De Vico - Storia Generale Del Regno Di Sardegna
De Vico - Storia Generale Del Regno Di Sardegna
De Vico - Storia Generale Del Regno Di Sardegna
HISTORIA GENERAL
DE LA ISLA Y REYNO DE SARDEÑA
a cura di
Francesco Manconi
edizione di
Marta Galiñanes Gallén
coordinamento editoriale
CENTRO DI STUDI FILOLOGICI SARDI / CUEC
Francisco De Vico
Historia general de la Isla y Reyno de Sardeña
dividida in siete partes
ISBN 88-8467-192-2
ISBN 88-8467-193-0
CUEC EDITRICE © 2004
prima edizione maggio 2004
CUEC
Cooperativa Universitaria
Editrice Cagliaritana
Via Is Mirrionis, 1
09123 Cagliari
Tel. e Fax 070291201 - 070271573
www.cuec.it
[email protected]
1
NICOLÁS ANTONIO, Censuras de historias fabulosas. Obra posthuma,
Valencia, 1742, p. 4.
VIII FRANCESCO MANCONI
2
SANTIAGO QUESADA, La idea de ciudad en la cultura hispana de la edad
moderna, Barcelona, 1992, pp. 7-9.
3
JOSÉ CEPEDA ADÁN, La historiografía, in Historia de España Menéndez
Pidal, t. XXVI, Madrid, 1988, vol. I, p. 257; S. QUESADA, La idea de ciu-
dad cit., pp. 59-63.
Introduzione IX
4
JOSÉ GODOY ALCÁNTARA, Historia crítica de los Falsos Cronicones,
Madrid, 19812, p. 257.
5
GIROLAMO TIRABOSCHI, Storia della Letteratura italiana, Modena,
1776, lib. VI, cap. 2, p. 16. Sulla storiografia italiana secentesca cfr. SER-
GIO BERTELLI, Storiografi, eruditi, antiquari e politici, in Storia della lette-
ratura italiana, dir. Emilio Cecchi e Natalino Sapegno, vol. V Il Seicen-
to, Milano, 1967, pp. 319-414.
6
THOMAS J. DANDELET, La Roma española (1500-1700), Barcelona,
2002, p. 39 ss.
7
ROBERTO WEISS, Traccia per una biografia di Annio da Viterbo, in «Ita-
lia Medievale e Umanistica», 5, 1962, pp. 425-441; ANTHONY GRAF-
TON, Invention of Tradition and Traditions of Invention in Renaissance
Europe: The Strange Case of Annius of Viterbo, in The Transmission of Cul-
X FRANCESCO MANCONI
ture in Early Modern Europe, ed. Anthony Grafton and Ann Blair, Phila-
delphia, 1990, pp. 8-38.
8
JULIO CARO BAROJA, Las falsificaciones de la Historia (en relación con la
de España), Barcelona, 1992, p. 45 ss.; ROBERTO BIZZOCCHI, Genealogie
incredibili. Scritti di storia nell’Europa moderna, Bologna, 1995, p. 264.
Introduzione XI
9
ROBERT BRIAN TATE, Mithology in Spanish Historiography of the Middle
Ages and Renaissance, in «Hispanic Review», XXII, 1954, pp. 11-13;
AUGUSTIN REDONDO, Légendes généalogiques et parentés fictives en Espa-
gne, au siècle d’or, in Les parentés fictives en Espagne (XVIe-XVIIe siècles), a
cura di Augustin Redondo, Paris, 1988, pp. 15-35; R. BIZZOCCHI,
Genealogie incredibili cit., pp. 26-43.
10
J. CARO BAROJA, Las falsificaciones cit., pp. 84 ss.
XII FRANCESCO MANCONI
11
J. GODOY ALCÁNTARA, Historia crítica cit., passim; THOMAS KEN-
DRICK, Saint James in Spain, London, 1960.
12
Sul tema, oltre a Julio Caro Baroja e José Godoy Alcántara, cfr. CAR-
LOS ALONSO, Los apócrifos del Sacromonte (Granada). Estudio histórico,
Valladolid, 1979; MIGUEL JOSÉ HAGERTY, Los Libros Plúmbeos del Sacro-
monte, Madrid, 1980; ZÓTICO ROYO CAMPOS, Reliquias Martiriales y
Escudo del Sacro-Monte, Granada, 1995.
Introduzione XIII
13
MIGUEL L. LÓPEZ MUÑOZ, Estudio preliminar a Z. ROYO CAMPOS,
Reliquias Martiriales cit., p. XXIII.
14
ZACARÍAS GARCÍA VILLADA, Historia eclesiástica de España, vol. I, t. 1,
Madrid, 1929, pp. 30-41.
15
C. ALONSO, Los apócrifos del Sacromonte cit., p. 160 ss.
Introduzione XV
16
M. J. HAGERTY, Los Libros Plúmbeos cit., p. 27.
17
Sugli scavi romani, cfr. ANTONIO BOSIO, Roma sotterranea opera postu-
ma di A. B. romano, Roma, 1634; N. PARISE, Bosio Antonio, in Diziona-
rio biografico degli Italiani, ad vocem. In generale, cfr. JOSÉ LUIS BOUZA
ALVAREZ, Religiosidad contrarreformista y cultura simbólica del Barroco,
Madrid, 1990; GIANVITTORIO SIGNOROTTO, Cercatori di reliquie, in
«Rivista di Storia e Letteratura religiosa», 1985, n° 3, pp. 383-418.
18
J. L. BOUZA ALVAREZ, Religiosidad contrarreformista cit., pp. 109-111.
Anche in Sardegna vi sono gli increduli circa l’autenticità di alcune reli-
quie rinvenute negli anni 1614-16: uno di essi è GERÓNIMO BRUNO, che
in un breve studio rimasto inedito muove forti critiche alle scoperte pro-
XVI FRANCESCO MANCONI
20
Sulla storia della rivalità politica fra Cagliari e Sassari manca una ricer-
ca che dia conto del fenomeno in tutta la sua complessità. Sul tema del
primato ecclesiastico (per il quale rinvio al testo e alla bibliografia di RAI-
MONDO TURTAS, Storia della Chiesa in Sardegna dalle origini al Duemila,
Roma, 1999, pp. 374-382) mi limito ad osservare che la diatriba aveva
una valenza prevalentemente politica. Sebbene a partire dal XII secolo
l’arcivescovo di Pisa fosse solito qualificarsi come primate di Sardegna,
mai la Santa Sede gli aveva conferito questo titolo. Roma aveva accorda-
to al presule pisano nel 1138 il titolo di primate della provincia ecclesia-
stica di Torres e nel 1176 anche quello, con diverso contenuto giuridico,
delle province d’Arborea e di Cagliari. In età moderna il titolo era stato
riesumato nella vuota formula di “primate di Sardegna e di Corsica” dal-
l’arcivescovo di Cagliari che se ne fregia sulla base di alcuni falsi docu-
mentari costruiti ad hoc. Per tutto il Cinquecento vane sono le proteste
presso la Santa Sede dei presuli sassaresi che contestano il primato caglia-
ritano, fintanto che ai primi del Seicento anche l’arcivescovo di Sassari
Andreu Bacallar non si autoattribuisce lo stesso titolo, privo di contenu-
to giuridico ma carico di significati culturali e politici.
21
Per un raffronto col caso siciliano, cfr. FRANCESCO BENIGNO, La que-
stione della capitale: lotta politica e rappresentanza degli interessi nella Sici-
lia del Seicento, in «Società e storia», n. 47, 1990, pp. 27-63.
XVIII FRANCESCO MANCONI
22
Per una prima traccia della biografia di Vico cfr. FRANCESCO MANCO-
NI, Un letrado sassarese al servizio della Monarchia ispanica. Appunti per
una biografia di Francisco Ángel Vico y Artea, in Sardegna, Spagna, Medi-
terraneo dai Re Cattolici al Secolo d’Oro, a cura di Bruno Anatra e Gio-
vanni Murgia, Roma, 2004.
23
D’altronde lo stesso Vico si colloca socialmente a cavallo fra nobiltà di
toga e di spada dopo la concessione di un privilegio militare per i servi-
gi resi alla Monarchia durante il parlamento Gandía del 1614 (Archivo
de la Corona de Aragón (ACA), Real Cancillería, reg. 4918, Privilegium
militaris in favorem Doctoris Francisci Angeli Vico Artea naturalis Regni
Sardiniae, fol. 66).
Introduzione XIX
24
JORGE ALEO, Storia cronologica e veridica dell’Isola e Regno di Sardegna
dall’anno 1637 all’anno 1672, a cura di Francesco Manconi, Nuoro,
1998, pp. 121-122 (cito dalla versione italiana del manoscritto Historia
chronológica y verdadera de todos los successos y casos particulares succedidos
en la Isla y Reyno de Sardeña del año 1637 al año 1672).
25
ROBERT BRIAN TATE, El cronista castellano durante el siglo XV, in Home-
naje a Pedro Sainz Rodríguez. III Estudios históricos, Madrid, 1986, p.
659.
XX FRANCESCO MANCONI
26
GIAN GIACOMO ORTU, Centralismo e autonomia nella Sardegna di
Filippo III, in «Rivista storica italiana», a. CII (1990), fasc. II, pp. 302-
303; Il Parlamento del viceré Carlo de Borja duca di Gandía (1614), a cura
di Gian Giacomo Ortu, Cagliari, 1995.
27
A proposito della contesa per l’istituzione delle due università è oppor-
tuno precisare che Cagliari conquista qualche riconoscimento nel parla-
mento del conte de Elda (1602-03); ottiene poi il privilegio pontificio di
Introduzione XXI
Paolo V nel 1607 e la formale fondazione regia soltanto nel 1620. Tutto
resta però sulla carta fino al 1626, quando a Cagliari iniziano a funzio-
nare tutte le facoltà universitarie. Sassari, invece, il cui collegio gesuitico
fin dal 1612 conferisce effettivamente i gradi accademici, dovrà attende-
re il 1632 per ottenere da Filippo IV la ampliación come università di
diritto regio (sull’argomento cfr. RAIMONDO TURTAS, La nascita dell’U-
niversità in Sardegna. La politica culturale dei sovrani spagnoli nella for-
mazione degli Atenei di Sassari e di Cagliari (1543-1632), Sassari, 1988;
Id., Scuola e Università in Sardegna tra ‘500 e ‘600, Sassari, 1995).
28
D’altronde le informazioni di cui disponiamo sui legami di parentela,
sulle relazioni interpersonali e sugli interessi di consorteria consentono di
delineare, seppure sommariamente, l’esistenza di una rete di rapporti fra
i protagonisti degli avvenimenti di quegli anni. Basta qualche esempio,
per chiarire. Vico è fortemente interessato alla promozione ad università
del collegio gesuitico di Sassari, di cui il padre Pinto è rettore; la posi-
zione filo-sassarese del rettore Pinto nelle contese religiose risulterà tal-
XXII FRANCESCO MANCONI
31
FERNANDO BOUZA, Comunicación, conocimiento y memoria en la
España de los siglos XVI y XVII, Salamanca, 1999; Id., Corre manuscrito.
Una historia cultural del Siglo de Oro, Madrid, 2001.
32
FRANCISCO BASTELGA, Relación sumaria, y verdadera, de todo lo que ha
sucedido, y de la multitud de cuerpos de Santos, que se han hallado en la Igle-
sia de san Gavino de Torres, que está situada, y plantada fuera de la Ciudad
de Sácer, distante della doze millas, junto al mar, y puerto de Torres de la
dicha Ciudad, azia la parte del sol se pone, en el Reyno de Cerdeña, Barce-
lona, 1615.
XXIV FRANCESCO MANCONI
33
Archivio diocesano di Cagliari, ms. 13: Actas originales sobre la inben-
ción de las reliquias de Santos que se hallaron en la Basílica de San Sador-
ro, y otras Iglesias, y Lugares de la Ciudad de Cáller, y su Diócesis; ms. 14:
Actas originales sobre la milagrosa inbención de las sagradas reliquias del glo-
rioso San Lucífero Arçobispo de Cáller. Sugli aspetti archeologici cfr.
DONATELLA MUREDDU, DONATELLA SALVI, GRETE STEFANI, Sancti innu-
merabiles. Scavi nella Cagliari del Seicento: testimonianze e verifiche, Ori-
stano, 1988, pp. 27-28.
34
Relación de la invención de los cuerpos santos, que en los años 1614, 1615,
y 1616, fueron hallados en varias Yglesias de la Ciudad de Cáller y su Arço-
bispado. A la M.C. del Rey don Philippe N.S. por don Francisco de Esqui-
vel Arçobispo de Cáller, y Primado de los Reynos de Sardeña, y Córsega,
Napoli, 1617, pp. 6-7.
35
Archivo Histórico Nacional (AHN), Consejos suprimidos, libro 2558,
Filippo III all’arcivescovo di Cagliari, 17 aprile 1619, fol. 60v.
Introduzione XXV
36
La descrizione della cerimonia è in SERAFÍN ESQUIRRO, Santuario de
Cáller, y verdadera historia de la invención de los Cuerpos Santos hallados
en la dicha Ciudad, y su Arçobispado, Cagliari, 1624.
