Anzani Beghelli
Anzani Beghelli
Anzani Beghelli
I LIBRETTI DI ROSSINI
20
CONSIGLIO D’AMMINISTRAZIONE
ALBERTO BERARDI
MAURIZIO GENNARI
FRANCESCA MATACENA
LUCIO CARLO MEALE
STEFANO PIVATO
ASSEMBLEA
DANIELE VIMINI (presidente)
GIORGIO CERBONI BAIARDI
FABIO CORVATTA
ACHILLE MARCHIONNI
GIANFRANCO SABBATINI
FRANCA MANCINI
DANIELE TAGLIOLINI
MASSIMO TONUCCI
COLLEGIO SINDACALE
VINCENZO GALASSO (presidente)
ALESSANDRO COMANDINI
VALERIA SACCO
SEGRETARIO GENERALE
CATIA AMATI
COORDINATORE EDITORIALE
DANIELE CARNINI
COMITATO SCIENTIFICO
ANNALISA BINI
DAMIEN COLAS
DAVIDE DAOLMI
RENATO MEUCCI
RETO MÜLLER
ILARIA NARICI
EMILIO SALA
CESARE SCARTON
BENJAMIN WALTON
Premessa p. XIII
SAGGI
IX
3. Fischi per fiaschi e qui pro quo: dai mala-
propismi alle risemantizzazioni CXXV
DOCUMENTI CCXCI
X
TESTI
APPENDICE
XI
PREMESSA
XIII
PREMESSA
XIV
PREMESSA
raccolti, che grazie alla lungimiranza del curatore della collana, Cesare
Scarton, hanno avuto carta bianca nell’affrontare ad ampio raggio le
problematiche sollevate dal libretto in esame, spingendosi ben al di là
del circoscritto mondo rossiniano.
Un particolare ringraziamento a Saverio Lamacchia, sempre pronto
a sovvenire ai quotidiani problemi della ricerca, e a Gioia Filocamo, le
cui intuizioni anticonvenzionali offrono spesso una spiegazione plausi-
bile a dubbi esegetici inesplicabili.
Su tutti voglio ringraziare Antonella Bartoloni, che settimane inte-
re si è messa a completa disposizione per indagini a tappeto fra varie
biblioteche e archivi pubblici e privati di Firenze, cercando di stanare
dall’oblio qualche dettaglio anagrafico sullo sfuggentissimo Gasbarri e
sulla sua famiglia, con un entusiasmo crescente a dispetto dei risultati
quasi sempre deludenti.
Una speciale gratitudine a Valentina Anzani, che oltre al suo ruolo
di coautrice di un capitolo si è generosamente prestata anche a compie-
re ricerche necessarie per completare i capitoli altrui.
A questo lungo elenco di ringraziati manca ancora un nome: quello
di Reto Müller, anima e corpo della Deutsche Rossini Gesellschaft e
membro del comitato scientifico della Fondazione «Gioacchino Ros-
sini», luminoso quanto discreto astro di orientamento fra i mille docu-
menti biografici e bibliografici relativi al nostro compositore, imprescin-
dibile per i ricercatori rossiniani, che da lui ricevono continui impulsi,
suggerimenti, consigli e rettifiche, con precisione, schiettezza e liberalità
che non hanno l’eguale, a sola maggior gloria dell’amato Rossini. E come
Rossini – stando a Balzac – seduto a tavola fra brillanti commensali sa-
peva tener viva la conversazione facendosi «l’humble allumeur qui, dans
un feu d’artifice, va mettre le feu à chaque soleil. Ecco!» (lettera a Mada-
me Hanska, 26 novembre 1834), del pari Reto Müller sa stimolare negli
altri gli studi sul “suo” sole rossiniano, accendendo il sacro fuoco della
ricerca nelle tante menti che a lui si rivolgono. Voilà!
Anche in questa occasione ogni capitolo del volume, passando al suo
vaglio competente, si è mondato di errori e arricchito di informazioni.
A lui, che per primo ha creduto nel troppo bistrattato Equivoco strava-
gante, promovendone a più riprese il ritorno sulle scene in un’edizione
finalmente attendibile (Bad Wildbad 1993, 1994, 2000, 2002), all’infa-
ticabile Reto viene pertanto affettuosamente dedicato questo volume.
Marco Beghelli
Da Bologna, nella quasi città di Rossini,
il 28 febbraio, nel suo quasi compleanno
XV
III
Valentina Anzani - Marco Beghelli *
UN SOGGETTO EQUIVOCO
AL CREPUSCOLO DEGLI DÈI CASTRATI
*
Per la scrittura di questo capitolo, i due autori hanno messo in comune i frutti
complementari delle rispettive ricerche. La stesura del testo è stata condotta a quattro
mani (§§ 2-5). Marco Beghelli è responsabile in proprio dei §§ 1 e 6.
1
Lettera del Direttore Generale di Polizia al Prefetto del Dipartimento del Reno,
Milano, 6 novembre 1811, in I-Bas, Prefettura del Dipartimento del Reno, Atti riservati,
1811, busta 80 (trascritta integralmente in coda al cap. IV di questo volume, Doc. 15).
CLV
ANZANI – BEGHELLI
2
Libretto a stampa: «L’EQUIVOCO STRAVAGANTE, dramma giocoso per musica da
rappresentarsi in Bologna nel Teatro del Corso l’Autunno del 1811», Bologna, Fratelli
Masi e Comp., [1811].
CLVI
UN SOGGETTO EQUIVOCO AL CREPUSCOLO DEGLI DÈI CASTRATI
praticata in Italia dal XVI al XIX secolo, con modalità differenti, che
inibiva una catena di processi fisici (lo sviluppo dei caratteri sessuali
secondari: voce virile, barba, muscolatura, ecc.) e induceva una se-
rie di effetti psicologici (irascibilità, depressione, infantilismo, ecc.) a
causa dall’alterazione dell’equilibrio ormonale naturale. Il libretto di
Gasbarri ne parla e ne ride, come si può ridere di un fenomeno cono-
sciuto, sì, e tragico in sé, ma sempre vissuto attraverso la lente defor-
mante del piacere estetico procurato a generazioni intere di spettatori
teatrali. Un fenomeno, comunque, ormai in nettissimo declino all’e-
poca dell’Equivoco stravagante (1811): dagli ultimi anni del Settecento
era infatti in atto una progressiva riduzione della sua portata, con il
conseguente calo della disponibilità di castrati idonei a calcare le sce-
ne, fino alla loro definitiva estinzione. Secondo i dati offerti nell’Indice
de’ teatrali spettacoli , nella stagione 1794/95 si udirono cantanti ca-
3
3
Indice de’ teatrali spettacoli di tutto l’anno dalla Primavera 1794 a tutto il Carne-
vale 1795, Milano, s. e., 1795 (lo si consulta, in ristampa anastatica, in Un almanacco
drammatico. L’Indice de’ teatrali spettacoli 1764-1823, a cura di ROBERTO VERTI, Pesaro,
Fondazione Rossini, 1996, pp. 1117-1159).
4
«Tanto i Teatri in questa Capitale, che quelli in tutto lo Stato Pontificio restano
chiusi per ordine superiore anco in quest’anno» (Indice cit., p. 109; rist. anast. p. 1149).
5
Almanach aus Rom für Künstler und Freunde der bildenden Kunst, zweiter Jahr-
gang, a cura di FRIEDRICH SICKLER e CHRISTIAN REINHART, Leipzig, G. J. Göschen, 1811,
p. 179.
CLVII
ANZANI – BEGHELLI
(il ‘sostituto’, nella terminologia coeva) del contralto Carolina Bassi alla
Scala nella stagione di Carnevale 1813 (Tamerlano di Giovanni Simone
Mayr, L’isola di Calipso di Pietro Carlo Guglielmi, I riti d’Efeso di Giu-
6
Cfr. ROSY MOFFA, Storia della regia Cappella di Torino dal 1775 al 1870, Torino,
Centro studi piemontesi - Fondo Carlo Felice Bona - Associazione piemontese per la
ricerca delle fonti musicali, 1990, p. 162.
7
Ibid., pp. 114-115.
8
«Allgemeine musikalische Zeitung», XIX, n. 19, 7 maggio 1817, col. 331.
9
Cfr. TREUMUND WANDERER, Dresden und die Dresdener, oder Spiegelreflexe aus
Dresdens Gegenwart, Leipzig, Druck und Verlag von Otto Wigand, 1846, p. 378 n.;
FLORENTIUS CORNELIS KIST, Reize door Duitschland in het jaar 1843. Een onpartijdig on-
derzoek naar den toestland der Muzijk aldaar, «Caecilia. Algemeen muzikaal tijdschrift
van Nederland», V, n. 11, 1 giugno 1848, pp. 91-93: 92, nota 1; FRANZ SALES KANDLER,
Der Musikstand von Neapel im Jahre 1826, «Caecilia. Eine Zeitschrift für die musika-
lische Welt herausgegeben von einem Vereine von Gelehrten, Kunstverständigen und
Künstlern», VI, n. 24, 1827, pp. 235-296: 262. Vedi anche i §§ 2 e 6 di questo capitolo.
CLVIII
UN SOGGETTO EQUIVOCO AL CREPUSCOLO DEGLI DÈI CASTRATI
seppe Farinelli), e canterà parti minori a Firenze fino al 1817, per poi
entrare nel coro della Cattedrale di Perugia 10. Giovanni Grilli, contralto
della Cappella Lauretana, compare tra gli interpreti degli Orazj e Curiazj
di Domenico Cimarosa a Macerata nel 1810 e della Distruzione di Geru-
salemme di Zingarelli a Pesaro nel 1813 , dopo aver esercitato al Teatro
11
sco Fasciotti, giunto in città nel 1816, canta Aureliano in Palmira nel
1826, Tancredi nel 1827, Otello (Rodrigo trasposto un’ottava sopra,
come s’usava in Europa affidandolo a una donna) nel 1828 . Mar-
16
10
Cfr. JOHN ROSSELLI, Singers of Italian Opera, Cambridge, Cambridge University
Press, 1992, p. 46, trad. it. Il cantante d’opera, storia di una professione (1600-1990),
Bologna, Il Mulino, 1993, p. 62.
11
Oltre ai relativi libretti a stampa, cfr. CARLO CINELLI, Memorie cronistoriche del
Teatro di Pesaro dall’anno 1637 al 1897, Pesaro, Tipografia A. Nobili, 1898.
12
Cfr. DAVID J. CRANMER, Opera in Portugal 1793-1828: A Study in Repertoire and
its Spread, tesi di dottorato, University of London, 1997, p. 18.
13
Cfr. FRANCISCO DA FONSECA BENEVIDES, Real Theatro de S. Carlos de Lisboa
desde a sua fundação em 1793 ate a sua actualidade: estudo histórico, Lisboa, Tipografia
Castro Irmão, 1883, pp. 43-44.
14
Cfr. ALBERTO JOSÉ VIEIRA PACHECO, Castrati e outros virtuoses: a prática vocal
carioca sob influência da corte de D. João VI, São Paulo, Annablume, 2009, pp. 78-114.
Il suggerimento a questo e ai testi successivi viene da BENJAMIN WALTON, Rossini in Sud
America, «Bollettino del Centro rossiniano di studi», LI, 2011, pp. 111-136.
15
Cfr. CARL SCHLICHTHORST, Rio de Janeiro, wie es ist: Beiträge zur Tages- und
Sitten-Geschichte der Hauptstadt von Brasilien, Hannover, Im Verlage der Hahn’schen
Hofbuchhandlung, 1829, p. 152.
16
Cfr. PAULO MUGAYAR KÜHL, Cronologia da Ópera no Brasil - século XIX (Rio
de Janeiro), Campinas, CEPAB - Istituto de Artes, 2003 (risorsa on-line <http://
CLIX
ANZANI – BEGHELLI
si trasferirà nel 1830 a Montevideo per dar vita alla prima stagione
d’opera uruguayana 18, in cui canterà Aureliano in Palmira, Tancredi
e Otello . In Europa, ma al di fuori ormai delle scene teatrali, pare
19
2. Voci insofferenti
CLX
UN SOGGETTO EQUIVOCO AL CREPUSCOLO DEGLI DÈI CASTRATI
22
Q., Pot Pourri, «The Musical World», XIX, n. 19, 9 maggio 1844, pp. 157-160:
158.
23
«Das Jahr 1829 verschaffte den Wienern das bereits sehr selten gewordene Ver-
gnügen, einen Castraten zu hören. Signor Mosè Tarquinio aus Dresden war dieser ver-
spätete Repräsentant einer Sängergattung, welche die jüngere Generation von damals
nur mehr vom Hörensagen kannte» (EDUARD HANSLICK, Geschichte des Concertwesens
in Wien, Wien, Wilhelm Braumüller, 1869, p. 265).
24
«Er zeigte sich in vier Arien von Cimarosa, Rossini, Raimondo und Zingarelli
mit geringem Erfolge. Sein Vortrag ist wohl schulgerecht, aber kalt; der Ton schnei-
dend, fast ohne Klang. Ueberhaupt ist der Eindruck keinesweges angenehm, aus einer
so kolossalen Masse ein fadendünnes Stimmchen zu vernehmen. Es gehört zu den se-
genbringenden Reformen unserer Zeiten, dass diesen unnatürlichen Verstümmelungen
zur Ehre der Menschheit endlich ein erwünschtes Ziel gesetzt wurde» («Allgemeine
musikalische Zeitung», XXXII, n. 7, 17 febbraio 1830, col. 112).
25
«[...] the amazing voice (Soprano) and brilliant execution of Tarquinio, the
most celebrated Castrato in Italy (very superior to any at Rome) was heard to great ad-
vantage» (ms. US-LAur, Charles E. Young Research Library, Collection 169, Journal n.
45, c. 187, trascritto in The Journal of John Waldie Theatre Commentaries, 1799-1830, a
cura di FREDERICK BURWICK, Los Angeles, University of California, 2008 (risorsa on-line
<http://escholarship.org/uc/uclalib_dsc_waldie>).
CLXI
ANZANI – BEGHELLI
26
«Der Sopran Tarquini von ungefähr 36 Jahren hat eine wunderschöne, reine,
wohlintonirte, vorzüglich in der Höhe metallreiche Stimme, die vorzüglichste, die ich
in dieser Art je gehört habe, Crescentini und Marchesi nicht ausgeschlossen. Sein Por-
tamento thut ungemein wohl, und würde derselbe die Aufmerksamkeit des Kenners in
hohem Grade verdienen, fehlten ihm nicht einige Attribute der guten Schule, als da
sind: Markirter Vortrag, feinere Nuanzirung des Helldunkels, ein aufrechter, unver-
schleierter, w i r k l i c h e r Triller etc.» (F. S. KANDLER, Der Musikstand von Neapel
cit., p. 263).
27
«Verbeeldt u, geachte lezers! een’ man van eenigzins buiten gewone lengte en
dikte, met een klein hoofd en blonde, regt nederhangende haren, met eene baardeloo-
ze tronie, fletse blaauwe oogen en kleinen mond, waaruit zich eene vrouwelijke stem
laat hooren, op eene sopha zittende; verbeeldt u, een’ man, wiens geheele physische en
psychologische gesteldheid het karakter eens castraats uitdrukt, nogtans daarmede ge-
paste vriendelijkheid en beleefdheid parende, en ge hebt den Italiaan Mose Tarquinio
voor u, den 60jarigen zanger, den laatsten, die in de K. Hofkapel nog overig was en die,
na zijn vertrek, zoo wij meenen, door geen anderen vervangen is» (FLORENTIUS CORNE-
LIS KIST, Reize door Duitschland in het jaar 1843. Een onpartijdig onderzoek naar den
CLXII
UN SOGGETTO EQUIVOCO AL CREPUSCOLO DEGLI DÈI CASTRATI
bamento della morale pubblica («A Roma le donne non salgono sulla
scena: sono castrati travestiti da donna. E questo ha un pessimo effetto
sui costumi: nulla infatti (che io sappia) ispira più l’amore filosofico ai
romani») e generiche accuse discriminatorie («Gli puzzan di castrato
31
toestland der Muzijk aldaar, «Caecilia. Algemeen muzikaal tijdschrift van Nederland»,
V, n. 18, 1 luglio 1848, pp. 107-108: 107).
