Luigi Dallapiccola

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Dallapiccola nacque a Pisino nell'allora Austria Ungheria e oggi in Croazia, un

piccolo paese nel centro dell'Istria, da genitori di origini trentine. Trascorse


l'infanzia nella sua città natale, mentre più tardi fu a Graz, con la sua famiglia
internata durante la prima guerra mondiale: il padre, direttore di un liceo
italiano di Pisino, era ritenuto "elemento sovversivo" e "politicamente infido"
dall'amministrazione austro-ungarica, e in quanto tale fu obbligato al confino.
Malgrado le indubbie difficoltà patite durante il confino, il piccolo Luigi ebbe
modo di assistere a numerose rappresentazioni d'opera presso il teatro della città
stiriana, e furono proprio le suggestioni ricevute durante quelle rappresentazioni
(in particolare quelle ricevute dalle opere wagneriane) che lo convinsero a voler
diventare lui stesso un compositore.

Alla fine del conflitto, una volta rientrato nella natìa Pisino, iniziò gli studi
musicali nella vicina Trieste sotto la guida di Alice Andrich Florio e Antonio
Illersberg; è grazie a quest'ultimo che Dallapiccola "scopre", nel 1921, il
"Manuale di armonia" di Arnold Schönberg, un incontro che segnerà profondamente
tutta la sua vita, al punto che in anni più tardi, commentando questa sua prima
lettura del testo schoenberghiano, Dallapiccola evocherà James Joyce citando la sua
celebre frase "How life begins".

Dopo aver conseguito la licenza liceale, nel 1922 si trasferì a Firenze (città in
cui da allora risiedette per il resto della sua vita) dove completò gli studi
pianistici con Ernesto Consolo, e quelli di composizione sotto la guida
inizialmente di Roberto Casiraghi e Corrado Barbieri, e in seguito di Vito Frazzi.

Lapide sulla facciata della Casa di Annalena, in via Romana, a Firenze, dove
Dallapiccola morì il 19 febbraio 1975
Risalgono agli anni trenta le prime, importanti affermazioni in concorsi
internazionali, con brani come la Partita per orchestra, o Musica per tre
pianoforti (Inni). Nel 1938 sposa Laura Luzzatto Coen (1911-1995), che diventerà
ben presto una figura indispensabile per lo sviluppo del linguaggio
dallapiccoliano. Nel 1940 gli verrà offerta, per chiara fama, la cattedra di
composizione al conservatorio Cherubini di Firenze; Dallapiccola stesso rinuncerà a
questa carica nell'immediato dopoguerra, ritornando al suo impiego iniziale
(insegnante di "pianoforte complementare"). Reagisce fermamente alle leggi razziali
del 1938, ripensando all'internamento della sua famiglia a Graz durante la prima
guerra mondiale con conseguenze ben visibili anche nella sua produzione musicale:
lo stesso anno scrive i Canti di prigionia, seguiti successivamente dall'opera Il
prigioniero.

Nel dopoguerra la sua fama internazionale crescerà di continuo, in tutta Europa e


in America, dove tra l'altro verrà invitato a tenere corsi di perfezionamento a
Tanglewood (dove ebbe come allievo il giovane Luciano Berio), al Queens College di
New York, alla University of California e altrove. Nel 1949 a Milano fu tra gli
organizzatori del "Primo congresso internazionale di musica dodecafonica", assieme
a Riccardo Malipiero ed a colleghi più giovani quali Camillo Togni e Bruno Maderna.

Nel 1968 a Berlino verrà rappresentato il suo Ulisse, opera su libretto proprio
tratto dall'Odissea, frutto di un lavoro ben più che decennale che il compositore
definì "il risultato di tutta la mia vita" (a lui si deve anche una trascrizione
dell'opera Il ritorno di Ulisse in patria di Claudio Monteverdi, rappresentata tra
l'altro nell'ambito della stagione 1943 del Teatro alla Scala)[2]. Nel 1972 compose
il brano Commiato per voce e strumenti, dal titolo profetico: sarà la sua ultima
composizione. Luigi Dallapiccola si spegne a Firenze il 19 febbraio 1975, a causa
di un edema polmonare, nella sua casa di via Romana 34 (all'interno del Palazzo di
Annalena).