XXVI FRANCESCO MANCONI
37
J. CARO BAROJA, Las falsificaciones cit., p. 190 ss.
38
A. REDONDO, Légendes généalogiques cit., p. 34.
Introduzione XXVII
39
J. GODOY ALCÁNTARA, Historia crítica cit., p. 256.
40
In questo senso, JOHN H. ELLIOTT, Rivoluzione e continuità in Europa
nella prima età moderna, in Id., La Spagna e il suo mondo (1500-1700),
Torino, 1996, p. 151; MARIA JOSÉ RODRÍGUEZ SALGADO, Patriotismo y
política exterior en la España de Carlos V y Felipe II, in La proyección euro-
XXVIII FRANCESCO MANCONI
43
AGUSTÍ ALCOBERRO, La historiografía de la Corona de Aragón en el rei-
nado de Felipe II, in La sociedades ibéricas y el mar a finales del siglo XVI,
tomo 3° El área del Mediterráneo, Madrid, 1998, pp. 24-25. Sul tema
delle lealtà plurime (al re, alla provincia e alla città) nelle monarchie com-
posite, si veda JOHN H. ELLIOTT, Catalunya dins d’una Europa de monar-
quies compostes, in «Pedralbes», n° 13-I, 1993, pp. 11-24. Sulla fedeltà al
re, cfr. AURELIO MUSI, L’Italia dei Viceré. Integrazione e resistenza nel siste-
ma imperiale spagnolo, Cava de’ Tirreni, 2000, cap. VI.
XXX FRANCESCO MANCONI
44
JERÓNIMO ZURITA Y CASTRO, Anales de la Corona de Aragón, Zaragoza,
1610; LUPERCIO LEONARDO DE ARGENSOLA, Información de los sucesos del
Reino de Aragón en los años 1590 y 1591 en que se advierte los yerros de
algunos autores, Madrid, 1808; Id., Declaración sumaria de la Historia de
Aragón para inteligencia de su mapa, Zaragoza, 1621; BARTOLOMÉ LEO-
NARDO DE ARGENSOLA, Primera parte de los Anales de Aragón que prosigue
los del Secretario Gerónimo Çurita, Zaragoza, 1630.
45
JUAN DE MARIANA, Historiae de rebus Hispaniae libri XX, Toleti, 1592;
Id., Historia general de España compuesta primero en latín, después buelta
en Castellano por Juan de Mariana, D.Theólogo, de la Compañía de Iesús,
Toledo, 1601.
Introduzione XXXI
47
ACA, Consejo de Aragón (CdA), leg. 1094, consulta del Consejo de Esta-
do, 8 giugno 1638.
48
FRANCISCO DE VICO, Historia general de la Isla y Reyno de Sardeña, Bar-
celona, 1639, p. 4.
49
J. A. MARAVALL, Antiguos y modernos cit., pp. 285 e 415.
Introduzione XXXIII
50
R. BIZZOCCHI, Genealogie incredibili cit., p. 216.
51
F. DE VICO, Historia general cit., parte 1ª, cap. 1°.
XXXIV FRANCESCO MANCONI
52
Ibidem, parte 1ª, cap. 1°; parte 2ª, cap. 2°.
53
Ibidem, parte 1ª, cap. 1°. La stessa denominazione di Iolea – o Iole –
era stata attribuita alla città di Cagliari (forse la parte per il tutto?) in una
lapide falsa del 1562 che reca la seguente iscrizione: “DIVO HERCULI
POST CATECLISM(UM) / RESTAURATORI CONSERVATORI /
REPARATORI CIVITAS JOLE / D(EDIT) D(E)D(ICAVIT)”. Si può
ritenere che questo reperto sia il punto di avvio della grande gara falsifi-
catoria di cagliaritani e sassaresi (cfr. il catalogo della mostra documenta-
ria Falsi e falsari della Sardegna (Villanovaforru, 29 ottobre 1988 - 28 mag-
gio 1989), Cagliari, s.d. [ma 1988]).
Introduzione XXXV
54
F. DE VICO, Historia general cit., parte 1ª, cap. 3°.
55
Sulla fama di terra “pestilente” attribuita alla Sardegna cfr. FRANCESCO
MANCONI, Castigo de Dios. La grande peste barocca nella Sardegna di
Filippo IV, Roma, 1994, pp. 11-35.
XXXVI FRANCESCO MANCONI
56
F. DE VICO, Historia general cit., parte 1ª, cap. 10°.
57
Ibidem, parte 1ª, cap. 11°.
Introduzione XXXVII
58
Ibidem, parte 1ª, cap. 13°.
59
Ibidem, parte 2ª, cap. 2°.
60
Ibidem, parte 2ª, cap. 7°.
XXXVIII FRANCESCO MANCONI
61
JERÓNIMO ZURITA, Anales de la Corona de Aragón, ed. Angel Canellas
López, Zaragoza, 1967, vol. 1°, p. 3.
Introduzione XXXIX
62
AMBROSIO DE MORALES, Las antigüedades de España que son nombradas
en la Corónica con las averiguaciones de sus sitios y nombres antiguos que
escribía Ambrosio de Morales. Cronista del rey Católico nuestro señor Don
Felipe II, con un Discurso general del Autor, donde se enseña todo lo que a
estas averiguaciones pertenece para bien hacerlas y entender las antigüedades,
y otras cosas, Madrid, 1792.
63
Il primo libro del De rebus sardois di GIOVANNI FRANCESCO FARA fu
pubblicato a Cagliari nel 1580 per i tipi di Nicolò Canyelles. Edizioni
complete dei quattro libri del De rebus sardois e dell’altra opera De cho-
rografia Sardiniae libri duo vennero pubblicate nel 1835 a Torino da
Luigi Cibrario e nel 1838 a Cagliari da Vittorio Angius. Una prima edi-
zione critica è stata curata di recente da ENZO CADONI (Joannis Franci-
sci Farae, Opera, voll. 3, Sassari, 1992). Per la biografia di G. F. FARA cfr.
BACHISIO RAIMONDO MOTZO, Su le opere e i manoscritti di G. F. Fara, in
«Studi sardi», a. I (1934), fasc. I; RAIMONDO TURTAS, Giovanni France-
sco Fara. Note biografiche, in ENZO CADONI - RAIMONDO TURTAS, Uma-
nisti Sassaresi del ‘500. Le «biblioteche» di Giovanni Francesco Fara e Ales-
sio Fontana, Sassari, 1988, pp. 9-27; nonché la “voce” Fara Giovanni
Francesco, a cura di Antonello Mattone, in Dizionario biografico degli Ita-
liani, vol. 44, pp. 753-757.
XL FRANCESCO MANCONI
64
Non è chiaro se la scelta culturale di Fara di dedicarsi allo studio delle
“cose sarde” sia dettato da un “obbligo” politico verso la comunità d’ori-
gine. Riesce difficile comunque credere che l’ecclesiastico sassarese Fara
non sia stato influenzato dalle divisioni in atto all’interno della chiesa
sarda e dalla cultura “patriottica” del suo tempo. Certo è che nella con-
tesa per il primato ecclesiastico egli è allineato sulle posizioni dell’arcive-
scovo Alonso de Lorca di difesa degli interessi di Sassari e di diniego del
primato di Cagliari. In un memoriale inviato nel 1588 all’arcivescovo
Lorca, che a Roma patrocinava la causa della diocesi di Sassari, Fara
sostiene che «no pueden pretender [...] los de Cáller sean más nobles de
los de Torres y Sásser siendo que Torres es colonia de los antiguos Tru-
scos y de los Romanos decendientes de la noble sangre troyana y de Mar-
tes que han dominado y subiugado todo el mundo y los de Cáller [...]
son colonia y decendientes de Cartagineses quales en virtudes, letras, y
armas son estados muy inferiores a los Romanos y dexando a parte lo
demás que está sobredicho si consideramos los habitadores dellos en par-
ticular no puede Cáller pretender como pretende ser más noble» (la let-
tera-memoriale di Fara ad Alonso de Lorca è in British Library (BL),
London: Manuscripts Add. 28468, Papers relating to the Primacy of Sar-
dinia, doc. Antigüedad de la Siudad de Sásser. Es respuesta del Ill.mo y
Rev.mo don Francisco Fara [...] a una carta que desde Roma le escrivió el
Ill.mo y Rev.mo don Alonso de Lorca Arçobispo Turritano sobre la pretención
de la Primaçía de su Iglesia contra la Calaritana, fol. 69-79r; copia poste-
riore del documento è conservata in Biblioteca Universitaria di Sassari,
Manoscritti, ms. 55 t).
Introduzione XLI
65
Anche SIGISMONDO ARQUER aveva fatto ricorso al falso Beroso nella
sua Sardiniae brevis historia et descriptio per Sigismundum Arquer Calari-
tarum, sanctae theologiae et iuris utriusque doctorem, in SEBASTIAN MUN-
STER, Cosmographiae universalis libri VI, Basileae, 1550, p. 242-250.
66
F. DE VICO, Historia general cit., parte 3ª, cap. 1°.
XLII FRANCESCO MANCONI
67
Ibidem, parte 3ª, cap. 1°.
68
Ibidem, Introdución de la tercera parte de la Historia.
Introduzione XLIII
69
Ibidem, Introdución de la quarta parte de la Historia.
70
Ibidem, parte 4ª, capp. 8° e 14°; parte 5ª, capp. 1° e 12°.
XLIV FRANCESCO MANCONI
71
F. DE VICO, Historia general cit., parte 4ª, cap. 29; parte 5ª, capp. 12º,
30º, 41º, 42º.
72
A questo riguardo cfr. le considerazioni di RENZO LACONI, I primi sto-
rici sardi e la versione imperiale e subalterna della nostra storia, in Id., La
Sardegna di ieri e di oggi. Scritti e discorsi sulla Sardegna (1945-1967), a
cura di Umberto Cardia, Cagliari, 1988, pp. 130-132.
73
JOSÉ MARTÍNEZ MILLÁN (ed.), Instituciones y elites de poder en la
Monarquía Hispana durante el siglo XVI, Madrid, 1992; Id., Las investi-
gaciones sobre patronazgo y clientelismo en la administración de la Monar-
quía hispana durante la edad moderna, in «Studia histórica. Historia
moderna», 15, pp. 83-106.
Introduzione XLV
75
Ibidem, parte 7ª, cap. 1°.
Introduzione XLVII
76
DIONISIO BONFANT, Triumpho de los Santos del Reyno de Cerdeña, A la
Magestad Cathólica del Rey don Phelippe IIII por Dionisio Bonfant de la
Ciudad de Cáller, Doctor en Theología, y en Derecho. En el qual a más de
la vida, e invención de muchos Santos de Cerdeña, se escrive la venida de los
Apóstoles S. Pedro, S. Pablo y Santiago, y de algunos discípulos de Christo a
la Ciudad de Cáller Cabeça del Reyno; de la Canonización de los Santos, de
la antigüedad, y Primacía de la Iglesia Calaritana, de la Santidad de su Pre-
lado S. Lucífero, y se responde a algunos modernos, Cagliari, 1635.
77
AMBROSIO MACHÍN, Defensio Sanctitatis Beati Luciferi Archiepiscopi
Calaritani, Sardiniae, & Corsicae Primatis, & aliorum Sanctorum, quos
colit Calaritana Ecclesia, Necnon et Primatus Archiepiscopi Calaritani, et
eius Primatialis Ecclesiae, una cum Decisionibus Sacrae Rotae Romane,
Cagliari, 1639.
Introduzione XLIX
78
ANGELO RUNDINE, Inquisizione spagnola censura e libri proibiti in Sar-
degna nel ‘500 e ‘600, Sassari, 1996, p. 103.
79
D. BONFANT, Triumpho de los Santos cit., p. 2v.
L FRANCESCO MANCONI
80
J. PINTO, Christus crucifixus cit., vol. 1°, cap. De Martyribus Sardiniae,
et praecipue Turritanis, recens inventis digressiuncula, pp. 437-448. Su
Pinto cfr. PASQUALE TOLA, Dizionario biografico degli uomini illustri di
Sardegna, Torino, 1837-38, vol. 3°, pp. 86-91; PIETRO MARTINI, Biogra-
fia sarda, Cagliari, 1837-38, vol. 3° pp. 40-46; MIQUEL BATLLORI, L’U-
niversità di Sassari e i Collegi dei Gesuiti in Sardegna. Saggio di storia isti-
tuzionale ed economica, in «Studi sassaresi», serie III, 1 (1967-68), p. 90;
RAIMONDO TURTAS, La Casa dell’Università. La politica edilizia della
Compagnia di Gesù nei decenni di formazione dell’Ateneo sassarese (1562-
1632), Sassari, 1986, p. 12, nota 10.
81
D. BONFANT, Triumpho de los Santos cit., p. 566 ss.
Introduzione LI
82
ACA, CdA, leg. 1184, i vescovi di Sassari, Ampurias e Bosa al Consi-
glio d’Aragona, 20 dicembre 1636.
