Plotino - Enneadi Vol 1 (Enneadi 1, 2) PDF

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PLOTINO ENNEADI 1ONT, INTRGRA & CONMENTARIO CRITICO VINCENZO CILENTO Prawa Yours T BARI GIUS. LATERZA & FIGLI 1947 Alla mio plecola mamona morta thay na la sua vite ignara, mi dtveld Anima; ak genio di Bonadetto Croce ehe, ne Ta sua opera, tera come una slatua gre: a, mi dlachines via verso To * Spiro’, Seuor elorng pe medooare wena, Brees, Taa0 VI, 2 PREMESSA ‘Tradurre — cfd che, per grandemza, é deguo di esser tradotto —8 una esperienza cost individuale ¢ incomu- nfeabile e, a un tempo, un lavoro di esatteava sctextitien cche, tra le opere dello spirito, @ una delle pid srdue, se vuol trovare, com’é giusto, un punto etabile, ove cconcorra e si plachi, sorenamente, il bera e vasto gioco 4 persone e di cose collaboranti in relezioni vive e in lunghi contatii: Fautore, il testo 0, postremo, il tradut- tore stesso. L/autore, Non parleremo, ora, di Iui se non per dire ‘che si é voluto ricostruire e interpretare Ia sua parola, ottenere che egli, foco in Talia per lungo sllenzio, dopo Jan gloria del rinascimento florentino, parli nella sinusia ‘eterna degli spirit, Della sua vita el raccontert. Por- ‘rio HL levantino amanuense, che apre ancora una volta, fedele editore, lo Enneadi; vita, che nol vorremo ben interpretare, al termine della pubblicazione; ma ora basti ammonite che, se assoguiamo fl primo posto alla ‘vita’ e non seguiamo Harder — Ja cul freaca priorita ci sara prezioss sotto i profilo flologico ~ il quale In confines come Anhang, non & gid che noi si voglia far w eesADE prendere alla lettera gli aneddoti, graniosi, per certo, ‘nde il discepolo, pensandoal di cingere di un'aureoln 4i loggenda il venerato eapo del suo maestro, lo riduce, in debaitiva, a qualeosa che oscilla tra ill mago e il taumaturgo, tra il medium e il santo. No, L’irrequieto Fenicio che sconvolge Ia scuola, ancor chiusa nella ‘sua disciplina di silenzio e di segreto, col suo ardore intemperante di neofita, orientalizza cose © persone © ‘eoneettis ma, se & privo della recettiva pacatezza di un Eckermano, ne ha tutavia la ingenuitt — ‘den naive Genius’ — ond’egli si tradisce, allorché, riportando qual- cche detto che not modern’ comprendiamo troppo bene, gli confessa, candidamente, di non averne capito nulla, E questo oi basta, per la iotelligenza di quello paging ‘porfiriane; perché Ploting, invece, ci si rivelerk da se ‘sesso — aul interpres—-unn volta che iT suo testo — alla ‘cui ricostituzione questa opera vuol dare un qualche eontribuio — uscira purifeato ¢ ci disvelerd, allora, Yaltimo vom del mondo antico — egizio, por nascita; igreco, della paideia alossandrina; romano, di vita e ai ambiente; ms, a dir vero ‘patria ei on conosce altra ‘che il cielo” —, uno che si sta perplesso tra due mondi ‘¢, pur gentendosi, por dirla col Maller “uno schietto jgermoglio ellenico ”, ha, nondimeno, come un'atirazione strana verso certi guosticl abissi del pensiero, dat quali ‘pure rilutta, rezionalmente; un uomo, tuttavia, intrepi- ‘damente fermo al Limite tra quella pure misura ellenica f ittumulto inquieto del nuovo mondo pervaso © per- corso da un lievite © da un fremito ereatore; uno cul, forse, iI presagio della disfntta vela alquanto la voc fe getta un'ombra di tristexza — quella che ei fa trepi- are diganzi al volto cieco di una statua greca—e, nondimeno, riveree generosamente il fume platonico ‘alla nuova sete degli uominl. Proprio perché aa bene per quali vie Js ‘ vicirix cause celebrerd prossimo fl ‘rionfo, Plotino valica, col galto di Achille — per un bl- ‘sogno estremo di evasione —i confint dello apirito in ividuale; ma, misticamente greeo e non apocalittica- ‘mente orientale, non cade fuori dello Spirito ipostatico © universale; Vatto della @eupla @ sempre li, sino al limite noumenteo dell'Uno; essa — cuore del plotini- smo — é il nuovo demiurgo; & Spirito © Natura, con- ftemplante e contemplato, creante © creato; ma la sua infohh a8péa si esercita nel regno dello Spirito, eterne- mente, giacché = % Snip viv Hin derly Ko v5 neosty , 9, ). Por evitare, dunque, errament! in questo prime {grande itinerario mistico, nol ponlamo intanto il Nostro =e cid pud valere, quanto meno, come metodo — sul aldo piodistallo delle. grecitt. Il testo, La collocasione di Porfirio at primo piano non ha, dungue, rilievo esegetico, ma risponde sole a ‘uv'esigenza Mlologica, che vuol coimpensare In sfiducis per Porfirio filosofo con altrettanta stima per Porfiio fAlologo © ammirarne, con Paul Henry — che hs steto tanta ala sulla storia della tradiaiono—lo tact ot Ia dé- Iitd. In veri, 1a Glotogin di questa seconda meta di secole dovra pur terminar di pagare il suo debito verso Plotino, per riverengs verso Vantichith che, al dire ai Eunapio, xe tenova alta la famma, agli ‘altar’. Per converso, 1a Snterpretazione di Tul, nel puro dominio delle idee, da parte def flosoti dovra, pazientemente, non pit troppo Drecorrere, come usa talvolta, ma seguire fl solco fati- coso della filologia, che @ tuttora alle prese — tra docu- ‘ment, cronsea, storia —con un testo altrettanto imper- ‘vio quanto suggestive: sol che si legga, ad esempio, nell‘importante passo V, 2, 1, § 1, del, testimoniata ‘appena mezzo secolo dopo da Mario Vittorino Afro —ridutando dseivys dol Maller e del Volkmann, delve det Bréhier e & dale» di Harder —e la phrase lirainaire et sibylline —per dirla con Io Henry, che ha scoperto ¢ ilu strato, da par suo, il eto ~sillumina ¢ ilaming, alla sua, ‘volta, tutto il eontesto dottrinale plotinico; ancora: leg- ‘glam, auspice lo Henry stesso, nol De benta vita ‘Plo- tint” invoce di “Platonis' ¢ of sit pit viva, dentro, 1a figura di un Agostino plotinico pid dl quanto sia platonico. Forlasse non erat hie locus; si yuol dire, comanque, ‘che occorre lavorare raolto, ancora, prima d'immettere, ‘modo dogne, nella corrente del penslero umano, Yaltimo monumento del mondo antieo. Tl quale ¢ uno splendente tutto maturo che adwna i succhi di circa iced secoli di speculazione, im una ‘terra promessa” dol pensiero; Ia pianta umana, che lo recava, avova veramente, in grado altissimo, In qualith della sflonziosa vita arborea, quale Plotino vide nel mirabile trattato sulla Contemplazione (It, 8). Le Ennead sono come fa- seiate di alti sflenzt contemplativi, onde furono care ai rmistiet dl ogni tempo e di ogni fede: silenat di adole- senza tormentata, in cerea di un Uomo e di se stesso; lanat di scolaro Fedele e discreto — da ventotta a tren- tsnove anni!—; silent socratici su campi militari preseo il nomade protorio di Gordiano; silenzt di Maestro fedele al gegroto 6, soprattatto, allo spirito di Ammonio, il mi- sterioso Socrate alessandring; silenzi, jnfine, di seritore * che, dapprima rifuttante, vergo di pol, rapido e isplrato, Te sue pagine concise — questo, il ‘lologo plotiniano non deverdimenticare mai — quasi lo spirito dettasse dentro, ed egli fosse difeso dai conversari degli uomini —al quali pur si concedeva, benignamente— come da una sfera di cristallo, Purtroppo, perd, il frutto fu raccolto ~ per modumm aceipientis —da uotini che non erano pit grect; sulle haematite sua boc wplendente a riversarone, secondo I itnagine el Saas sipreas dal Pasqal, e eq dei tralsione, Et alla sorgene ta, plamente lo stesso Porto, capo- te uname, chine aulforigitale plotiaeo alent Frotioss quanto ileggile, Se Pitino & spparse, nel Corso det secol, un autore accompagnat, proverbial Inout dll “ripuinion etre taatligibe™ — cox Teoetend Boulet —In prima colpa aus, di Piotno: bine prima. mill abe. Porta, accore edtore, ha crufamente insstto eu questo ponto: un supremo t- sidlo wimpadroniva Wi Platine quando Porto lo co- stringeva a sorivere. Anche lo scrivere era paix; ed. all era, tito sto, chiuso eli sop ‘Ond's che Plotine alende ancora una pl forma ed alone enti, oasllando, orm i una Aaa che tscia fneor pit perless, dopo che eso — emerso appen dalla falta ein prinepe dl. Pecnn (1590) pass? © Hipated per lologishe mani; dal colissime. Creuzer (1814-1835 - 1855) all’ epigrafista Kirehhoff (1856) ‘ an pu- ite anna pudeur” (Henrg); de lolol spesaliual—Mal Ter (1878) Volktaan (18804)—a floeot amp ed — Bréhier (19241085): e ognn, abbendomnndost « cn erten congetrale pid o mono cauta ede la sun cio ex coticibus craigata'y ma 1 provediment uo, an par forte spprodat per ana sortn di prodigi ‘iautentieo testo plotnico ~ un grande contemporanee, tnvece, st appogs di rifissolo alfrcbeipo ol avred. hero dato une ricoettasione basaia solo wll tort del toro ehiaro nome ma, comongue,Sncontroaile, oleh, per esemplo, Kincnhof! emenda pit spesso a Quanto avvis nel suo seamno appara, e-cancela non fare volte "ex Euschio" che per lal solo pure (r- rine indie, perch aon velutando abbastaen To “Sehoton lnealentum *(Creveer, Protegonenn, XXD IV, 4,80, che invece porterd 1o Henry a af memorabile jpotesi, non sospetta neppure Ia recensio eustochiana nelle Mapacixh —- un Taseblo, per giunta, che spesso non @ altri che Stephanus! Senza dire, pol, che anche dopo la bella realizzazione del Muller —-un nome assai caro per Il grande studio dedicato a Plotino nelle an- nate di Hermes — Uv. Wilamowitz lamentava tuttavia la“ diffcultas fnterpungendi’, Ia quale era in una si- tuazione cos! rovinesa nel primo Creazer Oxoniense, chregll stesso nobilmente riconosceva, neledizione dotiana, che ‘in Yocum sententiarumgue interpunetione sexcentics peccatum est ’. Si arriva al punto che le ‘edizioni posteriori segnine persino un regresso, proprio nelYepoca di tanto Blologico orgogiio della Editions- techni! E veniamo ai contemporanel. Stranieri, tutti. (Le flologia italiana é stata ptranamente silenziosa su questo tema) Oppermann, Harder, Henry lavorano, di gran lena, ognano por la sua via, intorno al testo faticoso. Dal primo e dallultime altendiemo le promesse ediziont critiche. TI secondo, dae anni prima di-iniziare Ia pub- Diicazione della sua versione, recensendo in Gnomon (1928) ta versione del Bréhler, prestava, in gran copia, sussid! filologic! e lanciava un grido di allarme e pro- pposito di edisioni eritiche:... “so kann man sich schwer des bedrohlichen Eindrucks erwehren, dass dic hun- derijahrige europaische Tradition der Textkeritik in Ge- {br ist 2u zerfallon ’- Intanto, la presente versione ha potuto giovarst solo i sussiu ineompiut, perché, tra le rionovate speranze fatte concepire dalla glologia plotinians contemporanea ela steaura di queste pagine, ha imperversato la guerre. ‘Traggo dalla versione dello Harder 1a divisione per paragraf, Ia quale ogli ba gid fatto accetiare da Op- permann per il suo testo futuro. Ma ofii sa dire che 1'6 di questi due grandi studios! di Germania, dopo tanta rovina? A me mon é dato sapere neppure se Harder ‘abhia o mo pubblicatl i eingue quadernt di note, che avrebbero faito sdguito ai nndi volumi del testo tradotto. ‘Come il titel — quindici volte secolare — dimostra, fo seguo Ia Tavola sistematiea portriana © non il Ca~ none cronologico, pur esso porfitiano, al quale invece si altiene lo Harder, unico dei traduttori, © si attenne il Kirehhoft, unico tra gli editor, intitolando, it primo, “PlotingchriRen ' e il secondo “ Plotini Opera’. Cid rientra in un mio generale orientamento fiologico, in quanto penso che Ia futura ediziono critica delle En nneadi debs risalire soltanto all'archetipo della tradi- aione manoscritia e non gid allo ‘ stato" anteriore per ugare il termine conlato dallo Henry — suppo- niamo, di Amelio, di Bustochto © persino di Porfirio stesso, fl quale — & nolo — pubblicb le Enneadi, dopo ampia consultazione di condiscepoli, pit di trent'annt dopo la morte di Plotino, al primordi del secolo quarto. Non credo, peraltro, al Canone (@ sono in buons com ‘pagnia: Volkmann, Zeller, Richter) né venyo meno alla ducia riposta in Porfirio, giacché questi nou assicura la auccessione in ogat singola serie, K si ¢ accesa tanta bbattaglia — sulla quale non ei soffermeremo almeno per ‘ora — che non & proprio il caso di allontavarsi dalla wona tradizione (fa quale he pure un suo segreto intuito del vero) tanto pid che questo rispetio della iradisio si concilia mirablimente con Ie esigenze pratiche dello studio —" quod a facilloribus ad diffciliora paultatim 4 15 Hai, hay cou me, fata va {io dato amigo Giovanss fransdueit lectorem et cognata cognatis in universum recte coniunsit (Volkiaann, p. vi). Harder segue tl Oa hone; ma il suo ordinamento non collima neppure col ‘Kirehhof? che, pur partondo dat Canone, contrac alla gua volla { cluggantaquatiro trattatl— il numero & co- oune alla Tavola ¢ al Canone — in quatantotto, Si tratta di un arbittio, in 3€ innocente ma fonte di diffcolta nella consultazione; © Volkmann, @ torto, per rostar fedele alla precedente edizione teubneriana, mentre di- ‘spone il testo ia coniormita della Tavola ennendica, tra- serive solo la duplice sinossi del Kirchhoft. ‘Harder, pol, riconosee — sembra — che Vediaione ort tica debbe’ seguire la Tavola: perché, allora, I versione dove seguire il Canone? Per studiare, forse, Ia curva del onsiero di Plotino? Ma, a tacere della ridda delle Spo- test sui vert punti di gutara fondati su searni € mal cconcludenti ‘eipreat’ (ogni filologo cuce a un suo modo; fe Heinemann ingrossa. 1a Plotinische Frage) si deve pur Hoonoscere, con Zeller, Volkmann, Richter, che a cln- quanta anni le idee d'un flosolo sovo gid mature, Iuol- tte, i trattato plotinieo procede alla manicra leibniziaua, come rilevé giustamente Bréhier: omnia in omnibus. E la recensio eustochiana? Era sistematica 0 cron0~ logiea? Non sappiamo, Il colebre scotio a IV, 4, 30 non solo sttesta l'esistenza di un corpus eustochiano ¢ quindi tun'antichissima dualita di ‘stati’ ma mostra altrest che ‘questo “corpus? ets spartito diversamente che nella posteriore ‘ recensio * di Porfirio. Non possiamo certo pensare ch’ella pure foase enneadica, perché Porfirio volle trovare nel criterlo sistomatico la giustificazione sclentifica del suo gusto, tutzo pitagorico, delYaritimo- logia, citando — esompl illustri— Apollodoro e Andro- nico, editori sistematici entrambi, uno ai Bpfearmo, altro di Aristotele, Né sembra psicologicamente pro- Dabile che eglt si rifucésse, comunque, a Kustochlo, dt ceul riconosce Ia pleth prodigante al maestro le cure elln sua acienza, ma si guarda bone dal menzioname Yattivith editoriale, 0, forse, non ne ebbe notizia? Non sai sembra, Gli aitari di Plotino —- cosi, Eunapio — eran Caldi,allora? pid probabile che Porfirio affetasse dt gnorare un Eustochio filologo, tauto pié che questi, in fondo, aveva dovuto —- invita Minerva — improvvi- sarsi editore, Ini, uomo di sclenza, sol perché si era, trovato casuahmente ia possesso degli seritti plotinianl, proprio al capezzale di morte di Plotino. Bali, il buon rmedico, i titenne exede ¢ depositario di tanta riccherza fy nella grande solitudine di quelle scuola, un tempo Gorente e allora dispersa, nl/assenza di Porfirio, es0- erante nella aaa Ueberkeaft, lancid, meglio che Seppe, tana, sua ‘recenslo”, Oso credere, persino, che si trat- tasse precisaments del manoscritto plotiniano, che il maestro doveva pur serbare presso di 86 ¢ riprendere, ‘dopo che Porfirio 'aveva allestito per la Exess; anzi, chi ci assicura che questi avesse corretto { primi ventun twatzati che Plotino aveva gia seriti prima della venuta di Porftio? Non pots esserne stato revisore il suo prede- ‘eessore Amelio, I quale, in fatio di corresioni, doveva fessere an gran negligente, come il nome, invano eam: biato in Ameria, insinuava e Longino apertamente rim provers? Ora—-si noti bene —Ia lunga citazione euse- bina del IV, 7 (la pericope B dello Henry}, introdotia nella volgata plotinicn Ie prima volta dal Kirchhoff, it cul freddo latino del’apparato ral cela lo scatto ai giois per avere potuto colmare ex Busebio I'immensa lacuna Fquam archetypum olim contraxerat’, si appartione precisamente a uno dei trata del primo gruppo: il seeondo del Canone; ©, forse, ess0 fu proprio il primo serltte plotiniano, come vogliono Heinemann © Cocher, ‘il trattato ‘Je plus élémentaire... Ie plus scolaire” (Bré- ier) ima specie dt Fedone senza poesia perché fi trato atiraverso il rigore logico doll Bedomo aristote- ico (Tiger, Paideia, vd. it, p. 51). Ere, esto, nelle mani di tat, come il gemelo st 1 waht; © Porto, che fnisce per non possedero pi il secondo, proprio al. lorehé si waciageva e vicepltolarlo (Vita, § 149) non ri vede, fore, in un primo momento, neppure 11 primo: non ne 6 responsable, lu, slmeno fnché non se ne fara titre, Gi error! salgono proprio al medo carsteri- ‘ico di comporrs che ba Plotino (Vit, 63 43, 102), © Amelio ha tut’altro de fare (Vita, § 97). Tuto oi® splegherebbe, a mio parere, jl brulicare doglt ereori eordiamo Yaccorata.proteita: di Longino (iv) — relia recensione di Bistocho, Lo Henry ha ben ragione i resturare Ia fame della veracith ¢ della fedlth di Eusobio — cho cortamente si avvalse della recensione custochiana non git oi quella pordrisna —difenden- dolo dalle dure nceuse dello Sealigero. Orbeno, se Bu- stocbio non pots cera indovinare la Tavoln peritian, ‘om poté neppure, peraltr, seguire i Canone la ea Porta, pur 80 fos stato uniform nella sovola, 6 re {ot dallo stesio Porfirio con Pespressione conclasiva (Vita, § 138) ' libri apparsi alla rinfusa’*. In definitive, Bustochio dové soguire un ordinamento aiverso, quale che sia, pitagoricn © meno, forse anche Iu, come Por- Arlo, no pots dare notiia, aprendo il teste, #0 & vero, come rede FOppermann, che anch'eeabbie scritio. una ‘Vita i Plot’. Comungue, al flologo moderne fom rosa, in tall frangent, obe seguize le. buona tra: ditioue, Non 8 pensiore improbabile che Plotine steuso sbbin approveto, in linea dl mass, a Tavola ennea- ica, prima di dace a Porfirio quellincarico uOteiale, tant’ vero che quest ai senti im dovere di signifosre membri della scuola gia dispersa, 1a sua impresa eeditoriale: egli aveva coscienza di lanciare al mondo il manifesto definitivo de! neoplatonismo. Quanto siam venutt dieendo é, beninteso, congettara, tuna sorta i corollario ispiratoct dai “ Théorémes' del P, Henry, dal quale tante volte abbiamo sperato di at tinger consiglio, al di 1A delle barriere della guerra. ‘Anzai fino a ier!, avevamo deciso di Insciar trascorrere ‘anche pid del canonizasto novennio, pr ‘questa versione. Ma il nulla pit odioso de! poco. E Paul Henry, dopo aver dedicato moltl anni © parecchi ‘volumi ¢ tanto amore alle “tudes plotiniennss’ s' 4, improvviao, taciuto, quando gid sembrava che il frutto maturo del suoi ampli prolegomeni, esaurita linchiesta, fugit‘ tati’ antichi e su quelii medievali, raccoglien- doa, Infne, nella promessa ‘ histoire du texte de Piotin”, ‘cadesse, ua buona volte, nel saldo gétto d’una ‘re: ‘canslo”, Ma egii #6 beato @ cid non ode, perché — mi si dice —s'@ levato dalla esplorazione filologica, cost terrestre, ai purl cleli della teologia, Tant’&: Plotino non & poi nuove all’uficio che Dante assegnava a Virgilio. La presente prima versione complete delle Buneadi ‘yuo! getisre un ponte, sia pur di fortuna, © spianate persino un po' di strada da quel eiglio alto — ove, nel 1492, brlld Ml Jucido latino di Marsilio — sino ai giorni nostri, rlapondendo, meglio che sa, a un desiderio unt versalmente sentito. Quando leggemmo la versione leo- pardiana della biografia di Plotino, noi fummo trat- fenuti da un indugio che superava assai i tanti altri sofferti durante Vennosa fatica. In quel latin rie ccheggiante, non senza qualche filologica audacia, it testo ficiniano — il pecta aveva soli sedici ambi, come avverte Bonaldo — uo} sentimmo un'altra eco, i presagio di un altro timpido dettato: fe sue prose, in- tendo, terse © meste © ignude come la tomba di Silvia! Egli solo — dicemmo — avrebbe ilovnte sfoliare ancora sl voeehio Perna e trapessare da Porfirio & Plotino,allon- tanando cost, forse, il cattivo genio dei suoi ted! fatark che gid apprestava Ie fusce; poiché era ancora, quello, il suo periodo eroico @ plutarcheo delle ' venturose © ‘care e benedette.. antiche eta’; nessuno mi toglie dal- Vanima una sorta d'impressione — che s tramutava in ccerteraa, man mano ch'fo traducevo — che eloé la stessa poesia dell” idilio trae quelle sue pause incantate © guel- Yassorto senso contemplativo dalle Enneadi, delle quali Tl posta face uno studio pit ampio di quel che 3 rite rimenti el laseino sospettare; certo si & che le “prose” sono tutte venate di wm seutimento neoplatonics, una smarrita nostalgia di un tempo ove raming®, forse, le sua anima tra gli eroi di Plaiarco ¢ i martri crstian\, tra il mito dogli d6i groci @ Ie faba dei folletti o degli ‘suomi, nel favoloso socratizzare — non senza un po' del sottile riso Iucianesco — tra" anima’ e la ' natura’, tra la terra @ Jn luna, tra Il fisico © fl metafsico, ra il poeta ¢ il suo démone, NE mi riferiseo propriamonte al Dialogo tra Plotino ¢ Porfirio —i cai ragionari non sono, a dir vero, quelli ‘che corsero tra i due, quando il Tirio fu tentato aj mo- rire (1 quali po! non hanno nulla a cho fare col bre- vissimo TX, 9, oracolare @ misterioso); non penso nep- pare alla vaghezza che moveva il Pocta alla scelta all'uso di qualche nome della sinusla neoplatonica, in ccui si stemperava lultima soavith di quel matinconico autunno pagano ' Amelio, Alosofo soitario..', né a certe imagini —‘ scosso dal cantare degli uccelli per Ia cam- pagns...',0.. sono gif uecelll naturalmente le pi Tete creature del moudo’—che sembrano In traduzione di wa Iuogo delle Enneadi (I, 4, 1), preludio al bet libro sulla" Beatitudine ", No; non si tratia di accostamenti i parole; v'é molto di pit: una consonanza intima di accenti ¢ di ponsieri, un uguale accoramento, uno stato ‘Vanimo affine, che potrobbe fare! parlare persino di un bitimisine leopardiaue, sol che allestasi di Plotino si sosttuiaea, per scien, In poesia, ‘Questa mia versione, nate or sono molti anni, crebbe est alimentd di paure, angosce, solitudini, darante 1a guerra, con pochi acarsi sussidt di studio, sotto un jelo glorno © notte miuacciato, tra ombre di persone ‘care che non riuacimmo neppure a seppellire, Pagine nottarne, ancora anslose di comporsi in una quicte forma, venivano interrotte dal'urio delle sirene: a quel soleani ragionari, a quellcblio contemplativo, si sostitu vvano, in tetre spelonche, scene di orrore dantesco ai povere furbe; ¢ qual sentimento umano adunasse Ie po ‘ere parole seritle a intorpretar quell'antico ¢ la viva pieti di quello strazio, presente, io nou so proprio dire: Sento soltanto, eonfusamente, ch’erano atta una cose Sola: “Anima’ ¢ "Spirito', plotinianamente, nella cate- goria del Divino, [Napat, 6-7 novembre 1915. Vincenzo Citzsro. PORPIRIO VITA DI PLOTINO B ORDINE DEI SUOI LIBRI 1, —Ploting, {1 flosofo delleta nostra, avers Is vino che si vergogni ai essere in an corpo. In ‘isposisione spintaale, avers eitogno = narrare della sua rascia, dei euol genltor della sun patcie, Sdegnava w tal punto Tessoggettaral a un pittore o « uno sealtoro ebe nd ‘Amelio, {1 quale ealleciara il en0 eonsenso a che tsi fir come il ritratto, rlspose: "Non baste dunque trascinare ‘auesto smutnero di eal Ja natura of ha voluio rivestire; ma ‘Yok pretendete addiittore che io concenta a lasclare woe pit Aarevole imagine di tal simalacro, come te fosse davvero ‘guulcoea che valga la pena vedere?” Di qu, 1) suo ridtos ‘, per conseguenza, non foleva saperne di posare. Ma Armelo indosse il so amico Carter, 1 pd valento plore di quel tempo, ad entsare nelle rionionl @ incontrare, cost, it mac- fro (poiché era consentito, a eblunque lo votesse, di fre- fquentere le rlanioni); e Pabitud a coglierne — con atten ione sempre erescente, —tra taste, quella ideal figura ehe, sorgendo dallo aguaedo, pli vivamente impressions. Carterio Aipingera, in séguito, st ritrata, copiando dal"imegine che sli stera tte nella memorin © Amelio lo eoadiavara a car oggsre il disegno, per portarlo alla rassomighiensa. ‘Ona’ che In genie di Carterio ot diede un ritrato somigliantisimo; ¢ Plotino non ne seppe nulls 1. Par essendo affitto spesso da coliehe, né tollerd lavaggi— diceva ebe a lai, veeshio comera, non conveniva wottoporst a tall eure — né w'indasve mai a ricorrere al ri 4 ronrim reali della teraea, cbf anai—dieeva ancora —noppare dala fcarne degtt animal domestich git traeca il wateimento, Ri- foggiva dal bagal che sostvaiva con quotient massage, & case; ma quando Ie poste, infuriando, port via le persone ‘lo addette, pli tenscar® tale cura st procurd