MISTAGOGIA DELLA MESSA Riti Introitali

Scarica in formato doc, pdf o txt
Scarica in formato doc, pdf o txt
Sei sulla pagina 1di 8

MISTAGOGIA DELLA MESSA

LA DINAMICA DEI RITI INIZIALI

Scopo di questi riti , che i fedeli, riuniti insieme, formino una comunit e si
dispongano ad ascoltare con fede la parola e a celebrare degnamente lEucaristia.
I fedeli, dunque, riproducono, in forza di una misteriosa azione
divina, la stessa chiesa cattolica diffusa su tutta la terra.
Lassemblea si costituisce per chiamata divina e con lingresso dei sacerdoti e
dei ministri si stabilisce la completezza della chiesa, formata dai laici e dalla
gerarchia, cio dal popolo di Dio radunato sotto i suoi pastori.

1. LA PROCESSIONE INTROITALE

La processione iniziale, soprattutto quando essa composta di molte persone


e ha un certo sviluppo nel percorso, ha una speciale funzione, di simboleggiare
il cammino che la Chiesa pellegrinante compie continuamente verso la
Gerusalemme celeste nellattesa di essere inondata della gloria di Dio. Quando
fanno parte del corteo i ministri che portano la croce e il libro dei vangeli, il
simbolismo ancora pi ricco: Cristo Redentore e Maestro si rende garante del
successo del cammino.
Sono possibili, secondo i casi, 3 forme di ingresso:
a) Processione solenne.
la forma pi espressiva.
Lordine dei ministri nella forma completa la seguente:
Turiferario con turibolo fumigante,
Crocifero con croce rivolta verso la parte anteriore e non (come
si faceva prima) verso lArcivescovo,
Ceroferari con ceri (da 2 a 7),
Vari ministri,
Con celebranti (se vi sono),
Portatore del Vangelo (diacono o lettore),
Presidente della celebrazione.
I due diaconi accompagnatori, se presenti, devono rimanere
paulisper retro del presidente.
Levangeliario viene deposto sullaltare.
Croce, ceri e turibolo sono considerati segno illustrativo della dignit e
della funzione del sacerdote che presiede in persona Christi.
Croce e ceri hanno pure una duplice funzione rappresentativa dei
partecipanti e quella onorifica relativa al presidente, oppure possono pure
rappresentare lassemblea e la chiesa locale. Infatti, anticamente, nel
contesto processionale, le croci, erano divenute icone rappresentative delle
contrade romane e delle circoscrizioni (che oggi chiameremo parrocchie)

1
che confluivano in quellunica assemblea che celebrava nella basilica.
Assumevano, quindi, il carattere rappresentativo dei gruppi e, nel loro
insieme, erano segno della presenza di tutta la comunit ecclesiale di Roma.
Nellambito della singola circoscrizione, invece, mantenevano la funzione di
rappresentativit unicamente di tutta la popolazione parrocchiale locale. Per
questi motivi la croce, soprattutto allinizio della Messa, non era oggetto di
venerazione. Lo divenne in seguito, quando cominci ad emergere, sopra
ogni altra considerazione, il simbolo del Cristo crocifisso, che, a differenza di
prima, veniva ormai raffigurato su di essa.
Che i ceri fossero espressione dellautorit papale o di chi lo sostituisce
o lo rappresenta, confermato dal fatto che nelle celebrazioni non
presiedute dal papa i portatori erano due semplici accoliti, mentre quando
era il papa a presiedere, erano persone qualificate addette alla cura papale
(chiamate clerici de cubiculo).
Il libro dei vangeli, portato in processione e deposto poi sullaltare,
indica i due scopi fondamentali della celebrazione: partecipare alla mensa
della Parola e quella del corpo di Cristo.
(Croce e candelieri possono essere collocati o sullaltare (segno di
venerazione ed elemento di celebrazione gioiosa) o accanto allaltare.)
b) Corteo con canto.
Il canto che accompagna lentrata del sacerdote elemento di solennit.
Si raccomanda che il tragitto attraversi nella sua lunghezza ladunanza.
Il canto, inoltre, verifica la costituzione dellassemblea nella sua
pienezza ed anche atto di assunzione, del sacerdote e dei ministri, del loro
compito ecclesiale.
c) Tragitto senza canto.
Se la lettura del testo introitale non fatta dal celebrante, pu
accompagnare lentrata. Altrimenti viene posticipata al saluto, con il quale il
sacerdote prende il primo contatto con lassemblea.

Testo introitale

E formato dalle antifone del Messale, per s destinate alla lettura, ma


ci non toglie che possono essere musicate e cantate. Questo d inizio alla
celebrazione, favorisce lunione dei fedeli riuniti, introduce il loro spirito nel
mistero del tempo liturgico e della festivit e accompagna la processione del
sacerdote e dei ministri.