LII FRANCESCO MANCONI
83
Cfr. il messaggio indirizzato al Consiglio d’Aragona da DIONISIO BON-
FANT, in Breve tratado del Primado de Cerdeña, y Córcega, En favor de los
Arçobispos de Cáller, y del Real Patronasgo de su Magestad, que le tiene fun-
dado en la dignidad Primacial de la Santa Yglesia de la Ciudad de Cáller,
cabeça de todo el Reyno de Cerdeña; dirigido a la Magestad Cathólica del
Rey Nuestro Señor Don Phelipe IIII, Cagliari, 1637.
84
ACA, CdA, leg. 1083 e 1149, memoriali di Francisco Vico al Consi-
glio d’Aragona, s.d. [ma 1645]; AHN, Consejos suprimidos, libro 2562,
Lo que vos el Noble Magnífico y amado Consejero don Francisco de Vico
Regente la Cancillería en mi Consejo Suppremo de Aragón havéis de llevar
encargado para executar en Cerdeña, Madrid, 20 luglio 1635, fol. 276v-
279.
Introduzione LIII
85
L’avversione per Vico è tale che il regno si ostina a negargli il paga-
mento del salario di regente sardo nel Supremo d’Aragona (ACA, CdA,
leg. 1236, Relación de lo que contienen las Consultas y papeles tocantes a la
plaça de Regente de este Consejo en persona natural de Cerdeña y su salario,
propinas y Casa de aposento, s.d. [ma 1636]).
86
ACA, CdA, leg. 1185, il regente Azcón al Consiglio d’Aragona, 31
dicembre 1636.
LIV FRANCESCO MANCONI
87
F. MANCONI, Un letrado sassarese al servizio della Monarchia ispanica cit.
88
ACA, CdA, leg. 1083, il giudice Francisco Corts al Consiglio d’Ara-
gona, s.d., consultada dal Consiglio in data 11 agosto 1636. Allegato alla
consulta è il circostanziato memoriale intitolato Capítulos que resultan
contra el Regente Don Francisco Ángel Vico en perjuycio y contra el servicio
de Vuestra Magestad.
Introduzione LV
89
Un esempio illustre è quello di Santa Teresa d’Avila, il cui padre Alon-
so aveva adottato il cognome materno, Cepeda, per nascondere le sue
origini ebraiche. Il nonno paterno si chiamava infatti Juan Sanchez ed
era un ebreo converso (CRISTIANA DOBNER, Il segreto di un archivio. Tere-
sa di Gesù e il nonno marrano, Roma, 2003). Altrettanto illustre è il caso
di Bartolomé de las Casas, il cui padre Pedro era fratello di Gabriel,
Diego e Francisco de Peñalosa: erano tutti conversos, il che spiega la diver-
sità di cognome (HUGH THOMAS, El Imperio español. De Colón a Magal-
lanes, Barcelona, 2003, p. 152). A quel tempo era possibile scegliere il
primo cognome fra quelli dei quattro nonni: ecco perché Vico adotta il
cognome materno, come attestano d’altronde i libri matricolari dell’U-
niversità di Pisa dove egli risulta figlio di “Joannes de Altea” (RODOLFO
DEL GRATTA, Acta graduum Academiae Pisanae (1543-1599), dir. Ennio
Cortese, Pisa, 1980, p.261).
LVI FRANCESCO MANCONI
90
ACA, CdA, leg. 1083, consulta del Consiglio d’Aragona, s.d. [ma otto-
bre-novembre 1636].
91
ACA, CdA, leg. 1083, memorial del síndico di Cagliari Francisco de
Ravaneda al Consiglio d’Aragona, 3 marzo 1637.
Introduzione LVII
92
ACA, CdA, leg. 1237, Antonio Nuseo al Consiglio d’Aragona, s.d. [ma
febbraio 1637].
93
ACA, CdA, leg. 1083, memorial di Ravaneda al Consiglio d’Aragona,
3 marzo 1637.
94
ACA, CdA, leg. 1238, súplica di Vico al Consiglio d’Aragona, s.d. [ma
fine 1637].
95
ACA, CdA, leg. 1083, consulta del Consiglio d’Aragona, 20 maggio
1638.
LVIII FRANCESCO MANCONI
96
ACA, CdA, leg. 1083, memorial di Francisco de Ravaneda al Consiglio
d’Aragona, 3 marzo 1637.
97
J. ALEO, Storia cronologica e veridica cit., p. 76.
98
Per una conoscenza più approfondita dei memoriales che concernono
prevalentemente la disputa sul primato, si rinvia alla già citata raccolta di
manoscritti Papers relating to the Primacy of Sardinia (British Library,
London: Manuscripts Add. 28468).
99
ACA, CdA, leg. 1237, Azcón al duca di Alburquerque, 24 febbraio
1637.
Introduzione LIX
100
Sul tema il riferimento obbligato è XAVIER TORRES I SANS, Nyerros i
Cadells: bàndols i bandolerisme a la Catalunya moderna (1590-1640),
Barcelona, 1993. Cfr. anche XAVIER TORRES I SANS, Faide e banditismo
nella Catalogna dei secoli XVI e XVII, in Banditismi mediterranei (secoli
XVI-XVII), a cura di Francesco Manconi, Roma, 2003, pp. 35-52.
LX FRANCESCO MANCONI
101
ACA, CdA, leg. 1237, memorial di Nuseo al Consiglio d’Aragona, s.d.
[ma febbraio 1637].
102
Biblioteca Nacional, Madrid, Manuscritos, ms. 18651/39, Carta Real
de Felipe IV por la que se levantan, bajo pena de mil florines de oro, ciertas
prohibiciones que el Virrey y Real Audiencia de Cerdeña impusieron a los
impresores de Sácer, Madrid 30 septiembre 1637 (pubblicata da EDUARDO
TODA Y GÜELL, Bibliografía española de Cerdeña, Madrid, 1890, pp. 297-
298; FRANCINA SOLSONA I CLIMENT, Felip IV d’Espanya i l’impresor de
Sassari, in Studi storici in onore di Francesco Loddo Canepa, Firenze, 1959,
pp. 333-339; R. TURTAS, La nascita dell’univesità cit., pp. 179-181).
103
Nella sua historia Francisco Vico racconta come nel 1627, quando era
provinciale suo fratello Pedro, i gesuiti di Sassari avevano preso possesso del
nuovo collegio costruito in un’area che lui stesso aveva messo a disposizio-
ne della Compagnia (R. TURTAS, La Casa dell’Università cit., pp. 11-12).
104
Sulla tipografia, cfr. E. TODA Y GÜELL, Bibliografía española cit., pp.
280-281; su Francisco Scano de Castelví, cfr. G. ORTU, Centralismo e
autonomia cit., pp. 320-321; Il Parlamento del viceré Carlo de Borja duca
di Gandía cit., pp.20-21. Il forte legame di Vico con gli Scano de
Castelví e con i Manca è attestato dalla presenza dei sassaresi Francesco,
Jacopo e Stefano Manca e di Francisco Scano de Castelví come testimo-
ni ufficiali della laurea in utroque iure di Vico a Pisa il 28 aprile 1590
(DEL GRATTA, Acta graduum Academiae Pisanae cit., p. 261).
Introduzione LXI
105
BL, Add. 28468, Papers relating to the Primacy of Sardinia, Resumen de
todo lo que contiene el libro, fol. 90-92; ACA, CdA, leg. 1190, il Presi-
dente, la Audiencia e la Junta patrimonial di Sardegna al Consiglio d’A-
ragona, 10 marzo 1641.
106
A. MACHÍN, Defensio Sanctitatis Beati Luciferi cit.
107
A. RUNDINE, Inquisizione spagnola cit., pp. 109-113.
LXII FRANCESCO MANCONI
108
ACA, CdA, leg. 1190, il Presidente, la Audiencia e la Junta patrimo-
nial di Sardegna al Consiglio d’Aragona, 10 marzo 1641.
La diatriba sul vescovo “cismático” è destinata a continuare a lungo.
Lucifero assurge quasi a simbolo del conflitto stracittadino e per diversi
anni rimane al centro delle polemiche persino fuori dalla Sardegna. A
Madrid nel maggio del 1647 una festa in onore del santo viene celebra-
ta nell’ospedale della Corona d’Aragona, a cui fanno riferimento i sardi
residenti nella capitale. La festa è legittimata da un breve papale e dal-
l’approvazione del Consiglio di Cruzada, ma trova la netta opposizione
dei sassaresi capeggiati da Vico che si servono del Vicario di Madrid per
impedirne la celebrazione. La festa si celebra comunque con solennità,
“con luminarias y artificios de fuego y una música sumptuosa”, ed anche
con grande disdetta di Vico (ACA, CdA, leg. 1083, memorial di don
Jayme Capay al vicecancelliere d’Aragona, 14 agosto 1647).
Introduzione LXIII
109
F. MANCONI, Un letrado sassarese al servizio della Monarchia ispanica cit.
110
Biblioteca Universitaria di Cagliari: Memoriale al Re della Città di
Cagliari contro i sassaresi Francisco Vico, Julián Usena e Basteliga, s.d. [ma
1644]. L’insinuazione di Martín verrà ripresa più tardi da un cronista
solitamente attendibile come J. ALEO, Storia cronologica e veridica cit., p.
121.
LXIV FRANCESCO MANCONI
ACA, CdA, Registros, reg. 315, 2 luglio 1637, fol. 125-126r; ACA,
112
113
ANTONIO DOMÍNGUEZ ORTIZ, La censura de obras históricas en el siglo
XVII español, in «Chronica Nova», 19 (1991), p. 115.
LXVI FRANCESCO MANCONI
114
ACA, CdA, leg. 1094, consulta del Consiglio d’Aragona del 15 gen-
naio 1638.
115
Archivo General de Simancas (AGS), Estado, leg. 4126, consulta del
Consiglio di Estado del 23 novembre 1644.
116
Real Academia de la Historia, Madrid: Colección Salazar, tomo K 17;
AGS, Estado, leg. 4126, consulta del Consiglio di Estado del 3 dicembre
1644.
Introduzione LXVII
117
ACA, Camara de Aragón, leg. 1234, il viceré Doria al Consiglio d’A-
ragona, gennaio 1640, consultada il 5 ottobre 1640.
118
GIOVANNI MARIA CONTU, Vida del Venerable Padre Fray Salvador
Vidal Marense, Religioso Observante del Seráfico Patriarca San Francisco,
manoscritto del sec. XVIII della Biblioteca Universitaria di Cagliari,
Fondo Baylle.
LXVIII FRANCESCO MANCONI
121
La polemica fra Vico e Vidal è stata liquidata con sufficienza dalla sto-
riografia sabauda prima e da quella risorgimentale dopo (cfr. per tutti
GIUSEPPE MANNO, Storia di Sardegna, Capolago, 1840, tomo III, p. 127
ss.; PASQUALE TOLA, Dizionario biografico degli Uomini illustri di Sarde-
gna, ossia storia della vita pubblica e privata di tutti i Sardi che si distinse-
ro per opere, azioni, talenti, virtù e delitti, Torino, 1857, vol. III, p. 297
ss.). Agli storici sardo-italiani dell’Ottocento la produzione storica secen-
tesca, che scaturiva da un contesto culturale assai complesso e da moti-
vazioni ideali lontane nel tempo, risulta incomprensibile. I giudizi liqui-
datori, viziati da un forte pregiudizio ideologico antispanico e filosabau-
do, si perpetueranno fino a tempi recenti, fino a quando la storiografia
sarda cinque-secentesca non conoscerà una riconsiderazione problemati-
ca da parte di R. LACONI, I primi storici sardi e la versione imperiale e
subalterna della nostra storia cit., pp. 101-143.
122
Sembra che i dissidi interni all’ordine religioso siano degenerati in
scontri personali, persino fisici, che coinvolgono Vidal in prima persona.
Durante un periodo di permanenza nel convento di Sassari Vidal sareb-
be stato vittima d’un tentativo d’assassinio e avrebbe subito, su denuncia
dei suoi confratelli, un processo davanti alla Congregazione dei Regolari
(G. M. CONTU, Vida del Venerable Padre Fray Salvador Vidal cit., pp.
356-7 e 522).
123
SALVADOR VIDAL, Annales Sardiniæ. Serenissimo Ferdinando II Ethru-
riae Duci Magno. Pars prima, Firenze, 1639.
LXX FRANCESCO MANCONI
124
SALVADOR VIDAL, Annales Sardiniæ. Pars II. A saluberrimi Virginis par-
tus exin ad usque provectum annum CCC. Ill.mo Clarissimoque D. Don
Ioanni Arias Maldonato Regio Senatori, Milano, 1645.
125
Vidal ne attribuisce la paternità all’arcivescovo turritano don Diego
Passamar ed allo stesso Vico (S. VIDAL, Respuesta al histórico Vico. Del
R.P.Fr. Salvador Vidal, de la Orden del Padre San Francisco, de la Regular
Observancia. Dirigida al Rey Don Felipe IV y a Su Real Supremo Consejo de
Aragón, Venezia, 1644, pp. 10-11 e 39-41). In realtà l’autore è stato iden-
tificato nel religioso sassarese Giuseppe Sequi (J. ALEO, Successos generales
cit., p. 1131; MATTEO LUIGI SIMON, La Sardegna antica e moderna, a cura
di Carlino Sole e Virgilio Porceddu, Cagliari, 1995, p. 30).
