Santae Grande Domenicadi Pasqua
Santae Grande Domenicadi Pasqua
Santae Grande Domenicadi Pasqua
1^ ANTIFONA
Alalàxate to Kirìo pàsa i ghì. Applaudite a Dio, o abitanti
della terra tutta.
Tes presvìes tis Theotòku, Sò- Per l’intercessione della Madre
ter, sòson imàs. di Dio, o Salvatore, salvaci.
2^ ANTIFONA
O Theòs iktirìse imàs ke Iddio abbia pietà di noi e ci
evloghìse imàs. benedica.
Sòson imàs, Iiè Theù, o ana- O Figlio di Dio, che sei risorto
stàs ek nekròn, psàllondàs si: dai morti, salva noi che a te
Alliluia. cantiamo: Alliluia.
3^ ANTIFONA
Anastìto o Theòs ke dhiaskor- Celebrate il Signore perché è
pisthìtosan i echthrì aftù ke buono, perché in eterno è la
fighètosan apò prosòpu aftù i sua misericordia.
misùndes aftòn.
Christòs anèsti ek nekròn, tha- Cristo è risorto dai morti, con la
nàto thànaton patìsas, ke tis en morte ha sconfitto la morte e a
tis mnìmasi zoìn charisàme- coloro che giacevano nei sepol-
nos. cri ha fatto grazia della vita.
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ISODIKÒN
En ekklisìes evloghìte ton Nelle assemblee benedite
Theòn, Kìrion ek pigòn Dio, il Signore delle fonti
Israil. d’Israele.
Sòson imàs, Iiè Theù, o ek O Figlio di Dio, che per noi ti
Parthènu sarkothìs, psallondàs sei incarnato, salva noi che a te
si: Allilùia. cantiamo: Allilùia.
APOLITIKION
Christòs anèsti ek nekròn, Cristo è risorto dai morti,
thanàto thànaton patìsas, ke tis con la morte ha sconfitto la
en tis mnìmasi zoìn chari- morte e a coloro che giacevano
sàmenos. (3 volte) nei sepolcri ha fatto grazia
della vita. (3 volte)
Sìmeron tis sotirìas imòn to Oggi inizia la nostra sal-
kefàleon, ke tu ap’eònos Mi- vezza e la manifestazione
stirìu i fanèrosis; o Iiòs tu Theù dell’eterno mistero: il Figlio di
Iiòs tis Parthènu ghìnete, ke Dio diviene Figlio della Ver-
Ghavriìl tin chàrin evan ghe- gine e Gabriele annunzia la
lìzete. Dhiò sin aftò ti Theotòko grazia. Con lui gridiamo alla
voìsomen: Chère, kecharito- Madre di Dio: Salve, o piena
mèni, o Kìrios metà su. di grazia, il Signore è con te.
Prolavùse ton òrthron e perì Prevenendo l’aurora e avendo
Mariàm, ke evrùse ton lìthon trovato rimossa la pietra dall’in-
apokilisthènda tu mnìmatos, gresso del sepolcro quelle del se-
ìkuon ek tu anghèlu; Ton en guito di Maria intesero la voce
fotì aidhìo ipàrchonda metà dell’Angelo; perché cercate tra i
nekròn ti zitte os ànthropon; morti, come uomo, Colui che è
vlèpete ta endàfia apàrgana; nella luce eterna? Guardate i su-
dhràmete ke to kòsmo kiri- dari: correte ed annunziate al
xate, os ighèrthi o Kìrios, tha- mondo che il Signore è risusci-
natòsas ton thànaton òti tato dando morte alla morte, poi-
ipàechi Theù Iiòs, tu sòzondos ché Egli è il Figlio di Dio che
to ghènos ton anthròpon. salva il genere umano
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KONDAKION
I ke en tàfo katìlthes, Athànate, Sei disceso nella tomba, o
allà tu Adhu kathìles tin dhìna- Immortale, e all’incontro hai
min ke anèstis os nikitìs, Christè distrutto la potenza dell’In-
o Theòs, ghinexì mirofòris fthe- ferno; e sei risorto qual vinci-
nxà-menos: Chèrete, ke tis sis tore, o Cristo Dio, esclamando
Apostòlis irìnin dhorùmenos, o alle donne che ti recavano
tis pesùsi parèchon anàstasin. aromi: Salve! e hai concesso la
pace ai tuoi Apostoli, Tu che
dai ai peccatori la risurrezione.