Nel corso della sua vita Dallapiccola ha ricevuto numerosissimi riconoscimenti: nel
1953 diventa membro dell'Accademia delle belle arti di Baviera, in seguito sarà
nominato membro dell'Accademia dell'arte di Berlino (1958), della Royal Academy of
Music di Londra (1969) e dell'Accademia di musica ed arte di Graz (1969). Ricevette
inoltre il gran premio per la musica del Land Renania Settentrionale-Vestfalia, il
premio "Ludwig-Spohr" della città Braunschweig, il premio "Moretti d'oro" della
regione Friuli Venezia Giulia, il "Prix Arthur Honegger" a Parigi (1972), il Premio
Feltrinelli per la musica assegnato dall'Accademia Nazionale dei Lincei (1973)[3]
ed il premio internazionale d'arte "Albert Schweitzer".

Oltre a ciò, ricevette la laurea honoris causa dall'Università di Durham e


dall'Università di Edimburgo (entrambe nel 1973); nello stesso anno gli fu inoltre
conferita l'onorificenza di Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine al Merito della
Repubblica Italiana. Il 21 maggio 1976 il Rettore dell'Università di Bologna Tito
Carnacini, conferì a Luigi Dallapiccola e Goffredo Petrassi la Laurea Honoris Causa
in Discipline delle Arti, Musica e Spettacolo; per Luigi Dallapiccola ritirò il
diploma la moglie Laura[4].

È sepolto nel cimitero fiorentino di Trespiano.

Archivio
Il fondo Dallapiccola è stato depositato nel 1978 dagli eredi presso Gabinetto
scientifico letterario G. P. Vieusseux. Archivio contemporaneo Alessandro Bonsanti.
Successivamente, nel 1992, Laura Coen Luzzatto e Anna Libera Dallapiccola hanno
deciso di trasformare il deposito in donazione. Nel 1995, in seguito alla scomparsa
della vedova, la figlia del Maestro ha donato all'archivio lo studio di
Dallapiccola, il suo pianoforte, mobili e suppellettili insieme alla biblioteca
privata dei genitori. L'ordinamento e la schedatura degli scritti, delle musiche e
della bibliografia critica sono stati completati ed è uscito (nel 1996)
l'inventario a stampa a cura di Mila De Santis (in appendice all'inventario anche
un elenco dei mittenti della corrispondenza). Le descrizioni dell'inventario
(comprendenti gli scritti e le musiche di Dallapiccola e la letteratura critica su
di lui) sono ricercabili anche nella banca dati interrogabile on line. La
biblioteca è catalogata nell'opac del Gabinetto Vieusseux[5].

Opere
Musica corale
Due liriche del Kalewala per tenore, baritono, coro da camera e quattro
percussionisti (1930)
La canzone del Quarnaro per tenore e coro maschile (1930)
Estate per coro maschile a cappella (1932)
Sei cori di Michelangelo Buonarroti il giovane (1933-1936)
Canti di prigionia per coro a voci miste e strumenti (1938-1941)
Canti di liberazione per coro e orchestra (1951-1955)
Requiescant per coro misto, coro infantile e orchestra, testi di Oscar Wilde e
James Joyce (1957-1958)
Tempus destruendi - Tempus aedificandi per coro misto a cappella (1970-1971)
Musica vocale da camera
Fiuri de tapo per voce e pianoforte, testo di Biagio Marin (1925)
Caligo per voce e pianoforte, testo di Biagio Marin (1926
Divertimento in quattro esercizi per soprano e cinque strumenti (1934)
Tre laudi per soprano o tenore e 13 strumenti (1936-1937)
Cinque frammenti di Saffo per soprano e orchestra da camera, nella traduzione di
Salvatore Quasimodo (1942)
Sex carmina Alcaei per soprano e 11 strumenti, nella traduzione di Salvatore
Quasimodo (1943)
Due liriche di Anacreonte per soprano e strumenti, nella traduzione di Salvatore
Quasimodo (1945)
Rencesvals: Trois Fragments de la Chanson de Roland per voce e pianoforte (1946 per
la Radio-Télévision Belge de la Communauté Française di Bruxelles con Pierre Bernac
e Francis Poulenc al pianoforte)
Quattro liriche di Antonio Machado per voce e pianoforte (1948)
Tre poemi per soprano e orchestra da camera, testi di James Joyce, Michelangelo
Buonarroti e Manuel Machado (anche in versione per voce e pianoforte) (1949)
Goethe Lieder per voce femminile e tre clarinetti (1953)
Cinque canti per baritono e strumenti su poemi greci nella traduzione di Salvatore
Quasimodo (1956)
Preghiere per baritono e gruppo da camera, testo di Murilo Mendes (1962)
Parole di San Paolo per mezzosoprano e 11 strumenti dalla Lettera prima ai Corinzi
(1964)
Sicut Umbra... per mezzosoprano e 15 strumenti, testo di Juan Ramón Jiménez (1970)
Commiato per soprano e 15 esecutori, testo attribuito a Brunetto Latini (1972)

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