Autocad Corso Base Teoria

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CORSO DI BASE DI AUTOCAD

TEORIA
In questa lezione elenchiamo le convenzioni da adottare per una corretta impostazione iniziale del lavoro.

Le impostazioni iniziali del disegno


Le coordinate e le dimensioni visualizzate dall'AutoCAD muovendo il cursore, sono espresse in unità disegno.
Il significato di unità disegno è puramente convenzionale ma di importanza rilevante. In teoria possiamo associare alla unità
disegno una qualsiasi dimensione reale, in realtà esistono alcune convenzioni da rispettare.
Nell'ambito del disegno architettonico la convenzione maggiormente utilizzata è la corrispondenza:
1 unità disegno = 1 metro
vale a dire che se la nostra linea è lunga 1.24 unità disegno corrisponderà al vero ad un metro e 24 centimetri.
Un'altra convenzione abbastanza diffusa nel disegno architettonico è quella di far corrispondere:
1 unità disegno = 1 centimetro
Nell'ambito del disegno industriale è facile imbattersi in disegni in millimetri (1 unità = 1 millimetro), più raro, in ambito
urbanistico, incontrare disegni in chilometri (1 unità = 1 chilometro).
Qualunque sia la convenzione adottata, è di fondamentale importanza realizzare TUTTI I DISEGNI con quella convenzione.
Vale a dire che non posso realizzare disegni in centimetri, altri in millimetri, alcuni in scala 1:100 altri in scala 1:20. Questa
pratica deleteria determina problemi di "trasportabilità" del file da un disegno ad un altro, problemi di quotatura, controllo del
tratteggio, difficoltà nell'uso di blocchi o simboli.
La pratica corretta è quella di realizzare tutti i disegni alla medesima "scala" e con la stessa convenzione, modificando il
rapporto soltanto in fase di stampa.
Per il controllo del numero di decimali visualizzati si usa il comando UNITS.
Questa maschera consente di specificare anche il tipo di visualizzazione delle coordinate e degli angoli, nonché la direzione
dell'asse x.

La variabile COORDS, che determina il modo dinamico di visualizzazione delle coordinate, deve essere impostata a 2.
Un disegno così preimpostato quò essere salvato come disegno prototipo, vale a dire un disegno che possiamo richiamare
dal pannello di controllo iniziale quando creiamo un nuovo disegno.
Per salvare il disegno come file prototipo basta selezionare l'opzione
AutoCAD Drawing Template File, in fase di salvataggio del disegno.

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In questa lezione elenchiamo le principali primitive grafiche che costituiscono un disegno AutoCAD bidimensionale.

Le primitive grafiche
Gli elementi principali che costituiscono un disegno bidimensionale realizzato con un software cad sono riconducibili ad un
limitato numero di primitive grafiche, che sono, nel caso di AutoCAD:
primitive semplici entità complesse
punto poligonali di linee ed archi
linea testi e paragrafi
cerchio ed arco di cerchio blocchi e riferimenti esterni (xref)
ellisse e curve di Bezier quote
immagini raster campiture (hatch pattern)
oggetti OLE
Le entità complesse sono aggregazioni di primitive grafiche che sono gestite come entità uniche.
Per ciascuna di queste primitive il programma provvede a registrare nel disegno tutte le caratteristiche geometriche necessarie
alla loro rappresentazione.
Ad esempio:
una linea è individuata da due punti nello spazio cartesiano;
un cerchio è definito tramite la misura del raggio e le coordinate del centro;
un arco è definito come un cerchio con l'aggiunta di un angolo iniziale e finale;
una poligonale è definita dalla successione delle coordinate dei vertici e dalla curvatura di ciascun segmento (la curvatura è il
rapporto fra l'altezza della curva nel suo punto di massimo scostamento rispetto alla congiungente i due estremi, e la distanza
fra questi due estremi diviso due).
un blocco è definito dall'elenco delle primitive che lo compongono.
una campitura è definita dall'elenco delle linee che la compongono.
Per ciascuna di queste primitive è previsto un comando di creazione specifico, ad esempio:
primitiva comando
punto point
linea line
cerchio circle
arco di cerchio arc
ellisse ellipse
curve di Bezier spline
riferimenti ad oggetti OLE insertole
riferimenti ad immagini raster image
Le entità complesse sono ugualmente gestite da comandi specifici; in alcuni casi esiste più di un comando per creare la stessa
entità:
entità complesse comandi
poligonale pline, pedit
blocchi block, wblock, insert, xref
quotature dim e sottocomandi dim
campiture (hatch pattern) hatch, bhatch
testi e paragrafi text, mtext
curve di Bezier spline, pedit
Una volta conosciuti questi comandi si è in grado di creare qualsiasi entità grafica realizzabile con AutoCAD.
A ciascuna entità vengono inoltre associate caratteristiche aggiuntive che specificano ulteriormente la visualizzazione finale di
quell'entità all'interno del disegno. Le principali sono:
il layer di appartenenza
il colore dell'entità (bianco, rosso, nero, bylayer, byblock ...)
il tipo di linea (continua, tratteggiata, puntinata ...)
Una volta definita la linea nello spazio cartesiano, l'AutoCAD richiede se la vogliamo colorata di rosso o di nero, se deve essere
tratteggiata piuttosto che continua. Queste caratteristiche, se pur aggiuntive, hanno comunque un'mportanza cruciale
nell'ambito dell'aspetto finale del disegno.

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In questa lezione verranno elencati i modi possibili di inserire i dati in AutoCAD e quindi poter definire graficamente le
caratteristiche geometriche delle entità create.

Le modalità di inserimento
La definizione delle primitive grafiche implica la necessità di poter specificare la posizione e la dimensione delle stesse.
A seconda dei casi AutoCAD richiede un input di tipo differente:
coordinate assolute
coordinate relative
distanza
angolo
fattore di scala
Le coordinate assolute vengono inserite specificando i valori x ed y del punto.
Questi valori possono essere indicati con il mouse (tasto sinistro) o scrivendo manualmente le coordinate separate da virgola:
ad es. 12.55,-3.45
esempio: il comando LINE
Command: From Point: indicare il punto con il mouse (tasto sinistro)
oppure x,y,z (la z è opzionale nel 2D)
Il programma richiede una coordinata relativa mediamente quando il punto richiesto è successivo al primo punto specificato:
esempio: il comando LINE
dopo aver specificato il primo punto il programma prosegue con:
Command: To Point: indicare il punto con il mouse
(modalità assoluta)
oppure 23.5,12.7,0
(notazione cartesiana assoluta: x,y,z)
oppure @45>3.45
(notazione polare relativa: @ angolo > distanza)
oppure @0,3.5,4.0
(notazione cartesiana relativa: @ spostamento x, y, z)
oppure spostando il mouse nella direzione voluta (angolo) e digitando la distanza
richiesta
Nel disegno bidimensionale la coordinata z può essere omessa.
Una distanza può essere specificata in modalità assoluta o relativa.
esempio: il comando CIRCLE
dopo aver specificato le coordinate del centro del cerchio il programma richiede la misura del raggio:
Command: radius: indicare la distanza con il mouse
(notazione grafica relativa)
oppure: 2.5
(notazione manuale relativa)
Un angolo può essere ugualmente indicato in modalità assoluta o relativa.
esempio: il comando ROTATE
dopo aver selezionato gli oggetti da ruotare ed indicato il centro di rotazione, il programma richiede:
Command: rotation angle: indicare l'angolo con il mouse
(notazione grafica relativa)
oppure -30
(in gradi, notazione manuale relativa)
Il fattore di scala viene mediamente indicato in maniera assoluta, digitando il valore numerico:
esempio il comando SCALE
dopo aver specificato le entità da scalare ed aver fornito il punto di riferimento, il programma richiede un fattore di scala:
Command: scale factor: indicare una distanza con il mouse
(notazione grafica assoluta)
oppure 0.25
(in percentuale: notazione manuale)

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In questa lezione verranno elencati gli strumenti forniti da AutoCAD di ausilio all'utilizzo del mouse nell'inserimento dei dati.

Le modalità di supporto al puntamento


Quando utilizziamo il mouse per indicare un punto o una distanza può essere di valido aiuto l'utilizzo delle modalità snap,
osnap (snap ad oggetti - Object SNAP), polar (SNAP angolare), ortho (modalità ortogonale).
Vediamole in dettaglio.
SNAP
È una modalità che consente al cursore di muoversi su di una griglia virtuale di punti obbligati. Lo spazio fra questi punti è
impostabile a piacere. Questa modalità consente una maggiore precisone del disegno ed una maggiore facilità nell'uso del
mouse nel'individuare con esattezza i punti a distanza prefissata.
Nel disegno architettonico si preferisce impostare il valore dello snap a 0.01. In questo modo il cursore si sposterà con un
passo di 1 centimetro.
In altro genere di condizioni, converrà impostare lo snap a 0.05 (5 centimetri) per planimetrie, o 0.005 (5 millimetri) per
disegni di dettaglio.
Lo snap si imposta, si attiva o si disattiva utilizzando l'apposito pulsante presente sulla barra di stato.

