animali gli americani vivevano relativamente a contatto, mentre i contadini eurasiatici hanno
sempre vissuto gomito a gomito con i loro animali anche nella stessa stanza. L’importanza storica
delle malattie infettive portateci dagli animali va ben oltre lo scontro tra il Vecchio e il Nuovo
Mondo. I germi eurasiatici hanno decimato gli indigeni un po’ ovunque: isole nel Pacifico,
Australia, Sudafrica e così via. I tassi di mortalità nelle popolazioni esposte per la prima volta a
questo tipo di patogeni si è attestato dal 50% al 100%.

Sull’origine dello Stato


-La combinazione di governo e religione, insieme alle malattie infettive, scrittura e tecnologia è uno
dei quattro fattori che ha regolato le grandi linee della storia. Ma come è nato lo Stato?
Le società umane nel corso della loro storia sono state classificate in quattro gruppi secondo il loro
grado di complessità: bande, tribù, chefferies, Stati.3 A partire dall’unità più semplice, la banda, fino
ad arrivare alle chefferies, le società umane aumentando di numero, da una condizione di
uguaglianza politica giunsero a giustificare un governo cleptocratico (o “governo di ladri”) in cui il
trasferimento della ricchezza da una classe all’altra diventò di fatto una cosa lecita. L’élite per
ottenere il consenso popolare e mantenere il suo stile di vita adottò quattro soluzioni:
1) Disarmare le masse e trasformare l’esercito in una casta elitaria.

3 Per una rapida panoramica sulle loro caratteristiche e differenze basta guardare la tabella a pagina 212
2) Rendere le masse felici ridistribuendo i tributi in modi a queste graditi.
3) Usare il monopolio della forza per mantenere l’ordine pubblico e calmare la violenza, facendo
contenti i bravi cittadini.
4) Fabbricare una ideologia o una religione che giustifichi la cleptocrazia

L’ultimo traguardo fu quello di creare una istituzione economica sociale e politica come lo Stato.
Nello stato il controllo centrale diventò più capillare e la ridistribuzione economica sotto forma di
tasse e tributi diventò generalizzata. Negli ultimi 13 000 anni della storia del genere umano c’è stata
una tendenza ben definita all’emergere di società sempre più grandi e complesse: si va dal semplice
al complesso, dal piccolo al grande.

-Come fu possibile lo Stato?


Tre sono le teorie più accreditate per spiegare la nascita dello Stato. Diamond propone un altra
teoria che invita a cercare una spiegazione altrove.

1) Secondo Aristotele non c’è nulla da spiegare: è la condizione naturale del genere umano e nulla
di più. L’essere umano è un animale sociale è mira a creare società più complesse.
2) Rousseau invece, riteneva che gli stati si formano per un contratto sociale, una decisione
razionale a cui si giunge dopo aver considerato i propri interessi e scoperto che questi sarebbero
meglio tutelati in una società complessa. In pratica però non si è mai visto che gli stati sorgono in
questa atmosfera di lungimiranza: le società più semplici non rinunciano spontaneamente alla
sovranità per fondersi con altre, ma lo fanno perché conquistate o perché spinte da qualche
pressione esterna.
3) Una terza teoria, ancora molto popolare, prende le mosse dal fatto assodato che in Mesopotamia,
così come in Cina e in Messico, lo stato sorse più o meno contemporaneamente ai primi grandi
sistemi di irrigazione, sistemi che richiedono un’organizzazione centralizzata per essere costruiti e
mantenuti. Da questa osservazione si ricava un processo di causa ed effetto: alcuni popoli si
accorsero di quanto sarebbe stato utile avere un sistema di irrigazione (che non avevano mai visto) e
col tempo si convinsero di tramutare le loro inefficienti società in stati in grado di organizzare
questi grandi lavori pubblici. Il punto debole di questa teoria idraulica è che si occupa solo dello
stadio finale dell’evoluzione e non parla dell’impulso fondamentale che spinse dalle bande alle tribù
alle chefferies nel corso dei millenni, molto prima che l’idea dell’irrigazione potesse balenare in
mente a qualcuno. Inoltre è smentita dai dati archeologici più precisi: ad esempio in Messico e in
Cina esistevano sistemi di canalizzazione anche prima della nascita degli stati.