2. SALUTO ALLALTARE

2
Il Celebrante e i ministri salutano laltare con inchino profondo rivolto ad esso
e non alla croce (e cos alla fine, prima di partire dal presbiterio).
Se nel presbiterio c il tabernacolo con il Santissimo Sacramento, il saluto
dellaltare sostituito dalla genuflessione al Santissimo.
I sacerdoti e ministri che giungono allaltare devono essere consci di avere
fatto, a nome di tutta lassemblea, un notevole passo avanti nel cammino che
porta allincontro con Dio. Devono suscitare un profondo senso di stima per
laltare, memori della sua importanza e del suo ricco simbolismo. Tutto ci si
concreta in atti di venerazione per laltare: linchino, il bacio, lincensazione.
Linchino un gesto di rispetto molto espressivo, che fa parte del patrimonio
religioso di quasi tutti i popoli. rivolto allaltare, il gesto acquista un valore tutto
speciale. Si traduce in un atto di omaggio a Cristo, simboleggiato dallaltare, al
luogo del sacrificio eucaristico, alla mensa del Signore; diventa espressione di una
simile implorazione dei frutti della redenzione.

3. VENERAZIONE DELLALTARE

Il bacio un secondo saluto dellaltare dopo linchino. Esprime venerazione,


atteggiamento religioso e cultuale e anche quello di saluto. prescritto, infatti,
solo allinizio e alla fine della Messa.
Il bacio tributato allaltare, mensa eucaristica, fa pensare al bacio del desco
familiare usato in certi posti come segno di riconoscenza a Dio per il cibo
materiale. Il bacio dellaltare, simbolo di Cristo, ci ricorda anche due scene
evangeliche: quella della peccatrice pentita che bacia i piedi del Signore, quella di
Giuda che con un bacio tradisce il Maestro. Tali ricordi invitano al pentimento per i
peccati e alla vigilanza necessaria per evitare il peccato, due sentimenti che si
accordano bene con linizio della celebrazione. Il sacerdote e il diacono, baciando
laltare, rappresentano lassemblea, la chiesa intera. il bacio che la Chiesa
Sposa dona a Cristo sposo.

Incensazione dellaltare.
Allintroito si incensano solo: laltare, la croce, le reliquie e le immagini, per
segnalare con riguardo e venerazione le diverse realt visibili considerate come
icone di realt trascendenti. Il sacerdote impone lincenso prima di incamminarsi e
benedice col segno della croce tracciato con la mano e in silenzio. Ci pu essere
segno che la sua funzione comincia fin dallinizio della processione.
gi ricca la simbologia dellincenso che brucia: vengono simboleggiati i sacrifici
offerti a Dio e le preghiere dei fedeli. Latto dellincensazione dellaltare
primariamente manifestazione di onore. Ma esso include anche un significato di
purificazione e di santificazione. tale soprattutto il significato delle incensazioni
che accompagnano il rito della dedicazione dellaltare. Si pu quindi vedere
nellincensazione dellaltare allinizio della Messa un richiamo alla sua
dedicazione. Assieme allaltare viene incensata la croce. Ci perch quanto mai
intimo il rapporto esistente tra croce e altare.

3
Laltare il luogo dove, sotto i segni sacramentali, si rende presente il
sacrificio della croce. la mensa del Signore, il centro dellazione di
grazie che si compie con leucarestia. A prescindere dal tabernacolo, il
luogo pi santo della chiesa. Tutti gli atti di saluto, riverenza e venerazione, sono
diretti a Cristo in quanto sacerdote, sacrificio e altare.

4. SEGNO DELLA CROCE


Terminato il canto dingresso, il sacerdote e tutta lassemblea si segnano col
segno di croce. Pu essere considerato una sintesi iniziale del mistero che
informer lintera celebrazione: la salvezza operata dalla santissima trinit,
mediante il sacrificio redentore del Cristo. il primo approccio esplicito del
presidente con i presenti.
Esso inoltre un efficace ricordo del battesimo, amministrato con linvocazione
delle tre Persone divine, e della dignit che esso conferisce. Costituisce quindi
un richiamo molto efficace al cristiano che si accinge a porre latto pi
importante del suo sacerdozio battesimale, lofferta del sacrificio
eucaristico.
Si parteciper tanto pi pienamente e fruttuosamente allEucarestia quanto pi si
prender coscienza della vitale in abitazione in noi della Santissima Trinit, della
potente mediazione di Cristo Redentore e della nostra inserzione del mistero
pasquale di Cristo, di cui lEucarestia il memoriale pi vivo.

5. SALUTO AL POPOLO

E il primo approccio dialogico (da distinguerlo da quello assembleare del segno di


croce) del presidente (Dominus vobiscum- il Signore sia con voi) con lassemblea
(et cum spiritu tuo- e con il tuo spirito).
ripetuto pi volte durante la Messa.
La prima volta un vero e proprio saluto da primo incontro; le altre volte un
forte richiamo alla presenza di Cristo.