OSNAP (snap ad oggetti)


È una modalità che consente di specificare punti notevoli delle entità.
Gli osnap più utilizzati sono:
abbreviazione comando spiegazione
END ENDpoint gli estremi di una linea o di una curva aperta
MID MIDpoint il punto medio di una linea o di un arco
CEN CENter il centro di un cerchio o di un arco
INT INTersection il punto di intersezione di due entità.
PER PERpendicular il punto dell'entità perpendicolare all'ultimo punto specificato
INS INSertion pt. il punto di inserzione di un blocco o di un testo
TAN TANgent il punto della curva tangente all'ultimo punto specificato
NOD NODe osnap all'entità POINT o al punto di riferimento di una quota
esempio: comando PLINE

Command: From point:END of puntare sul punto 1, restituisce il punto A


Command: Next point:CEN of puntare sul punto 2, restituisce il punto B
Command: Next point:MID of puntare sul punto 3, restituisce il punto C
Command: Next point:PER to puntare sul punto 4, restituisce il punto D
Command: Next point:TAN to puntare sul punto 5, restituisce il punto E
Command: Next point:INT of puntare sul punto 6, restituisce il punto F
Command: Next point:INT of puntare sul punto 7 e 8, restituisce il punto G
Gli Osnap possono essere specificati in maniera temporanea, come nell'esempio precedente, o in modo permanente utilizzando
il pulsante corrispondente sulla barra di stato.

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Anche se l'impostazione permanente degli osnap è diventata una prassi abbastanza comune, se ne sconsiglia l'uso, dal
momento in cui crea problemi in fase di selezione oggetti.
ORTHO
È una modalità che obbliga il cursore a spostarsi in maniera ortogonale rispetto all'ultimo punto specificato.
esempio: comando LINE
Command: From point: (puntare su 1)

Command: To point: (puntare su 2), restituisce il


punto A
Command: To point: (puntare su 3), restituisce il
punto B

La modalità ortho si attiva o si disattiva utilizzando il pulsante corrispondente sulla barra di stato.

POLAR (tracciamento polare)


È una modalità che blocca lo spostamento del cursore quando si è in prossimità di angoli prefissati.
Supponiamo di dover disegnare una linea di 3 metri e 45 inclinata di 30°.
Impostiamo il valore del Polar Tracking a 15° (il programma segnalerà quando il cursore raggiunge un angolo uguale o
multiplo di 15°).
Command: LINE
indichiamo il primo punto;
spostiamo il cursore fino a quando non compare una linea puntinata e l'indicazione:
Polar: ##.## < 30.00°
a questo punto digitiamo la distanza: 3.45 e diamo INVIO.
Il programma disegnerà una linea lunga 3.45 ed inclinata di 30°.

Questo metodo è una valida alternativa all'uso della notazione relativa:


@3.45<30 (@ distanza < angolo)
Il polar tracking può essere impostato in modalità assoluta (gli angoli vengono misurati rispetto all'asse x del disegno) o
relativa (rispetto all'ultima linea disegnata).
Per attivare, disattivare ed impostare la modalità POLAR utilizzare l'apposito pulsante sulla barra di stato.

IMPOSTAZIONE DEI VALORI DI SNAP, OSNAP E POLAR


Per impostare i valori dello snap, dell'osnap, del polar tracking è sufficiente premere il tasto destro del mouse in prossimità del
pulsante corrispondente e scegliere settings dal menu che appare.

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In questa lezione elenchiamo i comandi che consentono di modificare le principali caratteristiche geometriche delle entità.

I comandi di modifica delle entità


Se le possibilità di modifica degli oggetti in un disegno cad si limitassero alla sola cancellazione, non ci sarebbe alcuna
differenza fra un disegno fatto a mano ed un disegno cad; anzi, potremmo dire che per realizzare un disegno cad in molti casi
ci vuole il doppio del tempo di un disegno tradizionale.
In realtà la caratteristica principale di un disegno cad, quella che lo contraddistingue e lo rende vantaggioso rispetto ad un
disegno tradizionale, è proprio la possibilità di modificare facilmente qualcosa che si è realizzato in precedenza, senza doverlo
cancellare e disegnare nuovamente.
Vediamo allora quali sono le possibilità di modifica di un disegno realizzato con AutoCAD. Partiamo dai comandi più semplici da
comprendere.
comando spiegazione
erase cancella le entità selezionate
move modifica la posizione delle entità selezionate
copy copia le entità selezionate
mirror ribalta le entità selezionate rispetto ad un asse
scale ingrandisce o riduce rispetto ad un punto di riferimento
rotate ruota le entità selezionate rispetto ad un punto di riferimento
Per operare con ciascuno di questi comandi è necessario compiere preventivamente una selezione oggetti, per poter indicare al
programma su quali entità effettuare la modifica. Una volta effettuata la selezione il comando continua con le proprie opzioni
specifiche.
Non è nostro compito l'entrare in dettaglio sulla spiegazione di ciascun comando, quanto di indicare alcune opzioni o modalità
poco conosciute ma molto utili. Facciamo quindi alcuni esempi.
comandi MOVE o COPY:
Quando dobbiamo indicare uno spostamento di 20 cm a sinistra, possiamo utilizzare l'opzione displacement, indicando gli
spostamenti verso x, verso y ed eventualmente verso z, separati da virgole. Nel nostro caso:
Specify base point or displacement, or [Multiple]: -0.2,0 (INVIO)
Specify second point of displacement: INVIO
La stessa cosa la potevamo scrivere in notazione polare assoluta:
Specify base point or displacement, or [Multiple]: 0.2<180 (INVIO)
Specify second point of displacement: INVIO
Questo tipo di notazione è molto utile nel disegno tridimensionale quando vogliamo spostare gli oggetti, ad esempio, di 20
cm verso l'alto:
Specify base point or displacement, or [Multiple]: 0,0,0.2 (INVIO)
Specify second point of displacement: INVIO
Valori negativi indicano, ovviamente, spostamenti nel verso opposto.
comando SCALE e ROTATE:
Può capitare di non conoscere esattamente il rapporto di scala da applicare, ma di conoscerlo in termini frazionari o di
rapporto fra distanze. In questo caso è opportuno utilizzare l'opzione reference.
Supponiamo di dover ridurre di un terzo alcune primitive. Richiamiamo il comando SCALE, selezioniamo gli oggetti,
indichiamo il punto di riferimento. A questo punto il programma ci chiede di immettere il fattore di scala:
Specify scale factor or [Reference]: R
Specify reference length <1>: 3
Specify new length: 1
Le entità selezionate verranno ridotte di un terzo.
Per il comando ROTATE la successione delle opzioni è differente ma il concetto è lo stesso. Quando abbiamo bisogno, ad
esempio, di "raddrizzare" una linea ruotata di un angolo poco identificabile in termini di decimali, utilizzeremo l'opzione
reference.
Richiamiamo il comando ROTATE, selezioniamo gli oggetti, indichiamo il centro di rotazione. Quando il programma richiede
di immettere l'angolo di rotazione:
Specify rotation angle or [Reference]: R
Specify the reference angle <0.00>: (puntiamo sui due estremi della linea)
Specify the new angle: 0
La linea, prima inclinata, diventerà orizzontale.
Passiamo ora ad elencare altri comandi di modifica la cui comprensione è meno immediata, ma ugualmente importanti. Per
comprendere meglio le opportunità che ci offrono questi comandi ci aiuteremo con delle figure.
comando spiegazione
modifica la posizione degli estremi delle entità inclusi nella finestra di
stretch
selezione
trim taglia le estremità delle entità selezionate rispetto ad un limite
extend allunga le entità selezionate fino ad incontrare altri oggetti
break spezza l'entità in uno o due punti

