Il Cinema Del Terzo Millennio
Il Cinema Del Terzo Millennio
Il Cinema Del Terzo Millennio
F. Marineo
Einaudi, 2014
IL DIGITALE
Il cinema contemporaneo è pieno di immagini “sintetiche”, che determinano la formazione di un
mutato spazio iconico, dove la figura dello spettatore cambia la sua posizione e l’assetto del proprio
esercizio. L'osservatore, dunque, diventa un protagonista che interagisce con l'oggetto della sua
visione. Quando le tecnologie digitali raggiungono il punto di separazione tra realtà filmabile e
virtualità filmata, il cinema deve fare i conti con questra trasformazione che assume le forme di uno
smottamento culturale che provoca reazioni differenti e diverse strategie di adattamento alla mutata
cornice tecnologica e culturale entro cui ci si ritrova ad operare. Ma forse, piuttosto che insistere sul
modo in cui queste immagini sono prodotte, può essere interessante riflettere sul loro modo di
percezione. Intorno alla metà degli anni novanta il cinema è stato attraversato da tre titoli che
hanno stravolto i paradigmi spettatoriali di relazione e fiducia con le immagini. Steven Spielberg,
ha resuscitato i dinosauri per il suo Jurassic Park (1993) immaginando animali preistorici che
tornano in vita grazie a complicati esperimenti scientifica. L'anno dopo è la volta di un'altra “seduta
spiritica”: la produzione de Il corvo (1994) viene interrotta a causa della morte, sul set, del
protagonista Brandon Lee, ma invece di abbandonare la realizzazione del film, i tecnici e i
produttori immaginano la possibilità di forzare le applicazioni del digitale per realizzare le scene
mancanti con una versione ibrida del protagonista. Nel 1995, infine, la Pixar produce Toy Story, il
primo film completametne realizzato in computer grafica. Gli effetti speciali operano con qualcosa
che non esiste nel nostro mondo, ma che esiste in un altro: come scrive Paul Virilio (filosofo,
scrittore ed esperto in nuove tecnologie francese), le immagini sintetiche sono filmate con una
velocità che non esiste e che è completamente inventata dalle apparecchiature cinematografiche.
Lo pseudopode acquatico di Abyss (1989) è il primo personaggio cinematografico interamente
binario, e funziona come uno specchio poiché riflette le immagini che ha davanti. Il T-1000 di
Terminator 2 (1991), creatura di idrogeno liquido, funziona in modo simile, trasformandosi in ciò
che desidera. Le due creazioni di Cameron e dei tecnici ILM (Industrial Light & Magic : una
delle più famose aziende del campo degli effetti speciali digitali) posseggono un valore metaforico:
l’alba dell’era del morphing (effetto digitale che consiste nella trasformazione fluida, graduale e
senza soluzione di continuità tra due immagini di forma diversa) segna l’avvio di un modo nuovo di
guardare le immagini, perché se tutto è possibile allora tutto può essere considerato un falso. Gli
effetti visivi amplificano le capacità dello spazio narrativo e allo stesso tempo modificano
profondamente il “profilmico” (tutto ciò che è posizionato davanti alla macchina da presa prima
delle riprese stesse), ridotto fino quasi all’invisibilità. Polar Express (2004) o King Kong (2005)
sono un perfezionamento dell’illusione: la registrazione digitale dei movimenti umani o animali è
diventata una fonte decisiva per l’animazione e la mimesis non è mai stata così precisa e fedele
all'immagine originale. Titanic (1997) e Matrix rappresentano due tentativi di usare le potenzialità
delle nuove tecnologie per ricreare qualcosa che era reale o che avrebbe pottuto esserlo. Titanic ha
uno stile molto classico, con una cura tesa alla cancellazione del tempo (il tempo che è trascorso
dall'affondamento della nave e dalla sua scoperta negli abissi dell'oceano), Matrix ha invece
assoluta necessità di usare il set come punto di partenza da abbandondare, perché l’obiettivo è la
cancellazione dello spazio per consentire ai personaggi e agli spettatori di abitare vite diverse in
spazi diversi.
Mentre nel periodo pre-digitale occhi e cinepresa condividevano ciò che questa aveva ripreso, oggi i
nostri occhi vedono immagini create da una macchina. Il cinema produce immagini come fosse un
cervello che, privato di contatti sensorali con la realtà, elabora in modo autonomo immagini che non
ha fisicamente “visto”.