Testo del saluto


Il messale prevede diverse formule di saluto. Tutte di origine biblica
neotestamentaria, con riferimenti anche anticotestamentari.
Il saluto: la pace sia con voi
R.e con il tuo spirito
riservato ai vescovi perch fu quello di Ges rivolto agli apostoli.
4
Il saluto rispetto verso lassemblea, popolo di Dio, augurio, auspicio e
constatazione della presenza di Cristo.
Ricordando la presenza del Cristo, evidenzia anche quella della chiesa, perch
per mezzo di essa che Egli interviene nel culto.
Il sacerdote saluta allargando le braccia esprimendo cos un atto di comunione
interiore e di scambio vicendevole dei sentimenti di piacere, gioia e sicurezza
legati alla constatazione della prestigiosa presenza di Cristo.
Sostituire il saluto liturgico con un testo della vita quotidiana significa abbassare il
dato sacro e liturgico ad un livello inferiore.

6. ALLOCUZIONE INTRODUTTIVA

una brevissima e ben qualificata introduzione alla Messa del giorno, monizione
che intende comunicare nel modo pi sintetico e completo possibile
lidea matrice della celebrazione.
una breve illustrazione del mistero che viene celebrato. Alle volte potr bastare
un semplice accenno a ci che la Messa, o ad un suo particolare aspetto, e al
giorno liturgico celebrato. Altre volte si potr specificare il particolare oggetto
della Messa del giorno, ci che costituisce il mistero del giorno, cio lo speciale
aspetto dellunico grande mistero, realizzato storicamente da Cristo in se stesso e
nei Santi, e rivissuto oggi nella Chiesa nel corso dellanno liturgico.
Oltre che dal sacerdote, tale compito potr essere assolto dal diacono, dal
commentatore o da altra persona idonea.

7. ATTO PENITENZIALE.

La celebrazione dellEucarestia, incontro damore con il Cristo, colloc sin


dalle sua origini un momento iniziale in cui venissero rimossi tutti quegli
ostacoli nei confronti di Dio e nei confronti dei fratelli che non avrebbero
assicurato una piena comunione.
Latto penitenziale infatti sempre preceduto da un invito, da parte del
presbitero, a riconoscere la propria colpevolezza, per potere meglio celebrare
lEucarestia appena cominciata. Segue una pausa di un tempo adeguato (non
troppo breve!) perch ciascuno svolga un breve esame di coscienza e rinnovi la
sua fedelt a Dio.
Attualmente si hanno tre tipi di formulazione dellatto penitenziale.

1) CONFITEOR (Confesso)
Ripetuto insieme dal sacerdote e dallassemblea contiene la confessione
fatta a Dio, ai santi e ai fratelli, in forza della quale emerge il carattere
comunitario dellatto penitenziale: il cristiano, oltre a riconoscersi peccatore
5
dinanzi a Dio, si riconosce bisognoso della sua misericordia davanti ai e
insieme ai suoi fratelli.

2) FORMULA BIBLICA
Si tratta di formule penitenziali tratte dalla Scrittura:

Piet di noi, Signore.


R. Contro di te abbiamo peccato. (Sal 50,1)
Mostraci, Signore, la tua misericordia.
R. E donaci la tua salvezza. (Sal 84,8)

Anche in questo caso si pu notare il carattere comunitario del


riconoscimento penitenziale: nella messa tutti i membri dellassemblea, anche
se di vita santissima, si considerano giustamente peccatori.

3) FORMULA CON I TROPI


La parola tropo viene dal greco tropeo e vuol dire canto, inno,
invocazione innica. Per questo motivo tale formula dovrebbe essere sempre
cantata. La sua caratteristica quella di essere una domanda di perdono non
pi rivolta al padre, ma a Cristo, attraverso espressioni che si rifanno alla
Scrittura.

Signore, mandato dal Padre a sanare i contriti di cuore,


abbi piet di noi (cf.Is 61,1).
R. Signore, piet.
Cristo, che sei venuto a chiamare i peccatori,
abbi piet di noi (cf. Mt 9,13; Lc 5,32).
R. Cristo, piet.
Signore, che intercedi per noi presso il Padre,
abbi piet di noi (cf. Rm 8,34; Eb 7,25).
R. Signore, piet.

A seconda dei casi, questo schema pu essere variato con creativit nelle
invocazioni (incisi).

Latto penitenziale termina con una formula di assoluzione del celebrante


che non ha valore di assoluzione sacramentale (questa presente
soltanto nella celebrazione del sacramento della Riconciliazione).