eos a Junge fandate, una Sorssima anging, Verenente, neh git al vie ‘ino, non si era manifesteto ancora slatomo alenno; ma, dopo ‘che Jo feel rela, In malatsia fer talmonte-—a quanto me ne riferi, al milo titorns, Hastockio, l'amleo che gli resto ac- ‘santo sino alla morte — da togliere anche sla voce quel suo timbro vibrato ed armonieso: parlava rauco; Ia vista git Fannebhid; le mani | pledi si eopersero di pinghe. Por questo, ed anebe perché gil amich ne afuggivano I? contro — git avera Vableudine di saluiarl! tut hacian- oli — si allontand dalla eit e, reeatos! nella Campenie, ‘and® a dimoraro nella tanute rusticn di Zethos, vecchio amie ‘320, allora, pero, A morto. Il necesearfo per vivere non gli fra eolo fornita dai beni al Zathos, ma gil proveniva anche 4a Minturno, dx quelli dl Castricio; polehé » Mintarno Ca fricio aveva lo suo propricth. Bvenne a morte. Bustocio tmorava allora a Pormoli e perald giunse tard — me lo rac ‘contd Tul stesso — al eapezzale del maestro. Che disses “Vedi V ho aspetiatol” Aggianse poi che cercave di far eisalire IT ‘Swing eb? in noi a divino ob'® nell'umivorko; ¢ mentee. un ‘erpente aguicinya sotto il letto in oul ginceva Tl Glosofo & i taseondeve in un baeo eb’era 1A nol muro, ogll ese 10 spire, Avera — al dire di Eustoeblo — sossantavel anni; si era alla fine del secondo anno del reguo di Claudio. Quand'egli mort, fo, Porfirio, ditmeraso « Lilibeo; Amelio fn Apames di Siria; Casticfo a Homa; solo Bustocbio gli fa aceanto, Caleolando a ritroso sesuantasel anni, « pattie at seeondo anno di Clauclo, 1a date at naseita eade nel tedicesinno anao del regao ai Severo. Perd cp tai ad aleuno né il meso in cul naeqne, né it eompieanno: ponsnra ebe on valeste Ia pens fare un sacritizio o un ‘convito, ai suai compleanni; mentee, alla rivoronza del ge~ netllaco di Plaione ei Soerate, odriva un saeriflo xglt viva pi plore 5 4485 © uu convito gl smlel: allora, chi dens n'era eapace, overs reciiare un dlscorso ai convenuti MHL, Eppore, qualecsa di s6 egli % not eo lo narrava nelle nostre frequent conversazioni. Reco: era sempre Tt Ualls nutrice, sino allots Al otto annf, per quanto andaste fit ella senoln dl, grammaticn; le denudava il peti, vo- floso ai poppare, Min una volte sonil dirsl: ‘ebe gua Sjaesto ragnzzino! . Ne fw mortiieato w non lo fece pid. A ventte'anni ai died tato alle flosofa: presentato alle ea brit alesandrine del terapo, uscive dalla loro lesione, seon+ frtate © mesta, f che sfogo i su0 stato d'anime con un fmieos {1 quale intul Ta brama della sua anima e lo con- ‘Gnsie da Ammoulo che on eveva sperieentato uncore. Plo- tine ent © aa ta Tesione; disse pat al'amico: " Questo Taomo che eereavo? a quel giorno, costante dissepolo di Ammonio e s'4p- profindi talmeate in Horas dx mirace ad una direite espe- Pienza sia delta logon prationta ta i Persian, sin di ques, dominate tre gli Indiani. Quando pereid I"imporatore Gor- iano si accinse ® marciare eontro i Persian, Pletino, ele ‘avern allore trentanove anni —updict apnt inter st Trastenato alla seucla ei Ammonlo — arruolats!, i accom- bagud alleeercite, Ma dopo Ia uecisione di Gordiano, in Mesopotamia, wiuset a sono a faggire © ripard ad Anso- rina, Ang’ 4 Roun ebe aveva qaaraat'snsi, quando FUlppo era impossessito del potore Imperiale rennio, Origene e Plotine avevano streto un patio: non svolare nulla delle dotstine i Ammonio, ehe ess, com’ oto, avevano, darante { cori, ridotte, sttondandole, al'es- sepaiale. Plotino, par stando « contatio con un certo numero UAL persone he 10 frequcntarang, resth felele al pai, te snende segrote le dotrine trasmesse de Ammonio. Ma quando Lrenato per primo violet patto, Origene ne sega Vesempio Pord non serisse nulla, ove si oveettal Yopera T Deémoni & Vala al tempo af Galiieno, Unies ereatore if fs. Plotinos in wece, voutinud per lunge tempo a non serivere nulla e st sifueava, nel eae conversaxion, ale rinioni ai Ammonto, BE eoal trascorse dloei anni jnteri: avera, si, slount scolar, rma non scrivova nulla. A dir varo, questo insegnamento si svolgeva eon troppe confusions © con diftve divagazioai, polche egli soleva stimolare 1 convonat sla direta riceroa: osi of riferiva Amel “Amelio Hl avvicind Ploting durante it terz0 anno dolla ua dimora romana, allorché Filippo ers al suo terz0 anvo {dt rogno; © vi ai tattenne fino al primo ano del regao dl Claudio: © furon eos, in tate, ventiquett'snoi, Al #0 primo glungere, serbava ancora Vattoggiamento mentale erientnglt dalle consuetudine ai Lisimaco, perd superava tutti { sunt eontemporanei per Ia laboriosta dt ext diede prova, sia esponendo per isertto quasi ratte le doxtine dl Namenio, sia sunteggiandole, sia mandandone quasi a me- moria ta’ maggior parte. Compoee, inolir, gli Soolit date lusionls © 1 coordind in conto libel elves, dedieati poi al ‘0 fgllo adottivo Osttiano Hslehlo di Apamea. IV. —Nel desimo anno del regno al Gallleno, 10, Pot frio, glunal dalla Grecia in compagaia di Antonio Rodio. E appresi che Amelio, par frequontando la aeuola al Potino {x dieiotto anni, nom avers ofato ancora serivere sltro cho ‘#4 Soolit,} quali non svevan persliro taggiauto ancora il entinalo. Ora, Plotino, nel declme anno del rego di Gal- eno, aveva, allineircs, clnquantanove anni; ed fo, Port: ‘io, allorehs m'incoatrai la prima volta con Tui, avevo ‘rent'anni. ‘in dal primo anno del regno al Gallien, Pitino s'een pur laseiato indaree a serivere su argoment! oceesionsi; a Aecimo nnno del regee di Gnllisno, quando per Ix prime volts fo, Poririo, entral in rappord! con Yu, rsultd ch'egit faveva scritio ventan libri; { quell venivano afidati a ben pochi, ed fo To potetti conssatars. Poiché nom ora ancor futle I cossione del mancscriti, né si feoern ens, sulla baone fede, semplicemente ¢ alla buons, ma vagllando cou ‘ogni rigore le persone che potesane ottenrl vera pi pLore 1 Daremo ora Telenso degli serlti: poloké Plotine non vi vera. apposto ‘toll, ogaano vi apponeva il ao; ecco i tol ebe prevalsero (fo darb anche I" prineipt” dot libri, por rondere casi, medinnta tali “principt” pit agevote il tieo- rnoseimento, ano per uno, del travatl ehe qui si venno in- ‘aleando}: 1- (1,6). Le bellezzs. Principlo: ‘La bellezza, nel suo pit alto grado, & nel. Yambito detia vista.” 2-(0V, D. Immorafe dell'enime, Principio: ‘Se sia, elaseuno, immortale..” 3+ (II, 1), Destino. Frineipto: ‘Tutto che avviene..” 4. (V, 2), Basenze deltenimn, Principio: ‘ Vesenze del’anima...* 5+ (V, 8). Spitito: bo idee, Wessere. Prinlpto: ‘Tutt gli worn ebe farono, dallinizi...” 6+ (LV, 8), La discose dellanima nef eorpl Principio: “Spesso, destundomt...” 1 (V4). Come dal Primo derivicio che 8 dopoil Primo, L'Uno. Priueplor "0 qualche ecea 8 dopo it Primo...” 8+ (1,8). Tutte Te aoime ne fagwo una sola? Priuclplo: “Forse, eome anline..." 9 (V1, 9). I Bene o 1"Uno. Priuelpio: (Tats git esser 10-(V, 1). Le tre Tpostas! originate Principio: ‘Che cosa mal fe si che Je anime..." 11-(W, 2. Genesi¢ ordine delle reuta successive al Primo. Principio: * L'uno @ tutte le cose...” 12-1, 4). Le dae materi, Principio: * Quella che ehiamiamo materia... 18+, 8). Ricarohe varie. Principio: ‘Lo Spirito — 8 detto — vedo lo see imma- M4 -(Qf 2). TL movimento eireotare. Principio: * Perehé si moove elteolarmente.. 18-(11, 4). 11 domone ohe ei ha avat in sorte parte, Te ipostast..” ‘Prinelpio: «Forse, Vente © Mossensa, 18. (¥, 7}. Hlstono idee par delle cose individuall? Prinefplo: ‘Se anche delle cose singole...” 9-4, 2). Le vines. eineiplo: *Poichd 1 mel, certo, quasi.” 20+ (1,3). Diatetiea. . Principio: ‘ Quale arte 0 metodo..." S1-(V, 1). Ond'e che T'anima 2 dette intormediaria ave Vesgensa iadivisibile © quella. divisible. Principio: “Nel mondo intelligible.” Sono, dungue, wonton trata che i serit, sf mio primo Incontro con lat Plotino aveva allora einqnaucanowe anti Porfiio, oval ia V,=Vivendo eon lai, quel’anno eli altri elnque ebe seguirono (Jo, Porto, eo avrivato « Roma ancor prima "ak poco — del Decetinsle; Plosino trascorreve le sue va wage estive, ms, peralico, non si rifutava alle converse ‘ioni) in questi sei anni, naturalmente, si focero in sen ila eenola, mote rleerahe, ¢ Amelio ed fo lo eostringemmo E erleses = (V1, 48}, Coe sigaidet ete 1 Bssere — intero dupe perzatto — aia ano e ientico. hibr! due primo ai ssi bn i] soguente principio: ‘Forse, al meno, I'anline, dappertatio..° Del secondo, ecco il prineipio: ‘Uno © identico, nu- Serisse, in sbguito, altri de trata, el quai bola 24-(V, 6}. Cia che 8 ad al I dall'escere non penta; che cose @ il pensante ai primo grado? Che coaa, il pensante di seconde grado? Principior ‘V°e, da an lato, il pensare un oggetto di verso da sé; ¢ dall'altro, il pensare wn oggetta iden- Paleo: ‘i. Potente @ atvaale. Principio: “i dice ox potensa..* 26-(IL, 6). Imaposebitita dogit incorpore Principio: “Chi dive eke le soxsnalont non sono passion. 2F-AY, 8). L’Anins, Libro 1 Pinelpio: Sn tute te uostre aportesullanima, si Yao... 28. GV, 4). L’Anima. Libro TL Peigeipio: *Cho dirt, dunqae 29-(1V, 5). L'Anima, Libro Tl; orvero: com's che vediamo, Prinelplo: Precisamente perché abbiano diferite ad altro tempo." 0 = {l, #)- Contemplezione, Principio: ‘Celiando, dspprinin... .(V, 8). Lx Bellezza intelligible. Principio: “Poieh6, atfermniamo, sl.* 82-(V, 21. Lo Spivito: on aono fori dello Xpiritn, jth ine ‘alligibilis il Bene. Principio; “Lo Spirto, it vermee Spleto.* (I, §}- Couteo gli Gnostcl Prineiplo: “Polchd, donque, ct apparve ehlaro.. (VI, 6). T name Prineipios “Forse, © moitepllett..” 45+ (II, 8}. Com’® ete le cose viste da Lontano of appaions piecole Principio: “Horse, almeno, fe cate viste da lontano = (1,8). ba beatitndine'seatendo in ragion direta del tempo? Principio: ‘Lesger beato.." AT-{TT, 1). Ta meseolanza permeante il tut Prineipios * Sulla eosiddeta.. attraverso Cotte Je cose 8. (VI, 7), Cou't che riene allecistenza la molteplicta delle dee? Tl Bene. 10 pourra Principio: “Dio. mandando al divenie,..” (VT, 8). IL volontario, Principio: "Posse, 8, sugit dl 40-11, 1}. 1 mondo, Prinelplo: “Chl alferme eterno i mond...” 41-(1¥, 6). Sensazione © memoria, Principio: “Lo senseaioni, non smpront. 42-(V1, 1). 1 goneri dell essere, Libro 1 Principio: *Kignardo sii oseori, qunnsl @ qual 48-(VI,2). 1 gener dalPessore, thro T. Prinefplo: “Poiebt, danque, dei eos! det...” AB-(VI, 3}. T gouerh dol'essore. Libro IL Frineipio: ‘A propnstzo dol’eesenza, io cke senso, sem ben 45 -(ILL, 7), Reerniea 6 tempo. Principio: “Leetersit il tempo.” Questi ventiqantro sortt! — eho Plotine compose nel ses- stennio in cai 19, Poririo, fai prosente, traendone opgeito ‘dn problem ocaasionals, come abbiame dlmosteato nei som ranri di ogni libro — aggionth at venta, anterior al noseee soggiorna, danno ia tutta quarentaeingne seri Vi. —aontre dimoravo in Sieilia —18 mi ero ritiato, ‘rerso iI deelmoquinto anno det regao di Gallleno ~ Plotine seriase olngue Hbel @ me Hi mando; escol 6 -(1, 4). Bontitadine, rinoiplo: "Hk viver bone od esser beat." ATL, 2). Le providenza. Libro T Principio: ‘Da un lato, nd una spontancitt..° 48-(II, 3). La proveldente. Libro I rineipio: “Che danquo, sembra, su queste cose...” 19 -{¥, 3} [pastas eapact di vonoscenas; Cid che & al ai Ih Principia: “Forse, eolul ehe panea se stesso dev'eaere diverse...” 80 (UI, 8). Bros, Principio: ‘Eros! Un ain, forse. Orbone, ‘alt rite! Ploting me Ynvl6 nel primo anno 2 etlimpero di Claadlo. AIM inislo del secondo anno —e poco {dopo mort — mi mandd quest! altri: 51-(0, 8). Quail sone ¥ mali Principio: «Quel che careane donde 1 malt.” 82-1, 8), Agheono, gli ati? Principio: ‘1! corso dalle stalle..” 8 -(L, 1) Cho cosn 6 It virente. Prinelplo: "Pacer! e dolor.” ‘54-(L, 1. It primo Bene. Principio: ‘Forse talano aMformerh diverse Quest, pid 1 quarentacingue, delle prima ¢ delle se: a feondn serio, fanno einguantagaattro sertti.-Aseconda del- poca in eul farono compost — alcant nella giovinsaza; ‘ai, nelle mature dolla vita; ed altri ch‘era adraato nel corpo — cost, pure 1 iol bei hanno pid 0 meno vigore. TT primi ventuno, infats, non sono tanto sostanziosi ¢ In a loro potenze non possiede ancora ambito sulictente per tana vigorosa risonanze; gil seritt della produzione inter~ ‘media riveleno il enltane dello sue possibilith: questi ven~ tiquattro, a prescindere da quelli brevl, sono reramente pe fot; ell ulsim! nove, perd, sono seritsi quando gla Te sue force declinavano, e, presieamente, pit gli altimi quattro ‘eho non 1 precedent! cinque, YVi,—Udiorl, ne ebbe in buon numero; ma seguaci = ppassionatl, @ eho sf trastenevane eon lat por amore alla ‘losoga, furono Amelio di Exraria, th ent nome ora pro~ priemente Gentiliano; ma egit preferiva eblamersi Amerio fon Th 'r? sostenendo che gi eonveniva trarre fl nome da Sambrin* ("indivisibia ) anziché da ‘ amblia’ ( negtt fgensn’}; © poi un medico di Seltopoll, Paatino, ext Amelio» fever appidppato fl nomignolo dt ‘ Mieealo” ("pieclino"): fra tusto pleno ai noziont mal compreset Vero & che co ne fa-an altro ancora, medica, Hustochio aleseandrino, il quale, 2 Porro ‘conoseiate da Pltino soltanto verso la fine dela vita, n'ebbe ‘ostantemente curs fno alla morto; questi si oceupd soltanto ‘elle dotrine plotiniche-ed requist» Vahite del geusino flo- tof. Convenira pure Zaties, flologo © pocta, che avern femendato il testa di Antimasn ed avers volta in esl, 85° ‘ai poeticamente, I" Atlantic: oglt mort, ch'era gla quasi, ‘lee, poco prime dl Plotino. Anehe Peclino gil premerf. ‘Alico aimico fi Zethos, ai origine araba, marito delle tigi ‘Ml Teodosio ehera stato are di Ammonio; medieo anche Jus © exrisslo a Ploting; ma era pare womo police ed aveva fort ineliauzioni politiche ebe Wotino eerenva di tre- ture, Il minestro gli ora ensi intino cho volle anche ritiarst presto di Ini, in campagna, a sot miglia da Mintarno, (In ‘uel tereitorio evova possedimentt Casttiofo 0 Firm, ear ‘mem stato soprannnminsto, somo pieno di ardante amore per tutto cid ch'® bile, come gessano nel nostro tempo. Quest! muteiva grande wispetio per Plotino; in ofl cose ava ai cenni di Amelio come nn sero bono, e@ anche 4 me, Porfirio, ere avvinto in fatto conte s vero fratello.) ‘Orbene, persino Zothos, par tre Te brighe della politi, ex! sere dedieato, vonerava Plotino. “Tra gli aditori, non pocil erano membrt del senatn: seriamente degli altri dedioazono a loro attivitd all ‘Sosofa Marcello Oronsio @ Sahinille. Anche Rogaziuno era sonatore; quest! progred{ talmente nel distaeen da questa rita eho non role rinungi® m tatth { suol ben! © licenzi® tmtti f servi ma abbandond porsino la cariea: stars per seine nella ut qualita di pretore ¢ gil aominl dl seorta fran If, pronti; ed ecco eb’egl né vuole pit ase, né oe- fenparsi dello axe fanzioni; anzi non valle neppare abitaro pit nella sta essa, ma andava qn It, dt mich e da fae milla, © I prendera pasth ¢ It dorsniva, Si clbeva, det resto, ogni due giorni, Futto sta che eg dapprima tal- tnente malato di gotta da essere portato di peso sa dim sedia, a comineiare da questa rinunata alla vita od alle sue ‘eure, riprese le forze © montre prime non riuscive neppure fs sandere le mani, no poté pot far ovo con ane agilita ben vara or riamie ts pid grande dl quoglt artgiani fl cul Javoro 0 tatio manuale, Plotino lo aocoglieva tra { ol: avera eostantements in ‘occa Je eae lod! al ai aopra di tots ¢ To proponeva come ton evemplo parferto agli amesori della sapienca. Vers pure Serapione Alessandrine, uno che un tempo ere sttto retore fe Bera pol dedieato alle dottrine Mosofche, ma non era Fiaseito a desltere dall'arrilente vizio dalle speculuzion! ¢ ‘olPascea, ‘Anch'to, infin, Porfirio da Tro, now fal wimo tra i suoi amiel: eglt mi gludieo egno’ a} correggore 1 saot sist, VITT. = Plotigo, Infant, sertto che avesse qualeoss, mai ‘pol mal avrebbe sopportar di tornarel daccapo, due volte, ‘sul su0 seritto; ® certo, anal, ehe non ai rileggewa © non eorrera neppare sunt volta le sue pagine, porebé la vista tal git serviva per In letra, Serivendo, pol, non st diver- tiva corto a modellare le ane letters © non separeva, con precisione seg, le allabe; m6 si dave penelero dell'er- {ngrabin; ima era autto @ solo compreso del suo pensiero} o ‘con sorpresn dl noi tatti—eontind « erbare {lsu modo setivere fine alla morte, Intl, completasa, nel suo i timo, Ia ricerea, dal prinelplo alla‘fno, eaffidando pol allo serito il ritultato della sua moditezione, eoncatenava eld fehe aveva gia organizzato nell’anima, serivendo east cor- entemente he parera copiasse da an Ubro. Polebé, par converaando con quslouno & tenendo discore lat, era sem pre, ttvie, nella ua ricerca, si da soddistare a un tempo Alle esigenze del conversare © da persegaire, nondimono, fenan interrazione, Te rifessiont sul soggetio dato. Certo st ‘che, appena M'interloeutore ei eongedava, egll, senza nop- pre rileggere lo weritzo —abbiamo gia desio che la vista on gli era bastevolo per rilepgore — vi saldava, per cost fire, Il wégalto, come se In conversazione avuts non avosss ftapposto nterallo di sorta, Insomma, egll se ne tava a un tempo con se stesso e can gli altri € non avrebbe cial vo: Jo distendere, almeno pet quanto era In Tui, Vatenzione 4 rourimo ‘se siesio, 66 nom forse solo nel sonno, ebe peraltro exit feneva lontane con Vestroma sobrieta —spesso non toccara, nemsveno fl pase —e con In costente applicazione, al suo pensiero, IX, —Aneho le donne gil erano ssial atfeatonate: Ge- ming, nella east deta gale egil abitava, © sua fg che vera pure il nome Toaterno, Genina; © pol Anfeles che fa moglie di Aristone, dglio df Jembliee: tate ardentemente Aedite wilh flosotn. Noli, pot —uomini e donne delle pia mobil famigtie — ‘al ponsiero della morte imminente, reeareno Tui 1 loro gl, meschi o femuine che fesero, eglie If affdarano cot resto del loro beni, quasi a custode stero o divioo. Perel sun cast era cutn piena di giovinet © i fancitle, Tra isl vere anche Potamone: Plotino wveva a cnore Ie sta feducrzione © spesio stnva nd ascoltare com'eglt gomponesse {ok vers. St sobbaroava persino all evlsione del eon ehe gl sovtoponeseno I Yoro tateri bedaen n che fossro esatti, Dicwva: “Finehé pon seranno Alosot, eash hanno tutto i dicito a che { oro bent « Ie loro rendize nom slano intae- ‘ete ¢ sf serbino ineatie'. E, nondimene, pur provredendo alle brighe © alle euro per In vite al tance persone, eg ron rallentava ginmmai, sol che fosse dest, Ie sua tensione spiritnle, Bra di natura soave, pronto ai desideri di quanti, per una ragions © an’altra, avevano consuetadine eon Ix. ‘Ond’s che per tort le duraia dei ventisel anni della sua dimora romana, par avendo dovuto dirizere, im qunlitt di ‘arbtro, mozeplil Ul, non sf ebbe mai neppire wn memeo tra gll-uomin} politi. X.— Tea quelll invece cho si stteggievano a flo, Otimpio Alessandrino, chu era stato seolara, per breve tempo, AI Ammonio, per smania df primeginre,sisanse Un aiteRe Giamento sprezsante nel eouftonti al Pletieo. Quest'uome ‘i saccani contro tlmente da tentar di auirare sa di Il, per vires di magia, indluense maletiebe di asl. Pero, quando s'accorse che tall tentatirt si ritoreerane & suo anno, dovette confussare si euol familiari eho Ia fora @'animo al Plotino era coat grande da poter stornare {i msleficio tego Tui, a tutto dtnao di eoloro be to trama- ‘ano, Plotino, dal canto suo, presentiva gil oceultl manegat 4 Otimpio; soteva dire: “in questo momento il eorpa a Olle pio si coniras come quelle borse a chiusura, poiehé gil or ‘gan! vi sl comprimono a vicenda! E cos! Olimpio Is smise, perché aveva corso spesto il risebio di subirlo Ini i! male- elo, plauasio ehe farlo & Plotin. In vert, Plotino possedeva, nativamonte, qualcoss dt pid degit elit uomivi; infu! wn epiziano, sacerdote, ver ‘muto a Roma ¢ preseniato « Tui de um amico, volendo dar prova della sus sapionza, al offorse di renderglt visibile, mediante evoexziono, Minnato aémone che Vassinteva, Plo: tino seconsenti di Yon grado: Mevocazione avvente al- Meeion (a dena dell'Egizio, non ai trovavs, ia Roms, altro ogo puro, fworchd qnello). Sotto { loro ocak, it dbmone fu evoeato; mie fovea di un esvere ai apesie demoniicn, ‘apparve un lo. Onde I'Bgiziano esclamd: «Beato te, Plo tino, ehe hal per démoue um dio! Cotui che #assiste now & Al specie infeiore’. Mx non fi dato nd Interrogare né eon tamplere, pi oltre, Ia presenza del dio, polehé Iamico cher 1, spetiatare, eavera in mano gli wocelll, prest in evstodia, ‘edlto © de invidia o da verrore, I sffved. Orbens, poiché Plo tino uvova l'essistenze dl an démone a divinita aaperiore, fra, de parto sua, ininterrotamente, orientate vervo dt Iai §n alto, col suo oeehiodivino. Da ed, cereamente, eg trasse ispirazione a serivere il trattato Sul’ Démone che cf ha avutt in sorte, ovo si stadia di dare le ragiont della. diferense fhe o'8 ta | varh demoni che assistono gil ont, Forvido sseridcante eom'ert, Amelio andava in gi inl srl delle neomenie e ad alire forte religiose, Inselarsene sfuggiee nay ora, egli pretese une volta che Plotino vi parteaipasse, con Ink. *Speita agli dei — rispose Plotino —enire da me; non a me andare da loro’. Per ‘quale consderazione ei pronunzid una ent etera parla? Non rlusclmmo © compronderla; né ardimmo.iaterrogerio. Xi. — Fgli ore inoltwo dotato di un'auindine proprio senuordinnsia a penetrare 1 earateri apni. Una volta #0 retain une prexiom collana @ Chione, a quale abitays, con Miu, notte casa dt Plotino, serbando on opni decors 1a sue vedovanes, Hadanati 1 domestic} alla sua presenza, Plouine, ostereasll tail, ne indied uno, dlcendo: ‘eeo!o, 0 lado! Costal, fastignts, persist dapprima a next, an alla fine eontovso, tensse fuori Voggetto rubato © 10 estat ‘Anche dei fenelulli che vivevan cot Luly ell sapeva prelite, uno per uno, quale sarabbe stato 61 loro avvenire. 