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fillet crea un raccordo curvo fra le estremità delle due entità selezionate.
lengthen modifica la lunghezza della linea, polilinea o curva selezionata

pedit
align

7
In questa lezione verranno elencate le possibili modalità di selezione delle entità che devono essere modificate.

Le modalità di selezione oggetti


Tutti i comandi di modifica delle caratteristiche delle entità (erase, move, copy, scale ...) hanno in comune la selezione oggetti.
Supponiamo di dover cancellare, spostare, copiare o scalare una o più entità del disegno. In ogni caso il programma richiede di
operare una selezione degli oggetti che andranno modificati. Una volta conclusa la selezione verranno richieste le opzioni
specifiche di ciascun comando.
Per selezionare una o più entità, alla richiesta:
Command: select object(s):
possiamo operare nei modi seguenti:
(puntamento) si seleziona con il tasto sinistro del mouse l'oggetto desiderato.
Window verranno selezionati tutti gli oggetti interamente inclusi nella finestra specificata
verranno selezionati tutti gli oggetti interamente o parzialmente inclusi nella finestra
Crossing
specificata
ALL verranno selezionati tutti gli oggetti visualizzati nel disegno
WP (window polygon) verranno selezionati tutti gli oggetti interamente inclusi nella poligonale specificata
verranno selezionati tutti gli oggetti interamente o parzialmente inclusi nella poligonale
CP (cross polygon)
specificata
Fence verranno selezionati tutti gli oggetti che intersecano la poligonale specificata
Last verrà selezionata l'ultima entità disegnata visibile sullo schermo
Previous restituisce la selezione precedente
N.B. In grassetto sono evidenziate le abbreviazioni del'opzione.
Ciascuna di queste opzioni può essere utilizzata anche per eliminare dalla selezione gli oggetti indicati. Per passare dalla
modalità selezione alla modalità rimozione oggetti, caratterizzata dalla richiesta:
Command: remove object(s):
si usano le opzioni seguenti:
Remove per passare in modalità rimozione oggetti
Add per passare in modalità selezione oggetti
(tasto shift) mentre si punta con il mouse attiva temporaneamente la modalità rimozione oggetti
Per terminare la selezione e continuare con le opzioni previste dal comando di modifica, si usa INVIO oppure il tasto destro
del mouse.
Una funzionalità estremamente comoda introdotta nelle ultime versioni dell'AutoCAD consente di avere automaticamente una
finestra Window o Crossing quando, in fase di selezione, si punta su di uno spazio vuoto del disegno. Spostando a sinistra il
cursore la finestra sarà di tipo Crossing, verso destra una finestra di tipo Window.
Nel caso di entità sovrapposte, è possibile attivare la funzione cycling tenendo premuto il tasto CTRL della tastiera mentre si
seleziona l'oggetto con il mouse. Ad ogni ulteriore puntamento verrà evidenziata una diversa entità fra quelle che si
sovrappongono sotto il cursore di puntamento.
Per facilitare la selezione esiste una variabile che fa sì che in caso di sovrapposizione l'ultima entità disegnata è la prima ad
essere selezionata.
Questa variabile, SORTENTS, deve essere impostata a 127.
Un altro sistema che si usa comunemente per facilitare la selezione degli oggetti, è quello di modificare l'ordine di
sovrapposizione utilizzando il comando DRAWORDER.

ESERCIZIO N. 1 – 2 - 3

8
In questa lezione daremo dei consigli su come utilizzare le immagini raster in un disegno AutoCAD.

Le immagini raster
La possibilità di inserire immagini raster in un disegno vettoriale, ha cambiato radicalmente il modo di operare con l'AutoCAD,
soprattutto nell'ambito dello studio del territorio.
Questa innovazione ha reso pressocché inutili le vettorializzazioni di disegni acquisiti da scanner, che generavano mediamente
file di dimensioni difficilmente gestibili.
È quindi possibile fare una scansione di un disegno, inserirlo in AutoCAD e utilizzarlo come base per successive elaborazioni.
Non è possibile modificare l'immagine dall'interno, se non con l'utilizzo di software aggiuntivi (CAD Overlay). Le uniche
modifiche consentite sono:
tipo di immagine modifiche consentite
qualsiasi posizione, dimensione, angolo di rotazione
grayscale, colori luminosità, contrasto, opacità complessiva (fade)
monocromatica colore in primo piano, trasparenza dello sfondo
Indichiamo, qui di seguito, alcuni consigli per effettuare correttamente le scansioni.
tipo di disegno formato del file risoluzione

cartografia o disegni al 600 dpi (se necessita ingrandimento)


TIFF compresso
tratto 300 dpi (se non necessita di ingrandimento)

fotofrafie a colori o 200 dpi (se necessita ingrandimento)


JPEG 24 bit
rendering 120 dpi (se non necessita di ingrandimento)

200 dpi (se necessita ingrandimento)


disegni antichi o a matita JPEG grayscale
120 dpi (se non necessita di ingrandimento)

È importante ricordare che l'immagine è sempre un file esterno al quale l'AutoCAD fa riferimento.
Le immagini possono essere ritagliate secondo una poligonale utilizzando il comando IMAGECLIP.
Il contorno dell'immagine si visualizza o meno con il comando IMAGEFRAME. Quando il contorno è visibile, l'immagine può
essere selezionata.
Esempi di applicazioni del comando IMAGE
es. l'albero in pianta
PRG
ricalcare le curve di un capitello

9
In questa lezione analizziamo un altro tema apparentemente semplice ma che in realtà nasconde alcune insidie.

Le campiture
Per realizzare e modificare le campiture si utilizzano i comandi BHATCH e HATCHEDIT. La modifica successiva della campitura
sarà più semplice se seguiremo il procedimento di tracciare il contorno con delle polilinee; possiamo usare il comando PLINE o
anche BPOLY, il comando che riconosce le aree chiuse e le delimita con polilinee.
Facciamo un esempio.
Disegnamo con una o più polilinee il contorno dell'area da campire.
Mettiamo queste polilinee su di un layer di costruzione (es. "Costr"). Un layer di costruzione non viene mai stampato.
Richiamiamo il comando BHATCH per creare la campitura, selezionando le polilinee del contorno.
La campitura che abbiamo creato è associata alle polilinee di contorno; modificando il contorno si modifica anche la campitura.
Il sistema più semplice per modificare l'origine del pattern, è quello di cambiare l'origine dell'UCS. Ogni pattern ha come
origine lo 0,0 del disegno, modificando l'origine si modifica l'origine del pattern.
Un breve accenno a due pattern "particolari", i SOLID e lo USER DEFINED.
Il primo consente di riempire totalmente il contorno selezionato. Possiamo usarlo, ad esempio, per campire i muri di un
appartamento o di una sezione, oppure per colorare una zona di un piano urbanistico.
Il pattern definito dall'utente (USER DEFINED) viene adoperato quando dobbiamo disegnare una serie di linee a una
determinata distanza l'una dall'altra (ad es. pavimentazioni regolari o inferriate).
La definizione dei pattern può essere modificata (sono scritti nel file acad.pat), possono essere create nuove forme (con una
buona dose di pazienza), oppure si può attingere alle tonnellate di pattern reperibili su internet nei siti dedicati ad AutoCAD.

ESERCIZIO N. 4

10
In questa lezione parleremo del modo corretto di utilizzare lo strumento dei layer.

L'uso dei layer


Una definizione comune del layer è: fogli di carta lucida sovrapponibili sui quali disporre le entità del disegno. Queste entità
hanno in comune la categoria di oggetti che rappresentano. Le entità delle murature sezionate staranno sul layer "muratura",
le quote sul layer "quote" e così via.
Modificando la visibilità del layer possiamo avere visualizzazioni differenti dello stesso disegno, accendendo e spegnendo i
layer delle quote o degli arredi o degli impianti.
Una corretta distribuzione delle entità del disegno su layer opportuni garantisce una maggiore "leggibilità" del disegno,
spegnendo i layer che non ci interessano possiamo focalizzare l'attenzione su ciò che reputiamo più importante. Favorisce
anche la modifica del disegno, dal momento in cui possiamo lasciare attivi soltanto i layer che ci sono utili in quel frangente.
Dopo aver fatto questa premessa, possiamo giungere ad una più corretta interpretazione del concetto di layer. Si tratta di uno
strumento che ci permette di classificare i componenti del disegno in funzione di ciò che rappresentano. In disegni molto
complessi questa possibilità diventa una necessità, un obbligo.
Esistono altri aspetti dei layer che vanno approfonditi.
Nelle versioni di AutoCAD precedenti alla 2000, l'associazione fra colori e penne in fase di stampa, ha consentito il cattivo
costume di distinguere le entità non per layer ma per colore. Questa pratica deleteria trae la sua origine dal disegno
tradizionale, nel quale le possibilità di distinzione delle varie parti del disegno si limitano allo spessore del tratto. Un disegno
CAD può e deve essere qualcosa di più. Abbiamo a disposizione uno strumento non soltanto di rappresentazione, ma anche di
analisi e valutazione. Quello che agli inizi era CAD (Computer Aided Drafting) si è ormai rivelato CAAD (Computer Aided
Architectural Design), da semplice disegno automatico a strumento per progettare. L'uso corretto dei layer consente molteplici
letture comparative dello stesso disegno, ne favorisce la comprensione e quindi l'analisi e la valutazione.
Nella versione 2000 dell'AutoCAD è stato rafforzato il rapporto fra layer e stampa. Ad ogni layer può essere associato un tipo
di penna in fase di stampa (colore, spessore, tratteggio) a prescindere dal colore del layer.