28
Commento affidato alle cosiddette Memorie italiane premesse ai singoli volu-
mi dell’edizione Pasquali delle sue opere (CARLO GOLDONI, «L’autore a chi legge», in
Delle commedie di Carlo Goldoni avvocato veneto, vol. XV, Venezia, Per Giambattista
Pasquali, 1761 [recte 1776-1777], pp. 1-8: 1).
29
«Ils deviennent pour la plupart grands et gras comme des chapons, avec des
hanches, une croupe, les bras, la gorge, le cou rond et potelé comme des femmes»
(CHARLES DE BROSSES, L’Italie il y a Cent Ans, ou Lettres [familières] écrites d’Italie a
quelques amis en 1739 et 1740, publiès poir la première fois sur les manuscrits auto-
graphes par M. R. Colomb, Paris, Alphonse Levasseure libraire, 1836, «Lettre L., À M.
de Maleteste: Spectacles et Musique», vol. II, pp. 345-395: 364).
30
FRANCESCO ALBERGATI CAPACELLI, Il ciarlator maldicente, in Opere di France-
sco Albergati Capacelli, vol. XII, Venezia, Nella Stamperia di Carlo Palese, 1785, pp.
1-123: 21 (I.5).
31
«À Rome, les femmes ne montent pas sur le théâtre; ce sont des castrati habillés
en femmes. Cela fait un très mauvais effet pour les mœurs: car rien (que je sache) n’ins-
pire plus l’amour philosophique aux Romains» (CHARLES-LOUIS DE SECONDAT, BARON
DE LA BRÈDE ET DE MONTESQUIEU, Voyages de Montesquieu [ms. 1728], a cura del Baron
Albert de Montesquieu, vol. I, Bordeaux, Imprimerie G. Gounouilhou, 1894, p. 220;
trad. it. Viaggio in Italia, a cura di GIOVANNI MACCHIA e MASSIMO COLESANTI, Bari,
Laterza, 1990, p. 164). Con “amor filosofico” o “amor socratico” s’intendeva all’epo-
CLXIII
ANZANI – BEGHELLI
confronti dei castrati monta nel corso del Settecento, rimanendo però
voce inascoltata nella “società dei piaceri”:
Nel declamare contro i castrati, non intendo di togliere a qualcheduno di
essi quei meriti di cultura, di onestà, e di viver civile che in pochi d’essi si tro-
33
vano, ma che pure trovansi . Io mi scateno contro la lor professione, contro lo
stato loro, e contro l’indegna massima di mantenerlo, alimentarlo, fomentarlo,
premiarlo. La sola Italia ha il bel vanto di produrre e coltivar sì bel frutto. E
la sola Francia ha poi quello di aborrirlo e di ricusarlo. Ognuno infatti è di-
spensato dal conoscere l’uomo in costoro. Pure i rari pregi di qualcheduno di
essi fanno sì forte illusione che talvolta si giunge a scordarsi ancora della loro
mostruosità. Ma il tempo sarebbe ormai che si cessasse di sacrificare queste
misere vittime. Non basta che la gola ed il lusso espongano le vite di tante gen-
ti a tanti disastri sol per comporci e recarci alle labbra una tazza di cioccolata
[il riferimento è agli eccidi coloniali], che ancor si vuole ridur gli uomini in vili
mostri schifosi solo per solleticarci le orecchie con un’arietta? Facilmente si
potria dimostrare che, dopo che la barbarie ha resi vili e deformi questi infelici
destinati ad un canto sì snaturato, d’ordinario la pessima loro educazione, il
non studiare che il canto, il dover conversare sovente con altri loro simili, poi
le carezze, poi gli applausi degli ignoranti, poi l’oro dei pazzi e dei prodighi,
34
contribuiscono a renderli ognora più temerarj e malvagi .
La condanna dei castrati si esplica perlopiù in pungenti satire lette-
rarie contro i loro comportamenti, calcando la mano sugli aspetti ridi-
coli e non perdendo occasione per ingigantirne i tratti con espressioni
offensive. In letteratura abbondano le locuzioni impietose lanciate con-
tro di loro anche a fenomeno esaurito, come «ignobili evirati», «pre-
potenti sanguisughe», «belava la sua aria di bravura», «cantata poi in
modo snervante da snervati cantanti» (sono solo alcune delle imputa-
CLXIV
UN SOGGETTO EQUIVOCO AL CREPUSCOLO DEGLI DÈI CASTRATI
35
ANTONIO PAGLICCI BROZZI, Sul teatro giacobino ed antigiacobino in Italia: 1796-
1805; studi e ricerche, Milano, Tip. Luigi di Giacomo Pirola, 1887, rispettivamente alle
pp. 196, 30, 28, 30.
36
Appellativo molto diffuso in ambito tedesco (Kapaune). Così, ad esempio,
scriveva euforico Federico il Grande all’amico Algarotti: «Cigno melodioso, […] Sto
aspettando tutti i buoni cantanti che ci sono in Italia; in breve, avrò i migliori capponi
canori della Germania» («Melodischer Schwan, […] Ich erwarte alle guten Sänger,
die es in Italien gibt; kurz, ich werde die bestsingenden Kapaune von Deutschland ha-
ben»: lettera di Federico II di Prussia a Francesco Algarotti, Potsdam, 18 luglio 1742,
in MAX HEIN, Briefe Friedrichs des Großen, vol. I, Berlin, Reimar Hobbing, 1914, pp.
213-214).
37
Appellativo in uso tra i francesi (cabretti): «Il Santo Padre [Innocenzo XI] tiene
nei confronti delle opere una condotta opposta quella tenuta da Clemente IX; il quale
non voleva che ci fossero capretti, ovvero eunuchi, e per questo non c’erano che le can-
terine; ora il Papa non ne vuole più, di queste canterine, e vi sono solo capretti» («Le
Saint Père tient à l’égard des opéras une conduite opposée à celle que tenait Clément
IX; celui-ci ne voulait pas qu’il y eût de cabretti, c’èst-à-dire d’eunuques et ce pour cau-
se, et qu’il n’y eût que des cantarine; le Pape ne veut pas qu’il y ait de cantarine, et qu’il
n’y ait que des cabretti»: lettera di Dom Claude Estiennot a Dom Bulteau, Roma, 21
ottobre 1687, in JEAN MABILLON - BERNARD DE MONTFAUCON, Correspondance inédite de
Mabillon et de Montfaucon avec l’Italie, vol. II, Paris, Labitte, 1846, pp. 116-121: 117).
38
Appellativo tipicamente italiano: cfr. ad esempio SALVATOR ROSA, La Musica
[1645 ca.], in Satire di Salvator Rosa dedicate a Settano, Amsterdam, Presso Severo
Protomastix, [1694], pp. 5-24: 11 (v. 206).
39
GIOVANNI CAMILLO PERESIO, Il Maggio romanesco, overo Il palio conquistato. Po-
ema epicogiocoso nel linguaggio del volgo di Roma, Ferrara, Per Bernardino Pomatelli,
1688, p. 244 (canto VII, ottava 97).
40
RANIERI DE’ CALZABIGI, La Lulliade [1753-1789], poema postumo, in GABRIELE
MURESU, La ragione dei buffoni (La Lulliade di Ranieri de’ Calzabigi), Roma, Bulzoni,
1977, pp. 49-342: 141 (Canto VI, strofa 10); pàtico: ‘sessualmente passivo’ («qui mu-
liebria patitur»).
41
F. ALBERGATI CAPACELLI, Il ciarlator maldicente cit., p. 22 (I.5).
CLXV
ANZANI – BEGHELLI
Per contro, a una ragazza poco esperta di lessico musicale che nell’Im-
postore di Andrea Leone Tottola per Luigi Mosca (1802) chiede a un
compositore:
42
Libretto a stampa: «L’EQUIVOCO STRAVAGANTE, dramma giocoso in due atti da
rappresentarsi nel Gran Teatro di Trieste il Carnovale dell’anno 1825, musica del ma-
estro Gioacchino Rossini», [Trieste], Dalla Tipografia Weiss, [1824]. Si tratta di un
“pasticcio” confezionato da Adolfo Bassi (libretto e partitura), utilizzando molta mu-
sica di Rossini.
43
Libretto a stampa: «L’IMPOSTORE, commedia per musica di Andrea Leone Tot-
tola da rappresentarsi nel Teatro Nuovo sopra Toledo per la second’Opera di Està del
corrente anno 1802», Napoli, Nella stamperia Flautina, 1802.
CLXVI
UN SOGGETTO EQUIVOCO AL CREPUSCOLO DEGLI DÈI CASTRATI
che a’ suoi belati | il folto stuol de’ baccelloni alletta» (vv. 71-72) e «il
sucidume | del sopran floscio» (vv. 100-101) , espressioni ineleganti
44
Aborro in su la scena
un canoro elefante,
che si strascina a pena
su le adipose piante,
e manda per gran foce
di bocca un fil di voce.
44
In GIUSEPPE PARINI, Tutte le opere edite e inedite, a cura di GUIDO MAZZONI,
Firenze, D. Barbèra, 1925, pp. 417 e 418.
45
Ibid., pp. 152-153. L’espressione canoro elefante entrerà nell’uso comune. Leg-
giamo nel libretto di una farsa d’inizio Ottocento: «In Italia poi sentite, | che spettacoli
e stordite: | cavatine sui cavalli, | con i cori e con i balli, | dei rondò colle catene, |
elefanti sulle scene» (libretto a stampa: «PAMELA, farsa in musica da rappresentarsi nel
Nobile Teatro Vendramin di San Luca l’Estate dell’anno 1802, Poesia del sig. Rossi,
Musica del sig. Farinelli», Venezia, Casali, 1802, p. 28 = I.15). A fugare ogni dubbio
che il librettista Gaetano Rossi intendesse riferirsi in quel verso a improbabili elefanti
indiani condotti in palcoscenico, valga l’ingresso del sintagma pariniano fin nel Tom-
maseo-Bellini, non come lemma, ma addirittura con funzione definitoria: «E perché in
certi luoghi eviravansi alcuni musici, Musico valeva evirato, canoro elefante» (NICCO-
LÒ TOMMASEO - BERNARDO BELLINI et alii, Dizionario della lingua italiana nuovamente
compilato, vol. III, Torino, Società dell’Unione Tipografico-Editrice, 1871, p. 418, ad
vocem «Musico», firmata dallo stesso Tommaseo).
46
Code Pénal (Decreto dell’Assemblée Nationale Constituante, 25 Settembre
1791), Première partie: «Des condamnations», Titre II: «Crimes contre les particu-
CLXVII
ANZANI – BEGHELLI
Sonetto.
Per la castrazione de’ ragazzi, di cui, tra gli altri articoli della pace pro-
posti e ricusati, ha la repubblica francese dimandato in vano l’abolizione al s.
padre:
liers», Section I: «Crimes et attentats contre les personnes», Article 28 (in Collection
complète des Lois, Décrets, Ordonnances, Réglemens, Avis du Conseil-d’État, publiée sur
les éditions officielles du Louvre, de l’Imprimerie Nationale, par Baudouin, et du Bulletin
des Lois (De 1788 à 1830 inclusivement, par ordre chronologique), a cura di JEAN-BAP-
TISTE DUVERGIER, vol. III, Paris, Chez A. Guyot et Scribe Libraires-Éditeurs, 1834, pp.
352-366: 359).
47
Codice penale messo in vigore negli stati Romani, Prima Parte: «Delle condan-
ne», Titolo II: «Delitti contro i particolari»; Prima sezione: «Delitti e attentati contro le
persone», Articolo 28: «Il delitto della castrazione sarà punito di morte» (in Bollettino
delle Leggi e Decreti Imperiali pubblicati dalla Consulta straordinaria negli Stati Romani,
vol. II, n. 19, Roma, Presso Luigi Perego Salvioni Stampatore, 1809, pp. 24-105: 79,
con testo francese a fronte).
48
Lo si legge manoscritto ad es. in I-PLn, ms. III. E. 3., c. 440; in I-Vmc, Correr,
ms. 348, p. 611 (con rubrica «Sonetto sopra l’uso inumano di castrar li fanciulli nello
Stato Pontificio»); in I-Bca, Manoscritti B, ms. B.3392 (Poesie satiriche, encomiasti-
che e politiche in lingua italiana e in dialetto bolognese e veneto, secc. XVIII-XIX),
c. 20v (con rubrica «Solamente nello Stato Papal si castrano gli uomini. Sonetto»); a
stampa sul «Termometro politico della Lombardia», n. 35, 1o Annebbiatore dell’Anno
V Repubblicano (22 ottobre 1796). Si trascrive quest’ultima fonte, generalmente più
convincente delle altre.
49
Variante: «overo» (I-Bca).
CLXVIII
UN SOGGETTO EQUIVOCO AL CREPUSCOLO DEGLI DÈI CASTRATI
50
un mutilato attor de’ più birboni
51
serva a spasso di donna alli prelati?
52
Se i romani a castrar son belli e buoni ,
53
deh, castrassero almeno i porporati ,
54
ché il collegio sarìa senza coglioni.
50
Varianti: «bricconi» (I-PLn), «birbanti» (I-Bca, con elusione della rima).
51
Varianti: «finga la donna a spasso dei Prelati?» (I-PLn), «serva di spasso da
Donna alli Prelati!» (I-Bca, verso ipermetro).
52
Variante: «Ma se i Prelati voglion esser buoni» (I-PLn).
53
Varianti: «castrin piuttosto gli altri porporati» (I-PLn), «che castrassero almen
li porporati» (I-Bca).
54
Varianti: «sarà» (I-PLn), «sarebbe» (I-Bca, con ipermetria).
55
È ancora G. PARINI, La musica cit., vv. 19 e 35-36.
56
La caricatura dei castrati nelle commedie di Carlo Goldoni e Antonio Simeone
Sografi è analizzata in modo approfondito da ROBERTO CUPPONE, “Come farfalla al lume
e cane agli ossi”. I castrati nelle metafore di animali, «Biblioteca teatrale», XVI, 1990,
pp. 42-81.
57
Libretto a stampa: «LA FINTA PAZZA, drama di Giulio Strozzi», Venezia, Gio.
Battista Surian, 1641.
58
Libretto a stampa: «AMBLETO, drama per Musica da rappresentarsi nella Sala de’
Signori Capranica nel Carnevale dell’Anno MDCCXV», Roma, Per il Bernabò, 1715.
CLXIX
ANZANI – BEGHELLI
59
Nella copia del libretto conservata in I-Bc, l’indicazione «Intermedj» in locan-
dina, con i relativi interpreti (p. 7), risulta cancellata da tratti di penna; nella copia in
CDN-Ttfl la cancellatura è talmente pesante da rendere illeggibile ogni parola. Sull’in-
tera vicenda, cfr. FRANCESCO DEGRADA, Una sconosciuta esperienza teatrale di Domenico
Scarlatti: la Dirindina, «Quadrivium», XII, 1971, n. 2, pp. 229-265: 233-234, poi in Il
palazzo incantato. Studi sulla tradizione del melodramma dal Barocco al Romanticismo,
vol. I, Fiesole, Discanto, 1979, pp. 67-97: 69.
60
Il riferimento immediato è a due commedie satiriche dello stesso Gigli: Il Don
Pilone, ovvero Il bacchettone falso (1711), adattamento del Tartufo di Molière, e La so-
rellina di Don Pilone, o sia L’avarizia, più onorata nella serva, che nella padrona (1712),
dove la satira è rivolta alla propria stessa famiglia. Non sfugga tuttavia il doppio senso
osceno, nel riferimento di Don Pilone e della sua Sorellina agli organi sessuali rispetti-
vamente maschile e femminile, ben invisi a Padre C.... [il gesuita Ignazio Chiaberge?],
che hanno con l’argomento della Dirindina «tanto stretta attenenza».