CONVERGENZA E TRANSMEDIALE
«Convergenza» è uno dei termini cardini di questo tempo, introdotto dal saggio di Henry Jenkins
Cultura convergente, identificava il «flusso dei contenuti su più piattaforme, la cooperazione tra più
settori dell’industria dei media e il migrare del pubblico alla ricerca di nuove esperienze di
intrattenimento». Henry Jerkins nel suo celebre testo "Cultura convergente" sostiene che
"Transmedia storytelling” rappresenta un processo in cui elementi integrali di una finzione
vengono dispersi sistematicamente attraverso più canali di distribuzione allo scopo di creare
un'esperienza di intrattenimento unificata e coordinata. Idealmente, ogni mezzo conferisce un
contributo unico allo svolgimento della storia.. Nel franchise The Matrix pezzi di informazioni
passano da tre film, due raccolte di storie a fumetti e diversi videogiochi. Non esiste un’unica fonte
dove rintracciare tutte le informazioni sull’universo di Matrix. Per transmediale, dunque, si intende
un prodotto, storia, contenuto, servizio capace di viaggiare tra più piattaforme distributive e di
incarnarsi su media differenti secondo le regole della convergenza.
A differenza di prima, oggi i media hanno l'obiettivo della “dispersione”. Jenkins ha saputo vedere
in anticipo questa tendenza, e la illustra in due esempi: Matrix e Lost , sui quali si basano cartoni
animati, videogame, siti internet ad hoc ecc, per coinvolgere maggiormente l’utente.
Lost è la serie che più di altre ha saputo sviluppare un dedalo di percorsi narrativi, saturando il testo
di un’infinità di segni e costruendo un racconto tentacolare, così colmo di vuoti da avere quasi la
necessità dell’intervento degli spettatori. E allora la rete ha cominciato a ospitare decine di siti
internet dedicati alle teorie proposte dai fan in merito al passato e al futuro dei naufraghi
protagonisti della serie. Poi si è aggiunta l'uscita dei cofanetti dvd con contenuti extra molto
interessanti e i videomontaggi realizzati dagli spettatori ansiosi di condividere su YouTube le loro
interpretazioni. Inoltre è uscito il videogioco The Lost Experience, progettato dagli stessi autori
della serie Tv per espanderne l'universo narrativo insieme ai fan e fornire elementi della “mitologia
di Lost” che la narrazione televisiva non poteva approfondiere. Tutto ciò perchè al termine dei 121
episodi non era possibile chiudere un racconto creato con un così alto numero di aperture. Dunque,
la narrazione transmediale prevede, come afferma Jenkins, la costruzione di un racconto-mondo
che, per forza di cose deve oltrepassare i confini del racconto stesso.
c) LE SERIE TELEVISIVE
Le serie Tv sono esplose in modo particolare negli anni novanta, con serie come Law and Order
(1990-2010), Friends (1994-2004), Sex and the City (1998-2004) e I Soprano (1999-2007). Gli
anni zero, invece, si aprono con C.S.I (2000-), 24 e Alias (2001-2006). In seguito sono arrivati
clamorosi successi di pubblico, come Dexter (2006-13) e di critica, come Mad Men (2007-) e
Breaking Bad (2008-13). Il pubblico è affascinato dalle serie Tv per la loro coerenza interna del
racconto, per la loro durata, per il tempo esteso di più episodi e più stagioni, per il continuo
presentarsi di colpi di scena e così via. Il meccanismo narrativo che i creatori delle serie meglio
riuscite adottano è legato a due elementi centrali che sono strettamente legati fra loro:
1) il cliffhanger: è uno stratagemma di arresto del racconto in corrispondenza di un colpo di
scena o di un altro momento culminante caratterizzato da una forte suspense.
2) il flashbak : ritorno al passato (si pensi a Lost).
Ci sono poi delle serie Tv, nelle quali si può assistere ad un'evoluzione del personaggio. Anche
questa tendenza affascina molto gli spettatori: si pensi al Walter White di Breaking Bad.