1, per eempio, di Polemune prodisse che ne sareble stato ‘Sara dedito a placer! d'amore © avrh breve vita’, disse; cost fu, Unaltta relia accorse che io, Porfirio, meditavo {41 partieml da questa vith. BA eeco, allimprorviso, ma 10 vedo dinansi—dimoravo nella sun casa —e mi sento dire: "Godesta tua Intensiono non procede da stato normale di ragione, ian da una qualche moeboss malinconia. B mi contrinse a mutar paese, Obbadit © andai in Sicilia, Avevo seotito dire che a Lilfbeo dimorava un tal Probo, di cul s Gieera gran bene, Quanto a me, feel eadero, sl, questa In tenalone; ma, al tempo stesso, eld mi tolse la prosenze di Ploting fino alla morte. XII, — Tratevano cow spociale once Plotine, ansi to veneravano, sin Miaperstore Gailfono che Salonina, saa iogile, Avenlendosi della foro afferionc, gli voleva far porgere tuna eit ci Mosofl La elt —si dicava — era esl Sita an tempo ia Campania, me alloca, peralio, era um ‘cumaio di rovine; fondata chi fosso In ett, oceorvera ee- Serle { territorio cirostante; git abitant! fuunei avrebbero lovato oaserrare le lef platonicho 0 s! sarcbhe imposto ‘alla eitsi il nome di Plutonopoll. Plotino promise che si “ncobbe ritirato ok in compagnis dei sot diseepoll. Questo progstto sarebbe anche facilinente rinsclto al filosofo, so Talani eortigianl, per Javidia, arversioue © altro indogno nictivo, non ¥i nvessero feeppoato ostaccio. ‘vera Dr PLomxo aw XtIl. —Nei suo cor, egit avera la parola pronta ¢ to ‘vava sm stem fills pensleri convenient Shagliays, ford, nelle pronnzia ai aleune parole: per esempio, non Uiceva ‘anamimnpesketal? (ai rammenta) ma * anaronemiske- tai” ein ale parole shaglinea pl accent errori che sarbeva, fmnche sevivendo, Ma Il suo pariare ora tatto una rivelazione Aintelligensa ® tal segao ehe perfino suo volt splendera {4 quella Tace. Amsbile, al solve, alla visa, era, in quet ‘moment, pid eho tal bello a yelerals an velo at sudore glk jorava la fronte; In sua mite tmanith tralueevas est Ivano @ wn tempo una bebigna proutexza di fronte all do mande ana insaneablfe attenzlone, Per ben tro giori, fo, Porficio, lo interrogxi sal problema: ‘Come Vania coo- sivta co} corpo” ed ogli seiluppo sutta una dimostrazione; fo allora, anzi, che ne eapltd una bella: un tale, & nome "Tanmasi, se ne venne In pretendere una conferonze bell’® buona e tale da farne an bro, ebé gli era riuselto insop portabile quel wioco ai domande e risposte tra Porfirio © Plotino! B qacstl, di rimendo: ‘11 gusio & ehe se noi now sclogliamo i dabbl ebe Portri golleva con le sue domande, hon atremo in grado di dre, assolatamente, qualeoss degua Ai tradueot a Reo XIV. — git che, pasiando, era, molte volte, {splowa © ‘euldo di uesione — sin ebe purtecipasse all'airal seatimento Sn che Jo trasfondoase Jak fn altsi —nello servere, invece, fern concisa, eoncetzoeo, breve, denso di pensieri pi ebe di parole. Nef suof trata! sono sparse insieme, atiee corte Inosservate dottriue stsiebe e poripatetiche; ¥i sue pur con- densato guestiou! al motwvien aristotellea, Non git erano jymnoti i cost dett!teoremt dein goometra, dell'eritmetics, della neceaniea, dellotiea, dolln musica: personalmente, pera, non aveva Ia nocetaria proparkzione per elxberare {ull diseipline, Alle viunfon{ dell seuole, eg si faeews dap- prin lepgere det commenti, quali ehe fossero: di Sovero 6 di Cronio 0 di Namenio 0 di Galo o af Aiteo, ovvero, sre # pevipateies, quelli af Aspasio, di Alessandro, di Adrasto, 6 vonrire i alts, « caso. Ma non gid che si facesse una semplice| Telturn e, an volts fitta, ei si formasce Il, Al eontrario, ‘eli ere parsonallasino © nuovo nella saa visione delie dot trine aleruts dol resto, nel metoda di ricerea, s1aitencra filo spirit di Ammonio. # prosto ne avera abbastanz, det festo lets, da exsorne satio; In poehl wast oftiva tn i tecpretazione ob'era frasto al profueda meditaziong; @ si nlaaen per andarsene. Una volts gil furon leit 1 teatatt di Langine Sut principt e L’Amizo deitantichta; * #lologo, 8, Longino to &— disso — ma Alosofo, no, «llazot*. Capitd un iglorno alla riunfone Ovigsnes Puno st fore at bragin e fa TWIf per levarsi in pied; mn progato de Origene a che par= ‘esse, egal wehernif digend: "Quando Teratore ax di pars Ince & persone che conosenn gid qualloebegl vorra dire, fogot ardore eae’, © cost, dpe una breve conversazione, st levb por andarsene, XV, — Ad ane commemorszione platenica, 10 less un sia carime: Novae acre, Poich® aleggiava, In esse, uisp Fraione tlstisa, in un sen¢o riposio, el fa no ebe mor- ‘mor; ‘Portcio 8 aiventato pazzo"; ma eg disse, In modo che tai potessero dire: ‘7 sel rivelnio a um tempo poets, Alosafo e ferafante’. Allorebé Ml roture Diofane lesse tina son Apologia det’ Alzsbiads del Conetoi platonic, in ext sosteneva Lopinione che uno debba coneederst, per appren- dimento di vit, allo vogtio det maestro innmmorsto, Plo- tino eat pid volte, tuto fremente, per abbandonar ta Hupione, Rioval & frevarsl; me, seiolto 'uditorio, ordind a ‘me, Porivio, di conteaddirlo con uno seri, Diofane ricusb i arin il sno libro; ond'To ripresi a memoria le sue ar- igomentarioni o le confatal in ano ecritto che pol Tesi dl- ansi at medesimi aseoltazori rianltl, Faso pineque tanto Plotino, ebe, anele durante le conferenue, contivuamente sopgiangera: “Bone, colplse cost; e aplends agit umant tan Tues Da Atene, Eubulo, W dladoco platonico git scrisse, man- nndogit dol teattai: A propotito df aleune guestiont plato hiche, Plotinw feee consegoare # soe, PorBrlo, tall sritt fe volle cho io li eseminassi e no riferias! a Jui. 8 oeeupd fanebe eh cataloght delle stale, nom perd con rigore mater Tnatico, Fu inveoo amat prociso net cuntrliere i risalatt elle predizion! arte stlla bese di oroscopi: egll srenth 1a tnistifeazione dl quel presagi ¢ on esta w confitarlt, mote volts, nel suol seit. XVI. —Di esti, al vo compo, ve averan moh ‘diversi; sottart chy #1 tifwcevano alla ilosofa antien erano 4} eegasei i Adelie di Aquillno, 1 qoaltpossederano rmoltisaint sort ai Atesundro Liblo, ai Fiocoimo, ai De- mostra, di Lido e tiravan fuori sempre Te Apocaliss) dt Zoroasico, ai Zastrano, di Nicoteo, ai Allogene, dl Beso @ 4 alige simile gunte, Ha indueecan molt In errore, in- fgannasi com'ereno essi stessl, nella eonvinzione che Pla- tone Ton aveete tenndagliata Je profondita dellestenza in- telligibite! Pereio, Plotino steko, nelle ave Jezion, 1! confit {pid riprese; scrisse anche un libro che intitolammo Contro| gH gnoatic, Inscinado a wot ML giadisio gal resto. B Amelio Drocedette sino s qaaranta libri nella sus opera polenica feoniro il tattao di Zostelano. Quanto a me, Porfirio, bo ompoato estese confutazion! all'opera di Zoroastro, dimo- fsirando, ciod, che si trattava dian libro spario, di date oeente; manipolato dal fondatori dela sosta per far credero ‘cho i dogml, eh’esst volevano accredisare, appartenessero all'antien Zorosste. VIE. —Si spare, dalla Gresin, questa vose: “Ell plagia fil sori di Numenio!”. E ad Amelio le riport Trifone, oleae platanico; Amelio serio an libro ebe inttolb: Dif Jorence dottrinali tra Plotino Nustenio. Hglt Jo dedicd & ime, Basilio, oiehé fo, Porfirio, arevo inolire anche il nome Busia, essendo ebiamato, nel"idiom patric, Maleo ~ tale fra pure il nome al slo padre. Ora Maloo significa *re?s tice Basileus (Basilio), #e #1 Yuol renderlo in Lingus grees. Percid anche Longino, dedicando la sua opera Suit ixinto 8 ” Porrimo Cleodamo e 2 me Portro, pone in teste allo seritto ‘0 Cleo- amo e Nsleo..”. Orbene, Amelio traduase i} mio nome in ‘eco © come Sumenlo velso Hl nome Massimo in Megelos, fost egls, volte Bialeo im Basilio, serive: “Amelio a asi; Salve! ‘ty sa! benissimo eho Jo non avrel proprio aperto boces im grasia al quel signori spettebilistai, | quall, per ase Ja tux parola, ti hanno lesteralmente storito, clanciando che fi invegmamenti del nostro amiea risulgono a Numenio i Apamsea! evident, invero, che tll erslebe ono wate mores per fave belix mostta dl quel feel spistoso Tinganggo cost in voga preso di loro. B, ora, sl va dieendo ai Iai "Plot ® un piatto ciarlone’; pla steal: "® an plagiario! fe, in on tera> momento: ‘anede Ia minima parole 6 an plagio! *. Insomma, non parlan di Iai se non satireggiando senza ritegno. Gli 8 che bisogoa approftare — tw apial ~ A questa sceastone, da un Inte per avers sempre pla pront alla memoria, le nosire dottrine, dash per avor sot oe: chlo, fa un solo sguardo, le exlunnie, qua ¢ 18, dn tempo, difase,eovtro Ml some del nostro amo, un womo dt prime ‘grandezza, qual'e Pletino! Cosi, "ho obbedito. Ea eeeom fui ad offi’ le pagine promosse, fratto, come th stesso say della fatien a tre gor. Non aspetiarthebe tall seritt 1 fondino st di un riseoatro ool testo « fronve di quelle fcostruzioni d'fnsteme, m6 ebeast siamo, perci, tattazion| cesuurionti, © neppare soggi scoltis esi sono, pfottosto, il lsultato del mio ripensamento df queglt antichl converstri, © sono qat dlapostl, ad uno ad uno, a seconda che mi ea pitavano dinanai per primi. qaindl naturale, por queste e par altre ragionl, eh'io ‘conti sa i tna tan ones indulgenas, specie. poi perehé hon mf @ stato troppo facile eogliere I'ispirazione Alosofca Ui quellaomo, testa da alouni s} eonseuss con no}, quando pol egli, w quanto sembre, si esprime ora in an modo ora {mun ali, salle steose question Mase qualche nota debba riscir falea ¢ diseorde dalie vita ni PLomNo a Aottrine del nostro domestico foeclare, ta —lo 80 bone —me re saral bonerelo critieo. Git 8 che A stato ognorm mio destino, « qaanto sombre, come diee in un certo Tuogo le eragodin — ai rettiteare © ai ritratsarml, afaecondato come sono, in questo mio even fuale deviare dalla dottrina del nostro maestro. ‘onmangne, @ eolpe tan: perobé fo ho volnto complacert ‘in tutto. Sta sano” XVII, — Sono stato indouo a inserire gal questt levers, non solo a prova del fatto che certa gente, allora e preci- Semente al suot teipi, eredeva ehegli uon fosse altro ehe fan enfateo plagiario di Numento, ma anche parché si com- prenda che, ee e898 ue faeevano, disprezzandolo, an pistio larlatano, ef era dorata al fatto ebe non capivano alle dalle sue parole, perché ogli era del tuto seevro di teatra- Vita © af Boris soften, Nalle adunanzo, sembrava uno ee cnnveranise © nessun vi vedova afforate, a tatta prima, 1a forza della costruxione logics raccbinea nel suo raglona- mento, To stew, Porfirio, ebb! gaindi « subire una simile jmpressione, quando lo wail le prims volte. Mf) spins per- cid & presantargii an suggo evtico, In oni tentava di di- Imostrare, contro Is sie tesl, be gil intllgibill banno fsistonae. fork dollo Spirito. Byll s0 lo fece loggere de ‘Amelio e, & leture fa, con un sorriso: “E feccenda tox tisse-- 0 Amul, sciogtiere 1 dubbl, net quali, per ma cata conoseensa delle nostra dottrins, Porlrio & eadato ‘Amelio serine un Tbro, tattaltra che breve Controle aporis | Porfiria, fo secsst Al el nuovo in rigposta sl suo seritto, ‘Amelio vi replicd ancors. Alla terza vole, sie puro con un po di tation, (0, Portci, comprest il loro pensiero e mi onverti. Stesh wa Pullodia che lees in seno alla. ti ‘one, D'allora in pol, ante in rapporto ai Mbri ai Ploino, vo ful considerato come Puomo di fldacia, B fal jo a destare hel maesito stesso Vambizione di artcolare © al sviluppare, Der iseritt, { suol penser, B, del resto, io ispiral anche ‘sd Amelio Ia voglla ai serivere. XIX. —Ma quale giudizio fecesso gi Plotino anche Lon- gino, spovinimense sal fondamente di quanto tn per eorri~ Spondenza gli andavo segnslando, sari rivelato da questo fraumiento i lettera, « me indiriznta, del eeguente tenotes {yerobé ogil pretenders eb'io mi reenssi presi dl i dalla Sicilia in Fonicin, portandoglt# libri di Plotinol) ma ecco te separate: © mandameli dungue, sempre ebe 1 voglla, 0, me lio, portamali tu stesso, To non desisterd dal progatt, © ‘ron una volta sola, a preferire « quslangue altro il eammine the iena alla min volts, Anche se non avesst altel motivi “qual sapiensa mai potrest! aspetart! da nol, renendo qui? — Io faval alnieno per Iu nostra antica consuetudine © per il lima temperata coat conventente alla tun salute che ‘a stesso tleonoset debole! Se m pensi, per arventure, ‘qualche lira cove, disiflditi: non asperurti da me né Gurleose i nuova e neppnre, quindl, qualeuno al quegit fantcht aeritti che mi diel d’aver perduto. Perelé qui siamo Snesppati in tal peuarla al copist ebe, per gli dat}, in esto fgaemto tempo, mirendo « terminare il resto delle opere dt Pilotino, w mala pena ne venni a capo, distogiendo 11 mio coplata| dai coneueth Invor! e ordinando che al: dedicasse siclusivamante a queste [Le possiedo, si, tue, a quel ce se ne stima, comprese fquchle riesvate ora da te; U1 gualo 8 che le posseggo a meta, hiel senso ebe esse sono tutte zeppe smlsaratamente di er ots per quanto fo mi illudesst ee 'amico Amelio evrebbe faito tna revistone engi everion! del eopint; ma egll avera tyen altro dn fare anzieh6 attendor przientemente a quest Driga! Kaito sta, iasomma, chlo non so proprio ora da fqual panto prenderie, pur estendo cost bramoso di medi tre f teatta Sulanima € Sullestres proprio quelli fn eut {gi errori abbondano! Oh come wl ssrebbe grato ricevere fn te dei rannoseittiearati con diligonza! Mi bastera col- lasionare { testi ¢ subito te Ii resttuire, Ea eecoml ancora f ripeter In stesse canzone: non mandarmell; m4 vient oyera mi LORIN 23 tu atesko, chi sara anokto meglio, reando non soio questt Serittl_ ma ance quel rimenenth cho per avventara siano fugit ad Amelio. Glacché quell ch’egti 1620, io It acquis Tal proprio tast, com ognl diligenza. F come avrei potato ‘ulriate al possesso i talf oper di Lal, monamenst che faa pleno dito al nostro rlspetto ef alla nostza riveronza? “E bensl vero ch'lo, a voce © per isritt, du vieino @ da tontano fanche durante la bia permanenza a Tire) non bo tnnecato ai presisers ebe, tet Jo sue pretest, uolte fo non Fiassive proprio ad xocettale. Noudimeno, 1o asnmiro od fimo in modo strgordinerio|'iapronta de} suo stile, ta com> atta deasich det eaol pensiri I"impostazione schietamente Flosotiea della rieeret; ond"io, per mo, affermo che ght ‘aman della indagine welontiion dovrebbero porre 1 sa0i Tibet aesanto allo opere pit important XX, — Ho ciportato gal questa etauriente eitazione del pia acute eritien eontemaporanco, di colui che raglld qunst Tate Te restanth opere del suo tompo, per stabllico quale fosee il suo giudizio su Plotino. H dire cho eglt, n tutta prima, fondaades! sulla igporsnza altrui, aveva ua eostante lvieggismonto di dlsprenao verso Plotino! Le copie acqui- ‘hate, teatio da quelle di Amelio, in unto gli sembravino correite in quanto egil noo expiva It modo eon eat Patino torn uso rendre fl eno penslero, Anal gi esemplnei di Amolio| frano almeno east corrtt, come qualsiasi altro, se non altro perehé essl erano desant! dirckiamente dagti autogra. Ma ® pur necessario porre qui quel che Longino expresse, in tno seritio d'insieme, eigaardo a Potino, Amelio ¢ alti foson contemporanel, alinehé six complet, oa al loro, un igiudizio quale fa qacilo del pid rinomato of acato extico, 1 tibro di Longino ba per titolo: A Plotino ¢ a Gentttians Amelio, yt fine, Bocone i proomt “Quant tlosod, © Marcella, allora, ale nostra! Spocie ‘ai prt tempi della nostra giovinesza! E quante penuria frat Ml oon @ Il caso di parlarne neppure. Quando noi sera fincor glovinest, oran tataliro che pochi gil iniziaort di 2 roxeimo 0 conrenth osofiche, A me ft dato dt vederll tauti— per quel Info vagsbondare, da bimbo, ia Tango © in Inego, cof miet genitori —e, pit tard, di estere tn coutatto oon quanti nn fore soprarviverano, nelle varie relazion! cbe similmente “tringevamo eon numerose gent!, in tante cit we Vieran di quelli che weran dat! « trattare anebe per iserits delle loro dottrine, laselando alle posterita modo di perteeipare al vantaggio che ne derivava; altri, invece, Simarone di doverst limitere a far progredire 1 sexuacl nella comprensione del loro placit! leno ‘A quelll della pritma maniers sl appartengono { platonich ‘buelide, Demearito o Prnclino, che soggiornava nelia Trosdes Protino e il tuo diseepola preferito Amelio, { qual, sinors Insegtano pubblieamente a Roma; tra gli sioiet, Temistocle, Feblone; folie Annio ¢ Medio, | qualt erano, sino a fe {a flores tra i peripmtetle, Ellodore Alessend ‘ty quell delln seconds manera vientrano # platoniet Ammonio ¢ Origene cot quall ho arazo contxtti per ben Tango tempo; oman, quest, che distanziavano non poco, per iutelliganas, £ loro contemporanel; w pot, in Atene, vw Mladochi Poodata ed Eubulo. Che so pur talani di quest! Dbanno serio qualeoss — come, ad esempio, Origene 3 cui SE deve Hl tratiay Sui démond, Bnbulo che serisse Sul Pi febo, Sul Gorgin, Oneskiat arintotliche alla Repubbtin oil Platons — fd € troppo poco yor Runoverarll tre colorD che slaborareno Ia dotteina per Iscritto, gincehé esst fecero, 4 tale atsivieh, come an ai pit, privl eon’erano delle vo- vw eazione di seritori, Tra gl stole ricordiamo Eeminio € Lsimaco, ebe vinsero nella eapitale; tome pure Ateneo ¢ Masonioy tre { peripatetic, Amuro ¢ Tolomeo che furome, Vavo © Valtro, pik grand) flologi della oro eta; spe ‘monte Ammonia, glacehé non ¥'6 neppuno ele posts stargit swe npeanto per rleehezza dt crndiziono. B benst vero che questi ano anche seritto; nulla, pero, di strettamente flosoien, rn aoltanto poesie © discorsi epiditiel, conserva, eredo, rnonostante il volere del loro amtori; ¢ quali, corte, mal x1 sarebbero rasiegnath a divenir nos! alla poserih airaverso vrs ot Por 8 simill bei, esti che avevano rlaanziato a serbare Ml tesoro ella oro dowrina in opore al polso. Passando poi « eoloro che hanno sertto, aleuni non fe- ‘cero altro che compllar delle sillogi o traderivere addirit- tra dal slstera| antici, eome Buclide, Demoerito¢ Proctino; altel, pot, eramaudo dalla csplorazione degli antichi, dele ‘cose propric insigniicant, st diedaro w comporre libri alia toro falsariga; ef vale per Annio, Modio ¢ Feblone, il quale ‘ultimo sonora pi alle notoreth derivante dailepparasn sti- Tistien che « quella derivante dalla eostrazione logien. "A costoro al potrebbe aggregure anche Hilodoro; non ‘era cero lat gor obe, ad articolaro ngilmente In dottrin, arrebbe agelunto una virgols in pid, at suo, al di Ik ai quanto era stato det, nah loro corsi, dag antic, Altri, {nvece, sin per vastith di problem! che affrotarono coue per {il metodo originale di specalazione ehe tennera, rivelarono tata la loro vir dl seittont: Plotino © Gentitiano Amelio. lotino par ehe onfenti i prineips pltagorici © platonict verso nna interpreiazione pid chiara delle prevedenti; poicté le opere ai Numevia, dl Cronio, ai Moderato e di Trasito fon raggiangouo, ueppare alla Tontana, il rigore sofenti fico deglt sorts plotiinnl aulla stesse materia. Amelio pre ferisee rlealeare le orme del mavstzo o si atone per To pit ‘lla sua dovtrina; ma, per smania di claborare, non ® pli Semplice ¢, nella ridondanza dei'espressione, cae proprio jn quella eeuberanze stitistion che Plotino avversava Di questi, e unloamente di quostl, & giusto, x nostro modo ai vedere, ostminare glk sriti, GH alti? Ma cht ai sontirsdie mat in obbligo anche salo at sfogliargll, senza esnavinare le fouel ond'essi attinsero? Eppare hanno sett, ortoro, ma non benno aggionto per walla qualeosn di pro: prio! Essi non si presceuparone affatto, non dieo di fornire Sommari, ma neppure brett ricapltolaziont; non parliamo pot Gi silog! di dottrine ancors valide © di antologie! ‘Veramente, anche in altto luogo not abbiamo gi intr preao quetio exnme eritica, come per esempic sia nella no- Stra Confutasione ai Gentian sulla Gluatiia in Platoms, notla Pisamina det tbo pletiniano sulle ide. Tutsi, Besitio 4 Tro, amieo comune, aostro 6 Toro — tut'sliro che pigeO Infisore Ui Plone, Tail — dopo aver aderito « Plctino, pintosts che alla nostra guida, si diede « dimostrare, con tin trata, che In Inbitzione ploviniana salle idee era pre- feribile a quella tnsegnata da. noi, Not credlamo di averlo fpirbatninente confatite in ana isp. sostonendo ebe vera fata male a eambinre opinione © cost, Intanto, ore femme sip vivace riovimento di idee tra quel tosof, ‘Altretianta si dies della nosirn lettera ad Amelio, in quale ha Vestensione di un teatinto ed € pot semplicemenie una rsposta a talue question! legit mi moss, da Roma. Ma Tut intvola quella son letera Singolerta della. loses df Plotina; wok, invece, et llaitamme «un titolo quanto wei ‘eomuve a tratintl; © ebiamammo Ia nostra cost: Aipoata all lltrn ll Ameli XI. — Orbene, Ie tata testimonianze ammovite che, sin ‘allora, Plotino © Amelio si distacexsnoo aa tat { loro ‘contemporanei per vastth a probloul,e specialmente * per 1 metodo originale di speculazione eke tennero s che Plo- tino, nonehé plagisre le dottrine di Numenio ed essergit ligio, segut, invece, © di propria seta, le dourine del ple lagariel; che inolte ‘le opere al Numenio, al Croniv, di Moderato, dl Trasillo non raggiungono, ueppare ali on tama, (Vrigore aclentificn deglt eerit plotiniani sulla sess tater, Longino parla pot di Amelio: dico che questt rlealenra le erme dl Plotino... ma per sniania dl elabo- rate, eveo che diventa eomplicsto e nella ridondanza es Pespressione fnisce yer eadere in quell'esaberanza stlistien che Plotino avvereava’y © beaché fo, Porfirio, fos ancors Ii miei primords ai eopsuetudine con Piotine, nondimeno, ‘egli mi cite con 0 pare‘. Basilio da Tire, amico co- inane, nostro © loro, fa tau'altreehe pligro Imitatore ai Po tino, luit'; oglt ha stabtizo cid perehé s'avvide, in voslt, h’io mi guardavo bene dalla ridondanza di Amilo ~ cosa fle} tuto aniilosofea — e mforientaro, inveee, a serivere seconde Videate milton dl Plot, , : ‘vine t Poms n In eonelesione, deve ben esser suMfefente che un wo ‘ost grande, ee & Teraments un critieo principe ed 6 ry hnato tale fno ad ogg, abbla scrito tale gludizio aa Plotinot Cosicehé, se a me, Porfirio, fsso sato possibile aderire al suo invite ed ineontrarlo, elt forse nom wrrebbe neppure serito ‘contro Plotine queta iti cho si ora dato a stendere prime {4 arorne approfondito la dottrina, XXII, —Perehé tanto m'indugio « Yombra ai querce fe di rapl?”— cot, Esindo, Glacohé, se ei deve attensre a festinonianze fornite dai aagyi, cil & mal pid eaggto del ‘do? del dio che disso di #6, veracomente: Di arene 6 a mach, fo-naueero soppl ¢ mire; Fimat compres eth grande allenaio aol. Total Apotio, stosse Ia faggiva ddotto sa Soerate tlorehé Amelio gli domandd dove 60 ne! ima al Plotino, Lal, f1 Dio che xvova grande parola agli wool tat, Socrate @ pi sagalo! odi qual grands e splendido oracolo pronunzid. intorno 18 Protino: "fo necordo salle lira ua eanoro inno imuortale por un amabile amie, lntreceiandolo eon Jo dolet note della eete ‘che piamente risaana sotto il plazro d’oro, Tnvoeo anche To Muse a far risuonaze il coro delle loro voet, in pleno gia- bilo sinfoniale ¢ in émpito concorde, come quando furono Invitato a intrecetare Im dxnta Intorno all? Baside, tra folio aimeortall © cant omerte Savrin, coro eacro dl Mose, fondiamo insieme 19 yooh, ‘spirando in tn unico ait, sino alle vee pit alte del exnto. ‘Heeo, tone tru voi fo stesso, Apollo dalla densa chiown. Dbmone, ta fost un tempo Wome, me ore tovcki la pli Jivina sorte del ddmone, de quando sclogleati { vineolt ella umana necessich, vi, oF4, dal tumaleo fragoroso delle Imembra, traendo dalto spiito Il possente slaneio, naota verso Ey owrim0 Yestremo lembo tre il mare © Te costa ascotta, afrettandost ‘e porte il pit fermo, langi dalle tarba dei profxnatori, sal fentiro dalle bello carve dell’antma pura; 11 doves irraggia To splendore at Dio, dove, im parezza, rogne I drito divioo, Tontano dalla saerilegs scelleravezza. Git un tempo, ¢ 1 slanciavi in alto per wotrard al rmordente feta della vita ebe st pasce al vangue od si suot org nauseantl; © spesso, in mezzo ai maresl e al loro ceossio sempre pit alte, epparva, mésso del Beat, © si pose proprio accanto, Ml Flaw supremo. ‘pesto ancora, qannde i raggl del tuo epiito, per obtigut sentior, tendevano a farsi travolgero m loro eapriceio, gl Immortal It sollevaréno ai ciel del dirfto eammino, st per eterna via; © pur frequentamente eoncessero al tuol ovehit i vodore, dal fondo detin loro teaebra nora, It reggio della loro Iuee, Giammal Yoppresse complecamente Te palpebre it sonno profondos perehé, par sbatato wel gorght della va- pporosn caligine, t, diradando dalle palpebre I sus greve Inacshia, riuscivi a vedere, com ovehh mortally ante © east famabill cose cbe nessuno @egii vominl, cea quanti farono eereatori di saplenes, pots mal faelbmente contemplare. ‘ta ora ohe hal epezzato Dimyolucro ed ai abbandonkeo Ja tombe deltanima demonfaea, t. segul, cram le sehters les ddmoni, ove alegglaze aure fragrant Cola & dato eontemplare "Amicizin ¢ Ia genera Brata; tel traboceare della pure gioia, Ja ru set eternamente sazio 4 Dio, attingeado da rascoll dambrosia; dx Lul sono i le (grat degli amori e V'allto sonve © Warla gepza venti. Del- Fores stirpe de! grande Zeus, 18 dimorano Minosse © Ke Atamentothatell; {v1 & Kaeo, Il giasto; fei & Platone— potenza, sacra —; la® pare il virtuoso Pltagora; e qnanti son Ii fermi, (Core di Bros fmimortale, quelli chs ebbero In sorte n'origine comune con { heatissim! démonl Ivi it cuore & incantao in Teviio sempre ridarenti, Ob te Beato! dopo aver soffeto In nuvierevoll battagli,armato dello slancio primigento de ‘ita, tu Gnalmento dimort col démoni east Feriniamo il canto, o glocande Muse, e i bet vortice della ‘ina pr pLomxa ‘danza in onore di Plotine. Baco il mescaggio che Inula cote (oro dové aanunziare 9a eolalehe 6 nel Bone, per 'eteraith*. [XXUIT.