61
Il cantante castrato Francesco de Castris (1650 ca. - 1724), detto Cecchino o
Francesco de’ Massimi (per la protezione del Cardinale Camillo Massimi), già intima-
mente legato a Ferdinando de’ Medici. Ormai ritiratosi dall’attività artistica, esercitava
evidentemente ancora un notevole potere fra i notabili romani (cfr. WARREN KIRKEN-
DALE, The Court Musicians in Florence during the Principate of the Medici, Firenze,
Olschki, 1993, pp. 437-446 e CARLO VITALI, Un cantante legrenziano e la sua biografia:
Francesco de Castris “musico politico”, in Giovanni Legrenzi e la cappella ducale di San
Marco, Atti dei convegni internazionali di studi (Venezia 24-26 maggio 1990, Clusone
14-16 settembre 1990), a cura di FRANCESCO PASSADORE e FRANCO ROSSI, Firenze, Ol-
schki, 1994, pp. 567-603).
CLXX
UN SOGGETTO EQUIVOCO AL CREPUSCOLO DEGLI DÈI CASTRATI
62
La citata edizione lucchese per i tipi di Leonardo Venturini (1715), con almeno
tre edizioni in pochi mesi (tale stampa viene oggi considerata erroneamente da alcuni
alla stregua di un libretto d’opera, e dunque la prova di un’esecuzione della partitura
scarlattiana in quel di Lucca, che tuttavia mai ebbe luogo).
63
Lettera di Girolamo Gigli ad Anton Francesco Marmi, Roma, 3 dicembre 1715,
in Collezione completa delle opere edite ed inedite di Girolamo Gigli celebre letterato sa-
nese, vol. II, All’Aja, s. e., 1797, pp. XXII-XXV: XXIV-XXV.
64
Libretto a stampa: «CHI NON FA NON FALLA, divertimento comico per mu-
sica da rappresentarsi in Bologna nel Teatro Marsilj Rossi il Carnovale dell’Anno
MDCCXXIX», Bologna, Per Costantino Pisarri sotto le Scuole, [1729].
65
Libretto a stampa: «L’ORAZIO, commedia per musica di Antonio Palomba na-
poletano da rappresentarsi nel Teatro Nuovo sopra Toledo nel Carnovale di quest’An-
no 1737, dedicata a Sua Eccellenza il Signor D. Lelio Pacecco Carafa, Marchese d’A-
rienzo, Grande di Spagna di prima classe, Cavaliero dell’insigne Ordine del Toson
d’oro, Gentiluomo di Camera di S. M. C., Marescial di Campo de’ suoi Reali Eserciti,
Alfiero della Compagnia Italiana delle sue Reali Guardie del Corpo, e Capitano della
medesima Compagnia della Maestà del nostro Re, che Dio guardi», Napoli, A spese di
Nicola di Biase, 1737.
CLXXI
ANZANI – BEGHELLI
parte era soppressa. Analoga sorte toccherà a L’opera in prova alla moda
di Giovanni Fiorini e Gaetano Latilla (Venezia 1751) : la parte di «Se-
66
66
Libretto a stampa: «L’OPERA IN PROVA ALLA MODA, dramma giocoso per musica
da rappresentarsi nel Teatro Giustiniani di S. Moisè nel Carnovale MDCCLI», [Vene-
zia], s. e., [1751].
67
Libretto a stampa: «L’IMPRESARIO ALLA MODA, dramma per musica da rappresen-
tarsi in Firenze nel Teatro di Via del Cocomero nell’Autunno dell’Anno 1752, sotto la
protezione della Sacra, Cesarea, Real Maestà di Francesco I. Imperadore de’ Romani
sempre Augusto Duca di Lorena, e di Bar, ec. ec. e Gran Duca di Toscana», Firenze,
Per Gio. Batista Stecchi, 1752.
CLXXII
UN SOGGETTO EQUIVOCO AL CREPUSCOLO DEGLI DÈI CASTRATI
ripreso due anni dopo col titolo La scuola delle cantatrici (Modena
1760), il testo venne privato del personaggio di Saetta . Analogamente,
69
68
Libretto a stampa: «LE CANTATRICI, dramma bernesco per musica da rappresen-
tarsi nel Regio Ducal Teatro di Milano nell’Autunno del corrente Anno 1758, dedicato
a Sua Altezza Serenissima il Duca di Modena, Reggio, Mirandola ec. ec., Amministra-
tore e Capitano Generale della Lombardia Austriaca ec. ec.», Milano, Nella Stamperia
di Giovanni Montano, [1758].
69
Libretto a stampa: «LA SCUOLA DELLE CANTATRICI, dramma piacevole per musica
da cantarsi nel Teatro Rangone il Carnevale dell’anno 1760», Modena, Per gli Eredi di
Bartolomeo Soliani, [1760].
70
Libretto a stampa: «CRITICA TEATRALE, dramma giocoso per musica da rappre-
sentarsi nel Teatro di S. A. Serenissima il Signor Principe di Carignano nell’Autunno
dell’Anno MDCCLXXI», Torino, Presso Onorato Derossi Librajo della Società de’
Signori Cavalieri, [1771].
71
Libretto a stampa: «LA CRITICA TEATRALE, dramma giocoso per musica da rap-
presentarsi nel Teatro Tron di San Cassiano nel Carnovale dell’Anno 1775», Venezia,
Presso Gio. Battista Casali, 1775.
72
Libretto a stampa: «LI DUE AMANTI IN INGANNO, dramma giocoso per musica da
rappresentarsi nel Teatro Tron di San Cassiano nel Carnovale dell’Anno 1775», Vene-
zia, Presso Gio. Battista Casali, 1775.
73
Libretto a stampa: «LE DISCORDIE TEATRALI, dramma giocoso per musica da rap-
presentarsi nella Città di Firenze nel Teatro di Borgo Ognissanti l’Autunno dell’Anno
CLXXIII
ANZANI – BEGHELLI
1779, dedicato all’Illustriss. Sig. Abate Stefano Rossi», Firenze, Per Gaetano Cambiagi
Stampator Granducale, 1779.
74
Libretto a stampa: «L’IMPRESARIO DELLE SMIRNE, dramma giocoso per musica di
Giuseppe Foppa da rappresentarsi nel Nobilissimo Teatro Giustiniani in San Moisè
l’Autunno dell’Anno 1793», Venezia, Appresso Modesto Fenzo, 1793.
75
Libretto a stampa: «L’IMPRESARIO DI SMIRNE, dramma giocoso per musica da
rappresentarsi nel Ces. Reg. Teatro di Trieste nel Carnovale 1798», [Trieste], Cesarea
Regia Privilegiata Stamperia Governiale, [1798].
76
Vale a dire la parte dell’eroe maschile nell’opera seria, dell’amoroso tradizional-
mente in voce di soprano, all’epoca affidato al cantante castrato o in sua assenza a una
donna (al contrario, il tenore era perlopiù destinato a parti da antagonista).
CLXXIV
UN SOGGETTO EQUIVOCO AL CREPUSCOLO DEGLI DÈI CASTRATI
77
CARLO GOLDONI, L’impresario delle Smirne, versione in prosa della precedente
commedia in versi martelliani, in Delle commedie di Carlo Goldoni avvocato veneto,
vol. XII, Venezia, Per Giambattista Pasquali, 1761 [recte 1774], pp. 265-332: 288. Un
ringraziamento a Saverio Lamacchia per aver attirato l’attenzione su questo passo.
78
Poco sappiamo in realtà sulla voce “a riposo” del castrato, sulla sua voce
“spontanea”, non “impostata”, non “teatrale”: l’argomento verrà ripreso al § 3 di que-
sto capitolo, con alcune nuove ipotesi sulla presenza di una ritardata mutazione della
voce pure nei castrati, e la conseguente acquisizione anche da parte loro di una voce
tendenzialmente “virile”, accanto a quella spiccatamente “femminile” per cui erano
tanto richiesti (cfr. in particolare le rapide osservazioni in coda alla nota 94).
CLXXV
ANZANI – BEGHELLI
79
Dichiarata è la caricatura goldoniana – nel nome e nel soprannome – del più
celebre fra i castrati, vale a dire Carlo Broschi detto Il Farinello (II.3): «Eh, tutti noi
abbiamo per solito un soprannome. Anch’io so che mi chiamano Cruscarello, quasi
ch’io fossi la crusca di Farinello; ma farò vedere al mondo, ch’io sono fior di farina
della più scelta e della più pura» (C. GOLDONI, L’impresario delle Smirne cit., p. 292).
Sui soprannomi dei castrati settecenteschi, cfr. VALENTINA ANZANI, Pseudonimi all’ope-
ra: un soprannome per la celebrità, «il Nome nel testo», XVII, 2015, in fase di stampa.
CLXXVI
UN SOGGETTO EQUIVOCO AL CREPUSCOLO DEGLI DÈI CASTRATI
ALÌ Non star voce de Omo. Io non star così bestia a voler
Musico, che cantar come gatto.
CARLUCCIO I Musici miei pari si stimano, si onorano dappertutto, e
sono rari al Mondo. [...]
ALÌ De tutte tue bravure, non m’importar.
80
(C. GOLDONI, L’impresario delle Smirne, III.2)
dei pascià ottomani, sia stato creato per basso iper-profondo (Karl
Ludwig Fischer) con intento ironico oppure semplicemente imma-
ginando per lui un’evirazione in età adulta. Sta di fatto che pure la
parte di «Albazar, Eunuco nero» dell’anonimo Il bon ton vinto dal
buon senso messo in musica da Joseph Schuster (Venezia 1780) 82
era stata scritta per voce di basso (Giovanni Marliani; e la partitura
in D-Dl conferma l’estensione grave, sotto il Do centrale), mentre
«Gianghier, Eunuco in abito femminile» nella Buona figliola supposta
vedova di Antonio Bianchi e Gaetano Latilla (Venezia 1766) 83 venne
affidato a un tenore (il suddetto Giuseppe Secchioni specialista di
musici). Anche per gli eunuchi operistici la lista di cantanti “virili”
potrebbe dunque rivelarsi lunga, dall’«Eunuque» baritonale nel Ta-
rare (Paris 1787) di Pierre-Augustin Caron de Beaumarchais e Anto-
nio Salieri (interprete Le Roux cadet), all’«Eunuco nero» tenorile nel
Corsaro (Trieste 1848) di Francesco Maria Piave e Giuseppe Verdi
(interprete Francesco Cucchiari), per citare due opere meno margi-
nali. In area rossiniana, giova almeno ricordare «Albazar, un tempo
80
C. GOLDONI, L’impresario delle Smirne cit., pp. 299-300.
81
Libretto a stampa: «DIE ENTFÜHRUNG AUS DEM SERAIL, ein Singspiel in drey Auf-
zügen, nach Bretznern frey bearbeitet, und für das. k. k. Nationalhoftheater einge-
richtet, in Musik gesetzt vom Herrn Mozart, Aufgeführt im k. k. Nationalhoftheater»,
Wien, Zu finden beym Logenmeister, 1782.
82
Libretto a stampa: «IL BON TON VINTO DAL BUON SENSO, dramma giocoso per
musica da rappresentarsi nel Teatro Giustiniani in S. Moisè il Carnovale dell’Anno
1780», Venezia, s. e., [1780].
83
Libretto a stampa: «LA BUONA FIGLIOLA SUPPOSTA VEDOVA, dramma comico per
musica d’Antonio Bianchi veneziano da rappresentarsi nel Teatro Tron di S. Cassiano
in Carnovale dell’Anno 1766», Venezia, Appresso Modesto Fenzo, 1766.
CLXXVII
ANZANI – BEGHELLI
84
Libretto a stampa: «IL TURCO IN ITALIA, dramma giocoso per musica da rap-
presentarsi nel Teatro di S. A. E. di Sassonia, di Caterino Mazzola, poeta dell’Elettore
di Sassonia / DER TÜRKE IN ITALIEN, ein musicalisches Lustspiel für das Churfürstlich-
Sächsische Theater von Caterino Mazzola», Dresden, s. e., 1788. All’interno: «Musica
di Seydelmann, maestro di capp. al serv. di S. A. S. di Sassonia / Die Musik ist von
Herrn Seydelmann».
85
Libretto a stampa: «IL TURCO IN ITALIA, dramma buffo per musica in due atti da
rappresentarsi nel R. Teatro alla Scala per primo spettacolo dell’Autunno del 1814»,
Milano, Giacomo Pirola, [1814]. All’interno: «La musica è di nuova composizione del
Sig. Maestro Gioachimo Rossini di Pesaro».
86
FIAMMA NICOLODI, Da Mazzolà a Romani (e Rossini), in Il turco in Italia, a cura
di FIAMMA NICOLODI, Pesaro, Fondazione Rossini, 2002 («I libretti di Rossini», vol. 9),
pp. IX-XLIX: XL.
CLXXVIII
UN SOGGETTO EQUIVOCO AL CREPUSCOLO DEGLI DÈI CASTRATI
regnava anticamente
di mutilare i teneri bambini
per farli poi (oh desiderio strano!)
da contralto cantar, o da soprano.
BURALICCHIO Avanti.
FRONTINO Gamberotto, uom miserabile
com’era allora, Ernesto sottopose
a quella operazione;
ma poi pensier cangiò,
né più al teatro il figlio destinò.
BURALICCHIO Pezzo di birbantaccio!
Volea darmi per moglie un castrataccio!
Segui pur.
FRONTINO In appresso il fe’ soldato,
poi, ricco essendo, il fece
dal Corpo disertar, e sotto il nome
d’Ernestina, qual donna
lasciò questi i calzon, prese la gonna.
(G. GASBARRI, L’equivoco stravagante, II.3)
3. Emarginazione e diversità
87
Cfr. ad esempio GIACOMO BARZELLOTTI, Questioni di medicina legale secondo
lo spirito delle leggi civili e penali veglianti nei Governi d’Italia, settima edizione, vol.
I, Pisa, Presso Ranieri Prosperi Stampatore dell’I. e R. Università, 1835, pp. 42 e 44.
88
La si vede ad esempio in NICHOLAS CLAPTON, Moreschi. The Last Castrato, Lon-
don, Haus Publishing, 2004, p. 110; trad. it. Alessandro Moreschi, l’angelo di Roma,
Monte Compatri, Photo Club Controluce, 2008, p. 104.
CLXXIX
ANZANI – BEGHELLI
ranno una propria identità e tradizione fin oltre la metà del secolo (un
gruppo di 26 eunuchi poterono essere studiati da due urologi cinesi
ancora nel 1960) 92. Setta ortodossa sempre ostacolata dal governo im-
periale russo fu viceversa quella degli skopcy (letteralmente “castrati”),
sterminati in toto dal governo stalinista : di alcuni skopcy evirati in età
93
89
Cfr. SERENA NANDA, Neither Man nor Woman: The Hijras of India, Belmont,
Wadsworth, 1990, 19992.
90
Cfr. HICKMET (de Constantinople) - FÉLIX REGNAULT, Les Eunuchs de Constanti-
nople, «Bulletins et Mémoires de la Société d’Anthropologie de Paris», V serie, vol. II,
1901, pp. 234-240; FERDINAND WAGENSEIL, Beiträge zur Kenntnis der Kastrationsfolgen
und des Eunuchoidismus beim Mann, «Zeitschrift für Morphologie und Anthropolo-
gie», XXVI, n. 2, 1927, pp. 264-304; MARMON SHAUN, Eunuchs and Sacred Boundaries
in Islamic Society, Oxford, Oxford University Press, 1995.
91
Cfr. FERDINAND WAGENSEIL, Chinesische Eunuchen, «Zeitschrift für Morpho-
logie und Anthropologie», XXXII, n. 3, 1933, pp. 415-468; MARY M. ANDERSON, Hid-
den Power. The Palace Eunuchs of Imperial China, Buffalo, NY, Prometheus Books,
1990; JENNIFER W. JAY, Another Side of Chinese Eunuch History: Castration, Marriage,
Adoption, and Burial, «Canadian Journal of History. Annales canadiennes d’histoire»,
XXVIII, 1993, pp. 459-478; JOCELYN CHATTERTON - MATTHEW BULTITUDE, Castration.
The Eunuchs of Qing Dynasty China: A Medical and Historical Review, «De Historia
Urologiae Europaeae», n. 15, 2008, pp. 39-47.