Questa caratteristica ci permette di poter modificare il modo in cui verranno stampate tutte le entità di quel layer,
semplicemente operando sul tipo di penna associata, con vantaggi notevoli nell'ambito degli affinamenti grafici necessari in
fase di stampa.
Nel nostro disegno, inoltre, viene registrato lo spessore ed il colore che volevamo adoperare con quel layer, senza dover
ricorrere alle famigerate tabelle di conversione fra colori e penne (pcp).
Per questi motivi è considerato un grave errore la non esatta corrispondenza fra entità e layer di appartenenza e l'uso del
colore diverso da "bylayer".
Per facilitare la comprensione del disegno, è opportuno che i nomi dei layer vengano scelti in modo che il significato sia chiaro
per chiunque, evitando quindi troppi numeri, sigle o abbreviazioni troppo corte.
È opportuno predisporre un numero di layer adeguato alla corretta classificazione delle varie parti che compongono il disegno.
Gli eccessi in un senso o nell'altro sono ugualmente considerati un errore.
Non esiste una regola aurea per i nomi dei layer, né esistono tabelle codificate o norme UNI. L'elenco che proponiamo ha la
sola utilità di fornire uno spunto per poter iniziare, e può essere valido per un disegno architettonico generico.
nome layer spessore stampa significato
Arredi 0.25 Sì Elementi di arredo
Muratura 0.5 Sì Muratura sezionata
Vista 0.25 Sì Muratura in vista, non sezionata
Quote 0.18 Sì Dimensioni e specifiche qualitative
Elettrico 0.25 Sì Impianto elettrico
Termico 0.25 Sì Impianto termico o condizionamento
Infissi 0.18 Sì Infissi esterni ed interni
Pavimenti 0.18 Sì Pavimentazioni
Campiture 0.18 Sì Campiture varie
Costruzione 0.00 No Linee di costruzione
Sanitari 0.25 Sì Elementi impianto idrico-sanitario
Pilastri 0.6 Sì Struttura portante
Verde 0.25 Sì Sistemazioni a verde
Park 0.18 Sì Parcheggi
Strade 0.18 Sì Strade e marciapiedi
Lotto 0.6 Sì Confini e delimitazioni

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NomiAmbienti 0.35 Sì Denominazioni ambienti
NumPilastri 0.35 Sì Numerazione pilastri
Squadratura 0.35 Sì Impaginazione del disegno
La quantità di layer da definire dipende essenzialmente dalle finalità del disegno. In un disegno architettonico verranno distinte
maggiormente le parti che si riferiscono all'organismo architettonico, mentre, ad esempio, verranno classificati più
grossolanamente gli impianti e le strutture. Il disegno corrispondente realizzato dall'impiantista, tenderà, al contrario, a
dettagliare in termini di layer le specifiche degli impianti, a discapito della struttura muraria.

L'uso dei layer nel disegno tridimensionale


Una corretta distribuzione delle entità su layer opportuni, è essenziale quando si deve realizzare un modello tridimensionale.
Una delle difficoltà principali nella realizzazione di un modello 3D di una certa complessità, consiste nelle possibilità di
selezione e di gestione di entità sovrapposte. Un uso corretto dei layer aiuta molto, in queste situazioni.
La possibilità di "congelare" (Freeze) un layer, anziché spegnerlo (Off), favorisce il calcolo delle linee nascoste (comando Hide),
dal momento in cui le entità di quel layer non vengono considerate. Al contrario le entità presenti su un layer "spento" (Off)
vengono incluse nel calcolo anche se non visualizzate.

Nel caso in cui il modello 3D debba essere esportato in 3DStudio, allora esiste la possibilità di trasformare i layer in oggetti.
In fase di importazione, infatti, 3DStudio richiede un criterio di aggregazione delle entità presenti nel file dwg.
Le possibilità sono 3:
layer, colore o entità.
È abbastanza intuitivo che il sistema da preferire, per un modello architettonico, sia quello di derivare gli oggetti dai layer.
Potendo trasformare i layer in oggetti possiamo associare a ciascun layer un materiale differente in fase di rendering. In
questo modo, ad esempio, al layer "Muratura" trasformato nell'oggetto "[Muratura]" è possibile associare il materiale più
opportuno. Così per il layer "pavimento", "vetro", "legno", "ferro", etc.
Da queste considerazioni possiamo dedurre il principio secondo il quale, nel disegno tridimensionale, ad ogni layer corrisponde
un materiale differente in fase di rendering.

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In questa lezione daremo dei consigli su come quotare un disegno AutoCAD.

La quotatura di un disegno
La difficoltà della quotatura di un disegno AutoCAD non deriva tanto dai tre o quattro comandi che si utilizzano con maggior
frequenza, quanto dalla molteplicità dei parametri che consentono di impostarne l'aspetto.
Per far questo dobbiamo operare sulle impostazioni con il comando DDIM.
Gli stili di quotatura
Ogni quota che inseriamo nel disegno ha un suo stile di appartenenza.
Lo stile è un set di impostazioni che contraddistinguono l'aspetto finale di quella quota. Lo stile di default si chiama
STANDARD. È già difficile controllare perfettamente un solo stile di quota: limitiamo l'uso degli stili ad uno o massimo due
varianti per disegno, e vivremo meglio.
Lines & Arrows
Dobbiamo imparare a prendere confidenza con i termini dimension line, extension line, arrows, text position.
figura
L'impostazione che suggeriamo in questo esempio sono usuali per un disegno architettonico.
Iniziamo dalla posizione del testo. Questa impostazione determina la posizione del testo rispetto alla dimension line,
soprattutto quando il testo è tale da non poter essere scritto centralmente. Utilizziamo Best fit.
Sopprimiamo Extension lines. Possono complicare la lettura del disegno. All'occorrenza aggiungeremo manualmente le linee di
riferimento sullo stesso layer delle quote.
Tutti i colori devono essere Bylayer.
Solitamente nel disegno architettonico si impostano le arrows a tick, uitilizzando un blocco modificato denominato _archtick.
Questo blocco può essere modificato a piacimento. I blocchi _dot e _ dotsmall si usano per i leader.
Text
È preferibile usare un font True type come l'Arial, in questo modo le quote sono leggibili fino ad un'altezza di un millimetro.
Non è corretto, ed è inutile, cambiarne il colore.
La dimensione del testo varia da 0.15 a 0.25. Un buon compromesso è 0.18.
Per poter adattare al rapporto di stampa TUTTE le variabili di quotatura si usa assegnare valori opportuni ad una variabile che
cosituisce un fattore di scala globale delle quote del disegno.
Scala del disegno (dimscale):
scala disegno valore
1:1000 10
1:500 5
1:200 2
1:100 1
1:50 0.5
1:20 0.2
1:10 0.1

Un altro discorso riguarda il modo di visualizzare il valore del testo. Se il nostro disegno è realizzato in metri (1 unità disegno
= 1 metro) e vogliamo che le misure vengano espresse in centimetri, allora impostiamo la variabile dimltfac a 100 (1.50 metri
x 100 = 150). Ecco alcuni esempi.
Fattore di moltiplicazione delle quote (dimltfac):
misure espresse
valore esempio
in
metri 1 1.50 - 23.10 - 0.08
centimetri 100 150 - 2310 - 8
millimetri 1000 1500 - 23100 - 80

Per quotare il disegno usiamo i comandi DIMLINEAR, .....

Quotatura di disegni a scale differenti


Supponiamo ora di avere sullo stesso disegno una pianta che stamperemo in scala 1:100 e due particolari da stampare
rispettivamente al 50 ed al 20.
Un modo corretto di realizzare questo disegno prevede di realizzare separatamente i tre disegni (pianta.dwg,
particolare50.dwg, particolare20.dwg).
Nel disegno pianta.dwg (1:100) impostiamo la scala delle quote a 1.0.
Nel disegno particolare50.dwg (1:50) impostiamo la scala delle quote a 0.5.
Nel disegno particolare20.dwg (1:20) impostiamo la scala delle quote a 0.2.
In un nuovo disegno che chiamiamo Tavola.dwg inseriamo come blocchi i disegni:
- pianta.dwg con un fattore di scala 1.0
- particolare50.dwg con un fattore di scala 2.0
(1:50 = 2 volte più grande di 1:100)

13
- particolare20.dwg con un fattore di scala 5.0
(1:20 = 5 volte più grande di 1:100).
Le quote di tutti questi disegni verranno visualizzate alla stessa grandezza.
Stamperemo il disegno Tavola.dwg ad una scala 1:100.