—Tn quesorasoto ef st dico com'eglifosse buono, ice, benigno eoprattutto, © amebile; © noi eravamo per fewamnente cones ch'eglt realmente possedesse tall quali (Cr vien dot nneora cogil aveva tno spirito snsoane, puro sempre proteeo verso fl diving, al quale egli aspirava con fun Panna sua; eb’egll, inolre, non tealaselO nulla. per Whetarsi: "per sostrars! al'utto mordente della vite che #1 ppasce di sanguo’, qunggia! ost proprio’ a quest"Uomo demeniaco, ‘spesto’, quan. A'egll clot st addaceva sino al primo ¢ trascendente Iddio, reiiante 11 pensiero, salle vie indieate da Platone meh Con- bivio, appanre quel Dio che non ha Bara né forma alenna ima troneggia al di sopra dollo Spirito e dellintero mondo intelligible. In verith, anch’i9, Porfirio, posso attestare at ‘essermi aeeoutato e units a Lol una volta sola: ed ora ho sesstotto ani, “Apparve’, danqne, @ Plotino ¢ git pose proprio aceanta, ll Fine supremo’ Meta, infite, « Wine, per Tui, si era V'accostarsi e Vunirsi eo! Dio che & al i sopra di tuttos ma egli raggianso bon quatiro vole, a {quel ch'io mi so, nel tempo in eu git ero vieino, questo Fine, con an ato ine ‘Ancora: che rentre ert travolto por vie oblique, spesso Bll dit lo riposero wn retto cammino, ‘ eoncedendogli fr fuente Wl caggio della toro Inco’, wo} aiguiicare cho gl Sevith ploinieh sono stati vergntl mentee dall'alto gli dat ‘igilavano e serutavano: parole dell’oracolo. In seguit all nwonne wiione, dentro e fuori di te —s) continua —*ria- sclvl a vedere, con oeehi mortal, tante ¢ ens! amabil oso, fhe non peerh mat fuellmente contemplare aeppure uno di olore” ete si dodieano alls flosofe, Bin vertd, la con~ templazione degit uomini pub aasurgere @ an lvello sovru- ‘Bano; ma, confrontata con tx comprensione deg di, pad ben essere “ amablle", non pero in tel misure che vega ad aitinger Vabieso, come comprendono gil dai. Ora, finch In- 2 Ponera10 Aossuva ancora tn veeto del corpo, Vatto eontemplatiro di Plotino e le raete che raggianse furono qnnil Merseolo fa rivelate. Ma dopo che fe sciolio dnl corp, ext— & detio ‘lire —& perventto alla *achlera domoniaea” ove son ci tadini V'Anitelaie, Ja Bram, Ia Gloia, Amore nel vineoio| {i Dio; © poi quelli eke hanno dignia e nome gi xluciei Melle antine: Minosse, Redamianto et Haea, tigi del Dio. Dinan2i al quel! egl giange nen quesi sogget » giniio, rma esaoeinto ad esl, coro gli alll, i womol abi. Fe vi sone pure aggregitt Plitone, Pligora ¢ quail sli stan "if, fermi, Coro Al Bros immortal! * ‘Di Insc traggono origine 1 damon beatstial © vi tre fate un icvederst al foste 6 di flotes vita perenne © beatiieate dal XXIV. — Reco qannto abbiamo potato ricerenre sulla vite di Plotino, Poleht eg stesso afldd a mo Vordine © Memendazione de stot libri — ne feel promesst w I, vivo, didi notirin agit alt’ ami dell'eseonclone — io rivenni fanaltato di'non dover serbnre Yordine eronologive in ana ‘pera Leni Jibei eran appar alla rlnfose, Imital, invoco, ‘Apollodoro d’Atene © Androaico il peripetetien; il prime dt fest reeoolse tuto Eplearmo, il commediograto, dissribuen~ done Vopern in dieel volaza; il secondo Alviso jn sratinti te fopere i Aristtele e di Teofresto, radunando, nello stesto posto, | soggetti aSini. Orbane, allo stesso modo, anch'io, Sisponendo ai cinquantaquattro libel Plotino, MI riparit fn sei ennendi, Heto di attingere, insieme col ‘nova? della fennesde, la perfezione del numero sei # elasvana ennende fassegnai_un proprio Ambito di argementi ¢ pol li posi fleme, risorvanda Hl primo posto alle question! pit fx a prima enmeade, insero, eontiene 4 seguenti fm cui provale il eonteuuto morale: crt, 1, 1.(03) - Che cosa sia il vivente @ ebi sia 'uome, Prinelplo: "Pisceri ¢ dolor. vera a erart¥o. a 1, 8 (19)- Le vie Peingiplo: “Polehd 1 mall cerea, quaggt...° 1, 8 @0)- Distewtien. Principio: *Quala arte o metodo. 1,4 (4 - Beutsadine. Principio: “IL buon vivere ed esr beat." 1, 5 (28> Bonttating esters nat terapo? ‘Principio: “Che la beatizadiae auimout...” 1, 6 (1) Le ballon. Principia: ‘La bellozzn & nell"ambito della vist...” 1, 7 G4)-Tl prima bone 6 gil alteh en Principine "Che aliro & anni, a diea, Sl bene a ogni singulo...” 1, 8 (51) Donde, 1 ena? Peineipio: “ost che van ricoreando donde § mal 1, 8 (10)- Ragionevole, Lassie Ihoramenta dalla vita? ‘Principio: Pa non Ia sexoceraf aliacbé non esc ella." Orbene, questa @ Is prima enneade, ehe nel auo ambivo ‘comprende piutosto soggetti moral, Ta seconds raccogiie taste di fsa: abbraccia quesiti ut sull'universo ¢ su altra materia aitinente; sono $ kegaent 1H, 1 (40)-11 mondo. Principio: “Cbi alferm che {L mondo ® eterno ed ests iA prima.” 1H, 2 (14)- Il moto elreolare. Principio: ‘Perehé si muove eircolarmente...° UL, 8 {62+ Agiscono, gl siet? Principio: “Cho il corso delle stelle adaltt..” 1, 4 (12) Le due msterie, Principios ‘Quella ehe chiamamo metoria...* 1M, 5 @5)-" Im potenaa “in ato", Princo: “St dion m potnea a un pars tna da HE, 6 (7): Quaita e forma, Principio: *Forso, Vente Yessenca, una diversa co...” HL 1 (91) La mescolanea, permeanto ib tuto Principio, ‘Su quelle, atteaverso tse Te cose 11, 8 (45) Com's ebe Te case viste da loutano et appatann pieeoe, Prineipia: “Fore Ye cose Jontene appaione sine. 11, 9 (3) = Contry ‘ealoro ebe dicono ative il demiurge ich mondo e eative anche M1 monde. Principio: "Polehé, dungee, of apparve ebro... La terza ennensie, avenido ancorn del’altro ltanivars, ceompronde b sequent seri sulle roerehe fatte in eepnore ‘sl monde HLL, 1 ¢3)- 1 destino ‘principio: ‘Le ease tutte che avvengono HL, 2 G7) La provridenza 1. Principio: ‘Da un lato, sa una spontanelt, 1, 8 (48) - La provvidanze TL. . Peineipio; “Cle pensaro, aunque, sa quest materia. 1, 4 (9) Ih démone che ef ha avuti in sorte Principio: ‘Da uaa parte, 16 Ipostas.. MI, 5 (G0) = Bros ‘Prinetpios “rot! Un quatehe alo, forse...” LIL, 6 (26) Impmsnibia git ineorpore ‘prineipios "Negando che be senstzion! siano passion 111, 7 (45) Btemita 6 impo. Prineipios ‘teternith 1 tempo Hi, 8 (20) - Natura; eontemplaxione; I"Uno. ‘Principlo: “Cetiando, si caplseo, dapprim, HL, 9 (18) - Rieorebe varie. ‘Principfos ‘Lo apirito — @ detzo— vede immanent XXV. — Ordinate queste tre cuncadi, ne abbiam feito un solo “corpas’. ABbIAm inclaso nelia terzn enuends a the Sl tretteuo ou Ti demone che ef ha aoutt in sorte, glscelié fa indagine sull'argomento vlene qa} condosts {n ioxniers gonoesle e pereké il problema nveste altrst delle indagini vita ot PxoriNo 8 ‘ulla nativitn dogli uomint, Altrettanto sf dlea del soggeto ‘Eros. Il tratiato Hlornita 6 tempo dovo Ia sua cclloeasione, {in questa sede, por le materia riguardante Hl tempo, L'alo ‘Natura, Contenplasion, od Uno © qui inclaso per i! eno primo ‘eaptolo sulla nacara 1a quarta onseado, che tien dietro aglt soritt sulla verso, 8 destinata al travatisullenima, "Becolis TV, 1 @1)-Lesseusn dellwuimaa I. Principio: ‘Nel mondo intelligible." 1V, 2 (4) Llessensa dellanima I ‘Principio: “L'essensa deltanitns, quel mai el sia...” 1V, 8 @71)- Aporie sull'anione 1. . ‘Principio: “Bu tutte Je nostee aporie sul'anim, ef yoole ‘contaerare a solnrione... AV 4 (28) Aporio sull'anima HL. Prineipfo: “Che dirt, danque..." 1V, 5 @0)- Aporie sall’anime IIL, La vista, Principio: * Poiché abbiamo difrita P'indagine... TV, 6 (41) -Sensazlone ¢ memoria. rinelplo: "Le sensazioal, non impronte...” 1V, 7 @) + Immortalite dell'anima, "Principio: ‘fn se existe, immoriale, 6.” 1V, 8 (6) Ta Aiseesn del'anitne nel corp Prineiplo: “Spesio, destandowi...” 1Y, 9 (@)- Unita df tate Te singole anime? Principio: ‘Forse, slecome diciamo che anima di cla La quaria ennende, quindi, contione tutil i problem! re lauiviallanima in sy Ik quints, inreee, bs, #, Te question relntive allo Spirito, mma nbbraccia pare, ad una ad una, ia ‘lean! al questi bel, In ricorea aul Trascendente, quelle, sciVintelligenza ee ‘nell'anima, ¢ quelia salle ides. Sono 2 seri) soguenti au porrmio Ys 1.G0)- Le to Ipostas! originerie, Principio: “Cho cosn mal fh ‘YV, 2 (i1)- Geneal e ordine delle realts suevessive al Prime. Erincipio: “L'Uno & tutta le cose." ‘V, 8 (49)- be Ipostas eapact di eonoseenea; il Tenseendente. Principio: ‘Forse cola! che pense se stesso dev'esser divert. V,4.@)- Come dal Primo deriei eo ehe © dopo Hl Prim. Un. Principio: ‘Se qualehe oss & dopo 1 Primo, necessa; ‘iamente da Lai esisiere..” ‘¥, 6(63}-GItintlligibil non sono faort ello Sprit, Ut Bene, Principio: “Lo Spirito, 1 verace Spirto” V, 6 GH)-Cid che # nl di Ib dell'essere, non pense. Soy: {get pensante a primo © di secondo grado, Principio: “V'e, da un lato, il pensar...” V, 7 (18) Vi sono idee anche delle cose indi Principio: ‘So anebe del siagolo oxgett. ‘V, B (G1)- La bellezan intelligible. Prineipior «Pofché Vaffermiamo, al! intedigible.." ‘V. 9 (@)- Spitito: lo idee, Voseere, Prineipio: ‘Tutti git womint ele furono, dall'itzio..” nella contamplatione XXVi.— Anche In quaria, quid, pit le quinta enneade noi ordinammo in un unien ‘corps’. Della sosin enneade che restava encora, fu fito un altro * corpus’; sleché tatii aii sort plotnlent sono aflidatl a un triple * oorgus It Primo eontiene tre ermendl; fl seconde, due; 2 terzo, aan Sola, Il ecoutenuto del terzo "corpus? —enneade sesta — & 5 soguente: VE, 1 (42) I goneri dellents 1. Prineiplo: “Biguardo agit esserl, quanti ¢ qual ‘VE, 2 (48)-T goueri dell'ente ‘Prinelpio: *Poiehé, dangve, del cost det diecl genert & ‘stato considersto..” rea oF Lome ab ‘Vi, 8 (4s) 1 generl detente IT . inepio: “A propocito dell'estonza, if ebe eens, sem- “bea? VI, 4 (22) = Messore, benché uno ¢ ideatied, & nello sesso ‘ompo, dgppertutio, nelle sux interezz® I Dengue, almeno, Panima & presente depper- ‘tnt allaniverso.* VI, 8 @3)- Lemere, benehé uno e Mention, &, nelle stesso ‘wempo, dappertuto, nelle sau intereazs If, Principio: "Che 1'Uno e Wdentico — nomerieamente — ‘Tappertuto, al tempo stesso Fntero, ia.n” Vi, 6 @)-T numer Principio: "Porse In molteplicita & allontanamento dal- PU0..? 7 (G8) - Come sia giunts ad eslstouzn la mlteplitta dette ides, 11 Bens. Prineiplo: “Dio, mandando a) divenite. Vi, 8 (29) Il Mero wolere; le volouth dol’ Uxo. Prineipio: “Forse @ de vleereare, sugil del, se qualeoss ‘iponda da Toro..." VE, 9 (W)- Il Bone 0 3'Une, ‘Peinefplo: “Tutt gl easerisona tall in vita dell'Uno. ‘Beco, dangue, 1 modo che tenemmo nelVordinars quest libri — she wono eingaantagustzro — in esi ennoadl. Ad al- ‘uni di oft abbiamo pur davato standere dei Commentari, seas un orine determinato, in soguito a pressioni di amit Ine exigevano, per quel libe, veniss fata oro assolnta chia~ Teana, Inoltre, abbiaimo composte, per tutti gli seit (Rtor- ‘ehG per i} teatiato Sul Ballo che ci maneava) delle Rienpi- fulasions, spgaendo Hl eritero eronotogieo della recensione Heh Ibis uM nella edizlone presonse non sono disposte s0- 3monte, bro par libro, le loro rieapHtolazioni, wx altcest lslle Prasce ald armentasione eho sono annovernte come ieqpitotasion’. Ba ora appanto Yogliamo tentare, scorrendo, two yor uo, { Hb, di agglangervt det segad d'interpau- ‘ione ¢ di emeudare eventual lexioui erronee; ¢ se qualche ‘tea cura oh urge, Vopera stesta To rivela. ENNEADE PRIMA y (OWE COSA SIA IL VIVENTE B CHT sta OND nuende J, 1 88 1, —Plncerl e dolor, panre © ardimenti, voglie ¢ avver- + sioni ed SI noftire a bi altro mal potrebhoro appartenerst ‘non —certamente — all'anina o wll'anima che st eveale ‘Ai un corpo o¥vero a une terza cosa, quale che sia, com- poste di ambedue? La quale, pol, sl pub intondere, en- bess, in due maniere: ©, diac la semplice commistione ‘6 G-qaaleose di muovo che nasce dalla eommistione. ‘Altrttanto ancdta si dies nel campo delle cose che sor ono da codestl suntimenti: cose che si fanno @ caso che tredono; e, par conseguence, rifessione ed opinione sono Tar eiue oggeti ai indegine neconsaria: se appartongano, iat, #8 soggettl delle passions, ovrero so sia cost solo por floune, montre le rimanenti si comporting im totalera ma ler. si vuol spoeulare altrest sngit att di pensiero: come siano € a chi 81 appartengano; e, in defisitiva, che cove sin Propriamente questo nostra stesto potere eaxminante che ‘pone, 60 tali questioni, sia ta ricerca che 11 giudizio. Ma, angitutto, sentire § ebi s'appartione? Poiché at gaa couvlene muovere, gizeché i sentiment 0 sono ana spe- ‘ie di aenaazfone 0 non si dinno senzs sensazione. HL — Prima, per®, a proposito dt anima, dobbiamo eo- safer bene se "anima®, da Un oante, e “essere dell'nnima, alate, dlbriseano tea loro. Perché, se dovesse avvenit 40 evan Pema ‘questo, anima sarebbe qualeosa db composto © non sarebbe Grrano, allore, chessa secolga— anzi, cho appartengeno proprio ad esta — sentiment alfa, sernpre che, par in tale Supposizione, siano ammisibii, dlagnzi alle ragione, pe Sess, in genere, , persino, questo oseliare tre disposizion! peggiori © miglior. TNel'atro env, invece —ae olod “anima ¢ "essere del- anime” some 1a ste coon — anima sarb ane eerta forms, Fnmmane dx eth codes! ati, | quali essa pud ben produree in alfeui, mu ha in ge stosea il rao proprio ato, eonnata rato im Tei at qual natura easo sla, spotia alla ragione di far vedere, Alora solamente siulta vern porsine I'affermazione della sua fmotortlita, gincehé la ImpassIlita eomporia, necessn- Fiamonte, immortaith © incorrastibiia, potedé un tale os- sere dova altrai, in qualche modo, di se stesso, ma non eeve nail, ine steso, da altel, ove si preseinda dal dono Aegli etsert a Iu! preordinat, dai quali— phi potentl come Sono — ogi non & seisso giaminal, ‘Che cosa mal, Yeramente, dovrebbo pur temero an essere riff, immune com’® da tat quenio gli sia estranen? Sofa pare ln san pare tolo cola che & seggetto « sori! H nep- Pure Prrdimento, quindl, & in Jui; ché Vardimento ® ab colore sotanta, # quall si troving In circostanze punrose ‘Via, ancora, le rame; le qual si aaziano mediante il eorpe, col ‘suo vaotarsl o iempirst; ora cid che si riempie © si ‘ruota non be & che fare con 'antina. Che senso ba ima brane Aj mescolanan? Del resto, ei che ® pura escenzn & esexto {ds metcolanea. Che significa, poi, une brame di cose estra- nee dR immetiorsi dentro? Gli e come dire, ens, ete elt ‘ebe & corra solleito verse il suo dlsolvimento! B lontaue ‘al’anima, anche Il soffeira! Im qual modo, pol, addolo- rarsi o di che? Tafati, eld che & proprio semplica in es senza, & enfictente nse stesso, poche persevern, coat com’, fella sun proprin essenza, Cho cosa mat potrebbe soprag- ‘wiongere ond'ella salliet, 20 nulla, neppure il bene, le Sagagiange? Oi cho 8 darvero, & per sempre. ot mm 00m BIA 1h TIVE, a Per di pit, ella. non avra sevsazione di sorta: ne vitor. sione né epinione haune a che fare con essa; seneazione, ffs, non & altro che accoglimento di forma, persino el tora che il corpo non resi modifeato; riflessiona ¢ opinione, pol, presappongone unn sonsaaione, ‘Riguardo perb al’nte del pensiero, nel caso che lo pos- amo lnvelare alVaniae, bisogna eseminare come sia I coea; © parimenti, n proposito del plaeere— il puro pia- ere, benintseo — pad eseo ‘rovers! nellenima, quand’elhe soln? 111, — Evattanto, poniamo pure Panima nel corpo — elle cesietoy Inveee, sin amterlormense a questo sia in questo— poleté quel complesse che risultd dal corpo e dallenima frasse il nome al vivente. Ora, Y'nso stesso, parehé & proprio Iai quello che non raggian: ferrh sempre corte sue dolcezas ¢ inne ne Tanguirh. Con oo BEA TL re e ‘Det resto, st vuok pare esuminnte Ia maniera delle meseo- 1 Jnza, perebis pro bon darsi cho sia impossible, esta, pro- prio come a dire che nna linea & meseolata col bianco, clot tin todo di exseve con an altro modo del tato different. {En tosi Qi dinusl “anima intrecciata” non comporte af- #10 fatto ebe le dao cose inteeesiato siano afte alle stessa tmaniera; anzi, pud ben darsi che cid che 8 intecciatn ale impacsibile; pud darsl, vogiio dire, che ap'anima, pur per- ‘meando il corpo, non ne subsea afetzo le passiont, proprio ‘ome nel enso della Iuee, anzi in un modo del tutto speciale, ‘a voler restate nel paragone, poiché quel suo intreccisrat avvenuto da parte parte, nel tutto, Insomma, non gf perebé ella sia intreceata, si potrk die che subisca le pas- Soni eorporee. Ms, allora, ella sark nel corpo come ‘forme In materia” «1 Intanto, at dovrebbe prima preciure che essa, dal momento che @ cttenza, vl sank come ‘forma separabile’, © un tale espressione corrsponderebbe meglio all'secennato *prin- ‘plo usante’; ae, inveos, vi sarh come nelle eure sit Ja forma impreaee sul frre © se solo I"ingeme — Tn sure — ‘in grado ai produrre quanto prodarra Il ferro cost cons- garato, solo in vires, beninteso, delle Agura stess, allora Sl che avremme dirito ad attibuiro, a maggior regione, al = foepo solo, Ie easiddstte comunt passions, ms, beuinteso, proprio al corpo ‘ai ann determinate narare *, al corgo “na- uralmenteformeto el “corpo-stramento’, ngomma, dotato, potenziainiente, 4 vie B veramonte 8 coda assurda — to dce il Nostro —‘ affer- sare che Vanima tessa’ per conseguenca, & pure aswardo che ‘rami es dolga; al ps, Io potrebbe,snitava, sla il vivente, ‘¥.—Quanto al vivente, perd, bisognia pur dire che es20 1 68 eorpo i quesia determinaia natura o fl compleso © fomuna oun qualche terz0 easere sorgente, nuovo, da + entrambi ‘Comings atin 2& eos, oeconre, certo, serbare impass- ue quell'anima che st fe pol, esse steec, eansa di passione “4 oceape wane ‘aivettza parte, o, ella, pur aa) eanto sno, sia soggetie, at tempo stesso, « passion; e, in ques™usimo e280, 0 provi proprio Ia medesima passione quxlenst di similes mente, per esempio, il virente brama qualche cost a suo modo, Panimma eoneupisebile agisco © patisce pur essa, corrispon entemente, alla san maniera, In seguite, cevtamente, ei toecherd considerare i} corpo hella. sua determinate. natura; ora, inveoe, limitamoct fgaeste domanda; come avviene, per esempio, che sofa 1h ‘seme del due’? Foreeché il corpo ® oosi disposto che Ia Dessione vi penett! tino al senso © In sensazlene pot wala ‘fine nell'animna? Cost inant, non snrebbe ancor chinro ‘come I tensazione xppartenge all" insieme “AL eontrario, quando i sentimento di dolore tragge orf fgine da ann opinione e ds um giudiso, ehe, eiob, an quale fee tale enpisi al Soggetto stesso o a quateuno del suai, 2 pol di gui che deriva, allora, quel mutamento dolorove fete sopravviene Al corpo ¢, in gonerale, all"intere vivente? “Tuttavia, anehe in questo caso, non 9 bon chiaro x chi sap partengn tale opinion, s0 all'anima sola ovvero all!*in- jeme dei due’. Iolite, In sempllee opinione intorno al ‘uale— quello che rece dolore — non contlene, ai per x6, passione; 2, difetl, puo darsi persino che, pur essendot fana tal opinione, non le segue affati il dolersene; non & pol detzo che el si debba ade, so sorge V'opinione ebe si 2 tent in poco enntos e neppure cho si debba metre im eto il nostro desiderio, so si tratti persino, ai une opt 16 dt bene, ‘Che senso ba, intomma, accomunare quest sentiment! ta corpo e nlina? Worse, perché e In concapiscenza & pro- prin della facolta eoncupincibile © Vira dell irasefbile e, in fenere, In tendonzs a qlstlebe cosa appartene alla facolth fappetitiva? Ma, pure in tal caso, non ehe esser comui, sp- parterranno, anzi, all'anfina solas ovvero anche al corpo. polehs occorre be angue ¢ bile si inflammino ¢, soltanto fe il corpo al dleponge io determinate modo, si eects il de- Siderio come aceade, nd esemoplo, nei piaceri amore? Pere, COE 08K SIA HL VIVRE 6 ‘Vaspirazione al bene —sentiento, questo, nom certo co- mane. anche el corpo —sia ritervato, almeno e4so, eo nom iniero, allenima; cotne, del reste, sl dovrebbe pur dire as~ Solatamente di altri ebé ef sono delle buone ragiont per non fbbandonarl, tatti quant, al possss del’insieme dl corpo f d'anima, Intanto, 32 Toro brama Te cose di amore, ear Tal, Vuom, Hl roggetto dolla bramay ma, peraltro, encke ‘nus fecal conenpiseible wera, sia pure diverstinente, s0g- (goto ai quolla rams, E come? Forse I'uomo dara inizio Ar deciderlo e Ma facolta concuplslbile wera diet? Ma, im igenerale, come pote quest'sormo desiderare, non dopo che SP oeeltd in Ini Ia facolth eoneupiscibile? Deve, allora, in~ ‘comincince proprio ta fagoith conenpisebile? Ma donde mat fi eomincers, se 1] corpo non si &, fo procedenza, disposto jn modo eorrispondente? ‘Vi. Tatto sommato, & preterbile asserire che, univer- salmente, i viventi ia possesso di tall potenae, proprio tn ‘ire della loro presenza, eono quelli ebe passino al'azione Tortlspondeate, mentre esse permangono mmobili, par som ‘inisteando coberetaments ft potore ai viventi dott! di guella potenza stesea, Intanto, se & cos, bisogna pure ebe, quando Ni vivente abbis a subire ana impressions, fl principio che fornisce il vivere all" some” resti, nectssariamente, im- pasaibie in se stesso, del momento che Ie passione le aziont Ht appertongono unieamento all’*insieine’ che possiede I tm Be, in tel eas, anche Hl vivere, eos, paro © sempics fiom pao essere pil della, ma soltanto dell" instemo f, ragga, i vivere dell" *insleme ’ non appartarr al anima, that, soggetto della sensazione nen sarh gid la potenza aon sitive, ma Vessere cho possiede tale potenzn Totanto, se Te sensazione non & altro che movimento il ‘qualo atiraverso fl corpe Shisce nell'anim, come non sar Seugetco sensionte lanima? Baco: Ia sensizione, sf, ef sary [potehé 8 presente la polenta senstiva, proprio in viret di fale presensa, Chl a8r8 taal i soggetto delle sensasione? Er insieme” Frattunto, sa la potenza dellanima nom dove cessoee mosse, cotne mei pub esterel ancora un “insleme”, se non vi 8 calcolata 06 anima nd Je potenza del’anime’ ‘Ovvero, si ammesta pare ebe 'insiemo” sie il soggetzo della seusazione nel fen%0, per, che l'anima.aasise, ey i corpo, he non git cW'ela, eos! com’é nella sua natora, immeus ‘enteo proprio we steat, nel’*Insiome *o nelValro dei dues ‘noi ma, al contravio, Vanima erea, teaendo dal corpo di ‘qoella determinata natara ¢ da un certo qual raggio emansto A165 i di essa, le nature del vivente — qualeoss di nuovo — ‘od ecco, cos, il soggotto della sonsazione di quante altre pavsiont eons stato atteibaite al vivente ‘VII, — Ma, intanto, com's cho. ba In sensazione proprio 51 nostro “io? Foree, perebé esso non sf allomtand dal vi ‘vente di quella determinate natara aon meno di altre cose ins pot ben pia venerande, ehe son vonnte nella essenza to- tale delt'omo In quate & tanto eomplessa! Tooke, In faeo}tk senvitiva dll"animn non he aft bisogno al estendersi alle cose sensihill, dleetiamente, ma deve consistere pluttosto in| runs speciale eapacith perestiva dl impronte, che, In seguito tlle sepsazione, al formano nel vivente; poiché quest sono, o- Ty di specie intelligible: obd ehe Ie sonsaaione estriore © unvimagine di questa; ma Ie potenza dell’asima & ben Did vera, secondo In essenza, poiché 8 contemplazione di forme, para ¢ impassbile. ‘Per ero, proprio da queste forme donde ormal I'anima, sola, risove, evasmesso, fl dominio sul vivente, germogliano, tenga dubbio, ritlesionl e opinions e atti ai ponsiero: ed fceo cost dov's, presisamente, sl nosito ’1o°l Si appartienc fll'‘io", propriamenta, eld che antecede le cose saddette: mma '*fo" @ solo cfd ebe da questo panto fn su, govern, dsl {4 sopra, il vivente, Batinteso, nulla iota di ehiamare *vi vente’ Iessoro nella ua pid large eatenstone; oi ruol sem pre distinguare, por, nel moscolato, le sue basuure e, a par tire di qua, quello che, in defini, 8 laomo voraces e quelle, vveraiente, 30 “In natura leonina” e, in gonere, “Im fern fa Te gaiota pelle’. In verita, “anima razionnlo” © ‘uomo” eae cosa aia my vavEKTE a cotrono at pari pasto; eosiechd, quando not ragioniamo, Seplona il nostro "io°, per i fato che | ragionamenti sono ‘it dell'anima. ‘VIII. — ate come spiegate le relazione tn I nostro “10° & to Splrito? Per "Spirto” beninteso, io sogito dire, qu, non ign quallautading al-oui & dotata Vania ¢ che sf apps ene solo allo cose provenienti dao Spirito, ma proprio 10 Spiro ip sé. Ora, noi abbiamo anche questo, al dl sopra, fel nestto *io B veramente, nol ne abbiamo Un possesso {Irquate 8 o comune o proprio, ovvero anebe comune pet “ati e pare proprie di mol: comune, si, in quanto esso & Indivisbile cano e Wentico dappertutio; proprio, pare, in “qummta lo possiede anche elascano di no, tutto quanto, nelle pit elt parte dellaoima, ‘Di qui aegue che abhiamo pare Te forme ‘deali in wn aaplice modo! da un canto, neapien, dispiegele, PeP cost ‘iro, o quasi separate; dalfaltro, poi, nelle spfrito, adauate ‘sieme butte quante. Dio, come Mabbleme? ooo: in quanto Kgli si Wore sulla ature intelligibile e sal’essenza rene; ma U nosteo fio" at, # partie Gi a, al tego grado, cowtituito ~ com's ‘navo devo da nna *Impartibie essenza’—~ quella ebe de- iva di lagsd —e da up’easenze ‘che a divide tea i corps Te juste eapressione “divisible tra { corpi’ va intese in “Guesto senso eho elle Ga di ge atessa alle masue corperes {tno a quando cinsoana di esse éivenga vivente, polehéy par evens nell"intero universe, ella 8 unk; overo, nel sen80 che vion raffigarata quasi assists { corp irragginndo wa alt foro'e facendone, e2sl, del vivent!; non treendo perd dt ¥e Sotsa e dal corpo, ma solo donendo—e intanto ella st fangini dio stess, come wo Volt ridesso in tanti “pecebi, Prima imaging, vert, sl 8 ts sensazione, gel ‘he 8 nel'insieme; i pal, a pattie da quosin, derirano, {Pita «volta, tutte le uteriori eos! dette specie delanimis, “odantst iningerroramente, nuove dx nuove, sino a per “Yenire a quella gunerativa ¢ vegetative e, in generelo, we ss ADE PRIA potenza adi creare Ml diverso da a8, anal al portare al soo soronaipento questa vrvatara, diverse dall’eaima eroante, propria nell'atto In cal questa crentrice s°@ volta alla sux Sreavarn eoumpluta 1X, — Di qui segue ehe quella superfore anima eho b in toi dovra, natacalment, easore immano dalla responssbilit ‘ol mali: 1 tansi mall ehe l'aomo fa softe; perché questi as terlinna It vivente, elob I"nslome”, '"insieme’,ripesiamoto, rel