92
CHIEH PING WU - FANG-LIU GU, The Prostate in Eunuchs, in Urological Onco-
logy: Reconstructive Surgery, Organ Conservation, and Restoration of Function, Pro-
ceedings of the Sixth Course in Urologic Oncology, held at Ettore Majorana Centre,
Erice, Sicily, Italy, March 25-31, 1990, a cura di PHILIP H. SMITH e MICHELE PAVONE
MACALUSO, New York, Wiley-Liss, 1991 («Progress in Clinical and Biological Re-
search», 370; «EORTC Genitourinary Group Monograph», 10), pp. 249-255.
93
L’evirazione totale degli organi sessuali maschili e la corrispondente aspor-
tazione del seno nelle donne erano praticate con intenti di purificazione (cfr. JULIUS
TANDLER - SIEGFRIED GROSZ [GROSS], Untersuchungen an Skopzen, Wien, Braumüller,
1908).
94
Le registrazioni, effettuate da Julius Tandler a Bucarest il 27 dicembre 1907,
si conservano al Phonogrammarchiv di Vienna. I documenti sono stati esaminati in
SERGIO PACIOLLA, La voce dei castrati: studi medici coevi e incisioni inedite, tesi di laurea
CLXXX
UN SOGGETTO EQUIVOCO AL CREPUSCOLO DEGLI DÈI CASTRATI
in Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo, Università di Bologna, 2015,
relatore Marco Beghelli. Per i soggetti skopcy sicuramente castrati in età infantile, l’a-
nalisi spettrografica della voce cantata (voci spontanee impegnate in canti popolari di
limitata estensione) evidenzia frequenze fra i 170 e i 400 Hz, cioè tra il Fa2 e il Sol3: un
range anfibio, troppo grave per dirsi l’àmbito “naturale” di una donna e troppo acuto
per dirsi l’àmbito “naturale” di un uomo. Per quanto le precarie registrazioni possano
poi far percepire, il timbro (molto simile fra i diversi esecutori) rimanda alla tipica
emissione a gola stretta delle donne anziane ancora in uso nel canto popolare delle
campagne russe (un ringraziamento a Elena Abramov-van Rijk per l’indicazione); la
qual cosa non può non rievocarci la singolare testimonianza di Horace Walpole sul Se-
nesino ormai quiescente, incocciato per caso nella campagna toscana, e sul suo parlare
a gola stretta con voce acuta e stridula (cfr. nota 113). Per altri versi, il timbro di quegli
skopcy registrati nel 1907 potrebbe facilmente essere scambiato anche con una voce
maschile acuta, cosa che convaliderebbe l’ipotesi avanzata di recente sull’acquisizione
della voce virile anche da parte dei castrati in seguito a naturale (tardiva?) muta – la
voce bianca che ci tramandano i testimoni antichi e che conosciamo dalle registrazioni
di Moreschi essendo piuttosto il frutto di studio e artificio, come la voce lirica della
donna soprano, come il falsetto dell’uomo controtenore (cfr. MARCO BEGHELLI, The
Manly Voice of Castrati: A New Hypothesis, articolo di prossima pubblicazione, e rivedi
al § 2 di questo capitolo le osservazioni sui musici in voce di tenore e basso nelle opere
metateatrali settecentesche). Sulla muta della voce nei castrati, cfr. le note 141 e 142;
altre testimonianze sulla loro voce parlata alle note 107 e 110-114; per la voce di More-
schi paragonata a quella di un tenore molto acuto, cfr. le note 114-115.
95
Disposizione del Sopraintendente dei teatri napoletani Giovanni Carafa Duca
di Noja in data 8 maggio 1813 nei confronti dei Riti di Efeso di Giuseppe Farinelli,
I-Nas, Teatri, fascio 4 (citato da TOBIA R. TOSCANO, Per una storia del Teatro di San
Carlo dalla rivoluzione del 1799 alla caduta di Murat, in Il Teatro di San Carlo, 1737-
1987, vol. II: L’opera e il ballo, a cura di BRUNO CAGLI e AGOSTINO ZIINO, Napoli,
Electa Napoli, 1987, pp. 77-118: 115n, ora in ID., Il rimpianto del primato perduto.
Studi sul teatro a Napoli durante il decennio francese 1806-1815, Roma, Bulzoni, 1988,
pp. 7-113: 97n).
CLXXXI
ANZANI – BEGHELLI
4o. Sono proscritti dalle scene i castrati. Non è permesso ai castrati fora-
97
stieri di cantare né meno fuor delle scene, sotto pena di sei mesi di carcere .
96
R. DE’ CALZABIGI, La Lulliade cit., pp. 70-71 (Canto II, strofa 13).
97
Trascritto in Assemblee della Repubblica Cisalpina, vol. V, a cura di CAMILLO
MONTALCINI e ANNIBALE ALBERTI, Bologna, Zanichelli, 1927 («Atti delle assemblee
costituzionali italiane dal Medio Evo al 1831», Serie 2: Parlamenti dell’età moderna,
Divisione 1: Repubbliche italiane, Sezione 2: Repubblica Cisalpina), pp. 846-850: 848.
98
I-Mt, Archivio Storico Civico, Spettacoli Pubblici, Cart. n. 29 (cit. da REMO GIA-
ZOTTO, Le carte della Scala. Storie di impresari e appaltatori teatrali (1778-1860), Pisa,
Akademos & Libreria Musicale Italiana, 1990, p. 42).
CLXXXII
UN SOGGETTO EQUIVOCO AL CREPUSCOLO DEGLI DÈI CASTRATI
99
In realtà, per il Carnevale 1806 era stato scritturato proprio Crescentini, che
però non aveva poi onorato il contratto (cfr. la sua lettera di scuse al nuovo impre-
sario Antonio Della Somaglia, in I-Mt, Archivio Storico Civico, Autografi, busta 95).
100
Più che le moderne cronologie, che ignorano i ruoli drammatico-vocali, cfr.
G[IUSEPPE] C[HIAPPORI], Serie cronologica delle rappresentazioni drammatico-pantomi-
miche poste sulle scene dei principali Teatri di Milano dall’Autunno 1776 sino all’intero
autunno 1818, coi rispettivi elenchi dei signori poeti, maestri di musica, compositori dei
balli, titoli delle rappresentazioni, primi attori di canto, ec. ec., Milano, Per Giovanni
Silvestri, 1818, ad annos.
CLXXXIII
ANZANI – BEGHELLI
ironia alle pruriginose curiosità dello Zar di Russia sulla sua identità
sessuale:
101
Dionisio Filippo Balatri (1672-1756) rimase al servizio dello Zar tra il 1691 e il
1701. Le sue memorie sono oggetto del poema autobiografico Frutti del mondo, esperi-
mentati da F. B. nativo dell’Alfea in Toscana datato Monaco 1735 (ms. D-Mbs, Cod.ital.
39/1-2), edito solo due secoli dopo: FILIPPO BALATRI, Frutti del mondo. Autobiografia di
Filippo Balatri da Pisa (1676-1756), a cura di KARL VOSSLER, [Palermo], Sandron, 1924.
Il cantante volle anche stilare uno scritto che ironizzava sulla sua condizione di castrato
al termine della carriera: Testamento (burlesco), o sia Ultima volontà di Filippo Balatri
nativo Alfeo, datato Monaco 1737 (ms. D-Mbs, Cod.ital. 329).
102
D. F. BALATRI, Frutti del mondo cit., cc. 36v-37r.
CLXXXIV
UN SOGGETTO EQUIVOCO AL CREPUSCOLO DEGLI DÈI CASTRATI
103
Citato in ALBERTO VIRIGLIO, Torino e i torinesi: minuzie e memorie, Torino, S.
Lattes & C., 1898, p. 150.
104
Cfr. GIOVANNI SOLE, Castrati e cicisbei: ideologia e moda nel Settecento italiano,
Soveria Mannelli, Rubbettino, 2008, pp. 31-39.
105
LORENZO BIANCONI, Un dramma per musica, nel 1688, in Flavio Cuniberto, li-
bretto di Matteo Noris, musica di Domenico Gabrielli, programma di sala, Bologna,
Feste Musicali, 1974, pp. 14-19: 19.
CLXXXV
ANZANI – BEGHELLI
106
Il fenomeno sociale è ben delineato in D. DAOLMI - E. SENICI, «L’omosessualità
è un modo di cantare» cit., pp. 159-161.
107
«Si avverte che questa parte deve essere recitata o da un musico vero, o da un
Attore che per gioventù, e col parlare sempre in falsetto possa parer tale, ma non mai
da una donna vestita da uomo» (F. ALBERGATI CAPACELLI, Il ciarlator maldicente cit., p.
10).
108
«Il y a un Chanteur sans barbe qui le désole, qui le met au désespoir» (Mé-
moires de M. Goldoni, pour servir à l’histoire de sa vie, et à celle de son théâtre, 3 voll.,
Paris, Chez la Veuve Duchesne, 1787, vol. II, p. 251, cap. XXX).
CLXXXVI
UN SOGGETTO EQUIVOCO AL CREPUSCOLO DEGLI DÈI CASTRATI
skopcy nel 1907 scrissero della loro voce parlata in termini di «voce
tremolante di registro relativamente acuto, che ricorda quella di un ra-
gazzo in fase di mutazione vocale» . Il letterato Horace Walpole, in
112
109
Par di sentire l’eco della celebre Sesta Satira di Giovenale: «Vi son poi quel-
le che illanguidiscono ai baci lascivi di effeminati eunuchi: niente barba che punga,
nessun pericolo di aborti» («Sunt quas eunuchi inbelles ac mollia semper | oscula de-
lectent et desperatio barbae | et quod abortivo non est opus»: DECIMUS IUNIUS IUVENA-
LIS, Saturae [127 ca.], liber II, Satura VI, vv. 366-368).
110
GIOVANNI GHERARDO DE ROSSI, Il maestro di cappella, in ID., Commedie, vol. II,
Bassano, s. e., 1791, pp. 183-254: 190, 193.
111
«Quand on les rencontre dans une assemblée, on est tout étonné, lorsqu’ils
parlent, d’entendre sortir de ces colosses une petite voix d’enfant» (CH. DE BROSSES,
L’Italie il y a Cent Ans, ou Lettres [familières] cit., vol. II, p. 364). Sulla voce parlata
degli skopcy paragonata a quella di un ragazzo che sta mutando la voce, vedi le note
112 e 142.
112
«Es ist eine relativ hohe, in ihren Tonlagen schwankende Stimme, die an die
eines mutierenden Knaben erinnert» (JULIUS TANDLER - SIEGFRIED GROSZ [GROSS],
Über den Einfluß der Kastration auf den Organismus. II. Die Skopzen, «Archiv für Ent-
wicklungsmechanik der Organismen», XXX, n. 2, 1910, pp. 236-253: 240).
CLXXXVII
ANZANI – BEGHELLI
Scendendo una ripida collina con due miserabili ronzini, uno è caduto
sotto il calesse; e mentre lo stavamo liberando, giunse un calesse con una per-
sona in mantello rosso, fazzoletto bianco sulla sua testa e cappello nero: la
pensammo una vecchia donna grassa; ma parlava in uno stridulo tono acuto, e
113
si è dimostrato essere il Senesino .
113
«Coming down a steep hill with two miserable hackneys, one fell under the
chaise; and while we were disengaging him, a chaise came by with a person in a red
cloak, a white handkerchief on its head, and black hat: we thought it a fat old woman;
but it spoke in a shrill little pipe, and proved itself to be Senesini» (lettera di Horace
Walpole a Richard West, Radicofani, 23 marzo 1740, in The Works of Horatio Walpole,
Earl of Orford, in Five Volumes, vol. IV, London, G. G. e J. Robinson - J. Edwards,
1798, p. 443).
114
«Dieselbe war hell und metallreich und hatte die Lage und den Klangcha-
rakter eines sehr hochsprechenden Tenors» (FRANZ HÄBOCK, Die Kastraten und ihre
Gesangskunst: eine gesangsphysiologische, kultur- und musikhistorische Studie, Stuttgart
- Leipzig, Deutsche Verlags-Anstalt, 1927, p. 126).
115
«A few moments listening to his singing reveals that in terms of vocal tech-
nique the castrato soprano was effectively a tenor singing “impossibly” high, and doing
so in a way that corresponds closely with present-day conceptions of how tenors sang
in the period before the arrival of Duprez. […] Had Moreschi been an alto castrato,
he would have sounded like a baritone or bass singing “an octave too high”» (N. CLAP-
TON, Moreschi cit., pp. 143-144; trad. it. pp. 134-135).
116
«Ils parlent et prononcent plus mal que les vrais hommes, et il y a même des
lettres telles que l’r, qu’ils ne peuvent point prononcer du tout» (JEAN-JACQUES ROUS-
SEAU, Dictionnaire de musique, Paris, Chez la Veuve Duchesne, 1768, pp. 76-77: 77, ad
vocem «Castrato»).
CLXXXVIII
UN SOGGETTO EQUIVOCO AL CREPUSCOLO DEGLI DÈI CASTRATI
117
«Prejudice has been carried so far as to say, that an Evirato is unable to utter
the letter r; indeed, if an Italian, he will not perhaps snarl that letter in so canine a
manner as some French and English singers do, perhaps to shew their manhood; but
defect of elocution is no more peculiar to eunuchs, than to any other part of the human
species» (CHARLES BURNEY, A General History of Music: From the Earliest Ages to the
Present Period, vol. IV, London, Printed for the Author, 1776, p. 43).
118
Per quella latente, non visibile in società, sono testimoni vari referti medici
dell’epoca, esibiti soprattutto in circostanze processuali (casi di annullamenti matri-
moniali e simili): cfr. ad esempio i documenti citati in HELEN BERRY, The Castrato and
His Wife, Oxford, Oxford University Press, 2011. Sugli aspetti dell’intervento chirur-
gico e le conseguenze sul corpo, cfr. anche GIORGIO APPOLONIA, Il fenomeno della voce
castrata, «Nuova Rivista Musicale Italiana», XXXII, 1998, pp. 164-177: 172-175. La
documentazione medica coeva sarà oggetto di uno studio condotto da Sergio Paciolla
per il volume Inauditi castrati, a cura di MARCO BEGHELLI, in preparazione.
119
A. PAGLICCI BROZZI, Sul teatro giacobino cit., pp. 28 e 31.
CLXXXIX
ANZANI – BEGHELLI
Ben si intuisce come la scarsa virilità cui Paglicci Brozzi faceva ri-
ferimento non fosse solo quella «del concetto». E ne avevano approfit-
tato a piene mani gli impresari che, in quei teatri dello Stato Pontificio
dove le donne non calcavano le scene, impiegavano giovani cantanti
castrati anche a ricoprire le parti di personaggi femminili («giovanetti
eunuchi da donne vestiti, e che per lo più non eccedono gli anni dell’a-
dolescenza per conservare il verisimile») , con tutti gli equivoci che
121
ciò poteva scatenare fra gli spettatori più sensibili: «La credono gallina,
ed è un cappone» (L’equivoco stravagante, II.11). La sublimazione let-
teraria di tale imbarazzante situazione è notoriamente il racconto Sar-
rasine (1830) di Balzac, il cui protagonista s’innamora della cantante in
scena, scoprendo solo tardivamente trattarsi di un castrato . (Appena
122
più sfumata era la situazione nel teatro di parola, dove le parti femmi-
nili venivano assunte a Roma da ragazzini dilettanti, con esiti artistici
spesso disastrosi.)
123
120
Ibid., p. 31.
121
R. DE’ CALZABIGI, La Lulliade cit., p. 308 («Annotazioni al Canto VI»). Lo stes-
so Velluti aveva debuttato in scena come prima buffa nel 1798, in occasione dello spet-
tacolo inaugurale del nuovo Teatro di Jesi.
122
Cfr. l’analisi fattane da ROLAND BARTHES, S / Z, Paris, Seuil, 1970; trad. it. S / Z,
Torino, Einaudi, 1973.