-La spiegazione di Diamond. L’agricoltura ha fatto aumentare la popolazione e ha agito in molti


modi per rendere la società più complessa. Lo Stato nasce in seguito a quattro motivi.
1) Il primo a che fare con il problema dei conflitti estranei. In una società numerosa non possono
nascere la violenza e in conflitti presenti nelle tribù o nelle bande, così lo stato diventa utile per
limitare la violenza dei singoli. Ecco perché nascono le autorità centrali a cui è riservato l’uso della
forza.
2) Un secondo motivo è la crescente difficoltà dei processi decisionali comuni in presenza di molti
soggetti. Lo Stato assicura decisioni più veloci ed efficaci.
3) Una terza ragione è di carattere economico. Ogni società ha bisogno di un mezzo per far circolare
le risorse tra i suoi membri. In questo senso lo Stato risolve il problema della distribuzione delle
risorse.
4) La quarta ragione è di carattere demografico. Le società più complesse non solo sono più
numerose ma hanno anche maggiori densità di popolazione. Lo Stato riesce a risolvere in modo più
efficiente i problemi legati all’aumento della popolazione.

La risoluzione dei conflitti, i processi decisionali, l’economia, lo spazio a disposizione: ecco i


quattro fattori che spingono le società numerose a darsi delle autorità di governi centrali.
E i governi centrali inevitabilmente danno la possibilità a chi ha potere, detiene le informazioni e
ridistribuisce la ricchezza di “ricompensare” se stesso e la propria famiglia: nascono le élite.
Le élite hanno autorizzato la guerra e le minacce che hanno giocato un ruolo fondamentale nella
formazioni di quasi tutte le società complesse.

Conclusioni

Diamond sostiene che i continenti tra loro differiscono sotto innumerevoli aspetti, ognuno di essi ha
delle ripercussioni sulla storia di chi li abita. I fattori che mettono in luce le differenze sono
principalmente quattro:
1) Il primo riguarda le differenze in fatto di specie selvatiche e animali adatti per la domesticazione.
Questo permise la nascita dell’agricoltura, del surplus alimentare e di società stratificate altamente
produttive.
2) Il secondo riguarda dalla possibilità di spostamento tra i vari continenti. In Eurasia questa
possibilità era molto alta perché è un continente sull’asse est-ovest è che in genere barriere
ecologiche non insuperabili. Cosa ben diversa in America e in Africa dove l’asse nord-sud rendeva
più difficile lo spostamento di idee, tecnologie, piante e animali.
3) Importante è anche lo scambio tra i continenti, non solo al loro interno. L’Australia il continente
più isolato è stato anche quello più arretrato.
4) Per concludere, un ultimo numero di fattori riguarda l’area e il numero di abitanti. Un continente
più vasto e popoloso ospita un maggior numero di società in competizione, e ha in potenza più
inventori e invenzioni. L’Eurasia tra le più grandi masse del pianeta, aveva di gran lunga il maggior
numero di popoli e di potenziali inventori portatori di tecnologia, idee e invenzioni.

Tutti questi fattori sono dati da differenze geografiche che possono essere quantificate
oggettivamente e non sono opinabili. Con ciò Diamond non intende sostenere una forma di
“determinismo geografico”, infatti, riconosce che la storia è anche frutto di fattori imprevedibili.4
Tuttavia nel bilancio complessivo, le variabili ambientali, ecologiche e la presenza di piante e
animali addomesticabili in un dato continente, con maggior peso rispetto ad altri variabili, hanno
fatto la differenza nell’evoluzione storica di un popolo. Questo tipo di interpretazione sembra
abbastanza plausibile ma non è esente da critiche. McNeill lo ha criticato per aver sottovalutato
l’autonomo ruolo di fattori culturali a volte decisivi. Il problema della supremazia dell’occidente è
trattato in modo superficiale e le sue risposte sembrano meno originali. Ciò che serve a rispondere
alla domanda “perché l’Eurasia?” non basta a spiegare “perché l’Europa?”. In altre parole, credo
che alluda al fatto che sia più sensato parlare di “possibilismo geografico” 5: non è l’ambiente a
determinare l’uomo, anche se offre delle possibilità e delle risorse. I vari gruppi umani hanno la
possibilità di sfruttare queste risorse e in seguito di organizzarsi socialmente, economicamente e
politicamente. Questa teoria può trovare giustificazione nel fatto che in uno stesso ambiente si
possono sviluppare diversi gruppi umani che non solo tra loro gli stessi, diverse possibilità di
evoluzione. L’uomo riforgia la natura per crearsi il suo ambiente naturale.

4 Ad esempio il caso della tastiera QUERTY che fu adottata per motivi legati all’abitudine dei consumatori
5 Si badi bene. Questa è una intuizione dello studente. Si può discutere su questo punto
Bozze

Pisa Giappone

Wurttemberg Cina

L’ambiente e la geografia hanno inciso maggiormente sulla realizzazione di strutture così diverse,
oppure ci sono in gioco fattori culturali più profondi? Perché le strutture cinesi e giapponesi sono
così simili nonostante siano appartenenti a due culture diverse?

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