A2. Prof. Federico Valerio - Traffico e Termovalorizzatori
A2. Prof. Federico Valerio - Traffico e Termovalorizzatori
A2. Prof. Federico Valerio - Traffico e Termovalorizzatori
Chi pensa che la termovalorizzazione dei rifiuti sia l’unico sistema possibile per risolvere il
problema dei rifiuti urbani, propone per la Provincia di Genova (circa 900.000 abitanti) un
termovalorizzatore, in grado di trattare 800 tonnellate di rifiuti urbani al giorno. Proposte molto
simili sono fatte in tutte le regioni italiane e il numero di progetti di termovalorizzatori di taglia
simile a quella dell’impianto proposto a Genova è ormai di diverse decine.
Per bruciare 800 tonnellate di rifiuti, occorre l’ossigeno presente in circa cinque milioni di
metri cubi d’aria che, dopo la combustione, sono immessi nuovamente in atmosfera, come fumi,
dopo una loro adeguata depurazione.
Anche con i sofisticati sistemi di depurazione fumi dei moderni termovalorizzatori, l’aria
che esce dal camino è comunque più inquinata di quella che è entrata nel forno del
termovalorizzatore. E, per quanto riguarda la tutela della salute pubblica, nel caso di inquinanti
persistenti e bioaccumulabili come le diossine, è irrilevante l’effetto di diluizione realizzabile con
alti camini.
Se il termovalorizzatore di Genova avrà le stesse caratteristiche tecnologiche di quello di
Brescia, spesso portato a modello, in ogni metro cubo di fumi in uscita dal suo camino ci saranno 8
picogrammi di diossine. Questo valore è stato comunicato dalla ditta che gestisce il
termovalorizzatore di Brescia e, certamente, è rappresentativo delle migliori prestazioni di questo
tipo di impianto. Si tratta, comunque, di una concentrazione di diossine almeno 40 volte superiore a
quella che si può presumere sia presente nell’aria in ingresso all’impianto.
Più realisticamente, la concentrazione media di diossine, sul lungo periodo, nei fumi di
questo, come di altri impianti simili, si attesterà sui valori medi registrati negli inceneritori tedeschi:
52 picogrammi per metro cubo di fumi emessi, valore riportato nell’Inventario delle Diossine in
Europa e, comunque, ampiamente rispettoso dell’attuale limite alle emissioni di diossine stabilito
dalla UE (100 picogrammi per metro cubo).
Pertanto, al meglio delle sue prestazioni, il termovalorizzatore genovese, per ogni giorno di
funzionamento, immetterà nell’ambiente 40 milioni di picogrammi di diossine. La produzione
giornaliera di diossine da parte dello stesso termovalorizzatore, sarà di 260 milioni di picogrammi,
se, molto più realisticamente, l’impianto avrà le prestazioni medie dei termovalorizzatori tedeschi,
da sempre portati a modello.
Nel già citato inventario europeo delle fonti di diossine, il fattore di emissione minimo, per
le autovetture catalizzate e per le autovetture diesel europee è, stimato, rispettivamente, di 3,5 e
23,6 picogrammi (pg) di diossine per litro di combustibile consumato.
I fattori di emissione medi, sempre riportati nell’inventario europeo delle emissioni di
diossine, per le auto catalizzate e le auto diesel, sono rispettivamente 43 e 48 pg/l.
I consumi medi giornalieri di benzina e gasolio per auto trazione che attualmente si
registrano nel comune di Genova sono rispettivamente 463.000 e 159.000 litri.
Pertanto, l’intero parco autoveicolare genovese produce, giornalmente, una quantità di
diossine compresa tra il valore minimo di 5.372.900 picogrammi e il valore medio di 27.541.000
picogrammi.
Questi valori sono nettamente inferiori ( da 7,4 a 9,4 volte ) alla quantità minima e media
di diossine che emetterà giornalmente il termovalorizzatore genovese.
Conclusioni
Il termovalorizzatore previsto per il trattamento dei rifiuti prodotti dalla Provincia di Genova
produrrà, giornalmente, una quantità di diossine nettamente superiore (da 7,4 a 9,4 volte) a
quella emessa, nello stesso periodo, dall’intera flotta autoveicolare genovese (circa 300.000
autovetture).
Ciò significa che la quantità di diossine emesse giornalmente in atmosfera dal
termovalorizzatore genovese equivale a quella prodotta giornalmente da oltre due milioni di
autovetture.
Questa stima è confrontabile con le stime di emissioni di diossine in Germania per l’anno 1995,
presenti nell’ Inventario Europeo delle diossine.
In questo paese, dove nel 1995 già operavano gli inceneritori più moderni e, in anticipo di alcuni
anni rispetto all’Italia, le nuove autovetture erano catalizzate, l’emissione annuale di diossine da
inceneritori di rifiuti urbani ed ospedalieri è stata stimata pari a 157,28 grammi, a fronte di una
emissione di diossine, da parte di tutto il traffico su gomma tedesco, stimato pari a 4,14 grammi.
Pertanto, in Germania, la quantità di diossine da incenerimento era stimato 17,2 volte maggiore
della quantità di diossine prodotta dal traffico.
Nello stesso periodo (1995), per gli Stati Uniti, le stime dell’EPA, valutavano che i 130 inceneritori
in funzione in tutti gli “States”, per incenerire circa 30 milioni di rifiuti all’anno, emettevano in
atmosfera 1.758 grammi di diossine, a fronte di solo 39,1 grammi prodotte, annualmente, da tutte
le auto catalizzate USA. Una differenza di oltre 40 volte!
Questo stessa informazione era riportata in un lucido utilizzato, nel Settembre del 2003, dal
vice Commisario all’emergenza rifiuti della Campania, durante la sua conferenza tenuta a Genova
alla presenza dei rappresentanti politici della Liguria, per convincerli che l’emergenza rifiuti in
Federico Valerio
NOTE.
a) Per facilitare la comprensione ai non addetti ai lavori si è preferito usare il termine
”diossine”, al posto della più consueta nomenclatura: PCDD/F teq. Pertanto, il termine
“diossine”, utilizzato nel testo, e le corrispondenti quantità in peso, corrispondono,
sempre, alla somma delle quantità di diossine e furani che le norme internazionali
prescrivono che siano monitorati. Prima della somma, come prescritto, ognuno di questi
composti è stato moltiplicato per il corrispondente fattore di tossicità equivalente alla
diossina più tossica, proposto dalle stesse organizzazioni. In questo modo, dal punto di vista
tossicologico, possono essere correttamente confrontate miscele di diossine e furani di
diversa composizione.
b) I volumi di fumi o di aria riportati nel testo, sono sempre volumi normalizzati per
temperatura e pressione. Quindi volumi e concentrazioni riportati nel testo sono sempre
tra loro confrontabili. Anche in questo caso si è preferito utilizzare una nomenclatura più
comprensibile ai non addetti ai lavori anche se formalmente non corretta
c) In entrambi i casi, ci scusiamo di questa licenza con gli addetti ai lavori.
• Atti del Convegno “Un piano per la gestione dei Materiali post Consumo, senza
inceneritori” proposto da Comitati ed Associazioni Ambientaliste liguri
o www.village.it/italianostra/pianorif/index.html
• L’articolo del Wall Street Journal dove si scopre che i termovalorizzatori sono un disastro
economico
o http://www.village.it/italianostra/wsjincen.html