123
Famoso è il passo delle sue memorie in cui Goldoni, giunto appena a Roma
(1758), assiste alle prove della Vedova spiritosa: «Si comincia: Donna Placida e Don-
na Luigia. Erano due giovani romani: un garzone di Parrucchiere e un apprendista
Falegname. || Oh Cielo! che declamazione caricata! quale goffaggine nei movimenti!
nessuna verità, nessuna intelligenza; parlo in generale sul cattivo gusto della loro decla-
mazione» («On commence; Donna Placida & Donna Luigia; c’étoient deux jeunes Ro-
mains, un garçon Perruquier & un Apprentif Menuisier. || Oh Ciel! quelle déclamation
chargée! quelle gaucherie dans les mouvemens! point de vérité, point d’intelligence; je
parle en général sur le mauvais goût de leur déclamation»: C. GOLDONI, Mémoires cit.,
pp. 301-302).
CXC
UN SOGGETTO EQUIVOCO AL CREPUSCOLO DEGLI DÈI CASTRATI
124
Vicenda narrata a più riprese in GIACOMO CASANOVA DE SEINGALT, Histoire de
ma vie [1790-98, opera postuma], 6 voll., Wiesbaden - Paris, Brockhaus - Plon, 1960-
1962, passim (su cui cfr. VALENTINA ANZANI, Castrato per amore: Casanova, Salimbeni,
Farinelli e il misterioso Bellino (Bologna 1740), in Il Farinelli ritrovato cit., pp. 75-100).
125
WILHELM HEINSE, Hildegard von Hohenthal [1796], in Hildegard von Hohen-
thal: Musikalische Dialogen, a cura di WERNER KEIL, Hildesheim, Georg Olms Verlag,
2002, pp. 7-255 (un ringraziamento a Kordula Knaus per la segnalazione di questo
testo).
126
EUGÈNE SCRIBE - MÉLESVILLE [AIMÉ-HONORÉ-JOSEPH DUVEYRIE], Le Sopra-
no, comédie-vaudeville en un acte, représentée pour la première fois, à Paris, sur
le Théâtre du Gymnase-Dramatique, le 30 Novembre 1831, Paris, Pollet, 1831 (un
ringraziamento ad Albert Gier per la segnalazione di questo testo). Nella traduzione
inglese di Norman R. Shapiro The Castrata (in A Flea in Her Rear, or Ants in Her Pants
and Other Vintage French Farces, New York, Applause Books, 1994), la commedia ha
trovato nuova fortuna teatrale.
127
Libretto a stampa: «IGENE REGINA DI SPARTA, drama per musica di Aurelio Au-
reli, da recitarsi nel Teatro Nuovo di Piazza in Vicenza in tempo della Fiera di Maggio
l’Anno 1708, consacrato all’Illustriss. & Eccellentiss. Signori Gio. Duodo Podestà et
Antonio Francesco Farsetti Capitanio, degnissimi Rettori della Città», Venezia, Per
Antonio Bortoli, 1708.
CXCI
ANZANI – BEGHELLI
che millanta un falso stato per potersi avvicinare alla sua dama ra-
pita dal Re di Siracusa; oppure «Orgonte, Principe di Tracia, sotto
nome di Sifalce, finto Musico, Amante di Agarista» negli Inganni fe-
lici di Apostolo Zeno e ancora Pollarolo (Venezia 1695) 129, a sua vol-
ta amato da «Oronta, Principessa della Tessaglia, finta Astrologo in
abito da uomo, sotto il nome di Alceste», ugualmente credibile nel
suo falso stato in un ecosistema canoro dove gli uomini cantano ben
spesso con voce femminile. Ma, al di fuori di tale ambiente, l’uomo
che simula l’eunuco volge immediatamente in farsa, all’epoca quanto
oggigiorno, come avviene nel film Le voci bianche di Pasquale Festa
Campanile e Massimo Franciosa (1964), il cui intraprendente prota-
gonista si finge castrato sfruttando la voce di falsetto – e dunque un
castrato vocalmente di quart’ordine – per assumere tutti i privilegi
sociali degli evirati cantori (in particolare per essere libero di amoreg-
giare con le donne della nobiltà romana, perfettamente complici nella
cornificazione dei rispettivi mariti).
Ebbene, pur nel genere farsesco, se gli inganni dell’occhio e della
mente non fossero stati all’ordine del giorno non avrebbe avuto ragio-
ne quello ordito da Frontino contro Buralicchio nel nostro Equivoco
stravagante. Fino a prova contraria, il libretto di Gasbarri non vanta
un modello letterario specifico di riferimento, ma – stante la stereotipia
di “caratteri” e “situazioni” che caratterizza l’opera buffa coeva – si
limita a reiterare gli equivoci dei travestimenti così come da sempre se
n’erano operati in teatro e – entro certi limiti – anche nella vita reale.
Ma questo deve pur significare un’altra cosa. Tralasciando l’eccellen-
za di castrati come Farinelli o Carestini, Pacchierotti o Marchesi – eccel-
lenti per tecnica vocale, per stile esecutivo, per efficacia espressiva – la
resa sonora di un castrato medio non doveva essere poi troppo distante,
in termini timbrici, da quella di una cantante femminile media (media in
128
Libretto a stampa: «LA FORZA D’AMORE, drama per musica da rappresentarsi
nel Teatro di SS. Gio. e Paulo l’Anno 1697, dedicato all’Illustriss. & Eccell. Sig. Duca
Francesco Bonelli, Duca di Salci, e Montanara, Marchese di Cassano, Conte del Bosco,
Signor di San Pietro, e Capitano d’Huomini d’armi nello Stato di Milano &c.», Vene-
zia, Per il Nicolini, 1697.
129
Libretto a stampa: «GL’INGANNI FELICI, drama per musica da recitarsi nel Tea-
tro di S. Angelo l’Anno M.DC.XCVI. consacrato all’Illustrissimo Signor Don France-
sco Girolamo Cravena, Marchese di S. Giorgio», Venezia, Appresso il Nicolini, 1696.
CXCII
UN SOGGETTO EQUIVOCO AL CREPUSCOLO DEGLI DÈI CASTRATI
un range che, allora come oggi, andava dal contralto profondo al sopra-
no iperacuto, dal timbro soave a quello petroso, dalla voce esile a quella
matronale): non si spiegherebbero altrimenti i casi di fraintendimento
negli ascoltatori dell’epoca. La differenza doveva imporsi piuttosto in
termini di qualità artistica di base, dovuta a un diverso training didatti-
co: i giovani castrati avevano infatti il privilegio di poter essere seguiti da
un esperto maestro per molte ore al giorno e nel corso di molti anni, di-
versamente da quanto accadeva alle ragazze, che assecondavano la pre-
disposizione naturale con ben poche lezioni di canto, per l’impossibilità
di trascorrere tempi prolungati a contatto con maestri dell’altro sesso
(senza contare le occasioni di crescita culturale e intellettuale offerte ai
maschi in misura superiore che alle femmine, sin dalla prima età). Non
mancavano comunque le eccezioni. Il caso di Nancy Storace, che, istrui-
ta da Sacchini, sapeva imitare in scena la voce di Luigi Marchesi è esem-
plificativo di quanto le due vocalità potessero avvicinarsi, se l’istruzione
impartita era adeguata, e di quanto un castrato potesse ritenersi minac-
ciato dalla concorrenza di una donna rivale:
[Nel 1789 Nancy Storace] andò a Firenze, dove il famoso soprano Mar-
chesi era scritturato al Teatro della Pergola. All’epoca lui era all’apice del suc-
cesso e pendeva dalle sue labbra non solo tutta Firenze, ma, si può dire, tutta
la Toscana. La Storace era scritturata per interpretare la seconda donna nelle
sue stesse opere; e all’episodio che andiamo a raccontare, ben conosciuto in
tutto il continente, lei deve l’immediata svolta della sua professione.
Bianchi aveva composto la famosa cavatina «Sembianza amabile | del mio
bel sole» [per l’opera Castore e Polluce], che Marchesi cantava con gusto in-
cantevole; in un passaggio improvvisò una volata cromatica di [più] ottave
conferendo all’ultima nota una tale potenza e forza mirabili, da meritarle in se-
guito l’appellativo a tutti noto di La Bomba del Marchesi! Subito dopo questa
aria, la Storace ne aveva da cantare un’altra, ed era determinata a dimostrare
al pubblico come anche lei fosse in grado di lanciare una bomba sul campo di
battaglia. Ci provò, e vi riuscì, fra l’ammirazione e lo stordimento del pubbli-
co, ma provocando la costernazione del povero Marchesi. Campigli, l’impre-
sario, le chiese di non farlo più, ma lei si rifiutò con decisione, affermando di
avere il buon diritto di esibire la potenza della propria bomba come chiunque
altro. La contesa ebbe termine con la dichiarazione di Marchesi che se lei non
avesse lasciato il teatro, l’avrebbe fatto lui stesso; e per quanto ingiusto fosse,
l’impresario fu obbligato a mandarla via e scritturare un’altra donna che non
130
fosse tanto ambiziosa da esibire una bomba .
130
«[Nancy Storace] went to Florence, where the celebrated soprano singer
Marchesi was engaged at the Pergola theatre. He was then in his prime, and attracted
CXCIII
ANZANI – BEGHELLI
not only all Florence, but I may say all Tuscany. Storace was engaged to sing second
woman in his operas; and to the following circumstance, well known all over the con-
tinent, did she owe her sudden elevation in her profession. Bianchi had composed the
celebrated cavatina «Sembianza amabile del mio bel sole», which Marchesi sung with
the most ravishing taste; in one passage he ran up a voletta of semitone octaves, the
last note of which he gave with such exquisite power and strength, that it was ever
after called La Bomba del Marchesi! Immediately after this song, Storace had to sing
one, and was determined to show the audience that she could bring a bomba into the
field also. She attempted it, and executed it, to the admiration and astonishment of the
audience, but to the dismay of poor Marchesi. Campigli, the manager, requested her
to discontinue it, but she peremptorily refused, saying that she had as good a right to
shew the power of her bomba as any body else. The contention was brought to a close
by Marchesi’s declaring that if she did not leave the theatre, he would; and unjust as
it was, the manager was obliged to dismiss her, and engage another lady, who was not
so ambitious of exhibiting a bomba» (MICHAEL KELLY, Reminiscences of Michael Kelly,
of the King’s Theatre, and Theatre Royal Drury Lane, Including a Period of Nearly Half
a Century, vol. I, London, Colburn, 1826, pp. 97-98). Un ringraziamento a Saverio
Lamacchia per la segnalazione di questo episodio.
131
Cfr. MARCO BEGHELLI - RAFFAELE TALMELLI, Ermafrodite armoniche: il contralto
nell’Ottocento, Varese, Zecchini Editore, 2011, p. 111.
CXCIV
UN SOGGETTO EQUIVOCO AL CREPUSCOLO DEGLI DÈI CASTRATI
Maria Marcolini (1780 ca. - post 1820) era dunque uno di tali con-
tralti che emulavano i castrati. Sulla sua figura, sulla sua voce e perso-
nalità fu costruita la parte drammatica e musicale di Ernestina nell’E-
quivoco stravagante: la scelta del soggetto giunse infatti ben dopo la
formazione della compagnia di canto, come dimostra il cartellone di
presentazione della Stagione d’Autunno 1811 al Teatro del Corso di
Bologna, che ancora tace il titolo della seconda opera buffa (cfr. il cap.
I, § 6 di questo volume). Specializzata in parti serie en travesti, la Mar-
colini amava anche i soggetti comici che le consentissero occasionali
travestimenti maschili o comunque atteggiamenti virileggianti : La
133
132
«Cette révolution musicale et des raisons plus graves de convenance et d’hu-
manité firent disparaître les castrats de l’opéra italien. Les deux derniers qu’on ait en-
tendus en Europe furent Crescentini, et Veluti, qui chantait encore à Londres en 1826.
Rossini les remplaça par des contralti féminins: et, de même qu’il s’était trouvé d’admi-
rables virtuoses pour propager dans toute l’Europe la création des maîtres italiens du
dix-huitième siècle, il se forma toute une famille de chanteuses incomparables qui ren-
dirent le même service aux chefs-d’œuvre de la nouvelle école musicale. La Gaforini,
la Malanotte, la Marcolini, la Mariani, madame Pisaroni, madame Pasta et madame
Malibran, tels sont les principaux représentants de ce groupe de contralti qui exer-
cèrent sur le talent de Rossini une influence remarquable. C’est à ce groupe aussi que
se rattache mademoiselle Alboni» (PAUL SCUDO, L’Art du chant en Italie. Les Contralti.
Mademoiselle Alboni, in Critique et littérature musicale, [Première série], Paris, Victor
Lecou, 1852, pp. 93-115: 105-106).
133
Cfr. SAVERIO LAMACCHIA, Maria Marcolini contralto: profilo, documenti d’ar-
chivio e antologia delle recensioni, in Malibran. Storia e leggenda, canto e belcanto nel
primo Ottocento italiano, Atti del convegno (Bologna, Accademia Filarmonica, 30-31
maggio 2008), a cura di PIERO MIOLI, Bologna, Pàtron, 2010, pp. 329-391: passim.
CXCV
ANZANI – BEGHELLI
voco stravagante – così come nella successiva Pietra del paragone che ne
eredita molta musica – viene indotta a indossare abiti militari e come
tale è scambiata per uomo. È dunque significativo che – pur con tutte
le attenuanti della finzione scenica – basti un sospetto instillato all’o-
recchio del promesso sposo Buralicchio perché Ernestina/Marcolini
sia da lui creduta un vero castrato vestito da donna:
134
Cfr. MARCO BEGHELLI, Marche, terra di castrati, in Cantante di Marca, Atti del
convegno (Macerata, 12-14 novembre 1999), a cura di ELISABETTA PASQUINI, Urbino,
QuattroVenti, 2003 («Quaderni musicali marchigiani», n. 10), pp. 23-36: 27 n.
135
Cfr. ad esempio la Lista dei coscritti della prima classe, chiamati dalla Legge
13 agosto 1802, anno I, Coscrizione dal 17 aprile fino al 16 maggio 1803 (I-Bas, Con-
siglio Dipartimentale e Distrettuale di Leva, Serie VII, 1): su oltre mezzo migliaio di
ventenni esaminati, solo due (ovvero, ben due) risultano registrati con l’etichetta di
«impotente».
CXCVI
UN SOGGETTO EQUIVOCO AL CREPUSCOLO DEGLI DÈI CASTRATI
tavia:
136
Storia raccontata da RAFFALE TALMELLI, Ricordi di Lily Dan, in M. BEGHELLI -
R. TALMELLI, Ermafrodite armoniche cit., pp. 195-210.
137
Bollettino delle Leggi della Repubblica Italiana, I: «Dalla Costituzione procla-
mata nei Comizj in Lione al 31 dicembre 1802», n. 11, Milano, Presso Luigi Veladini
Stampatore Nazionale, [1802], pp. 234-252: 236.
138
Istruzioni alle Autorità amministrative sulla formazione regolare ed uniforme
delle liste dei Coscritti in esecuzione della Legge 13 agosto 1802, reperibili ad esempio in
I-Bas, Consiglio Dipartimentale e Distrettuale di Leva, serie XII, 1.
139
Cfr. ad esempio il Regolamento per la esecuzione della leva dell’anno 1819 (Na-
poli, 9 novembre 1818), in Collezione delle Leggi e de’ Decreti reali del Regno delle Due
Sicilie. Anno 1818. Semestre II. Da Luglio a tutto Dicembre, n. 161, Napoli, Dalla Reale
Tipografia della Cancelleria Generale, 1818, pp. 325-338: 333.
CXCVII
ANZANI – BEGHELLI
A volte la voce dei castrati cambia al momento muta [in pubertà], oppure
si abbassa con gli anni, e da soprano che era, diventa contralto. Non è raro
che, nella pubertà, la perdano addirittura del tutto; sicché non resta loro più
141
nulla del baratto fatto, e l’affare si dimostra assai svantaggioso .
A tutto sono idonei costoro, qualora per disgrazia rarissima non riescono
nel canto: ponno esercitar qualunque arte e occupar qualunque carica e im-
piego, se si eccettui quello della milizia. E la Santa Chiesa cattolica non gli ha
nemmeno esclusi (come farlo non poteva senza ingiustizia) dalla nobilissima e
143
rispettabilissima dignità del sacerdozio .