INVECE DEL TRISAGIO
Osi is Christòn evaptìsthite, Quanti siete stati battezzati in
Christòn enedhìsasthe. Alli- Cristo, di Cristo vi siete ri-
luia. vestiti. Alliluia.
Preghiera dell’Ambone
O fratelli, oggi si è manifestato a noi il giorno splen-
dente e salvifico della Resurrezione del Signore nostro
Gesù Cristo; e per questo il tempio del Signore è stato
adornato per uomini diversi. Ecco infatti che anche molti
degli eletti e fedeli non solo sopportarono gioiosamente
la fatica del digiuno, e, accese le lampade, per la festa
della Resurrezione offrirono volenterosamente doni al
Re dei secoli. Poiché per la Resurrezione di Cristo Dio
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nostro gioisce la terra intera, il cielo rifulge per lo splen-
dore della Divinità, la terra è adornata, il mare si placa, i
tiranni si pacificano i devoti si avanzano, i catecumeni
sono illuminati, i nemici vengono alla pace, gli erranti
ritornano, i peccati sono dissolti, le Chiese gioiscono, e
Cristo Dio è glorificato. Ma anche le madri con braccia
splendenti si avanzano portando doni al Re dei secoli,
non fiori dei prati, bensì la grazia dello Spirito Santo per
i neoilluminati Per questo accetta anche il sacrificio e il
culto di noi umili sacerdoti, donaci la remissione delle
colpe dalla gioventù alla vecchiaia, poiché tu sei il Dio
nostro amorevole verso gli uomini. Ai governanti orto-
dossi dona la vittoria contro i nemici. Il nostro Sommo
Sacerdote, Signore, custodisci nell'onorato suo trono.
Custodisci tutto il clero e il popolo nella pace e nella con-
cordia. Sii presidio per il popolo presente e che adesso
gode dei divini e immacolati e vivificanti tuoi misteri,
abbi misericordia di esso e custodiscilo, per le interces-
sioni dell'immacolata tua Madre, dei santi Apostoli e
delle donne mirofore; poiché tu sei il Risorto dai morti,
Cristo Dio nostro, e noi innalziamo la gloria a te, con il
Padre tuo che non ha principio e con il tuo Spirito tutto-
santo e buono e vivificante, ora e sempre e per i secoli
dei secoli.
INVECE DI “II TO ÒNOMA KIRÌU”
Christòs anèsti ..... Cristo è risorto ....
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Omelia di S. Giovanni Crisostomo
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Dov'è, o morte, il tuo pungolo? Dov'è, inferno, la tua vittoria? Cri-
sto è risorto e tu sei precipitato.
Cristo è risorto e i demoni sono caduti. Cristo è risorto e gli
angeli si rallegrano. Cristo e risorto, ed è sorta la città della vita.
Cristo è risorto e nessun morto resta nel sepolcro. Cristo, infatti,
risuscitando dai morti, è divenuto primizia di colo che dormono
nei sepolcri.
A Lui sia gloria e potenza nei secoli. Amìn
LA RESURREZIONE
3. «Mentre così l'Ade parlava con Satana, il Re della Gloria stese la destra,
afferrò e svegliò il progenitore Adamo. Quindi, voltosi verso gli altri,
disse: - Qui con me, tutti voi che siete periti per il legno che costui ha toccato:
ecco, per mezzo del legno della croce vengo a destarvi ... ».
4. «Allora il Re della Gloria, afferrato per il capo il tiranno Satana e consegna-
tolo agli angeli, disse: - Legatene mani e piedi e collo e bocca con ferri... . Poi,
riconsegnandolo all'Ade, disse: - Prendilo e custodiscilo bene fino alla mia se-
conda venuta! ». (Il, 1 - VI, 2).
In accordo con la dottrina della Chiesa, l'annuncio della salvezza fu
diretto a tutti i morti, non soltanto ai giusti dell'Antico Testamento. Natural-
mente non tutti furono salvati. Si salvarono coloro che allora avevano creduto
e avevano regolato le loro vite in ossequio alla legge di Dio.
La narrazione dell'evangelio apocrifo di Nicodemo, l'affermazione
dell'apostolo Pietro secondo cui il Signore «diede l'annuncio anche alle anime
che giacevano in carcere (nella prigionia dell'Inferno)», come pure ciò che an-
nunziano i tropari della Resurrezione della nostra santa Chiesa, offrono mate-
riale all'iconografo ortodosso per comporre la santa icona dell'Anástasis.