sono in cui & gid stato detto. Intanto, ae opinions 6 penslere si appartengono all'snima, ome pid, questa, essere impecsabile? Infatt, une opinione ud ben sire fillace o molt, mall st operano per essa! ©, certo, st fanno § mall; ma eld & dovuto al fato che not siamo soggetti allelomeato Infurlore — purtroppo, ‘una molsitudine! —: desiderio o fra oaltra imagine maligne, ‘Al contrario, eid ehe dices, sort, “elfessione di cose false? — non eszendo altro, in realta che “rappresentasione? — fon ba Ja pazienss di astendere 1) giudisio dalla parte ra- onsle; ond'eo00 che nol, aedoxe dalle parti inferior, ope Fiamo mle. Fer exempio, nel eampo della sensazione, Vil lusione ottiea intanto 8 possibile, in quanto el sl adids alle cousezione dell insieme prima df vagilerie col gludizo d Filessione, ‘Ma To Spite, el abbia © now ef abbia tocento, es90 & saampre impeccabile. O, invece, bisognerebbe dire ‘proprio ost: siamo proprio no! quelli ebe abbiame o non abbiamo ‘oceata 'Inclligibilo che 8 nello Spirito—o quello eve & lw nol —+ ehé pub bon darsi ln possbilita al posseders 6, tun teinpo, dl non avere @ porain di mano, Comanque, noi ‘istingsemmo le cose ce sono comuni oe cose che wou pro- pele, dal fnsto che le ano sono eorporee @ non esistona senza ‘un eorpe, mentee tote quelle che non henno bisogno a ‘corpo per atraatsi sono proprie—queste uldiae—di un'anim; fe quanto-al peotiern mediato, il quale verlfica, dall'alto, Gi stamp! provenienti dal gonsazione, esto ® git un con templare le forme fdoali; ed esto veramente he una vislone sna th ervenr 49 he s'accompagna, per cost dite, alle sousssione; quanto ten quel pensiero cho, in senso proprlo, sh appagtene alla era anima? poiehé, appanto, il vero pensiero on & altro ‘he attvith del penslero in a6; « importa apenso tia somi- ‘Senzn, anzi una vers comanione delle cose esterne eon fqaallo Che & dentro 4 nok. er eoneludere: non sarh dungue soggetta a trepidare — aonostante tuto —quoll'snima che sia valle a 30 tessa « chiuse in ge stessa; invoce, | mutamenti © 1 tum inor- gono in nof, da patie ai eid che & annodato nol, dalle passioni dol" siome” — quale asso si sia, una buona volts, Avscconda di ei ebe & stato dette Ma, se Ht nostro “Io 8 lanima, se a queste pas- ioni & soggetto il nostre "10°, vaol dire she anche Vanima ie Sar soggetta e, del canto suo, elle fath quelle cose ehe 1 i} nostro “io”. Ora, gil & che nol abbiamo detta appar: tenoro al'*fo ” anche I’ "insiame” ¢ apesisimente quando 0 non $6 n"@ ancora staceato; ond® che anche Ie cose che sre 51 nostro eorpe nol slam soli dire che & 1°40 ehe le softs. Tugomma, questo nostro “io” va inteso in ee sensi, 0 ‘aggregandovi il bruto ovvero rieervandelo soto » quello che & git al disopra al esso: per brato, pol, si vuot signi feare il corpo vivifeato, Ma Yaomo verues & ben altro; & colai che, puro da tatto i, 8 dotato ai quelle virti che consiatono vel puro pen- lero e bo pertanto hanno la Toro sede nelle stossa ania separate; separeta, o, tutavia, separebile anche ore, quag- sit; poichd & vero persino cho, ogni qualvelia esse 6 sia completamente distaceats, anche T'alira anima eb'ere suia iiluminata da essa, so nova soguendola. Invece, le sole virti ehe non eonsistono in pensleco, ma ebe s'Ingenerano per abitadine e par esereio, eppartengono all" insieme Polehé m quesio si sppartengono anche § visi; come pure i sentiment @invidta, a gelosia, di compassione. B Te aii- si, eh sono? Aeuse, ealaseme sm ale, de ey seveane va XI. — Finché siamo fanclulli, ord, mentee, da un canto, operanio attivarmente le potenze che provengono Galli seme , # ben flea, dale eanta, sa i eso, la Iuee che ae- ‘raggia dalle part superiori. Ma, alorehé essa 6 inalsiva verso ‘dknoi, opera vereoValto;¢ egitcest ui nol solamente quando porvione sie sll parte centrale. 1 cho? non esiste tl no- stro Tio” enche prime di questa? Si, ma bisogna pure che ne sorga una appercesione; ifs, not non aeclamo con- tinoamente uso delle tante case che postedinmo; me aslo so ‘noi orfentiamo Is parte centrale dell'anima o verso Je eoso ‘saperne 0 sul Joro eontrario avvaro gu cl che no! peraliro fagclamo passare, da semplice potonza o attitadine, allatto. Ble beste, in qual sense raccbiadono il vivents ? Wcco. ‘net easo che dimorino in lore — come ei ritiene —errabondo ‘anime umene, non pub certo appartenere alle beatlo quanto Ai esse eaparato, onde ch'esso © presente pur sonzn os- ore perulero presents; « la loro coscionaa, intanto, rientea ‘nell’Ambito del simulaero dell'eninan pid i eorpo. Tn questo aso, dunque, le bestia non & altro ole un corpo di una oterminata nature, raso tale par il simalacro dell'nnima, Nel eaco invece che non vi sl sia introdotta wn’enima di ‘womo, Il vivente, alors, divieno quello che 8, in vies dl ‘un lnvagglaments emanato dall'anima universal XII. — Tntsnt,glacehé V'anime non pub errare, eho senso hanno 1 giadizi? Ba, allora, questo nostro dissoreo &, di certo, in contraddizione eon og asgerzione che vuole, ciob, eho pur essa, Yanima, erel e pol toral su alritto eammino ‘ed espll, auche nell’ Ade, e teasmigel di corpo in corpo. Ordeuo, anche ae & uecetsario aderice a guelsivogiia di ‘questo concesioni, sf potra sempre trovare, immentinenta, un punto ave esse non contrastino pil, Infati, le conceaione cho ‘trribuige al’anima Pimpeceabilita s'atteneva x uns unita sstolutemente semplise, fondendo, nella identi, I'* anime * fe P*essere dellenimas fnvece, Vetta coneezione che le ‘ttribuisce Verrare intrecaia senvaltro © aggiange ad etea ‘anche quellaltca apeeie di anime ehe rineerra faneste pas ‘eur cota sta 1b vive a sionl; ¢ allora & divenuia wn composto, anal un intrecelo ‘Gi tat) gi element! costiativi, I'enima como tale; 0, na- turalmente, sore secondo il suo insiome od & soggetta a fertare porehé © "il composto; od & proprio questo ch’, ‘oggetto —sacondo Plavowe — pegare ilo; axe non quello ‘eho ® semplics. Ond' egil alco: *Poiché aol W'abbinm visto verammonte coma quelli cho vedono fl marino Gleuco’, Oe- ‘corre pet, dopo aver fatto “erollere’, a feria di urti tat Vinton, Ie aggiante estranee, (dal momento ehe uno “raole ‘veramente redorne la natura”) east continua ~ mirare ‘a ‘quella sua aspirazions alla saplenza’,o 10 cos "che ella rocchi"™ © inGne gli Esserl al quali, essondo “eongeninlo’, olla 6 qual che 2. Tnsomina, sl wratta di una vite ben diverse @ ai altri att che non hanno nalle a che fare con fl soggetto delleepia- ziono} inolte, la segregazione e fl distueco non van lim!- tati solo «questo nostro corpo, me altest a fusto quanto ai centraneo fa aggiento allenime stessa. F, per certa, ana tale faggiunta ba Tuogo sotanto nel mundo del glvenire: o it di- ‘venire, in generale, ientra solo in qnoat'altra deteriore ape- ie dl anti, Ma in qual ven, alora, si & parlato del“ pro- costo dal diveniro” a proposito del fatto ch'ella discende, quando pot cid cho da esen sorge © che diseende, nella "inolinaeione & tai‘altva cota dall'anime? Orbene non ab- Ybandons elle, forse, imagine? E la somplice inclinazion {noltre, como mri aon ® un errore? Intanto, se"la *Inclina alone” significa “irraggiemento verso fl basso’ non @ un forore, 36 pit né meno che nel caso dell'ombra, ove, anzi, 1a colpa & tatta delloggetto che vione ilaminato; poiché, non el fosse, Panima non avrebbe dove indirlzzare fl suo raggle. Le espretsion\ ‘discendere” ¢ “Inclinars\’ si adope- rang waleamente in questo senso che cid cbe fa una volta Slluainato dall'anime be ormel eomunione ai vita con Ia Ordungue, ella abbendons Wimagine, a meno che noo Vi sla, I preteo, ald che fa in grado al ricaverls mente te laseia andar, non nel senso ch ie Yeh, ma cho etl cess del tatio i essteroy_ma Iima- tine, pol, eessn di esere se ell rota jotera— guard Iss ‘Sombra, del resto, cho proprio a questa separazione al udesse iI Poot, a proposito di Brncle, quando el presen tava Ja inmgine & Wl nell’ Ade, mente eolloeara Tui in per- sone tra gli dl, quast indagiando perplesso, df fronte al Tune o allalera leggenda: @ oh'egl era tra gli dN e ch'egti fra nell'Ade; 6 alle fine we fece dno. Ma forse, Is leggenda ‘a interpretata in moda che traci pin fede cost: Bracle areve, i, le Vitti dellazione e fe giudlento degno, per I suo no: Hite eras, di essere ellos ma poieh6 fi un tomo d'azione fon um coniemplasiva — pero, In tal caso, sarebbe stan nto intero Tagen — cost eg, a) tempo stessn,& lassi, eppure tusaleosa At a rests anoare Towel XIII, —, flialmente, eolui ebe ba mosso Ta rieeree 58 ‘questi argoment, © state il nostro "fo" ovvero Tanima? ‘Been: & stato Sl nostra “io, ma in viet dell'anima, Ma Vespreseione ‘in virst deli'esima’ che senso ha? Forse uno rlosten per fl fata eho ha” Yanime? No; in quanto “8” anima, Dingue, Vanima aon deve maoveral. O, piustosto, Si dig puro sd essa il movimento, ma tale che non sia di ‘corpl bensf sit vita, a sua vita, ‘Anche Vatto del pensioro rientea nel nostro *fo", mel senso che Panitas & por dl spocie intaligiblle; anzi, nell'ato| el pensiero consiste le nostra vite superiore, sia quando Panima pense che quando lo Spinto esercite la sua azione ‘su di mols poiché persino quosto & parte de) nostro “io” & fs queato nol ascondiame, up vier roeede 1,2 (19) J,—Poleno *1 mall’, certo, quaggid, anche ‘intorna « (questa dimora, tarbinane fetaigento "> ma anima vool fag: bine | mali; "ocoorre, dunque, fuggire da questo mondo "* (ra, qual’e mal a fuga? ‘Renders! simili a Dio *—8 dette, ‘Tanto avvertb, se ci satemo resi giast esuntl, com ehiarezza Ai epirita e, in generale, in viet. Se, danque, ‘of rendiamo ‘imili? pot via di virm, 9, forse, Colnt al quale diveniamo Similipossiede vith? E, preslsamento, chi & mai quesio Dio al qasle diveniamo simili? Forse, Uno ai oni vie pia si pansa che postogge este vir ¢, previsamente I'Antma del fondo © Colai ebe im querta goverus, cai @ propria una rnirabile chiarita di spite? E, certo, sarobbs ben ragione: ‘ole che nol, par stando quaggfa, el rendiamo simi « questo Dio. “Zeeo, ore, ain dal prinelpfo, controverso se ‘atte Te viet si appartengeno anche a Lal: so, per esempio, posta easere temperaate 0 valorozo Uno, al quale né cosa aloana & fonto {i timore — poiebé nulla gil proviene dall'esterno —né al- feaba doleeaze pub enteare, In cui mancauza, poseis, suscit ‘anche dasiderio di possedero o di prendere. Se, peralro, Ball ancora tentra.nolle sfera dello slaneio verso gil intelligibill, verso { qual el slanclano puse te anime nosis, b ehinro che da quella fonte verranno, anche # m0, Vordine ¢ le virti, Foreeché, dunque, quell’ Ente possiede fanese vires? ot eexesbe Pan Ora, anon per le cost dato vires eivili, non & proprio ragionevole ch'Egli lo abbin: efob assonnatezea nel consi- rare, wvalore per quel the concerme I'aatina ieasetbile, temperanza, pol, che consiio in un certy accordo armo- ‘ia della fheols eonenpisetbile con ques razionalee, infine, {iustiela, vale a dire la retta funtione pardoolare dl cle: Seune di questo fecosA, a un tempo, sia riguardo al coman- daze che allebbedire, ‘Sta bene: no! non foudismo Ie nostra somiglianzs sulle ‘virtd civil; ma, forse, Ia fondiemo sn vietd maggiort che hhenno, nitavie 10 stesso nome? Intanto, mentee et besiamo ssa alte vires, ruol dire ehe salle virotpolitiohe nom el ba- inmo proprio por nalla? Ora, sembra assurdo che mentro {i eapponto i somiglisnss non ai fonds, come ahe sta, au ‘questa virti—e dire ehe IA yooe diving proclama persino givini? costoro, ond’® da inferime, realmente, la ‘soml- tlienza* — eso al debba poi fondaro su alte virta, sia pare pit grandl, Comanquo, nol'un caso 0 nellaltro, rial, ‘quanto meno, ehe I Intaltigibile possiede virsh, anche se non, iano tall come Ye nostre. ‘Orhene, se of sl concede, pur proseindendo da ali viet 1a pars possibilith dela somiglianza, essendo moi in wn rep= porto del tatto diverso con ben diverse victi, nulla perb ‘eta che nol, pur tra ealaro eho non pateobbero, di per sé, ‘svomigliarsi in fatio & virG, aasomigllemo invece, nono: ante questo nostro vee, 4 Uno cho non me possiedo affatto. come? Coal: se qualeose divion enlds par presenza di ex lore, & necesserie forte che anche cid donde 6 vennto It ealoro idiventi ealda? Ancora: se qusleasa per presenze di facvo 6 falda & forse necestario che enche i fu0so stesso diventt ferlda por presenza i f4o00? Veramente, eomtre il preco- lente evempio, ai potreble obictiaro che anche nel face ¥'8 caldo, somplioemente per come cosa connstarata; co Fleehé 1 ragionamento, se attlene all'dnalogia, dA « ves ‘ere soltanto che, mentre well'anima Ta vista 8 qualcosn ai lmportato dat ai fuorl, in quel! sere, invees — donde 1's nina Ia derign in imagine —esse d-qualeosa ai connatarato; un vine ts inoltee, eontro Mesempio tratto dal fuse, st osserverk pure ‘questo: che elob qnell Besere & virei, mentre nol pensiamo ‘ob Bell sla pia grande della vet, ‘ ‘Tali onervastoni, poralteo, avrebboro élto nel segno, solo nel caso ehe eid di oui l'enima parteetpa si fowse proprio \dentitiento eon Vessere donde essa lo dariva; ore, invece, le due cose sono Y'ana diverse dallalira, Le casn ° sens bile, per esempio, non s"identifea certo eon Ia osta “in telligibNe, eppare Ie“ divien stale”; e 3a cnsn *sensibie ® partecipe di un ordine o di mn’armonia; © invece, least, nella ragions, non v'® un ordine, né-un'armonia né_ ana proporzione. Altretants af diea datln virta: nol deciviamo 4 Tess Ie partecipazione a un'armonle, a un ordine, a un records ¢ proprio in questo ease consisto la Viti etrenas tnt, pele git esserS di lass) non Benno bisogno né di ac- corde né df ariuonie né di ordine, cost non potrebbe nep- pure avers tn uro dalle virta; eppire, nol potremmo d- venire simils, nonostante tuto, agll esseri supornl, per Mt prosenza della vievt in not, in qul, insomma, si 6 yoloto mirare soltanto # cfd: 18 ressuna nesessith ehe anche Ins si abbis virté, pur os- endo vero, peraltro, che in nol In virtt & ragione di som fanaa, Conviene tattavin che noi, souza arrestarel a questo fssento violento dovato al raglonamento, insinuiamo altrost tone porsuasione. I1.—Dapprima, donque, vogllamo considerare le virut ‘secondo Ie tals Tuogo V'etermata somiglianza, allo seopo 4 trovare quello che proprlamente in noi —ov'® soltanto imagine —® virts, ma lassi Inveee, —o¥'6, per cost dire, rmodello,— non ® virtt: non senza di avere — prima an- cora— dlatinto che la somiglianza @ duplice: os, talana cage 'identta nelle cose stil —tatte quelle cfod che sone proprio simill, In modo uguale, derivate dal medesimo mo- ‘ello —; al contrario, nel eaai in eai wna eose divien simile ‘Saw'altra, me quesValira Be ana priorita onde Is. prime non &*eonvertiile” con quelle, né se ne pub asserie Vegrut- st PSNEADE PRIMA slinnza, allora, bisogne arere un divers concetto delin Fromiglinnza ", non rivhiedeado git la medesima forma, ma pluttorto na nuove forma, go & voro che la somiglianza Si veriion ia tat'lere mantera Troma, eho cost O mai le viet, sia nel suo eom- plosso che io partoolare? Regglungeromo ana magglor ebia- teem s0 no tratteremo In partieslare: eosi, Afatt, anche rquellclemento comune, onde sono, tite, viet, sard fheil- mente ehiarito. Orbene, le viet clvii, delle qual gia sopra. se non erro, abbiemo parlato, danno efetiieamente wn oF tling ¢ rendono miglior! uppunto pershé assegaeno Timtti © tisura ai desideri e, in gonere, son moderateel del seotl- enti ed eliminano’ Je false opinioni; poiehé, inoltre, eid ‘che ® sottomesso a mlsura & generalmente migliore, sis per 5 fatto ehe 8 chiaso da Jimiti sia porehé & riussito « eva- ere dal rogno dalle eose ehe non hanno né misura né lit nal, este sioss, polohé sono dallmitate in qranto sono mi ‘suo in una materia — che In questo caso & I'anima — ven. ono ad assmllars alla misura della dl Ide serbano un’orme fel supremo Bene, lassd. Tafaut, eld che & compleramente prive di misura —non essendo altro che materia — non 8 as soluiamente eapece di somiglianza; ai quanto, invest, spar teoipa s uaa forma, dt alrrettanta sl divion simi « Uno che, al canto sao nom bu forma verana, Ma in pif ices mieurs rhe han parte git esierh che sono vielnl @ Lal: ora, anima ‘ssendogll pld sielna d} quanto lo sia il corpo e, inoltre it afino, ne partezipa, corrispondentemonte, anche dt pid, A tal toga, perflas, che, rivelandos! come an dio, induce Villsorio sospetto ‘non’ forse si teat: dollintoro essere 1 Dio, Proprio Im qnesta senso, dunqae, raggiungono Ia siglisnza® gi Gontini dotati di queste vireo eiil. 11L,—Fratianta, poled ogli aeceana che Is *somigilanza* © tawatten cost @ sf appartone « una forma superiors di ‘let, perliamone. Nolla diseussione appacira, vie pit chine ramente ancora, Vessenza dalla vievd clvile e qaale sia la ee viet 0 ‘inti, ossenzialmente, maggiore In gen ‘ben diferente dalla virtd civic, Par certo, se Platone dice che a sosniglianza cot Dio” non 8 altro che fuga dalle cose di quuggite db alle vir cho st atcuano ello stato nom gid il somplice nome dl ‘vir sma ba cura di aggiungere, cepresiamente, “olvill"; 30, In faltso Iuogo, dice cha tutte le view sono ‘ puriiecrion, srao] dire, evidentemento, ch'eg)i ammette due forme a "viva e, quanto alla“ soriglianzn’, eglt non la ripone certo nella ‘virti eivile’! Orbene, in qual senso not ebiemiamo ‘puriteszion!* questa vir ¢ in qual modo, puriSest! per esse, raggiangiamo quosta suprema rassomigiianza? O, forse, gil 8 che [anima & extiva fin tanto che reste amelgamata A corpo e diviene soggetta alle sie Mosse passtoni od 6 ‘complice ai tutto Je sue illsioni; wark buona, invece, © ‘virtuosa, 8e non consentieA con To sae iMusioni, ma wgied da sola—e questo &, precisamente, pensire e aver chiarezna ‘di splrizo — né eard soggetta w ugali passioni—e questo 6, procisamente, esser temperante — né temerd per a6, dist feandosi dal corpo—e questo &, preclaamente, eager vil cote forte — nb si fark gorernare da altri ehe non «iano ragione e spitito, nf, peralro, il corpo silat! — ed cece, fuline, la ginstiaa, Un akeggiamento dell'anims propo cost fatto ond’ells pons, ¢ & uo tempo, sia jrmane da passion, ‘el modo dignal Indlesto —s0 uno votessadirlo“ somighianzn ‘con Dio’, non anrebbe certo in errore; poiché puro & altrs! fi divino e il suo atto @ tele che eblanque lo imiti poss sede, per old stoso, eblarezse di spite. E por quale r™- lone on @ atteggiato anch' git nel modo saddesto? Beco, hon vi & proprio atteggiamenio di sorta in Las V'ateggia: vaento & sole © proprio dell'anima. E Y'anima, poi, pensa pare in tatealtea meniera, Ma, ten { supornl, ano penss In modo lverso, Y'aliro non pensa affasto. Ellora, dri mando, il“ pensace ” eddieitura un sempilee termine omo- nimo per I"Intelligibite © per T'Anima? No, neppar questo soltanto che il peusiero dello Spirto & originerio, mentee 1 pensiero dell"Animn, deviento da quello, st attua diversa- 8 READE Pan ‘mente, Infai, come i peusiero expresso scl parole 8 una Imitazione di quolio che & nol'enima, cost pare anebe fl pen- sere che & nell’anima @ une imitazions di quello che & i ‘un Alero, Inconsoguense, come it peasioro nolla sue espres- sone, in'confronto al pensiero ch’? uell'anima, @ feammen: tarlo, alrettanta sk deve dire del ponsiero elt noll'anima puro interprete eom"e ai qaclio superno ~- in confeonte fi pensiro eb’ primey di Tal, Ecos Ia viet & propria dol Vanlina; non & dello Spirito we ai Colui che al Ai Mn = Ora, aa’aleraindnygines ae clot, laparifeazione coin- cide con Js virth casi intosa; 0 In purifentione apra Ia sired ¢ pol In virtt tongn dletro; se le virti stle uel rocesto ai purifesvione oveero nellessere git stat! pat Feat. B bensi vero che la viet che ® ancora nel processo| 4 parifeasione & pid imperfetta dl quella che ba compiato tale proceso; porehé lo stato ragiglunto sega ormai, pet eos dee, 1 termine a, peratro, questo “ester stato purifeato * vuole dir solo che 318 tutto gotto di cata ei eho & este; il bene, perd, rion ba a ehe fare con quolla cosa. Ora, ammesso che git prima delle impurlia, 1! bene vi esista, baste In. somplice porltleasione? Ma st, ta purideszions pad ben bastares i ‘dene, pero, sank appunto quoll’slemento superstite « non id la parifzions stesun. Del resto, urge cereare ancora, ‘ho-coas aie questo elemento superaite; perehé, con ugaale probabilita delle pariteesione, questo elemento nutivo che sopravvisse non era, neppare esso, tl bene, ehé altriment non aarehbe enteato nel proceso del male. E alors, blaogna dite che avora soltanto una cert focmn di bene? O, toglio, nom vieiva a persatere nel vero hone: polehé & proprio dalla sur natura oscillate tra: teambl: si, porebé suo bone eonsiste nell unital a eid cele ‘atine ¢ il ato male sa nelDuntest alle cove contrarie. B ne: vessavio quind! onire, me sel quando si sia gia puriteaca; fella i unre solo dopo essorsi “convertta. Forse ells, dungne, si “converte” dopo Im patiteatione? No, dopo Ia ex vind 89 parlfearione 8 gla “ convertia . Cosieehé, proprio in questo ‘convertiral In sua vireh? Beco: Ia virta @ pinttost In eid cho avvione per effet» della conversione. Insomma, che 6 ral questo? Visiono © stampo della visioue avventa. che sl dtta dentro ad opera come, ne} campo visbil, lo sguardo, Non Il avors, adanque, questi Inteligibili né se me ricord pid? Lt avevn inatini, sorbati, addirittura, nelle tenebre; AMlinché vengune rischierat ¢ Tanime sappia, alloca, ees ton denteo, oocorre oh’ella sl slanel verso I'Tuminante. ‘onintoso, I'ma nou possedera gli intlligibil In st, ma soluanto delle orme; oveorre pertanto adttare le orme & quel ‘eractintelligibili gu eal esse sl sone sermplicemente modsl- Inte, Ma, “cho essa Ii abbia’, pud forse anche voler signi- fleare che Io spirito non 8 loro estraneo, anti, propriamente, ‘non @ ettanes, quando volge al"Tutolligibile fl sno aguardo, Altelmenti, par se fosso presente, « un’enime distrate, gli ‘arobbo ostraneo. Poiché, anche nel caso delle selense, ne rol le abbiamo senza eforoltarle ativamente, eave oj 30n ‘qual ostranee ‘V.