140
Disposizione del 27 novembre 1806 (cfr. l’Indice generale-alfabetico della Col-
lezione delle Leggi e dei Decreti per il Regno delle Due Sicilie distinto per materie con
ordine cronologico dall’anno 1806 a tutto il 1836, a cura di DOMENICANTONIO VACCA,
Napoli, Stamperia dell’Ancora, 1837, p. 189).
141
«Quelquefois la voix des châtrés change à la mue, ou baisse en vieillissant, et
devient contralto, de soprano qu’elle était. Il n’est pas rare qu’ils la perdent tout à fait
à la mue; de sorte qu’il ne leur reste rien en retour du troc, marché tout à fait désavan-
tageux» (CH. DE BROSSES, L’Italie il y a Cent Ans, ou Lettres [familières] cit., vol. II, p.
364).
142
«Die Kastratenstimme schwankt in Tonhöhe und Timbre, sie hört sich an wie
die eines mutierenden Knaben. Im Alter wird sie etwas tiefer» (J. TANDLER - S. GROSZ,
Über den Einfluß der Kastration auf den Organismus cit., p. 249).
143
R. DE’ CALZABIGI, La Lulliade cit., p. 223, «Annotazioni al Canto II». Alcuni
castrati presero effettivamente i voti, giungendo anche fino al sacerdozio, nonostan-
te la proibizione biblica: «Parla ad Aronne e digli: Nelle generazioni future nessun
uomo della tua stirpe, che abbia qualche deformità, potrà accostarsi ad offrire il
pane del suo Dio; perché nessun uomo che abbia qualche deformità potrà accostar-
si: né il cieco, né lo zoppo, né chi abbia il viso deforme per difetto o per eccesso, né
chi abbia una frattura al piede o alla mano, né un gobbo, né un nano, né chi abbia
CXCVIII
UN SOGGETTO EQUIVOCO AL CREPUSCOLO DEGLI DÈI CASTRATI
una macchia nell’occhio o la scabbia o piaghe purulente o sia eunuco» (Lev. 21.16-
20; ma la Vulgata Clementina in vece di «eunuco» diceva «herniosus»). Vedi anche
nota 151.
144
Cfr. G. APPOLONIA, Il fenomeno della voce castrata cit., p. 175.
145
«Indeed all the musici in the churches at present are made up of the refuse of
the opera houses, and it is very rare to meet with a tolerable voice upon the establish-
ment in any church throughout Italy. The virtuosi who sing there occasionally, upon
great festivals only, are usually strangers, and paid by the time» (CHARLES BURNEY, The
Present State of Music in France and Italy, or The Journal of a Tour Through Those
Countries, Undertaken to Collect Materials for a General History of Music, London,
Printed for T. Becket and Co., 1771, pp. 303-304).
146
Ai teatri, per sineddoche, essendo il socco la calzatura utilizzata nell’antichità
dai commedianti.
CXCIX
ANZANI – BEGHELLI
147
Che scandalo è il sentir ne’ sacri Rostri
148
grunnir il Vespro, ed abbaiar la Messa,
149
raggiar la Gloria, il Credo, e i Pater nostri.
[…]
Chi vidde mai più la Modestia offesa?
150
Far da Filli un Castron la sera in palco,
151
e la mattina il Sacerdote in Chiesa!
152
(S. ROSA, La Musica, vv. 184-192; 205-207)
Ironia della storia, i castrati attratti in Italia per soddisfare le esi-
genze musicali della Chiesa (far polifonia sacra durante i riti, senza ri-
correre alle donne) e convertitisi solo successivamente al più remu-
153
147
Nella tribuna del presbiterio, per associazione con la tribuna degli oratori nel
Foro Romano, denominata appunto “i rostri” (rostra).
148
Ovvero: grugnir.
149
Ovvero: ragliar.
150
Fillide (Filli), classico nome arcadico femminile, comune a tante cantate e ope-
re pastorali.
151
Era infatti possibile vedere e sentire castrati non solo in teatro, ma pure all’al-
tare (sui castrati ammessi al sacerdozio, rivedi nota 143). L’affermazione si potrebbe
comunque anche interpretare in senso lato: seppur laici, nel momento in cui intonano
le parole del rito sacro con funzione ministeriale i cantori sono investiti del ruolo di
officianti; ed ecco il termine «Sacerdote» usato per estensione semantica. Dal medesi-
mo principio teologico discendeva il motivo per cui le donne, non essendo autorizzate
a officiare il servizio divino, fino al 1967 (cioè fino alle riforme del Concilio Vaticano
II) non poterono ufficialmente neppure cantare nella schola cantorum durante la Messa
(cfr. nota 153 e il § 6 di questo capitolo).
152
S. ROSA, La Musica cit., pp. 10-11.
153
Una carrellata sulle disposizioni pontificie che nei secoli hanno motivato e re-
golato la presenza dei castrati e l’assenza delle donne per il canto nelle chiese cattoliche
è in V. ANZANI, Castrato per amore cit., pp. 82-86.
CC
UN SOGGETTO EQUIVOCO AL CREPUSCOLO DEGLI DÈI CASTRATI
eunuchi per il regno dei cieli» (Mat. 19.12), elogio ambiguo, con cui
poteva essere giustificata tanto l’amputazione autoinflittasi dal teologo
Origene o quella subita dal filosofo Pietro Abelardo (ricordato anche
da Ermanno, nell’Equivoco stravagante I.7, come esempio degno d’i-
mitazione), quanto l’operazione chirurgica comminata ai bambini dei
conservatori musicali per farne angeli senza sesso atti a cantare le glorie
di Dio: è infatti indubitabile che proprio la Chiesa, con le sue varie
proibizioni alle donne da un lato, con lo sfruttamento a 360° dei castra-
ti disponibili dall’altro, finì per favorire la castrazione in Italia più di
ogni altra istituzione o potere civile:
I papi sono stati i primi che alla fine del XVI secolo hanno introdotto o
tollerato nelle loro cappelle i castrati, allorché erano ancora sconosciuti nei te-
atri e nelle chiese italiane. […] Quando Innocenzo XI e altri papi impedirono
alle cantanti e alle attrici di calcare le scene dello Stato Pontificio, dovevano
avere completamente perduto il senso della realtà per non rendersi conto che
155
sarebbero stati i castrati ad assumere i loro ruoli .
Per tacere poi dei danni morali che i castrati producevano sullo stesso
clero, che trovava in essi un surrogato alle donne negate agli ecclesiastici:
154
Così nella Bibbia di Gerusalemme, Bologna, Edizioni Dehoniane, 1971, p. 368.
Secondo la Vulgata Clementina (1592): «Non intravit eunuchus, attritis vel amputatis
testiculis et abscisso veretro, ecclesiam Domini» (Deut. 23.1). Per un esaustivo studio
sulle implicazioni teologiche della castrazione nella storia della cristianità, si rimanda a
PETER BROWE, Zur Geschichte der Entmannung: eine religions- und rechtsgeschichtliche
Studie, Breslau, Müller & Seiffert, 1936.
155
«Die Päpste waren doch die ersten, die am Ende des 16. Jahrhunderts die
Kastraten, als sie auf den Theatern und in den anderen italienischen Kirchen noch
unbekannt waren, in ihre Kapelle eingeführt oder da geduldet haben. […] Wenn Inno-
zenz XI. und andere Päpste anordneten, daß Sängerinnen und Schauspielerinnen auf
den Bühnen des Kirchenstaates nicht mehr auftreten dürften, so müßten sie doch zum
Leben keine Beziehung gehabt haben, wenn sie nicht erfahren hätten, daß Kastraten
deren Rollen übernahmen» (P. BROWE, Zur Geschichte der Entmannung cit., p. 102).
Sulla proibizione cfr. ALESSANDRO ADEMOLLO, I teatri di Roma nel secolo decimosettimo,
Roma, Pasqualucci, 1888, pp. XVI-XXVII.
CCI
ANZANI – BEGHELLI
i teatri, la morale ci guadagna forse nel vedere questi giovani dissoluti inviare i
loro omaggi a quelli che sostituiscono gli oggetti che la natura ci indicherebbe?
156
Niente è più scandaloso di quello che sta accadendo in questo senso a Roma .
156
«Quant à l’Opéra, il est absolument dans le même genre que celui dont j’ai
été le spectateur à Florence, avec quelques désagréments de plus. En effet, quel
plaisir peut-on prendre à un opéra où l’on n’entend que des hommes et où les
femmes sont bannies? Quelle illusion peut faire, par exemple, la mort de César en
voyant le rôle de Marc-Antoine rempli par un castrato? Quelle jouissance peut-on
avoir à un ballet lorsque la première danseuse est un garçon? Si l’on a craint de
faire paraître de jolies actrices devant la foule de jeunes ecclésiastiques qui peuplent
les théâtres, les mœurs y gagnent-elles davantage en voyant ces jeunes débauchés
adresser leurs hommages à ceux qui remplacent les objets que la nature nous in-
dique? Rien n’est plus scandaleux que ce qui se passe à cet égard à Rome» (JO-
SEPH-THOMAS-ANNE, COMTE D’ÉSPINCHAL, Journal d’émigration du Comte d’Éspinchal
publié d’après les manuscrits originaux [1789], a cura di ERNEST D’HAUTERIVE, Paris,
Perrin, 1912, pp. 75-76).
CCII
UN SOGGETTO EQUIVOCO AL CREPUSCOLO DEGLI DÈI CASTRATI
157
Da una miscellanea di satire e pasquinate diffuse in Roma durante le sedi va-
canti di Clemente X, Innocenzo XI e Alessandro VIII, in I-Rn, Vittorio Emanuele, ms.
V.E. 302 (308), cc. 146r-146v (in ossequio alla metrica, sono state sciolte le abbrevia-
zioni presenti all’interno dei versi).
158
Cioè secondo disposizione del Sinodo provinciale. Contrariamente all’opinione
comune, tramandata anche da tante Storie della musica, il Concilio di Trento non prese
decisioni specifiche in ambito musicale (abolizione delle sequenze, esclusione dei castra-
ti dai cori ecclesiastici, ecc.), ma si espresse soltanto per linee generali e in modo superfi-
ciale nelle sue ultime sessioni: Sessio XXII (17 settembre 1562), Decretum de observandis
et evitandis in celebratione Missa: «Tengano poi lontano, dalle Chiese quelle musiche,
dove o con l’organo, o col canto si frammischia qualche cosa di lascivo, ed impuro» («Ab
Ecclesiis vero musicas eas, ubi sive organo, sive cantu lascivum, aut impurum aliquid mi-
scetur [...] arceant»: Il sacro concilio di Trento con le notizie più precise riguardanti la sua
intimazione a ciascuna delle sessioni. Nuova traduzione italiana con testo latino a fronte,
Venezia, Appresso gli eredi Baglioni, 1822, p. 231); Sessio XXIV (11 novembre 1563),
Decretum de Reformatione, Caput XII (Quales esse debeant promovendi ad dignitates, &
Canonicatus Cathedralium Ecclesiarum; quidve promoti præstare teneantur): «Tutti poi
siano costretti ad esercitare gli uffizj divini da per sé stessi, e non per mezzo de’ sostituti,
ed assistere e sentire il Vescovo che celebra, o fa altri Pontificali, e nel coro destinato
per salmeggiare, a lodare il nome di Dio riverentemente, distintamente, e divotamente
con Inni, e Cantici» («Omnes vero divina per se, & non per substitutos, compellantur
obire officia, & Episcopo celebranti, aut alia Pontificalia exercenti, adsistere, & inser-
vire, atque in choro, ad psallendum instituto, hymnis, & canticis Dei nomen reverenter,
distincte, devoteque laudare»: ibid., p. 307). Le questioni particolari vennero invece de-
mandate ai singoli Sinodi provinciali, nei quali si riunivano i vescovi locali per deliberare
CCIII
ANZANI – BEGHELLI
rimprovero e odio della gente, non senza perturbazione della pubblica tran-
159
quillità, quasi fosse promotore di una novità inopportuna .
sulla gestione del territorio loro affidato (ivi): «Le altre cose, le quali appartengono al do-
vuto regolamento negli uffizj divini, e circa al conveniente modo di cantare, o di modu-
lare in essi, e ad una certa legge di radunarsi, e di stare in coro, e nello stesso tempo circa
a tutti i ministri della Chiesa, e s’altre ve ne saranno di simil sorta, che sieno necessarie,
il Sinodo Provinciale prescriverà a ciascheduna una certa formula, secondo l’utilità, e i
costumi di ciascheduna Provincia» («Cætera, quæ ad debitum in divinis officiis regimen
spectant, deque congrua in his canendi, seu modulandi ratione, de certa lege in choro
conveniendi, & permanendi, simulque de omnibus Ecclesiæ ministris, quæ necessaria
erunt, & si qua hujusmodi, Synodus provincialis, pro cujusque provinciæ utilitate, &
moribus, certam cuique formulam præscribet»: ibid., p. 308). Un ringraziamento a Gioia
Filocamo per queste precisazioni.
159
«Verumtamen, quod hic quaerimus, hoc demum est: an in praesentibus rerum
ac temporum circumstantiis, cum nempe secularis potestas, quidquid civiles leges con-
tra statuerint, haud infrequentes puerorum evirationes impune fieri, saltem dissimu-
lando, permittit, nec amplius ad id Episcoporum licentia postulatur; cum in Ecclesiis
jampridem invecta est ea musicae ratio, quae vix, aut ne vix quidem, absque eunucho-
rum vocibus sustineri valet; cumque istorum voces in Ecclesiarum concentibus, et qui-
dem in ipsa Romani Pontificis Cappella, a multo jam tempore audiri consueverint; an,
inquam, in his circumstantiis prudenter se gereret Episcopus, qui Synodali decreto a
Choris musicis Ecclesiarum suarum eunuchos cantores eliminaret; an vero per hoc in
hominum reprehensionem et odium, non sine publicae tranquillitatis perturbatione,
tamquam importunae novitatis auctor, merito incurreret» (BENEDICTUS PAPA XIV, De
Synodo dioecesana libri tredecim, Romae, Excudebat Jo. Generosus Salomoni, 1755, p.
408, lib. XI, cap. VII, n. 5; l’argomento non era anora presente nella prima edizione
(1748): De Synodo diocesana libri octo). Cfr. anche BONIFACIO GIACOMO BAROFFIO, La
Chiesa cattolica e i cantori evirati, in SANDRO CAPPELLETTO, La voce perduta. Vita di Fa-
rinelli evirato cantore, Torino, EdT, 1995, pp. 163-168: 167.
160
Cfr. ROBERT F. HAYBURN, Papal Legislation on Sacred Music, Collegeville, The
Liturgical Press, 1979, pp. 92-107; OSVALDO GAMBASSI, Estetica e prassi della musica sacra
nei documenti di Benedetto XIV, in Musica e Filologia. Contributi in occasione del festival
“Musica e Filologia” (Verona, 30 settembre - 18 ottobre 1982), Verona, Edizioni della So-
cietà Letteraria, 1983 («Quaderni della Società Letteraria di Verona», n. 1), pp. 187-200:
194-195; ID., Concezione estetica e disposizioni pratiche di papa Lambertini in musica sacra
e orientamento artistico e normativo dell’Accademia, in L’Accademia Filarmonica di Bolo-
gna. Fondazione, Statuti e aggregazioni, Firenze, Olschki, 1992, pp. 85-99: 93; MAURÍCIO
MONTEIRO, A encíclica “Annus qui” de Benedito XIV & a música no ocidente cristão: um
ensaio preliminar, São Paulo, Sociedade Brasileira de Musicologia, 1999.
CCIV
UN SOGGETTO EQUIVOCO AL CREPUSCOLO DEGLI DÈI CASTRATI
161
Memoria storica in appoggio dei 5 articoli organici proposti e accettati dal R.do
Collegio sotto il dì 9 marzo 1834 (I-Rvat, Cappella Sistina, Diari 250, cc. 77r-78v).
162
Regolamento e destinazione di quei Cappellani Cantori che nelle sagre funzioni
della Cappella Apostolica dovranno in avvenire cantare le lezioni, le profezie e le litanie
(I-Rvat, Cappella Sistina, Diari 250, cc. 81r- 82v).