L'icona della Resurrezione nella Chiesa ortodossa prevede due tipi:
l'uno è la discesa di Cristo nell'Ade, della quale s'è appena trattato; il secondo
soggetto iconografico è quello che rappresenta a volte Pietro e Giovanni di
fronte al Sepolcro vuoto, a volte l'angelo che, «seduto sulla pietra» apparì alle
Mirofore. Più tardi l'icona della Resurrezione con questo soggetto si arricchì
delle scene con l'apparizione del Cristo a Maria Maddalena (il "Noli me tan-
gere", Mí mu áptu) e alle due Marie (il Saluto delle Mirofore, Chére tón Mi-
rofóron). L. Uspensky scrive in proposito: «Queste due composizioni sono
usate nella Chiesa ortodossa come icone della Resurrezione. Nell'iconografia
ortodossa tradizionale il momento vero e proprio della Resurrezione di Cristo
non fu mai raffigurato. Tanto i Vangeli quanto la Tradizione della Chiesa man-
tengono il silenzio su quel momento e non dicono come il Signore sia risorto,
cosa che non fanno per la resurrezione di Lazzaro. Neppure l'icona lo mostra.
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Questo silenzio esprime chiaramente la differenza che sussiste tra i due eventi.
La resurrezione di Lazzaro era un segno che tutti potevano capire, di contro, la
Resurrezione di Cristo fu inaccessibile a qualsiasi razionalizzazione... Il carat-
tere imperscrutabile per la mente umana di questo evento e, di conseguenza,
l'assurdità di una sua eventuale raffigurazione è il motivo per cui sono assenti
le immagini della Resurrezione in sé. Perciò nell'iconografia ortodossa esistono
due icone che rispondono al significato di questo evento e sono complementari
l'una all'altra. La prima è una rappresentazione simbolica: raffigura l'attimo che
precede la Resurrezione in corpo e in spirito di Cristo, la discesa negli Inferi, la
seconda l'attimo che segui la Resurrezione, la storica visita delle Mirofore alla
Tomba di Cristo».
Quanto è stato osservato si accorda ai Tropária anastásima della nostra
Chiesa, che sottolineano l'insondabile mistero della Resurrezione e lo mettono
in parallelo con la Natività di Cristo dalla Vergine e la Sua manifestazione ai
discepoli dopo la Resurrezione («Sei venuto fuori dal sepolcro, cosi come fosti
partorito dalla Vergine»; «Come uscisti dalla tomba pur sigillata, così Ti pre-
sentasti attraverso le porte pur chiuse ai Tuoi discepoli»).
Oltre i due tipi di rappresentazione or ora trattati, se ne incontra un
altro nelle nostre chiese: quello che mostra il Cristo nudo, con un mantello get-
tato sulle spalle, mentre esce dalla Tomba reggendo un vessillo rosso. Quest'i-
cona non è ortodossa, bensì occidentale. Prevalse in Oriente al tempo in cui
l'aghiografia ortodossa di tradizione bizantina fu soppiantata sin dalla radice a
causa dell'imporsi della pittura del Rinascimento. t stato sostenuto che «la
grande preferenza nei confronti della resa all'occidentale della Resurrezione è
dovuta, tra l'altro, anche all'influsso dei pellegrini dei Luoghi Santi, poiché so-
pra l'ingresso del Santissimo Sepolcro si trovava un'icona della Resurrezione di
maniera occidentale, del tutto simile, la quale, ricopiata sotto forma di vari sou-
venirs dei pellegrini, diventò modello per molti pittori. Così possiamo arguire
come il concreto tipo iconografico si sia trasmesso tanto dall'Occidente quanto
dalla Terra Santa» (Icone dell’Arte Cretese.... pag. 357).
Passiamo dunque a presentare l'icona della Resurrezione, detta anche
della «Discesa agli Inferi», perché «è questa la genuina immagine della Resur-
rezione, che gli antichi iconografi ci hanno trasmesso, in accordo con l'innodia
della nostra Chiesa. Esplicita attraverso la pittura tutti i significati sacri e sim-
bolici che in particolare esprime il tropario, notissimo a tutti e cantato da tutti,
dai piccoli ai vecchi: "Christòs anésti ek nekrón... Cristo è risorto dai morti, con
la morte calpestando la morte, e a coloro che giacevano nei sepolcri donando
vita"» (F. Kóndoglu).