—Eppute, et reaia snooes da determinare fino « gual Limite st estenda la purifeaziono: cost, carto, Aivorra par claro a quale dio at rifericano aia Ia ®womiglianzn che Ie “idontta. E eld sigoitien, propriamente, ricereare in qual modo ell liber! da'ira o dal dasiderio da tusto il resto, Aotore, cine, © cose di siiil genere; e wino a qual limite 10 sis, possibile St separaral dal corpo. Bi, dal corpo: il cho fequivale # riconeentearal quasi spazialmonte verso ai Dio; terbarsi, in og caso, proprio impasebile; ridurre 4 placer! ‘noviabili a pure gensaziont yoltanto, o, meglio, a care «| allontanamento di pene, per non esserne inféstidita; elizat- rare anche i dolor o, so nom & possibile, sopporterlt con ‘alma e diminuilt ol negare ia sus partecipazione; quanto fia, po, toglierla dl mezzo per quanto Je sia porsibi ‘stronoaris adirttars, sole rleseo, altslmentl, quanto meno, ‘non condividerne Veecttazione, ma, inveee, scalare al corpo, ‘quel mmpaleo involontaro , comungue, esso sia brove e focos 0 sxnaoe PRIMA ‘quanto al timore, bandislo dol tatto — al nulls, certo, ella temerty ma I'impulso fuvolontario pud bon darsi anche in ‘questa caso; senonché, esso vale solo a far da rlehiamo, vs Brama di cose abite? Mat. Hh eblavo. Non sart carco osse fd abbandonarai al manginre ¢°al bore! E dei placeri de- ‘more non parliamo neppure! Caso mui, solo net Limit delle natura, peso, senga cho east abbiano mula d!invotontarto; caso mal, no al Limite della innnginazione, e ebe sia, ancl: questa, Tagace, 2 Tasomma, elle mon solo sar purn da ratte queste pas: soni, ma, quanto alla sun parte ircazionale, ela rorra rev ‘ere pura inanche quelle, a tal segno eke non sents pil ‘fftto gli arti dal ab for; 0, al pid, nom sfotenti, me ruri iano gil art! di essa e immediatamente si plachino in virti v1 dolla Fieimansa, Peosnte a uno ehe, vivendo presso un sag fio, tragge vantaggio dalla presensa del segglo o perch Aivions simile « Iai ovvero perehé al veryogus persino di foware qualeasa che quel buono dispinccia. Cost, non el sara pit battaglia. Baste, elo, che sla sent pileemente presente T'anima razionsle cho la parte into ore rispetvera—a tal seguo ele porsino asa, la stessn parte Inferiore, sindiguera, ove mal ol sla stato’ in genere un squnlohe movimento, poledé non s'@ tenata trangulle alla preaenga del auo signore, « rlmprovera a se stessa la sue ‘eboleaze ‘VI. —Natoralmente non vid oolpa di soren tn sist! Sm. plat involoatari; e tuttavin, in un ome, ¥°® sempre pos 1% atbilta di migtioramento; anzi, Manelito amano uon dovreble ia lltarat ad essere “fuori di eolpa’, ma ad essere dio. ‘Orbens, pur asl caso che avvenga wn qualebe impulse fvolontario in tali cote, uz womo sillatio potrk pure essere dio e démone, poiohé ua essere duplies,o, pluuosto, uno the trae con abun estere diverso, doiato al diverse wired. Ma sonoo 9" pia nulla di slmle, egli bun dio, senz'eltcu ‘un dio tra (seguset del Primo. In ae ste9o, ciod, epll @ pro: prio quello che diseese at laneh e, per quanto riguarda il ur vane a suo vero esaere, ell resta nol mondo superno, purché aon- finn ed esere quale discese; ma ogi fa posto a coabitare fon fui, venendo quagg, e To pad pure rendere simile a 56 seeonclo In possiilita di quello, a tal sogno ehesto sia pos- ‘sibilmente immune dk url ovvere, quanto mono, non Tae- cla nulla di quanto dispiace al suo siguore. (Orn, in un tale uomo, ebe & vir, nel #20 aspetio partico- fare? Beco: sapienzn e ehlarezza di splrito rientrano aolla "eontemplazione a quelle cose ehe lo Sprite possiode — Io Splrito, pero, le posslede per diretto contatto —. Daplice, caf, ® Tuna e Faltra: ane wolts sono netlo Spica, nn’altra volte nel'anima, H ygentre asst non sono vient, nell'anime, Lassa, dunque, che cose sono? Atto dello Spinto stesso fe ano essere; quageld, invece, souo virti, im quanto di vate, ene sono, al lear, entrano In un diverso soggeti. Sivuol die che non sono vid né Ia glustizia In #6, me clasenn’altre virts, ma ne sono soltanto, per cos! esprimerc, 4lt_ssemplari; eb che da eesasorgendo risede pol ne'anfint { vinta, quella. virti he, eppunto pereid, ai appartiene ‘ualenno; montre quel slngolo intlligibile corrispondeste & Dradicabile solo n se stesso e non git a qualche altro ‘Una " giusizia” intese appunto come “adempimento del proprio eomplto’ forse che dove sempro trovarsi in una ‘molieplicitA di parsi? Ora, ¥'e Ia ‘giustizia in tne molte pllein®, qualora le parti di un essere siano molto; ma vi 8 pure un “adempimente, fo senso asialuto, dot proprio com ito’, anche ge si trail din essere unitario. Ba e2co, dan- ‘vee, che In vera giastiaia in e& non @ alteo che puro rap- porto di won Unita eon se stesa, tale che in essa non vi Sin ona parte @ un'altra parte Conelusione: anche pet asia, glustiaia — Intendo qae- 2 pid grande glustisie — & volgore II proprio ato verso Jn Spirito; Vester temperant\ consiste in quel volgersi, nel- limo, Yarso lo Spirito; i coraggio & impassbiltn, « s0- riglianza di quello ¢ el mira, I qusle & impassibile por nnatara; impassibitith, questa, che & fratto ai virtd @ mire ‘4 non wubire Ia passione del suo laferiore eompageo. VIL. ~ Anebe queste virti, pertanto, si seguon eonnesse Van Maltra, neli'anima, come st seguono, anche lassi, gli ssseri anterior! alla vir, che nelle Sprito, ne sono, per cost dire, s modell Si vuol dire, eft, che 'tto ai penstero, lass, ® teionsa @ saplenza; il volgersi a so stesto & tomperanza; Pr’ atio proprio” si @ Wadempimento del. proprio compo: cid che potrvbbe dra fortezza ai & le sdentitt « quel pure persoverare in se stesso. Nell‘anime, corrispondentemente, 10 wgaardo teso verso lo Spirito @ sapienza © seuno—virsd del'anime; giacché essa non si identlion con queste coee, como lassi —.E guono poi, eon identico eomportamento, anche lo altro sieti; cost pure sulla via dolla parineazione —se ¢ vero, perairo, be son tatte paritiearion, nel senso, clad, cho la parit cazioné 9 git compiutn —devono eesersi, nocessariamente, fut fo view; alimenti, oppure una sara porfets. H, pro prinmente, colul che posslede Te viet pid et2, be necossn- lamento, in potenze, ancho le virti inferiori; mentee chi possiede le view Inforiors, nop & pol detto che debiba avere, hnecestsrlamente, ancho le prime, ‘Beeo, dunqus, qual’d Is. superior vita del saggio! Me, so ogll possleda in atup anche le views inferior! o possieda sole le pit alte orvero la cosa vada altrimanti © cosa, questa, dda esaminar bene, virtd per virtd: It senno, ad esemplo: 0 oli pud avvalersl dl altel prinelp come mal quella view Inferiore vi persevere ancora, sia pure semplicemente non im auto”? Inoliz, come vi persevers, se est, per sus na: tare, ofa tocea un limite, oF ne toeee un altro? se quia terrena temperanza si limita solo a modorere, mentze ls vires superiore stronea addivittara? Tanto valga pure pet le alte viet Inferior! —aoaseo che sla, une buona vols, dominio del senno. Eeeo; egll pad pure avere To vita into: Fiori e trame tutto quanto ne deriva, golo perd in quanto & fn grado ai eonoseerle; forse auche; talora, se lo circe: stanze lo esigeranno, agira secondo talune di esse. Ma, pro- feedendo verso { principt pid alt ead altre nih di misura ‘elt agita colo secondo queste: por esempio, quanto alla tem” ue vind 6 persnza, egit non vede tn essa quella tal norma al modera lone, ma il distaceo aesoluta, «tutto potore; «, in una pas role, agit non vive Ie via dol'aomo probo, quale esigola ‘rtd civile, ma, superandola, no oleggo un'altra por sé: Ja ‘vita dog 4852 . ‘Con questi, in definitive, ¢ non gid con gli womtal buon! dove avers“ somiglianza. “Somigilanza” eon questi altimt vale come se wna imagine sie simile a un'altra imegine, ‘qualora derivino, Yuna e Valea, da un solo modello. In- ‘Yoee, quella si orfenta verso un Altro che & come I'Esempisre, DiaLBrTica aon 1,330 1. —Qnale arto o metodo © vt ef fa aseendere In dove neeesserio andare? Che lespressione ‘dove & necestario ‘andaro * vogtia dire ‘al Bone o al prinetplo primo” sin, ora, ‘bon seldo; poieh eid ¢ concordemente riconoseiuto ed anche ‘imostrato per molte te; ed ® pur vero ebe le esse discus oni com chi oid fa dimostrato, costeulvano gid una specie {i “elovazione Ma, quale uomo mal ecarre che sin enlal che deve esaer fatto elevare? Forse, ebissi, uno ebe tatto 0 ‘moltissimo — 2 serio — vido”, uno che “nella sua prima nascita', “ented Jn un germe di uomo predestinato ad essore filosofo 0 un favalehe musion o aranoie?” Heeo, sl, quolli che per natura Sono filosel, musiet © amanti sono dogal delle clevazione, Orbena, quale ne @ il modo? Un solo e identioo per tui, forvero ‘uno particolare por ogni singolo? Th camino, a dir vero, 8 duplice per ttt, sin por ebi & ancora sull'era, sin per ebt & gia arefvato in alto: Hl primo, fio’, muove dal asso) il secondo & riservata a eoloro ebe ono orma! in geno a) mondo dello Spirit o, per cost dire, hhenno segnato lassi un'orma; ad essi ® fatale camminare sino a pervonice allestrame del Inogo, che cotnelde, poi, fol termine dol ving, solo quando ano al trovi proprio sulla vette: il regno delio Sptrito. Ma per ora, questo cam: tino atlenda; pris, studiamost di parlare dela putarrien 65 Angitato al vuole, sens'aliro, che nol distinguiamo i ddett generi ai womlnl, peendendo leymosse dat “ma eo? definendo quale ofl sia, ost, 6 natara. Beso: si fteve rleonascere che egil i laseia fucllmente commuovare affaseinare a fronte al Dello; difelimente, pero resoe a ‘commnorersi da se sesso, mentre 8 pronto a Impressionarsi per casuall scosse — dieldmo eos! — proprio eome la gente fumida ai fronto al runiorl; coal, anche eostul, sensible a soni ¢ alla bellezza ch'® tn loro, e foggendo ognora la al- sumonfe ¢ Te manennza di unit, persegue, wel canst 6 nei ritmi, sin eld che & rltuieamente esatto eome pare eld che ' bon consgarato, Orbene, al di IA ci quost{ suoni sensibili fe itm e figure si deve guidarlo, cosi: dopo aver ottenato ‘che gli vopari In materia dei swoni, eni quali si fondano le corrispondenze © i rappott, bisogne addr alla bellezza cho loro sovrasta e insoguargti che Te ease ond'eglt era afluscineto orano proprio quelle, ciob Warmonia spiritaale la ollezza eho vi si rivela o, in genere, 1} bell, ¢ non fla qualeoea ai bello soltanto;o, oltre, bisogea lnslauarst 4a ragion! della Mlosotia; dalle quall movendo, st dove ort indurlo a eredere cid che, pur ignorando, eg possede. Ma ‘quali iano queste ragioni, Jo vedeemo pit tard TL. —Lamanta ~ nol quale, poraliro, pud pare matarst fsnehe Hl musieo e, mutate he sia, pottebbe o formarsl o fandar oltre —# eerto memore, come che sis, della bellezza; ‘ma, purtrappe, non race cogiler eld ehe & ‘saparato’ © sh Jasela pol percaotere dalle ease belle, che sono nell'ambito ella vista, e n'@ tutto seonvolto. Oscorra, poretd, ammonire oath] A non laslarsl seoavolgere, prone, soto dfuanss a un corpo; pet di pid, Disogna eoudarlo sulla svorta della ra sone, a tut 1 eorpl, eon Pintento ai mosteara eid ebo v'd Videotiea in tatti; nom si dove tanere ohe eso non he a she fare co} corpi e che doriva da tutt'slira fonto © che st ‘cova, fa pill ample mlsura, In eoze diverse dal eorpi —oe- upwzionl Belle, ad esempio e belle leggl, perehé & tempo formu! di avvezzarlo a seoprie fl fascino vorsce elle cose 6s EREADE PEA incorpores — moatrando, infine, che esso & nelle arth ¢ nelle soiense ‘elle virta, In egulto, oecarre costraire une units 1G tutte questo cose © Susogaare come essa vi sorga dentre Dalle viet, {valtimo, si vnale ormat azeendera allo Spirits, all'Essere: ¢ mnuovers, laa, per ta via sublime, TIL, —Ma bi, nativamente, 0 filosoto, ob, questi 2 gik pronto ©, por eosl dire, lata; ¢ non hn bisogno di * separa- Fone? eome quest! aliri ed gia balzato verso Valto, ove, per, maleerto del camino, ba bisogno solo di chi glielo Addi, Mostriamoglelo, dunqae, e iberiamolo gincehs & cost TFolontoroto eli stesso, por natura, e, forse, aa gram tempo ® gia libero. ‘Tn verith, cveorre daegll solo quegit insegnamentl ebe Varvezzino 4 engliere plenamente I'incorporeo ad. averne sioura fade —e, cert, H aecogiiors taclimente perens & avido { apprendere —; ed estendo ell epontanoamente virtuoro, bitogna clevaclo a un perfezionamento di virti e darglt, dopo Je discipline mnteratiche, Ie dative dell dialettca: ferme, fnsomms, un dialetteo IV. — Ma che cos @ pol It dlaletice 1 ent insegramento si yuo! tensmettore anche a} precedeati? Weco: ess & quella sutudin che si he da natara dl esprimere, conceuualinente, ‘su ogai cosa, che cooe sin e Sn ohe aliferiica da aizre cose f se Abbie qasicos al come con Toro; incl, io qualt ‘svar esa 81 ov! ‘sia, singolarmente; ae la che, por contr, diferendone, non ¥e annoversto tra gl 65 seri. Esta dlscorre altresi di boxe e i non bene; © quante ‘cose rlentrino nel bone © quante se} suo eontrario; tratta| elessenza dell'eterno ¢ al eld che non ® tales in taste ‘asesto, eridentemente, procede eon scienza © now opinande, Dopo aver dato sregua al nostto vagebondaggio nel esmpo ‘sensbile, ella st ferma nel regoo delle Spirto ed esercita lassi il suo compite, faeendo getto di eld che 8 fallace e rnutrendo T'anima, come fa detto ‘nel campo della veri; puaberstes a i, clob, dolla distinzione platonic per In sepe- sazione delle ideo — se ne avvale, perd, per ragaizngero la ‘quidaisa di un opgeto @ so ne avvale pure eires 1 primi ge- ori —j ¢ annods poi, Y'ano con altro, inelletualmente, 16 che ne deriva, fineh6 abbia percorso tutto il eampo Aelio Spirito; © poi, snaliticamente, por opposta vig, rth i ‘eammino, fino a raggiungere il principio; allore, poi, te- ‘endosi tranquilla — in una pace quale che sia, nel linulte elle Spirito—seoza afunnarsi pid por null, raccolta in ‘unit, guard, intanto, ls cost dettariceres logia,tatta presa nelle sue premeste, nei cuoi sllogisml, © T'abbandona, come 5 fa doli'arte dello serivere, per un'arte novella: pur ap. prezrandone eleuni element! come necesseria propedeutica alla soa arte, ella It vaglia, pero, non meno ete il rest, © Fitlone che aleunl di est siano stilt eal, invece, super- fal, © propri soltunto di una partieolar specie di rieeres, diretia & queste cose. V.—Ma donde attinge, questa seieazs, 1 suot principt? Orbdene, & Jo Spirito steno eho dk i princtp, 1 quali sono cevldenti, gol che uno sia in grado di eogliert, con I'anime 6, allors, I disletica intervieno nelle conieguenze ¢ le pone insiome, To insreeeln, le separa, sino a raggiungere To Spivito perfetto. “Poiché—& detta —& proprio este quanta i he i pld paro in fat ai spisito © di sapienza’. B pe- cessurio, quindi, che elle, essendo Ia pid nobile attitading che sia In nol, si occupi doll'Essere ¢ i Celui che # no- Dilissime, e, preeisamente, in quanto & eapienze, sl veenpi ell Essere, e, ia quanto splviz, dl Coiai ebe ® al di Ik dell essere. E che & pol ta Mlosofa? Em coms pid motile, Alors, 1a Ainletien s'identifien con la Mlososia? Beso, eesa @ ta parte pid mobile della lesofe, Perché, non si devo alfateo ri Tonere che essa ein un semplice strumento del flosofos in Tost, essa non consiste in madi eeoreml @ regole, ma in- veate le cose stesso ed be gli essori, per cost dite, come sua materia: eppars st evvicina agi eGterl con un metodo 6 SNFADE PRIA tatto suo, perché possiede « un tempo, insleme eon | teor reml, anche Te cose sess. "Per quanto riguarda i fueo « il sotsma ella i eonosew solo acckdentalmente; in quanto giadiet, clot — to uno, perslito, inventa —che il filso & estranco alla verita oh’e: fe tei, ¢ risonosee— qualora ono se no venga con un $0 fist — che questo & contro Ie yorma del yore. Cost puro fella non st aff al ‘premesso’—e meno ehe mai di lettare? —; ma potehé sa il vero, 68 pare cid cho real monte quel ee eblamano ‘ promessa’ e, in generale, $8 gli Atti del anima [corrispondenti a quest esereizi di logiea}: Gis che essa pone « eld che toglic © 60 essa englle questo ‘stesso elo pote oppure un'alten con; © an cogliere — preci Ssamente come la senaazione — tra cose messe a eonfronto, 8 fesse sono diverse ovvera identiche; ma esse cede sutto cid ‘un'aira diseipting, la quale ani teattarne secupotosaments. Vi, Se. quad, Ie distotion & In parte nobie, eld vaol dice che le fogata' ha aneors altre paris e, difats, speeala pel extnpo Selva, avingendo dalla diletten come de aetenza ‘snsliarin m6 pli 6 mano delle altre solenzo che al giovano ‘ave deileritmotien; sononclié Ia Mlosota pud, pit da presso, frarte dalia dialettica; similmonts, speealando nel campo tien, ating a, aggiungondo, a suo, Te atizatini © gli fesercie, donde premanano Te attitudin! sexes, Dal resto, 10 Aabitudini rationali tesgono git coms lore proprio quanto traggono di Ta; e, curt, par essendo in compagnia dolla fanteria, eese traggono dl 1A fa massiina parte. E. mentre Te alire virni ven taziocinando nel oxmpo dello passiont elle azioni foro proprie, Ia prndenes, inveco, ® une specie fat ealeolo auporiore ehe st rivorse pluttosio nel'universale so, ciod, Ie cose slano eonnesse vioendevcimente; se sit It ago, in questo momento, di soprassedere ovvero di agire ‘encore wha volta; o #0 sia, in genere, da preferist un’sltra fom « cost via: ma la disleticne la saplenca, in un forma ‘ancor pia universe e tmmateriale, ofrono al senao, perch se ne wvvalge, tata eid. puusersto4 6 Ma & pol poste che queste virti inferior! esistano ‘wnza dinetton ¢ sonza saplenza? Sf, ma solo in modo in- ‘compute © manchevale. Si pub, allore, essere saggl © dia Teste, cos, senza di quests viet? Non pod darsi, questo, re non diellmente: ma ess0 0 devono precedere o erescere Inslems, E, forse, ano pottebbe avere delle virtd nataral, dalle qaall potran sorgere le viesk perfette, giunta che a sapionza. Dangue, la sapienza tien dlesro alle virti us tarall: © solo in soguito pud perfezionare Ja eondotta morale, Orvero, poiebé lo virtd naturali existono ai gia, peasono formal erescere insieme Y'una e Waltea; ¢ a vieenda oi per- ferlonano 0, meglio, qnella delle de che precoree suo} per- fesionace Valira: gll ¢ eke, in gonere, la vir naturale potiede uno sguardo ¢ an carattere che sunno a incon. Plutezza o { principt donde noi la rieeviamo valgono, per it pis gran «rato, per le view di entrambi 1 geners, BEATITUDINE Boneate 1, 48) I. ~ Se identifebiamo s1 "buon vivere? 01" ‘eeser beat? ‘obbiasao forse rentlerne partec‘pi anche le creature vivent, diverse dall'aomo? Se, invero, @dato nd este di condarre a termine la vite sensa impedimenti, nel'orbita della loro na tara, che male e'8a diro ebe anch'esse si srovano im una vita beata? F, Jnfats, o ei debba riporre le vite beata a ano stato di godlmento, ovvero nel mandare ad effetta ln propria ‘pers, nell'an enso o notlaltro, esta sara dovata aneéra Agi alee yiventh diversi delluomo, Gii & ehe & ben possibile Toro sta $1 godersela come pure Tesisiere nell'ambito della Toro opera natureler pensate a tante musieali creature vie venti, liste di eotto, por molti altri rispetti, ma speclalmente pero, eantando, secondo il loro eastame naturale, si go. ‘dono, anebe por questa, quelle loro desidernbile vita. Or- Done, anche ge teniaro cho Tessur beato 8 une specie di fine che sia procisamente Hestremo fine cui tenda Ie na- ‘ura —noi dovremme, pure in tel caso, renderle partecipt ella beativadine, quatora esse abbian raggiunto fl termine ultimo, toceato i gaale, la foro natura resta i riposo, gine et ba porearso © rlemplts, dal prineipio alla fine, tutta In vita ebe fa Toro assognate. Ma so a talano dovesse riusolr molesto far eadere gi 1 bentitudine sino alle creature viventi diverse dall'uome — poiehé, di tl passo, bisognerabbe pare rendarne partecipl Je pid imdegne dl loro, renderne partecipi, dieo, persino te piunte, vivensé pur esse e dotate dt an vita srolgentest wearrmupuKe n ‘verso wn Ane — anzitatio, si potrebhe domandargis o, come ‘mal non ol trova proprio nulla di strano nel nogare il "baon ‘vivero” & vivent'divers) dall'uome, solo perehé gli eembrino valer poco © nulle? Del resto, nessun lo costringe ad atti ‘alee sile pian eid che ateibulses a tate { vivents; potehs fn esse mon vi 6 veusibila. Pure, non mancherk, forse, anche cht voglis atetbulre alle piance heatiading, previsamente come attribuisee loro Ju vita; vita che ai rlaolve, in fondo, a volte in bene, a volte nel contearia: ¥'8, por cou! esprimerei, anche nelle piente ‘uno stato di godimento, ¢ anche non v's ¥"&, inolie, un futifeare e tn non frutifenre, Quindi se it * piacere? ha ragione di floe © se in questo consist 11 baoa vivers, cade nell'assurdo cola che neghi 1 buon vivere anche af viventl divors! dal!"aomo; altet laote si dice se questo consists nelle ‘ imperturbebilita”: coal pure ao" nel *ivere seeondo natura? af ritolvn, in de ‘itiva, questo "boon vivere'. TT, ~ Bppure, se In maneanzn di sensibilita fe negare alle plance Ie beatisudine, '® Sl enao che mon la sf debba dare pid neppure a atti quant git animall. Poiehé, se eol termine “ensiblith*si vuole intendere il semplice fatto che To st moto non sfugge a un dato soggtio, © necesserio che lo stimolo abbia un valore gid di per se stesso, anterlormente al fato ch'esso non sfugga, vale a diro che si tract di cosa conforme a nntura, anche so efugya all'wrvertensa,e che sla appropriato al soggeto, par se questi non abbin adeare co: selenza di tal proprietae che sla alivest gradevole ~ poiché aer'easere gradovole —; insomma, se esso & valido © se & presente, il soggetto che lo sperimenta st trova gid nel bene. A che seopo, danque, esigere Vaggiuata della “aenailita> se non perebé si fe consister fl bene non gia In uno stato, nel sao farsi 9 nel auo essero, benst, inrece, nella eonoseenza f nella sensazione? Me, di questo passo, adie vero, si Galen per dire che Ta senstzione stessa sla i bene, come semplioe atto ai tina vita fonsitivas costeshé, In eouclasione, bastera ‘eho quosth avverta ims clemontare pereezione, inditerente fcom't a qualsivogiie eontenaee. Se pot st furh risultare i bene dala uaione del due teria, eit" sonsuzione? ai un eomenuto di determineta natura”, come mui, allore, se cinseuve dei duo termint 8, in se steso, indiferento, 18 ei. ‘ultente di onteambt potrd poi essere chiamata “bene”? Di ‘hinguersano: eved, lo stimolo, in 86, 8 un bene, maf buon vivaro s! € sppunto quello stato che si dotermina, allorché ‘uno eonasea ebe fl bene ili & prosente. Tn tal easo, noi do- vremmo muover loro wna domanda: colul ehe eonowee la presenza di queste beue, vive bene proprio perehs qaoste & presente, orvero deve conoaeere non saltanto eh'esso & arn Adovole, ma ancora eb’eaco & Hl ano Bene? ‘Ora, se st trata di convseenza del bene’, questa, ore ‘mai, non 8 pi compito proprio ad une sensazione, ma ap partiene # une bon divoren fueoltA che ata phi in alte dels Sonsazione. Nou gia, dunquo, calero ebo anno Ja sensi lone del piaccre sar proprio it" buon vivere "roa solamente ‘8 eoloro ehe sono in grade di conoseore che “pieeere si & 1 proprio bene ‘Par eerto, cause del ‘tuon vivere” non pud essere un placere, me Soltznto quella facole capaco dt gindleare eli "placere @ bene, E questa facet giadleanto & ds pit delle faenith che cortispoude allo stimalo, poichs & regione 0, plustosto, sprito; i plucere, per coatro, & un eemplice sti nolo; @ in nessun exso Iierasionale prevarra sulla ragione. Com’s dunque possibile ehe Ta ragione tkecia gblto di se tessa al fine di ritenere pid in alto ai a6 qualoota di estes neo 0 che rientra addirittara in an genere di egseri con ratio? “ntanto, «quanto sembra, sie tari quell ebe diseonoseon 41 benessere alle piants eome pure quanti lo elpoagono in ans. senaszione — sia par determinata — toccano, senza avveder. sone, qualeace di ben pit grande, in quella loro riceren del ‘buon wivere sf} quale tanto pid progredisee quanto pid st penocra nella cbisrozza della vite. E quantt rieonoscono it "paon vivere lo nei Iimiti df una vita vasionale ¢ non gi amarereoone 78 semplicomente in una vita, neppure s¢ questa sn dotatn a SensTbiita, fone si esprimercbbero egrogiamente, Tatavia, 15 conviene domandare loro per quale fine procedono cost Timitano I'easer Beato eselusivameste al vivente reuionalo: 0, forse, si aggiange il termine “razionale perehé te ra- ono © bon indusriose © riesoe fellmente rintraceiare © ‘8 porte in serbo ef che la natura primordisiifente esige? oppure Vaggiunta ei snrebbe parimentt anche s¢ la rngione fosto inenpnce a rintracclare ¢ di consegaire? Perché, al- 11 Jor, ove mai 'egqiunta della ragione sia dovuta solanto alle'san superiove abiita nello seoprie, Ie beatitadine te: fondo natura patrebbe ben attribalral al viventi non dotatt ‘dl regione, eon Is sempliee ipoesiel'essi raggiungano questi primi beni Indispensubill, senza incomodaro aftto In ra- fone, per sompliee vinta di mature; ond’ che Ta regione sarebbe ridotta ad anoella e non sarebbe pi desidersbile per 80 seosse, nd ell, nd, logieamento, quel suo coronamento he definiamo *vired’. Se, per conteo, riterete cho eset leagen la sua presiosia non gid del possesso di questi pri rmordiali beni, conform « nature, ma sla, invece, ests samente accolta per se stosua, restera pur sempre da dire ‘quale altro compito le epett e quale uo aia la natura © ebe come Ie ronda porfetta” nse contempiasione che abbracet queste cose terrene non sarb, certo, onto ai porfesione per essa; in tuttalto, anzi, fede Ia sua perfeziono; ella ha une ben diversa eeeuzn; fe non ha nnlla a ehe fare con questeesigenze elomentari di ‘ostura; n6rientra era Te cose donde queste naturalmente sor ono, né, in geners, el appartione a slMatte catogoria de ‘serl, ma provale eu ratto cld; so Ta cosa ve altcimentl esst hon avranno proprio modo, a mio credere, onde rieonosverle 1a prezicaith, Frattant, sara meglio lascirli li, eostor, nos ‘quando non abblano seperto una natura cle sia pid in ‘to ai quetle cove sulle quali ora Indugieno tanto, proprio 1 dove amano arveatars, senza trovare il valleo por cu‘ si ‘apra, agli esserl che ne sono eapacl, Il “buon vivere 111, —Nob,invece, vogliamo rifarel al principio ed esporee che coat mai intendinme propriamente per beattudine. Tu verit, noi faeclemo consstere “aster bento” som cements jn ua vita: so pero tencasimo por sinonimo 1 ter tine “vivere’, nol renderemiao a tat { viventi, quasi loro ovate, Iastitalne alla fliita (e, precisumente, an "buon vi vere’, Io atte, per quog!l essee! dota di ana certa uoith © Hentia — at eat, peraltco, tne | viventi sono naturalmente sivcetibili—) © noe fhremme, per contro, una distinzione Arquesta genere, sl da dare, ciod, unn tale possfbila come fdovata all'essere ragionovole e da negarla, invoee, al” irra tgionerole, No, Pervbé, cost, le vita si ridurrebbe n un sem- plice fondamento comune che dovrebbe dienit suseesinile 4 tn’anfen e medevima cos, ralativamente allesser beato, ginechs questo “esver heata’ fa faio consistere appanto in toon torte di vit Ons"a, fo penso, che anche coloro 1 quali Faitano I’“erser bento” fa wh Ambite al vite razionale € non Vestendono inveee & una glia Intesa come fondemento eo: rune, tinfscone, senza saperlo, eo! non ritoners aatio come vita T' ‘ester bento’. Bstl, Invera, sarebbere implicitamente astra a acorgere fn quella facolte