163
J. ROSSELLI, Singers of Italian Opera cit., pp. 54-55 (trad. it. pp. 72-73).
CCV
ANZANI – BEGHELLI
164
«La Profession de Musicien est bornée à un certain nombre défini; or lorsqu’on
fait beaucoup d’Eunuques, il y a moins de Tenori. Ceux là prennent sur ceux-ci; qui
peut douter que Caristini n’eut été un excellent basse, lui qui conserva des tons très-
graves, lorsqu’on l’eût destiné à en former de très-aigus? Il est très-probable que Cafa-
relli se fut distingué sur la Scène par une voix naturelle, & qu’Egiziello homme eût fait
verser plus de larmes qu’Egiziello Eunuque; on peut présumer que Guadagni eût été
un excellent haute-contre» (SARAH GOUDAR, Lettre V, in Supplément aux Remarques sur
la musique et la danse, ou Lettres de M.r G... à Milord Pembroke, Venise, Chez Charles
Palese Imprimeur, 1773, pp. 29-44: 40).
165
Sulle disposizioni di legge relative al divieto invalso per i castrati di sposarsi o
anche solo di convivere con una donna, si rimanda ancora a V. ANZANI, Castrato per
amore cit., pp. 80-81.
166
Cfr. MARCELLO DE ANGELIS, La felicità in Etruria. Melodramma, impresari,
musica, virtuosi: lo spettacolo nella Firenze dei Lorena, Milano, Ponte delle Grazie,
1990, p. 53, in cui sono trascritte alcune testimonianze di Niccolò Susier dai suoi diari:
«1751: A dj 21 Marzo è morto Raffaello Baldi d’Anni 74. […] era Musico, e Soprano
[…] e non ha Lasciato Roba è Morto Miserabile, e campava con la tenue Provvisione
della Cappella del Duomo, e S. Giovanni e quattro scudi il Mese tirava di Pensione
dal Nostro Gran Duca»; uguale sarà la formula annotata per la morte di Giuliano Al-
CCVI
UN SOGGETTO EQUIVOCO AL CREPUSCOLO DEGLI DÈI CASTRATI
Non ho figli (torno a dir, grazie al Cielo e alla mia generosa e spiritosissi-
ma precauzione, ed a chi la secondò) […] né ho parenti che mi riconoschino,
e che mi sian vicini. Non ho amici che tendino a restar tutori dei pupilli […].
Son già qualche mesi che io mi vado […] procurando qualche provvisio-
ne (come le formiche) per a suo tempo; mentre è sempre meglio fidarsi poco
167
dell’altrui labile memoria .
Intanto, sig.r maestro, le sovvenga che il grande Pier Luigi Palestrina am-
mise i fanciulli a prender parte nei suoi canti sublimi e che, a giudizio certo dei
sommi maestri, fra’ quali il Mustafà, debbonsi anche oggi introdurre nelle me-
lodie sacre. E pertanto insistiamo nella disposizione datale fin da varii giorni
indietro, ossia che fin dal 7 corr., nella solenne messa funebre che la Cappella
Pontificia eseguirà in Sistina sieno chiamati a cantare almeno 4 fanciulli de’
più esperti della Scuola Pontificia di canto stabilita appunto dal pontefice Pio
IX presso le Scuole Cristiane di S. Salvatore in Lauro.
Per questa prima volta, forse, non si avrà quell’effetto che si desidera dalle
loro voci, ma conviene che si sappia e si senta che anche i fanciulli sono am-
messi a cantare nella Pontificia Cappella secondo il disegno del grande Pale-
169
strina .
bertini, deceduto il 6 aprile dello stesso anno: «[…] non ha Lasciato gran Roba, tirava
solamente la tenue Provvisione della Cappella del Duomo, e S. Giovanni».
167
D. F. BALATRI, Testamento cit., cc. 11v-12r e 95r.
168
Ibid., cc. 95r e 96v-97r.
169
Lettera della Prefettura dei Sacri Palazzi Apostolici a Vincenzo Sebastianelli,
CCVII
ANZANI – BEGHELLI
Non mi volle nella scuola, Perosi, inquantoché avevo studiato con More-
schi, e Perosi pensava che io fossi castrato: e allora non mi volle, perché era
venuto il motu proprio che eliminava le voci dei castrati dai cori. Quelli che
c’erano, erano tenuti fino all’esaurimento, alla maturazione della pensione, ma
se c’erano dei giovani non sono stati ammessi. E Perosi ebbe l’impressione
che io… siccome cantavo nel modo di Moreschi, che io fossi di quelle voci là,
e allora Moreschi mi mise a San Salvatore in Lauro, dove ho fatto lì tutti [gli
studi], ho ripreso le scuole elementari, che non avevo fatto, e poi sono andato
Maestro pro-tempore della Cappella Pontificia, Roma, 3 febbraio 1891 (I-Rvat, Cappel-
la Sistina, Diari 293 (2), cc. 12r-13v: 13r-v).
170
Regolamento pel Collegio dei cantori della Cappella Pontificia elaborato d’accor-
do col maestro cav.r Domenico Mustafà (I-Rvat, Cappella Sistina, Diari 293 (8), c. 23r).
171
Cfr. ALBERTO DE ANGELIS, Domenico Mustafà: la Cappella Sistina e la Società
musicale romana, Bologna, Zanichelli, 1926, p. 80.
172
Diversamente da quanto vorrebbero Mario Rinaldi, secondo cui i cantanti
evirati furono «allontanati» dalle cappelle (MARIO RINALDI, Lorenzo Perosi, Roma, De
Santis, 1967, p. 155), o Leopold Kantner, che usa addirittura il termine «licenziati» (L.
M. KANTNER - A. PACHOVSKY, La Cappella musicale pontificia nell’Ottocento cit., p. 57).
CCVIII
UN SOGGETTO EQUIVOCO AL CREPUSCOLO DEGLI DÈI CASTRATI
L’apertura del canto liturgico alle donne era però ancora di là da venire...
173
Intervista rilasciata da Domenico Mancini nel 1967, pubblicata in registrazio-
ne audio nell’LP Le Voci di Roma, vol. I, Roma, Edizioni del Timaclub, 1981 (TIMA37);
la trascrizione è tratta da M. BEGHELLI - R. TALMELLI, Ermafrodite armoniche cit., pp.
117-118.
174
PIUS PAPA X, Motu proprio Tra le sollecitudini (22 novembre 1903), in Enchi-
ridion della vita consacrata. Dalle Decretali al rinnovamento post-conciliare (385-2000),
a cura di ERMINIO LORA, Bologna-Milano, EDB-Àncora, 2001, pp. 476-482 (nn. 812-
843): 480 (nn. 826-827).
175
Note Vaticane: Le riforme nella Cappella Papale, «La Tribuna», XX, n. 360, 28
dicembre 1902, p. 3.
CCIX
ANZANI – BEGHELLI
6. Rossini e i castrati
Due anni dopo aver riso anch’egli sui castrati, dando vita all’E-
quivoco stravagante, Gioachino Rossini si trovò direttamente alle pre-
se con il più in vista fra loro: il tanto citato Giovanni Battista Velluti
(1780-1861), destinatario della parte di Arsace nell’Aureliano in Pal-
mira (Milano 1813). Di certo non fu Rossini a sceglierlo quale Primo
Uomo ovvero Soprano ovvero Musico (secondo la terminologia equiva-
lente dell’epoca) della sua nuova opera: come s’è visto al § 3, finché
176
che in quanto donna non poteva esibirsi nella Chiesa di San Ferdinando.
Attorno ai rapporti intercorsi fra il nostro compositore e Velluti è
cresciuta una storiografia falsa e tendenziosa, ancor oggi dura a morire.
Rossini ebbe verosimilmente occasione di udirlo una prima volta a Bo-
logna nel luglio 1809, quando Velluti cantava al Teatro Comunale Traia-
no in Dacia di Giuseppe Nicolini accanto a una Isabella Colbran ancor
fresca di debutto scenico. La prima collaborazione artistica giungerà
nel dicembre 1813, per Aureliano in Palmira alla Scala. Ebbene, si è
detto lungamente che Rossini, disgustato dalla libertà che in tale circo-
stanza il cantante si sarebbe preso sulla sua musica, infarcendola d’ogni
176
Cfr. MARCO BEGHELLI, Il ruolo del musico, in Donizetti, Napoli, l’Europa, a cura
di FRANCO CARMELO GRECO e RENATO DI BENEDETTO, Napoli, Edizioni Scientifiche Ita-
liane, 2000, pp. 321-333: 325.
177
Cfr. RETO MÜLLER, Rossinis «Messa di Gloria» und das Musikleben Neapels von
1819/20 in der Wahrnehmnung des sächsischen Komponisten Carl Borromäus von Mil-
titz, «La Gazzetta. Zeitschrift der Deutschen Rossini Gesellschaft», XXII, 2012, pp.
35-98: 90-91.
CCX
UN SOGGETTO EQUIVOCO AL CREPUSCOLO DEGLI DÈI CASTRATI
178
«Rossini arrive à Milan en 1814, pour écrire l’Aureliano in Palmira; il y trouve
Velluti qui devait chanter dans son opéra; Velluti, alors dans la fleur de la jeunesse et
du talent, et l’un des plus jolis hommes de son siècle, abusait à plaisir de ses moyens
prodigieux. Rossini n’avait jamais entendu ce grand chanteur, il écrit pour lui la cava-
tine de son rôle. || A la première répétition avec l’orchestre, Velluti chante, et Rossini
est frappé d’admiration; à la seconde répétition, Velluti commence à broder (fiorire),
Rossini trouve des effets justes et admirables, il approuve; à la troisième répétition, la
richesse de la broderie ne laisse presque plus apercevoir le fond de la cantilène. Arrive
enfin le grand jour de la première représentation: la cavatine et tout le rôle de Velluti
fait fureur; mais à peine si Rossini peut reconnaître ce que chante Velluti, il n’entend
plus la musique qu’il a composée; toutefois, le chant de Velluti est rempli de beautés et
réussit merveilleusement auprès du public, qui, après tout, n’a pas tort d’applaudir ce
qui lui fait tant de plaisir. || L’amour-propre du jeune compositeur fut profondément
blessé; son opéra tombait et le soprano seul avait du succès. L’esprit vif de Rossini
aperçut en un instant toutes les considérations qu’un tel événement pouvait lui suggé-
rer» (STENDHAL [MARIE-HENRI BEYLE], Vie de Rossini, Paris, Chez Auguste Boulland et
C.ie, 1824 [recte 1823], pp. 430-431).
CCXI
ANZANI – BEGHELLI
179
«Veluti a fatto la figura della seconda parte» (lettera di Giovanni David a Fran-
cesco Sforza Cesarini, Milano, 28 dicembre 1813, in GIOACHINO ROSSINI, Lettere e do-
cumenti, vol. I, a cura di BRUNO CAGLI e SERGIO RAGNI, Pesaro, Fondazione Rossini,
1992, pp. 62-63: 62); «Velluti non fece maggiore impressione sull’animo del Pubblico
di quel che fatto ne abbia l’ultima delle Donzelle palmirene al seguito di Zenobia» («Il
corriere milanese», XX, n. 310, 28 dicembre 1813, p. 1240).
180
STENDHAL, Vie de Rossini cit., p. 171.
181
«J’ai mis dans la bouche de mon héros un discours dont assurément il ne m’a
jamais fait la confidence; mais il est impossible qu’à une époque quelconque des pre-
mières années de sa carrière, Rossini n’ait pas eu ce monologue avec lui-même; ses
partitions le prouvent» (ibid., p. 434).
182
RODOLFO CELLETTI, Origini e sviluppi della coloratura rossiniana, «Nuova Rivi-
sta Musicale Italiana», II, 1968, pp. 872-919: 894-899.
183
Sulle modalità – tutt’altro che ovvie – di tale adattamento, cfr. MARCO BE-
GHELLI, Il rapporto compositore-cantante in Rossini, in «Per ben vestir la virtuosa». Die
Oper des 18. und frühen 19. Jahrhunderts im Spannungsfeld zwischen Komponisten und
Sängern, Atti del convegno (Schloß Thurnau, 14-16 maggio 2004), a cura di DANIEL
BRANDENBURG e THOMAS SEEDORF, Schliengen, Edition Argus, 2011 («Forum Musik-
wissenschaft», 6), pp. 177-190: 181-184.
CCXII
UN SOGGETTO EQUIVOCO AL CREPUSCOLO DEGLI DÈI CASTRATI
assunto iniziale.
Ciò non significa che Velluti non incarnasse davvero una forma di
canto all’antica; ma di tale canto Rossini fu sempre un nostalgico estima-
tore, non un detrattore. Lo dice a chiare lettere nell’incontro registrato
da Edmond Michotte (1858), quando spiega la necessità di una voce
“pura” per lo stile belcantistico, tanto raramente dispensata dalla natura:
184
Si conserva infatti (I-PESr, Altri Brani, n. 15) un esemplare a stampa del Reci-
tativo e Romanza “Caro suono lusinghiero” nel “Tebaldo e Isolina” del Sig.r M.o Morlac-
chi ridotto per canto e pianoforte (Firenze, Giuseppe Lorenzi, s. d., n. edit. 760) arric-
chito da annotazioni manoscritte di Rossini (fioriture, cadenze, ecc.): considerato che a
Verona, il 3 dicembre 1822, Rossini si trovò a dirigere parte dell’opera avendo Velluti
quale interprete di quella pagina, v’è qualche probabilità che il documento superstite
sia connesso con quell’evento.
185
WILL CRUTCHFIELD, G. B. Velluti e lo sviluppo della melodia romantica, «Bollet-
tino del Centro rossiniano di studi», LIII, 2013, pp. 9-83: 57-71.
186
«Jadis, chez mes compatriotes, on facilitait cette besogne: on suppléait au dé-
faut de complaisance de la nature, en fabriquant des castrati. Le moyen, il est vrai, était
CCXIII
ANZANI – BEGHELLI
Sul piano puramente estetico, negli ultimi anni di vita Rossini riba-
diva ancora – e sulla pelle degli altri, verrebbe da dire – la sua posizione
ideale in favore della castrazione a fini artistici: essendosi ormai pratica-
mente estinta, venivano a mancare le «Voci (così dette bianche) Soprani
e Contralti senza le quali non si dèe cantare le Glorie del Signore!» .
187
Fino all’anno scorso [1845], gli assolo per soprano nella Chiesa di cor-
te cattolica di Dresda erano ancora eseguiti da un castrato, Mosè Tarquinio.
Incredibile, ma vero! Da quando questa sfortunata vittima sacrificale di una
barbarica sevizia umana è in pensione, si sta perennemente in attesa che venga
partorito il verdetto se sia consentito o meno l’impiego di alcune signore per
gli assolo di soprano e contralto. A quanto si dice, il clero si oppone violente-
héroïque, mais les résultats étaient merveilleux. Il m’a été donné, dans ma jeunesse,
d’avoir encore pu entendre quelques-uns de ces gaillards. || Jamais, je ne saurais les ou-
blier. La pureté, la miraculeuse flexibilité de ces voix et surtout leur accent si profon-
dément pénétrant, tout cela m’avait ému, fasciné, au delà de toute expression. Je vous
dirai que j’ai même écrit un rôle pour l’un d’eux, un des derniers et non des moindres,
Velluti. Ce fut dans mon opéra Aureliana ou Palmira, représenté à Milan, en 1813. ||
Croiriez-vous, entre parenthèses, qu’il s’en est fallu de peu que je n’appartenisse à cette
célèbre corporation, disons plutôt dé-corporation. J’avais, enfant, une fort jolie voix,
dont mes parents tiraient parti pour me faire gagner quelques paoli en chantant dans
les églises. Un oncle, frère de ma mère, précisément barbier de son état, avait réussi à
convaincre mon père de l’opportunité qu’il entrevoyait à ne pas laisser compromettre,
par la mue, un organe, lequel – pauvres comme nous l’étions et eu égard à quelques
dispositions que je montrais pour la musique – aurait pu devenir, pour tous, une source
assurée de fortune dans l’avenir. La plupart des castrati, et particulièrement ceux qui
se vouaient à la carrière théâtrale, vivaient, en effet, dans l’opulence. Ma brave mère
ne voulut à aucun prix y consentir» (EDMOND MICHOTTE, Souvenirs. Une Soirée chez
Rossini à Beau-Séjour (Passy) 1858. Exposé par le Maestro des principes du “Bel Canto”,
Bruxelles, V. Feron, s. d., ora in RETO MÜLLER, Gli scritti su Rossini di Edmond Michot-
te, «Bollettino del Centro rossiniano di studi», XLIV, 2004, pp. 53-166: 119-134: 125;
il passo era assente nella prima edizione del testo, apparsa sulla «Revue de l’Institut
des Hautes Études et de l’École de Musique et de Déclamation d’Ixelles», IV, 1-2,
gennaio-febbraio 1911, pp. 1-7).