Introduzione LXXI
126
SALVADOR VIDAL, Clypeus aureus excellentiae Calaritanae, Firenze,
1641, p. 3.
127
F. DE VICO, Apologatio honorífica del Doctor don Francisco de Vico del
Consejo de Rey N.S. y su Regente más antiguo en el Supremo de Aragón a las
obieciones que haze a su historia general del Reyno de Sardeña el Padre Fr.
Salvador Vidal, de la Orden de San Francisco de la Observancia, de la Pro-
vincia de Toscana, en su libro intitulado Clypeus aureus excelentiae calari-
tanae, Madrid, 1643.
LXXII FRANCESCO MANCONI
128
«E visto esta Apología honorífica escrita por el Dotor Don Francisco
Vico […] y responde con mucha propiedad el título con los honores de
su noble erudición; con ella da nueva gloria al felicíssimo Reyno de Cer-
deña y enseña al adversario el camino real de la verdad y la modestia con
que se an de tratar materias que pertenecen a un Reyno favorecido de la
clemencia del Cielo y fortuna de sus Príncipes» (ACA, CdA, leg. 1083,
licencia di Gil González Dávila, 17 agosto 1643),
129
«He leydo este libro intitulado Apologatio Honorífica compuesto por
el Doctor Don Francisco de Vico del Consejo de Rey nuestro Señor y su
Regente Decano en aquel mi collega, y hallo en él que con grande eru-
dición singular estilo y doctrina y summa prudencia discurre admirable-
mente sacando a luz muchas verdades que por la antigüedad del tiempo,
y omissión de algunos historiadores estaban olvidadas y ocultas y parti-
cularmente las que conciernen a la fundación y población del antiquísi-
mo Reyno de Cerdeña y a los succesos que assí en lo ecclesiástico como
en lo secular ha avido desde su principio hasta agora no sólo en el cavo
de Cáller sino en el de Sásser, conciliando (con exemplar christiandad y
desapasionado zelo) la santa emulación que entre ellos por falta de ver-
daderas noticias ha avido, dando como da a cada uno de dichos cavos
con autoridad y testimonio de gravíssimos historiadores y Santos lo que
le toca, […] con que cesarán fácilmente las emulaciones y voluntarias
competencias que ha avido por falta de verdaderas noticias» (ACA, CdA,
leg. 1083, licencia del regente Bayetola, 27 agosto 1643).
130
D’altronde di lì a poco nella foga polemica sarà lo stesso SALVADOR
VIDAL a scrivere temerariamente in una nuova opera, il Propugnaculum
Introduzione LXXIII
132
S. VIDAL, Clypeus aureus cit., p. 112 ss.; F. DE Vico, Apologatio honorí-
fica cit., p. 93 ss.
133
S. VIDAL, Respuesta al histórico Vico cit., pp. 24-25.
134
Ibidem, pp. 22-23.
Introduzione LXXV
135
Ibidem, p. 52.
LXXVI FRANCESCO MANCONI
136
Ibidem, p. 101.
Introduzione LXXVII
138
ACA, CdA, leg. 1083, istruzioni segrete della Città di Cagliari a Sal-
vador Martín, 12 luglio 1644.
139
Biblioteca Universitaria di Cagliari: Memoriale al Re della Città di
Cagliari contro i sassaresi Francisco Vico, Julián Usena e Basteliga, s.d. [ma
1644].
140
Ibidem, fol. 4r.
Introduzione LXXIX
141
Ibidem, fol. 8r.
LXXX FRANCESCO MANCONI
142
ACA, CdA, leg. 1083, Papel del Regente Vico en satisfación de otro de
Salvador Martín, s.d. [ma 1644].
143
Ibidem.
Introduzione LXXXI
144
ACA, CdA, leg. 1083, secondo memoriale di Martín, s.d. [ma gennaio
1645].
145
ACA, CdA, leg. 1083, consulta del Consiglio d’Aragona, 12 gennaio
1645.
146
Biblioteca Nacional, Madrid, Manuscritos, ms 1440, Discurso de un
discreto sobre que se jubile a un Ministro de el Reyno de Zerdeña.
LXXXII FRANCESCO MANCONI
LICENCIA
1 Zalmedinas: antiguo juez de Aragón con jurisdicción civil y criminal; Cfr. MOLI-
NER, M., Diccionario de uso del español, Madrid, Gredos, 1983, (DUE).
Historia general 5
YO EL REY
SEÑOR
APROBACIÓN
Por comisión del Consejo Supremo real de Aragó[n] he visto y reco-
nocido con cuidado el libro impreso, que se intitula, Primera Parte
de la Historia de Sardeña, cuyo autor es el doctor don Francisco de
Vico, natural de dicho Reino, del Consejo del Rey nuestro Señor y su
rege[n]te en el dicho Supremo de Aragón, dividido en tres partes, en
que se trata de la etimología, sitio, clima, fertilidad, gobierno anti-
guo y presente, reyes, jueces, leyes y oficios, con que se ha gobernado,
y de la inclinación y fidelidad a la Corona real de sus naturales, y de
los muchos santos mártires q[ue] en dicho Reino han sucedido, y tam-
bién en el Imperio Romano, desde el año 360 hasta el de 768, y hallo
que (en mi entender) es obra bien trabajada, digna de su autor, en
que se descubre cuán leído es en historias antiguas y la grande noti-
cia que tiene dellas y, particularmente, de las que por injuria de los
tiempos o por descuido y omisión de los historiadores naturales de
aquel Reino, estaban casi sepultadas en el olvido; y porque a todas
luces la tengo por útil, curiosa y provechosa, mercece que salga a luz
y se comunique, por no haber hallado en ella cosa que lo impida ni
contradiga a los reales derechos del Rey nuestro Señor.
Matías de Bayetola y Cabanillas
Historia general 9
APROBACIÓN Y LICENCIA.
Con advertida atención y gustoso advertimiento, por comisió[n]
y orden del muy ilustre señor el doctor Agustín López Fernández,
oficial y vicario general del reverendísimo y ilustrísimo señor don
Gil Garci Manrique, Obispo de Barcelona, vi un libro, cuyo títu-
lo es Historia de Sardeña, compuesto por el muy ilustre señor don
Francisco de Vico, del Consejo de su Majestad y su regente del
Supremo de Aragón y del Reino de Sardeña. Y a más de no haber
hallado cosa que se oponga a nuestra santa fe, ni desdiga de bue-
nas costumbres, veo en él servadas las leyes de rigurosa historia,
con la dulzura de la humana elocuencia, y gustosos episodios, sin
el disgusto de prolijos; de manera que el autor, miscuit utile dulci,
muestra también agradecimiento justo, pues sie[n]do la patria
madre, se le debe en su apretura cualquier trabajo. Sardeña queda,
y honrada, con serlo de tan grande hijo, pues gloria matris, est
sapientia filij, y conocida con aplauso de todos; pues ex unguibus
cognoscitur leo, y defendida de la mala opinión, en que más fatal
desdicha, que verdad le ha puesto, por la diligencia de un hijo,
que volvié[n]dole la fama, hace la suya conocida en el orbe: Fama
super aethera notus. Da admiración a los más doctos tanta doctri-
na en asunto de historia, y pasmo a los mayores ministros el ver
que asistiendo al gobierno con la puntualidad y satisfacción que
ha visto el orbe y experimentado nuestro gran Monarca, que para
amparo de la Iglesia viva largos años, no haya faltado a la defensa
de su patria ofendida, sie[n]do en su desagravio aguzada lanza su
pluma, y armas a prueba sus fuertes razones; en buena hace más
que Alcides, pues si dicen Nec Hercules ad duo, responderemos
Vicus ad duo. Y así es mi parecer, que no solo se le puede dar licen-
cia, sino que se debe, pues a desagraviar agraviados todos deben
ayudar.
Así lo siento y firmo en este co[n]vento de San Francisco de Bar-
celona en 3 de agosto de 1635.
Fray Antonio Solanes
Lector de Teología jubilado.
Dicto die, attenta supra dicta approbatione concedimus licentiam
imprimendi. López Vic.Gen.& Offic.
10 FRANCISCO DE VICO
APROBACIÓN Y LICENCIA.
Por expreso mandato y comisión del muy ilustre señor don Ale-
jos de Mar y Mon y Jafer, Caballero del hábito de la orden mili-
tar de Santiago, señor de la Baronía de san Marsal, del Consejo
de Guerra de su Majestad Católica, y su gobernador general en el
presente Principado de Cataluña, he leído y con particular aten-
ción advertido este libro, cuyo título es, Historia de Sardeña, com-
puesta por el señor don Francisco de Vico, del Co[n]sejo del Rey
nuestro Señor, y su regente en el Supremo de Aragón por el Reino
de Sardeña. Y digo ser historia muy verdadera y ordenada con
grande diligencia, fidelidad y estudio del autor, en que ha mos-
trado su grande ingenio y doctrina y estar muy versado, no solo
en las cosas y sucesos de su querida patria Sardeña, pero en toda
otra historia, así universal como particular, y en todas ciencias y
facultades, como más claramente y, en particular, lo entenderá el
lector en el discurso desta historia. Por lo que se le puede y debe
dar licencia para imprimirla.
Éste es mi parecer y, como tal, lo firmo de mi nombre. En Barce-
lona, y septiembre a los 5 de 1635 años.
Jaime Ramón Vila Sacerdote
Don Alejos de Mar y Mon y Jafer
Historia general 11
SEÑOR
Pongo a los reales pies de Vuestra Majestad la historia de su Reino
de Sardeña con ánimo, no solo de resucitar y perpetuar memorias
muertas de la antigüedad, y calidad de su origen, heroicos hechos,
y felicísimo gobierno de los innumerables antecesores de Vuestra
Majestad, y fiel amor de aquellos sus vasallos, tan de cera para sus
mandamientos, como de acero a sus cargas, sino a fin de que se
admire lo majestuoso y acompañe lo lucido de la real Corona de
Vuestra Majestad; pues enriqueciéndola todos sus reinos como
preciosas piedras entre tan excesivos resplandores, ésta de Sarde-
ña, aunque lucida y rica, ha padecido oscuridad, no de valor y
estimación, que tiene encaje en tan eminentísimo puesto, sino de
luz de verdaderas historias, que ve[n]ciendo las tinieblas de erro-
res, le dieran lo vivo y lucido que merece. Esto consigo, propo-
niéndolo a los ojos del mundo en estos borrones, para que cono-
ciendo sus fondos y quilates, venere lo poderoso y grande de su
Señor, pues tierra que por su clima benévolo, terreno fertilísimo,
abundancia más llena en todo género de bienes, que hacen dicho-
sas a las demás provincias, y que para ser en todo cabal, e inde-
pendente dellas, la abastó Dios de lo rico, y deleitoso del mar, bas-
taría a hacer afortunado a un Príncipe, a tan grande Monarca,
tanto lustre no brille, y en Imperio tan dilatado y poderoso, tanto
poder no supone claro argumento de lo excelso de la Corona, y
mayor de la dicha deste su Reino, pues por arreo suyo tan subli-
mado se conoce, y lo está tanto en su generosa voluntad, y mag-
nánimas obras de Vuestra Majestad, que humilde a sus reales pies
le rinde siempre, co[n] sus personas y bienes, las gracias, por las
señaladas, que le ha hecho, y para mí (entre las muchas con que
Vuestra Majestad me ha honrado) lo será señaladísima, que con
su singular clemencia, admita este mi trabajo, o deseo más que
obra, por suyas, pues por serlo yo de Vuestra Majestad, por mis
obligaciones, ellas disculpan mi audacia en presentárselo.
Guarde Dios a Vuestra Majestad, para eternizar la gloria de su
Corona con la felicidad, que la conserva y la goce y posea largos
siglos.