ESERCIZIO N. 5

14
Istruzioni per un corretto uso di blocchi e simboli.

L'uso dei blocchi


Non è facile dare una definizione di blocco. Proviamoci.
Il blocco è un insieme di entità che vengono raggruppate a costituire una entità singola.
Queste entità hanno un riferimento cartesiano comune denominato punto d'inserzione. Qualsiasi operazione di inserimento,
rotazione o modifica di scala, fa riferimento al punto d'inserzione.
Un blocco può essere creato in due modi: direttamente sul disegno sul quale si lavora o richiamando un disegno (dwg)
esterno.
Il risultato è identico in entrambi i casi: nel disegno corrente verrà creata una definizione di blocco alla quale si farà
riferimento ogni qualvolta il blocco verrà inserito come entità.
Ogni disegno AutoCAD, infatti, è costituito da due sezioni o tabelle. In una (tabella delle definizioni) vengono registrate le
informazioni relative ai layer, gli stili di testo o di quota, i tipi di linea, le definizioni dei blocchi, etc.; nell'altra (tabella delle
entità)sono descritte le entità fisicamente presenti nel disegno, le linee, i testi, i blocchi inseriti nel disegno.
Quando viene importato o creato un blocco, viene creata o recuperata la definizione di quel blocco e successivamente viene
registrata la sua posizione nel disegno.
Quando un blocco inserito viene cancellato da un disegno (tabella delle entità), ne rimane la sua definizione nella tabella delle
definizioni. Questa definizione può essere cancellata soltanto con il comando PURGE (o con l'opzione * del comando WBLOCK),
soltanto se nel disegno non vi siano più occorenze di quel blocco. La distinzione fra definizione del blocco e la sua immagine
nel disegno è importante per poter introdurre il concetto di sostituzione o aggiornamento del blocco. È anche importante
per chiarire come l'uso dei blocchi renda in molti casi il disegno più leggero (più blocchi inseriti fanno riferimento alla
medesima definizione).
Innanzitutto è necessario distinguere i blocchi in simboli o componenti.
Per semplicità definiamo simboli quei blocchi che una volta realizzati costituiscono una libreria di elementi precostituiti
utilizzabili per qualsiasi disegno o progetto. Fanno parte di questa categoria i simboli di arredo, impianti, sanitari, alberi,
automobili etc. La loro caratteristica principale è che sono utili per qualsiasi disegno, non sono legati ad un progetto
architettonico specifico, e la loro creazione va ad incrementare la completezza della libreria in nostro possesso.
Diverso è il caso di quei blocchi che vengono utilizzati come componenti di un disegno complesso.

Immaginiamo di dover realizzare una planimetria di una certa complessità. Ipotizziamo che il nostro intervento preveda la
costruzione di 3 edifici distinti. In questo caso il disegno d'insieme conterrà 4 disegni realizzati separatamente: i 3 edifici (A B
e C) e lo spazio esterno (P).
disegno d'insieme

15
Ciascuno di questi quattro componenti è un disegno a sé;il file d'insieme conterrà soltanto i blocchi dei quattro disegni che lo
compongono. Ognuna delle parti viene sviluppata separatamente, viene definita con maggiore accuratezza man mano
che il progetto si affina nei contenuti.
La condizione essenziale affinché tutto funzioni correttamente è che ciascuno dei quattro disegni abbia in comune lo stesso
punto d'inserzione, vale a dire che il riferimento cartesiano d'origine sia comune a tutti i componenti (0,0,0).
Il vantaggio di questo metodo consiste nella possibilità di poter utilizzare i componenti in modo ripetitivo senza doverli
realizzare nuovamente e di poter effettuare le modifiche soltanto su un disegno.
Supponiamo che l'edificio C sia costituito da 3 piani mentre gli edifici A e B siano di un solo piano.

disegno d'insieme planimetria edificio A edificio B edificio C


piano terra P A1 B1 C1
piano primo P Acop Bcop C2
piano secondo P Acop Bcop C3
piano coperture P Acop Bcop Ccop
Come si può notare dallo schema precedente il disegno P è ripetuto 4 volte, mentre i disegni Acop e Bcop sono ripetuti 3 volte.
Se ciascuno di questi disegni è un componente, un blocco nel disegno d'insieme, allora non avrò bisogno di effettuare le
modifiche più volte dal momento in cui è sufficiente aggiornare la definizione di quel blocco una volta effettuata la
modifica nel disegno di riferimento.

Come si realizza un disegno per componenti


Non esiste una regola aurea, ma in molti casi possiamo procedere in questo modo. Facciamo un esempio.
Partiamo dalla planimetria d'insieme, ed utilizzando il comando WBLOCK selezioniamo le entità che appartengono all'edificio A,
indichiamo come punto d'inserzione 0,0,0 ed abbiamo creato il file A.dwg. Lo stesso per gli edifici B e C e per lo spazio esterno
P.
Apriamo un nuovo file che sarà il nostro "disegno d'insieme". Impostiamo come layer corrente il layer "0" ed inseriamo
successivamente i file A, B, C e P sempre nel punto 0,0,0.
Lo stesso punto di inserzione per tutti i componenti ci permette di inserire temporaneamente nel disegno il componente che ci
interessa, per poi cancellarlo prima di salvare.
Le piante di tutti i livelli dello stesso edificio avranno il medesimo punto di riferimento, in questo modo possiamo realizzare
facilmente tutte le planimetrie ai vari livelli, e trasportare agevolmente entità da un livello all'altro utilizzando il Copia ed
Incolla (CopyClip e PasteOrig).

Quando si utilizza un disegno per componenti


In generale questo metodo si applica quando la complessità del disegno è tale da renderne difficile la gestione, quando si
individuano parti ripetute, o quando è necessario lavorare in gruppo.
In quest'ultimo caso, ogni membro del gruppo di progettazione partecipa alla realizzazione di uno o più componenti, che
vengono assemblati a costituire il disegno d'insieme.
A questo riguardo è opportuno specificare che per componente si può intendere un singolo edificio (come nell'esempio
precedente), oppure una specifica tecnica particolare, oppure, come nel caso degli impianti, un layer.
Nella pratica professionale corrente capita sempre più spesso che figure professionali che lavorano in luoghi separati
concorrano alla realizzazione dello stesso progetto e quindi degli stessi elaborati.
Anche e soprattutto in questi casi è fondamentale un coordinamento che consenta a ciascuno degli operatori di lavorare in
modo autonomo ma di concerto con gli altri.
Quindi è possibile che una serie di operatori realizzino, ad esempio, i componenti architettonici, altri operatori si occupino degli
impianti o delle strutture. Ciascuna di queste parti sviluppate separatamente deve avere caratteristiche comuni, tali da far sì
che l'operazione di assemblaggio non comporti alcun problema.

16
Come si aggiornano i componenti
A differenza dei riferimenti esterni (Xref), l'aggiornamento dei blocchi esterni al disegno non è automatico.
Se modifico il disegno A1.dwg, apro il disegno "piano terra.dwg" che lo contiene, per poter vedere aggiornate le modifiche
devo effettuare la sostituzione del blocco.
Nel caso specifico il comando da utilizzare è INSERT. Viene selezionato il file da inserire (A1.dwg) e si risponde
affermativamente alla successiva richiesta di modifica della definizione del blocco.
Esiste un metodo analogo che prevede l'aggiornamento automatico, ed è l'uso dei riferimenti esterni XREF (eXternal
REFerence).
In questo caso la definizione del blocco non viene registrata nel disegno, ma viene aggiornata ogni volta che lo si apre.
L'unico svantaggio che deriva dall'uso di questo sistema, consiste nella moltiplicazione dei nomi di layer, stili, tipi di linea per
ciascuno dei riferimenti esterni contenuti nel disegno. Il layer muratura del disegno A1 viene denominato A1|Muratura, che è
diverso da B1|Muratura e così via. Lo stesso vale per i tipi di linea, gli stili di testo e di quota.
Questo meccanismo, se da un lato permette di controllare singolarmente (ad es.) ogni layer di ciascun XREF, rende
particolarmente noiosa qualsiasi operazione di modifica delle impostazioni in presenza di un numero elevato di riferimenti
esterni.
Per questo ed altri motivi si consiglia di utilizzare gli XREF con molta parsimonia e solo se strettamente necessario.

Il modello 3D realizzato per componenti


Se il metodo del disegno per componenti viene applicato nel disegno bidimensionale soltanto per progetti complessi, diventa
quasi indispensabile per poter realizzare modelli 3D anche di media difficoltà.
Le difficoltà di visualizzazione e di selezione delle entità, fanno sì che la frammentazione in componenti sia la condizione
necessaria per avere un controllo efficace del modello 3D.
Un esempio: un complesso di edifici viene realizzato dall'insieme dei singoli edifici realizzati separatamente. E ancora: ciascun
edificio può essere l'unione dei suoi quattro lati e di una copertura. Per ciascuna delle facciate si possono individuare elementi
ripetitivi (finestre, balconi, elementi decorativi) che possono essere realizzati separatamente. E così via sino ai minimi termini,
ma senza esagerare, altrimenti ci si perde...