DESCRIZIONE DELL'ICONA.
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Ai piedi dell'immagine, tra rupi scoscese, si apre una voragine oscura.
Discemiamo i sarcofagi di marino, le porte della dannazione con le serrature, i
chiodi e i chiavistelli sparsi qui e là, come pure le figure di Satana e di Ade con
i visi spaventati e gli occhi vitrei. Sono gli «abissi della Terra», «le dimore di
Ade», in cui il Signore scese per dare l'annuncio della salvezza «a coloro che vi
dormivano da secoli».
Al di sopra della cavità, al centro dell'icona, si avanza il Vincitore della
morte, il Cristo. L'aureola sul Suo capo, le sue raggianti vesti d'oro e di porpora
e l'aspetto trionfale del suo volto si accordano in pieno con quel distico dell'of-
ficiatura di Pasqua: «Cristo, sceso da solo a battaglia contro Ade, ne risalì dopo
aver preso gran bottino di vittoria».
Cristo ritorna in trionfo dalla sua lotta. A tenerLo per la mano è
Adamo, mentre, inginocchiato, lo guarda con gratitudine. Dietro di lui Eva, con
un mafórion tutto rosso e presso di lei i giusti, che aspettavano con fede la ve-
nuta del Salvatore. In mezzo ad essi Abele, che per primo provò la morte. Sul
lato sinistro sono rappresentati i re e i profeti dell'Antico Testamento Davide,
Salomone, Mosé, con il Precursore e altri. Tutti costoro hanno riconosciuto il
Salvatore disceso negli Inferi ed hanno preparato il suo annuncio, così da tro-
vare risposta nelle anime dei defunti.
In alcune icone la rappresentazione del Signore trionfatore è più ac-
cesa, perché in esse Egli regge con la mano la vivificante Croce, l'«invincibile
trofeo» della pietà, con cui ha annientato la potenza e il dominio della morte.
Altrove abbiamo nella parte alta dell'immagine due angeli che tengono
in mano i simboli della Passione e nella spelonca la morte, raffigurata sotto le
sembianze di un vecchio in catene.
Questi è stato legato dagli angeli nei suoi stessi ceppi, tramite i quali
teneva vincolato e sottomesso il genere umano.
Racchiudono la raffigurazione due rocce grigie con ripiani piatti e le
iscrizioni: H ANACTACIC / IC XC.
È stato ben osservato che «la composizione dell'icona è profondamente
studiata, fin nei più piccoli particolari.
Tutto, dalla configurazione delle rocce in secondo piano fino agli stessi rapporti
di colore, contengono un senso più profondo ed obbediscono ad un disegno
generale. La rappresentazione figurativa del testo apocrifo acquisisce un carat-
tere simbolico. Nel contempo, tuttavia, non si perde il rapporto con gli episodi
concreti del testo» (Icone dell'Arte Cretese..., pag. 327).
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Riscontriamo la valenza simbolica della nostra icona nei relativi tro-
pari della nostra Chiesa (Anastásima tropária). In essi la liberazione dai ceppi
dell'Inferno è legata alla liberazione di tutti gli uomini, come ad esempio no-
tiamo nel seguente tropario: «Signore che ascendesti sulla Croce, hai cancellato
la nostra maledizione atavica; e disceso in Ade hai emancipato coloro che da
secoli erano in catene, facendo dono al genere umano dell'incorruttibilità; per
questo, inneggiando rendiamo gloria alla tua vivificante e salvifica Resurre-
zione» (Apóstichon anastásimon dell'Esperinós, Tono IV).
La Resurrezione di Cristo ha trasportato coloro che credono in Lui
dalla morte alla vita. Come dice Giovanni Crisostomo nel suo Lógos Katichi-
tikós. «Resuscitò Cristo, e non v'eran più morti nei sepolcri. Perchè Cristo, ri-
destato dai morti, divenne principio di coloro che si erano addormentati».
Tratto da CH. G. Gòtzís, 0 Mistikòs kósmos tón Vizandinón ikónon (11 mondo mistico
delle icone bizantine), Diaconia Apostolica, Atene, 1995 2.
Saluto Pasquale:
Christòs anèsti. (Cristo è risorto)
Alithòs anèsti. (Veramente risorto)
Zi ke vasilèvi is pàndas tus eònas. (Vive e regna per tutti i secoli)
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