12 FRANCISCO DE VICO
AL REINO DE SARDEÑA
Cuando, obligado de la mesma naturaleza, principié la defensa de
nuestra patria Sardeña, habiendo precedido muy particular noti-
cia de sus agravios, solo puse los ojos en ajustar (según mi obliga-
ción) con verdad, los que padecía por pasiones particulares; suce-
dió a aquel deseo natural aborrecimie[n]to a las penas en que
incurren los que debiendo nacer para la patria, se contentan con
nacer para sí, y halléme forzado a entregarme al trabajo, que trae
consigo la precisa ocupación de libros, pues las pocas treguas que
permiten los jurídicos, eran para entrar en batalla con los históri-
cos, siéndome alivio el mismo trabajo, ¡ojalá el que repartió los
talentos mejorara los míos!, que el celo de satisfacer las obligacio-
nes de la patria, y oficio, como los he trabajado, los empleara ofi-
cioso, bien pudiera intitular mi libro, Sardeña defendida, pues
aclarando sus excelencias, juntamente las defiendo y refiero con
los ilustres de nuestros antiguos héroes, con fidelidad y valor,
herencia que nos dejaron con obligación precisa de imitación, si
no en lo heroico de sus grados, por imposible en el
conocimie[n]to de las deudas, a no degenerar con las obras de los
tributos heroicos que nos dio la naturaleza. Nada digo, que no
pruebe, pues de nada me valgo, que con alguna autoridad no lo
pruebe. A los de mi patria, Sardeña, les dirijo mi afecto, para que,
mejorando discursos, sepan cuánto tiempo y en qué vivieron
como ofendidos, que yo fío de sus mejores aciertos, y defensas
más aventajadas; obligación legítima, y más que todos natural ha
sido la mía, no impropia a la facultad de leyes que profeso, a la
obligación de juez que administro, muy digna aun en ministro
mayor, en que me disculpa el más Sabio Rey, autor de las Parti-
das, por quien se gobierna España, y tan dado a la historia, que
reconocen los mejores consejos de sus leyes aquellos libros; pues
si de sucesos se derivan las determinaciones, confiriendo los nues-
tros con los antiguos, nada puede ofrecerse, que no tenga ejecu-
toria resolución. Esto en mí será disculpa, en Vuestra Señoría
obligación, pues hallándose con más ventajosos y desocupados
entendimientos, será indisculpable la omisión y flojedad con que
se olvidaren de su patria, a quien tan fácilmente podrá ilustrar,
con hacer notorias las grandezas singulares con que Dios la ilus-
tró.
Historia general 13
AL LECTOR.
Engéndranos cual madre la patria, y como a tal se le deben respe-
tos divinales; así los reconocí, luego q[ue] pude, al Reino de Sar-
deña, de quien tuve ser y calidad, con obligaciones más que
comunes, y procurando no incurrir en pena de desertor dellas ni
en las de no excusar el daño pudiendo, deseé hacer algún recono-
cimiento, pues era imposible satisfacción cabal, y por reconocer
más cabales las circunstancias que me obligaban, busqué con
algún cuidado las que en favor, o en contra de mi patria había, y
divirtiendo las pocas ociosidades que permiten estudios mayores,
las ocupé en leer historias, procurando adelantarme a las niñeces
con que se queda, el que con saber solo los sucesos de sus años y
patria se contenta; y revolviendo los años, empecé a cotejar las
noticias que los antiguos dieron de Sardeña, con las experiencias
que yo gozaba, y hallándolas ruidosas y sin sustancia, conocí cuán
poco obligaban a crédito sus historias, y que en su mesmo arroja-
miento se desvanecían. Por eximir la nota, tal vez imaginé que no
hablaban de Sardeña, en que nací, o que los tiempos la habían
mudado en cielo, suelo y sujetos; pero no permitiendo las señas
la disculpa, fui borrando relaciones imaginarias con testimonios
de quien vió y no solo oyó, y, por la misma razón, sabrá mejor lo
que dice; comencé a descubrir en algunos autores mucha sinceri-
dad, donde no les perturbó la desafición; pero do[n]de se atrave-
saron pasiones, aunq[ue] particulares apretados, obligan a ven-
garse en sus libros, lo q[ue] no pudieron por sus personas, y en
otros hallé q[ue] pecaron repitiendo lo que hallaron escrito, sin
entrar en el examen de su verdad. Salí de mi patria, donde junté
cuantos libros pude y, peregrinando parte de Italia y pasando por
Francia y España, cotejé con mis experiencias las que certificaban
sus historias, mármoles y piedras, y confieso que me hallé agrade-
cido de que aun en ellas cobrase lenguas la verdad en abono de
Sardeña, y se defendía a sí misma, con que fuera de mi intención
se vino a formar historia defensiva, cuya noticia, para general,
necesitó de imprenta, siendo al principio solamente apuntamien-
tos dirigidos al consuelo de soledades en mi estudio, y convencí-
me cuando vi, que sin bastar desengaños de los que gobernando,
o caminando habían detenídose en Sardeña, y dehacían con expe-
riencias oculares calumnias imaginarias; todavía adelantándose
con desigual ligereza la mala fama al desengaño, hallé que más
autores modernos se habían dejado llevar de las primeras relacio-
14 FRANCISCO DE VICO
AL LECTOR
Sobre los preceptos que el autor ha observado en
esta obra.
En esta historia he andado con particular cuidado
de observar sus preceptos, y no incurrir en la fla-
queza de los historiadores griegos, de los cuales,
1Quintil. Li.II
hablando Quintiliano, dice: Graecis historicis ple-
c.4. rumque Poeticae similis est licentia. Y Juvenal, des-
diciendo de sus historias, añade: Quidquid Graetia
mendax, audet in historia. Y alargándose más Táci-
to habla dellos: Debet autem quis sapit, diligenter
2Tacit. in orat. observare, quod uti ipsi se Graeci te stantur, nulla
ad Graecos. olim apud ipsos annotatio fuerit; y porque de la falta
destas notas ha padecido nuestra Sardeña, no es
mucho que en las cosas muy antiguas se incurra en
algunos errores con detrimento de la antigua
nobleza del Reino, como bien lo nota Tito Livio:
Datur haec venia antiquitati, ut miscenda humana
3Tit.Liv. in prae- divinis, primordia urbium augustiora faciat. Y
fac. oper. teniendo yo por blanco en la historia el dicho de
Vopisco: Neminem scriptorum, quantum ad histo-
riam pertinet, non aliquid esse mentitum; y lo que
refiere Cicerón: Primum esse historia legen, né quid
4Vopisc. in vita
Aurelian.
falsi dicere audeat, deinde, ne quid veri non audeat,
Cicer. in2. de orat. ne qua suspitio gratiae sit in scribendo, ne qua simul-
tatis. He procurado no afirmar lo dudoso, ni dejar
5Curt. de reb. gest.
de referir lo cierto con la doctrina de Curcio. Item
Alexand. plura transcribo, quam credo, nam nec affirmare
substineo de quibus dubito, nec substinere quam
accepil. Todo esto he observado, sin llevarme el
afecto de amor, ni perdonar al trabajo, para hallar
y referir las cosas dignas de memoria; valiéndome
6Lucian. de hist.
del documento de Luciano: Qui rerum gestarum
scrip.
maximas (dice) & memoriae dignissimas praetermit-
tunt, aut percurrunt, prae imperitia autem, aut inep-
tia, aut ignorantia, tum eorum, quae dicenda sunt,
tumque tacendares minimas admodum prolixe, &
laboriose, minorando persecuntur. De lo cual sucede
muchas veces, que incurrimos en me[n]tiras, sin
pensarlo, por ignora[n]cia, o con acuerdo, como
Historia general 17
7Polib.
refiere Polibio: Duplex (dice) est mendacij genus: lib. 12
unum, quod ab ignoratione veri proficiscitur, alte-
rum, quod a certo mentiendi proposito venit; qui igi-
tur per ignorantiam a proposito aberrat, ei veniam
esse dandam, ad capitali ab his odio esse dissiden-
dum, qui id voluntate & certo animo, proposito
agant. Y Tácito: Veritas plurimis modis infringitur, 8Tacit. lib.I histor.
primum inscitia Reipublicae, ut alienae mox libidi-
ne assentandi, aut rursus odio adversus dominantes, 9Diodo. li.13 anti.
ita neutris cura posteritatis interfensos. Y Diodoro, quit.
imitando a Tácito, prosigue: Qui data opera exac-
tam indagationem negligunt, hos merito accusandos
arbitror, quando nonnullis adulando, vel per odium
virulentius altos impugnando, a veritate aberrave-
rint. ¡Oh, infelices escritores aduladores y falsifica-
dores de la verdad en odio de otros! Desto me he
librado (aunque no de los émulos), sucediendo a
mí lo mismo que a Jerónimo Zurita, que sin saber
lo que contenía su historia y ésta mía, procuraron
impedir la impresión della, habiéndola yo trabaja-
do con igual amor, del menor lugar, como del
mayor reino, imitando a Casiodoro: Ea est enim
(dice) animi virtus, ut deposito affectu, nihil taceat,
quod narrandum invenerit, nihil enarret, quod veri- 10Casiodor. epist.
simile non invenerit, que es lo que se debe guardar III.
en la historia por ley, y precepto inviolable, que lo
que se refiere proceda de verdadera información, y
no se calle, ni diga cosa por odio, amor o adula-
ción; porque si se calla, o alarga la pluma por odio,
se tiene su autor por satírico y pernicioso; si por 11Polib. lib.13.
amor o adulación, cae en descrédito notable; si por
informació[n] defectuosa o siniestra, por remiso y
neglige[n]te; y si por ignorancia, se da por inhábil.
Y para excusar estos cargos, he procurado apurar la
verdad, sin quedar co[n] dudas escrupulosas della.
Y puedo decir co[n] Polibio: Cum meis, ac de meis
scribens, ita libere attendo veritati, ut quisquis legat,
attente de se, & in se, expertum fateri necesse est, por
convenir así a la verdad de la historia y reputación
de su autor, que tiene tantos jueces como lectores
18 FRANCISCO DE VICO
DESCRIPCIÓN DE
SARDEÑA
Sardeña, a quien dio nombre Sardo, su Rey, hijo de Hércules el
Tebano, o Alceo, padre de los cincuenta Tespíades y tío del gran
Iola, a quien sucedió Sardo, su primo en el Reino, fue llamada
primero de los hebreos, Cados Sene, y, después, de los antiguos
griegos, Ichnusa y Sandaliotis, que es lo mismo en ambas lenguas,
que calzado sagrado, así por lo que representa, según algunos, su
figura o planta, como porque, según otros, los nobles etruscos,
sus primeros habitadores, usaban deste calzado o sandalias. Tiene
su sitio en el ombligo y centro del mar Mediterráneo, y es una de
sus mayores islas, porque tiene de ámbito poco menos de sete-
cientas millas. Por el oriente tiene el mar Tirreno, que mira a
Nápoles y Sicilia; por el medio día a África; por el poniente muy
vecina a España y al mar Sardo, que se extiende y alarga hasta el
mar Océano; y por el septentrión a la Liguria y Toscana, quedan-
do en medio la Córcega.
Fue dividida de los romanos en cuatro cabos, o provincias, que
fueron la de Torres, y hoy Sácer y Logudoro, la de Cáller, la de
Arborea, hoy Oristán, y la de Galura, y se gobernaba cada una
dellas por sus gobernadores con título de jueces, que vinieron des-
pués a tener jurisdicción de reyes, y sus judicados, o provincias de
reinos. Su suelo es una parte de espaciosas llanuras, y en la otra de
montañas fertilísimas pobladas, a sus trechos, de amenos y fron-
dosos árboles, regados de muchos ríos e innumerables y saluda-
bles fuentes. Es regaladísima de todo género y especie de frutas,
abundantísima de trigos, legumbres, vinos preciosísimos; tiene
enteros bosques de castañas, bellotas, olivos, nogales, perales,
manzanos, naranjos, cerezos y otros deste género. Abunda de toda
suerte de caza, volatería y montería, y de toda especie de ganados,
vacuno, ovejuno y de otra cualquier de cuadrúpedo. Tiene baños
saludables y muchos minerales de todo género de metales. Su tie-
rra no cría leones, tigres, osos, lobos ni otras fieras, ni cría ser-
pientes ni animales ponzoñosos.
Es esclarecida con títulos de duque, marqueses, co[n]des, vizcon-
des y barones, con muchos señores de vasallos y de familias muy
ilustres. Cría los hombres belicosos, fidelísimos a su rey y píos, sin
que hasta hoy se sepa que en ella haya habido secta. Es su mar
abundantísimo de todo género de peces regaladísimos, de atunes,
corales y salinas. Tuvo en lo antiguo cuarenta y dos ciudades, hoy
20 FRANCISCO DE VICO
PRIMERA PARTE
DE LA HISTORIA
DE SARDEÑA,
en que se trata de sus nombres, de su
sitio, clima y fertilidad. De su gobierno antiguo, y
presente; y de las propiedades y condición
de sus naturales.
Capítulo I
De la propriedad, y misterios de los nombres y de los
que tuvo y en que se conserva Sardeña.
Capítulo II
Del puesto que tiene Sardeña, respeto de las partes
con quien confronta, y de su figura, gra[n]deza, sitio,
y del de las islas que le son adyacentes, y la cercan. Provide[n]cia
Es la provincia divina ta[n] cuidadosa de nuestro divina y su lar-
bie[n], que no se contenta con concedernosle gueza en nuestro
comunicable, sino que lo dispone y sazona de bie[n].
32 FRANCISCO DE VICO
La de Pichinuri.
La del Budell en Taulada.
Las que son del distrito de la villa de Iglesias.
La torre de Taulada.
La del Budell.
La de Porto Escuso.
La de Cabo de Plomo.
La de Jenahafranu.
La de Portu Palla.
La de Flumandorgio.
La de Orri de Partimontis.
Torres del distrito de Oristán.
La torre del puerto de Oristán.
La de San Juan del Cabo de San Marco.
La de Cala Moscas.
La del puerto de la Mora.