ESERCIZIO N. 6 - 7

17
L’uso di Paper-space
Paper-space è il principale strumento di impaginazione di AutoCAD, consente di organizzare il layout finale della tavola da
stampare con una o più viste contemporaneamente e in diversi rapporti di scala.
Possiamo metaforicamente considerarlo come un ampio cartoncino a cui apportare delle bucature sotto le quali porre il nostro
disegno, praticamente un passe-partout, sui cui inserire didascalie, immagini.
Generalmente si disegna e si organizza la tavola da plottare solo nel model-space, ovvero nello spazio a cui si accede di
default quando entriamo in AutoCAD.
Introdurre nell’uso comune paper-space significa controllare meglio il layout di stampa, e annotare tutte le specifiche della
tavola su un nuovo spazio, scaricando così il disegno dalle informazioni che servono solamente alla lettura della composizione
finale.
Cerchiamo di chiarire con un esempio la distinzione operativa fra paperspace e modelspace.
Su modelspace (vedi esempio) è stato disegnata una pianta e un prospetto in scala reale (unità di misura 1=1 metro).
Se si attiva paperspace (vedi esempio), si vedranno 3 viewport: nella prima in alto a sinistra viene visualizzato uno schema
planimetrico con le linee di sezione, a destra il dettaglio "bagno- cucina", in basso la sezione-prospetto.
In ogni viewport è stato posizionato lo stesso modello in maniera diversa e con scale differenti.
In seguito, direttamente su paperspace, sono stati inseriti i vari testi e la squadratura.

Fase 1 - come entrare in modalità paper-space


Per operare sul paper-space
- cliccate su layout1

vi apparirà la finestra Page setup (vedi esempio).


Questa finestra vi consente di modificare il layout di stampa, ossia la dimensione e l'orientamento del foglio sul quale verrà
stampato il foglio disegno.
Ma prima bisogna indicare al programma che tipo di stampante si vuole utilizzare:

- cliccate su Plot Device

nella nuova finestra sceglierete la stampante o il vostro plotter di uscita.


- cliccate ora su Layout Setting:
vi ritroverete nella finestra di dialogo iniziale Page setup dove indicherete tutte le variabili opportune come:

- il formato di stampa
- l’area di plottaggio (layout, extents, window,…)
- l’orientamento del disegno
- la scala, etc..,

a questo punto date OK, e avrete di fronte una viewport, le cui dimensioni possono essere modificate con i grips.
Se aveste bisogno di modificare alcuni parametri su Layout Setting, cliccate con il tasto destro del mouse su layout1,
selezionate Page setup e vi ritroverete nelle finestre di dialogo precedenti.
Vi accorgerete di trovarvi su spazio carta se sulla vostra sinistra vi apparirà il triangolo delle coordinate.

18
Ora potete inserire la squadratura, la legenda, le annotazioni, e le altre viewport ....

Fase 2 - e se avessimo necessità di altre viewport?


MVIEW è il comando per creare ulteriori viewport.
I viewport possono avere forma rettangolare o (dalla versione 2000 di AutoCAD) poligonale.
Le opzioni più importanti del comando MVIEW sono:
- specify corner of viewport (default) è l'opzione per dare le coordinate dei punti estremi della finestra, come se si
disegnasse un rettangolo.
- Fit: crea una viewport della dimensione massima del formato di stampa.
- ON/OFF: attiva o disattiva la viewport.
- Hideplot: attiva o disattiva l'opzione che nasconde le linee in fase di stampa nel viewport selezionato
- Polygonal: crea una viewport poligonale, stesse modalità della polilinea.
- Object: trasforma la polilinea selezionata in viewport.

Fase 3 - la viewport ed il rapporto di scala


Ogni viewport è configurabile in modo diverso, con differenti rapporti di scala , con differenti parti del disegno, etc...

Come impostare la scala (rapporto di stampa) del disegno


- digitate MS (o cliccate due volte all'interno), vi apparirà la viewport come se fosse bucata (esempio).
- impostiamo il rapporto di scala utilizzando il comando ZOOM.
Se abbiamo disegnato in metri, ossia 1 unità disegno è uguale a 1 metro, e vogliamo stampare in scala 1:100, scriveremo:
<ZOOM>
Specify corner of window, enter a scale factor (nX or nXP), or
[All/Center/Dynamic/Extents/Previous/Scale/Window] <real time>: 1xp
1xp vuol dire "una (1) volta (x) lo spazio carta (p).
Per ottenere rapporti differenti dobbiamo scrivere:

alcuni rapporti di scala


1:1000 = .1xp
1:500 = .2xp
1:200 = .5xp
1:100 = 1xp
1:50 = 2xp (due volte lo spazio carta)
1:20 = 5xp (cinque volte lo spazio carta)
1:10 = 10xp (dieci volte lo spazio carta)

per poter inquadrare il disegno all'interno della viewport utilizzate il PAN.


Per tornare allo spazio carta digitare PS.
Quando poi sarete nella finestra di plottaggio ricordate di impostare il fattore di scala:

Fase 4 - le viewport e i layers


Come tutte le entità di AutoCAD, anche le viewport appartengono ad un layer.
Se vogliamo evitare di vedere il riquadro della viewport, la inseriamo in un layer che congeleremo in fase di plottaggio, oppure
possiamo disattivarne semplicemente la stampa utilizzando la caratteristica "plot" del layer che troviamo nella finestra di
dialogo Layer Properties Manager (vedi esempio).

19
Una delle caratteristiche principali delle viewport è di consentire al suo interno di congelare o meno alcuni layer. In questo
modo, ad esempio, possiamo visualizzare il layer degli arredi su di una viewport ed il layer delle quote su di un'altra.
Per rendere invisibile uno o più layer del disegno solo in una determinata viewport, attiviamo lo spazio modelspace cliccando
due volte nella viewport.
Apriamo la finestra di dialogo Layer Properties Manager e ci assicuriamo che il layer non sia congelato (freeze) o spento
(off).
A questo punto possiamo congelare i layer dissattivando l'icona Active VP Freeze.
Da questo momento in poi il layer verrà congelato soltanto in quella viewport.

20
In questa lezione analizzeremo alcune problematiche relative alla stampa di un disegno AutoCAD 2000.

I problemi riguardanti la stampa


La versione 2000 dell'AutoCAD ha comportato una piccola rivoluzione nell'ambito dei metodi di stampa utilizzati con le
precedenti versioni, rendendo l'uso dello spazio carta praticamente obbligatorio.
La possibilità, inoltre, di creare più di un layout di stampa dello stesso disegno ha determinato nuove metodiche
nell'impostazione dei disegni.
Una stampa si può definire corretta quando esiste un giusto equilibrio fr gli spessori delle penne utilizzate, i colori, la
dimensione dei testi, la qualità dei font, la spaziatura delle linee tratteggiate, oltre, naturalmente, alla qualità
dell'impaginazione grafica.
La facilità di modifiche rapide per ciascuna di queste caratteristiche sono la garanzia di un buon risultato finale.
Facciamo alcuni esempi.
1 Supponiamo di dover rafforzare lo spessore delle linee che rappresentano la muratura o di dover alleggerire le linee della
pavimentazione. In entrambi i casi, lavoreremo sugli spessori di penna associati ai layer corrispondenti fino ad ottenere il
giusto contrasto.

2 supponiamo di aver "riempito" i muri con una campitura grigia. Il grigio della nostra stampante non corrisponde al grigio
del plotter del nostro service di plottaggio. In questo caso modificheremo il valore del grigio di quel layer fino ad ottenere
il risultato voluto.
Lo stesso vale per differenze di stampa dei colori fra stampanti e plotter diversi.