Uno dei grandi creatori di serie del nuovo decennio è J.J. Abrams, creatore di serie come Lost,
Alias, Alcatraz. Sin da Mission Impossible III (2006), egli immette nel film numerosi vuoti
narrativi, flashback, accelerazioni in modo da coinvolgere ancor di più il pubblico. Questi
ingranaggi avevano già funzionato in Alias, il suo primo, vero successo. Abrams è un autore
classico, legato agli anni ottanta ed è stato da subito accostato a Steven Spielberg (regista,
produttore, sceneggiatore statunitense) soprattutto per le sue straordinarie capacità di narratore. Ma
il vero tratto comune tra i due è nella straordinaria capacità di costruire storie che sfruttano tutti gli
elementi a disposizione per tenere gli spettatori agganciati al racconto. Un'altra serie di Abrams è
Star Trek. E' un reboot che racconta molto degli attuali equilibri del sistema cinematografico e
inoltre, questa serie si “nutre” molto di salti temporali e di ribaltamenti delle cronologie del
racconto.
Oggi il testo cinematografico sembra impossibilitato a bastare a se stesso, per questo motivo si fa
ricorso alle nuove forme della serialità cinematografica: sequel, al remake o al reboot.
INDIPENDENTI AMERICANI?
Non esiste un modo univoco per classificare un film come indipendente: è possibile farlo con
questioni legati al budget (ridotto rispetto a quelle hollywoodiane) oppure con gli assetti formali,
estetici, narrativi del film o con l'approfondimento sociologico o psicologico che la maggior parte
dei film hollywoodiani non vuole praticare.
Gli anni novanta sono stati il periodo in cui si sono imposti alcuni giovani registi americani
(Tarantino, Paul Thomas Anderson, Alexander Payne ecc.). Proprio tra gli anni novanta e il
2004 circa, però, è avvenuto un curioso aggiustamento degli equilibri economici e commerciali che
hanno portato a una radicale ridefinizione di ciò che è possibile etichettare come “indipendente”.
Gli studios hanno inglobato alcune compagnie indipendenti già esistenti: Focus (controllata da
Universal), Miramax e Pixar (che appartengono alla Disney), Warner Independent Pictures e New
Line Cinema (entrambe della Warner). Questo nuovo cinema indipendente è stato etichettato come
indie e l'effetto di questa nuova strategia industriale coincide con una sostanziale sparizione del
concetto di indipendenza economica. Prendiamo in esempio Joel ed Ethan Coen: il loro percorso è
stato quello di campioni del cinema autenticamente indipendente per poi essere abbracciati dagli
studios, che hanno comunque garantito loro una straordinaria indipendenza artistica, grandi star
(come Brad Bitt o George Cloney) e qualche premio Oscar.
Non tutti i talenti emersi durante il passaggio del secolo si sono poi omologati alle regole degli
studios, come P.T. Anderson, Steven Soderbergh e Christopher Nolan. In questo contesto
proprio il ruolo di Soderbergh è esemplare: egli ha lentamente assunto un ruolo mutante, in bilico
tra esperimenti fortemente autoriali e chiare concessioni alle leggi del cinema. A testimoniarlo sono
i suoi film Bubble (2005) e la trilogia composta da Ocean's Eleven (2001), Ocean's twelve (2004) e
Ocean's Thirtheen (2007). Se Bubble è un piccolo film autenticamente indipendente, realizzato in
digitale, con attori sconosciuti e uno stile essenziale, i film che hanno per protagonista Denny
Ocean sono l'esatto contrario.
Dall'universo indie emergono oggi alcuni nuovi nomi, come ad esempio Sarah Polley e Brit
Marling. Sarah Polley, attrice canadese, intraprende la carriera di registra mostrando una
straordinaria sensibilità nel suo film d'esordio Away from here (2006), incentrato su una donna
anziana colpita dal morbo di Alzheimer. Ancora la memoria è al centro del suo film Story We Tell
(2013), incentrato su Diane Polley (mamma di Sara), anche lei attrice, morta quando la regista
aveva solo 11 anni. Il film coinvolge il resto della famiglia in un processo di rievocazione colletva
che sfocia nella scoperta di come proprio la regista sia nata in seguito ad una relazione
extraconiugale vissuta dalla madre.
Brit Marling, invece, attrice e regista, ha interpretato Sound of My Voice (2011) e The East (2013)
di Zal Batmanglij. Nel primo, due giovani documentaristi si accostano al culto di una setta guidata
da una ragazza che afferma di arrivare dal futuro, mentre il seconndo si concentra su un
organizzazione clandestina che intende attaccare frontalmente il sistema delle multinazionali.