La del Cabo Manno.
La de Escala sale.
La de Orfanu Puddu.
Torres del distrito de Bosa.
La torre de Cala Santa Catalina de Pizinuri.
La de Cabo negro.
La de Foga Dolla.
La de Isla Ruina.
La de Columbaria.
La de Portu Bosa.
La de Argentinas.
La de Cala del Agua.
Torres del distrito del Alguer.
La torre de Polleri.
La del Cabo de Galera.
La del puerto del Alguer.
La del Cabo de Lirit.
La de Guillén Germán.
La de la Guardiola.
La de Cala Genovesa.
La de Pena Maestra.
La de Porticholo.
Torres del distrito de Sácer.
Historia general - Primera parte 39
Isla Trejano.
Islas Longosardo.
Murmureta.
Dos islas Logore de Puerto Possu.
Dos islas de los puertos de la Serpentaria.
Isla Molendos.
Del Cabo de Carbonara.
De Estabatax.
De Ollastre.
Mari Tremo.
Tres islas de si ha muerto.
Ticarolu.
Taulara.
Terranova.
Mulluro.
San [E]stéfano.
Estentino.
Lecusie.
Marsatta.
Isla Roja junto a Castillo Aragonés.
Que entre todas son al pie de cincue[n]ta, con
q[ue] se ha dado noticia del sitio de Sardeña y sus
islas adyacentes, la que se puede haber conseguido
en las más notables y la que basta de las restantes. 30
Advierto que, aunque la jurisdicción de Sardeña No son de Sarde-
comprenda todas estas islas, son buenas para com- ña las propieda-
probar la extensión de su jurisdicción y dominio, des de las islas de
su jurisdicción.
no para inferir o imponer por las propiedades de
alguna a las demás; y así quedará notado para que
los que hablan de Sardeña, atribuyéndole efectos
de sus ínsulas, se desengañen, como lo hiciera Sar-
deña si le atribuyeran virtudes que no tuviera.
44 FRANCISCO DE VICO
Capítulo III
De la fertilidad y abunda[n]cia de Sardeña y de los
animales comunes y particulares que en ella se
hallan.
I
Infelicidad cuán-
Muy de participantes es la infelicidad de un desdi-
to se extiende. chado, a todos se comunica, a los hijos, los parien-
tes, a cuanto le toca; lo insensible no se escapa, las
piedras de su casa en que vive, los campos de la
ciudad en que mora. Novedad pareció a algunos la
condenació[n] de la casa al arado, y si como
viero[n] el derecho humano, examinarán el divino,
en los primeros pasos de nuestra culpa, diera en los
desta pena, pues, condena[n]do Dios a Adá[n] a
que arase la tierra, en la misma obra impuso la
maldición, y a otro delincue[n]te famoso fue sen-
tencia por boca divina, q[ue] su ciudad quedase
desierta, y su casa incapaz de habitación; todos
derechos la refieren; las historias nos cuentan su
ejecución. Los griegos araro[n] a Troya, y los roma-
Proper. eglog.9. nos a la infelice Cartago, y Josefo cuenta la cere-
li.3.
Ovid. de penelop.
monia de sembrar la casa de sal, porque aun las
espinas q[ue] reservó la maldición divina en la tie-
rra arada, no las lleve la delincue[n]te. Los dere-
Oros.lib.4. chos distinguen el ser arada por invasión enemiga
cap.23.
Plutar. in Caron. o por sentencia de príncipe, y ésta no quiere q[ue]
Eutrop.lib.4. quede exenta de privilegio alguno, sino q[ue] en
Plin. lib.15. todo le co[m]prenda la maldición. ¡Oh, bienaven-
cap.18.
turados campos, -dice Isaías-, a quien es permitido
llevar frutos donde quiera que se siembre[n], los
q[ue] se eximen de maldición tan común, los q[ue]
sin necesidad de arado produce[n] flores, frutos y
riquezas, y si le descubre el arado las entrañas, es
para mostrarlas tan buenas, que sus correspon-
de[n]cias son doblados frutos y colmadas mieses!.
Esto es lo que dijo Pausanias, y tradujo Lipsio,
hablando de Sardeña, ínsula bienaventurada,
dichosa y abundante. Éste es el nombre de santa,
que en propriedad de la lengua hebrea se la dio a
Sardeña, para que en la misma en que se halla la
maldición común de la tierra, se verifique la exen-
Historia general - Primera parte 45
Capítulo IIII
De los ríos más señalados de la isla de Sardeña. I
Son ta[n] pesados los agravios a la patria, que con Cuá[n]to obligue
poder de la mesma naturaleza, deben todos salir a la defensa de la
Patria.
la defensa, la potestad suprema eclesiástica, q[ue] Baiard. ad clar.
reside en el Papa, quieren se limite por su Iglesia iniuria.
ofendida, y la secular, que no pueda remitir ofen-
Boer. decis I.20.
sas semejantes, y en la obligación de naturaleza a n.5.p.I. tract.in
padre y patria; si compiten, es ya sentencia sin cap. insunitane
contradicción q[ue] la patria prefiere; co[n] dere- 03.dist.
Bald.in c.I de
cho pues tan conocido natural y positivo, entró pact.iur.sis.§.iniu-
por obligación, y afición, y llamado de justicia a la ria punct. num.6.
defensa de Sardeña, defraudada en la antigüedad Batar.968.num.3.
en su clima, en sus fundadores, en su fertilidad y
54 FRANCISCO DE VICO
ceperit aestus
Ut nuper frustra prensa bimur
ubera palmis.
Lo que explicando Nerio Marcelo dice que allí sig- Ner. Marcell. de
propriet. verborã
nificaba cogo, lo mesmo q[ue] mulgeo, que es orde- lit. C.
ñar; y deriva[n]do el vocablo Cog[u]inas de Cogo,
co[n] esta propriedad habié[n]dose primero llama-
do los campos y valles cog[u]inas, será lo mesmo
que haberse dado el no[m]bre, por ser aquellos
campos abrevaderos abundosos a los ganados, de
cuya fertilidad les nacía la mucha leche, y será
co[n] propriedad lo mesmo ser valle de Cog[u]inas
que ordeñaderos, llamá[n]dolos así co[n] forzoso
vocablo; como si dijera campos fértiles en que
medran los ganados leche tanta, que necesitan de
que se ordeñe antes de llegar a los corrales. Todo es
conforme a lo que la experiencia enseña deste río,
y de la fertilidad de sus campos; o si no, digamos
que, siendo su curso tan rápido, pudo también del
verbo cogo nacerle el nombre, pues también signi-
fica violencia y apresuramiento.
Nada de abundancia dio Dios a otras tierras, que,
aunque muy singular, no la tenga Sardeña. Sabida 8
es la historia del Nilo y su singularidad portentosa Fertilidad del río
Nilo.
(en que ha cansado tantos filósofos) de que salien-
do de sí mesmo, riega los campos con agua tanta,
cual necesitan para fertilizarse, de donde, como
quiso Servio, medró el nombre de Nilo; y es (dice)
porque redundando en la tierra cua[n]do se resti- Iortian. de nat.
tuye a sus aguas, deja en la superficie un nuevo Heli tribullus.
Te propter nullos
cieno o limo de que después se causa la fertilidad, tellus tua postulat
y por esto se llamó Nilo, id est novus limus. Así imbres.
pues, nuestro río de Coguinas por sí mesmo
Arida nec pluvio
redundante en los valles, sin q[ue] necesite de otro supplicat verba
riego con su misma red<u>ndancia10, tanto cuan- Iovi.
to la adelanta, asegura la cosecha. 9
Peces que cría
Tampoco faltan a este río las pescas que a los este río.
12 Saetía: cierto barco de tres palos y una sola cubierta que se empleaba para corso
y transporte (DUE).
64 FRANCISCO DE VICO
Capítulo V
De las fue[n]tes más señaladas y baños naturales
medicinales que tiene Sardeña.
I Por irreverencia juzgó Celio Rodigino,
Alaba[n]za de
fuentes y ríos.
sacá[n]dolo de Hesíodo, pasar los ríos, fue[n]tes o
Rodigin. aguas perennes, sin mucha veneración. El mismo
lib.4.c.38.ex sentimiento tuvo Peroto; y fuera parte de agravio
Hesiodo. querie[n]do celebrar en Sardeña tantos ríos como
Perotus. se han referido, y ta[n]tas fue[n]tes, como nos
espera[n] de que hacer relació[n], q[ue] se pasa-
se[n] sin hacer alto en su contemplació[n], mayor-
mente nos sucede en la realidad, lo q[ue] Suetonio
(como refiere Pineda) fingía para consuelo de
maravillas en la naturaleza, q[ue] gozó la antigüe-
dad, y deseaba[n] los modernos. Dice pues, quien
quisiere ver los huertos de Salomó[n], de q[ue]
gozó Palestina, y los célebres Roma, de que abusó
Nerón; finja algú[n] lugar lleno de caudalosas
fue[n]tes, ríos, estanques, pastos, silvas, frutales,
rosales, y no deseará que Judea se restaure, ni
Roma se restituya. Y si dijéramos q[ue] ve[n]cien-
do la naturaleza al arte, con describir a Sardeña y
su amenidad, frutas, flores, estanques, ríos y
fue[n]tes; por el mismo hecho se calificará igual a
los huertos pé[n]siles de Babilonia, a los artificia-
les de Judea y Roma: su misma descripción nos
sacará de cua[n]to empeño en esto hiciéremos por
Sardeña.
Oscurísimo es el orige[n] de las fuentes. No pre-
tendo usurpar a nadie el trabajo, ni hacer
oste[n]tació[n] del mío, en lo q[ue] tengo observa-
do. Pero ciñendo la co[n]sideració[n] a lo preciso
de q[ue] necesita mi historia, digo, co[n] el católi-
co Salonio q[ue] no se puede co[n]seguir el
orige[n] de las fue[n]tes sin luz superior d[e]l cielo.
2 Muchos las reconociero[n] divinas. Otros las lla-
Fuentes natural-
mente alabadas.
maron sagradas, y comúnmente los Padres y doc-
tores sagrados, sienten q[ue] del mar se originan, y
3 al mar se restituyen. Pero dejando la averiguació[n]
De dónde salen. de sus muda[n]zas y calidades a los q[ue] de pro-
Historia general - Primera parte 65
Capítulo VI
I De los estanques y sus peces y salinas que hay
Estanques de Sar- en Sardeña.
deña, y su
bo[n]dad, y Distinción constituyen entre lago y esta[n]que los
abundancia de que tratan dellos, diciendo que el lago tiene, aun-
peces. que no corrientes, perpetuas aguas, y el estanque
en el estío se seca, y en el invierno adquiere; y esta
distinción generalmente admitida, nos obliga a lla-
mar lagos cuantos en Sardeña se hallan, pues nin-
guno jamás llega a ocasió[n] que se halle sin agua.
Cuestión particular movió Plinio, disputando cuá-
les fuesen las aguas más saludables, examinó las de
las nubes, recorrió las de las fuentes, y ni dejó río
co[n] que no corriese su pluma ni cisterna, o lago
donde no entrase; pero todas las redujo fácilmente
filosofando, como nos es permitido, los secretos
Historia general - Primera parte 73
Capítulo VII
De las minas de oro, plata, y otros metales, y de las
piedras preciosas y otras riquezas naturales
de Sardeña. I
Introdujo el amor la primera idolatría, usurpando Mina de oro y
de Dios la bondad y otros bienes que fingió en las plata y otros
minerales en Sar-
criaturas para adorarlas, y, continuando en esta deña, y piedra
pretensión, nada oculta la antigüedad, que escu- imá[n].
driñándola ingenios vivos, enamorados de sus
patrias, no quieran sie[n]do bueno o razonable,
apropriárselo y acomodárselo la palabra Tharsis:
que el santo profeta y rey David, puso en el salmo
71 pronosticando que al Mesías verdadero y nues-
76 FRANCISCO DE VICO
Capítulo VIII
De la piedra imán y de otras piedras que se hallan
en Sardeña, de sus corales y pesca de atunes.
Por no alargar el capítulo pasado, reservé para este
I
tratar de la piedra imán; porque, aunque allí se
Piedra imá[n]. probó que la había en Sardeña, no es para dejar
de tornar a ella su mucha virtud, y así llevados d[e]
su oculta fuerza, tornaremos a tratar della, quiera
Dios sea para no atraer hierros.
El nombre latino desta piedra es Magnes, así la
2
llamó Plinio, Lucrecio, Cicerón, Claudiano,
Origen de su Nicandro, y Hipócrates, y después todos los
nombre. intérpretes desta lengua; Nicandro quiere q[ue]
Plinius. por su inventor le naciese el no[m]bre; y cuenta
Lucretius.
Cicer. que un pastor deste nombre que llevaba sus zapa-
Claudian. tos o alpargatas con hierro, advertido q[ue] se le
Nicand. pegaban al monte, reconoció el efecto desta pie-
Hippocr.
dra.