I problemi da affrontare in fase di stampa sono essenzialmente i seguenti:


- spessori e colori delle penne
- fattore di scala delle linee tratteggiate
- dimensioni di testi e quote
- impaginazione del disegno
- rapporto di scala del disegno
- la stampa presso un service di plottaggio

Spessori e colori delle penne


Come già accennato, esiste una diretta corrispondenza fra layer e tipi di penna (cfr. l'uso dei layer).
Dalla versione 2000 dell'AutoCAD, per ogni layer possiamo specificare tre aspetti che incidono sulla stampa e sono:
spessore del tratto: (da 0 e 25.4 mm)
abilitazione alla stampa: (vero o falso)
stile di plottaggio: (dipende dal file .stb specificato)
Un file .stb ci permette di creare diverse impostazioni di penna. I parametri impostabili più interessanti riguardano il colore
della penna (rosso, nero, giallo o lo-stesso-dell'oggetto) e la percentuale relativa:
colore percentuale risultato
nero 100% Nero
nero 50% Grigio 50%
nero 10% Grigio 10%
nero 0% Bianco
Nella maggior parte dei casi viene utilizzato il file monochrome.stb nel quale sono impostate due penne.
Normal segue il colore dell'oggetto (se il layer è rosso stampa rosso), percentuale 100%
Style 1 Colore Nero 100%

Tutto ciò premesso, ipotizziamo uno schema possibile di layer.


layer colore spessore plot stile di penna
arredo 4 0.2 sì Style 1
costr 1 Default no Normal
muratura 6 0.5 sì Style 1
pat_murature 253 0.3 sì Normal
Notare il layer costr (linee di costruzione) che non verrà stampato e il layer pat_murature (campiture dei muri) che verrà
stampato in grigio (colore 253). Le murature verranno stampate in nero sp. 0.5 mm e gli arredi sempre in nero sp. 0.2 mm.

Fattore di scala delle linee tratteggiate


È il fattore che determina la distanza fra i singoli tratti delle linee diverse da continua. Si modifica con il comando LTSCALE.
La sua determinazione dipende dal rapporto di scala di plottaggio.
scala di plottaggio fattore di scala (LTSCALE)
1:100 1
1:50 0.5

21
1:20 0.2
1:200 2
N.B. Se si utilizza lo spazio carta per la stampa, sia LTSCALE che la variabile PSLTSCALE (fattore di scala LT per il paper
space) devono essere impostati a 1.

Dimensione dei testi e delle quote


La dimensione minima leggibile di un testo True-type (Arial, Courier, Times) è di 0.12. Un buon consiglio è quello di non
adoperare testi più piccoli di 0.15/0.18.
La dimensione minima aumenta proporzionalmente al numero di diottrie mancanti al destinatario del disegno. Aumenta anche
in proporzione all'età del committente. Più è anziano e maggiore dovrà essere la dimensione dei testi. Non è uno scherzo, ma
una questione di rispetto.
Per la dimensione delle quote vale lo stesso discorso. Per il controllo della dimensione delle quote confronta la lezione
corrispondente.

Impaginazione del disegno


Per le questioni relative all'impaginazione confronta la lezione corrispondente.

I rapporti di scala del disegno


Un buon sistema per ricordare i rapporti di stampa del disegno è il seguente:
scala disegno rapporto di plottaggio
1:100 1= 0.100 (1=0.1)
1:50 1= 0.050 (1=0.05)
1:20 1= 0.020 (1=0.02)
1:10 1= 0.010 (1=0.01)
1:200 1= 0.200 (1=0.2)
1:500 1= 0.500 (1=0.5)
1:1000 1= 1.000 (1=1)
1:2000 1= 2.000 (1=2)
1:5000 1= 5.000 (1=5)

I service di plottaggio
Le difficoltà maggiori si incontrano (e gli studenti ne sanno qualcosa) quando si stampa presso un service di plottaggio, e
comunque in tutti quei casi in cui le prove e la stampa finale vengono realizzati con un hardware differente.
A questo riguardo ci sentiamo di dare alcuni buoni consigli.
a Il delirio dei colori e degli spessori
Ogni marca e modello di plotter stampa con colori e spessori differenti. Le differenze riguardano anche il tipo di supporto
(carta, lucido ...).
È sempre bene farsi stampare preventivamente uno schema dei 256 colori e degli spessori delle penne sia su carta che su
lucido.
Appendere questo schema di fronte al vostro computer in maniera visibile.

b Siate fedeli
Stampate TUTTE le tavole di uno stesso lavoro sullo stesso plotter (marca e modello) e sullo stesso tipo di supporto.

c Campioni di colore
Nel caso in cui sia determinante il contrasto e la tonalità del colore, stampate preventivamente dei campioni significativi
del vostro disegno.

d Attenti al supporto
Nel caso in cui la stampa finale vada fatta su lucido, gli spessori devono essere almeno di un punto (0.003 inches) più
grossi rispetto alla stampa su carta.

e Diffidare delle copie


Mediamente la cianografia riduce gli spessori mentre la copia Xerox li ingrossa rispetto all'originale.

f Colore sfocato su lucido


Le immagini a 16 milioni di colori se vanno stampate su lucido, quel lucido deve essere di ottima qualità, altrimenti
verranno sfocate.
g Presunta compatibilità
Nel caso in cui vogliate risparmiare, realizzate il file plt con un driver identico a quello utilizzato presso il vostro service di
plottaggio.
A dispetto di quanto venga propagandato, un file HPGL2 per un plotter HP è diverso da un Calcomp o da un Ocè.

h Una via d'uscita


In questo ultimo caso, portatevi sempre appresso il file dwg completo di tutte le immagini ed i font eventualmente
utilizzati nel disegno.
Questo vi permetterà di poter apportare modifiche all'ultimo momento.

22
In questa lezione analizziamo le problematiche relative all'impaginazione ed all'uso dei testi.

Testi, testatine e squadratura


Il testo non sarebbe un argomento da trattare se non fosse che spesso viene inserito con il terribile font TXT e su di un
generico layer denominato SCRITTE. Niente di più sbagliato concettualmente, primo perché la scelta dei font è importantissima
per ottenere una tavola ben progettata dal punto di vista grafico, secondo perchè i testi possono dare informazioni di diversa
natura e per questo devono appartenere ai layer opportuni.
Proponiamo alcuni esempi:
nome layer contenuti
quote dimensioni e specifiche degli elementi costruttivi
impianti dimensioni e specifiche qualitative degli impianti
squadratura tutto ciò che è relativo all'impaginazione della tavola
superfici aree degli ambienti
num_pilastri numerazione progressiva dei pilastri
nomi_ambienti denominazione funzionale dei singoli ambienti
Per quanto riguarda i font, il primo passo consigliato è quello di modificare lo stile STANDARD, utilizzando il comando STYLE.
Sceglieremo, ad esempio, il font ARIAL, o un qualsiasi altro font True-type fornito dal sistema operativo. Con la versione 2000
dell'AutoCAD questi font sono leggibili fino ad un'altezza di un millimetro.
N.B. nel comando STYLE evitiamo di specificare l'altezza del testo.
Il comando MTEXT ci permette di inserire un testo multilinea virtualmente delimitato da un rettangolo. La finestra di dialogo
corrispondente ci permette di impostare l'altezza, l'angolo di rotazione, la giustificazione del testo, il colore, la larghezza del
rettangolo virtuale.
Per la modifica dei testi si usa il comando DDEDIT.
Una precisazione a parte va fatta per tutto ciò che è relativo all'impaginazione (squadratura, testatina, etc.). Oltre ad avere un
suo layer specifico, è opportuno che il tutto sia disegnato sullo spazio carta, e se vogliamo compiere una raffinatezza,
possiamo inserire la testatina come blocco con attributi. Questi ultimi saranno relativi a tutti quei testi che vanno modificati
per ciascun disegno, come il numero della tavola, il rapporto di scala, il nome del file, etc.
OLE Object
Quando si tratta di scrivere testi molto lunghi o tabelle, allora dobbiamo abbandonare gli strumenti che ci offre AutoCAD, e
sfruttare le potenzialità di software più specifici. L'AutoCAD, infatti, ha la possibilità di gestire all'interno di un disegno, oggetti
creati da altri programmi. Questi oggetti si chiamano OLE.
Per spiegarne le funzionalità, immaginiamo che siano come una finestra aperta su un altro programma. All'interno del disegno
possiamo avere "finestre" aperte su una tabella o un grafico di Excel o su un testo Word, o un database Access, o un disegno
Coreldraw.
Per creare un oggetto OLE il sistema più semplice è quello del copia e incolla.
Ipotizziamo di dover inserire una tabella fatta con Excel dentro un disegno AutoCAD.
Apriamo la tabella con Excel, selezioniamo le celle che ci interessano, copiamo (CTRL-C), apriamo in AutoCAD il disegno,
incolliamo (CTRL-V).
Ogni qualvolta clicchiamo due volte su quell'oggetto si aprirà una finestra dell'applicazione che lo ha generato e ce ne
consentirà la modifica.
Anche se nella versione 2000 sono migliorate di molto le cose, l'AutoCAD non è ancora molto bravo nel manipolare gli oggetti
OLE. Qualche problema lo incontreremo, ad esempio, quando dobbiamo modificarne la dimensione. In ogni caso, utilizzando il
tasto destro sull'oggetto, siamo in grado di effettuare tutti le impostazioni necessarie, come la dimensione e la qualità di
stampa.
Proprio per queste difficoltà, sconsigliamo l'uso di oggetti OLE con file raster. In questo caso è meglio utilizzare il comando
IMAGE.