razionale— alle quale ‘ove aderire In beatiadine—nlenvaliro che qualita. Intanto, per easi, il-panto basilace si & ‘vita raxiouale's poiché In folie & nderante a questo tutto, nel suo eomplesso: dungue, ‘ad una forma di rita del entto diveraa;e, con quosta expres: sone, fo nen éntenda tna divisione a eoncettt eontrappoetl, naa solo quel signifcato ce sam soliti dare quando diciamo ‘che tna cosa & antariore ¢ un'aliza 6 poserore ‘Orden, poiché il termine “vita? & aslo in moltoplieh sensi ela diffrenge & In rappora al suo soggetto — eo es¥0, ‘og, reatri nel primo grado o nol secondo ¢ cost via—; polehé, af eonsegtense, I vivero & an termine che importa para ideatita di nome —alero si 6 il vivere della pinnta, Altro quello deli'animale ieragionevole, 6 vie dieendo — pol- ‘che, infine, vita © vivere desuiono le diferensa dei loro ‘genert dal loro gearo dt chiarezea ovvero di oscar, & na: frnle, quindi, ehe anche il bene — Ul quale si eccompagns eartroonee ‘8 questo vivere — ai ettenda, in plens corslepondense, « sou 4 gonerl delia vita, Si vuo! dire, clot, che so un grado ai ‘sta 8 imagine di an alice grado di vite, Cevidento che anche Bene cle aderisce un primo grado sath unt imagine dal “one” ehe adorisee at grado superiore. ‘Ore, se # Cole al quale & proprio il vivere in evuberanza = cio Colui che non vien mono mal in nessun aspetto del virere—anche il “buon vivere? & proprio, daugue al Vivente in erabernnta I'esser boats al eppartione eselusivamente, Per- ‘ohé a Li, pare il Bene & nal grado pid ato, se 2 vero pe: altro che, nelVordine degli exer, #1 pit elo e reale grado ‘Gi bene risiede nella vita, 6, anal, "vita porfata®. (Gos infati, no il bone sara mal qualeoss di assessor, cosa diverea dal sustrato, originata donde fli darh Is poisbilta al essore nol bene. Pofché, the cosa mal dovrebbe poterai aggiangere a wus vite di gia yperfeia per portaria sino 8) punto da essere ottime? Le nx tara del Bene io eé—dira qualoano, Benissimo: ® proprio ottrins tarta nostra, questa; perd nol andiamo per ora ri- fercando won git it ene exme esta ma 1) bene come co tenuto stesso dolla vita. Che, dunque, ta vita perfera ev race e reale atin in quolla natara spiricuale; ebe le ale vite iano imperfect, inno, ana, funtasmsé dl vita e non attingano ‘ng compiutamente né in purezza la vita; ebe non slano pl ‘ite a quanto sia viz il contrarfo della vita: tatto questo & suato detto frequentemente. Anche ora, nondimeno, i pocke parole, rest preelsito che Ane» quanto tat | viventh dk Tivino da un solo prineipfo, senza vivere per, divers| como ‘sono, nella stesea Intensith di Tui, sopaira necessaramente ‘che in quel Principio riposi appance Ia Vita prima ¢ Ia Per~ fazione, IV, —Se, quindl, un nome fosse in grado di poseedere Ia ‘vite pecfers,ellora a cbc sarebbe Beato un uomo sat, xppaato perohé possiede proprio questa vital Altrimenti. ia oousacrato agli 481 Lester best, giseché in essi soll 61 ‘trova una tal rte, Ma, dal momento ebe nol ork asseriamo 6 eNEADE PRA ‘che anche negli vomini st trova questo ‘esser bento’, bi fogna par esamibare come sta Ia cosa, Eeeo fl mio pen- Sisror che Yuomo abbla, per caro, ona vita perfetta, giacché gil non 8 semplicemente dotat di quella seasibile, ma anche Ai eazioeinio edi spirito verace, risalts ehiaramente anche per alta via. Totante, ha egii tale postesso come qualeosa Ui dlverso de qaotlo che & Tai stesso? Ma allora non 2 nep- pate wor, asselutamente, ano che non abbia tale possess Din potenga o fn attol — quest ultimo, che I'he in ait, not fo dlehiariamo, senz’altr, Deato. Ma dobbiamo ritrovare ‘anu parte di lai in questa (orine porfette della vita che & fn tai? Ore, in questo st vUo) distinguere: ognt altro uomo the abbia solo in poteags tale form, Ia possiede soltanto| ome ua cera parte; per contro, I'uomo ormal beato & ole! che, veramente © in alo "e* proprio quosta forms fond" che eli ba progredito sino al punto da” essere proprio questa forma [dal’ avers", cio, all’ ‘esse’. Be, fattintorno, le cote diverse, orama, git aderiscono soltanto, nessono, per certo, Yorrd spporgliele eome part, poiché ‘deriseono eontro ii suo rolere: solo per ana sus voloDta, fore potrebbero ancore legarsi li er an worto sifsto, ebe cosa ¢ mal {1 bene? Beco: egli "6? s se stesto presisamente quello ebe ‘ha. Tl Bene ‘aie 6 al df 1d & causa del bone che &in jis @ v'e-une bella lferenza tra il Bene in a ¢ i] bone ch'b presente in tui Una prova, di questo sta in ei0 cho chiungue sf trovi in tale stato non cares alto, Che cose, ifuti, dovrebbe cereare an- fora? Delle cose inferon!, nataralmente, nalla; d’ltro eanto, gil € gia in sono al oxime. Basta a se ateese, duaqne, Ia vite, purché uno postegg una site quale si va deserivendo. Besta, anal, ebe uno sie singalo e sard cn 6@ soto suticjenta all felioftA e allaequ Sto del bene: non e't Ueno, aazt, eh’egit non abbia. Che se par ceren qualche goss, Tn rleeres per pura. moeessita & hon per Ini stesso, naturalments, ma per qualcom che el) inpparticus. Ne fh Wcerca, vogllam dice, per il corpo che G2 tattora avviticoulatoy ese anche questo corpo & un peaTERODDT tn ‘vivente, aso vive pero sina ita tutte sua che non ha aul sk vedere oon quanto #t sppartiene all'uomo dl ut stiamo fAlvorrendo, Tl quale nom ignore anche queste core © da tquello che da, sonza pero farsi sottrarre nulin di quella vita ho & propria ai Tuis Ona’? che noppure nelle fortune ev> worse, ogi! vedra aileyoliret quel suo stato dl fliita: polehé ache allore persevera immote quela vita che abbiamo do- erminata: e 60 gli muciono parent! © amicl git sa ebe sis Ituesto morire; ¢J4 sanno, pieché siano appens virtaoe, an- ‘che quelli che Ik soffrou, In rte! Exe, proprio allo eho faveiene, la morte del perentie degit amiet riesee a tarbario, fpon si trata dj Tol, ma di ofp che fo Tul non he spiro pare dal suo tarbamento oglt reste immune ¥.—Che dire, inotre, delle sfforenze, dello malautie © ‘di quanto, in varia gulag, forme in Tal Vattuarsl della vita? se egit'non abbIK pid porsino In coscieuan di ge stexto? Yoteehbe per datsi questo caso, in roult per effetto di nar cost ¢ di aleane specie di maior, Ma come poirebbe, con, tre tort quest) malannl serbero encora fl “buon vi ‘vere’ e I “essere bento”? E preseindiamo pare dalla povert fe dalla iofamin, & an fatto che, anche a voler gettare un ‘emplico sguardo su quest cose, e°6 da rimanere perpless pit che mel, peralro, 26 si pouse alle forsane priamiche, Cosi ampismente famose, Aramettiamo puro che, tal core, fegli riesee s sopportarle , persino, a sopportarle fail- mente; eerto st &, altmeno, che esse non furoso eanformt al suo volere; ore ® necessario che In ita beata sin eonforme ‘2 volonta; poiehé, 11 ‘anggio-anima” — quale si va deserie Sendo — on esiste ae non & eondizione che si addiziont lessensn di ni alts una navura corporea. Prontamente, jn rerith,gls arversanl aecetterebbero di car loro questa con: fotione, a patto pend eke le passioni corporee vengeno rife ‘te all'uomo stesso 0, porslro, la sua seeha e it suo rifeto| ‘elle cose naseano to Tui proprio per vantaggio det corpo. se af compata il pincere a che la vita sin flies, come mai tino, ado in tristeza per colpi della sorte © per afenat, otra essere ancora besto, ae & tai — saggio quanto st vo ilie—tali cose oveorrono? Agll def, sf ® eoncesso tale stato Felice © pago dl se stesso; agli nowinl, Iaveve— poiché hanno accolin une agginnta di cid che & pexgiore — si yuo! wcoreare in wel into ebe n°@ derivato e non in una parte soltanto, Ia bensitadines tant'é ero che, se aus dalle due part & in enitive condision anche Valtra,~= In migtiore — sn gopuita a cf, dovrA mecessariamente essere distolta da. ei the & proprio di es, poiché ancho le cose dollaltre parte hon wanna alfasio bene. In caro contrarf, 8 necesstrio rom perla col corpo ¢ eon in tua sonsibilicn e tentare, per questa ‘la, di outenere Tindipendenza necessaria ad essere bea Vi, — Eppare — ribattinma — se la nostra conversnafone ravesse eoncessn ebe I'ewer heat! consisia nel’andare esentt dal dolore, dalla wlatcia, dalla exttiva corte, nom sarebbo {glummat stata posribile,dasvero, Vesistenza di un uomo fe- Aige al mondo, sito I"{necmbere delle avrorstt! Se, al cone taro, questa nostra beatitudine si fonda nel possesso del ‘bene verses, perebé mal 81 vuole —riuunaiando a qucsio bene ‘vernce @ a vaglitre, con 10 sguarde rivolto nd ess0, Ml varlo ‘grado di beatitadine — andar ceteando, Invece, quelle aire ‘cose ete non rientrane sfatto nel compato della beatitadine? Poiebé, x0 In beatiwudine fosse state on cumulo indistinto A boal © af cose nocessarie—o, se anche non necesserie, [prese comunqus, anebe quesie, come beni —ei sarebbe par ‘ovate erigore che quests eos0 non mamenssero5 se, al eon ‘aro, a final deve essere qualeosa di unitario © won git ‘Af motteplice —in ques ultine caso, infar, la rieerea ml- rerebbe non gaa un fino ma aj fink — urge consegaire so- lnmente quell'ano ehe 6, « an tempo, Maltima ed hil pit alto lore, proprio quello che V'anime sento 1) bisogoo at rin chiudere mel pid. profondo di se stesa; © pod, questa brane —nsiome eal volere — now pud riuscre ail'annullainenta, jn questo campo; potehé questo core terrene son sono mata raimente sue, me sl presentano, semplicemente, ¢ allors la Fidessiove rationale le fagge, allontanandole da sé con qual- nearvegome ww che norma, ovveru Ie corer, avvantagglandosene; fa ogat aso, potd, Vespirsalone, inet, tende a ci che & pid in alto i esse siessu: gianto che sla, questo, dentro di tel, essa 0 rp sania @ ai acquctn; ed 8 questa le vita eho verainenta sf vaole ‘A che sla presente taluna delle gose nevessarie, non po trebbe, i per 86, volgerst une volonta, se si vuole inten erla in senso attotio e non si vuole, Inveee, ustre questa perola por estensione abusiva, polché & ben naturale che hot desideriamo tall cose, oleh, dol resto, nol of sshoratiamo dal malt goto in enerale 6, por corto, Matto df tale cehermo non & volute 4 per ae stesso; ché, anzi, 9 voluto piattosto I non avore eppure bisogaa di uno acherao siffite. Ne dan. prove ppersino quelle sterse cage, fnchd siamo presenti: per eter lo, aenita e sstonza dl dolore. Vale a dire: che "0, in ‘questa oso, dl alleuante? Eun fata, almeno, ehe «aus sanith presents come pare a un dolore assento non el sl fe proprio caso, B allora quello cose che, present, non esor ‘ltano faseing di sorta, né aggiangono null alla bestivedine, ims, assent, sono ticereate unieamente a eause deb fastidio che Ia presenza dei conteart arrece, meritano al eastre ri- teniute, con tutta ragions ‘case necessarie™ ma non gia "'boni*. Dangue, non devona eustare nel compato del fies ‘che, ani, sit Ix loro assenaa, come la preseuza delie come feontrarfe’ non deve pregladicare Wosservanze dell'integro fine. VIL. —Pereh6, aunque, cotul che & beato breme Ik pre- senza di quasie “cose necesenrie® e respinge da xé ih loro ceontrario? ‘Orn ~ rleponderemo — non si tte gid che contibal soano, In una aorta parte, all’essor beato, ma, piutiosto al- “essero’ semplicemente; e quaato ai loro contenr, ana delle ‘ene: 9 eontribuiseona at non essere 0 reean pregitdizio, con 1 taro presenza, alla nostra fnalth, oon eome se Ia potesiero soppritere, beninteto, ma per la seguente ragione: eolul che rate it it lto bane vio! porseere lal slo afenatro Poin {i.e perentule presen di wh if te DOF Ron S08 Ie uy wondlmeno st fase I, mente "8 La {eRe ep eonere, a por Visi quale donde Pao? 2 Ben sie putea quosta erst i preeni, ermal orb beat ive quosta,n porderst proprio nalla Ta wan bee Tiuaines 9, aiinenti, tag. giorno per giomo, A erolle citwdine! Snieebve per precipitaro faor! del regno_ delle TRattalaes por esempio, we perda anche an Aigo o aleane ‘hie sae mowtanzey @ innanierecll sono Ie cove che non a tengo cecanda sup roles, eppare non valgono # sen0- Wee imnamene dal Sne eke gil 0 ormal presente, acnte fatto che vengano le grand! seeatre — sh oven gon Tmitatest al colpt consueti della sortet Ma SHEET ol mal dt grande tu Te cove degll nomi, wal se Iho che nom posaa cssre tent a sle dn uno ehe asceso us Cquateano che @ ben pi fn ato df tio queso e eho qi ¢ pet rincolate a quarto tin basso? Xs ei invert, nom sma geen fhito aeppuo ¥ peospri sucoeat_- perme Tviglon che sinuo als regull sovranith © siguorie dl Tinie ah popolt'e neppare fondazion! ci colle « di et, fur se siaio dovate & laf come volete vot che, se crt feno fuert ese sua atest cia & directs, no tong ‘conto come a! quateosa di grande? Che 8 Do}, vi linesse fins cio'wa grande niale 0, comungus, uo mal, af at terme, eos «wn opinioue ridealao non sarebbo pi nep- furs una persona seri da) omento che iene in gran ooxto yale plore 8, per Zens, Il worke del mortal! mone ‘wpa da hat" prociamlamo — evremmo dirito deal ore sulla morte, Ie otrina eWesse, cot, & migitore tin ita ‘suse col corp . ‘Parse vente Iinmolato in sniff ll stews, deve eft forse ritepere an tale per Iai la morle, per quests eolo (he dove morire agit itari? So non viene sepate, non iol un pean aaa, noa fosse altro perehé, in ogo! easo, dove Tho ne tnnto sata trsa come sotren,vempre fl eadaere Steocromperh GH free, questo che, cio Gebba coxere seartronten at seppatito non con magnificonza, ma oscuramente, perché tion fe ripainta degno di ua camulo ececlso? oh quale me- schinitat Nel eso che venga tralto prigiontero ai guerre, a lai certo st apre In vin di evedere, #6 pur non sis dato essere Desco. Hse proprio persone della sua famiglia sono fatte prigioniere, muore e fglie, per esemplo, violentete? Sin a vedere — roplichereme — eo oglt muola senza aver veduto nulla at simile? Forse, in tal caso, nel momento di an- Udarsene, 0 ne stareble ella eonvinzione ehe cose di tal sgenere, in realth, nom possane arendere? Ma enstai rerebbe ‘un ingenao! Non deve quindi credore alla possbilith ebo ie suol familiar! cadano in disayvontare al tal sorta? Ora, ‘questo suo credero che ai tall cose potranno ben. accadere Bll tog, forse, cbo six beato? No; pure se erode coe, egll ', nondimeno, ugushmente esto. Za sart, dangue, suche ro avvengauo realmente, Poiché, egl pottebbe por mente che I condizione nstu- ale di questo universo & coat fate da comportare pare cose ddl tal genere e ehe bisogna aceattrlo com’, Quant, del os resto, caduti in prigionia, possono tnanche trovarsi in una situesione migliore, Infine, 2 si sentiier® eoccssienmente oppress, sta in Toro il prrtirsena: eho sola durano, 6 benno 1g loro buone ragionl a perseverare In site ¢, In tal enso, non ©°8 nulla di male nel loro sorte; ovrero In darano ‘contro ogi ragione —mentre nom eonviene —e allora son proprio ess { colpovoli verso loro stzes. Poiché, non certo per Ie sioiteza degli wl:ri uomini—siano pure 4 suol fh ‘alliari— gil deve torarsl nel malanno e stare alla meree 4 fortune @ sfortane altral! ‘VITT,—Per quel che rignardn 1 suot propel dotorl, eg xe Usopporterd, qualora signe violent, sino al Neate della sop: 7 portazione; ma se proprio trahocesno, saranno esslstessl che We To pareeranne fuor della vita; comungue, In quel suo tote, eli non pad essere eompassionevolo, me Ia sua Bamme che splonde ancora nol uo intimo, ® come face in ana lanterna, 2 roweape Pa quando dal faori jnfaris un gran soflare di vent), In vasto ‘apbine © bafera ov me Mase perde In coscionzn ovrero Ia sofferenzn, elevandost ‘sino nl parossamo, Jo estenan a tal aegno ehe, pur nel vee Tmenza, non lo ueolde ancora? Heco, se serbs ancora In co- fcicnaa, li deciderd tea we stesso sul da farsi, polebé non fli 6 certo sotiratta Ta libera dacistone In queste cose. Si Sappia, per, che ogni singola cose non si rivela mal, al Stagio, propria come al rivels altruis esse, ad una ad una, yon violeranno mal Je san intmlth mana; @ eos! pare ogni ritra evan diveren; mnlla: né dalor!, né moleaie, ed anche Gguulora { dolor toechino altro persone; poiehé, pave im tl aso, af trata, in deBniiva, a une debolezza del’anima, nostra, Ne dA’ prova il fato be cf ritoniamo ben forcanal fhe | malt alten! ef resting Ignoti © ritentamo addirittura iim guadagno se essi tecadano, dopo che noi siamo mort, rnom mirando, pil, cost, al Joro vanteggro, boust ul nostro, pur ebe solo ef risparmiamo una molestin. B in questo st Tradisce git Je nottra debolezza, dalla qunle oceorre par Sspogliarel, non solo, ma nee, Bell'atto del deporia, non femere pid che meppure risorga. ‘Se aletino pol dleesse che In natura cost ei ha fat ven iil, eiot, alle sventure di ehi el appartione, eappin, costal, ‘che anaitato non ® cost di eatti gil uomint ¢, del resto, che {proprio della virtd addurre I condizlone comune della ns tra aun grado at superione bout e bellezza, in disperte ‘dal volgo, Ba & appuato suporiore bellezze Hl nom daria vine fs ei) che In mature comune vede eon terrore. Non i, certo, in una manieta volgare, me con Varte det grande Tottatore, Dicogne cb'egll at attoggi a stornare F eolpi della forvane, Ben conanpevole, clot, ebo, se pur tal ‘cose non Fleseane pincevoll a una naeara gualanque, sono pera ben sopportabilt per Te sue natura: non oggeti df Feale tersore, ma panre dx bimb!! Cose, donque, che exlb s\ augurave? No; me anche quslora queste cose non volute Si presentinn, sl eagaio oppone toro una viet ehe rende Vrnima ferma e come indrita TX, — Ma quando porda In coset ‘et matanai o natarali 0 dovuti ad arti magiche? Orbene, ‘se esst restan ferro! nelliden eh’egll, par essondo Jn tale stato, sh serbi tatizra snggio ¢ simile a ano che sia im- riera0 in an sono, ebo male e'& a dire ch’ogt sia bento? Volebé xsi non ine!dono sulla sua felleita nepptre nel sonno, non deteaggono, cod, dal eaicolo, questo tempo, tant"® vero ‘eke dieono, eid nonostante, ch‘egit & bento, duesnte le vita Intera, Se poi verrano a’direl ch'ogli non 8 pid, Ia quel featzempo, saggio, ma, ela, 1a quoetions non verte pil, rama, sal saggio, Nol, invece, venza spostarci dal presnppesto del aagaio, ‘eli, eiod, sin bento’, andinm corcando s'egl sin boxto finghé sia exggio. Diranso: sia pare saggios intanto, se epi non ha eoscienzt di eld, © so non agisce secondo vired, ‘come mai potrh essere bento? Beco: se egll non 2 consape: vole della eon santa, 6, nondimeno, sano; ee ® igaaro della se bellezea, opt resen, nondimono, bello; e iavese, solo non ha costienza della sin suggezza, enrh percid meno sag- io? A meno che, non so como, uno dica eke Ia sapienen liga, senz’altco, Intingoen al aaggio, In presenen attaale ‘di um sentimento e di una eoseionsa ai lal stesso; poiché nella realizzazione dalla sapienza 8 incluss Is beatitadine, B, In realth go il penslero 6 la sapienze fostero qualonsa | esitiseeo, ‘questa oblezione avrebbe forse ‘an qualche ‘onso} 58, pet contro, il fondamento della vapienas ripose si ‘ll une essonzs, anzi pell'essonza; © ge questa eseenza non [pad annatlarsl né in chi dorme né ta ebi, comunqie, abb perdato, come sacl dlrsi, I coseienze; se pol In pars atti- vith di quotta essonze 2 in Tai o una tale attvitn & cosh fasta da essere insonne: a tatto eid segue ebe i angio, in ‘Gusto tale, ise anche allora ehe domme: del rest, que- Sia atv pub sfugglee no s tutto i sno “lo? ma sola & vine parte a at Peneete pare al'atiivika vogotatia che agisee in nots la pereesione clementare di situa attivita non giunge gid per tramite sensbile al restante domo; se, peralto, 5) no 2a, sommerto dal fatto 274 stro “fo si fondasse st questa parte wojctntivay sarebbe pro- plo 1 nostro “o" quello obo esorciterchbe tale attvith: ore fl nostro *1o” non si fonda (1 eso, pst nella attanzions det nostro spirizo pensante; in conciusiune, sino ® quando il roatrn spirito & im atto, 0 in atio ance il nostro “Io” Git & forse, che Yatin dello Spitito, im tanto ped sfaggire alla posta voscia, in quanto nom eoneerna wna fqusitisgae detie eave senaiiliy potehé, in viruh della sens one, ete th da anello dl eunglanzione in questa. ms feso) pad esereitaysi pire In rapporto alle cose sensi Ma. perché lo apirito non davrebbe essere sempre In arto Im se stesso « cos pute Hania che gli stn proprio icine, ‘quella, cob, che & anterire alla senstaione 0, in gener, ad ‘gui pit clementare percexione? Infatti & noeossario ebe ct Sia tne nitive anterions nila peveezione pura e semplice, Se 2 vero, praliro, ee ‘M1 penstre ¢ Vessere sono la stesst Sombra, incltre, ebe Ia percezione clementare non sia altvo—o nom sorga diversimente — ele in stguito al rifet~ tore delPato del penslero #4 di se stzss0 o allathivita di un ‘pincipio che — corrispondestemente al vivere dellanima — £, per cou dre, respinta indict, come, in ano specebio, su at fone superficie Jevigata eaitidn, se questa & immobile, viene riflessaT’fiagine, Ora, come in casi dl questo genere, ims- fine sorge, qualora sla presente lo specehlo; min se lo spec hia non e'@ ovvero aun ® quale abbiamo deseeitto, evise, ‘io von state, Jatto di quella potouza, di cai avrebbe potuto essere! I imagines tant’® pare sull'anini denote: Allorch6 se ne ata ttangaillo in nol eid che potrobbe come “assomighinest 8 ano epecchlo, sul quale alorano Te Imagini Abbozzite del pensierd disearsivo e delle sprito, queste vi ‘1 seorgono dentro ¢-viene pare In certa gulsa rieoneseinto, per via seneorinle, di par! passo con Ia conoscenzs supe: Hore, che quell’auivith @ dovata appunto allo spirito ¢ al pensiero aiscorsivo. Ma se qualche tarbamento de'«rmonia ‘Sorpores infranke questo speechio interlore, il pensieco di peatrrunoeR % svorsive resta seuza imagine @ lo spirito ha, si, jl sao atto, mail pensiero, in tal easo, & privo dl rappresentszione. ‘Ona's che si potrebbe par pensare a una cosa di grande fmportansa: che fl yensiero, elo’, st accompags, si alla tmpprosentazione, maa non & alfatio, In se stesso, ruppre- ‘Del resto, 8 possona risconttare, anche allorhé si 6 dest, ‘nobili attri sia di contemplazione eho di axiono; eppare sae non comportano afsto che noi ne abbiamo cosclonan proprio nel momento in cal contempliamo ¢ nel momento in ‘al operiains. Cost, per esempio, uno ce legge non ha afato Daogno ai secorgors! clveglt lege, o meno cho mai allort che legge ean extrema attonzionc; cost pure, colul che agi- see con virile fortozz non si uceorge ai agira fortomento f eke Ia saa azione corvisponde 2!!"ideale dolia forcezza e fanio meno es ne acconge quanto pli virilmente glace; cost, innumerevol altri esempi: a ‘al seguo che Ta coselenza Tinisee addirlura per oftuscare quelle azioni alle quall st sccompagoa, meutea questa, una volta che siano pole, sono allora pure ei pid alto grado, efienst ¢ dotate di naa vite pli Intense; e, in speote, tornando al esso nostro, allorehé ‘ soggi sf frovano nelle eondizionl dlanzi deseritte, la toro vita ba pif vigore, poiché non si riverse faoe! nella sensi nione, ma 8 come adauaia io ae stessn, im um punto sole XI. Se aleuni, peralteo, obiottassero ehe an tome, ri lotto im tale situazione, yoo abbla neppare une vita, nol ribateeremo, 4a parte nostre, eb'egll © bon vivo; ma sono ‘ssi ehe non sanno eogliere Ia besttudine dian tale womo come, dsltronde, noppur Je sua vite ‘Oremal non voglinno persnadereene, nol eslgoromo ch’eest prima prondsne le moste dal!’ uomo vivente © dal saggio © ‘pal earehino, cost se epi sia beato; ma non gia ch'esst prima ‘ie aflerotiscons fl vivere ¢ poi van coreando so vi sia it "hygon vivero"y prima uesidono I'vomo e pol Indagano sulle Deatitudine delt'uomo; prima acconsentono a che Hl sage sia lool vergo "intimo e poi le vicereano nelle attvitheste- orl; esigeremo, in breve, he Moggetto della sua volonth non sia riposio nelle cose esteiorl. Poiché, in questa tantora, In beattudine mon avrobbe neppare sa che fondarah, qaalors sno additi le cose estcne ‘ynalt gett del volere « creda che Il saggio voglia eppanto 1 quests ease. Si, corte, il sagyia pud ben volute che le cose tieseano prosperamente a tutti gli uomini © ebe ne pure ‘un male tocehi an some sb mondo, Ma a6 pare il suo ugurio non sarvert, egil 8, nondimono, bests, Contro ‘neo! — dra qualeano — esa in eho eosa eadra se ogi vorra tall cose; poiehé non & neppure possibile che {mall non esi- stun. Chiara eonecssione del nostel avversarl, questa, per not che reniamio che la volonta del saggio & orientate vereo Tintin, HL. —Qualora, in um simile sonore dt vita, st estan sunn qualehe doleezea, non si vorrk certo pretendere che sot conelate nei piace del dissolato 6, Sa genere, ia quelli {del corpo — poiehé questi non possono dans! senza che fac: cciano pot dileguare la baatitudine —e neppure, per certo, Jn won tripudisate allegeeeza—s eh, pol?