IL CINEMA EUROPEO
Il cinema europeo aveva lasciato il secolo scorso dopo una serie di battaglie mosse contro
l'invadenza del cinema hollywoodiano nei mercati continentali. Battaglie che hanno visto molti
registi, fra i quali Wim Wenders, schierarsi per soluzioni non innovative capaci di bilanciare lo
strapotere commerciale dei film statunitensi. Per quanto possa apparire paradossale, tutto ciò può
essere una possibilità di esistenza per cinematografie commercialmente più deboli che riescono ad
essere distribuite non esclusivamente nei circuiti dei festival. Un argomento interessante riguarda di
certo la dissoluzione del concetto compatto di cinematografia nazionale: le realtà produttive
sfruttano in modo massiccio il modello imprenditoriale della coproduzione internazionale,
allargando così a più paesi il possibile pubblico del film. Un altro fenomeno interessante è
l'emergere di un cinema popolare di grande successo che interessa, in particolare, l'Italia e la
Francia, grazie ad alcune commedie che operano un significativo rinnovamento della grammatica
del divertimento del grande pubblico. Un caso rilevante è Il favoloso mondo di Amélie (2001),
diretto dal regista francese Jean-Pierre Jeunet, un film romantico e bizzarro che ha ottenuto grandi
successi anche fuori dalla Francia.
a) IL CINEMA RUMENO
Tra il 2005 e il 2007 la Romania ha assunto un ruolo di assoluta centralità nel panorama
internazionale per merito di una nuova generazione di registi capaci di ottenere prestigiosi
riconoscimenti. La morte del signor Lazarescu , diretto da Cristi Puiu, è il film che ha aperto la
strada, ottenendo un premio al Festival di Cannes del 2005. E' l'odissea di un anziano, Dante
Lazarescu, che ha avuto un malore e vaga di ospedale in ospedale alla ricerca di un ricovero.
Questo film fotografa con esattezza la deriva di un paese che sembra incapace persino di dare aiuto
ad un uomo malato. Un altro film importante è A est di Bucarest, premiato a Cannes nel 2006: il
film di Corneliu Porumboiu ha una struttura cronologica meno lineare e tratta di una trasmissione
televisiva che prova a commemorare gli eventi che hanno portato alla rivoluzione del 1989, gli
ospiti però la trascinano nella dimensione della farsa. Il film ha il merito di non fissare in modo
univoco l’orrore della dittatura. L'apertura verso uno stile più sarcastico è centrale in Racconti
dell'età dell'oro, film a episodi del 2009 che segna l'affermazione di cinque registi (guidati da
Cristian Mungiu) che scelgono un tono più “leggero” per commemorare l'ultima parte della
dittatura di Ceausescu.
c)PIANETA ASIA
l cinema asiatico, soprattutto dell’Estremo Oriente, attraversa una fase di grande splendore, grazie
anche alla grande contaminazione produttiva tansnazionale. Un film esemplare di questo fenomeno
è La tigre e il dragone (2000) perchè il regista Ang Lee è taiwanese ma da molto emigrato negli
USA, lo sceneggiatore è di Detroit, la produzione è affidata a società cinesi, americane e taiwanesi,
e nel cast figura la star di Hong Kong, Chow Yun-Fat, la cinese Zhang Ziyi e la malese Michelle
Yeoh. Questo film è senza dubbio il prodotto di un laboratorio in cui vengono sperimentate alcune
linee di tendenza che domineranno le logiche delle produzioni internazionali degli anni successivi:
trattare una storia tradizionale orientale con alcuni stilemi occidentali.
d)J-HORROR
L'horror giapponese si afferma su scala mondiale già alla fine del secolo scorso. La produzione di
artisti come Shinya, Kiyoshi, Takashi ecc.. ha avuto successo non solo entro i confini del
Giappone, ma anche negli Stati Uniti. I due film-chiave dell'esplosione internazionale dell'horror
giapponese sono Ringu e Juon. Il tema principale di bona parte dei film del J-Horror è quella
particolare combinazione tra sovrannaturale (mostri, spiriti maligni ecc..) e tecnologia. Esempi
sono: la terrorizzante ragazzina di Ringu che “fuoriesce” dalla tv, le voci che arrivano dal futuro
sottoforma di messaggio telefonico in One Missed Called, e i fantasmi che viaggiano su internet in
Pulse.