ESERCITAZIONE N. 8

23
In questa lezione analizziamo le problematiche relative all'impaginazione ed all'uso dei testi.

Testi, testatine e squadratura


Il testo non sarebbe un argomento da trattare se non fosse che spesso viene inserito con il terribile font TXT e su di un
generico layer denominato SCRITTE. Niente di più sbagliato concettualmente, primo perché la scelta dei font è importantissima
per ottenere una tavola ben progettata dal punto di vista grafico, secondo perchè i testi possono dare informazioni di diversa
natura e per questo devono appartenere ai layer opportuni.
Proponiamo alcuni esempi:
nome layer contenuti
quote dimensioni e specifiche degli elementi costruttivi
impianti dimensioni e specifiche qualitative degli impianti
squadratura tutto ciò che è relativo all'impaginazione della tavola
superfici aree degli ambienti
num_pilastri numerazione progressiva dei pilastri
nomi_ambienti denominazione funzionale dei singoli ambienti
Per quanto riguarda i font, il primo passo consigliato è quello di modificare lo stile STANDARD, utilizzando il comando STYLE.
Sceglieremo, ad esempio, il font ARIAL, o un qualsiasi altro font True-type fornito dal sistema operativo. Con la versione 2000
dell'AutoCAD questi font sono leggibili fino ad un'altezza di un millimetro.
N.B. nel comando STYLE evitiamo di specificare l'altezza del testo.
Il comando MTEXT ci permette di inserire un testo multilinea virtualmente delimitato da un rettangolo. La finestra di dialogo
corrispondente ci permette di impostare l'altezza, l'angolo di rotazione, la giustificazione del testo, il colore, la larghezza del
rettangolo virtuale.
Per la modifica dei testi si usa il comando DDEDIT.
Una precisazione a parte va fatta per tutto ciò che è relativo all'impaginazione (squadratura, testatina, etc.). Oltre ad avere un
suo layer specifico, è opportuno che il tutto sia disegnato sullo spazio carta, e se vogliamo compiere una raffinatezza,
possiamo inserire la testatina come blocco con attributi. Questi ultimi saranno relativi a tutti quei testi che vanno modificati
per ciascun disegno, come il numero della tavola, il rapporto di scala, il nome del file, etc.
OLE Object
Quando si tratta di scrivere testi molto lunghi o tabelle, allora dobbiamo abbandonare gli strumenti che ci offre AutoCAD, e
sfruttare le potenzialità di software più specifici. L'AutoCAD, infatti, ha la possibilità di gestire all'interno di un disegno, oggetti
creati da altri programmi. Questi oggetti si chiamano OLE.
Per spiegarne le funzionalità, immaginiamo che siano come una finestra aperta su un altro programma. All'interno del disegno
possiamo avere "finestre" aperte su una tabella o un grafico di Excel o su un testo Word, o un database Access, o un disegno
Coreldraw.
Per creare un oggetto OLE il sistema più semplice è quello del copia e incolla.
Ipotizziamo di dover inserire una tabella fatta con Excel dentro un disegno AutoCAD.
Apriamo la tabella con Excel, selezioniamo le celle che ci interessano, copiamo (CTRL-C), apriamo in AutoCAD il disegno,
incolliamo (CTRL-V).
Ogni qualvolta clicchiamo due volte su quell'oggetto si aprirà una finestra dell'applicazione che lo ha generato e ce ne
consentirà la modifica.
Anche se nella versione 2000 sono migliorate di molto le cose, l'AutoCAD non è ancora molto bravo nel manipolare gli oggetti
OLE. Qualche problema lo incontreremo, ad esempio, quando dobbiamo modificarne la dimensione. In ogni caso, utilizzando il
tasto destro sull'oggetto, siamo in grado di effettuare tutti le impostazioni necessarie, come la dimensione e la qualità di
stampa.
Proprio per queste difficoltà, sconsigliamo l'uso di oggetti OLE con file raster. In questo caso è meglio utilizzare il comando
IMAGE.

ESERCITAZIONE N. 9

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12 errori da evitare
Contrariamente a quanto si possa pensare esistono tanti modi per realizzare un disegno con AutoCAD e fra questi alcuni sono
da evitare.
I parametri di valutazione di un buon disegno CAD sono, oltre all'aspetto grafico complessivo, la facilità di interpretazione, di
modifica e di stampa anche da parte di chi non ha partecipato alla sua stesura.
Le convenzioni adottate nei disegni tradizionali sono tali da consentire una interpretazione univoca. Nei disegni CAD ancora
non esistono convenzioni universalmente stabilite, ma è opportuno perlomeno adeguarsi ad alcuni principi generali dettati
dall'esperienza.
Andiamo quindi ad elencare quelli che possono essere considerati errori più o meno gravi e modalità inopportune.

1. Entità su layer non appropriati


I layer consentono raggruppamenti di entità che rappresentano la medesima classe di oggetti. Al layer quote devono
appartenere le entità relative alla quotatura del disegno, sul layer muratura vanno inserite le entità delle murature sezionate, e
così via.
Un errore piuttosto comune è quello di raggruppare sullo stesso layer entità che rappresentano cose diverse, con il risultato
che quando ho la necessità di spegnere il layer delle quote spariscono anche murature o parte degli arredi.
Pena prevista: tortura.

2. I nomi impossibili dei layer


I nomi dei layer devono essere chiari e comprensibili.
È meglio scrivere "muratura" o "muri" piuttosto che "op_mu" o sigle astruse o peggio numeri, a meno di accludere al disegno
foglietti stampati che aiutino l'interpretazione dei nomi dei layer.
Pena prevista: 3 ave marie.

3. Le entità a colori
In linea di principio è da evitare quanto più possibile l'uso dei colori per le singole entità. Questo vale ancor più per la versione
2000 dell'AutoCAD, che consente di associare a ciascun layer uno spessore di penna.
Il colore dell'entità deve essere "bylayer", salvo casi eccezionali. Questa corrispondenza aiuta nella leggibilità del disegno e
nella versatilità in fase di stampa.

4. I disegni in scala
Tutti i disegni devono essere realizzati alla stessa scala. Chiunque apra quel disegno anche a distanza di tempo non deve
essere costretto a fare acrobazie misuratorie per comprenderne il rapporto di scala.
Lo stesso dicasi per la convenzione fra unità disegno e misure reali.
Pena prevista: 15 anni con la condizionale.

5. Modificare il testo delle quote


È uno degli errori più gravi che si possano commettere. Se la dimensione dell'oggetto è 6.30 la quota deve visualizzare 6.30. Il
testo della quota si modifica automaticamente usano i comandi trim, extend o stretch, a meno che il testo non venga
modificato manualmente. Questa pratica può dar luogo a errori di valutazione e di costruzione e costringe sempre a verificare
manualmente le misure complessive.
Pena prevista: ritiro della patente e sequestro del computer.

6. Tutte le tavole in un solo disegno


È più lento da modificare e da gestire, rallenta le operazioni di modifica, e se perdo quel disegno (e capita) ho perso tutto il
lavoro.
Pena prevista: aprire e chiudere il disegno 40 volte con un 486.

7. Disegno con squadratura


Ciascun disegno può essere utilizzato in altri disegni come blocco. La squadratura impedisce di poterlo fare.
Il modo corretto è di realizzare il disegno sullo spazio modello, e di mettere la squadratura e le scritte relative sullo spazio
carta o su un altro disegno.

8. Linee sovrapposte
Evitare di sovrapporre entità: aumentano inutilmente il peso in byte del disegno, possono dare problemi di spessore in fase di
stampa, per cancellarle si diventa nevrotici.
Pena prevista: 10 bacchettate.

9. Linee spezzate

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Quando si deve allungare una linea, si usa il comando extend, invece di aggiungerne una seconda. Il disegno pesa meno ed è
più facile la selezione.
Pena prevista: 20 serie di flessioni.

10. Scritte in "txt"


Sono brutte. Sono terribilmente brutte e dimostrano la poca dimestichezza nel cambiare i valori di default dell'AutoCAD.

11. La sovrapposizione delle piante


Due piani diversi dello stesso edificio devono avere lo stesso punto d'inserzione, in modo da poterli sovrapporre all'occorrenza.

12. Troppi layer, tutti diversi, stesso colore


Per favorire la leggibilità di in disegno, si deve cercare il più possibile di distinguere i layer con colori diversi. Bisogna
comunque evitare di crearne troppi, possono rendere difficile la gestione del disegno
L'esatta corrispondenza fra entità e layer favorisce il controllo in fase di modifica e di stampa.

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