— ma solo in quella lotizla, che s'accampagas intimamente alla prosenzn el beni; Ia quale non seorro in seno a commozioni e, di conseguensa, non entra nets del divenire: poiehé, or- ‘mal, I beni sono Hi present!; ed ogll pare & presunte a se stesso; € la doleszzs @ If, ferma: ed & sorenita, quosta Se euo 6 il saggio, per sempre; fl suo stato € tranqulllo; ame- Dile, il sao atteggiamento; tale che nessun det cost det mali riesea 4 tarbare, ae egll & proprio eaggio. Volote cer fare qualche diversa forma dl piacere nella ita suggia? ‘Vol now recreate pid In vita saga. XIUL.— Anebo Te astivitn fm gonere non possone afatto trovara sstacolo neppare nella varia fortuna; wariano, sf, seconde delle sue viejssitudii, ma son tutte, nondimeno, noblf e, forse, tanto pid nobili, quaato pid si esplicano sottp Yn sietia delle eireastanze. Per quanto rigaarda le sue at- nearernone er tivita di ordine contemplative, pud ben darsi che aleme inno ostacolate, a velerle-prendero (ad ana ad una) in re- lation alle singole cose: © sone alt che, per esprimers, Febledono una precedente indagine o rlesrea; ma, d'altro ‘etnio, “Ia suprema dotirina” & ognora pronta’e gli & sem- pre necanto 6, anal, tanto pla encora quando eg stesso st ‘trori el cost deito ‘toro ai Falaride?. Han voglia esst a dize— due o pit volte che sia— che una tal situazione sia placovole! Ci non hu senso! Pereht, ne loro sistema, colut the pronanzia questo motto & proprio quello stesso cho si frova nella sofferenza; nel nostro, inveee, fl Roggetto che toifre dolore 6 diverso da quello che ~ fino a quando gli sia, nocessariamente, unito — reste pur sempre in se stesso e pet- ‘10 non he perduso In nalla la visione del Bene, nella sua plonezsa XIV. — La prova che Paomo, in gonero, 0 tl seggio, in specie, non sin I'"Inalame” si pub trarre dalle "separe- Hione al corpo’ © dal disprezao del cost detti beat del ‘eorpo, Pretendere ehe la beatitudine si estonda sino a tuto Feaiere vivente & ridicalo, polehé Deatiadine aon ¢ lero che “buon vivere’, il quale si trova wolo nelPanimae, ap- punto perché ® an'attivith ei questa ¢, propriamente, non 4 satin quanta anime — non eerta, clot, dell'anina vege: ‘atlva (doveebbe, allora, taeeare ane il corpo); poiché, evi- Aoptemente, la beatitudine non poteebbe ridursi a grendezze ‘© gaglincdin di corpo —o neppare, daltro canto, Ia benti- fadine si tunda su ai una potenza senstiva perticolarmente feccelleute: poiché, anai, 1e esuberanza, in questo campo, hesconde il riveifo dt teaseinare git, in forzn del proprio peso, tito Yuoma, Alloa, so si produce, per cos! die, tum contrappeso al bene dalla parte contearia, 8 I eeso ai fiuare e maacerare il corpo, afinehé quest'aomo si dimostr, asi, diverso dale core esteror, Sin pare, Yuomo di quaggid, ¢ bello © grande e rleco » dominatore at tutti gli uomint, come so appartenesce a ‘questa Iuogo; e non fo sf Invi, costal, ohe vita di tanto imganno! Quanto a suggio, quesie cose, ogi, forse, nom le hha neppare per sogao; ma ae prere quoste venissero, eg ne sauna i valore, poishé preade n cuore gltaato it #u0 ‘vero essere, Cosi, ogi sinlaulra e Tara sforize, vegligento- monte, lo splendore della sun estherati fisica; deporra le Cariche, Yur badando a serbare, semplicemente, It sanith {et corpo, non vorra estere pero del rusto inesperto di min Tattie; meno che mal vorri ignorare Ta soflerenra; anzi se, nella covinezza, questa on victo epontanenmente, egit Yorn Apprenderis; nella. vecohiaa, pord, mon vorrd, oramal, es seve mrbito pid né da dolort né da piaseri, € neppure, im sgonere, da wleuna oven di quaggla, gradovole w meno, pe hon aver pit bisogno di volgere puro uno sguardo al corp. Cadrh uganimente nelle saferenze? itl opporca foro Ia fora i resistenza a Ini approstata, AveR pinceri, walute, cal? gli non erederé dS trarne un aumento por Ja san bestia: ‘ng; né, nelle cote contre, eredera ad una sottreaione « ‘iloutzione di saa, Inf, 3e ad una ste persona, uno dei dae eoptrert now aggiuage walla, eom'e possibile ehe altro comtrario to tolga qualche cosa? XY. —8i abbiono, Imtanto, due sapient!: nell'ano vi sin quanto ei dice —@ conforme a natura; el'altr, it con: Trarlo; osereimo dire che entrambi sl ebbieno ugual grado 4 beativadiue? Sonz'akro, parebé, natuealimente, siano in tugual grado, saplonti, B pad bene quest'une essero fsiea ‘mente bello e poseedere tuto i] resto che on eonferisee porb proprio nalla né alla sapionza, né, Sn genero, lle iets © alla vislone del supremo Bene o ad essere proprio questo Bene: e che yuol dite? Poiché neppur Ll, 1 possessore A ti cone, o8ord mal gloria, yaasi forse pit besto del- Vltro ehe no & privo: fn vert, tatio questo eecesto di robs non porrebbe noppare giovare al fine diupararo fl feato? (Gli éehe nol el facelamo pur sompre il concecto del bento alla stregan della nosten fragilita, tonendo per cose races: priceianil tervihil quelle che iT bento non riterrebbe per fall; altimenti, egli non saredbe ancora n6 sapiente né beato, sranronee a se non avesse prima mtato tutte quante le sue rap texioni, in questo extnpo, non si fesse, por cost eepr mere, teasformato radiealmente in tuivaltro womo, foo ‘dato salle intima fede di non aver mai a subire male sioano. Solo cos, infu, egli pd restaro jmmune de paurs, al o0- speito dl ttio: so, per contro, egli he pantn di qualche cost, fli non # gia porfesto in virtd, mn & come uno che sia an~ Cora a mena strada. Potehé, ancko #6, & volte, 18 peur “NTwolontarin incontrotlata — Io assalira a tradimento, rontre Ja aan attenzione & rlehiesta altrove, il sagaio vol- tgondos, In ruspingera e aequeier’ quel fanciullino ee én Tat e eb°é cocitato per cost dite « eorracsio, o con minaces ‘© coo bone parole — una minuccia, beainteo, senza i fcome bimbo che trattlge per un seimptice sguardo severo. ‘Questo perd noo reude aMitt It nostro suggio insenstbile alVamicisa © seortese; potché ogi applicn questi prinelpt anche nef riyaard di 96 stasso ¢ in cid che gli appartienc. ‘entre cost egli dance ngll amet tutto quanto d& 8 s€ senso, egli & Wu winieg d’eecezione, in quanto aecompee Vamicizin con le custodia dello Spirito 1 XVI —Mn se aleano non ripore® Il sagaio tn tale st tuazione, dopo averlo inpalzato a questa vetta deli spi ito ¢ lo tragge, per enntro, gid al colpl della fortann, © femork ehe questi To tagebino, costal non serbera I'idenls I aaggio quele not recintaiamo, ma ne ferh an medioore beay'womo, inpasate di hone e di sale ¢, mataraimente, asse- jgnord 2 uo uomo sffaito una lla impastate par eran di a Gfusiche bene e di un gaalche male; ma, ammesso pure che sla, una tale vita —e pon & facile che ci sia— esse nom pub meritnre per mal jl gome dl ‘bests’, polehé non tn frendezza, ué in digaith di sapiensa né in puresza di bone. Nom & concesso, oy vivero beataments nella. eomanione cot corpo! Cost sige, difits, anche Platone, asl giustemente: ‘Ghes debba eioo prendre 11 bene di asst, dal'alto; a Quello| ‘deve mirare eh Toplis essere saplente @ bento; deve asst tnilarsi 8 Lah; vivere in conformisa al Lui. Solo questo, ‘quindl, dove possedere per il ragglungimento del foe; 16 amtenté cose? Sf, ofl pub pare prendermo Vans o V'altes ‘ma, vos, come eembia dors, non gia perché trage dalle sno gimore ua anmento di bessndine, ma solo perch’ eg Ths anche di mien Io altee cogs ebe one come riversato in- torno a It, al suo voro essuro— per esomplo, se wg ba da orleans in questo posto ovraro a questaltro —; eg con: felle a questo essere terreny a seconda della necrsta © net Timi el so potore; ama sl suo Yero essere & wh altro, Bou iiverso,e ualia s'oppone a eho epi mandi vla questo essere terreno e, comunqus, & len pronto a deporlo quando scovea ore della natura; padrooissimo, azl, dl prendere, a suv talento, una deeisione Intorno a Tul. fclusiouo> in lu, Te azioni saranao, in part, orientate intensamente verso Ya beatiuding; im parte, inveee, nom a> verano per amore del fine e, in generale, nom stcamn0 propria del suo vero cater, ma appattarranmo al sa0 aggio atu compagno; del quale egil aveh cura © sopportazione, igo al Tmite dalle suo posbiia, alla stessu maniers dan rasico che trata Ia sua lira, lacks git @ dato usarne; ale ‘ment, 0 la maierh con anal 9 rinuucerd non soln ad usare alla lire ma si asterra proprio dal suonare, pt ole su di un lra, poiebé ba hen alero da fare, senzs ln ray e nou badando noppure ee essa gil glace depress, canter e024 accompeganrsi & strumento aleuno. Ma. non Inyauo gli venne dato, dat prineipio, lo steumento, poiehé, non rare volte, ua tempo, suund si di eso. ALLA BEATITUDINE CONTRIBUISOR 11, TEMPO? tn 1, —Credete voi ebe In beatindine tregga un sumento dul compo, quando pol 1"“esser beato’ viene Inteso sempre in rolaziono al presente? Polehé, né la memoria della bes tinndine ebe fu potrebbe prodarre qualeoss « suo vantag- fio, 26 le bestitodine stosse consiste in unk formulazione logics, ma nol trovarst in una determinats dieposigions. ‘Ore, tale disposisione —e cost pure il eorrispondente fatto delta vita 8 soln o tutta in qasl suo esser presente, IL. — Ma se, peril fat che nol sspiviamo sempre al vere e alge, si preforisse ritrovare la bostitadine net raggiungere silfatto scopo, anzitutto, in questa ipocesi,¢ Ta Deatitudine di domani e, in genere, quella sueeessiva, do vyrebbe risaltare pit grando df quella anteriore cost le bea- titadine non. sarobbe pi commisnrata alle virth. Inclre, anche gli dei dovrebtero godere pit beatindine ora che prima, Ie quule poreld, né sarcbbe perfota ancora, ne po- ‘robbe, me! pid, essore perfeta Tmnolire, anche T'espirazione, una volta che abbia toceato VVappagamento, ba ormal eonguistato fl presente © eontinaa sempre ad aver di mira il presente, nché le sia dato poe- sedere Ia veatitudine, ‘Paro Vsspirazione al vivere, non etgeado altro che fi- ccorea dell'sistere, st rivolge, comanque, al presente, in ‘quanto che Vesstere sl trors nel presente; se pur vuole fl Ture Hl successivo, gt 8, n gostanzs, ob'eisa vuole * quello ‘2 ESNEADE PRIMA ‘eho ha’ “quello che @?, non git ‘qusllo che sraseorse ‘yé Tuollo che such"; vuole, elot, che questo futnro invece, une eosa che exin orma! presenta, polebs casa non va cereando in petennith, me vuole che’ quanto & di git presente non eossl oral dl essere veramente tale, 111. —26 che dire do fatto che uno godé per un tempo pit lungo I bestitadine e vile ancora, con 1 susi ecehi, To stasso xpettaealo, un pid lungo tmpo? Se, per cero, in questa tompo pid Jungs, pott vedere pit sentamente, i tempo, veramente, gli dove appoctaro un maggiore vantaggio; sty haveee, per tutto questo tempo, vide in modo uniforme, 1 non hm M6 pli né meno a cola ehe wide una volta soln IV. = Intanto, Puno del dae be par godato pli lunge ‘empo! — Ma non & ginsto far entrare questo elemento del piacere net ealcola della beatisxdine, Se uno pord intonde por piacere Vattivita non ostacolaza, ogll vuole, in sostanzn om questa esprossiona, te stessa cosa che nol andiam r= ‘cereando, Comatgue, il piacere, per quanto eatzeo nel tempo, fm realeh geenpa solo e sempre it preconte; o fl sao passntn belie anda. V.—Che cosa? Imaginate mmno ebe sia stato beat as principio alla fine; un secondo, solo nel suo tempo estremo; tin tere, precedentementa beato, eassd poi di esserlo: pos- siedon, esstoro, an grado uguale di beatitadine? "Hoco, in questo caso, ll paragone non @ stato feteato puramesite eta persone tutte boxte; no, ma tra gente nor beat —eonsidoraet proprio allora be won era beats -- onttonte di uno veramenta bento. Orbene, se quest, per verte possiede pis ebe gli altri, git 8 per quel tanto eho il Beato ppossieds {n conftonto dat non beati; di qut risulla ancora ‘he ogli si avvantagaia su di eas proprio por fl presente. VI. —Che aire pot datio sventarato? Non divione, nolla istest de tempo, In pid alto grado, sventarato? Non & vero Avia MRATITEDINE cowTRINEISON To THMPO? 98 forte che sone proprio lo tante ¢ svariate cose moleste, che, nella tnageiore distess de) tempo, cendono pid vaste la sven- tra, quali dolor! diatarnf © pene o tutio quanto si modella Su questi esompl? Ala se questo cose, cosh, col tempo, a rentano iI roale, perché sncbe Te cose eontrarle nom do- ‘vennno, analngumente, atentare In beatitudine? ooo: nel fenao di pene © ut dotor, sl puo ben dite ehe fl tempo portt tun aumento: fate Hl caso di una malatsia be perslsta; m0 sorge, por carta, proprio uno stato e fl corpo, co} tempo, & le pid danucggtato. ‘Veramente, se almeno fl corpo pordurasse net medesimo stata, ena che il danno sf facesso meggiore, anche in tal aso, sari] protente —in ogni singolo momento — Ie fonte {Gel dolore, a aieno che non si roglin addisionarglt fl dolore ‘ratooreo, eon lo sguardo fio al processo dat mele e al suo [perseversre, e questo distendere il malo—da quel suo in- fombere in tno sato df sventara — nella durata pit longa Gel tempo, & dovuto al fato che im realta I! male stesso & tereseinto, appuito per quel suo perseverare. Dangue, dal'ag: ‘planta del pia enon gla dalla pid lunga darata dell'aguale, sorge, senza dubbio, questo pik grande stato di sventara, ‘Ang, “questa pit Tanga durata deli'uguale aon. & simul tanes e, quinds, non potrebbe neppare essere chinmata, sen ‘altro, “pit longn’, in quent che ano, cos, exleolerebbe Jnaiems clo che mom & pid con ofd che & Ma per quanto riigaarda le beatitadine, even be un confine © un termine ed 2 perennementeidenticn Ee, in questo eampo, sembra trarst run qualche aumento, da un tempo pi lunge, nel senso che tgoda un aumento di Deatitadine coluh eho si ® arricehito dt tana pit grande vir, non & il eomputo di una annoss bea titadine ehe @ ragione ai fode, ma il grado maggiore ai Deatieadine, raggiunta in quoll‘attino stesso in eut s°8 ac ‘VII, — Ma, so dobbiarno prendore in considerazione sem- plicemente I! presente senen addislonario @ eld che fa, por 6 allora mon faceiame altretanto del tempo, e, invece, Ce oo EMEADE PRIMA ‘ommend insieme il tempo patsato ool presente, Io inal ‘hiamo pik lango? Perehé, quind!, non vogliemo rieonoseere ‘che nella ipisura in oni ef ertande sl tempo, im quella stossa misucn si extente pare In bentitudine? Br econ che no scom: porremrao allora, ncorrispondenzs delle pactzloni del tempo, anche In beatisuine; poieké ce nol In misarastimo solo in fae] presente, nol In dovremme rendre necessariamente Im Aisi. eco: non ¢°9 niente di steano a caleoare Hl tempo, an ‘be so e550 non esiste pli, appunto perché nol par delle ‘ose che faron ed ora non Sono pil, potremmao ben deserm'- nnarne il nurpero — del morti, per esempio —; Invece, di ane Dertitudine che non & pit, sostener® cho ssn & presente © be supers, anal a presents, & proprio wn non senso. Inet, I beatioudine eomporta nocessuriamente T'incrire «un sere, mentre fl twmpo ebe si fe pid lumgo—al di 1k det presente —Imporia soltanto il non essere pil. Ein defi tive, (k "sopeeppié* del tempo mira alla dispercione di ‘quell’anien cose che oslste nel momento presoate. Pursid, Biustamente, e530 vione dofnito encore * imagine del'eter. nith’, moa imagive Je quale tande a far svaniro, in quel suo disperdersl, quanto & supervtite di quelleterno. Oad' be, quand'anche ella tolga dall'etrno quello ebe in eso siacquo immobile e ne fuecia una sua preda, ecco che he boll’s atstrusio quanta, Ao allors, in geno all'eterno, sl pote, | cera gaist, mantenere, ma pol dové perire — se, benie: tesa, esso cadde completamente in guella imagine. ‘So © vero, dunque, ebe la beasiuidine si riferisee @ una vite buous, evideatemente bisogna farle consistare proprio nella vita’ dell'essere; appuato, perehé quella & Pottima, Non ® pertento da ealeolarsi sulla misara del tempo ma #a ‘ycetla dellererno; & come e dire che non vi & m6 pit né ‘eno, né un qualebe rapporto a ana estensione qualunqae; tna vi & solo eceaih individuale e il puro cssero adimen- slonale ed eutratemporale. Per conseguonza, non si deve congiangere I'essero enl ion easere, né con l'eerne il tempo e neppare il sempre ‘ALLA DEATITUDISE CONTRIUIROK IL TROP HH del tempo col sempre deietorno; non e! pub estendere Wine. steeo, ma si deve prendorlo nel suo insleme tntzo quanto wee pure ta pose rinscire a pronderlo—raggiungend, cos, non gia iI tempo come indiviso, ma proprio Ia vite del: eterno, eo non risalee da tn eoaesevo dl molt! moment, mae la vita Intern o sitaultanea di ogni temp. ‘VIII, — $56 aloano ritlene che M1 ricordo delle cose tra saorse, proprio per quel suo durare nel presonte, offs il ‘pit ‘eat che ha vissata un tempo pid Iengo nella beatiendino, febbone, che intendo dire per rivordo"? Poichs, ol trata 44 ricordo della sagReaze precedonsamento reslizata e, por feonsezacazs, vorra die propriamente, ch’egit & pit: saggio f allora, non si ntione pid al nostro presapposto; oppure sf trata’ del rloordo del piacere, quusi ehe fl beato abbia bisogno di tanto eecesso dl gaudio © non sappia appagars! i quello eke & presente! A dice il vero, che placore e'& nel "ricordo del piacere ? Gil & come st uno rloordl ebe lari eo It gndeita, « pranto! Che se pol ae ne rlcorda ad dirisiara dopo dice! anal, opll str& tento pil rldleolo! Cosi pure, uel campo dolla saggezan, & eidicolo ricordare: To, anno teor%0, fal saggio! 1X, — Mn, ao il rlootdo ef riferises a cose belle, come ai non vi pote rieonoacero on gaalehe rantaggio, in quesin ‘campo? Nlente: anai, questo calza proprio proposito di folai eke 8 privo, wel momento presenta, al cose Dalle proprio perché nom le ba ort, va frugando nelle memoria elle cose ebe faronot LX. —Intanto, il tempo, nel suo prolungarsi,erea al molte f elle azioni, dalle quail sara escluso uno eho sla beato Der breve tempo; se pur si deb, in gonere, eblamar eato fganteuno che non ais tale appunto per la ebbondanza di ove belle! ‘Beoo: #0 uno deriv! la beattuaine dal moltiplicars! det tempi e dello azioni, costus fa coustare la beattadine df un ceumalo di cose ele nom sono pid'ma trascoesero, pi ua'anien seslth: iT presente. Pere, noi prime abbiamo ‘posto Ia ben- Urudine mel presente ¢, in un secondo momento, cf siamo blest ea pi nega durata dels beattadine signifebi an faumenin, Ora, questa & In questone da porsi: gli, forse, per HH maggior numero di azioni che te beatitadine in an tempo pid lango be il soprevvonto? 'E, anzitato, pud ben avvenire che uno sla Deato senza 1 beiga delle azioni, © non meno, anzi pi, di colul che Agie; invite, Ie aaionl non anno i! bene di per se steste; fut aolintto Ie Interne dispesiion| rendono belle Ie nzioni; € i sngglo gode wm fraizo di bone anche quando agitee, non iit porché agisce mé in segalt « esterne eontingenze, ma ola in viet del evo into possessa, Pojchs, persino Ia salvezza della patria potrebba essere compiuta anche da tan romo de nollas « Ja gloia per Ia salvezza delle patria nnon gil & corto nogata per il fuzo che no fu aatore un alto. Per coneludere, non & quosta Ia fonts dol piacere per Vuomo esto; inveee, Vattegginmento interlore crea a un tempo sia le beatitndine, sia quel qualangue diletto che sorga in vith ai esst. Ma porve, per eontro, la beatitadine rolle aris, non signi altro ebo porla in eld che & fuori delle virti, Fuori dell'enima; poiché Vsitivita det!'anima onsite neiteesere suggin © nell'agice In modo eorrispon- Monte, nel" intime die stessa: ed ecco la beatitud 1. —La bollezzs, nel suo pi alto grado, & nell’ambivo ‘lla ata; & aneho nel'udito —o segue gt accostaments delle parole — & pol anche nella musics, © in ogni spocie di rasice persino; 0, Infattl, egnti ¢ rtm sono bell. Inoltre, al di Whe al ai sopra dalla sensazione, troveremo bellezza tel eostuml, nelle azion!, nogli attaggiament, nella eelenza: 6, poi, anche Ta belleaza della vir. C'e qualeoes ancora che precede queste cose belle? Teco oggotio della nosten ‘simeutazione. Ora, qual’a, propriamonte, Is exusa che rende belli 5 ccorpi alla nostra rappresentazione fe af eho I'ndito com senta 1 rleonescore che cert! suoni sono belli? Come mal Te cose, che ol riennodano direttamente all'eniioa, sono, tate ‘quaote, Pelle? IL principio della Bellezza & unico e iden: fico in tutte Te cose. O, una & la belleza corporea, alte ‘In betlezan tn altre case? Se sono due, quali sono? Se & tana, qual 6? -Ateane cose, Infut, come | eorpt, cone belle, nom tn ra sone del vogyetto stasso, ma per parteelpasione; altre cose, Invece, sono, di per se stesse, belleza, come la natara delle view. I corpi? Non vodete che | medesinit corpi appaiono, 1 volte, bell, a volte no? Gli & came dire obe "ester corpi* ‘una cose, “esser bello @ una cosa ben diversa. Ble, dan- jane, qual"é questo prlacipio In ea) preseura si rinviene nei corgi? Bevo tl primo oggetio della nostra indagine sull'r- gomento. oe DSSEADE PRA (Che cosa &, in renlta, quello che musve Io xguardo detio spotatoro ¢ lo volge @ a6.¢ Io rapisce uell"incento della ‘lslono? Se seoprievime questa prine!pi, forse ee no peteema aavralere come a gealt per ylanyere nd alvre visiont al belleze, E opintone universale, per cast dire, che Je proporaione dello pars, sin ea di lato sin eol ttt, eongiunte eon In sgrazia del eolore, erei In bullez29 che si riterisce alle vista; In quosta @, del resto, in ognl alere cosa, "essere bello" ‘consistorebbe neli""esser proporsioneto*¢ nel’ aver isu Per crloro che eost opinano, il semplive non sard mel bello: le bollezza sara, nocessarlamente el esclnsivamente, privi- legio del somposto; solo fl eno sard bello, per costoro; le singole parti non avinano una propria bellezza, ridowe ‘come sono a sempliclcoefliensi dell laslerae, a che quest sia bell, Eppure imporcy, se & vero he Ml eatto & bella, che siano bello anche le pari. Esso—& evideate — uon pub eonstare dl parti brates ebé, anzi, In bellezza deve averle git dom rato rate. Inoitre { color, {el color, dleo, eome pare la Ince del sole, saranno esclusi, par costoro, dalla belleza, ‘essenda sempllel e non avendo bellezza per_proparzione! ETora—ditem! —in eke modo sath bello? B, nelle notte, ‘quello sfavillare dogti acti porché mai & cos! bello « ve dorsi? I lea altrettanto de} suonl. II semplice sar parduto per la bellezra! Eppare, in molti eas, einscana nota di quel ‘cant, belli neliinsieme, &, eara stesa, bella "Bon fatto, inltve, che, pur serbandos! le stessa propit: ione, il medesimo volto appare talora balla, tore no: non divemo, allora, che tna cosa & Ia Bellezza in un volo proporaionato ¢ up‘altra onan & Ia proporzione; e che il rodesimo rolto ben proporzionato irae ln sua tellezza ax alta sorgente? ‘Che se costore, passando elie sino al costal © al die soorsi bell, vorranno vedervi ancora la sinmmetria quate causa di Delezza, ebbene, dleano; qual simmetria mal poirh ba ewuteza 99 afermarsl nei bel costami o nelle leggt 0 nelle discipline 0 nelle scienze? Proposizionissientifche slmmetriche tra loro! MA che significa? Siguitiea, forse, ch’este sono eoncordi? Ma anche ten cose exitive potranno esscrvl ¢ consenso @ cconcordia! Conirontate, infu, este due proposizions, In temperanzn & una stoltzza @ "Ia glustzia & tna inge- nua dabbenagaine : mon e'é, forse, oe loro, ane muta semoain agsordo e corrispondenza? Tnfine: eeeo Je vir, eb’, ca, bellezza al anima; & toa belleena, alco, molto pit vera di quelle considerate pro- ‘vedentemente, Simmetrien, Iu virtl? Ma, fn qual modo? Se- Tene siano motte Jo parti doll'antma, non ¥'8, im essa, immetria Ql sorta, né come gexndezze, né come nusnero. {In qual rapporte arverrebbe Ie composizions 0 Ik mesto- lanza delle part! dell'snima o delle proposizioni scientific? B la belleaza dello Bpicito, cua sola in se steas, che ard IL. — Rifueciamosi, dunque, al principio, determinando, sngitat, ehe cosn six In betlezza nt corpl. Fila 6 qauleose ebo si fa sensibile al primo fatafto; © Vanima, quast intendendo, Vesprime; e riconoseendola, Mac: coglie ¢, por cost dire le sl adagia acaanto. Se, invece, fa- appa nella bruttezza, Yanima rilota © nega e se ne scher- tnisce, poievé non Je sente im ermonia eon 9, me qual esta. (Oe, noi ritenfamo che Manis, essendo per nature quello he © ¢ derivando da quelle essenza eh"? superiore nel'or- dine degit esseri, se seorge qualecsa di congeniale, 0, ale Tuono, In tonecia di tale affnith, © ge allicta; percose aa sbigottimento,rientra ine stessa; @ sale sl rieordo di a6 © Al eid che Je appartine. Orbene, quale eomiglianza si aveA tn Te cose dl quaggid f Ie cose belle di lassi? Perehé, eo v'b somiglianza, esse saranno simili, veramente, E in che modo sono belle te cote saperne e le terrestri¥ Queste ~alfermalamo— sono belle per 'e pariecipuziono all"idea. Infati, tuto eid che, pur essendo

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