Lucret. Lucrecio y otros quieren que de Magnesia, ciudad
de Lidia, donde se hallan montes desta piedra se
diese el nombre. Cantólo así:
Quam Magnete vocant pa-
tria de nomine Gray
Magnetum quia sit patris
infinibus ortus.
En los trogloditas la puso el rey Evau, y así dijo:
Magnetes lapis est inventus
Historia general - Primera parte 87
apud troglodithas.
Quem lapidum genitrix ni-
hilominus India gignit.
Todos van a buscarla fuera de sí, teniéndola tan
3
cercana; y es mucho de ponderar, que gusten de Piedra imá[n] en
recebir este bie[n] de los bárbaros más remotos e Sardeña.
ingratos a la deuda en q[ue] los ha puesto Sardeña,
la desconozcan por esto, pues forzado de obliga-
ción propria y natural, hago distinto capítulo, para
q[ue] en él se vea cua[n]to antes que en otra tierra
alguna de las que goza[n] la piedra imán, había
Sardeña empleádola en sus efectos.
Polidoro Virgilio fue el primero que yo hallo haber Polidor. Virgil.
movido la cuestión sobre el efecto maravilloso
desta piedra, para el arte de navegar, y tantos 4
inventores han parecido cuantas naciones casi hay. Quién trató las
Geropio lo atribuye a los cimbros; Bosio a los de propriedades
desta piedra.
Amalfi en Italia; los portugueses se la atribuyen a Geropius.
sí, co[n] no poca justificación; Blondo afirma que Bossius.
los de Amalfi fueron enseñados de cierto Goya, y Blondo.
no inventores, sino traducidores. 5
Toda esta dificultad se cifra en si los antiguos nave- Duda si los anti-
garon con conocimiento del arte de navegar, uno guos la conocie-
valiéndose de la aguja y piedra imán. Gravísimos ron.
autores quieren que en Plauto esté entendida, y Lenino Goraldo.
que conforme esto, el uso haya sido desde aquel Celio Calcagneno.
tiempo, y que cuando en su mercator traduce a Stephan. Baptista
Pio.
Eutico manda[n]do tomar la versoria, se haya de Plaut.in mercat.
entender la aguja de marear. Itakio.
El padre Malve[n]dra prueba que todo el mar fue Lambeno.
6
navegable antiguamente como hoy lo es, y que la Que
navegación de Colón, fue la misma q[ue] hizo antiguame[n]te se
antiguamente Hannón el Cartaginés, lo mismo navegaron todas
las mares. Mal-
creen otros; y a la <p>auta17 de que si las Indias se ven. de Antichrist.
descubriero[n] tanto antes, no parece q[ue] se lib.3.c.15.
compadece con el silencio que dellas hubo hasta Causabon. in
Athe.li.3.cap.7.
los tie[m]pos de nuestros Católicos Monarcas.
Capítulo IX
Del clima y cielo saludable de Sardeña. I
Lenguas hay que au[n] al cielo no perdonan, que A cuá[n]to se
adelanta la liber-
explican algunos de los q[ue] afrentaron el cielo, tad de un hablar.
sus planetas y estrellas, dándoles nombres indignos
de su ser, por haber sido de personas de execrables
costumbres, empezando por el primero de sus dio-
ses, Júpiter, y parando en lo más vil de los hom-
bres, Príapo, como lo cantó Arias Montano, fecun-
da y dúlcemente: Arius Mŏntan
96 FRANCISCO DE VICO
lusibus
Alijs probatur magis haec
sententia
Ridere eos qui sic necan-
tur quippe qui
Spectent suorum pignorum
vesaniam
Sitasq[ue] rerum & statuarias
vices.
62 Timeo, autor antiguo referido por Zenodoto,
Lo mesmo q[ue] citando a Esquilo, afirma pues, que cierta gente
cantó Hesíodo,
eve[n]ta Esquilo. sardana, en llegando a tal edad sus viejos, los sacri-
Thimeus. ficaban con mucha fiesta a Saturno; abrazándose
63 primero, y regocijando el suceso, en que se tenía
Indeterminación
de los autores. por agraviado el sentimiento del sacrificio, las cere-
monias no son singulares, que de los franceses en
Barcl. in sus hijos lo refiere Barclayo y de los hebreos el libro
Hist.Agen.
de los Reyes, y esta tan mal ocasionada y fingida
risa atribuyen al adagio; pero todos indetermina-
dos a cuales pueblos lo deben de atribuir de Sardis,
64
Sardiotes o Sardos.
Respuesta por Para nuestro intento si el adagio se originó desta
Sardeña. bárbara costumbre, y no la ocasionó la yerba vene-
65 nosa, que riendo dicen mata, aunque pueda lla-
Cuando la opi-
nión de Hesíodo marse por su abominación el sacrificio pestilente,
y Esquilo se veri- no será por eso la tierra mal sana, antes se le con-
ficará de Sardeña, vence mayor salud, pues este sacrificio no era for-
era en su favor.
zoso, sino voluntario de los que cansados de vivir,
se entregan a él, y no en todas partes se hallan vie-
jos que a tanto lleguen, ni si los climas fuesen poco
saludables lo permitieran.
66 Pero siéndome lícito co[n]jeturar por las historias,
Última y más hallo que Plinio llama Sardinia una ciudad que
propria declara-
ción porque pudo
antiguamente llamaron Hide junto al estanque
decirse. Sardonius Gigeo. Estrabó[n] llamó a este lago Coloo, y dice
risus. que tenía un templo la diosa Diana cercano a el
q[ue] se llamaba Coloona, donde danzaban o sal-
taban las simias en sus días más festivos.
Plin. lib.8.cap.18. Describiendo Plinio qué animal era la simia, dijo
que el que imita a otro burlando dél ridículamen-
Historia general - Primera parte 117
Capítulo X
De las costumbres a que su naturaleza inclina a los
I sardos y de su vestido, traje y lenguaje.
Almas co[m]para- A las semillas aco[m]paran las almas, pues siendo
das a las semillas.
unas en la sustancia, el distinto terruno, riego o
clima, las hace perecer como diversas en sabor y
otras calidades; de aquí es que, sie[n]do la natura-
2
leza humana igual en todas las criaturas, casi a
Varían en las todas las naciones se les ha pegado del terruno o
co[n]diciones por clima una individual condición, q[ue] parece es a
el lugar en q[ue] todos connatural, y los distingue de los demás; y
nacen.
así se han ido descubriendo en las naciones las cali-
dades que las siguen, llamando bárbaros a los de
3 Tebas; a los de Atenas, perspicaces; tímidos a los de
Calidades pro-
prias de algunas Frigia; varios a los de Mauritania; sangrientos a los
naciones. dálmatas, y mentirosos a los cretenses; y toda esta
diferencia nace de los varios efectos en que emplea-
4
Divinidad que
mos aquellos rayos de divinidad, que se nos parti-
participó el hom- ciparon con el aliento divino; lo cantó, suave y
bre de Dios. dóctamente, Alquimies en estos versos:
Alchimius. An.
lib.II.
Postquam perfectae iacuit no-
de primor vitatis imago
Purent.ginerat Formatumq[ue] tuffum spectem
Tris.Magist.lib. de pervenit in omnem
Deo.invisi.
Idem Nam tenem sanni flatum
Lactan.Firm. perfundit ab ore
lib.I.instit.divij. Inspiraeq[ue] homini quem pro-
D. Gregor.
Natian. timu ille recepiu[m] attruhit.
li.2.Proleg. Plinio le llamó una ascua encendida de fuego inte-
Theodoret.lib.4. rior que inclina a religión; y de aquí es que no hay
de Graec. affeccur.
Cyril.cath.9. nación tan bárbara, que no reconozca alguna dei-
Tertul.adver. dad. Pero aunque este efecto común de providen-
Mare.lib.I.c.14. cia divina, igualmente se reparte en todas las cria-
Athanasius
orat.cont.idola.
turas, y son deudores dél a su Criador, hay otras
August. in deudas más particulares que deben reconocer algu-
Psalm.148.clem. nos hombres más q[ue] otros a Dios, y es de lo que
Zacharias Proverb.
in
se preciaba el griego, que daba gracias a los dioses,
Symb.dem.I.art. no solo del ser de hombre que le habían concedi-
6. do, sino del ser griego, pues parecía haberle dado
el ser duplicado, uno en la naturaleza, y otro en el
Historia general - Primera parte 125
1 Reduzgamos: “reduzcamos”.
126 FRANCISCO DE VICO
Capítulo XI
De los reinos en que estuvo dividida Sardeña. I
Nada terreno tiene co[n]sistencia porque naciendo Inconsiste[n]cia
de las cosas
con sujeción al movimiento sublunar, por el con- humanas.
siguiente padece sus mudanzas; hanlo experimen-
tado con demostración más conocida cuantos
monarcas han tenido el mundo, dejando para
138 FRANCISCO DE VICO
Capítulo XII I
De los confines, mojones y términos que tenían los Lugares y baroní-
cuatro reinos o judicados de Sardeña. as q[ue] en Sarde-
ña han pasado de
Muchos lugares y baronías q[ue] pertenecen a la unos judicados a
jurisdicción y distrito de alguno destos judicados, otros y la causa.
se hallará que pasaro[n] a otro de los cuatro del
Reino, no porq[ue] perteneciese a su distrito y
división antigua, sino por haber sido constituidos
en dote al juez, en quien pasaron por matrimonio
contraido con hijas del juez, a cuyo distrito y judi-
cado pertenecían, como se referirá en la historia, y
en las enfeudaciones de todos los lugares del
Reino, do[n]de se señalan y nombran los dueños
148 FRANCISCO DE VICO
Capítulo XIII
De las ciudades antiguas que hubo en Sardeña, que
quedan destruidas, y de las q[ue] hoy están en pie.
De las ciudades antiguas que ha habido en Sarde-
ña y de sus puestos, se da noticia en su proprio
lugar y tiempo que se fundaron, según pide el hilo
de la historia; pero para que más fácilmente se
hallen juntas, cuántas y cuáles fueron, me ha pare-
cido reducirlas y ponerlas todas en este capítulo de
la primera parte, en la cual tratamos de la descrip-
ción del Reino, dejando las demás poblaciones y
lugares de menos nombre, y añadie[n]do al fin las
ciudades que hoy todavía quedan en pie.
Las antiguas destruidas o traspasadas o otras pobla-
ciones y puestos son en número 41. La primera de
150 FRANCISCO DE VICO
Capítulo XIIII
De los obispados, abadías y prioratos que antigua- Obispados q[ue]
mente hubo en Sardeña y de los que hoy están en pie. antiguame[n]te
Aunque según el número de las ciudades que en hubo en Sardeña.
los tiempos antiguos había en nuestro Reino de
Sardeña, como vimos en el capítulo precedente, se
ha de presumir q[ue] hubo otros tantos obispados,
de los cuales por los infortunios de los tie[m]pos y
guerras tan infelices que tuvo Sardeña, como en su
lugar se dirá, no se tiene entera noticia de todos
ellos, sino son los que san Gregorio Magno hace
mención en sus cartas, como es Januario, Obispo
de Cáller, Inoce[n]cio, Agaton, Mariano y Víctor,
sin especificar las iglesias de donde lo fueron, que
a mi ver hubieron de ser de las iglesias de Nora,
Sulcis, Usselli o Sueli, Osea o Galtellí, y de la de
Faucina. Y en la provincia de Torres, siendo como
era en estos tiempos trabajada, y casi destruida de
los longobardos, por ser tan frontera y vecina a Ita-
lia. La tenían tiranizada, solo se tiene noticia que
lo fue de su iglesia Mariano, al principio del pri-
mer año del pontificado de Gregorio Magno, por
cuya muerte fue nombrado Paulino, Obispo de
Tauri, y después dél fue no[m]brado visitador della
Juan, obispo escilitano, hoy Esquilachi, y después
fue nombrado Neverio, obispo (aunque no se sabe
de q[ué] parte lo era), por visitador de dicha igle-
sia de Torres, como se dirá en los sucesos de los
años 590 hasta 603. Los sufragáneos que entonces
tenía el arzobispado de Torres, era[n] Pedro, Obis-
156 FRANCISCO DE VICO
Capítulo XV
De los castillos y fortalezas más insignes que ha teni-
do y tiene Sardeña.
Según el mismo orde[n] de antigüedad, ternían25 Torres y fortale-
ta[m]bién aquí lugar las torres y fortalezas de la zas.
ciudad de Torres, que tomó su renombre de las
muchas que fabricó en ella Hércules Líbico, su
fundador, y los turrenos o tuscos, sus primeros
moradores, de que hoy quedan los rastros y vesti-
gios y de las casas que fabricaron en forma de for-
taleza, y castillos, servían a los pretorios romanos,
se ven hasta hoy los cimientos que por tradición
conservan las casas pretorianas como más lárga-
mente se dirá en la segunda parte, cuando se trate
de la fundación desta ciudad, donque queda tam-
bién hoy en pie una torre en forma de castillo,
q[ue] guarda el puerto de la misma ciudad de
Torres, aunque no es tan antiguo o ha sido después
acá renovado, según es entero, grande y fuerte. El
segundo lugar tienen los edificios famosos de los
tiempos de Iolao, Rey de Sardeña, no solo de tem- Edificios y tem-
plos, sino de antigüedad, como dello dan testimo- plos.
nio Aristóteles de Mirabilibus mundi, y otros auto-
res que se traen en la segunda parte en el capítulo
quinto, que trata deste Rey; dejó los noragues,
q[ue] tambié[n] son antiquísimos; porq[ue] aun-
que parezcan fortalezas, tengo por más probable
q[ue] fueron sepulturas o monumentos, a imita-
ción de los egipcios, y hallo que las llamó así el
Capítulo XVI
Del gobierno antiguo que tuvo Sardeña antes de
entrar en el imperio de los serenísimos reyes de
Aragó[n], y del q[ue] después acá ha tenido y tiene.