187
Lettera di Gioachino Rossini a Luigi Grisostomo Ferrucci, Passy de Paris,
23 marzo 1866, in STEFANO ALBERICI, Rossini e Pio IX. Alla luce di documenti inediti
dell’Archivio Segreto Vaticano, «Bollettino del Centro rossiniano di studi», XVII, 1977,
pp. 5-35: 11 (lettera trascritta integralmente più avanti).
CCXIV
UN SOGGETTO EQUIVOCO AL CREPUSCOLO DEGLI DÈI CASTRATI
viandosi verso la morte gli ultimi affiliati castrati che avevano potuto
vantare ancora una carriera teatrale (Luigi Marchesi nel 1829, Gaetano
Granata nel 1831, Angelo Testori nel 1844: cfr. il § 1 di questo capi-
tolo), non si trovò altri a rimpiazzarli che tale Pietro Tiranti (1800 ca.
- 1856), «giovane dotato di una gradevole natural voce di contralto» 190
(e si noti la serie di eufemismi adottati: all’epoca del documento, il
“giovane” Tiranti era più che quarantenne, e la “naturalezza” della sua
gradevole voce – quasi si trattasse di dote congenita – sa di excusatio
non petita). Il Maestro di Cappella Giuseppe Riccardi si era allora ado-
prato «sino dall’anno 1823 [...] di trovare modo di poter aggiungere ai
cantanti della succitata R.a Cappella cinque o sei voci di Soprano e di
Contralto le quali venissero in ajuto ai due soli cantanti Musici, li Si-
gnori fu Testori, Soprano, e Granata, Contralto», attivando una scuola
di musica per i fanciulli ricoverati nel Regio Ospedale di Carità, con
l’intendimento di avviarli a una possibile professione . Il suo succes-
191
sore Giovanni Turina, subentratogli nel 1858, non ne vorrà tuttavia sa-
pere di bambini, e accetterà l’incarico
solo alla condizione, però, che fossero soppresse le parti di soprano e di con-
tralto allora sostenute dai ragazzi del R. Spedale di Carità; tale condizione fu
188
«Bis zum vorigen Jahre wurden die Sopransoli in der Dresdner katholischen
Hofkirche noch von einem Castraten, Mose Tarquinio, ausgeführt. Es ist unglaublich,
aber wahr! Seitdem dieses unglückliche Schlachtopfer einer menschenschindenden
Barbarei pensionirt ist, liegt man noch immer in Geburtswehen, ob man das Engage-
ment einiger Damen für die Sopran- und Altsoli gestatten soll oder nicht. Dem Ver-
nehmen nach opponirt sich die Geistlichkeit heftig dagegen. Fürchten die tonsurirten
Herren etwa die Anfechtungen des Teufels weiblichen Fleisches und Bein’s? Da müß-
ten sie von der Fragilität ihrer Gelübde und Grundsätze sehr tief durchdrungen sein,
und doch sind sie, auch ohne Sängerinnen, vor derartigen Versuchungen nicht sicher!»
(T. WANDERER, Dresden und die Dresdener cit., p. 378 n.).
189
Cfr. R. MOFFA, Storia della Regia Cappella di Torino cit., p. 170.
190
I-Tas, Sezioni Riunite, Patenti Controllo Finanze, Reg. 99, 1841-1842, c. 228,
18 gennaio 1842.
191
Relazione di Giuseppe Riccardi alla Direzione del Regio Ospedale di Carità,
1854, in I-Tasc, Ospedale di Carità, Categoria III, Ordinati dell’Amministrazione, vol.
LXIX, 1854, c. 105.
CCXV
ANZANI – BEGHELLI
Se io fossi nelle buone grazie del Santo Padre, lo pregherei a voler permet-
tere, almeno per questa sola volta, che le donne prendessero parte all’esecu-
zione di questa musica, ma non essendolo, converrà trovare persona più di me
193
idonea ad ottenere l’intento .
192
Inventario della Musica esistente negli Archivi dell’Ill.mo & Rev.mo Capitolo Me-
tropolitano di Torino compilato da Prospero Succio Musico al Servizio dello stesso Ven.do
Consesso aggiuntivi dal medesimo estensore alcuni cenni biografici di cento Compositori
dei quali hannosi opera nei predetti Archivi, 1882, ms. in I-Td, p. 260.
193
Lettera di Giuseppe Verdi a Tito Ricordi, Sant’Agata, 17 novembre 1868, in
«Gazzetta musicale di Milano», XXIII, n. 47, 22 novembre 1868, p. 379; cfr. anche
CARLO MATTEO MOSSA, Una “Messa” per la storia, in Messa per Rossini: la storia, il testo,
la musica, a cura di MICHELE GIRARDI e PIERLUIGI PETROBELLI, Parma, Istituto di studi
verdiani, 1988, pp. 11-78: 57.
194
Cfr. VALENTINO DONELLA, Un Requiem senza Messa: circostanze e aspetti poco
noti della prima esecuzione del Requiem di Verdi in S. Marco, in Verdi, la musica e il sa-
CCXVI
UN SOGGETTO EQUIVOCO AL CREPUSCOLO DEGLI DÈI CASTRATI
Oh carissimo mio Abate Liszt lasciate che io vi offra le mie sincere Fe-
licitazioni pel Santo Partito da voi preso che vi assicura il miglior avvenire
possibile. Vivo sicuro però che la musica nella quale Dio vi ha fatto sì Grande
non sarà da voi abbandonata. L’Armonia dei Cieli sarà ognora la vostra mi-
glior scorta su questa Terra. A proposito di musica non so se vi sia noto avere
io composta una Messa di Gloria [sic!] a 4o Parti, che ebbe la sua Esecuzione
nel Palazzo del mio amico Conte Pillet-Will – Detta Messa venne Eseguita da
valenti artisti d’ambo i Sessi e accompagnata da Due Pianoforti ed un Harmo-
nium [...]. Si vorrebbe ch’io la Strumentassi per eseguirla poscia in qualche
Basilica Parigina, io ho ripugnanza ad intraprendere tal Lavoro, avendo posto
in questa Composizione tutto il mio piccolo sapere musicale e lavorato con
vero amore di Religione. Esiste (per quanto mi si assicura) una Fatale Bolla di
un Pontefice passato che proibisce la promiscuità dei due Sessi nelle Chiese,
potrei io mai acconsentire di sentir cantare le mie povere note da Ragazzetti
Stuonatori di prima classe, piutostoché da Femmine che Educate ad hoc per
la Musica Sacra, rappresenterebbero (musicalmente parlando) colle loro in-
tonate voci bianche gli Angeli Celesti??? Se mi fosse dato abitare in Vaticano
come voi, mi getterei a’ Piedi dell’adorato mio Pio IX per intercedere la Gra-
zia di una nuova Bolla che permettesse alle donne di cantare nelle Chiese uni-
tamente agli uomini, questa misura darebbe nuova vita alla Musica Sacra che è
in piena decadenza. Concludo. Se S. S.tà, che so amare la Musica e non esserle
ignoto il mio nome, volesse Emanare tal Bolla acquisterebbe nuova Gloria
nel Paradiso e i Cattolici di ogni Contrada lo Benedirebbero per quest’atto
di Giustizia (poiché nelle Chiese ambo i sessi sono uniti) e di vera Coscienza
Armonica. La nostra Santa Religione sebbene si vorrebbe calpestata da alcuni
miserabili resterà ognora alla sua altezza, e la Musica sarà sempre il primo
ausiliare per i Devoti. Da bravo Abate mio carissimo, unitevi meco e tentiamo
presso S. S.tà di ottenere una grazia che deve starvi a cuore doppiamente, e
195
qual Servo di Dio e come Musico .
cro, Atti del convegno (Roncole Verdi - Busseto, 27-29 settembre 2013), a cura di DINO
RIZZO, Fidenza, Mattioli 1885, 2014, pp. 17-68.
195
Lettera di Gioachino Rossini a Franz Liszt, da Passy de Paris, 23 giugno
1865, in Briefe hervorragender Zeitgenossen an Franz Liszt nach den Handschriften des
Weimarer Liszt-Museums, a cura di LA MARA [MARIE LIPSIUS], vol. II: «1855-1881»,
CCXVII
ANZANI – BEGHELLI
(Non sfugga l’ironico gioco linguistico di Rossini, che per indicare nel
collega il musicista dedicatosi alla Chiesa cattolica utilizza la parola
«Musico», carica di un doppio significato.)
Verosimilmente Liszt non fece alcun passo nei confronti del Pon-
tefice, ma in visita a Parigi nel marzo successivo avrà l’occasione di più
incontri con Rossini, durante i quali l’argomento sarà certamente stato
riaperto. Al punto che proprio in quegli stessi giorni Rossini si convin-
cerà di dover procedere in prima persona, come scrive all’amico lati-
nista Luigi Grisostomo Ferrucci [Ferruzzi], direttore della Biblioteca
Medicea Laurenziana in Firenze (1857-1877):
Ti sarà forse noto avere io composta una Messa Solenne eseguita in una
Gran Sala del mio amico Conte Pillet Wil per la quale s’è menato molto Ru-
more. L’Esecuzione fu perfetta. L’accompagnamento provisorio è di due Pia-
noforti ed un Harmonium (organetto). Esito molto, malgrado le Sollecitudi-
ni dei Sapienti ed Ignoranti ad istrumentarla per poscia poterla Eseguire in
qualche Grande Basilica, e ciò per la mancanza delle Voci (così dette bianche)
Soprani e Contralti senza le quali non si dèe cantare le Glorie del Signore! Mi
spiego – – – –
Un Pontefice di cui ignoro il nome e l’Epoca emanò una bolla che proibi-
va la mutilazione dei Ragazzi per farne dei Sopranisti, questa misura sebbene
abbia un venerabile aspetto è stata fatale per l’Arte Musicale e specialmente
per la Musica Religiosa (ora in tanta decadenza!). Quei Mutilati, che non po-
tean percorrere altra carriera che quella del Canto, furono i fondatori “del
Cantar che nell’Anima si sente”, e la orrenda decadenza del bel Canto Italiano
ebbe origine dalla soppressione di essi – – – – –
Altro Pontefice, di cui pure ignoro il nome e l’epoca, Emanò Bolla che
proibiva la Promiscuità d’ambo i Sessi nelle Cantorie, tu ben ricorderai che
nelle nostre Chiese i Fedeli maschi se ne stavan Soli da un lato, e le Femmi-
ne dall’altro, ora che gli usi sono totalmente cambiati, vale a dire che uomini
e donne sono gli uni framischiati cogl’altri, è ridicolo che si voglia rigorosa-
mente osservare la prescrizione di questa mal augurata ulteriore Bolla; chi
rimpiazza i Sopranisti e le Donne? Sono i Giovinetti dai 9 ai 14 Anni con
voci acetose e per lo più stonate – – pare a te che la Musica Religiosa possa
sussistere con sì misere risorse? Tu mi dirai e i Tenori e i Bassi necessitan
più! io ti risponderò che questi sono Eccellenti pel Deprofundis ed afligenti
per il Gloria in Excelsis Deo – – Veniamo ora alla Morale di questa nojosa
mia Narrativa. Se tu mel consigli vorrei scrivere a Pio IX alfine Emanasse
una nuova Bolla che permettesse alle donne di Cantare (promiscuamente
Leipzig, Druck und Verlag von Breitkopf & Härtel, 1895, pp. 305-306 (ricontrollata
sull’originale).
CCXVIII
UN SOGGETTO EQUIVOCO AL CREPUSCOLO DEGLI DÈI CASTRATI
agli uomini) nelle Chiese, So che egli ama la musica, So ancora non esserle
sconosciuto, poiché persona che lo ha inteso Cantare passeggiando pel Giar-
dino del Vaticano Siete Turchi non vi credo [il Quartetto del Turco in Italia,
I.9] si è accostata a lui per complimentarlo della Bella voce e della Bella ma-
niera di Servirsene alla quale S. S. rispose “Mio Caro, da Giovane io cantavo
sempre la Musica di Gioachino!”
Caro Ferrucci cosa ne dici? debbo io Azzardare un foglio col tuo antico
amico Pio IX?? Se ottenessi quanto desidero sarei Benedetto da Dio e dagli
Uomini, ma il ripeto senza un tuo Consiglio mi starò muto. [...]
Se sei del parere ch’io mi rivolga a S. S., mandami (In Latino benentesi)
196
un modello di Lettera te ne sarò oltremodo riconoscente – – –
Certamente la causa della partecipazione della voce delle donne alle gran-
di esecuzioni di musica da chiesa che voi perorate è una causa nobile, bel-
la, giusta, e quasi vinta in partenza nel giudizio di tutte le orecchie un tanto
appena musicali. I vostri argomenti di sostegno nella lettera al Santo Padre
suonano giusti e forti; di più, l’autorità del vostro gran nome li rende tanto
persuasivi quanto possibili. Dal punto di vista artistico, è evidente che la mu-
sica soffre, langue, deperisce per l’assenza delle voci di donna. Rimpiazzarle
o rinunciare completamente alle voci bianche nelle composizioni di un certo
tipo, che sono parte integrante del culto, espone ad inconvenienti tanto fasti-
198
diosi quanto dimostrati .
196
Lettera di Gioachino Rossini a Luigi Grisostomo Ferrucci cit. (ricontrollata
sull’originale).
197
Cfr. S. ALBERICI, Rossini e Pio IX cit., pp. 14-18.
198
«Assurément la cause que vous plaidez du concours de voix de femmes aux
grandes exécutions de musique d’église est une cause noble, belle, équitable, et comme
gagnée à l’avance de par l’entendement de toutes les oreilles un tant soit peu musi-
cales. Vos arguments à l’appui dans la lettre au St Père, frappent juste et fort; de plus,
l’autorité de votre grand nom les rend aussi persuasifs que possible. Du point de vue
artistique, il est évident que la musique souffre, languit, dépérit par l’absence des voix
de femmes. Les remplacer ou se passer complètement de voix blanches dans les com-
positions d’un certain ordre, qui appartiennent au Culte, expose à des inconvénients
aussi fâcheux que démontrés» (lettera di Franz Liszt a Gioachino Rossini, [Roma],
CCXIX
ANZANI – BEGHELLI
28 giugno 1866, in Franz Liszts Briefe, a cura di LA MARA [MARIE LIPSIUS], vol. VIII,
Druck und Verlag von Leipzig, Breitkopf & Härtel, 1905, pp. 179-182 : 180).
199
Pio IX, al secolo Giovanni Maria Mastai Ferretti (1792-1878).
200
Era in corso la III Guerra d’Indipendenza e ferveva il movimento di pensiero
sulla cosiddetta Questione Romana.
201
Lettera di Gioachino Rossini a Luigi Grisostomo Ferrucci, Passy de Paris, 14
ottobre 1866, in S. ALBERICI, Rossini e Pio IX cit., p. 21 (ricontrollata sull’originale).
202
«Douze Chanteurs de trois Sexes: Hommes, Femmes, et Castras»: così sul ma-
noscritto autografo (cfr. GIOACHINO ROSSINI, Petite Messe Solennelle, 3 voll., a cura di
DAVIDE DAOLMI, Pesaro, Fondazione Rossini, 2013, p. XXVII del Commento Critico).
CCXX