8. KYRIE-CHRISTE ELEISON

un momento costituito da sei invocazioni (due Kyrie, due Christe, due


Kyrie) alternate: tre come proposta e tre corrispondenti come risposta
dellassemblea. Lalternanza pu avvenire fra cantore, lettore, schola o
celebrante da una parte e assemblea dallaltra. Possono anche essere
arricchite di tropi ovvero di frasi illustrative della persona del Signore,
inserite fra il Kyrie (Signore) o Christe (Cristo) e la parola eleison (abbi piet).

6
Nel nostro caso si ha, p.es.:Signore, luce e origine del mondo, abbi piet di
noi.
La terza formula penitenziale, vista sopra, semplicemente un esempio di
formula con tropi.
Dal punto di vista teologico il Kyrie ha due valenze.

1. FUNZIONE DI LODE. Signore lappellativo trionfale dato a Cristo


gi nel Nuovo Testamento (cf. Fil 2,11 e At 2,36) ed esprime la
maest di Dio di fronte al quale lassemblea si riconosce riunita per
la celebrazione della salvezza da lui operata.

2. FUNZIONE DI SUPPLICA PENITENZIALE. In questo senso, si domanda a


Dio il perdono, la misericordia (eleison), e dunque lacclamazione
pu essere considerata uno sviluppo dellatto penitenziale. Per tale
motivo, quando latto penitenziale si svolge nella terza formula,
vista sopra, poi non si ripete pi il Kyrie). qui evidente che
linvocazione viene riferita al Figlio di Dio perch unico intercessore
tra Dio e gli uomini.

Questultimo significato sembra essere quello pi aderente allorigine


biblica, per cui, in sintesi si pu dire che il Kyrie-Christe eleison una supplica al
Dio misericordioso che si riconosce come grande signore delluniverso.

9. GLORIA IN EXCELSIS DEO.

ritenuto uno fra i pi antichi inni dei primi secoli del cristianesimo, testi
poetici celebrative dei quali la Chiesa antica faceva largo uso.
Si dice o si canta in tutte le messe delle domeniche fuori dellAvvento e della
Quaresima; inoltre, nelle solennit e nelle feste, ed anche in altre celebrazioni di
particolare solennit. Pu essere eseguito da tutti insieme o alternato fra schola e
assemblea.
Il Gloria ribadisce la dimensione trinitaria della celebrazione
soprattutto nella formula dossologica finale, mentre la prima frase lo
collega alla liturgia di Natale.
Se il Kyrie aveva preparato lacclamazione a Dio inserendola comunque
allinterno di una supplica, nel Gloria esplode un canto di esaltazione a
Dio Trinit, solenne e celebrativo.

10. COLLETTA.

7
Si tratta dellelemento culminante della prima parte della messa. parallela
dunque alle altre due orazioni che concludono il settore della presentazione dei
doni e della comunione.
Colletta, in latino collecta, deriva dal verbo collidere, ossia raccogliere:
esprime dunque la raccolta in ununica formula sintetica di tutte le
intenzioni segrete dei partecipanti, e le presenta tutte quante insieme dinanzi
a Dio. Per questo motivo preceduta dallinvito Preghiamo e da unopportuna
pausa di silenzio del sacerdote che deve dare ai fedeli la possibilit di formulare
nel proprio cuore la preghiera personale.
La pausa di silenzio diviene preziosa anche per il fatto che stimola e
fomenta la partecipazione attiva, in particolare quella interiore, ben pi
importante di quella esteriore, pur necessaria.
La colletta viene recitata dal solo sacerdote, in piedi dinanzi allassemblea
anchessa in piedi, in atteggiamento che richiama la risurrezione del Signore. Il
solo sacerdote allarga anche le braccia con triplice significato:
a) orientamento a Dio che sta nei cieli;
b) richiamo alla preghiera di Cristo in croce;
c) abbraccio di tutti i presenti, per coinvolgerli nella preghiera raccolta per
loro.

La colletta una preghiera che esprime il carattere proprio della


celebrazione del giorno, preparando lassemblea allascolto della Parola
di Dio. In questo senso esistono anche delle collette alternative presenti nel
messale italiano, che sono pi rispondenti alle letture del giorno e ne anticipano i
temi.

Infine, per quel che riguarda la struttura tipica delle colletta, si individuano
quattro parti:
Anaclesi, nella quale si invoca Dio con i suoi attributi;
Anamnesi, nella quale si accenna ad un evento salvifico operato da Dio;
Epiclesi, nella quale si esprime una richiesta al Dio invocato;
Dossologia, la formula conclusiva che ha sempre carattere trinitario.

Bibliografia:
A. CUVA, Fate questo in memoria di me, san Paolo, 1995.
L. DELLA TORRE, Abbecedario dei gruppi liturgici, Queriniana, 1995
C. CARINI, Il servizio liturgico del ministrante, san Paolo, 1998.

Potrebbero piacerti anche