Vimos en el capítulo xj desta misma parte, la Primer gobierno
inconstancia de las cosas sublunares, y su sujeción de Sardeña.
a muda[n]za, comprobada con autoridades legales,
y eje[m]plos historiales de diversos imperios y que,
como ellos, los ha padecido nuestra Sardeña,
varia[n]do segú[n] los siglos y tiranos, en el modo
de su gobierno q[ue] en su principio fue monár-
quico en aquellos primeros reyes, héroes o semi-
dioses, Hércules, Porco, Nórax, Medusa, Aristo,
Gálatos, Iolao y Sardo, con otros que lo continua-
ron.
Y cuando faltaron reyes, te[n]go por sin duda
q[ue] se introdujeron los jueces por elección de los Jueces en Sarde-
ña.
pueblos, y q[ue] éste fue el más connatural y pro-
prio gobierno de Sardeña, y lo convence esto la
razó[n] natural, porq[ue] en Sardo, hijo de Hércu-
les, fenecieron los reyes, q[ue] nos señalan los his-
toriadores, que pudo ser como veremos por los
años 2790 de la creación del mundo, y no le seña-
lan otros gobernadores a Sardeña, aunq[ue] la
entraro[n] por mar y tierra diversas naciones, hasta
q[ue] los africanos o cartagineses se apoderaron
della, y los q[ue] más acertadamente ponen la fun-
dación de Cartago como veremos en su siglo, fue
en los 3137 años de la creación del mundo, y no Iustin.lib.18 &
19.
luego que se fundó fue gra[n]de, pues necesitó de
apoderarse de la tierra, donde sabemos que hasta
los años tres mil quinientos y cincue[n]ta y cinco,
no se había[n] eximido de pechar a los africanos,
168 FRANCISCO DE VICO
27 Porné: “pondré”. Variante de una de las primeras formas contractas del futuro.
Véase la nota número 28.
172 FRANCISCO DE VICO
Capítulo XVII
De los gobernadores generales, virreyes y capitanes
generales, q[ue] han sido en el Reino de Sardeña,
desde la llegada en él del señor infante don Alfonso,
que fue el año 1323.
El señor infante don Alfonso de Aragón, Conde de
Urgel y Vizconde de Ager, en el Principado de
Cataluña, general de la armada del Rey, don Jaime,
1323
su padre, contra los pisanos.
1323
Pedro de Lupiá, teniente de gobernador general.
1324
Felipe Saluces, gobernador general.
1325
Berenguer Carroz.
1326
Bernardo de Boxados.
1326
Filipe Buil.
1328
Bernardo de Boxados, segu[n]da vez.
1329 Guillermo de Cervelló.
1330 Bernardo de Boxados, tercera vez.
1331 Don Ramón de Cardona.
1336 Ramón de Pompeo.
1337 Ramón de Ribelles.
1340 Ramón de Corbera.
1340 Guillermo de Cervelló; y por no poder venir se
nombró a Blasco Masa.
1340 Guillermo de Cervelló.
1341 Don Jaime de Aragón, hijo del rey don Alfonso.
1347 Ramón de Corbera.
1348 Alfonso Falcó de Proxita.
1354 Pedro de Besalú.
1355 Jimén Pérez de Calatayud.
1362 Pedro de Luna.
1366 Berenguer Carroz.
1369 Esbert de Cruillas, que era gobernador de Sácer.
1374 Simeón Pérez de Arenoz.
1388 Juan de Montbui.
1391 Jorge Falco de Proxita.
1392 Anrigo de la Roca de Córcega, Conde de Chinar-
1393 ca en Córcega.
1394 Rugero de Moncada.
1397 Francisco de Santa Coloma.
Historia general - Primera parte 173
Capítulo XVIII
De la institución del oficio de gobernador, que se
fundó en el Cabo de Sácer, y de su jurisdicción.
En el capítulo 11 desta parte, hemos bastante-
mente referido la división antigua del Reino con
sus cuatro judicados, y la jurisdicción de sus jue-
ces, y en el capítulo 16 se ha referido el que tuvo
desde sus primeros habitadores hasta la llegada
del señor infante don Alonso, con el nombra-
miento que hizo de un gobernador general para el
gobierno de todo el Reino. En este capítulo tra-
taremos del oficio de gobernador q[ue] fundó y
Historia general - Primera parte 175
Capítulo XIX
Nómina de todos los gobernadores de Sácer, desde 1323
q[ue] llegó al Reino el señor infante don Alfonso.
Guillén Moliner, fue nombrado por gobernador
182 FRANCISCO DE VICO
Capítulo XX
De la institución y fundación del oficio del goberna-
dor de Cáller, y su jurisdicción y nómina de los que
la han tenido.
La jurisdicció[n] deste oficio e<s>28 la misma
q[ue] tiene el gobernador de Sácer, cua[n]do están
ausentes de su Cabo y de su distrito los virreyes y
lugarestinientes de su Majestad, y es superior en
todos los pleitos y causas, civiles y criminales a
todos los demás, que son el capitán de Iglesias y
potestad de Oristán, y así mismo a los oficiales rea-
les, barones y títulos de su Cabo, y conoce dellos
por apelació[n] y recurso.
No hallamos que este oficio se fundase antes del
año 1355, q[ue] lo fue Artal de Pallás, caballero
catalá[n], según refiere Zurita en el tomo 2°, libro
Capítulo XXI
Nómina de todos los gobernadores de Cáller, desde
que llegó al Reino el señor infante don Alfonso.
No se halla que esta gobernación haya tenido
gobernador particular hasta el año 1355, que
hallamos que el primero que fue nombrado para
este gobierno, fue Artal de Pallás. Zurita tomo 2°,
libro 8°, capítulo 58, año 1355. 1355
Jimén Pérez de Calatayud, que después fue virrey
del Reino. 1357
Alberto Trilla. 1363
Bernardo de Cinisterra, en cuyo gobierno se agre-
gó a esta gobernación la de Galura. 1384
Juan de Mombui. 1390
Francisco Sagarriga.
Hugo Basvanes. 1400
March de Mombui. 1404
Juan de Montañana. 1408
Luis de Pontons. 1410
Oso de Proxita, gobernó en tiempo del rey don
Jua[n]. 1417
Luis de Aragall. 1433
Juan Flors. 1433
Jaime de Aragall. 1459
Don Pedro Masa. 1460
Pedro de Aragall. 1485
Don Jerónimo de Aragall, q[ue] fue gra[n]de
gobernador. 1519
Don Jaime de Aragall, su hijo. 1539
Don Diego de Aragall, su hijo, y, por su menor 1561
edad, don Juan Zapata. 1515??
Don Felipe de Cervellón. 1515??
Don Diego de Aragall. 1617
186 FRANCISCO DE VICO
Capítulo XXII
De la fundació[n] de la Audiencia real, y su institu-
ción, y de los regentes, oidores, y demás ministros,
1622
que ha tenido hasta el año 1622.
Cuando los régulos o jueces, poseían y gobernaban
el Reino como señores absolutos que eran, tenían
ministros inmediatos a sí, que, co[n] parecer y
voto de proho[m]bres, decidía[n] los pleitos, cau-
sas y diferencias que había entre sus vasallos, que es
la forma que hoy se guarda en todas las villas y
lugares del Reino en la decisión de los pleitos, por
disponerlo así una de las leyes de la Carta de Logo,
y de lo que se ha podido colegir y rastrear de los
registros y memorias antiguas, se echa de ver
haberse conservado en él siempre este modo de
juzgar, porque se halla[n] muchísimos ejemplares
q[ue] los gobernadores de ambos cabos le gober-
naro[n], determinando las causas con acuerdo y
parecer de los jurados y co[n]selleres, y de aquí
debió de tener principio este apellido de consellers,
porq[ue] daban consejo y parecer a los gobernado-
res de lo que debían de hacer en la decisión de los
negocios.
Aunq[ue] andando el tiempo, se fue introducien-
do que algunos de los gobernadores generales pro-
veían de justicia y acuerdo de letrados que ellos
nombraban por sus consultores, y esto se continuó
indiferentemente hasta el año 1487, que el rey
do[n] Fernando, como tan celoso de la conserva-
ción de sus Reinos, y que sus vasallos en los nego-
cios y pleitos tuviesen breve y acertada resolución,
no reparando en el gasto que a su patrimonio se le
seguía, instituyó y fundó el oficio de regente, para
que asistiese al gobernador general en el conoci-
miento de las causas y demás negocios tocantes al
gobierno del Reino, señalándole de salario 500
ducados; y el primero que nombró fue el doctor
Pons de Ornos, éste estuvo algunos años la
rege[n]cia; y habiéndole tomado residencia el doc-
tor Juan Dusai, le fue forzoso ir a España, a com-
Historia general - Primera parte 187
Capítulo XXIII
De la fundación e institución del oficio de procura-
dor real, y baile general, y de las personas que le han
administrado hasta el año 1632.
Poco después que el señor infante don Alfonso dio
fin a la resistencia que los pisanos le hacían en la
entrada de Cáller, se partió para España, dejando
las cosas toca[n]tes al gobierno del Reino no muy
ordenadas, por las dificultades que tiene[n] todas
las cosas en su principio, y, en particular, la admi-
nistración de las rentas de su real patrimonio, y
dejando encomendadas las del Cabo de Cáller al
gobernador general del Reino, y las de Sácer a su
gobernador.
Desta manera parece, según consta por los regis-
tros q[ue] se administraba el patrimonio real, hasta
el año 1329 que el señor rey don Alfonso quitó
esta carga a los gobernadores, nombrando dos per-
sonas para entrambos cabos, por cuya cue[n]ta
corriese esta cobranza, que fueron Pedro Mainer
por el Cabo de Sácer, y para el de Cáller Ramón de
194 FRANCISCO DE VICO
Capítulo XXIIII
De la fundación e institució[n] del oficio de mestre
racional en Sardeña, y de los q[ue] le han
administrado hasta el año de 1632.
No hallamos en los registros del Reino, que para la
administració[n] del oficio del racional, haya habi-
do persona disputada por los serenísimos reyes de
Aragón, que tuviese cuenta y razón, de las rentas
del patrimonio real; y es que las debieron de tener
al principio las personas que tenían a cargo sus
cobranzas, que van nombradas en el capítulo ante-
cedente, y solo hallamos que este oficio estuvo des-
pués a cargo, y se administraba por un sustituto
nombrado por el mestre racional de Cataluña, y
por los daños que en esto se seguían a la real
hacienda, por las remisiones y faltas que se suelen
cometer en los oficios que se administran por subs-
titutos, se segregó y dividió del de Cataluña por el
señor rey don Fernando, y le fundó y puso inde-
Historia general - Primera parte 197
Capítulo XXV
De la fundación e institución del oficio de tesorero
de las rentas y derechos reales del Reino de Sardeña.
Sardeña se gober- Cua[n]do nuestro Reino de Sardeña (como habe-
nó co[n]
depe[n]dencia del
mos visto co[n]tinuadame[n]te del discurso de
S.S.R.C. de Ara- nuestra historia) se sujetó al gobierno de los sere-
gón, desde que se nísimos reyes de Aragón y su S.S.R.C. con que los
entregó a sus
reyes.
oficios supremos deste Supremo Consejo lo fueron
también para nuestro Reino de Sardeña; y así los
Ramir. de lege que la antigüedad llamó questores o comites sacra-
Regia, §.15.an.13. rum largitionum, fueron en Aragón los q[ue] con
nombre de tesorero general han representado estos
oficios.
Oficio de tesorero Este oficio es muy antiguo por derecho, y en Ara-
general en Ara-
gón. gón lo hubo desde los años 1289, en que hallamos
L.I.ff.de quaest. su primera noticia repetida en fueros y actos de
Corte en los años siguientes; no así en Sardeña,
Zurita annal.
lib.4. cap.108. donde principió este oficio como veremos.
La Monarquía del imperio de nuestro gran Monar-
Su Majestad ca de las Españas, se compone de todas las provin-
como verdadero
padre de sus rei-
cias que le están sujetas y concurren a sustentar su
nos, quiere q[ue] peso co[n] mucha gloria suya, empleando los
todos sus vasallos talentos de ingenio, y hacie[n]da en el acierto y
participen los
progresos de sus grandes resoluciones; de aquí es,
Historia general - Primera parte 199
FRANCESCO MANCONI
Storia di un libro di storia pag. VII